venerdì, novembre 28, 2014

BENVENUTI A MORATTOPOLY DI TRONKILAND, TERRA DI DELINQUENTI: "CORRUTTORI & CORROTTI"! FIORE ALL'OCCHIELLO LA SQUADRA DI CALCIO CON IL DNA DEI FARABBUTTI VESTITI CON I COLORI DELLA NOTTE!

PROCESSO TELECOM: DEPOSIZIONE TAVAROLI
L'ex capo della security di Telecom, testimone-imputato nel procedimento connesso al processo sui dossier illegali, come in precedenza, ha raccontato di avere organizzato l'operazione per conto dell'Inter: "Moratti & Facchetti.
 Tavaroli non va oltre la solita accusa: “L’Inter mi chiese di spiare Moggi” La paura di fare la fine di Adamo Bove lo attanaglia! 

Continua a parlare e a ripetersi l’ex capo della security di Telecom Giuliano Tavaroli, testimone-imputato nel procedimento connesso al processo sui dossier illegali di Telecom per il quale ha patteggiato una pena a 4 anni di reclusione. E dall’aula bunker di San Vittore le sue parole, sebbene non più utilizzabili dalla giustizia sportiva per riscrivere la storia recente del calcio italiano (la Gang dei corrotti: "abete-tavecchio-borrelli-palazzi" hanno silenziato l'ufficio indagini" fino all'arrivo della data di prescrizione!), aiutano a illuminare le troppe zone d’ombra all'uopo create. Durante il processo, Tavaroli - che è bene ripeterlo, ha patteggiato 4 anni di carcere - racconta di avere organizzato un’operazione per conto dell’Inter per far spiare il dirigente della Juventus Luciano Moggi - e magari anche Antonio Giraudo, detto “non ricordo” – e di avere poi consegnato il dossier nelle mani di Facchetti per farlo arrivare nelle mani di Moratti. "ma non sa se gli sono arrivate".
LA CONSEGNA DEL DOSSIER

“Non io direttamente, ma Bove (ex responsabile sicurezza Telecom, morto suicidato, da chi lo si intuice ma nenza prove, ndr) svolse analisi di traffico telefonico su Moggi oltre che su quello di Massimo De Santis. Non ricordo se anche su quello di Antonio Giraudo“, dice Tavaroli durante la sua deposizione, come fatto in precedenza, tirarndo dentro con entrambi i piedi nel fango l'Inter. Fino ad arrivare alla testa, degli allora suoi dirigenti: "Massimo Moratti & Giacinto Facchetti". Già la settimana scorsa, interrogato dall’avvocato difensore dell’ex arbitro De Santis, Tavaroli ammise di aver commissionato l’incarico di redigere il ‘dossier Ladroni’ a un investigatore per conto dell’Inter. E aggiunse poi di aver organizzato l’attività direttamente con Facchetti su ordine del presidente Moratti.

Ieri Tavaroli ha confermato quanto detto in passato e ripetuto la settimana scorsa: “Ricevetti in un incontro a tre Massimo Moratti e Giacinto Facchetti. Il report (il famigerato dossier Ladroni, ndr) era teso a confermare le rivelazioni di un arbitro (Nucini, ndr) in merito a possibili frodi sportive del 2002. Consegnai integralmente il rapporto a Facchetti. Poi ne discutemmo assieme, ma non so se Moratti fu messo al corrente dell’esito delle indagini”. Tavaroli ha nuovamente ammesso anche l’attività di spionaggio su Vieri e Jugovic, ex giocatori dell’Inter. “Quello fu il primo incarico per cui l’Inter si rivolse a Tronchetti Provera e quindi a me per un supporto professionale – ha detto Tavaroli – Le attività vennero poi condotte dall’agenzia Polis d’Istinto. Chi pagò? L’Inter. 
IL PAGMENTO DELL'INTER ALL'AGENZIA DI SPIONAGGIO POLIS D'ISTINTO

Mentre per il dossier Ladroni pagò Pirelli”! E Grazie a quella fatturazione, l’Inter uscì pulita da un’inchiesta sul medesimo dossier della Procura di Milano nel 2006.
IL PAGMENTO IN NERO DELL'INTER ALL'AGENZIA DI SPIONAGGIO POLIS D'ISTINTO TRAMITE PIRELLI 

Questa vicenda e Calciopoli si sfiorarono solo marginalmente. Ma ieri l’avvocato Gallinelli, rappresentante dell’ex arbitro De Santis, ha chiesto spiegazioni su un atto della Procura di Milano del giugno 2005 trovato tra le carte del processo. Da questo si viene a sapere che il computer sequestrato a Tavaroli a maggio, fu poi inviato ai carabinieri della seconda sezione del nucleo operativo di via in Selci a Roma, guidata dal colonnello Auricchio. “E’ una coincidenza strana che il computer di Tavaroli sia stato ispezionato, nell’ambito delle indagini su Telecom a Milano
- dice l’avvocato Gallinelli -, 
L'AVVOCATO GALLINELLI 
dallo stesso ufficio dell’arma, a Roma, che si occupava di Calciopoli, sul finire della stagione sportiva 2004-05, quando le indagini su Calciopoli non erano state chiuse e le informative sulle schede svizzere dovevano ancora essere realizzate” (il dubbio che le schede svizzere di Auricchio & Di Laroni siano quelle comprate dal fratello di Moratti & Branca nello stesso negozio dove le comprava Moggi [cit De Cillis al tribunale di Napoli sotto giuramento, n.m.])
MARCO BRANCA, COMPRATE LE SIM, DI RITORNO DALLA SVIZZERA

Dagli sviluppi dell’affaire Telecom concernenti il calcio, emergono quindi ancora troppe domande cui non si è voluto, dare risposta in ambito di giustizia sportiva. Quello che rimane, al di là dei risvolti penali della faccenda, è lo sconcerto per un procedimento sportivo concluso in fretta e furia dopo aver individuato i capi espiatori solo in chi avevano interesse: Giraudo e Moggi e chiudere la vicenda! Ma come il finale a sorpresa di un thriller, se la storia non assolve i presunti cattivi dati in pasto a quel publico indottrinato con il sentimento popolare antijuventino, di sicuro macchia indelebilmente quelli che fino ad ora avevano recitato la parte dei ‘buoni’. Ma il film non è ancora finito. (14 giugno 2012)
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APPENDICE
Tavaroli aveva già detto alla giustizia sportiva, oggi interrogato dal difensore dell’arbitro De Santis afferma: “Massimo Moratti commissionò a Giuliano Tavaroli, l’ex capo della security di Telecom e Pirelli la pratica “Ladroni”, quella che riguarda in particolare l’ex arbitro De Santis”. 

Tavaroli, testimone-imputato di reato connesso, all’avvocato di De Santis, parte civile nel processo, ha poi aggiunto che era “per l’Inter”. Inoltre ha precisato di aver preso contatti con l’allora dirigente neroazzurro Giacinto Facchetti per i termini organizzativi dell’operazione. 

E quando il legale ha chiesto se dunque l’input provenisse da Moratti, Tavaroli ha confermato con un “sì”. Come risulta agli atti dell’inchiesta, il dossier che riguardava De Santis e altre quattro persone, tra cui l’ex direttore sportivo di Messina e Genoa Mariano Fabiani e il guardalinee Enrico Cennicola, è stato confezionato tra il gennaio e il luglio del 2003. 

Dell’operazione aveva anche parlato l’investigatore privato Emanuele Cipriani, ora imputato al processo milanese con una decina di persone. Cipriani, il 13 ottobre 2006, aveva messo a verbale: “Tavaroli si limitò a dirmi che De Santis era un arbitro che probabilmente prendeva i soldi e che occorreva controllare società sportive, anche in Calabria per verificare un possibile collegamento con De Santis. L’incarico mi venne conferito da Tavaroli in Pirelli ed io fatturai alla Pirelli su richiesta espressa di Tavaroli”.


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