Piero Ostellino Risponde
Redazione martedì 08 luglio 2008 07:48
Piero Ostellino, editorialista di punta del Corriere della Sera e penna tra le più apprezzate del panorama giornalistico odierno, è stato direttore del celebre quotidiano milanese tra il 1984 e il 1987. Scrive per il Corriere da ormai 41 anni: corrispondente da Mosca e Pechino, durante gli anni della Guerra Fredda, è un profondo conoscitore dei sistemi politici comunisti.
Di orientamento liberale, ha fondato nel 1963 il Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino, di cui è ora presidente onorario. Ha diretto dal 1990 al 1995 l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) di Milano. Autore di numerose pubblicazioni, è stato insignito del premio Campione d'Italia e del premio Saint-Vincent.
1. Cosa significa per lei la Juve?
Diciamo che è il primo amore, perché sono diventato Juventino quando avevo sei o sette anni, quando nella Juventus giocavano ancora Vycpalek, Depetrini, Rava, Korostolev, il primo Boniperti, Parola, insomma, diciamo così, la vecchia Juventus.
Quindi, è stato per me il primo amore, prima ancora di avere, come dire, un amore di natura affettiva e sentimentale.
2. Ricorda perché è diventato Juventino e può rievocare il primo ricordo bianconero?
Io credo che Juventini si nasca, credo che lo dicano persino San Tommaso o Sant'Agostino, dicendo che l'uomo è toccato dalla grazia divina: ha la fede se è toccato dalla grazia divina. Io sono Juventino, perché sono stato toccato dalla grazia divina.
3. Qual è la gioia più grande che le ha regalato la Juve e quale la maggiore tristezza?
La gioia più grande: tutti gli scudetti, uno dopo l'altro.
La più grande tristezza è l'ingiustizia perpetrata da una giuria creata ad hoc, che ha emesso una sentenza che interpretava un diffuso sentimento popolare, cioè una sentenza fatta al bar sport invece che in un tribunale. Una cosa che può succedere solo in questo paese.
4. Lei che ha conosciuto da vicino l'Avvocato e suo fratello, cosa ci può raccontare della loro passione per la Juventus? Era veramente così profonda ed esclusiva come appariva a noi tifosi?
Era una passione vera, profonda, forte, esattamente come la mia, con la sola differenza che loro ci mettevano i soldi ed io soltanto il tifo.
Ma era una passione vera e profonda: l'Avvocato Agnelli era un autentico tifoso, ma non solo un tifoso, e così il Dottor Umberto. Dei grandi conoscitori del calcio, amavano il calcio, e per questo erano tifosi della Juventus.
5. Qual è, invece, il grado di Juventinità di John Elkann, l'erede designato dall'avvocato, al quale vanno l'onore e l'onere di gestire anche la squadra più amata dagli italiani?
Beh, io ho simpatia per questo ragazzo, perché nei suoi confronti tendo ad adottare, almeno per quello che riguarda la Juventus, quel famoso detto napoletano, "a fessa in man’ a 'e creature" ... Io ho l'impressione che la Juventus sia una cosa troppo grande, nella sua storia, nelle sue dimensioni popolari, nella sua forza, per essere gestita da un ragazzo intelligente, per bene, ma sicuramente "una creatura", come direbbero i napoletani.
6. Quando ha letto e ascoltato le intercettazioni di Luciano Moggi, cosa ha provato? In quei nastri c'era solo quello che c'era da aspettarsi intercettando un alto dirigente di una squadra di serie A, o altro?
Moggi faceva quello che io ho poi scritto anche sul Corriere della Sera, era un uomo di relazioni.
Lei crede che il capo delle relazioni esterne della Fiat, della Vodafone, o di qualche altro grande gruppo internazionale, non si comporti allo stesso modo?
Cioè, crea una rete di relazioni. Questa rete di relazioni, e questo modo di fare relazioni, è persino studiato nelle università americane. Io Moggi l'avrei fatto presidente della FIGC: così, al successo dei Campionati del Mondo di due anni fa, Blatter sarebbe venuto a premiare gli italiani, invece di non venire.
7. Allo scoppio di Calciopoli, poche voci di Juventini autorevoli, tra cui la sua, si levarono a difesa della Juventus. Per contro, nessun non-Juventino ha avvertito l'esigenza morale di dissociarsi dal clima di linciaggio di quei giorni. Qual è il motivo?
Perché siamo un popolo di conformisti, perché ci adagiamo sul conformismo, sul politicamente corretto (si diceva questo) e, siccome il moralismo prevale sulle regole del gioco, tutti hanno aderito ad una formula moralistica, in funzione anti-Juventina, per odio viscerale nei confronti della Juventus o anche soltanto per imbecillità.
8. Più in generale, cosa pensa dell'atteggiamento della stampa italiana nel trattare l'argomento calciopoli, sia quella "amica", legata alla famiglia Agnelli, che quella legata ad altri gruppi editoriali? Perché tutti si son trovati d'accordo nel bersagliare la Juve?
Si sono trovati d'accordo a bersagliare la Juve, perché la stampa italiana, almeno sotto questo profilo, ma troppo spesso (purtroppo) non solo sotto questo profilo, è semplicemente oscena, cioè non fa il suo mestiere, non va a cercare le cose, ma reagisce emotivamente e sul piano di un moralismo d'accatto che non ha nessun senso.
Lo vediamo quotidianamente sul piano della politica, l'abbiamo visto in occasione di calciopoli nei confronti della Juventus ... la stampa italiana, comportandosi come si è comportata, ha semplicemente confermato che noi siamo un popolo di cialtroni.
9. Le intercettazioni non vengono mai divulgate per caso. Si è mai chiesto quale interesse, se sportivo o altro, ha mosso la mano che ha passato, violando il segreto istruttorio, quelle di Calciopoli ai media?
Io non saprei chi e perché abbia mosso la mano, però vedo i risultati: vedo il risultato di una sentenza ridicola, vedo il risultato di un processo altrettanto ridicolo, vedo che è stato regalato all'Inter un campionato che non è stato nemmeno indagato: gli è stato semplicemente regalato un campionato, regalato (guarda caso) non da un avvocato di diritto sportivo, ma un avvocato di diritto societario ... beh, tutte queste coincidenze sollevano molti sospetti.
10. Immediatamente dopo l'uscita delle prime intercettazioni, fu fatto il nome di Gianni Letta come commissario straordinario della FIGC. Perché naufragò quella candidatura?
Io ho il sospetto, e forse più di un sospetto, che quella candidatura non sia passata perché erano gli stessi proprietari, gli stessi azionisti della Juventus, che volevano Guido Rossi.
Guido Rossi è un mio amico, è un uomo di straordinaria intelligenza, di grande cultura politica, e anche di grande cultura giuridica. Però è un uomo di potere, cioè è l'uomo del potere consolidato nel nostro Paese.
E come tale, e anche come giurista di diritto societario, nei processi ai quali ha partecipato, ha sempre ragionato in questi termini: è stato ed è il grande tutore dell'establishment italiano.
Quindi, non mi stupirei affatto se altri due grandi esempi di establishment consolidato, che tra l'altro sono i tutori dei successori dell'Avvocato Agnelli, e cioè Gabetti e Franzo Grande Stevens, … non mi stupirei affatto se fossero stati loro, ad aver interpellato Guido Rossi e ad aver fatto in modo che arrivasse alla FIGC.
11. Nel processo sportivo si è giudicato Moggi come il "sequestratore" di Paparesta, una leggenda metropolitana difficile da sradicare. Quanto l'ha sorpresa scoprire un anno dopo, dall'abbinamento (da dimostrare) schede straniere/arbitri, che Paparesta, secondo i CC ed i PM, faceva parte della "cupola"? Come è giustificabile un Paparesta presentato prima come vittima e poi tra i "cattivi"?
Basta vedere come funzionano i processi italiani, anche di diritto penale ... si massacra una persona per 15 anni, e poi, dopo 15 anni, dopo che la si è massacrata e che le si è rovinata la vita, si scopre magari che era innocente.
Una giustizia del genere è una giustizia orrenda, è una giustizia che non fa giustizia, ma semplicemente che massacra il suo prossimo. Questa è l'Italia, uno stato non del diritto ma del rovescio.
12. Quale spiegazione si è dato del fatto che le indagini, stranamente interrotte nel 2005, riprendono con un'altra lunga ondata di intercettazioni tra la fine del 2006 ed il 2007?
Quando la Juventus dimostra di avere forza sufficiente per riprendersi, va in serie B e vince il campionato di serie B, torna, … c'è il rischio che ritorni di nuovo alla ribalta, che torni di nuovo forte, e via di questo passo. Chi nel frattempo ha stabilito il proprio potere all'interno della FIGC, nei gangli della giustizia sportiva, insomma chi oggi detiene il potere, in qualche modo fa tutto il possibile perché questo non accada.
13. Nelle intercettazioni, sono in molti a non vederci nulla di penalmente rilevante. I giustizialisti ripiegano, allora, sulla tesi che la prova è nelle telefonate non intercettate, quelle delle Sim svizzere. Si è mai chiesto perché, conosciuto un numero svizzero di Moggi fin da febbraio 2005, non l'abbiano intercettato, pur potendolo fare, come confermano varie sentenze della Cassazione Penale?
Non hanno mai intercettato perché in realtà le intercettazioni non servono a individuare dei comportamenti penalmente rilevanti, ma servono soltanto a trovare delle giustificazioni per sputtanare il prossimo. Questa è la funzione delle intercettazioni in Italia.
Se lei fa caso e legge le intercettazioni che sono pubblicate sui giornali, servono soltanto a rovinare la reputazione di Tizio, Caio e Sempronio, ma non hanno nulla di penalmente rilevante: questa è la funzione, è una funzione politica, non giuridica.
14. Una associazione con i tratti della mafia e della P2 si spende per guadagnare potere personale o per fare gli interessi di un avversario (Carraro, Galliani, ...) favorendone l'elezione? Punta ai grandi mezzi di informazione, o si accontenta di "istruire" il Processo di Biscardi che arrivava al 4% di share?
No, semplicemente, questi magistrati sono convinti di “essere in missione per conto di Dio”.
15. Il clamore mediatico, per non parlare di gogna, con cui è stata trattata calciopoli, e gli ingenti danni sportivi ed economici già comminati alla Juve, possono influenzare il GUP di Napoli? La Procura di Napoli saprà garantire un giusto processo agli imputati?
Beh, io mi auguro di si. Mi auguro che in Italia ci sia ancora “un giudice a Berlino”, come si suol dire, che in qualche modo sia in grado di ripristinare un minimo di giustizia. Staremo a vedere. Devo dire, in verità, che in queste circostanze ho sempre timore che prevalga il moralismo sul diritto: cioè, in altri termini, che questi magistrati siano soltanto degli ex sessantottini che non riescono a capacitarsi di essere diventati sessantottenni.
16. Si dice che tra i fratelli Agnelli ci fosse un patto, dopo che Umberto dovette rinunciare alla presidenza della Fiat a causa del veto di Cuccia, che attribuiva al solo Umberto la gestione e la responsabilità della Juve. Quel patto è stato tradito nell'estate 2006?
Si dice anche che esista una clausola, nel testamento dell'Avvocato, che impedisce la cessione della Juventus a terzi. Secondo lei, queste voci hanno un fondamento?
Mah, io non sono in grado di dire se siano voci o ci sia un fondamento, però, a giudicare dal comportamento sia dell'Avvocato Agnelli che del Dottor Umberto, direi che hanno un forte fondamento. Che mi deriva anche da un'altra constatazione: l'unico che porta ancora il nome di Agnelli, cioè Andrea, figlio di Umberto, oggi si dedica al golf e non mette più piede allo stadio. Forse sarebbe il caso di chiedersi, e di chiedergli, il perché.
17. C'è stata una grande differenza di impostazione rispetto alla tradizionale difesa da parte del Gruppo Fiat e della Famiglia Agnelli di tutti i propri dirigenti coinvolti in inchieste giudiziarie (da Romiti a Mattioli, da Grande Stevens a Gabetti): la Triade è stata immediatamente scaricata. Lei ha avuto la percezione che il gruppo intendesse disfarsene in fretta? Perché? È stata una decisione saggia, dal punto di vista processuale?
Io credo che tutto quello che è successo sia il riflesso di una faida familiare, tra gli eredi designati dell'Avvocato, cioè gli Elkann, e l'erede di Umberto, cioè Andrea.
Faida familiare, nella quale si sono trovati coinvolti Moggi e Giraudo, che stavano dalla parte di Umberto, che erano gli uomini di fiducia di Umberto. Dalla faida familiare, è nata calciopoli: calciopoli è figlia di questa faida familiare.
18. Non crede che Montezemolo, Gabetti, Grande Stevens e Elkann fossero abbastanza influenti da evitarci questa vergogna, e che avrebbero dovuto seguire la strategia del Milan e di Berlusconi, soprattutto considerando che di prove di illeciti non ce n'erano?
Faccio solo una considerazione: negli Stati Uniti, l'azionista di una grande società, che non difenda la società da un'accusa impropria, è responsabile dei danni che subisce la società e finisce puntualmente in galera.
Un azionista di riferimento, un grande azionista, ha il dovere (oltre che il diritto) di difendere la propria società, perché, se non la difende, fa un danno agli altri azionisti. Questo è il diritto societario in un paese civile. Da noi, non succede nulla di tutto questo. Perché?
19. Luca Cordero di Montezemolo nei giorni caldi di calciopoli rispondeva infastidito "Non mi occupo della Juventus". Perché poi se ne sarebbe occupato, stando a quanto dichiarato dal Presidente della Fifa Blatter, che ha pubblicamente ringraziato Montezemolo per aver convinto la Juventus a ritirare il ricorso al TAR nell'agosto del 2006?
Montezemolo è un uomo di straordinarie capacità relazionali, un grande uomo di comunicazione, uno straordinario uomo di comunicazione. Però, essendo uno straordinario uomo di comunicazione, tende a privilegiare più l'apparenza che la sostanza ... e quindi ho l'impressione che nella circostanza si sia comportato esattamente allo stesso modo. Poi, se dovessi fare il maligno, e me ne scuso (non voglio certo accreditare questa tesi, ma faccio un'ipotesi dell'assurdo), ho l'impressione che ci fossero anche degli interessi della Fiat, magari interessi a tenersi buono il governo, e di conseguenza la federazione, che in qualche modo è espressione del governo, e quindi che siano stati sacrificati gli interessi della Juventus a favore degli interessi della Fiat.
20. Lei avrebbe affidato la difesa ad un penalista, pur quotato, come Zaccone, e non ad un avvocato specializzato in diritto sportivo? E quella difesa con richiesta di serie B, quel patteggiamento con Ruperto, la considerò un'astuzia processuale?
Innanzitutto dipende dal mandato che si dà all'avvocato. L'avvocato della Juventus è sicuramente un grande avvocato: gli si è dato il mandato di consentire di mandare la Juventus in serie B, perché evidentemente c'erano degli interessi, anche dal punto di vista societario, che questo avvenisse. Per lo meno, questa è l'ipotesi diffusa, e l'avvocato si è comportato di conseguenza: io non darei la colpa all'avvocato, lui fa quello che gli dice il cliente. Se il cliente gli dice "Non ti opporre al fatto che la Juventus vada in serie B, anzi, dì addirittura che è ancora una punizione minore, perché forse meriterebbe ancora di più" ..., beh, l'avvocato lo dice.
D'altra parte questa è una cosa che succedeva solo nella Cina Popolare, dove l'avvocato difensore, se il pubblico ministero chiedeva trent'anni, chiedeva la pena di morte ... ma era la Cina di Mao Tse-Tung: che sia successo in Italia, da parte di un avvocato torinese, è abbastanza paradossale.
21. All'assemblea degli azionisti di aprile 2007, Zaccone disse "Le carte erano da serie C, c'erano almeno quattro illeciti".
Recentemente, il presidente Cobolli Gigli ha dichiarato "C'è il rischio che tutto si risolva in una bolla di sapone, siamo stati puniti per una serie di peccati veniali". Cosa è cambiato secondo lei?
Cobolli è un galantuomo, ed è un funzionario Fiat, come mentalità, e quindi un soldato dell'esercito.
C'è stato qualche generale che ha detto all'avvocato di comportarsi in qualche modo, in “quel certo” modo, e oggi c'è probabilmente qualche generale che, non dico che abbia suggerito a Cobolli di dare la risposta che ha dato, ma che ha creato un clima che consente a Cobolli di dire quello che dice.
Sotto quest'aspetto, bisogna tenere conto di due cose: io sono piemontese, sono torinese, quindi credo di poterlo dire legittimamente: noi piemontesi siamo stati governati da sempre dai militari, ed educati dai gesuiti. È sufficiente questa risposta per capire?
22. Per anni Guido Rossi è stato considerato vicino alla famiglia Agnelli. Ora svolge il ruolo di "garante" nella Giovanni Agnelli & C. Sapa, quindi, è nuovamente vicino alla Famiglia. Nel 2006 il vero conflitto d'interesse di Rossi era quello con l'Inter o quello con il Gruppo Fiat?
Guido Rossi è uomo che ha scritto dei magnifici libri contro il conflitto di interessi; come teorico della giurisprudenza, come professore della filosofia del diritto, è un grande analista del conflitto di interessi.
Come persona, cioè come avvocato societario, e come partecipe dell'establishment costituito in Italia, è inevitabile che anche lui cada sotto la mannaia del conflitto di interessi: non ne farei una questione morale, né tanto meno moralistica. Sono le contraddizioni di questo nostro paese, e lui, probabilmente, rispecchiando queste due figure, di grande studioso e contemporaneamente di grande avvocato, riflette questa contraddizione.
23. Uno degli effetti post-calciopoli è l'allontanamento dal calcio di molti tifosi. Crede che il calcio possa in futuro continuare a rappresentare quell’importante veicolo di aggregazione e crescita sociale che è stato in passato per il nostro paese, oppure si sta trasformando in qualcosa di radicalmente diverso?
Io non dò delle valenze di tipo sociologico così importanti al calcio. Dico semplicemente che il calcio è tifo, la gente va allo stadio a tifare. Forse ci va un pochino meno perché lo vede alla televisione, basta che si abboni a sky e poi le partite le vede, e quindi il calo di interesse e di spettatori negli stadi è dovuto probabilmente soltanto a quello, quindi non credo che sia dovuto a calciopoli e a quello che è successo ... semplicemente, è il mondo che cambia.
24. Moggi ha preannunciato ricorso al Consiglio di Stato sulle decisioni della giustizia sportiva. In più, l'Associazione GiulemanidallaJuve ha fatto ricorso alla Commissione Europea sui diritti della concorrenza. Pensa che ci possa essere, alla fine, un "giudice a Berlino"? E se sì, in Italia o, più facilmente, a Bruxelles?
Io sono favorevole a tutte le iniziative delle associazioni a difesa della Juventus. Perché oltretutto le associazioni spontanee, che nascono dal basso, sono la forza di un grande paese democratico come gli Stati Uniti, e quindi, se non altro, in difesa della Juventus, visto che noi non abbiamo una tradizione in questo senso, sono già un fatto di grande civiltà.
Sono socio onorario di una di queste (l’Associazione Nazionale Amici della Juventus del Prof. Bertinetti, ndr) e sono veramente onorato di esserlo, perché è un modo di far sentire la voce dei tifosi, ma di far sentire anche la voce di una civiltà sociale e morale e del diritto che in Italia manca.
25. Un allenatore boemo disse "Fuori il calcio dalle farmacie e dalle banche". Sulle farmacie si lanciò una procura sola. Delle "banche nel calcio" non si è occupato nessuno. Quanto incidono, oggi, le banche nel calcio, e come possono condizionarlo?
Le banche incidono nel calcio, esattamente come incidono in qualsiasi altra azienda italiana.
Diciamo che tutta l'industria italiana e gran parte del sistema produttivo è in mano alle banche, e quindi le banche sono oggi il potere reale in Italia.
26. Dopo aver scritto tanto di "questione morale" e di etica, non trova strana la poca attenzione dei media per lo scandalo dei bilanci falsi e delle plusvalenze fittizie?
Io sulle cose che scrivono i media non riesco più a trovare nulla di strano, e non mi stupisco nemmeno più, perché sono talmente frutto di incompetenza, o di malafede, o di moralismo d'accatto, che non c'è più nulla da stupirsi: qualsiasi cosa scrivano i giornali, io non mi stupisco più.
Una volta mi indignavo ancora, oggi, dopo 41 anni che faccio questa professione al Corriere, non mi stupisco più di niente … e il Corriere è sicuramente uno dei giornali, sotto questo profilo, più puliti.
27. Le responsabilità di Carraro sono acclarate, così come il suo conflitto di interessi. Ai tempi di Carraro presidente, la stampa non faceva passare inosservata questa cosa: come mai nessuna voce si leva sul presidente della federazione Abete, definito nelle intercettazioni "maggiordomo di Della Valle" e il cui fratello è in stretti rapporti con il presidente della Fiorentina?
Non so, non credo, e non voglio nemmeno credere che l'attuale presidente della federazione sia il maggiordomo di Della Valle ... però, se nessuno solleva il problema, evidentemente è perché crede che sia effettivamente il maggiordomo di Della Valle.
28. Il 17 giugno 2008, il CFO (Chief Marketing Officer) di Fiat, Luca De Meo, al convegno “World Marketing & Sales Forum”, alla domanda se Lapo Elkann sia stato un fattore importante per la ritrovata simpatia del marchio Fiat, ha risposto "Sì, ha aiutato, assieme alle sconfitte della Juventus". Ha spiegato inoltre che: "Fiat ha oggi un posizionamento che non ha mai avuto nella sua storia e perderlo sarebbe un peccato dopo il lavoro degli ultimi anni". Gaffe, o sfacciataggine?
Non credo sia sfacciataggine. Credo sia un giudizio su un ragazzo di cuore e generoso come Lapo Elkann, purtroppo caduto nell'incidente che sappiamo, che forse è l'unico che mette cuore e passione nei confronti della Juventus. Quindi il giudizio nei confronti di Lapo è esattamente questo, il giudizio su un ragazzo di cuore, appassionato, buono, generoso.
Per quello che riguarda le sconfitte della Juventus, no, questa invece è proprio una gaffe.
29. Come mai, secondo lei, la proprietà non ha sentito il dovere, per lo meno nei confronti dei tifosi, di riprendere un suo comunque dipendente, che in qualche modo accreditava le sconfitte della Juventus come il mezzo per rendere più simpatica la Fiat?
Perché rientrava nella logica che ha seguito l'azionista di riferimento da calciopoli in poi. Questa era la logica: bisognava pentirsi, bisognava pagare il prezzo dei peccati che la Juventus aveva commesso. Poi, che la Juventus peccati non ne avesse commessi, non importava.
L'importante è che si desse la sensazione che aveva pagato per dei peccati.
30. Dopo quello che abbiamo subito a livello di immagine, con la retrocessione in B, gli scudetti tolti, la svendita dei vari campioni, nel momento in cui le milanesi vengono sanzionate con una multa per la falsificazione del bilancio da Palazzi (che stranamente trascura l'aspetto dell'iscrizione fasulla al campionato segnalato dalla Covisoc), perché la nuova Juve non si esprime a riguardo? È possibile che i nostri dirigenti non sentano l'esigenza di esternare contro chi si permette di bollare i nostri colori come quelli di una "banda di truffatori"?
Io non ritengo che i dirigenti della Juventus si debbano preoccupare degli affari degli altri.
E quindi, probabilmente fanno bene a non sottolineare questi aspetti: semmai lo faranno i tifosi, le associazioni, i sostenitori della Juventus, e via. Io mi aspetterei soltanto, e me lo sarei aspettato fin dal primo momento, che la nuova dirigenza della Juventus dicesse semplicemente che i campionati vinti dalla Juve sono VENTINOVE.
L'hanno detto tardi, troppo tardi! Dovevano dirlo subito, e adesso che l'hanno detto, finalmente, si ricredono rispetto ad una strategia che avevano seguito in passato ... strategia che, si sono accorti, alienava loro le simpatie della stragrande maggioranza dei tifosi. Una dirigenza di una società sportiva non può permettersi il lusso, anche se questo torna a beneficio dei suoi interessi industriali, di alienarsi i tifosi: se ne sono accorti tardi proprio perché, come dicevo, uno è un generoso, bravo, un onesto funzionario Fiat, e gli altri sono "a fessa in man’ a 'e creature".
31. Dove crede che possa arrivare la Juve in termini sportivi, e cosa crede che manchi per eguagliare quella della Triade? Se la sentirebbe di inviare, da Juventino vero, un messaggio di speranza per il futuro ai milioni di tifosi disorientati, e però ancora innamorati della Juve?
Io continuo ad essere innamorato, continuo ad avere speranza, però se continuano a buttare nella spazzatura 30 milioni di euro per comperare Almiron, Tiago e Andrade, un giocatore già rotto, beh ... le speranze sono poche. Poi, quando sento che vogliono addirittura comprare Stankovic, cioè un giocatore che aveva firmato per la Juve 4 anni fa e poi si è ricreduto e ha firmato per l'Inter, un giocatore che ha ballato dicendo che il loro era lo scudetto degli onesti … quando leggo queste cose, rabbrividisco, e mi chiedo se questi siano irresponsabili oppure non sappiano nemmeno dove sono finiti, perché non si sarebbe dovuta nemmeno lontanamente intavolare una trattativa per Stankovic!
C'è stata fortunatamente una sollevazione sui forum Juventini, e io dico semplicemente che se Stankovic fosse arrivato alla Juve, io mi sarei dimesso ufficialmente da tifoso della Juventus, perché ci sono dei limiti alla decenza.
32. Noi sappiamo che Umberto, negli ultimi anni, era il deus ex machina della Juventus. Ma perché suo figlio Andrea non dice nulla? È in omaggio alla riservatezza di casa Agnelli?
Andrea non dice nulla, perché la casa Agnelli aveva questa grande tradizione: quella di non mettere in piazza gli affari non solo della famiglia, ma del gruppo. E questa è una regola che io, che sono figlio di un funzionario Fiat, che avevo un nonno che lavorava alla Fiat, e che avevo pensato che non avrei mai lavorato per la Fiat (e poi la Fiat ha comprato il Corriere, e alla fine ho dovuto lavorare per la Fiat), ho imparato. Io non metterei mai in piazza le cose del Corriere della Sera, perché questo mi è stato insegnato: la riservatezza, che poi è la riservatezza di noi piemontesi. JU29RO 8 luglio 2008 -
http://www.ju29ro.com/interviste/544-risponde-piero-ostellino
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Roberto Calabrone
lunedì, luglio 21, 2008
LE 29 VERITA' DI GIGI MONCALVO
JU29RO
Risponde Gigi Moncalvo
Redazione martedì 20 maggio 2008 00:05
Gigi Moncalvo
La ragione che ci ha spinto ad intervistare Gigi Moncalvo, è una soltanto: la sua juventinità abbinata alla ben nota libertà di pensiero, senza compromessi, che è di pochi giornalisti veri.
JUVENTINITA'
1. Gigi, in poche parole, cosa significa per te la Juve?
"Fino a qualche tempo fa solo gioia, allegria, passione. Ora la passione è rimasta ma la gioia passeggera di una domenica pomeriggio, in caso di vittoria, viene sempre offuscata da rabbia, desiderio di giustizia, voglia di rivincita verso chi ci ha fatto e ci fa tanto male e ha consentito agli altri di umiliarci e schiacciarci".
2. Ti ricordi perché sei diventato Juventino? Potresti rievocare il tuo primo ricordo bianconero?
"Sono diventato juventino poiché in un bambino quale ero, la fantasia veniva accesa dai dribbling e dalla ribellione di Sivori, dalla forza, dalla generosità, dal coraggio di John Charles, dall'orgoglio di tifare per una squadra che aveva Gianni Agnelli come primo tifoso. Il ricordo più bello è la prima partita vista dal vivo al Comunale di Torino. Allora non esisteva la tv a colori e vedere nella realtà luminosa, colorata, bellissima quello stadio, quella Juve, quella partita, quei campioni è stato un impatto bellissimo. L'abitudine del bianco e nero (in TV e nelle foto dei giornali) non rendeva la bellezza e il fascino di quei colori. Di quei campioni, di quegli scudetti".
3. Qual è la gioia più grande che ti ha regalato la Juve?
"Portare allo stadio uno striscione, un lenzuolo con le lettere cucite da mia madre: "Juve oh Juve del nostro cuor". L'ho appeso io, l'ho disteso io, ho avuto gli applausi per quello slogan. Un'altra gioia è stata singolare: nelle scuole superiori a 15 anni scrissi un tema sulla Juve, alla professoressa piacque e lo inviò a "Hurrà Juventus". Mi mandarono uno stemma d'oro che ho sempre portato sulla giacca fino a quando me l'hanno rubato. La gioia più grande è stato parlare con l'Avvocato della Juve, avveniva spesso, quando lo seguivo per la professione giornalistica in circostanze non sportive ma economico-aziendali-finanziarie. Una volta feci un'intervista, la prima e unica, a Boniperti a Firenze per il "Corriere d'Informazione", mandato da Piero Dardanello. L'Avvocato mi chiamò qualche giorno dopo e mi disse, ridendo, che voleva fare una rettifica: "Quando lei gli ha chiesto perché lo chiamavano "Marisa", Giampiero le ha risposto che per "vendetta" ha corteggiato ogni signora di nome Marisa che ha incontrato sul suo cammino. Non è vero. Ad esempio, mia cugina Marisa Nasi non è assolutamente mai andata a letto con lui…"
4. E quando ti ha reso più triste?
"La sera dell'Heysel a Bruxelles. Anch'io ho visto i morti, anch'io ho avuto paura. Quella partita non andava giocata. O perlomeno non bisognava esultare come fece Platini dopo quel rigore fasullo. Ma anche la condanna alla serie B mi ha reso triste, di una tristezza diversa. Arrendersi senza combattere (mi riferisco all'avvocato che ha chiesto la nostra condanna) non è da Juve, non è da uomini".
STAMPA E INTERCETTAZIONI
5. Tu lavori come giornalista da oltre 30 anni. Secondo la tua esperienza, puoi dirci attraverso quali canali giungono solitamente le soffiate che riguardano gli atti coperti dal segreto istruttorio? Sono solo strategie dei legali di parte o giungono anche direttamente dalle Procure?
"Trovare e avere atti coperti dal segreto è facile, o meglio non è difficile. In genere te li danno gli avvocati che hanno interesse a far filtrare qualche notizia favorevole ai loro clienti o dannosa per la controparte. Un magistrato in genere non ti dà mai direttamente un atto segreto. Ma ha mille modi per fartelo avere: fa segno, senza parlare, verso il cancelliere o un suo assistente (e lui esce dalla stanza), te lo lascia sul tavolo e se ne va per qualche minuto, ti suggerisce quali pagine guardare, per evitare di perdere tempo tra migliaia di pagine. Non esisterà mai la prova provata di un magistrato che passa delle carte. Ma c'è un modo per fartele avere senza che sia lui a passartele. Specie se si vuole creare un certo clima e avere l'appoggio dei grandi giornali svolgendo i processi sulla stampa, ben prima che vengano celebrati i processi (in aula) o pronunciate le sentenze. A Napoli ho trascorso molti mesi durante il caso e poi il processo a Enzo Tortora. Ne ho viste di cose…. Stavolta il sistema è lo stesso, il sistema "napoletano" l'ho conosciuto bene".
6. Fiorani, Consorte, Ricucci... Giraudo. Chi vede un filo conduttore nelle disavventure giudiziario-mediatiche di questi personaggi è un visionario o un assennato che non ha bisogno di entrature nell'universo RCS?
"Non è né un visionario né un marziano. Non c'è bisogno di entrature nell'universo RCS (Corriere, Gazzetta) o Fiat (La Stampa) per capire i tratti in comune di quelle vicende. Fiorani (e quindi il Governatore Fazio), Consorte, Ricucci sono stati distrutti da una campagna mediatica del Corriere, dalla potenza di fuoco di via Solferino. Per ragioni legate agli interessi della variegata proprietà del giornale. Fiorani rischiava di creare una banca forte e potente e fuori dal "sistema" (e Banca Intesa, Bazoli e Passera, Geronzi, sono azionisti di primo piano del Corriere, e di Bankitalia). Consorte dava man forte al banchiere di Lodi e andava fatto fuori, anche per mandare un segnale a Fassino e D'Alema, come dire "non difendetelo troppo e state lì buoni e zitti, altrimenti ce n'è anche per voi, come ben sapete. Il "povero" Ricucci (inventore della famosa e fantastica frase "So' capaci tutti de ffa i froci cor culo degl'altri!") stava scalando il Corriere e ha un po' esagerato. Andava fermato perché nel "salotto buono" i Tronchetti Provera & C. erano inorriditi dal pensiero di avere seduto accanto nel Cda uno come lui. Per non parlare di Paolo Mieli: ve la vedete Anna Falchi (l'allora signora Ricucci) salire le scale di via Solferino e andare a parlare "da padrona" con Mieli? Per quanto riguarda Giraudo, le tracce potrebbero portare a LCdM, a Luca. Almeno questo è quanto ha detto Luciano Moggi quando lo intervistai in TV a "Confronti" chiedendogli di fare le percentuali su una serie di nomi che venivano ritenuti, a torto o a ragione (infatti non ci sono nè prove nè certezze) una sorta di "mandanti". Io feci i nomi di Carraro, Galliani e Montezemolo. Su Galliani, Moggi fu benevolo. Su Carraro un po' meno, su LCdM molto ma molto meno e gli attribuì la percentuale maggiore. Il "Corriere", con la Gazzetta (e La Stampa) potrebbe aver completato, ma è impossibile dire se volontariamente o involontariamente, un lavoro iniziato un anno prima non sui giornali ma altrove. La data è quella della morte di Umberto Agnelli, un solo anno dopo la scomparsa del fratello Giovanni. Giraudo, da sempre molto legato e fedele a Umberto, voleva proseguire sulla stessa strada di sempre portando a poco a poco Andrea Agnelli, figlio di Umberto, al vertice societario della Juve. Giraudo e Moggi avrebbero consentito a Andrea di inserirsi bene, vincendo, mettendosi in luce, diventando un astro di prima grandezza (grazie alla gestione del calcio e della Spa Juve) anche nell'universo Fiat. Non c'è niente di meglio (lo insegna LCdM alla Ferrari) dello sport come "vetrina" per lanciare un personaggio e creargli un piedistallo. E Andrea faceva "paura": perché si chiama Agnelli, perché Giraudo e Moggi gli avrebbero consentito una gestione attiva e brillante della società, perché avrebbe avuto grandi successi, perché i tifosi lo avrebbero fatto diventare un idolo. Ma, in quello stesso momento, i disegni dei veri padroni della Fiat erano altri. Si stava puntando su un altro giovane, e non "soltanto" per la Juve, ma per tutto l'impero Fiat, IFI, e IFIL: John Elkann. Puntavano su di lui, solo su di lui, LCdM ma soprattutto Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens. E' chiaro che a tutti loro "conveniva e conviene" avere in mano un giovane inesperto da formare con pazienza come John, per "controllarlo", stare sempre al suo fianco, assisterlo in un lavoro difficile e irto di ostacoli come quello che gli è toccato in sorte. Se si riesce a controllare e conquistare la fiducia di colui che apparentemente è il numero uno, specie se acerbo o inesperto, l'"Erede", il nipote del nonno Gianni, si è sicuri (per i "controllori") di non perdere il potere, anzi di averne sempre di più. Ma, se l'ascesa del delfino, viene controbilanciata, in casa, da un altro giovane, bravo, brillante, serio, di successo, osannato dai giornali e da milioni di tifosi, ecco che si corre il rischio di veder tramontare i propri piani. Andrea al vertice della Juve avrebbe fatto ombra a John, o meglio a chi aveva pensato a lui come "delfino" per occupare un vuoto, apparente, di potere. E quindi Andrea avrebbe addirittura messo a rischio l'operazione di lanciare in orbita John. Infatti, dopo due anni di vittorie e di successi nella Juve, sarebbe diventata probabile la candidatura di Andrea per i galloni del comando anche in altri settori dell'impero, non solo in quello sportivo. Per frenare o impedire l'ascesa di Andrea, diventava funzionale la caduta dei due uomini, Giraudo in particolare, che lo avrebbero portato al successo e che si sarebbero battuti per lanciarlo e proteggerlo. Ecco quindi che il ramo Gabetti-Grande Stevens, verosimilmente, non può vedere di buon occhio che Andrea vada a offuscare il disegno di puntare su John. Non importa se Andrea si chiama Agnelli! Anzi, come si può concepire che sia il figlio di Umberto e non il nipote di Gianni ad avere il predominio o a rischiare di prendere un giorno il comando? Ecco quindi da dove e come potrebbe nascere l'"operazione", o quantomeno ecco il motivo di tanta accondiscendenza verso l'operazione di affossamento della Juventus perseguita da altri. E' chiaro che Gabetti e Grande Stevens potrebbero smontare questa ricostruzione dicendo che loro non hanno fatto altro che seguire, a proposito di John, i voleri dell'Avvocato, espressi nella famosa "Lettera di Monaco" scritta poco prima che Gianni Agnelli entrasse in sala operatoria per il secondo delicatissimo intervento al cuore nel Luglio 1997. In quella lettera l'Avvocato indicava John come suo successore al vertice Fiat e stabiliva anche l'assegnazione a lui di un 25% delle quote azionarie della "Dicembre Società Semplice" che è la società-cassaforte che custodisce il potere e il controllo di tutti i rami del gruppo. Tornando alla Juve non dimentichiamoci che il presidente della Juve era Grande Stevens. Egli quindi era il "datore di lavoro", il "cliente" che per conto della Juve ha ingaggiato l'avvocato Zaccone, gli ha pagato la parcella e gli ha dato la linea. Quando ci meravigliamo che un avvocato come Zaccone abbia chiesto la serie B, la condanna della società che lui avrebbe dovuto difendere e tutelare, non dimentichiamo che un legale, comunque e sempre, segue le indicazioni e i voleri del "cliente", cioè di chi gli paga la parcella. Se non gli va, dà le dimissioni e rinuncia alla difesa. Per capire quale sia il potere di Grande Stevens, quanto egli conti nel mondo forense e giudiziario, basta leggere il suo libro autobiografico "Vita d'un avvocato" (Cedam, Padova, 2004). Ve lo immaginate l'avvocato Zaccone che non "ubbidisce" a un cliente come Grande Stevens o non segue i suoi "consigli" giuridico-legali? Ecco, io credo che la colpa di Grande Stevens, del presidente onorario della Juve attuale e presidente di "quella Juve" sia doppia: egli non solo ha dato l'impressione di non aver difeso con decisione e passione la sua società (nell'ambito giuridico, se egli vuole, è ben più potente del professor Guido Rossi), ma forse ha determinato una situazione per cui l'avvocato difensore da lui scelto alla fine non ha difeso la Juve con la necessaria determinazione, e addirittura ne ha chiesto la condanna al massimo, quasi, della pena. Se si valuta ogni avvenimento del passato in questa cornice, si capiscono molte cose e si capisce bene chi sono i "colpevoli". Che cosa volete che significhi la retrocessione della Juve, se si ha di mira il controllo del gruppo Fiat, dell'IFI, dell'IFIL? Che cosa volete che importi, anche oggi, a costoro (John in testa) della Juve? Hanno il 62% delle azioni, possono fare ciò che vogliono. Ma il dato di fondo è e resterà sempre questo: se hanno lasciato mandare in B la Juve, venduto i pezzi pregiati, rinforzato le altre squadre, che cosa volete che gli importi del futuro e del presente della squadra, di noi tifosi, del senso di rispetto andato perduto, dell'onore e dell'orgoglio di tutta la gens bianconera? A questi non gliene frega niente della Juve. Se Marchionne insistesse la venderebbero in cinque minuti…."
7. Cossiga dopo il caso-Mastella ha dichiarato: "I magistrati chiamano il funzionario di turno e gli dicono: "Lei intercetti Tizio e metta da parte i nastri. Se c’è qualcosa di utile per la mia inchiesta, ho già lasciato lo spazio in bianco negli atti. In caso contrario, conserviamo le registrazioni perché possono sempre servire." Nessuno ha smentito Cossiga. Non c'è da essere sconcertati?
“Sì, ma accade proprio così. Il Presidente Cossiga se ne intende di queste cose. E se lo dice, vuol dire che lo sa. Avete notato che da tempo cercano di dipingerlo come “uno strano”, “uno che dice cose folli”, “uno da non credere”, “uno che fa sparate”. Credo che abbiano paura di ciò che dice Cossiga, delle sue verità, e vogliano farlo passare per matto soprattutto per togliere credibilità a quanto dice”.
8. Gigi Moncalvo, che giudizio dai della deontologia dei tuoi colleghi durante Calciopoli? Noi abbiamo contato pochi giornali e giornalisti rispettosi dei vostri codici professionali.
“Ahimè, quelli che tu chiami “i codici professionali” non esistono per tutti. Io credo che in ogni campo, specie nel nostro, non ci debbano essere solo codici, disposizioni, norme: ma occorra soprattutto una vera “coscienza” professionale. E’ lei a dettare il tuo comportamento, la tua etica, a connotare la tua morale, la tua dignità, la tua onestà professionale. Gli americani, a proposito della mia categoria dicono: “I giornalisti italiani si dividono in due categorie: quelli che non scrivono ciò che sanno, e quelli che scrivono ciò che non sanno”. Quanti giornalisti saprebbero, dopo anni di attesa prima di entrare in una redazione, ribellarsi al loro direttore, al loro caporedattore, al vento che tira? Quanti sarebbero disposti a mettersi in gioco, magari arrivando anche alle dimissioni, pur di evitare di compiacere i loro superiori invece della loro coscienza? Vedi, oggi un giornalista che segue il vento, capisce che se lo mandano a Napoli a seguire il processo o a Roma per la GEA, deve scrivere ciò che appartiene alla “linea” del giornale. Se va fuori linea e scrive quello che vede, quello che sente, quello che emerge davvero dalle udienze, lo richiamerebbero subito, basta trasferte e note-spese, basta articoli in prima pagina e titoloni tutti per te. Torna a Milano e da ora in avanti ti occuperai di curling, e scriverai solo notizie a una colonna”.
9. Calciopoli scoppia in largo anticipo sulla chiusura delle indagini a causa di una fuga di notizie che i pm di Napoli, scrisse Repubblica, attribuirono al Nucleo Provinciale dei carabinieri di Roma che curava le intercettazioni. Che idea si è fatto riguardo alla dinamica degli avvenimenti?
“Ma guarda che strane fughe di notizie! Ma guarda che strane sintesi e “distillazioni” delle intercettazioni, pubblicazione di certe frasi e non di altre, riscontri mai fatti o utilizzati solo in un senso! Ma guarda anche che strani nomi ricorrono in alcune vicende misteriose: l’agenda di Borsellino che viene fatta sparire da qualcuno in divisa appena dopo la strage, un ufficiale messo sotto inchiesta per lo strano uso delle intercettazioni, tutti e due costoro che compaiono in scena anche per Napoli e Roma. Ah, che bello se Cipriani, Tavaroli & C. trovassero qualche magistrato che li ascolta solo su questo tema: il “Dossier Ladroni” della Telecom e l’avvio di “Calciopoli”. Forse si capirebbe che qualche “santo” non è e non è mai stato tale, e nemmeno qualche “beato”, qualcuno di questi che vogliono far credere di essere “onesti”…”
CALCIOPOLI E LA POLITICA
10. Guido Rossi. Una scelta personale di Petrucci o un'imposizione dalla politica? Perché proprio un ex CDA Inter quando era palese che a trarre vantaggio da Calciopoli sarebbero state Roma ed Inter? Crede che Geronzi, che si dice consigliò ai soci di Abn Amro la nomina di Rossi a legale nel caso Antonveneta, abbia avuto un ruolo?
”La “cupola” del calcio è anche quella che controlla questo paese: veri poteri forti che contano molto di più della politica, della stessa magistratura, e purtroppo anche di tutti noi cittadini messi insieme. Il potere finanziario-bancario ha bisogno del calcio, e degli scandali (creati ad arte) legati ad esso per distrarre l’opinione pubblica, per far parlare di altro, per continuare a fare i suoi giochi senza che nessuno disturbi i manovratori. Guido Rossi è un uomo del sistema, ma non solo. Geronzi non è solo un grande banchiere e il datore di lavoro di Carraro, ma molto di più. Gli intrecci sono tanti e notevoli. Se uno va a vedere qual è stata la parcella di Guido Rossi per curare la vicenda Antonveneta, impallidisce e s’incazza. Ma si domanda anche: a un signore come Rossi, che ti fattura mille dollari ogni minuto del suo tempo, come è venuto in mente di dedicare alcuni mesi del suo preziosissimo, e ben retribuito tempo, per “ripulire” il mondo del calcio (si è visto con quali scarsissimi risultati!)? Beh, se tu fai un grosso favore a qualcuno, certe volte sembra che glielo hai fatto gratis, ma la riconoscenza del beneficiato poi passi a incassarla col primo grosso incarico che egli per riconoscenza e gratitudine ti affida”.
11. Con un Governo differente, pensi che Calciopoli avrebbe avuto il medesimo decorso e il medesimo esito?
"Il governo, i partiti, la politica contano meno di quanto si creda. Oggi, da anni, contano la finanza, le banche, gli affari. Il Sostituto procuratore Greco di Milano in un libro dice che se oggi vuoi fare affari e miliardi non ti "compri" un politico facendogli approvare le leggi che ti servono. Fai prima ad andare a Londra a "comprarti" un broker o un finanziere che manovra derivati e bond: in un attimo inventa qualche "prodotto finanziario" per fregare milioni di piccoli risparmiatori. E il guadagno è rapido è assicurato. Voglio dire: oggi è più potente un banchiere o un ministro? E' chiaro che la politica, il potere politico ti può essere utile in funzione "difensiva", allorché (dopo aver preso una botta) tu capisci la lezione e cerchi almeno di rialzarti. La Juve, contrariamente al Milan e alla Fiorentina, non ha avuto una struttura di potere difensiva (non parlo dell'avvocato del processo), un Berlusconi (che ha confessato di aver passato settimane a studiare le carte su Meani e ad "adoperarsi" perché la giustizia trionfasse, ma solo a favore del Milan, evidentemente). Anche Diego Della Valle è potente, appartiene all'alta finanza, è azionista del Corriere, è in società con LCdM, bisogna fare i conti con lui. Perfino Lotito si è dato da fare col giro politico romano e ha portato a casa qualcosa per la sua Lazio.
Noi invece da chi siamo stati difesi? Perché i potenti LCdM, Gabetti e Grande Stevens non hanno mosso un dito, anzi? Se lo avessero fatto anche noi avremmo preso solo una penalizzazione, ma in serie A. Ne sono certo. No, si voleva la Juve in B, Moggi e Giraudo dipinti come lebbrosi, gangster, delinquenti. E ora, il pm Narducci, ci dice anche: piduisti. Ma che P2 era se si è fatta mettere sotto così? Come mai Narducci non ha trasformato questi suoi proclami in capi di imputazione relativi all'organizzazione atta a sovvertire i poteri dello Stato, calcistico spero. Bum! Bum! Bum!
Mi è capitato recentemente di leggere una cosa tremenda. Su "Style", il mensile del Corriere della Sera (numero di marzo 2008), c'è un articolo di Dario Di Vico, vicedirettore del "Corriere" e uomo di fiducia di Paolo Mieli. Nelle pagine iniziali di quel magazine c'è una scheda di presentazione dei principali editorialisti e quindi anche di Di Vico. Viene scritto su di lui: "Come tutti i bravi direttori odia Totò Riina, Bin Laden, Ahmadinejad, il Ku Klux Klan e Luciano Moggi". Vi faccio notare il verbo "odiare" e l'espressione "come tutti i bravi direttori". Ma 'sta roba Di Vico se l'è scritta lui o ha consentito che gliela scrivessero? Si riconosce in quella mini-biografia? Se sì, non si vergogna? Se no, perché non fa cacciare dall'alto del suo potere quello sprovveduto che ha scritto quelle cose? Un fatto è certo: all'interno di RCS Editore, i "bravi direttori" odiano Riina, e va bene, Bin Laden, e va bene, Ahmadinejad, e va bene, il Ku Klux Klan, e va bene, ma il nostro Luciano che cosa c'entra? Per quali reati, di grazia, è stato riconosciuto colpevole e quando?
Complimenti, comunque al vicedirettore del Corriere della Sera. Nei sette anni in cui ci ho lavorato io, il Corriere aveva un altro stile, altri uomini e non erano tutti appecoronati al potere dominante, nemmeno in fatto di calcio. E alla Gazzetta sono lontani i tempi di Gualtierino Zanetti, Gianni Brera, Bruno Raschi, Luigi Gianoli, Gino Palumbo. Vedete, la cosa che mi fa più rabbia è questa: sappiamo tutti che sarebbe bastata una sola telefonata di Montezemolo a Mieli e Verdelli per far interrompere il massacro della Juve: una telefonata dell'"azionista" ottiene sempre effetto. Ma Montezemolo quella telefonata non l'ha mai fatta, anzi, sembra il contrario. L'ennesima conferma che non gliene frega niente della Juve".
12. Ritiene che il modo in cui è stata gestita Calciopoli abbia danneggiato l'immagine del Paese e influito sulla mancata assegnazione degli Europei 2012?
"Si, e questa è la bella lezione che si sono presi certi furbacchioni che grufolano nel formaggio del sistema. Siamo stati battuti persino da Polonia e Ucraina per gli Europei 2012. Pensate che smacco per i campioni del mondo in carica. Quando si festeggia e si delira per una vittoria (l'Expò di Milano) bisognerebbe anche andarsi a nascondere per uno smacco come quello degli Europei. E così sono sfumati miliardi di "torte", che loro pensavano di confezionare, per costruire stadi e alberghi e strade. E Carraro è sempre lì al suo posto. Ma Geronzi che se ne fa?".
IL COMPORTAMENTO DELLA PROPRIETA'
13. Al primo apparire delle intercettazioni John Elkann dichiara di essere vicino a squadra e allenatore, implicitamente scaricando la Triade. In pratica, la condanna della Juve alla B viene ufficializzata dalla stessa proprietà. Secondo lei in quella scelta, quanto c'è di ingenuità e quanto di scelta calcolata?
"Rimando a una delle risposte precedenti, la numero 6. Se esaminiamo i fatti alla luce di quanto ho detto, appariranno chiare anche quelle parole di John, i suoi comportamenti di allora e di oggi, e il suo atteggiamento passivo verso la Juve (altro che passione!). Il suo obiettivo era scaricare la Triade, perché la Triade poteva consentire a suo cugino Andrea di diventare più bello e lucente di lui. Moggi ricorda che un giorno, inaspettatamente, quando tutto sembrava andare non bene ma benissimo, Giraudo gli disse: "Luciano, ci hanno fatto fuori. A fine stagione ci cacciano". Luciano non aveva gli elementi di Giraudo per capire quel quadro. La vergogna è che per far fuori loro due è stata fatta fuori anche la Juve".
14. Passiamo all'aspetto tecnico. La IFIL nel periodo più caldo, quello in cui bisognava difendersi ogni giorno, ha impiegato un mese e mezzo per formare il nuovo CDA. Ne è valsa la pena? Condivide quelle scelte? Fu impreparazione o cosa?
"No, erano i giochi di potere e di assestamento in atto per cercare di occupare alcuni vuoti. E' chiaro che l'ascesa di John ha creato malumori e dissidi dentro la grande famiglia. La vicenda dell'eredità (quella patrimoniale) dell'Avvocato è un chiaro segno della guerra che era ed è in corso. Persino per fare il Cda della Juve la IFIL ha dovuto mediare, meditare, e soprattutto trovare chi accettasse, in quel momento difficile per la Juve ma strategicamente decisivo per il futuro assetto del gruppo FIAT, di bere l'amaro calice della Juve in B. Il mondo economico-finanzario-sportivo pullula di personaggi che si possono definire "affidabili" (dal punto di vista di un disegno societario). La domanda è, ancora una volta: a tipi scelti sulla base di simili requisiti, della Juve fregava o non fregava qualcosa? Erano anche tifosi oppure a loro mancava la fiamma della passione nel cuore?.
15. La nota vicenda di Lapo Elkann è stata spesso tirata in ballo riguardo a Calciopoli. Posto che Luciano Moggi, come confermato dallo stesso Lapo, non c'entra nulla, tu credi che fra le due vicende esistano dei collegamenti?
"No, assolutamente. Semmai esistono dei collegamenti tra gli assetti di potere inter-familiari di un certo gruppo e certi avvenimenti. Non dimentichiamo che Lapo prima di quella nottata con "Patrizia" aveva importanti incarichi dentro il gruppo Fiat. Poi è stato fatto fuori e liquidato (a quanto afferma "Dagospia") con 160 milioni di euro, come se si "vergognassero" di avere uno come lui, come se temessero che ci ricascasse e potesse portare di nuovo disdoro al buon nome della Casa. Io penso sia impossibile che il servizio di sicurezza che ha il compito di proteggere e sorvegliare i più importanti uomini del gruppo potesse essersi "scordato" di Lapo. Ve lo immaginate Lapo in auto che gira da solo di notte per Torino, senza scorta, e quindi può facilmente essere riconosciuto da certi malintenzionati e diventare bersaglio, ad esempio, di un sequestro? Mi pare impensabile che Lapo, anche se con la massima discrezione, sia stato lasciato solo, e quindi mi pongo molte domande, come fanno tutti. Qualcuno gli ha organizzato un "pacco"? Se è così come è potuto passare inosservato? Se pensiamo che Lapo è arrivato a un passo dalla morte e solo per un miracolo si è salvato, c'è da chiedersi: qualcuno voleva davvero ucciderlo oppure chi ha "organizzato" il tutto, se ha sbagliato i calcoli, è un criminale che non era adatto a fare quell'ipotetico "lavoro sporco" o ha "capito male" gli ordini che gli sono stati dati? Se si leggono le interviste di Lapo anche molto tempo dopo quella vicenda (Vanity Fair, 26 luglio 2007, a Sara Faillaci "Io combatto", e Paolo Berizi sulle pagine milanesi di "Repubblica") si capisce bene con chi ce l'ha. Ma forse non solo per quella cosa. Provate, nella mia ricostruzione precedente, a sostituire il nome "Andrea Agnelli" con quello di "Lapo Elkann". Certo che Andrea o Lapo sarebbero stati due bei presidenti! Meglio di questo ci vuole poco."
16. Se lei fosse stato proprietario della Juve, per il processo sportivo, avrebbe scelto un pur valente penalista o un avvocato esperto in Diritto Sportivo?
"Io non ho mai visto un avvocato, penalista civilista o di diritto sportivo, chiedere la condanna del suo cliente al massimo (quasi) della pena, sia pure come richiesta subordinata. Il problema non è il valore del legale, ma quello che gli hanno detto di fare. E' grave aver eseguito i voleri del "cliente" senza ribellarsi".
17. A dicembre Blatter ha confermato il ruolo determinante di Montezemolo, uno che ha sempre detto di non occuparsi della Juve, dove peraltro non ha cariche, nella decisione di ritirare il ricorso al TAR. Perché lo ha fatto ed in cambio di che, secondo te?
”Anche a LCdM, così come a Gabetti e Grande Stevens, conveniva che il delfino fosse John e che nessun altro giovane astro nascente offuscasse questo disegno di potere. Il fatto è che John forse ci crede davvero di essere lui, e non altri, a decidere, ad avere il potere vero.”
IL POST CALCIOPOLI
18. Ti sembra normale che personaggi che hanno promosso azioni di spionaggio industriale a spese dei propri azionisti e, in un caso, dei propri contribuenti, oggi continuino a guidare delle società per azioni o, peggio, delle società sportive?
”Chi è senza vergogna è capace di fare questo ed altro”.
19. Nello scandalo Telecom è saltata fuori una "pratica Como" nella quale risultano spiate e dossierate la Juve e la FIGC. Noi, a differenza dei media silenti, vorremmo sapere quali informazioni furono raccolte e per conto di chi. Ritieni che esista la possibilità di riuscirci o lo scandalo Telecom resterà uno dei tanti misteri italiani?
”Lancio un appello a tutti: cerchiamo l’indirizzo di Tavaroli, Cipriani & C., scriviamo loro una bella lettera e chiediamo di dire, se lo vogliono, quello che sanno limitatamente alla vicenda Telecom e calcio”.
20. Alcuni tifosi credono che ormai quel che stato è stato e che la cosa più giusta da fare sia dimenticare il passato e guardare avanti dando fiducia alla nuova Juve. Sei d’accordo?
”Sì, può essere. Ma a una condizione: che Blanc, Cobolli e la banda spariscano dalla circolazione. Piazza pulita ci sarà solo quando anche loro si toglieranno dai piedi. O tutti o nessuno. Comunque vada, non si può dimenticare, non è un peccato ricordare. La strada sarà lunga e difficile, ci hanno spezzato un sogno, ci hanno tolto certezze e speranze. E questo è delittuoso contro milioni di persone. Pensate a quanti bambini, a quanti ragazzi sono stati presi in giro dai loro coetanei solo perché tifavano Juve, pensate quanti anni ci vorranno prima che qualcuno dell’ultima generazione, nell’acerba età in cui si fa la “scelta” della squadra del cuore, torni a tifare Juve. Sapete quanti tifosi del Milan sono diventati tali grazie al Milan di Sacchi, a Gullit, Van Basten & C. Io temo (ma spero di no) che moltissimi giovani abbiano abbandonato la Juve o non l’abbiano più scelta perché si “vergognavano”. Loro, noi, tutti non abbiamo niente di cui vergognarci. E’ questa la colpa maggiore di chi ha ordito questa vicenda. Ed è rimasto impunito e nascosto nell’ombra”.
21. A distanza di quasi due anni dalla deflagrazione di Calciopoli c'è chi (associazioni, forum su Internet, ecc.) continua a battersi per far emergere la verità sulla regolarità del processo sportivo e sulla fuga di notizie che l'ha generato. Secondo te, a livello legale, è più probabile ottenere giustizia dal TAR o da un giudice in Europa?
”No, la giustizia secondo me non arriva per queste vie. Il potere ha modo di contrastarle, fermarle, disinnescarle. La vicenda Bosman, sfuggita alle mani di chi controllava il calcio mondiale e ha sottovalutato gli effetti di quella storia, ha insegnato ai “parrucconi del calcio” che non bisogna più correre simili pericoli. Se Platini fosse di un’altra pasta e non mirasse al potere, si potrebbe fare appello (e qualcos’altro) alla sua juventinità. Ma io temo invece che sia stato lui a consigliare Blanc e a contribuire a metterlo lì. E quindi non c’è da fidarsi. Occorre, io credo, cercare le carte, i documenti e lentamente, faticosamente, tentare di rompere questo muro che sembra invalicabile ma non lo è. Io sto scrivendo un libro. Sarà composto da quasi 500 pagine. Troppe lo so. Ma la storia va raccontata in modo compiuto. Ho bisogno anche del vostro aiuto per avere documenti, interrogatori, verbali, articoli, interviste. Scriviamolo tutti insieme, facciamo il compendio di tutto ciò che è stato scritto, riordiniamolo e mettiamolo in successione con tutto quello che è avvenuto prima, durante, dopo. Forza, ragazzi, salviamo noi la Juve”.
22. Queste iniziative hanno grosse difficoltà a farsi conoscere dal grande pubblico e in genere sono ignorate dai media. Pensi che a contribuire a questo silenzio ci sia anche la "compostezza", per molti "freddezza", della tifoseria juventina? Come sarebbe stata trattata la materia se avesse riguardato, per esempio, una squadra romana?
”Non ne parliamo. Non vedete che tipo di protezione hanno saputo creare intorno a Totti? Non se ne può parlare male. Mai. Ed è scattata una forma di autocensura dei media. Si tace per paura delle radio romane, delle reazioni dei tifosi, e quindi non si fa più informazione, viene a cadere la libertà di critica e di giudizio. La tifoseria juventina è più composta, ma io non mi preoccupo di questa caratteristica. Mi fa più paura la rassegnazione, la voglia di dimenticare, l’amore della Juve che prevale su tutto il resto e porta ad accettare tutto e tutti, le bufale che ci propinano sulla campagna acquisti, l’assenza di conoscenze tecniche dei dirigenti, un allenatore e alcuni giocatori che non sono da Juve. La mia paura è che noi che stiamo all’opposizione tra un po’ veniamo considerati come dei rompicoglioni e veniamo chiusi in una “riserva indiana”. E questo è l’obiettivo di Cobolli & C. Ma io nella vita ho sempre preferito stare con chi è all’opposizione, mai con chi è al governo. Sono, siamo dei “disubbidienti” che ragionano con la propria testa”.
23. Moncalvo, nelle redazioni le notizie "girano" prima che arrivino al pubblico o ai diretti interessati. Cosa prevedi possa accadere nel breve periodo?
“Hanno bisogno di completare l’opera di demolizione di Moggi, lo vogliono vedere lapidato, distrutto, piegato e vinto. Provano un fastidio enorme che egli sia vivo e vegeto, che scriva su “Libero”, che non stia zitto, che si difenda, che contrattacchi, che controbatta. Non vedete che cosa capita a chi, come me, è andato a presentare il suo libro e lo ha invitato nella trasmissione che avevo su Raidue? Ho dovuto andarmene. La Gazzetta ha perfino fatto scendere in campo il portavoce di Fassino (quando costui contava qualcosa), il capo del sindacato giornalisti Rai (che ha parlato di me anche se io non sono iscritto al suo sindacato, e quindi lui che vuole?), hanno cercato perfino l’on. Lusetti e attivato la Commissione Parlamentare di Vigilanza. Ho preferito andarmene. Non avete visto che cosa hanno messo in piedi per alcune recenti telefonate fatte a Moggi e che non avevano alcun rilievo di indagine? Vogliono fargli il vuoto intorno. Nessuno lo deve più chiamare, va isolato e messo in un ghetto. Rileggetevi poco più sopra le frasi del vicedirettore del Corriere della Sera, Di Vico.”
24. Nuovo Governo, secondo te cambierà qualcosa? Quali sono le tue previsioni?
“No, non cambierà niente. Ma quale governo ha la forza e la determinazione per mandare a casa Matarrese, Carraro, Petrucci, Abete, Gussoni. Costoro fanno comodo a tutti. In questi anni hanno fatto (o fatto credere di aver fatto) talmente tanti favori che ci sarà sempre chi gli deve qualcosa e sarà disposto a salvarli. Anni fa Gianfranco Fini, che era al governo, fece una terribile battaglia contro Carraro. Persa.”
25. A livello di giustizia sportiva, è ammissibile, a tuo parere, un superpotere decisionale concentrato in un solo uomo, Palazzi, senza nessun contrappeso alle sue decisioni?
”No, questa è dittatura. Ci vogliono sempre dei bilanciamenti, degli organi di controllo. Altrimenti è il caos. E’ vero che quelli di adesso non controllano nulla, poiché sono stati nominati da chi dovrebbe essere controllato, ma un uomo solo avrebbe nelle sue mani troppo potere e potrebbe abusarne”.
LA NUOVA JUVE
26. Sono passati già due anni del piano quinquennale descritto da Blanc. Vedi segnali che fanno sperare nel pronto ritorno ad una società e una squadra competitiva ai massimi livelli italiani ed europei? Vedi le competenze necessarie?
”No, purtroppo. Non ho speranze. Vedo incapacità tecnica, confusione di ruoli, indecisione, titubanze. I nodi da sciogliere sono due: anche la Juve ha bisogno di un “padrone” che alla fine della stagione firmi l’assegno come fanno Berlusconi, Moratti, Sensi, Garrone e altri. Noi non ce l’abbiamo. Secondo: ci vuole un direttore sportivo o direttore generale, e potrebbe anche essere lo stesso allenatore a racchiudere queste due figure (ma se ci fosse un Lippi o un Capello), che diriga le operazioni dal punto di vista tecnico e di raccordo tra la squadra e la società. E’ un po’ il motivo per cui Mancini ogni tanto batte in testa e minaccia le dimissioni. Insomma ci vuole un nuovo Moggi. O forse quello di prima, il mio amico Luciano. Marotta? Può essere ma gli manca il Garrone della situazione e rischierebbe di essere stritolato dal sistema torinese. E’ bravo, intelligente, non so se cadrà in tentazione. Voi le vedete queste due figure, l’uomo dell’assegno e il nuovo Moggi, sulla piazza, e all’orizzonte?”
27. Cobolli è rientrato in Lega dalla finestra quando prima, a settembre 2007, gli avevano sbarrato la porta bocciandolo. Cosa pensasti allora? Chi detiene il potere ora?
“Quella sconfitta di Cobolli è una pagina tutta da ridere. Pensava di andare in Lega, raccontare due balle, fare il figo e si illudeva che i voti si prendessero così. Ci vuole il metodo Matarrese: corridoi, telefonate, incontri, promesse, alleanze, qualche balla, un pò di aiuti di quà e di là. La Juve di Cobolli nel palazzo non conta e non conterà niente. Il palazzo non è grato alla Juve per essere stata di esempio, ma a chi l’ha giustiziata (a cominciare da Moratti e dalle intercettazioni) e a chi non ha mosso un dito. Pensate che qualcuno sia “passato all’incasso” o abbia “trattato” con la Federazione quando avevamo in mano l’arma del ricorso al TAR? Era quello il momento in cui bisognava portare a casa qualcosa. Il ragionamento da fare era: “Noi non ricorriamo al Tar se voi…”. E invece avete visto gli arbitraggi? Ormai un arbitro che dirige la Juve ha una sola preoccupazione: non favorirci, non fischiare il giusto, non sembrare che egli faccia o abbia fatto parte di quel sistema, mostrarsi “onesto” fischiandoci sempre contro. Tutto il contrario di ciò che gli arbitri fanno con i nuovi padroni dell’Inter”.
28. Pensi di aver pagato in Rai la scelta di dare spazio a Moggi? In Rai si paga se si va controcorrente?
”Sì, l’ho detto. E vi invito a rileggere le mie precedenti risposte su questo punto. Ma io ho la coscienza a posto, non devo giustificare nulla (ci mancherebbe altro che devo spiegare le ragioni per cui ho invitato Moggi: faceva e fa notizia!), e vado a testa alta. Sempre e comunque. Trovatemi un altro che si è dimesso dalla Rai senza avere in tasca un altro contratto. Non sono mica come Santoro, io: ha fatto credere che era stato cacciato, che era disoccupato, ma quando mai? Continuava a prendere uno stipendio d’oro”.
29. Per ultimo, da vero juventino pensi che rivivremo di nuovo le emozioni a cui la squadra ci aveva abituati oppure dovremo dire definitivamente addio alla Juve che eravamo abituati ad amare?
“Non fatemi sembrare rassegnato e privo di speranze. Le speranze io le ho, ma alle condizioni che dicevo prima: che questi se ne vadano. Ci hanno distrutto un sogno, la cosa più bella che potesse esistere, il gusto della vittoria, l’orgoglio dell’appartenenza, la nostra forza, la nostra compattezza. Come si possono perdonare i “colpevoli” che hanno distrutto tutto questo e che hanno consentito agli altri di deriderci, umiliarci, schiacciarci. Si possono perdonare a una sola condizione: che ci spieghino, chiaro e in modo convincente, perché hanno fatto tutto questo e come sono andate davvero le cose. Ma non lo faranno mai. Altrimenti, se dicessero la verità chiuderemmo le porte della sala e gli daremmo una lezione. Comunque sia, we’ll never walk alone, anche noi non cammineremo mai soli! - Forza Juve, e scrivetemi: www.gigimoncalvo.it”
Nota: Autorizziamo gli amici juventini a riportare l'intervista sui loro siti, specificandone la fonte tramite link. Chi vuole segnalare ad altri questo articolo, può farlo cliccando sull'icona "invia mail" presente in alto a destra. - 20 maggio 2008
http://www.ju29ro.com/interviste/544-risponde-piero-ostellino
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Roberto Calabrone
21/7/2008
Risponde Gigi Moncalvo
Redazione martedì 20 maggio 2008 00:05
Gigi Moncalvo
La ragione che ci ha spinto ad intervistare Gigi Moncalvo, è una soltanto: la sua juventinità abbinata alla ben nota libertà di pensiero, senza compromessi, che è di pochi giornalisti veri.
JUVENTINITA'
1. Gigi, in poche parole, cosa significa per te la Juve?
"Fino a qualche tempo fa solo gioia, allegria, passione. Ora la passione è rimasta ma la gioia passeggera di una domenica pomeriggio, in caso di vittoria, viene sempre offuscata da rabbia, desiderio di giustizia, voglia di rivincita verso chi ci ha fatto e ci fa tanto male e ha consentito agli altri di umiliarci e schiacciarci".
2. Ti ricordi perché sei diventato Juventino? Potresti rievocare il tuo primo ricordo bianconero?
"Sono diventato juventino poiché in un bambino quale ero, la fantasia veniva accesa dai dribbling e dalla ribellione di Sivori, dalla forza, dalla generosità, dal coraggio di John Charles, dall'orgoglio di tifare per una squadra che aveva Gianni Agnelli come primo tifoso. Il ricordo più bello è la prima partita vista dal vivo al Comunale di Torino. Allora non esisteva la tv a colori e vedere nella realtà luminosa, colorata, bellissima quello stadio, quella Juve, quella partita, quei campioni è stato un impatto bellissimo. L'abitudine del bianco e nero (in TV e nelle foto dei giornali) non rendeva la bellezza e il fascino di quei colori. Di quei campioni, di quegli scudetti".
3. Qual è la gioia più grande che ti ha regalato la Juve?
"Portare allo stadio uno striscione, un lenzuolo con le lettere cucite da mia madre: "Juve oh Juve del nostro cuor". L'ho appeso io, l'ho disteso io, ho avuto gli applausi per quello slogan. Un'altra gioia è stata singolare: nelle scuole superiori a 15 anni scrissi un tema sulla Juve, alla professoressa piacque e lo inviò a "Hurrà Juventus". Mi mandarono uno stemma d'oro che ho sempre portato sulla giacca fino a quando me l'hanno rubato. La gioia più grande è stato parlare con l'Avvocato della Juve, avveniva spesso, quando lo seguivo per la professione giornalistica in circostanze non sportive ma economico-aziendali-finanziarie. Una volta feci un'intervista, la prima e unica, a Boniperti a Firenze per il "Corriere d'Informazione", mandato da Piero Dardanello. L'Avvocato mi chiamò qualche giorno dopo e mi disse, ridendo, che voleva fare una rettifica: "Quando lei gli ha chiesto perché lo chiamavano "Marisa", Giampiero le ha risposto che per "vendetta" ha corteggiato ogni signora di nome Marisa che ha incontrato sul suo cammino. Non è vero. Ad esempio, mia cugina Marisa Nasi non è assolutamente mai andata a letto con lui…"
4. E quando ti ha reso più triste?
"La sera dell'Heysel a Bruxelles. Anch'io ho visto i morti, anch'io ho avuto paura. Quella partita non andava giocata. O perlomeno non bisognava esultare come fece Platini dopo quel rigore fasullo. Ma anche la condanna alla serie B mi ha reso triste, di una tristezza diversa. Arrendersi senza combattere (mi riferisco all'avvocato che ha chiesto la nostra condanna) non è da Juve, non è da uomini".
STAMPA E INTERCETTAZIONI
5. Tu lavori come giornalista da oltre 30 anni. Secondo la tua esperienza, puoi dirci attraverso quali canali giungono solitamente le soffiate che riguardano gli atti coperti dal segreto istruttorio? Sono solo strategie dei legali di parte o giungono anche direttamente dalle Procure?
"Trovare e avere atti coperti dal segreto è facile, o meglio non è difficile. In genere te li danno gli avvocati che hanno interesse a far filtrare qualche notizia favorevole ai loro clienti o dannosa per la controparte. Un magistrato in genere non ti dà mai direttamente un atto segreto. Ma ha mille modi per fartelo avere: fa segno, senza parlare, verso il cancelliere o un suo assistente (e lui esce dalla stanza), te lo lascia sul tavolo e se ne va per qualche minuto, ti suggerisce quali pagine guardare, per evitare di perdere tempo tra migliaia di pagine. Non esisterà mai la prova provata di un magistrato che passa delle carte. Ma c'è un modo per fartele avere senza che sia lui a passartele. Specie se si vuole creare un certo clima e avere l'appoggio dei grandi giornali svolgendo i processi sulla stampa, ben prima che vengano celebrati i processi (in aula) o pronunciate le sentenze. A Napoli ho trascorso molti mesi durante il caso e poi il processo a Enzo Tortora. Ne ho viste di cose…. Stavolta il sistema è lo stesso, il sistema "napoletano" l'ho conosciuto bene".
6. Fiorani, Consorte, Ricucci... Giraudo. Chi vede un filo conduttore nelle disavventure giudiziario-mediatiche di questi personaggi è un visionario o un assennato che non ha bisogno di entrature nell'universo RCS?
"Non è né un visionario né un marziano. Non c'è bisogno di entrature nell'universo RCS (Corriere, Gazzetta) o Fiat (La Stampa) per capire i tratti in comune di quelle vicende. Fiorani (e quindi il Governatore Fazio), Consorte, Ricucci sono stati distrutti da una campagna mediatica del Corriere, dalla potenza di fuoco di via Solferino. Per ragioni legate agli interessi della variegata proprietà del giornale. Fiorani rischiava di creare una banca forte e potente e fuori dal "sistema" (e Banca Intesa, Bazoli e Passera, Geronzi, sono azionisti di primo piano del Corriere, e di Bankitalia). Consorte dava man forte al banchiere di Lodi e andava fatto fuori, anche per mandare un segnale a Fassino e D'Alema, come dire "non difendetelo troppo e state lì buoni e zitti, altrimenti ce n'è anche per voi, come ben sapete. Il "povero" Ricucci (inventore della famosa e fantastica frase "So' capaci tutti de ffa i froci cor culo degl'altri!") stava scalando il Corriere e ha un po' esagerato. Andava fermato perché nel "salotto buono" i Tronchetti Provera & C. erano inorriditi dal pensiero di avere seduto accanto nel Cda uno come lui. Per non parlare di Paolo Mieli: ve la vedete Anna Falchi (l'allora signora Ricucci) salire le scale di via Solferino e andare a parlare "da padrona" con Mieli? Per quanto riguarda Giraudo, le tracce potrebbero portare a LCdM, a Luca. Almeno questo è quanto ha detto Luciano Moggi quando lo intervistai in TV a "Confronti" chiedendogli di fare le percentuali su una serie di nomi che venivano ritenuti, a torto o a ragione (infatti non ci sono nè prove nè certezze) una sorta di "mandanti". Io feci i nomi di Carraro, Galliani e Montezemolo. Su Galliani, Moggi fu benevolo. Su Carraro un po' meno, su LCdM molto ma molto meno e gli attribuì la percentuale maggiore. Il "Corriere", con la Gazzetta (e La Stampa) potrebbe aver completato, ma è impossibile dire se volontariamente o involontariamente, un lavoro iniziato un anno prima non sui giornali ma altrove. La data è quella della morte di Umberto Agnelli, un solo anno dopo la scomparsa del fratello Giovanni. Giraudo, da sempre molto legato e fedele a Umberto, voleva proseguire sulla stessa strada di sempre portando a poco a poco Andrea Agnelli, figlio di Umberto, al vertice societario della Juve. Giraudo e Moggi avrebbero consentito a Andrea di inserirsi bene, vincendo, mettendosi in luce, diventando un astro di prima grandezza (grazie alla gestione del calcio e della Spa Juve) anche nell'universo Fiat. Non c'è niente di meglio (lo insegna LCdM alla Ferrari) dello sport come "vetrina" per lanciare un personaggio e creargli un piedistallo. E Andrea faceva "paura": perché si chiama Agnelli, perché Giraudo e Moggi gli avrebbero consentito una gestione attiva e brillante della società, perché avrebbe avuto grandi successi, perché i tifosi lo avrebbero fatto diventare un idolo. Ma, in quello stesso momento, i disegni dei veri padroni della Fiat erano altri. Si stava puntando su un altro giovane, e non "soltanto" per la Juve, ma per tutto l'impero Fiat, IFI, e IFIL: John Elkann. Puntavano su di lui, solo su di lui, LCdM ma soprattutto Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens. E' chiaro che a tutti loro "conveniva e conviene" avere in mano un giovane inesperto da formare con pazienza come John, per "controllarlo", stare sempre al suo fianco, assisterlo in un lavoro difficile e irto di ostacoli come quello che gli è toccato in sorte. Se si riesce a controllare e conquistare la fiducia di colui che apparentemente è il numero uno, specie se acerbo o inesperto, l'"Erede", il nipote del nonno Gianni, si è sicuri (per i "controllori") di non perdere il potere, anzi di averne sempre di più. Ma, se l'ascesa del delfino, viene controbilanciata, in casa, da un altro giovane, bravo, brillante, serio, di successo, osannato dai giornali e da milioni di tifosi, ecco che si corre il rischio di veder tramontare i propri piani. Andrea al vertice della Juve avrebbe fatto ombra a John, o meglio a chi aveva pensato a lui come "delfino" per occupare un vuoto, apparente, di potere. E quindi Andrea avrebbe addirittura messo a rischio l'operazione di lanciare in orbita John. Infatti, dopo due anni di vittorie e di successi nella Juve, sarebbe diventata probabile la candidatura di Andrea per i galloni del comando anche in altri settori dell'impero, non solo in quello sportivo. Per frenare o impedire l'ascesa di Andrea, diventava funzionale la caduta dei due uomini, Giraudo in particolare, che lo avrebbero portato al successo e che si sarebbero battuti per lanciarlo e proteggerlo. Ecco quindi che il ramo Gabetti-Grande Stevens, verosimilmente, non può vedere di buon occhio che Andrea vada a offuscare il disegno di puntare su John. Non importa se Andrea si chiama Agnelli! Anzi, come si può concepire che sia il figlio di Umberto e non il nipote di Gianni ad avere il predominio o a rischiare di prendere un giorno il comando? Ecco quindi da dove e come potrebbe nascere l'"operazione", o quantomeno ecco il motivo di tanta accondiscendenza verso l'operazione di affossamento della Juventus perseguita da altri. E' chiaro che Gabetti e Grande Stevens potrebbero smontare questa ricostruzione dicendo che loro non hanno fatto altro che seguire, a proposito di John, i voleri dell'Avvocato, espressi nella famosa "Lettera di Monaco" scritta poco prima che Gianni Agnelli entrasse in sala operatoria per il secondo delicatissimo intervento al cuore nel Luglio 1997. In quella lettera l'Avvocato indicava John come suo successore al vertice Fiat e stabiliva anche l'assegnazione a lui di un 25% delle quote azionarie della "Dicembre Società Semplice" che è la società-cassaforte che custodisce il potere e il controllo di tutti i rami del gruppo. Tornando alla Juve non dimentichiamoci che il presidente della Juve era Grande Stevens. Egli quindi era il "datore di lavoro", il "cliente" che per conto della Juve ha ingaggiato l'avvocato Zaccone, gli ha pagato la parcella e gli ha dato la linea. Quando ci meravigliamo che un avvocato come Zaccone abbia chiesto la serie B, la condanna della società che lui avrebbe dovuto difendere e tutelare, non dimentichiamo che un legale, comunque e sempre, segue le indicazioni e i voleri del "cliente", cioè di chi gli paga la parcella. Se non gli va, dà le dimissioni e rinuncia alla difesa. Per capire quale sia il potere di Grande Stevens, quanto egli conti nel mondo forense e giudiziario, basta leggere il suo libro autobiografico "Vita d'un avvocato" (Cedam, Padova, 2004). Ve lo immaginate l'avvocato Zaccone che non "ubbidisce" a un cliente come Grande Stevens o non segue i suoi "consigli" giuridico-legali? Ecco, io credo che la colpa di Grande Stevens, del presidente onorario della Juve attuale e presidente di "quella Juve" sia doppia: egli non solo ha dato l'impressione di non aver difeso con decisione e passione la sua società (nell'ambito giuridico, se egli vuole, è ben più potente del professor Guido Rossi), ma forse ha determinato una situazione per cui l'avvocato difensore da lui scelto alla fine non ha difeso la Juve con la necessaria determinazione, e addirittura ne ha chiesto la condanna al massimo, quasi, della pena. Se si valuta ogni avvenimento del passato in questa cornice, si capiscono molte cose e si capisce bene chi sono i "colpevoli". Che cosa volete che significhi la retrocessione della Juve, se si ha di mira il controllo del gruppo Fiat, dell'IFI, dell'IFIL? Che cosa volete che importi, anche oggi, a costoro (John in testa) della Juve? Hanno il 62% delle azioni, possono fare ciò che vogliono. Ma il dato di fondo è e resterà sempre questo: se hanno lasciato mandare in B la Juve, venduto i pezzi pregiati, rinforzato le altre squadre, che cosa volete che gli importi del futuro e del presente della squadra, di noi tifosi, del senso di rispetto andato perduto, dell'onore e dell'orgoglio di tutta la gens bianconera? A questi non gliene frega niente della Juve. Se Marchionne insistesse la venderebbero in cinque minuti…."
7. Cossiga dopo il caso-Mastella ha dichiarato: "I magistrati chiamano il funzionario di turno e gli dicono: "Lei intercetti Tizio e metta da parte i nastri. Se c’è qualcosa di utile per la mia inchiesta, ho già lasciato lo spazio in bianco negli atti. In caso contrario, conserviamo le registrazioni perché possono sempre servire." Nessuno ha smentito Cossiga. Non c'è da essere sconcertati?
“Sì, ma accade proprio così. Il Presidente Cossiga se ne intende di queste cose. E se lo dice, vuol dire che lo sa. Avete notato che da tempo cercano di dipingerlo come “uno strano”, “uno che dice cose folli”, “uno da non credere”, “uno che fa sparate”. Credo che abbiano paura di ciò che dice Cossiga, delle sue verità, e vogliano farlo passare per matto soprattutto per togliere credibilità a quanto dice”.
8. Gigi Moncalvo, che giudizio dai della deontologia dei tuoi colleghi durante Calciopoli? Noi abbiamo contato pochi giornali e giornalisti rispettosi dei vostri codici professionali.
“Ahimè, quelli che tu chiami “i codici professionali” non esistono per tutti. Io credo che in ogni campo, specie nel nostro, non ci debbano essere solo codici, disposizioni, norme: ma occorra soprattutto una vera “coscienza” professionale. E’ lei a dettare il tuo comportamento, la tua etica, a connotare la tua morale, la tua dignità, la tua onestà professionale. Gli americani, a proposito della mia categoria dicono: “I giornalisti italiani si dividono in due categorie: quelli che non scrivono ciò che sanno, e quelli che scrivono ciò che non sanno”. Quanti giornalisti saprebbero, dopo anni di attesa prima di entrare in una redazione, ribellarsi al loro direttore, al loro caporedattore, al vento che tira? Quanti sarebbero disposti a mettersi in gioco, magari arrivando anche alle dimissioni, pur di evitare di compiacere i loro superiori invece della loro coscienza? Vedi, oggi un giornalista che segue il vento, capisce che se lo mandano a Napoli a seguire il processo o a Roma per la GEA, deve scrivere ciò che appartiene alla “linea” del giornale. Se va fuori linea e scrive quello che vede, quello che sente, quello che emerge davvero dalle udienze, lo richiamerebbero subito, basta trasferte e note-spese, basta articoli in prima pagina e titoloni tutti per te. Torna a Milano e da ora in avanti ti occuperai di curling, e scriverai solo notizie a una colonna”.
9. Calciopoli scoppia in largo anticipo sulla chiusura delle indagini a causa di una fuga di notizie che i pm di Napoli, scrisse Repubblica, attribuirono al Nucleo Provinciale dei carabinieri di Roma che curava le intercettazioni. Che idea si è fatto riguardo alla dinamica degli avvenimenti?
“Ma guarda che strane fughe di notizie! Ma guarda che strane sintesi e “distillazioni” delle intercettazioni, pubblicazione di certe frasi e non di altre, riscontri mai fatti o utilizzati solo in un senso! Ma guarda anche che strani nomi ricorrono in alcune vicende misteriose: l’agenda di Borsellino che viene fatta sparire da qualcuno in divisa appena dopo la strage, un ufficiale messo sotto inchiesta per lo strano uso delle intercettazioni, tutti e due costoro che compaiono in scena anche per Napoli e Roma. Ah, che bello se Cipriani, Tavaroli & C. trovassero qualche magistrato che li ascolta solo su questo tema: il “Dossier Ladroni” della Telecom e l’avvio di “Calciopoli”. Forse si capirebbe che qualche “santo” non è e non è mai stato tale, e nemmeno qualche “beato”, qualcuno di questi che vogliono far credere di essere “onesti”…”
CALCIOPOLI E LA POLITICA
10. Guido Rossi. Una scelta personale di Petrucci o un'imposizione dalla politica? Perché proprio un ex CDA Inter quando era palese che a trarre vantaggio da Calciopoli sarebbero state Roma ed Inter? Crede che Geronzi, che si dice consigliò ai soci di Abn Amro la nomina di Rossi a legale nel caso Antonveneta, abbia avuto un ruolo?
”La “cupola” del calcio è anche quella che controlla questo paese: veri poteri forti che contano molto di più della politica, della stessa magistratura, e purtroppo anche di tutti noi cittadini messi insieme. Il potere finanziario-bancario ha bisogno del calcio, e degli scandali (creati ad arte) legati ad esso per distrarre l’opinione pubblica, per far parlare di altro, per continuare a fare i suoi giochi senza che nessuno disturbi i manovratori. Guido Rossi è un uomo del sistema, ma non solo. Geronzi non è solo un grande banchiere e il datore di lavoro di Carraro, ma molto di più. Gli intrecci sono tanti e notevoli. Se uno va a vedere qual è stata la parcella di Guido Rossi per curare la vicenda Antonveneta, impallidisce e s’incazza. Ma si domanda anche: a un signore come Rossi, che ti fattura mille dollari ogni minuto del suo tempo, come è venuto in mente di dedicare alcuni mesi del suo preziosissimo, e ben retribuito tempo, per “ripulire” il mondo del calcio (si è visto con quali scarsissimi risultati!)? Beh, se tu fai un grosso favore a qualcuno, certe volte sembra che glielo hai fatto gratis, ma la riconoscenza del beneficiato poi passi a incassarla col primo grosso incarico che egli per riconoscenza e gratitudine ti affida”.
11. Con un Governo differente, pensi che Calciopoli avrebbe avuto il medesimo decorso e il medesimo esito?
"Il governo, i partiti, la politica contano meno di quanto si creda. Oggi, da anni, contano la finanza, le banche, gli affari. Il Sostituto procuratore Greco di Milano in un libro dice che se oggi vuoi fare affari e miliardi non ti "compri" un politico facendogli approvare le leggi che ti servono. Fai prima ad andare a Londra a "comprarti" un broker o un finanziere che manovra derivati e bond: in un attimo inventa qualche "prodotto finanziario" per fregare milioni di piccoli risparmiatori. E il guadagno è rapido è assicurato. Voglio dire: oggi è più potente un banchiere o un ministro? E' chiaro che la politica, il potere politico ti può essere utile in funzione "difensiva", allorché (dopo aver preso una botta) tu capisci la lezione e cerchi almeno di rialzarti. La Juve, contrariamente al Milan e alla Fiorentina, non ha avuto una struttura di potere difensiva (non parlo dell'avvocato del processo), un Berlusconi (che ha confessato di aver passato settimane a studiare le carte su Meani e ad "adoperarsi" perché la giustizia trionfasse, ma solo a favore del Milan, evidentemente). Anche Diego Della Valle è potente, appartiene all'alta finanza, è azionista del Corriere, è in società con LCdM, bisogna fare i conti con lui. Perfino Lotito si è dato da fare col giro politico romano e ha portato a casa qualcosa per la sua Lazio.
Noi invece da chi siamo stati difesi? Perché i potenti LCdM, Gabetti e Grande Stevens non hanno mosso un dito, anzi? Se lo avessero fatto anche noi avremmo preso solo una penalizzazione, ma in serie A. Ne sono certo. No, si voleva la Juve in B, Moggi e Giraudo dipinti come lebbrosi, gangster, delinquenti. E ora, il pm Narducci, ci dice anche: piduisti. Ma che P2 era se si è fatta mettere sotto così? Come mai Narducci non ha trasformato questi suoi proclami in capi di imputazione relativi all'organizzazione atta a sovvertire i poteri dello Stato, calcistico spero. Bum! Bum! Bum!
Mi è capitato recentemente di leggere una cosa tremenda. Su "Style", il mensile del Corriere della Sera (numero di marzo 2008), c'è un articolo di Dario Di Vico, vicedirettore del "Corriere" e uomo di fiducia di Paolo Mieli. Nelle pagine iniziali di quel magazine c'è una scheda di presentazione dei principali editorialisti e quindi anche di Di Vico. Viene scritto su di lui: "Come tutti i bravi direttori odia Totò Riina, Bin Laden, Ahmadinejad, il Ku Klux Klan e Luciano Moggi". Vi faccio notare il verbo "odiare" e l'espressione "come tutti i bravi direttori". Ma 'sta roba Di Vico se l'è scritta lui o ha consentito che gliela scrivessero? Si riconosce in quella mini-biografia? Se sì, non si vergogna? Se no, perché non fa cacciare dall'alto del suo potere quello sprovveduto che ha scritto quelle cose? Un fatto è certo: all'interno di RCS Editore, i "bravi direttori" odiano Riina, e va bene, Bin Laden, e va bene, Ahmadinejad, e va bene, il Ku Klux Klan, e va bene, ma il nostro Luciano che cosa c'entra? Per quali reati, di grazia, è stato riconosciuto colpevole e quando?
Complimenti, comunque al vicedirettore del Corriere della Sera. Nei sette anni in cui ci ho lavorato io, il Corriere aveva un altro stile, altri uomini e non erano tutti appecoronati al potere dominante, nemmeno in fatto di calcio. E alla Gazzetta sono lontani i tempi di Gualtierino Zanetti, Gianni Brera, Bruno Raschi, Luigi Gianoli, Gino Palumbo. Vedete, la cosa che mi fa più rabbia è questa: sappiamo tutti che sarebbe bastata una sola telefonata di Montezemolo a Mieli e Verdelli per far interrompere il massacro della Juve: una telefonata dell'"azionista" ottiene sempre effetto. Ma Montezemolo quella telefonata non l'ha mai fatta, anzi, sembra il contrario. L'ennesima conferma che non gliene frega niente della Juve".
12. Ritiene che il modo in cui è stata gestita Calciopoli abbia danneggiato l'immagine del Paese e influito sulla mancata assegnazione degli Europei 2012?
"Si, e questa è la bella lezione che si sono presi certi furbacchioni che grufolano nel formaggio del sistema. Siamo stati battuti persino da Polonia e Ucraina per gli Europei 2012. Pensate che smacco per i campioni del mondo in carica. Quando si festeggia e si delira per una vittoria (l'Expò di Milano) bisognerebbe anche andarsi a nascondere per uno smacco come quello degli Europei. E così sono sfumati miliardi di "torte", che loro pensavano di confezionare, per costruire stadi e alberghi e strade. E Carraro è sempre lì al suo posto. Ma Geronzi che se ne fa?".
IL COMPORTAMENTO DELLA PROPRIETA'
13. Al primo apparire delle intercettazioni John Elkann dichiara di essere vicino a squadra e allenatore, implicitamente scaricando la Triade. In pratica, la condanna della Juve alla B viene ufficializzata dalla stessa proprietà. Secondo lei in quella scelta, quanto c'è di ingenuità e quanto di scelta calcolata?
"Rimando a una delle risposte precedenti, la numero 6. Se esaminiamo i fatti alla luce di quanto ho detto, appariranno chiare anche quelle parole di John, i suoi comportamenti di allora e di oggi, e il suo atteggiamento passivo verso la Juve (altro che passione!). Il suo obiettivo era scaricare la Triade, perché la Triade poteva consentire a suo cugino Andrea di diventare più bello e lucente di lui. Moggi ricorda che un giorno, inaspettatamente, quando tutto sembrava andare non bene ma benissimo, Giraudo gli disse: "Luciano, ci hanno fatto fuori. A fine stagione ci cacciano". Luciano non aveva gli elementi di Giraudo per capire quel quadro. La vergogna è che per far fuori loro due è stata fatta fuori anche la Juve".
14. Passiamo all'aspetto tecnico. La IFIL nel periodo più caldo, quello in cui bisognava difendersi ogni giorno, ha impiegato un mese e mezzo per formare il nuovo CDA. Ne è valsa la pena? Condivide quelle scelte? Fu impreparazione o cosa?
"No, erano i giochi di potere e di assestamento in atto per cercare di occupare alcuni vuoti. E' chiaro che l'ascesa di John ha creato malumori e dissidi dentro la grande famiglia. La vicenda dell'eredità (quella patrimoniale) dell'Avvocato è un chiaro segno della guerra che era ed è in corso. Persino per fare il Cda della Juve la IFIL ha dovuto mediare, meditare, e soprattutto trovare chi accettasse, in quel momento difficile per la Juve ma strategicamente decisivo per il futuro assetto del gruppo FIAT, di bere l'amaro calice della Juve in B. Il mondo economico-finanzario-sportivo pullula di personaggi che si possono definire "affidabili" (dal punto di vista di un disegno societario). La domanda è, ancora una volta: a tipi scelti sulla base di simili requisiti, della Juve fregava o non fregava qualcosa? Erano anche tifosi oppure a loro mancava la fiamma della passione nel cuore?.
15. La nota vicenda di Lapo Elkann è stata spesso tirata in ballo riguardo a Calciopoli. Posto che Luciano Moggi, come confermato dallo stesso Lapo, non c'entra nulla, tu credi che fra le due vicende esistano dei collegamenti?
"No, assolutamente. Semmai esistono dei collegamenti tra gli assetti di potere inter-familiari di un certo gruppo e certi avvenimenti. Non dimentichiamo che Lapo prima di quella nottata con "Patrizia" aveva importanti incarichi dentro il gruppo Fiat. Poi è stato fatto fuori e liquidato (a quanto afferma "Dagospia") con 160 milioni di euro, come se si "vergognassero" di avere uno come lui, come se temessero che ci ricascasse e potesse portare di nuovo disdoro al buon nome della Casa. Io penso sia impossibile che il servizio di sicurezza che ha il compito di proteggere e sorvegliare i più importanti uomini del gruppo potesse essersi "scordato" di Lapo. Ve lo immaginate Lapo in auto che gira da solo di notte per Torino, senza scorta, e quindi può facilmente essere riconosciuto da certi malintenzionati e diventare bersaglio, ad esempio, di un sequestro? Mi pare impensabile che Lapo, anche se con la massima discrezione, sia stato lasciato solo, e quindi mi pongo molte domande, come fanno tutti. Qualcuno gli ha organizzato un "pacco"? Se è così come è potuto passare inosservato? Se pensiamo che Lapo è arrivato a un passo dalla morte e solo per un miracolo si è salvato, c'è da chiedersi: qualcuno voleva davvero ucciderlo oppure chi ha "organizzato" il tutto, se ha sbagliato i calcoli, è un criminale che non era adatto a fare quell'ipotetico "lavoro sporco" o ha "capito male" gli ordini che gli sono stati dati? Se si leggono le interviste di Lapo anche molto tempo dopo quella vicenda (Vanity Fair, 26 luglio 2007, a Sara Faillaci "Io combatto", e Paolo Berizi sulle pagine milanesi di "Repubblica") si capisce bene con chi ce l'ha. Ma forse non solo per quella cosa. Provate, nella mia ricostruzione precedente, a sostituire il nome "Andrea Agnelli" con quello di "Lapo Elkann". Certo che Andrea o Lapo sarebbero stati due bei presidenti! Meglio di questo ci vuole poco."
16. Se lei fosse stato proprietario della Juve, per il processo sportivo, avrebbe scelto un pur valente penalista o un avvocato esperto in Diritto Sportivo?
"Io non ho mai visto un avvocato, penalista civilista o di diritto sportivo, chiedere la condanna del suo cliente al massimo (quasi) della pena, sia pure come richiesta subordinata. Il problema non è il valore del legale, ma quello che gli hanno detto di fare. E' grave aver eseguito i voleri del "cliente" senza ribellarsi".
17. A dicembre Blatter ha confermato il ruolo determinante di Montezemolo, uno che ha sempre detto di non occuparsi della Juve, dove peraltro non ha cariche, nella decisione di ritirare il ricorso al TAR. Perché lo ha fatto ed in cambio di che, secondo te?
”Anche a LCdM, così come a Gabetti e Grande Stevens, conveniva che il delfino fosse John e che nessun altro giovane astro nascente offuscasse questo disegno di potere. Il fatto è che John forse ci crede davvero di essere lui, e non altri, a decidere, ad avere il potere vero.”
IL POST CALCIOPOLI
18. Ti sembra normale che personaggi che hanno promosso azioni di spionaggio industriale a spese dei propri azionisti e, in un caso, dei propri contribuenti, oggi continuino a guidare delle società per azioni o, peggio, delle società sportive?
”Chi è senza vergogna è capace di fare questo ed altro”.
19. Nello scandalo Telecom è saltata fuori una "pratica Como" nella quale risultano spiate e dossierate la Juve e la FIGC. Noi, a differenza dei media silenti, vorremmo sapere quali informazioni furono raccolte e per conto di chi. Ritieni che esista la possibilità di riuscirci o lo scandalo Telecom resterà uno dei tanti misteri italiani?
”Lancio un appello a tutti: cerchiamo l’indirizzo di Tavaroli, Cipriani & C., scriviamo loro una bella lettera e chiediamo di dire, se lo vogliono, quello che sanno limitatamente alla vicenda Telecom e calcio”.
20. Alcuni tifosi credono che ormai quel che stato è stato e che la cosa più giusta da fare sia dimenticare il passato e guardare avanti dando fiducia alla nuova Juve. Sei d’accordo?
”Sì, può essere. Ma a una condizione: che Blanc, Cobolli e la banda spariscano dalla circolazione. Piazza pulita ci sarà solo quando anche loro si toglieranno dai piedi. O tutti o nessuno. Comunque vada, non si può dimenticare, non è un peccato ricordare. La strada sarà lunga e difficile, ci hanno spezzato un sogno, ci hanno tolto certezze e speranze. E questo è delittuoso contro milioni di persone. Pensate a quanti bambini, a quanti ragazzi sono stati presi in giro dai loro coetanei solo perché tifavano Juve, pensate quanti anni ci vorranno prima che qualcuno dell’ultima generazione, nell’acerba età in cui si fa la “scelta” della squadra del cuore, torni a tifare Juve. Sapete quanti tifosi del Milan sono diventati tali grazie al Milan di Sacchi, a Gullit, Van Basten & C. Io temo (ma spero di no) che moltissimi giovani abbiano abbandonato la Juve o non l’abbiano più scelta perché si “vergognavano”. Loro, noi, tutti non abbiamo niente di cui vergognarci. E’ questa la colpa maggiore di chi ha ordito questa vicenda. Ed è rimasto impunito e nascosto nell’ombra”.
21. A distanza di quasi due anni dalla deflagrazione di Calciopoli c'è chi (associazioni, forum su Internet, ecc.) continua a battersi per far emergere la verità sulla regolarità del processo sportivo e sulla fuga di notizie che l'ha generato. Secondo te, a livello legale, è più probabile ottenere giustizia dal TAR o da un giudice in Europa?
”No, la giustizia secondo me non arriva per queste vie. Il potere ha modo di contrastarle, fermarle, disinnescarle. La vicenda Bosman, sfuggita alle mani di chi controllava il calcio mondiale e ha sottovalutato gli effetti di quella storia, ha insegnato ai “parrucconi del calcio” che non bisogna più correre simili pericoli. Se Platini fosse di un’altra pasta e non mirasse al potere, si potrebbe fare appello (e qualcos’altro) alla sua juventinità. Ma io temo invece che sia stato lui a consigliare Blanc e a contribuire a metterlo lì. E quindi non c’è da fidarsi. Occorre, io credo, cercare le carte, i documenti e lentamente, faticosamente, tentare di rompere questo muro che sembra invalicabile ma non lo è. Io sto scrivendo un libro. Sarà composto da quasi 500 pagine. Troppe lo so. Ma la storia va raccontata in modo compiuto. Ho bisogno anche del vostro aiuto per avere documenti, interrogatori, verbali, articoli, interviste. Scriviamolo tutti insieme, facciamo il compendio di tutto ciò che è stato scritto, riordiniamolo e mettiamolo in successione con tutto quello che è avvenuto prima, durante, dopo. Forza, ragazzi, salviamo noi la Juve”.
22. Queste iniziative hanno grosse difficoltà a farsi conoscere dal grande pubblico e in genere sono ignorate dai media. Pensi che a contribuire a questo silenzio ci sia anche la "compostezza", per molti "freddezza", della tifoseria juventina? Come sarebbe stata trattata la materia se avesse riguardato, per esempio, una squadra romana?
”Non ne parliamo. Non vedete che tipo di protezione hanno saputo creare intorno a Totti? Non se ne può parlare male. Mai. Ed è scattata una forma di autocensura dei media. Si tace per paura delle radio romane, delle reazioni dei tifosi, e quindi non si fa più informazione, viene a cadere la libertà di critica e di giudizio. La tifoseria juventina è più composta, ma io non mi preoccupo di questa caratteristica. Mi fa più paura la rassegnazione, la voglia di dimenticare, l’amore della Juve che prevale su tutto il resto e porta ad accettare tutto e tutti, le bufale che ci propinano sulla campagna acquisti, l’assenza di conoscenze tecniche dei dirigenti, un allenatore e alcuni giocatori che non sono da Juve. La mia paura è che noi che stiamo all’opposizione tra un po’ veniamo considerati come dei rompicoglioni e veniamo chiusi in una “riserva indiana”. E questo è l’obiettivo di Cobolli & C. Ma io nella vita ho sempre preferito stare con chi è all’opposizione, mai con chi è al governo. Sono, siamo dei “disubbidienti” che ragionano con la propria testa”.
23. Moncalvo, nelle redazioni le notizie "girano" prima che arrivino al pubblico o ai diretti interessati. Cosa prevedi possa accadere nel breve periodo?
“Hanno bisogno di completare l’opera di demolizione di Moggi, lo vogliono vedere lapidato, distrutto, piegato e vinto. Provano un fastidio enorme che egli sia vivo e vegeto, che scriva su “Libero”, che non stia zitto, che si difenda, che contrattacchi, che controbatta. Non vedete che cosa capita a chi, come me, è andato a presentare il suo libro e lo ha invitato nella trasmissione che avevo su Raidue? Ho dovuto andarmene. La Gazzetta ha perfino fatto scendere in campo il portavoce di Fassino (quando costui contava qualcosa), il capo del sindacato giornalisti Rai (che ha parlato di me anche se io non sono iscritto al suo sindacato, e quindi lui che vuole?), hanno cercato perfino l’on. Lusetti e attivato la Commissione Parlamentare di Vigilanza. Ho preferito andarmene. Non avete visto che cosa hanno messo in piedi per alcune recenti telefonate fatte a Moggi e che non avevano alcun rilievo di indagine? Vogliono fargli il vuoto intorno. Nessuno lo deve più chiamare, va isolato e messo in un ghetto. Rileggetevi poco più sopra le frasi del vicedirettore del Corriere della Sera, Di Vico.”
24. Nuovo Governo, secondo te cambierà qualcosa? Quali sono le tue previsioni?
“No, non cambierà niente. Ma quale governo ha la forza e la determinazione per mandare a casa Matarrese, Carraro, Petrucci, Abete, Gussoni. Costoro fanno comodo a tutti. In questi anni hanno fatto (o fatto credere di aver fatto) talmente tanti favori che ci sarà sempre chi gli deve qualcosa e sarà disposto a salvarli. Anni fa Gianfranco Fini, che era al governo, fece una terribile battaglia contro Carraro. Persa.”
25. A livello di giustizia sportiva, è ammissibile, a tuo parere, un superpotere decisionale concentrato in un solo uomo, Palazzi, senza nessun contrappeso alle sue decisioni?
”No, questa è dittatura. Ci vogliono sempre dei bilanciamenti, degli organi di controllo. Altrimenti è il caos. E’ vero che quelli di adesso non controllano nulla, poiché sono stati nominati da chi dovrebbe essere controllato, ma un uomo solo avrebbe nelle sue mani troppo potere e potrebbe abusarne”.
LA NUOVA JUVE
26. Sono passati già due anni del piano quinquennale descritto da Blanc. Vedi segnali che fanno sperare nel pronto ritorno ad una società e una squadra competitiva ai massimi livelli italiani ed europei? Vedi le competenze necessarie?
”No, purtroppo. Non ho speranze. Vedo incapacità tecnica, confusione di ruoli, indecisione, titubanze. I nodi da sciogliere sono due: anche la Juve ha bisogno di un “padrone” che alla fine della stagione firmi l’assegno come fanno Berlusconi, Moratti, Sensi, Garrone e altri. Noi non ce l’abbiamo. Secondo: ci vuole un direttore sportivo o direttore generale, e potrebbe anche essere lo stesso allenatore a racchiudere queste due figure (ma se ci fosse un Lippi o un Capello), che diriga le operazioni dal punto di vista tecnico e di raccordo tra la squadra e la società. E’ un po’ il motivo per cui Mancini ogni tanto batte in testa e minaccia le dimissioni. Insomma ci vuole un nuovo Moggi. O forse quello di prima, il mio amico Luciano. Marotta? Può essere ma gli manca il Garrone della situazione e rischierebbe di essere stritolato dal sistema torinese. E’ bravo, intelligente, non so se cadrà in tentazione. Voi le vedete queste due figure, l’uomo dell’assegno e il nuovo Moggi, sulla piazza, e all’orizzonte?”
27. Cobolli è rientrato in Lega dalla finestra quando prima, a settembre 2007, gli avevano sbarrato la porta bocciandolo. Cosa pensasti allora? Chi detiene il potere ora?
“Quella sconfitta di Cobolli è una pagina tutta da ridere. Pensava di andare in Lega, raccontare due balle, fare il figo e si illudeva che i voti si prendessero così. Ci vuole il metodo Matarrese: corridoi, telefonate, incontri, promesse, alleanze, qualche balla, un pò di aiuti di quà e di là. La Juve di Cobolli nel palazzo non conta e non conterà niente. Il palazzo non è grato alla Juve per essere stata di esempio, ma a chi l’ha giustiziata (a cominciare da Moratti e dalle intercettazioni) e a chi non ha mosso un dito. Pensate che qualcuno sia “passato all’incasso” o abbia “trattato” con la Federazione quando avevamo in mano l’arma del ricorso al TAR? Era quello il momento in cui bisognava portare a casa qualcosa. Il ragionamento da fare era: “Noi non ricorriamo al Tar se voi…”. E invece avete visto gli arbitraggi? Ormai un arbitro che dirige la Juve ha una sola preoccupazione: non favorirci, non fischiare il giusto, non sembrare che egli faccia o abbia fatto parte di quel sistema, mostrarsi “onesto” fischiandoci sempre contro. Tutto il contrario di ciò che gli arbitri fanno con i nuovi padroni dell’Inter”.
28. Pensi di aver pagato in Rai la scelta di dare spazio a Moggi? In Rai si paga se si va controcorrente?
”Sì, l’ho detto. E vi invito a rileggere le mie precedenti risposte su questo punto. Ma io ho la coscienza a posto, non devo giustificare nulla (ci mancherebbe altro che devo spiegare le ragioni per cui ho invitato Moggi: faceva e fa notizia!), e vado a testa alta. Sempre e comunque. Trovatemi un altro che si è dimesso dalla Rai senza avere in tasca un altro contratto. Non sono mica come Santoro, io: ha fatto credere che era stato cacciato, che era disoccupato, ma quando mai? Continuava a prendere uno stipendio d’oro”.
29. Per ultimo, da vero juventino pensi che rivivremo di nuovo le emozioni a cui la squadra ci aveva abituati oppure dovremo dire definitivamente addio alla Juve che eravamo abituati ad amare?
“Non fatemi sembrare rassegnato e privo di speranze. Le speranze io le ho, ma alle condizioni che dicevo prima: che questi se ne vadano. Ci hanno distrutto un sogno, la cosa più bella che potesse esistere, il gusto della vittoria, l’orgoglio dell’appartenenza, la nostra forza, la nostra compattezza. Come si possono perdonare i “colpevoli” che hanno distrutto tutto questo e che hanno consentito agli altri di deriderci, umiliarci, schiacciarci. Si possono perdonare a una sola condizione: che ci spieghino, chiaro e in modo convincente, perché hanno fatto tutto questo e come sono andate davvero le cose. Ma non lo faranno mai. Altrimenti, se dicessero la verità chiuderemmo le porte della sala e gli daremmo una lezione. Comunque sia, we’ll never walk alone, anche noi non cammineremo mai soli! - Forza Juve, e scrivetemi: www.gigimoncalvo.it”
Nota: Autorizziamo gli amici juventini a riportare l'intervista sui loro siti, specificandone la fonte tramite link. Chi vuole segnalare ad altri questo articolo, può farlo cliccando sull'icona "invia mail" presente in alto a destra. - 20 maggio 2008
http://www.ju29ro.com/interviste/544-risponde-piero-ostellino
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Roberto Calabrone
21/7/2008