martedì, dicembre 29, 2020

ANTONIO LA ROSA: LA LETTERA DI UN TIFOSO AL PRESIDENTE ANDREA AGNELLI

https://www.juworld.net/articolo.asp?id=25116 


LA LETTERA
26.12.2020

Come promesso, da oggi inizierò a pubblicare mail ricevute, sul tema che ho lanciato nell’articolo “Mi Sono rotto!”Voglio però iniziare da una lettera aperta al nostro presidente Andrea Agnelli, che ho avuto modo di leggere in rete, da un amico e fratello 100% gobbo, e siccome la condivido interamente, gli ho chiesto autorizzarmi a pubblicarla.

Eccovela:
“Caro dottor Agnelli, le scrivo una lettera che non leggerà mai. Una lettera che vuol essere solo una valvola di sfogo o un tentativo di autoanalisi. Ieri sera abbiamo subìto un sonoro 0-3 casalingo da una squadra, la Fiorentina, che stava e sta ancora annaspando nelle ultime posizioni della classifica. Abbiamo risuscitato un manipolo di sbandati in crisi nera, roba che il celebre “Lazzaro alzati e cammina” era un trucchetto da mago di provincia, mi perdonerà se mischio il sacro col profano.

Ok, la partita assomigliava tanto al primo comma della legge di Murphy: “se qualcosa può andar male lo farà”, sotto di un evitabilissimo gol dopo tre minuti e con un uomo in meno dopo diciotto. Abbiamo giocato malissimo e il tifoso juventino, dall’alto del suo superiority complex, prende atto che la sconfitta è meritata e non si appella (anche perché non serve) alle sviste arbitrali, come gli altri tifosi. Due rigori non concessi, discutibili, ma, soprattutto, la mancata ammonizione con conseguente espulsione di Borja Valero al 50esimo minuto. Si era sul risultato di 0-1, mancavano 40 minuti più recupero e, sinteticamente, quei venti minuti iniziali del secondo tempo sono gli unici in cui la squadra ha giocato all’altezza del suo blasone. E’ stata decisiva, ai fini del risultato? Giudichi lei, dottor Agnelli.

Abbiamo giocato spesso al di sotto delle nostre possibilità, pareggiando partite che avremmo dovuto chiudere in goleada, ma certi episodi si susseguono con una regolarità disarmante: mancata concessione di rigori evidenti con Benevento e Crotone, mancata espulsione di De Roon nel match contro l’Atalanta, e qui mi fermo ma potrei continuare… diciamo che per essere a un terzo del campionato abbiamo già un discreto corollario di episodi sfortunati nel nostro carniere.

Lei che dice dottor Agnelli? Si è chiesto il motivo di questo strano andazzo? Vorrei farle notare un piccolo episodio: un celebre giornalista fiorentino ha scritto un articolo dove chiedeva se si può continuare a far finta di nulla sull’esame di Suarez e sul condizionamento che ha avuto sul campionato. Un articolo sconcertante, giusto per tener fede al suo cognome: pensare a quali siano le implicazioni sul torneo di serie A di un calciatore che è passato dal Barcellona all’Atletico Madrid è semplicemente demenziale. Le colpe del nostro DS, appurato che non ha fatto pressioni sui vertici dell’Ateneo e che non è circolato denaro, nulle o marginali, ammesso che chiamare un ministro al telefono possa essere considerato una colpa. E quindi? Di cosa parliamo? Fondamentalmente di nulla, ma su quel nulla ci è stato costruito un castello.

Un po' come avvenne, lo ricorderà perché coinvolto in prima persona, quando il prefetto Pecoraro, un uomo dello stato lautamente stipendiato da noi contribuenti, avviò un’indagine basata su una telefonata mai avvenuta e su un presunto incontro segreto con capi della tifoseria; incontro in realtà programmato dai vertici della Digos, che non a caso erano presenti. Anche allora si parlava del nulla. Del nulla cosmico. Anche allora venne montato ad arte un caso nazionale.

In entrambi i casi da Torino non si è mosso foglia. Il silenzio assoluto. E il silenzio assoluto, caro dottor Agnelli, in certe circostanze può essere un rumore assordante quanto un concerto degli AC/DC. Mi perdoni il tono amareggiato, ma faccio parte di quella categoria di cosiddetti “rancorosi”, come ebbe a definirci un figuro il cui nome non voglio scrivere qui. Quei “rancorosi” che non hanno ancora digerito la frase che suo cugino John pronunciò quel pomeriggio di maggio 2006, “siamo vicini alla squadra e all’allenatore”, dando il via a quel tragico circo mediatico, di fatto gettando a mare una delle più grandi squadre della nostra storia e macchiando indelebilmente il nostro blasone per colpe inesistenti.

So che lei e John siete stati (e forse sarete ancora) su posizioni molto diverse. Sono certo che, fosse dipeso da lei, Farsopoli avrebbe avuto un altro epilogo o addirittura non sarebbe nemmeno nata. So bene che lei è bianconero nel dna, mentre per suo cugino la Juventus è semplicemente il giocattolo del nonno e dello zio, qualcosa di cui bisogna occuparsi e pure con un leggero senso di fastidio. 

Ho capito, come tutti, che avete scelto la linea del basso profilo, cioè non rispondere alle provocazioni e alle accuse, e concettualmente sarei anche d’accordo, ma qua non siamo in una situazione normale.

Non è normale che il vicedirettore dei servizi sportivi della RAI, a proposito di gente stipendiata da noi contribuenti, trasformi una trasmissione, che un tempo era il gioiello sportivo dell’emittente, in una sorta di TeleNapoli international, al punto che i colleghi giornalisti si sono pubblicamente dissociati. 

Non è normale che personaggi pubblici sui social postino menzogne conclamate tendenti a mettere in cattiva luce la nostra squadra. Non è normale che i notiziari dei più grandi network diano notizie parziali e deformanti, vedi le recenti intercettazioni sul caso Suarez. Non è normale che ognuno faccia quel che c***o gli pare, sapendo di poter contare sull’impunità assicurata dalla vostra accondiscendenza.

Dottor Agnelli, converrà che non è normale che chi ha tifa per una squadra che consapevolmente un giocatore con passaporto taroccato ci bolli come falsificatori. E non è normale che chi tifa per una squadra che giocò la finale di Coppa Italia a Roma, davanti al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio, solo quando ci fu il benestare del signor Gennaro De Tommaso, in arte Genni ‘a carogna, ci indichi come collusi con la camorra.

Siamo il famoso vaso di coccio tra i vasi di ferro, dottor Agnelli. Si respira aria mefitica, un clima da caccia alle streghe, in mezzo a tanti improvvisati Torquemada che si ergono a censori della nostra morale, sottacendo sulle nefandezze di casa loro. Gli altri peccano e noi espiamo.

Quindi, tornando alla domanda iniziale, cosa si aspetta dai direttori di gara, se non che applichino alla lettera il famoso editto di Paolo Bergamo dei tempi di Calciopoli? “Arbitrate bene, se siete incerti e pensate di sbagliare mi raccomando, che non sia in favore della Juventus”. E pensare che la Juventus fa parte di una multinazionale, la Exxor, che ha interessi e agganci ovunque. Una multinazionale che ha compiuto operazioni mirabolanti, vedi la fusione con la Chrysler a Detroit, per esempio.

E allora, dottor Agnelli? All’occorrenza siete riusciti a far muovere il culo a Barack Obama, che officiò alla cerimonia, e avete dei problemi a mandare una nota alla RAI, chiedendo un trattamento equo? Non di favore, badi bene, solo equo. Che le notizie vengano riportate correttamente e nella loro interezza. Oppure assumere un addetto stampa, qualcuno che spieghi chiaramente la posizione della società. Oppure far piovere qualche querela. Ma anche non mandare calciatori a certe trasmissioni, in stile Bonipertiano ai tempi del gol di Turone.

Qualcosa che ponga fine a questo scempio, in due parole. Penso non abbiate bisogno dei miei suggerimenti per sapere come muovervi.

Spero che lei, dottor Agnelli, ci faccia questo regalino natalizio: non ho ricevuto deleghe o mandati di sorta, ma credo di interpretare il comune sentire della quasi totalità dei tifosi juventini se le scrivo che di questo andazzo ne abbiamo tutti i coglioni pieni.
Detto ciò voglia gradire i miei più sinceri auguri…
Enrico Tordini"
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Antonio La Rosa: Cos’altro aggiungere?
Credo abbia detto tutto quanto tutti noi, o quasi tutti noi, pensiamo.

Aggiungo: qualche giorno addietro il famigerato cinepanettonaro presidente del Napoli, ha schernito di brutto il nostro allenatore, Andrea Pirlo, chiamandolo “pirla” e invitandolo a fare l’allenatore e non l’avvocato.

Siamo proprio alla spocchia arrogante di chi ormai ritiene di poter essere impunito, tanto c’è chi lo copre. Ma non sarebbe il caso che il presidente della Juventus, scendesse in campo in maniera decisa a difesa dell’immagine di un proprio tesserato?

Anche perché la Juventus MAI nella sua storia, si è permessa di offendere o deridere un tesserato altrui, neppure il famigerato Zeman.


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