lunedì, luglio 21, 2008

LE 29 VERITA' DI GIGI MONCALVO

JU29RO
Risponde Gigi Moncalvo
Redazione martedì 20 maggio 2008 00:05

Gigi Moncalvo
La ragione che ci ha spinto ad intervistare Gigi Moncalvo, è una soltanto: la sua juventinità abbinata alla ben nota libertà di pensiero, senza compromessi, che è di pochi giornalisti veri.

JUVENTINITA'

1. Gigi, in poche parole, cosa significa per te la Juve?
"Fino a qualche tempo fa solo gioia, allegria, passione. Ora la passione è rimasta ma la gioia passeggera di una domenica pomeriggio, in caso di vittoria, viene sempre offuscata da rabbia, desiderio di giustizia, voglia di rivincita verso chi ci ha fatto e ci fa tanto male e ha consentito agli altri di umiliarci e schiacciarci".

2. Ti ricordi perché sei diventato Juventino? Potresti rievocare il tuo primo ricordo bianconero?
"Sono diventato juventino poiché in un bambino quale ero, la fantasia veniva accesa dai dribbling e dalla ribellione di Sivori, dalla forza, dalla generosità, dal coraggio di John Charles, dall'orgoglio di tifare per una squadra che aveva Gianni Agnelli come primo tifoso. Il ricordo più bello è la prima partita vista dal vivo al Comunale di Torino. Allora non esisteva la tv a colori e vedere nella realtà luminosa, colorata, bellissima quello stadio, quella Juve, quella partita, quei campioni è stato un impatto bellissimo. L'abitudine del bianco e nero (in TV e nelle foto dei giornali) non rendeva la bellezza e il fascino di quei colori. Di quei campioni, di quegli scudetti".

3. Qual è la gioia più grande che ti ha regalato la Juve?
"Portare allo stadio uno striscione, un lenzuolo con le lettere cucite da mia madre: "Juve oh Juve del nostro cuor". L'ho appeso io, l'ho disteso io, ho avuto gli applausi per quello slogan. Un'altra gioia è stata singolare: nelle scuole superiori a 15 anni scrissi un tema sulla Juve, alla professoressa piacque e lo inviò a "Hurrà Juventus". Mi mandarono uno stemma d'oro che ho sempre portato sulla giacca fino a quando me l'hanno rubato. La gioia più grande è stato parlare con l'Avvocato della Juve, avveniva spesso, quando lo seguivo per la professione giornalistica in circostanze non sportive ma economico-aziendali-finanziarie. Una volta feci un'intervista, la prima e unica, a Boniperti a Firenze per il "Corriere d'Informazione", mandato da Piero Dardanello. L'Avvocato mi chiamò qualche giorno dopo e mi disse, ridendo, che voleva fare una rettifica: "Quando lei gli ha chiesto perché lo chiamavano "Marisa", Giampiero le ha risposto che per "vendetta" ha corteggiato ogni signora di nome Marisa che ha incontrato sul suo cammino. Non è vero. Ad esempio, mia cugina Marisa Nasi non è assolutamente mai andata a letto con lui…"

4. E quando ti ha reso più triste?
"La sera dell'Heysel a Bruxelles. Anch'io ho visto i morti, anch'io ho avuto paura. Quella partita non andava giocata. O perlomeno non bisognava esultare come fece Platini dopo quel rigore fasullo. Ma anche la condanna alla serie B mi ha reso triste, di una tristezza diversa. Arrendersi senza combattere (mi riferisco all'avvocato che ha chiesto la nostra condanna) non è da Juve, non è da uomini".

STAMPA E INTERCETTAZIONI

5. Tu lavori come giornalista da oltre 30 anni. Secondo la tua esperienza, puoi dirci attraverso quali canali giungono solitamente le soffiate che riguardano gli atti coperti dal segreto istruttorio? Sono solo strategie dei legali di parte o giungono anche direttamente dalle Procure?
"Trovare e avere atti coperti dal segreto è facile, o meglio non è difficile. In genere te li danno gli avvocati che hanno interesse a far filtrare qualche notizia favorevole ai loro clienti o dannosa per la controparte. Un magistrato in genere non ti dà mai direttamente un atto segreto. Ma ha mille modi per fartelo avere: fa segno, senza parlare, verso il cancelliere o un suo assistente (e lui esce dalla stanza), te lo lascia sul tavolo e se ne va per qualche minuto, ti suggerisce quali pagine guardare, per evitare di perdere tempo tra migliaia di pagine. Non esisterà mai la prova provata di un magistrato che passa delle carte. Ma c'è un modo per fartele avere senza che sia lui a passartele. Specie se si vuole creare un certo clima e avere l'appoggio dei grandi giornali svolgendo i processi sulla stampa, ben prima che vengano celebrati i processi (in aula) o pronunciate le sentenze. A Napoli ho trascorso molti mesi durante il caso e poi il processo a Enzo Tortora. Ne ho viste di cose…. Stavolta il sistema è lo stesso, il sistema "napoletano" l'ho conosciuto bene".

6. Fiorani, Consorte, Ricucci... Giraudo. Chi vede un filo conduttore nelle disavventure giudiziario-mediatiche di questi personaggi è un visionario o un assennato che non ha bisogno di entrature nell'universo RCS?
"Non è né un visionario né un marziano. Non c'è bisogno di entrature nell'universo RCS (Corriere, Gazzetta) o Fiat (La Stampa) per capire i tratti in comune di quelle vicende. Fiorani (e quindi il Governatore Fazio), Consorte, Ricucci sono stati distrutti da una campagna mediatica del Corriere, dalla potenza di fuoco di via Solferino. Per ragioni legate agli interessi della variegata proprietà del giornale. Fiorani rischiava di creare una banca forte e potente e fuori dal "sistema" (e Banca Intesa, Bazoli e Passera, Geronzi, sono azionisti di primo piano del Corriere, e di Bankitalia). Consorte dava man forte al banchiere di Lodi e andava fatto fuori, anche per mandare un segnale a Fassino e D'Alema, come dire "non difendetelo troppo e state lì buoni e zitti, altrimenti ce n'è anche per voi, come ben sapete. Il "povero" Ricucci (inventore della famosa e fantastica frase "So' capaci tutti de ffa i froci cor culo degl'altri!") stava scalando il Corriere e ha un po' esagerato. Andava fermato perché nel "salotto buono" i Tronchetti Provera & C. erano inorriditi dal pensiero di avere seduto accanto nel Cda uno come lui. Per non parlare di Paolo Mieli: ve la vedete Anna Falchi (l'allora signora Ricucci) salire le scale di via Solferino e andare a parlare "da padrona" con Mieli? Per quanto riguarda Giraudo, le tracce potrebbero portare a LCdM, a Luca. Almeno questo è quanto ha detto Luciano Moggi quando lo intervistai in TV a "Confronti" chiedendogli di fare le percentuali su una serie di nomi che venivano ritenuti, a torto o a ragione (infatti non ci sono nè prove nè certezze) una sorta di "mandanti". Io feci i nomi di Carraro, Galliani e Montezemolo. Su Galliani, Moggi fu benevolo. Su Carraro un po' meno, su LCdM molto ma molto meno e gli attribuì la percentuale maggiore. Il "Corriere", con la Gazzetta (e La Stampa) potrebbe aver completato, ma è impossibile dire se volontariamente o involontariamente, un lavoro iniziato un anno prima non sui giornali ma altrove. La data è quella della morte di Umberto Agnelli, un solo anno dopo la scomparsa del fratello Giovanni. Giraudo, da sempre molto legato e fedele a Umberto, voleva proseguire sulla stessa strada di sempre portando a poco a poco Andrea Agnelli, figlio di Umberto, al vertice societario della Juve. Giraudo e Moggi avrebbero consentito a Andrea di inserirsi bene, vincendo, mettendosi in luce, diventando un astro di prima grandezza (grazie alla gestione del calcio e della Spa Juve) anche nell'universo Fiat. Non c'è niente di meglio (lo insegna LCdM alla Ferrari) dello sport come "vetrina" per lanciare un personaggio e creargli un piedistallo. E Andrea faceva "paura": perché si chiama Agnelli, perché Giraudo e Moggi gli avrebbero consentito una gestione attiva e brillante della società, perché avrebbe avuto grandi successi, perché i tifosi lo avrebbero fatto diventare un idolo. Ma, in quello stesso momento, i disegni dei veri padroni della Fiat erano altri. Si stava puntando su un altro giovane, e non "soltanto" per la Juve, ma per tutto l'impero Fiat, IFI, e IFIL: John Elkann. Puntavano su di lui, solo su di lui, LCdM ma soprattutto Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens. E' chiaro che a tutti loro "conveniva e conviene" avere in mano un giovane inesperto da formare con pazienza come John, per "controllarlo", stare sempre al suo fianco, assisterlo in un lavoro difficile e irto di ostacoli come quello che gli è toccato in sorte. Se si riesce a controllare e conquistare la fiducia di colui che apparentemente è il numero uno, specie se acerbo o inesperto, l'"Erede", il nipote del nonno Gianni, si è sicuri (per i "controllori") di non perdere il potere, anzi di averne sempre di più. Ma, se l'ascesa del delfino, viene controbilanciata, in casa, da un altro giovane, bravo, brillante, serio, di successo, osannato dai giornali e da milioni di tifosi, ecco che si corre il rischio di veder tramontare i propri piani. Andrea al vertice della Juve avrebbe fatto ombra a John, o meglio a chi aveva pensato a lui come "delfino" per occupare un vuoto, apparente, di potere. E quindi Andrea avrebbe addirittura messo a rischio l'operazione di lanciare in orbita John. Infatti, dopo due anni di vittorie e di successi nella Juve, sarebbe diventata probabile la candidatura di Andrea per i galloni del comando anche in altri settori dell'impero, non solo in quello sportivo. Per frenare o impedire l'ascesa di Andrea, diventava funzionale la caduta dei due uomini, Giraudo in particolare, che lo avrebbero portato al successo e che si sarebbero battuti per lanciarlo e proteggerlo. Ecco quindi che il ramo Gabetti-Grande Stevens, verosimilmente, non può vedere di buon occhio che Andrea vada a offuscare il disegno di puntare su John. Non importa se Andrea si chiama Agnelli! Anzi, come si può concepire che sia il figlio di Umberto e non il nipote di Gianni ad avere il predominio o a rischiare di prendere un giorno il comando? Ecco quindi da dove e come potrebbe nascere l'"operazione", o quantomeno ecco il motivo di tanta accondiscendenza verso l'operazione di affossamento della Juventus perseguita da altri. E' chiaro che Gabetti e Grande Stevens potrebbero smontare questa ricostruzione dicendo che loro non hanno fatto altro che seguire, a proposito di John, i voleri dell'Avvocato, espressi nella famosa "Lettera di Monaco" scritta poco prima che Gianni Agnelli entrasse in sala operatoria per il secondo delicatissimo intervento al cuore nel Luglio 1997. In quella lettera l'Avvocato indicava John come suo successore al vertice Fiat e stabiliva anche l'assegnazione a lui di un 25% delle quote azionarie della "Dicembre Società Semplice" che è la società-cassaforte che custodisce il potere e il controllo di tutti i rami del gruppo. Tornando alla Juve non dimentichiamoci che il presidente della Juve era Grande Stevens. Egli quindi era il "datore di lavoro", il "cliente" che per conto della Juve ha ingaggiato l'avvocato Zaccone, gli ha pagato la parcella e gli ha dato la linea. Quando ci meravigliamo che un avvocato come Zaccone abbia chiesto la serie B, la condanna della società che lui avrebbe dovuto difendere e tutelare, non dimentichiamo che un legale, comunque e sempre, segue le indicazioni e i voleri del "cliente", cioè di chi gli paga la parcella. Se non gli va, dà le dimissioni e rinuncia alla difesa. Per capire quale sia il potere di Grande Stevens, quanto egli conti nel mondo forense e giudiziario, basta leggere il suo libro autobiografico "Vita d'un avvocato" (Cedam, Padova, 2004). Ve lo immaginate l'avvocato Zaccone che non "ubbidisce" a un cliente come Grande Stevens o non segue i suoi "consigli" giuridico-legali? Ecco, io credo che la colpa di Grande Stevens, del presidente onorario della Juve attuale e presidente di "quella Juve" sia doppia: egli non solo ha dato l'impressione di non aver difeso con decisione e passione la sua società (nell'ambito giuridico, se egli vuole, è ben più potente del professor Guido Rossi), ma forse ha determinato una situazione per cui l'avvocato difensore da lui scelto alla fine non ha difeso la Juve con la necessaria determinazione, e addirittura ne ha chiesto la condanna al massimo, quasi, della pena. Se si valuta ogni avvenimento del passato in questa cornice, si capiscono molte cose e si capisce bene chi sono i "colpevoli". Che cosa volete che significhi la retrocessione della Juve, se si ha di mira il controllo del gruppo Fiat, dell'IFI, dell'IFIL? Che cosa volete che importi, anche oggi, a costoro (John in testa) della Juve? Hanno il 62% delle azioni, possono fare ciò che vogliono. Ma il dato di fondo è e resterà sempre questo: se hanno lasciato mandare in B la Juve, venduto i pezzi pregiati, rinforzato le altre squadre, che cosa volete che gli importi del futuro e del presente della squadra, di noi tifosi, del senso di rispetto andato perduto, dell'onore e dell'orgoglio di tutta la gens bianconera? A questi non gliene frega niente della Juve. Se Marchionne insistesse la venderebbero in cinque minuti…."

7. Cossiga dopo il caso-Mastella ha dichiarato: "I magistrati chiamano il funzionario di turno e gli dicono: "Lei intercetti Tizio e metta da parte i nastri. Se c’è qualcosa di utile per la mia inchiesta, ho già lasciato lo spazio in bianco negli atti. In caso contrario, conserviamo le registrazioni perché possono sempre servire." Nessuno ha smentito Cossiga. Non c'è da essere sconcertati?
“Sì, ma accade proprio così. Il Presidente Cossiga se ne intende di queste cose. E se lo dice, vuol dire che lo sa. Avete notato che da tempo cercano di dipingerlo come “uno strano”, “uno che dice cose folli”, “uno da non credere”, “uno che fa sparate”. Credo che abbiano paura di ciò che dice Cossiga, delle sue verità, e vogliano farlo passare per matto soprattutto per togliere credibilità a quanto dice”.

8. Gigi Moncalvo, che giudizio dai della deontologia dei tuoi colleghi durante Calciopoli? Noi abbiamo contato pochi giornali e giornalisti rispettosi dei vostri codici professionali.
“Ahimè, quelli che tu chiami “i codici professionali” non esistono per tutti. Io credo che in ogni campo, specie nel nostro, non ci debbano essere solo codici, disposizioni, norme: ma occorra soprattutto una vera “coscienza” professionale. E’ lei a dettare il tuo comportamento, la tua etica, a connotare la tua morale, la tua dignità, la tua onestà professionale. Gli americani, a proposito della mia categoria dicono: “I giornalisti italiani si dividono in due categorie: quelli che non scrivono ciò che sanno, e quelli che scrivono ciò che non sanno”. Quanti giornalisti saprebbero, dopo anni di attesa prima di entrare in una redazione, ribellarsi al loro direttore, al loro caporedattore, al vento che tira? Quanti sarebbero disposti a mettersi in gioco, magari arrivando anche alle dimissioni, pur di evitare di compiacere i loro superiori invece della loro coscienza? Vedi, oggi un giornalista che segue il vento, capisce che se lo mandano a Napoli a seguire il processo o a Roma per la GEA, deve scrivere ciò che appartiene alla “linea” del giornale. Se va fuori linea e scrive quello che vede, quello che sente, quello che emerge davvero dalle udienze, lo richiamerebbero subito, basta trasferte e note-spese, basta articoli in prima pagina e titoloni tutti per te. Torna a Milano e da ora in avanti ti occuperai di curling, e scriverai solo notizie a una colonna”.

9. Calciopoli scoppia in largo anticipo sulla chiusura delle indagini a causa di una fuga di notizie che i pm di Napoli, scrisse Repubblica, attribuirono al Nucleo Provinciale dei carabinieri di Roma che curava le intercettazioni. Che idea si è fatto riguardo alla dinamica degli avvenimenti?
“Ma guarda che strane fughe di notizie! Ma guarda che strane sintesi e “distillazioni” delle intercettazioni, pubblicazione di certe frasi e non di altre, riscontri mai fatti o utilizzati solo in un senso! Ma guarda anche che strani nomi ricorrono in alcune vicende misteriose: l’agenda di Borsellino che viene fatta sparire da qualcuno in divisa appena dopo la strage, un ufficiale messo sotto inchiesta per lo strano uso delle intercettazioni, tutti e due costoro che compaiono in scena anche per Napoli e Roma. Ah, che bello se Cipriani, Tavaroli & C. trovassero qualche magistrato che li ascolta solo su questo tema: il “Dossier Ladroni” della Telecom e l’avvio di “Calciopoli”. Forse si capirebbe che qualche “santo” non è e non è mai stato tale, e nemmeno qualche “beato”, qualcuno di questi che vogliono far credere di essere “onesti”…”

CALCIOPOLI E LA POLITICA

10. Guido Rossi. Una scelta personale di Petrucci o un'imposizione dalla politica? Perché proprio un ex CDA Inter quando era palese che a trarre vantaggio da Calciopoli sarebbero state Roma ed Inter? Crede che Geronzi, che si dice consigliò ai soci di Abn Amro la nomina di Rossi a legale nel caso Antonveneta, abbia avuto un ruolo?
”La “cupola” del calcio è anche quella che controlla questo paese: veri poteri forti che contano molto di più della politica, della stessa magistratura, e purtroppo anche di tutti noi cittadini messi insieme. Il potere finanziario-bancario ha bisogno del calcio, e degli scandali (creati ad arte) legati ad esso per distrarre l’opinione pubblica, per far parlare di altro, per continuare a fare i suoi giochi senza che nessuno disturbi i manovratori. Guido Rossi è un uomo del sistema, ma non solo. Geronzi non è solo un grande banchiere e il datore di lavoro di Carraro, ma molto di più. Gli intrecci sono tanti e notevoli. Se uno va a vedere qual è stata la parcella di Guido Rossi per curare la vicenda Antonveneta, impallidisce e s’incazza. Ma si domanda anche: a un signore come Rossi, che ti fattura mille dollari ogni minuto del suo tempo, come è venuto in mente di dedicare alcuni mesi del suo preziosissimo, e ben retribuito tempo, per “ripulire” il mondo del calcio (si è visto con quali scarsissimi risultati!)? Beh, se tu fai un grosso favore a qualcuno, certe volte sembra che glielo hai fatto gratis, ma la riconoscenza del beneficiato poi passi a incassarla col primo grosso incarico che egli per riconoscenza e gratitudine ti affida”.

11. Con un Governo differente, pensi che Calciopoli avrebbe avuto il medesimo decorso e il medesimo esito?
"Il governo, i partiti, la politica contano meno di quanto si creda. Oggi, da anni, contano la finanza, le banche, gli affari. Il Sostituto procuratore Greco di Milano in un libro dice che se oggi vuoi fare affari e miliardi non ti "compri" un politico facendogli approvare le leggi che ti servono. Fai prima ad andare a Londra a "comprarti" un broker o un finanziere che manovra derivati e bond: in un attimo inventa qualche "prodotto finanziario" per fregare milioni di piccoli risparmiatori. E il guadagno è rapido è assicurato. Voglio dire: oggi è più potente un banchiere o un ministro? E' chiaro che la politica, il potere politico ti può essere utile in funzione "difensiva", allorché (dopo aver preso una botta) tu capisci la lezione e cerchi almeno di rialzarti. La Juve, contrariamente al Milan e alla Fiorentina, non ha avuto una struttura di potere difensiva (non parlo dell'avvocato del processo), un Berlusconi (che ha confessato di aver passato settimane a studiare le carte su Meani e ad "adoperarsi" perché la giustizia trionfasse, ma solo a favore del Milan, evidentemente). Anche Diego Della Valle è potente, appartiene all'alta finanza, è azionista del Corriere, è in società con LCdM, bisogna fare i conti con lui. Perfino Lotito si è dato da fare col giro politico romano e ha portato a casa qualcosa per la sua Lazio.
Noi invece da chi siamo stati difesi? Perché i potenti LCdM, Gabetti e Grande Stevens non hanno mosso un dito, anzi? Se lo avessero fatto anche noi avremmo preso solo una penalizzazione, ma in serie A. Ne sono certo. No, si voleva la Juve in B, Moggi e Giraudo dipinti come lebbrosi, gangster, delinquenti. E ora, il pm Narducci, ci dice anche: piduisti. Ma che P2 era se si è fatta mettere sotto così? Come mai Narducci non ha trasformato questi suoi proclami in capi di imputazione relativi all'organizzazione atta a sovvertire i poteri dello Stato, calcistico spero. Bum! Bum! Bum!
Mi è capitato recentemente di leggere una cosa tremenda. Su "Style", il mensile del Corriere della Sera (numero di marzo 2008), c'è un articolo di Dario Di Vico, vicedirettore del "Corriere" e uomo di fiducia di Paolo Mieli. Nelle pagine iniziali di quel magazine c'è una scheda di presentazione dei principali editorialisti e quindi anche di Di Vico. Viene scritto su di lui: "Come tutti i bravi direttori odia Totò Riina, Bin Laden, Ahmadinejad, il Ku Klux Klan e Luciano Moggi". Vi faccio notare il verbo "odiare" e l'espressione "come tutti i bravi direttori". Ma 'sta roba Di Vico se l'è scritta lui o ha consentito che gliela scrivessero? Si riconosce in quella mini-biografia? Se sì, non si vergogna? Se no, perché non fa cacciare dall'alto del suo potere quello sprovveduto che ha scritto quelle cose? Un fatto è certo: all'interno di RCS Editore, i "bravi direttori" odiano Riina, e va bene, Bin Laden, e va bene, Ahmadinejad, e va bene, il Ku Klux Klan, e va bene, ma il nostro Luciano che cosa c'entra? Per quali reati, di grazia, è stato riconosciuto colpevole e quando?
Complimenti, comunque al vicedirettore del Corriere della Sera. Nei sette anni in cui ci ho lavorato io, il Corriere aveva un altro stile, altri uomini e non erano tutti appecoronati al potere dominante, nemmeno in fatto di calcio. E alla Gazzetta sono lontani i tempi di Gualtierino Zanetti, Gianni Brera, Bruno Raschi, Luigi Gianoli, Gino Palumbo. Vedete, la cosa che mi fa più rabbia è questa: sappiamo tutti che sarebbe bastata una sola telefonata di Montezemolo a Mieli e Verdelli per far interrompere il massacro della Juve: una telefonata dell'"azionista" ottiene sempre effetto. Ma Montezemolo quella telefonata non l'ha mai fatta, anzi, sembra il contrario. L'ennesima conferma che non gliene frega niente della Juve".

12. Ritiene che il modo in cui è stata gestita Calciopoli abbia danneggiato l'immagine del Paese e influito sulla mancata assegnazione degli Europei 2012?
"Si, e questa è la bella lezione che si sono presi certi furbacchioni che grufolano nel formaggio del sistema. Siamo stati battuti persino da Polonia e Ucraina per gli Europei 2012. Pensate che smacco per i campioni del mondo in carica. Quando si festeggia e si delira per una vittoria (l'Expò di Milano) bisognerebbe anche andarsi a nascondere per uno smacco come quello degli Europei. E così sono sfumati miliardi di "torte", che loro pensavano di confezionare, per costruire stadi e alberghi e strade. E Carraro è sempre lì al suo posto. Ma Geronzi che se ne fa?".

IL COMPORTAMENTO DELLA PROPRIETA'

13. Al primo apparire delle intercettazioni John Elkann dichiara di essere vicino a squadra e allenatore, implicitamente scaricando la Triade. In pratica, la condanna della Juve alla B viene ufficializzata dalla stessa proprietà. Secondo lei in quella scelta, quanto c'è di ingenuità e quanto di scelta calcolata?
"Rimando a una delle risposte precedenti, la numero 6. Se esaminiamo i fatti alla luce di quanto ho detto, appariranno chiare anche quelle parole di John, i suoi comportamenti di allora e di oggi, e il suo atteggiamento passivo verso la Juve (altro che passione!). Il suo obiettivo era scaricare la Triade, perché la Triade poteva consentire a suo cugino Andrea di diventare più bello e lucente di lui. Moggi ricorda che un giorno, inaspettatamente, quando tutto sembrava andare non bene ma benissimo, Giraudo gli disse: "Luciano, ci hanno fatto fuori. A fine stagione ci cacciano". Luciano non aveva gli elementi di Giraudo per capire quel quadro. La vergogna è che per far fuori loro due è stata fatta fuori anche la Juve".

14. Passiamo all'aspetto tecnico. La IFIL nel periodo più caldo, quello in cui bisognava difendersi ogni giorno, ha impiegato un mese e mezzo per formare il nuovo CDA. Ne è valsa la pena? Condivide quelle scelte? Fu impreparazione o cosa?
"No, erano i giochi di potere e di assestamento in atto per cercare di occupare alcuni vuoti. E' chiaro che l'ascesa di John ha creato malumori e dissidi dentro la grande famiglia. La vicenda dell'eredità (quella patrimoniale) dell'Avvocato è un chiaro segno della guerra che era ed è in corso. Persino per fare il Cda della Juve la IFIL ha dovuto mediare, meditare, e soprattutto trovare chi accettasse, in quel momento difficile per la Juve ma strategicamente decisivo per il futuro assetto del gruppo FIAT, di bere l'amaro calice della Juve in B. Il mondo economico-finanzario-sportivo pullula di personaggi che si possono definire "affidabili" (dal punto di vista di un disegno societario). La domanda è, ancora una volta: a tipi scelti sulla base di simili requisiti, della Juve fregava o non fregava qualcosa? Erano anche tifosi oppure a loro mancava la fiamma della passione nel cuore?.

15. La nota vicenda di Lapo Elkann è stata spesso tirata in ballo riguardo a Calciopoli. Posto che Luciano Moggi, come confermato dallo stesso Lapo, non c'entra nulla, tu credi che fra le due vicende esistano dei collegamenti?
"No, assolutamente. Semmai esistono dei collegamenti tra gli assetti di potere inter-familiari di un certo gruppo e certi avvenimenti. Non dimentichiamo che Lapo prima di quella nottata con "Patrizia" aveva importanti incarichi dentro il gruppo Fiat. Poi è stato fatto fuori e liquidato (a quanto afferma "Dagospia") con 160 milioni di euro, come se si "vergognassero" di avere uno come lui, come se temessero che ci ricascasse e potesse portare di nuovo disdoro al buon nome della Casa. Io penso sia impossibile che il servizio di sicurezza che ha il compito di proteggere e sorvegliare i più importanti uomini del gruppo potesse essersi "scordato" di Lapo. Ve lo immaginate Lapo in auto che gira da solo di notte per Torino, senza scorta, e quindi può facilmente essere riconosciuto da certi malintenzionati e diventare bersaglio, ad esempio, di un sequestro? Mi pare impensabile che Lapo, anche se con la massima discrezione, sia stato lasciato solo, e quindi mi pongo molte domande, come fanno tutti. Qualcuno gli ha organizzato un "pacco"? Se è così come è potuto passare inosservato? Se pensiamo che Lapo è arrivato a un passo dalla morte e solo per un miracolo si è salvato, c'è da chiedersi: qualcuno voleva davvero ucciderlo oppure chi ha "organizzato" il tutto, se ha sbagliato i calcoli, è un criminale che non era adatto a fare quell'ipotetico "lavoro sporco" o ha "capito male" gli ordini che gli sono stati dati? Se si leggono le interviste di Lapo anche molto tempo dopo quella vicenda (Vanity Fair, 26 luglio 2007, a Sara Faillaci "Io combatto", e Paolo Berizi sulle pagine milanesi di "Repubblica") si capisce bene con chi ce l'ha. Ma forse non solo per quella cosa. Provate, nella mia ricostruzione precedente, a sostituire il nome "Andrea Agnelli" con quello di "Lapo Elkann". Certo che Andrea o Lapo sarebbero stati due bei presidenti! Meglio di questo ci vuole poco."

16. Se lei fosse stato proprietario della Juve, per il processo sportivo, avrebbe scelto un pur valente penalista o un avvocato esperto in Diritto Sportivo?
"Io non ho mai visto un avvocato, penalista civilista o di diritto sportivo, chiedere la condanna del suo cliente al massimo (quasi) della pena, sia pure come richiesta subordinata. Il problema non è il valore del legale, ma quello che gli hanno detto di fare. E' grave aver eseguito i voleri del "cliente" senza ribellarsi".

17. A dicembre Blatter ha confermato il ruolo determinante di Montezemolo, uno che ha sempre detto di non occuparsi della Juve, dove peraltro non ha cariche, nella decisione di ritirare il ricorso al TAR. Perché lo ha fatto ed in cambio di che, secondo te?
”Anche a LCdM, così come a Gabetti e Grande Stevens, conveniva che il delfino fosse John e che nessun altro giovane astro nascente offuscasse questo disegno di potere. Il fatto è che John forse ci crede davvero di essere lui, e non altri, a decidere, ad avere il potere vero.”

IL POST CALCIOPOLI

18. Ti sembra normale che personaggi che hanno promosso azioni di spionaggio industriale a spese dei propri azionisti e, in un caso, dei propri contribuenti, oggi continuino a guidare delle società per azioni o, peggio, delle società sportive?
”Chi è senza vergogna è capace di fare questo ed altro”.

19. Nello scandalo Telecom è saltata fuori una "pratica Como" nella quale risultano spiate e dossierate la Juve e la FIGC. Noi, a differenza dei media silenti, vorremmo sapere quali informazioni furono raccolte e per conto di chi. Ritieni che esista la possibilità di riuscirci o lo scandalo Telecom resterà uno dei tanti misteri italiani?
”Lancio un appello a tutti: cerchiamo l’indirizzo di Tavaroli, Cipriani & C., scriviamo loro una bella lettera e chiediamo di dire, se lo vogliono, quello che sanno limitatamente alla vicenda Telecom e calcio”.

20. Alcuni tifosi credono che ormai quel che stato è stato e che la cosa più giusta da fare sia dimenticare il passato e guardare avanti dando fiducia alla nuova Juve. Sei d’accordo?
”Sì, può essere. Ma a una condizione: che Blanc, Cobolli e la banda spariscano dalla circolazione. Piazza pulita ci sarà solo quando anche loro si toglieranno dai piedi. O tutti o nessuno. Comunque vada, non si può dimenticare, non è un peccato ricordare. La strada sarà lunga e difficile, ci hanno spezzato un sogno, ci hanno tolto certezze e speranze. E questo è delittuoso contro milioni di persone. Pensate a quanti bambini, a quanti ragazzi sono stati presi in giro dai loro coetanei solo perché tifavano Juve, pensate quanti anni ci vorranno prima che qualcuno dell’ultima generazione, nell’acerba età in cui si fa la “scelta” della squadra del cuore, torni a tifare Juve. Sapete quanti tifosi del Milan sono diventati tali grazie al Milan di Sacchi, a Gullit, Van Basten & C. Io temo (ma spero di no) che moltissimi giovani abbiano abbandonato la Juve o non l’abbiano più scelta perché si “vergognavano”. Loro, noi, tutti non abbiamo niente di cui vergognarci. E’ questa la colpa maggiore di chi ha ordito questa vicenda. Ed è rimasto impunito e nascosto nell’ombra”.

21. A distanza di quasi due anni dalla deflagrazione di Calciopoli c'è chi (associazioni, forum su Internet, ecc.) continua a battersi per far emergere la verità sulla regolarità del processo sportivo e sulla fuga di notizie che l'ha generato. Secondo te, a livello legale, è più probabile ottenere giustizia dal TAR o da un giudice in Europa?
”No, la giustizia secondo me non arriva per queste vie. Il potere ha modo di contrastarle, fermarle, disinnescarle. La vicenda Bosman, sfuggita alle mani di chi controllava il calcio mondiale e ha sottovalutato gli effetti di quella storia, ha insegnato ai “parrucconi del calcio” che non bisogna più correre simili pericoli. Se Platini fosse di un’altra pasta e non mirasse al potere, si potrebbe fare appello (e qualcos’altro) alla sua juventinità. Ma io temo invece che sia stato lui a consigliare Blanc e a contribuire a metterlo lì. E quindi non c’è da fidarsi. Occorre, io credo, cercare le carte, i documenti e lentamente, faticosamente, tentare di rompere questo muro che sembra invalicabile ma non lo è. Io sto scrivendo un libro. Sarà composto da quasi 500 pagine. Troppe lo so. Ma la storia va raccontata in modo compiuto. Ho bisogno anche del vostro aiuto per avere documenti, interrogatori, verbali, articoli, interviste. Scriviamolo tutti insieme, facciamo il compendio di tutto ciò che è stato scritto, riordiniamolo e mettiamolo in successione con tutto quello che è avvenuto prima, durante, dopo. Forza, ragazzi, salviamo noi la Juve”.

22. Queste iniziative hanno grosse difficoltà a farsi conoscere dal grande pubblico e in genere sono ignorate dai media. Pensi che a contribuire a questo silenzio ci sia anche la "compostezza", per molti "freddezza", della tifoseria juventina? Come sarebbe stata trattata la materia se avesse riguardato, per esempio, una squadra romana?
”Non ne parliamo. Non vedete che tipo di protezione hanno saputo creare intorno a Totti? Non se ne può parlare male. Mai. Ed è scattata una forma di autocensura dei media. Si tace per paura delle radio romane, delle reazioni dei tifosi, e quindi non si fa più informazione, viene a cadere la libertà di critica e di giudizio. La tifoseria juventina è più composta, ma io non mi preoccupo di questa caratteristica. Mi fa più paura la rassegnazione, la voglia di dimenticare, l’amore della Juve che prevale su tutto il resto e porta ad accettare tutto e tutti, le bufale che ci propinano sulla campagna acquisti, l’assenza di conoscenze tecniche dei dirigenti, un allenatore e alcuni giocatori che non sono da Juve. La mia paura è che noi che stiamo all’opposizione tra un po’ veniamo considerati come dei rompicoglioni e veniamo chiusi in una “riserva indiana”. E questo è l’obiettivo di Cobolli & C. Ma io nella vita ho sempre preferito stare con chi è all’opposizione, mai con chi è al governo. Sono, siamo dei “disubbidienti” che ragionano con la propria testa”.

23. Moncalvo, nelle redazioni le notizie "girano" prima che arrivino al pubblico o ai diretti interessati. Cosa prevedi possa accadere nel breve periodo?
“Hanno bisogno di completare l’opera di demolizione di Moggi, lo vogliono vedere lapidato, distrutto, piegato e vinto. Provano un fastidio enorme che egli sia vivo e vegeto, che scriva su “Libero”, che non stia zitto, che si difenda, che contrattacchi, che controbatta. Non vedete che cosa capita a chi, come me, è andato a presentare il suo libro e lo ha invitato nella trasmissione che avevo su Raidue? Ho dovuto andarmene. La Gazzetta ha perfino fatto scendere in campo il portavoce di Fassino (quando costui contava qualcosa), il capo del sindacato giornalisti Rai (che ha parlato di me anche se io non sono iscritto al suo sindacato, e quindi lui che vuole?), hanno cercato perfino l’on. Lusetti e attivato la Commissione Parlamentare di Vigilanza. Ho preferito andarmene. Non avete visto che cosa hanno messo in piedi per alcune recenti telefonate fatte a Moggi e che non avevano alcun rilievo di indagine? Vogliono fargli il vuoto intorno. Nessuno lo deve più chiamare, va isolato e messo in un ghetto. Rileggetevi poco più sopra le frasi del vicedirettore del Corriere della Sera, Di Vico.”

24. Nuovo Governo, secondo te cambierà qualcosa? Quali sono le tue previsioni?
“No, non cambierà niente. Ma quale governo ha la forza e la determinazione per mandare a casa Matarrese, Carraro, Petrucci, Abete, Gussoni. Costoro fanno comodo a tutti. In questi anni hanno fatto (o fatto credere di aver fatto) talmente tanti favori che ci sarà sempre chi gli deve qualcosa e sarà disposto a salvarli. Anni fa Gianfranco Fini, che era al governo, fece una terribile battaglia contro Carraro. Persa.”

25. A livello di giustizia sportiva, è ammissibile, a tuo parere, un superpotere decisionale concentrato in un solo uomo, Palazzi, senza nessun contrappeso alle sue decisioni?
”No, questa è dittatura. Ci vogliono sempre dei bilanciamenti, degli organi di controllo. Altrimenti è il caos. E’ vero che quelli di adesso non controllano nulla, poiché sono stati nominati da chi dovrebbe essere controllato, ma un uomo solo avrebbe nelle sue mani troppo potere e potrebbe abusarne”.

LA NUOVA JUVE

26. Sono passati già due anni del piano quinquennale descritto da Blanc. Vedi segnali che fanno sperare nel pronto ritorno ad una società e una squadra competitiva ai massimi livelli italiani ed europei? Vedi le competenze necessarie?
”No, purtroppo. Non ho speranze. Vedo incapacità tecnica, confusione di ruoli, indecisione, titubanze. I nodi da sciogliere sono due: anche la Juve ha bisogno di un “padrone” che alla fine della stagione firmi l’assegno come fanno Berlusconi, Moratti, Sensi, Garrone e altri. Noi non ce l’abbiamo. Secondo: ci vuole un direttore sportivo o direttore generale, e potrebbe anche essere lo stesso allenatore a racchiudere queste due figure (ma se ci fosse un Lippi o un Capello), che diriga le operazioni dal punto di vista tecnico e di raccordo tra la squadra e la società. E’ un po’ il motivo per cui Mancini ogni tanto batte in testa e minaccia le dimissioni. Insomma ci vuole un nuovo Moggi. O forse quello di prima, il mio amico Luciano. Marotta? Può essere ma gli manca il Garrone della situazione e rischierebbe di essere stritolato dal sistema torinese. E’ bravo, intelligente, non so se cadrà in tentazione. Voi le vedete queste due figure, l’uomo dell’assegno e il nuovo Moggi, sulla piazza, e all’orizzonte?”

27. Cobolli è rientrato in Lega dalla finestra quando prima, a settembre 2007, gli avevano sbarrato la porta bocciandolo. Cosa pensasti allora? Chi detiene il potere ora?
“Quella sconfitta di Cobolli è una pagina tutta da ridere. Pensava di andare in Lega, raccontare due balle, fare il figo e si illudeva che i voti si prendessero così. Ci vuole il metodo Matarrese: corridoi, telefonate, incontri, promesse, alleanze, qualche balla, un pò di aiuti di quà e di là. La Juve di Cobolli nel palazzo non conta e non conterà niente. Il palazzo non è grato alla Juve per essere stata di esempio, ma a chi l’ha giustiziata (a cominciare da Moratti e dalle intercettazioni) e a chi non ha mosso un dito. Pensate che qualcuno sia “passato all’incasso” o abbia “trattato” con la Federazione quando avevamo in mano l’arma del ricorso al TAR? Era quello il momento in cui bisognava portare a casa qualcosa. Il ragionamento da fare era: “Noi non ricorriamo al Tar se voi…”. E invece avete visto gli arbitraggi? Ormai un arbitro che dirige la Juve ha una sola preoccupazione: non favorirci, non fischiare il giusto, non sembrare che egli faccia o abbia fatto parte di quel sistema, mostrarsi “onesto” fischiandoci sempre contro. Tutto il contrario di ciò che gli arbitri fanno con i nuovi padroni dell’Inter”.

28. Pensi di aver pagato in Rai la scelta di dare spazio a Moggi? In Rai si paga se si va controcorrente?
”Sì, l’ho detto. E vi invito a rileggere le mie precedenti risposte su questo punto. Ma io ho la coscienza a posto, non devo giustificare nulla (ci mancherebbe altro che devo spiegare le ragioni per cui ho invitato Moggi: faceva e fa notizia!), e vado a testa alta. Sempre e comunque. Trovatemi un altro che si è dimesso dalla Rai senza avere in tasca un altro contratto. Non sono mica come Santoro, io: ha fatto credere che era stato cacciato, che era disoccupato, ma quando mai? Continuava a prendere uno stipendio d’oro”.

29. Per ultimo, da vero juventino pensi che rivivremo di nuovo le emozioni a cui la squadra ci aveva abituati oppure dovremo dire definitivamente addio alla Juve che eravamo abituati ad amare?
“Non fatemi sembrare rassegnato e privo di speranze. Le speranze io le ho, ma alle condizioni che dicevo prima: che questi se ne vadano. Ci hanno distrutto un sogno, la cosa più bella che potesse esistere, il gusto della vittoria, l’orgoglio dell’appartenenza, la nostra forza, la nostra compattezza. Come si possono perdonare i “colpevoli” che hanno distrutto tutto questo e che hanno consentito agli altri di deriderci, umiliarci, schiacciarci. Si possono perdonare a una sola condizione: che ci spieghino, chiaro e in modo convincente, perché hanno fatto tutto questo e come sono andate davvero le cose. Ma non lo faranno mai. Altrimenti, se dicessero la verità chiuderemmo le porte della sala e gli daremmo una lezione. Comunque sia, we’ll never walk alone, anche noi non cammineremo mai soli! - Forza Juve, e scrivetemi: www.gigimoncalvo.it”

Nota: Autorizziamo gli amici juventini a riportare l'intervista sui loro siti, specificandone la fonte tramite link. Chi vuole segnalare ad altri questo articolo, può farlo cliccando sull'icona "invia mail" presente in alto a destra. - 20 maggio 2008

http://www.ju29ro.com/interviste/544-risponde-piero-ostellino
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Roberto Calabrone
21/7/2008

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