mercoledì, gennaio 02, 2013

Il sogno del brindellone: «Unire: Unicredito, Banca Popolare di Milano, e il potere del gruppo Tronchetti».

san brindellone

Il Sicario "giacinto facchetti", braccio armato del Corruttore "massimo moratti", aveva elaborato il piano alla LOBBY della squadra della CASTA: l' inter per impadronirsi del calcio italiano! Ecco il piano di san brindellone: «È necessario mettere in campo la forza e la credibilità del Presidente (il presidente era lui, quindi la credibilità sua), dell’Unicredito, della Banca Popolare di Milano,  unita al potere del gruppo Tronchetti».(quel Potere del gruppo Tronchetti, che ha poi temtato di distruggere la juventus, è grazie a John Elkann e Montezemolo, quasi riuscendoci!)
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Il Facchetti presidente e simbolo interista: lui considerava poco di buono Moggi, Galliani, Giraudo e Carraro (pagina 2 della deposizione del figlio a Napoli), ma si teneva caro caro Nucini con quotidiane telefonate, e con cui si incontrava nella sede dell'inter dove in segreto l'arbitro andava a fare il rapporto settimanale sui movimenti della cricca che comandava il sistema arbitrale, poi telefonava cordialmente a De Santis definito come longa manus del “Nemico” Moggi e si attovagliava ai designatori, spesso cenando a casa di Bergamo e ci pernottava pure.

Ma le idee le aveva chiare, soprattutto, e questo dicono di nuovo gli appunti di Facchetti, su quello che non andava bene nella politica portata avanti dal padrone Moratti. «Nella sede dell’Inter si sono formati tre gruppi, ognuno riferisce a un suo capo: Ghelfi, Moretti, Slack. Serve una persona unica che gover­ni la sede. «È necessario - scrive Facchetti - mettere in campo la forza e la credibilità del Presidente (il presidente era lui, quindi la sua), unita al potere del gruppo Tronchetti, dell’Unicredito, della Banca Popolare di Milano e di altri personaggi del mondo dell’imprenditoria e della finanza che ci dovrebbero mettere in grado di poter pretendere e ottenere molto di più nell’ambito federale della Figc e della Lega. Non dimentichiamo che è la Figc che sceglie i designatori».

Juve e Milan sono il coacervo del potere cattivo, marcio per lui, Galliani, Moggi e Giraudo i cardinali di una chiesa da non venerare. Quella chiesa officiava, però, sempre con Moratti come prete. Ossia  con l’Inter a formare il TRIO. Dal 1998 a spingere per la Legge D’Alema del 1999 che rendeva individuali i contratti per i diritti tv furono ROMA, Milan e Inter, seguite a stretto giro dalla Juve, e dal Napoli. È l’Inter il 19 marzo 1999 in Lega a mettere a verbale «la titolarità individuale dei diritti» e a dare il via alla scissione che porterà al cartello Telepiù al quale si opporranno quelli di Stream.

Facchetti era per il ritorno alla vendita collettiva: «Mettersi alla guida di un movimento di società che aspettano l’Inter come club trainante, basta con l’egemonia dell’asse Milan-Juve» . Chi non scompagina mai l’asse è però Moratti: il 30 aprile 2004 (proprio quando quegli appunti e le confessioni di Nucini vengono raccolti) ecco la firma del maxiaccordo Milan-­Juve-Inter con Sky:  spiazzati i piccoli club, perché a ruota la Roma per il digitale Mediaset allargano l’oligopolio.

Lavorano ai contratti Galliani e Cantamessa per il Milan, Giraudo e gli avvocati dello studio Grande Stevens per la Juve, Ghelfi e l’avvocato Nicoletti (allievo di Guido Rossi e poi vicecommissario Figc col professore durante Calciopoli). Moratti benedice anche l’accordo, con cui si prolunga ed estende la politica delle Tre Sorelle: gli egemoni Milan e Juve, con l’Inter a far naufragare i tentativi di Sensi Franco prima e Della Valle Diego poi di scalare la Lega che resterà nelle mani di Galliani.

Facchetti scriveva: «Il calcio italiano è certamente malato, ma l’Inter non deve permettere che la terapia per guarire venga imposta da quei due- tre manager di ottimo livello, ma che ragionano solo per i propri interessi». Beh, davvero di ottimo livello se poi a ruota della Juve (23 dicembre 2005: 248 milioni per due anni) anche Inter e Milan firmano con Mediaset per vendere (a 220 milioni) tutti i diritti fino al 2010 il 13 gennaio 2006.

Il resto dei diritti, quelli delle medio piccole che tanto aveva a cuore Facchetti, finiranno a Telecom di Tronchetti. Pochi giorni dopo, però, un esposto di Della Valle (metà gennaio 2006) all’Antitrust può far saltare il banco, cui si opponeva Facchetti, stando ai suoi appunti e alla testimonianza del figlio. Per opporsi al lacciuolo dell’Autorità statale ecco che dal cilindro di Moratti, Galliani e Giraudo spunta un nome eccellente: chi meglio del padre dell’antitrust italiana per opporsi a Della Valle. Incarico conferito indovinate a chi? Guido Rossi.

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