giovedì, luglio 27, 2006

Ha Vinto Zaccone.....purtroppo

HA VINTO ZACCONE ... PURTROPPO PER NOI! ........Pubblicato il 26.07.2006i Antonio La Rosa
.Vi sembrerà strano ma è la verità, la difesa della Juve era finalizzata ad una serie B con penalizzazioni, e così è stato.
Ma evidentemente la proprietà e la dirigenza non si aspettava che a fronte di una sentenza del genere, le altre venissero punite lasciandole tutte in A, e addirittura il Milan "punito" con i preliminari di CL, anzichè la qualificazione diretta, come conseguita sul campo. E probabilmente stanotte non avranno dormiranno tranquilli, nell’avere scoperto come si sono fatti fottere in modo davvero puerile; ma evidentemente l’avversione verso la vecchia dirigenza, il desiderio di cacciarli definitivamente fuori e magari pensare ad azioni di risarcimento danni verso di essi, sono state tutte componenti più forti e condizionanti, rispetto al sacrosanto dovere di difendere un patrimonio di famiglia e del calcio intero, che ha una storia ultrasecolare. Per capire l’assurdità di questa sentenza, basta solo pensare al fatto che le vicende sono accadute nella stagione 2004 - 05, e che a fronte di cinque gare sospette per la Fiorentina, di quattro per la Lazio, e di due per il Milan, la Juve era sotto indagine per due sole gare, e per la famosa telefonata sulle griglie arbitrali con Bergamo, mentre Meani discuteva, ad esempio con assistenti di linea che dovevano tenere la bandierina alzata o abbassata, a seconda dei bisogni rossoneri, e mentre lo stesso Meani relazionava il suo datore di lavoro, Galliani, che, incidentalmente, era anche il presidente di Lega Professionisti. Bene: il Milan ha avuto 30 punti di penalizzazione applicati nel campionato 2005 - 06, scendendo quindi a 58 punti, e dunque al quarto posto assoluto, preliminari di CL assicurati in danno al Palermo (in fondo sta bene a Zamparini, sempre pronto a parlare a vanvera), e soli 8 punnti di penalizzazione per la prossima stagione, ossia meno di quelli che c’erano di distacco a fine campionato tra i rossoneri e l’Inter.
Quindi totale punti tolti in due stagioni: 38. La Juventus si vede invece revocato lo scudetto 2004 - 05 (e ci poteva stare in caso di condanna), ma a parte questa sanzione, si vede retrocessa all’ultimo posto nella stagione 2005 - 06, con l’obbligo di ripartire nel prossimo campionato con 17 punti di penalizzazione. Sommate 86 punti (stagione2004 - 05), con 91 (2005 - 06) con 17, troverete che la Juventus ha pagato per tre stagioni con una penalizzazione complessiva di 194 punti! Ossia sei volte la penalizzazione del Milan, con l’aggiunta di due titoli cancellati. Non commento le condanne di Lazio e Fiorentina, che erano state coinvolte gioco forza, dato che il vero obiettivo, fin dall’inizio, era quello di colpire solo la Juventus, ma si badi, LA JUVENTUS, non i suoi vecchi dirigenti, ormai fuori causa. Era fin troppo chiaro il gioco sporco praticato con questa vicenda, un intreccio politica - affari (o malaffare), nel quale i killer avevano come unico scopo quello di eliminare un elemento scomodo quale la Juventus, scomodo sia per la ripartizione dei diritti televisivi, sia per la forza societaria e tecnica sul campo. Questo la proprietà non l’ha capito, o peggio, ha fatto finta di non capirlo, e mi auguro che sia vera la prima, perchè se davvero Montezemolo e gli Elkann, per il solo scopo di far fuori Giraudo e Moggi, avessero accettato di far immolare la Juventus in questo sporco gioco al massacro, sarebbero davvero imperdonabili e meritevoli di ogni biasimo, specie ricordandosi quanto amore avevano avuto in vita il loro bisnonno Edoardo Agnelli, sia il loro nonno Gianni Agnelli, persona che in fondo è stata anche quella che ha lanciato Montezemolo ad altissimi livelli. Sinceramente, mi auguro che così non sia stato, mi auguro che si tratti solo di un cattivo pensiero in un momento di grande sconforto, per una sentenza decisamente vergognosa, molto più di quella di primo grado. Ma è una sentenza che la società si è quasi cercata, con un atteggiamento inspiegabilmente rinunciatario, reticente, quasi ai limiti della complicità con i carnefici. Sta qui la mia rabbia, in una cosa che da anni scrivo quando commento le gare della mia Juventus: non importa che si perda e con che scarto si perda, ma conta il modo COME si perda. Per capirci, ci siamo fatti eliminare come contro l’Arsenal a Torino, nei quarti di CL, senza un tiro in porta degno di nota, quando la squadra avrebbe avuto il dovere di sputare sangue e di tentare il tutto per tutto. Dovere che aveva anche in questo processo, e che non mi pare abbia assolto, nel rispetto della tradizione, dei colori sociali e soprattutto di noi tifosi. Io non entro nel merito dei fatti, anche se potrei dire che in qualsiasi aula giudiziaria seria, fatti come quelli per cui la Juventus è stata processata, non avrebbero neppure la dignità di essere presi in considerazione, figuriamoci se addirittura degni di divenire elementi di accusa e ragioni di condanna. Dico di più, normalmente MAI entro nel merito delle strategie difensive di altri avvocati, sia per una ragione squisitamente deontologica (essendo avvocato ho rispetto sempre del lavoro di altri colleghi), sia pure perchè è sempre il difensore a conoscere gli atti e valutare dunque le armi da usare: certo, discutendosi accademicamente, e precisando che non conosco totalmente gli atti, e che da quanto mi consta, Zaccone è sicuramente un principe del foro, al cui cospetto chi vi scrive può solo portare indegnamente la borsa, qui potrei sostenere che poteva essere più efficace attaccare subito sul piano della legittimità il collegio di primo grado, dato che competente a conoscere degli illeciti sportivi è la Commissione Disciplinare, assurdamente esautorata da Caligola Rossi (per chi non lo sapesse, CAF è la sigla di Commissione di Appello Federale, dunque giudice di appello), attaccare subito per la evidente violazione dei diritti di difesa (tre giorni per esaminare settemila pagine, compresa una domenica nel mezzo), formalizzare comunque mezzi di difesa, qualunque essi fossero, insomma preparare il terreno ad una impugnativa anche davanti al TAR assumendosi la lesione di principi fondamentali, nel procedimento che aveva portato alla sanzione sportiva. Ma, vedete, sono questi discorsi diciamo soggettivi, non è detto che avrebbero prodotto esiti diversi: certamente avrebbero prodotto agli occhi di noi tifosi la consapevolezza che era stato fatto tutto il possibile, mentre oggi siamo tutti assaliti dal dubbio più o meno fondato, che non tutto si sia fatto per salvare soprattutto l’immagine della Juventus. Tuttavia, la proprietà aveva una formidabile arma difensiva da utilizzare in aula e fuori dall’aula, che invece è passata quasi sotto silenzio. Ossia, l’esautorazione , prima che si aprisse il processo, e soprattutto, prima ancora che esplodesse la vicenda in tutte le sue proporzioni (scarsissime ma abilmente ingigantite dai media), della vecchia dirigenza, e il rinnovamento integrale dei vertici societari. Questa scelta poteva e doveva avere una risonanza fortissima nei media, e soprattutto poteva e doveva essere il migliore elemento di difesa della Juventus. Bastava solo illustrare questo tipo di ragionamento: "Eccellentissimi Giudici della Corte, eccellentissimi giornalisti televisivi e della carta stampata, noi non vogliamo entrare nel merito di comportamenti posti in essere dai signori Giraudo e Moggi, non spetta a noi qualificarli, ci saranno giudici sportivi e ordinari che ci diranno come vanno qualificati quei comportamenti. Ma noi abbiamo voluto dare un segnale forte a 360 gradi, verso tutti coloro che parlano di calcio pulito e di riscriversi le regole del calcio: un calcio pulito e regole nuove e valide per tutti, possono partire soltanto se si rinnovano i protagonisti degli scenari passati, se quelli che ieri erano partecipi del gioco, e nulla dicevano di quel gioco che oggi si assume essere stato sporco e truccato, domani non dovranno più essere presenti in quel mondo del calcio, perchè non hanno titolo per poterci stare, prima che lo infettino. Noi, prima ancora che dei giudici ci dicano se Giraudo e Moggi fossero colpevoli di falli illeciti, abbiamo dato il nostro giudizio, e ci siamo assunti l’onere di azzerare una dirigenza che, nel bene o nel male, aveva dato molto alla Juventus, e lo abbiamo fatto proprio perchè crediamo fortemente alle esigenza di rinnovare, di ripulire, di dare credibilità al calcio, e per far questo siamo partiti dal nostro interno.
Altri invece sono rimasti al loro posto, vogliono fortemente rimanere al loro posto, sono stati protagonisti di vicende non meno gravi eppure passate sotto silenzio negli anni scorsi, dando invece impressione di volere continuare nei metodi del passato, di volere mantenere le loro posizioni acquisite negli anni scorsi, insomma di volere un rinnovamento ed una pulizia fittizia, che sa solo di epurazione di chi è scomodo, e non di pulizia effettiva. Volete condannare la nuova Juventus? Fatelo pure. Ma avrete condannato il segnale che si voleva mandare al mondo del calcio. Avrete condannato chi ha voluto fare pulizia al proprio interno, modo essenziale per presentarsi domani a riscrivere regole di un nuovo calcio che si assuma diverso e pulito rispetto a quello passato. E soprattutto avrete premiato chi invece di quel calcio che si assume essere sporco, ne ha fatto parte coscientemente, ci ha vissuto e bene, senza mai avere detto che fosse sporco, e che domani continuerà a comportarsi come nel passato, consapevole che solo chi ha voluto fare pulizia al proprio interno ha pagato per tutti." Ecco, bastava fare questo ragionamento in modo pubblico ed anche assordante: non venitemi a dire che il gruppo IFIL, il presidente di Confindustria, la famiglia Agnelli - Elkann, non avevano le possibilità di far rimbombare questo tipo di ragionamento ovunque, nelle televisioni, nei giornali, nelle aule della giustizia sportiva. Sarebbe stato il ragionamento che avrebbe messo a nudo l’ipocrisia della Gazzetta del Milan e di personaggi mediocri come Palombo, che scrive per l’equivalente moderno dei trenta denari di duemila anni fà: un giornale sportivo che di fatto ha usato due pesi e due misure per tutti questi mesi, giustizialista e forcaiolo verso la Juventus, indulgente e complice verso il Milan, e di questo spero la tifoseria juventina se ne ricordi e soprattutto se lo ricordi al momento opportuno. Mentre questo ragionamento non è stato affatto compiuto e spiegato, anzi spesso è sembrato percepirsi quasi il desiderio autolesionista e masochistico di far continuare il linciaggio mediatico, visto che negli stessi interventi pubblici dei vari Cobolli Gigli, Grande Stevens, Tardelli, più che il bisogno di difendere la Juventus in quanto tale, sembrava emergere il bisogno di non difendere troppo la vecchia Triade. Ed ora ci ritroviamo, unica società, a pagare per tutti. La sentenza d’appello smonta definitivamente sia la tesi di Borrelli, sia le conclusioni di Palazzi, ma di fatto ripristina la tesi della Gazzetta del Milan, ossia che esisteva solo il sistema Moggi, e tutti gli altri erano vittime. Quindi erano vittime del sistema personaggi che come sapete contano pochissimo in Italia, da Berlusconi a Galliani, a Moratti, a Tronchetti Provera, a Geronzi, alla classe politica intera nazionale, visto che un ex capostazione di fatto comandava su tutti costoro, e senza che costoro avessero la forza o la capacità di denunciarne le malefatte. Ecco la barzelletta che abbiamo ascoltato dalla bocca di Sandulli! A questo punto mi chiedo se ne valga la pena ricorrere al TAR. Anzi, forse sarebbe più dignitoso per la proprietà e la dirigenza, se si accettasse la sconfitta e si pensasse solo a ripartire e bene, facendo tesoro del primo grave peccato commesso al loro inizio, ossia aver pensato che un atteggiamento ossequioso, quasi servile, e di silenzio, potesse essere utile, mentre ha avuto l’effetto contrario. Adesso, dopo una difesa blanda e quasi spuntata, ricorrere al TAR e magari avere ragione, non farebbe che attirare maggiore odio verso la Juventus; viceversa una sentenza che, nel modo come emessa in appello, viene vista da tutti come un regalo al Milan, una amninstia indiretta a Lazio e Fiorentina, ed una punizione alla sola Juve, di fatto dimostra che era tutto prestabilito a danno dei bianconeri, e per agevolare i nuovi equilibri di potere nel calcio, fondati sull’asse Milano - Roma., con la benedizione di politici e gruppi economici. Solo che la Juventus ha un tesoro immenso che nessuna altra società ha: quattordici milioni di tifosi appassionati, che sono il grande capitale su cui investire per l’avvenire. Insomma cari Elkann e compagnia bella, avete preso la fregatura, pensavate di evitarla, ma vi ci siete cacciati dentro come polli: quindi ormai tenetevela e pensate a lavorare per la squadra e per i tifosi, preparando il momento in cui ci sarà da prendersi la rivincita. Perchè il bello della vita, come nel calcio, è che ogni partita ha il suo ritorno, la prima l’abbiamo giocata fuori casa e l’abbiamo perduta di brutto, con pubblico inferocito contro di noi, arbitro tutto a loro favore, e falli e fallacci subiti a ripetizione. Ma verranno a giocare a casa nostra, prima o poi questi signori, e allora si che ci si dovrà ricordare di come ci hanno trattato. Non so perchè, ma ieri sera mi è venuto incosciamente, nel prendere un cd musicale da ascoltare mentre scrivevo questo amaro pezzo, di prendere un cd che è la riedizione di un famoso LP uscito nel 1973, dei Genesis, "Selling England by the pound", che tradotto dovrebbe significare "vendendo l’Inghilterra a peso". Ecco: pensate quindi, cari Elkann e compagnia, a ripartire da quei tifosi, a non deluderli e dunque a non svendere la Juventus a peso, non lasciateci quindi soli a "danzare con il cavaliere illuminato dalla luna" (per chi conosce la canzone e le parole, sa di cosa parlo). Avete già svenduto la Juventus a Capello, il traditore, e a Baldini, colui che per ipocrisia fece il gran rifiuto: costoro mai avrebbero dovuto essere più interlocutori della nostra società, ed invece hanno quasi fatto da padroni con noi a fungere da servi. Adesso sappiamo di nostri dirigenti che vanno a Milano a trattare con Moratti a casa sua per la cessione di Vieira, o di uno tra Trezeguet ed Ibrahimovic: insomma quello che ci accusava di ladrocinio vuole comprare i giocatori di quel ladrocinio. Guai a voi, se cedete qualcuno di questi all’Inter, o altri al Milan: per noi sarebbe una coltellata ancora più difficile da assorbire, rispetto alla sentenza della Corte Federale. Sarebbe il chiaro segnale di una dirigenza imbelle e sputtanata, e noi tifosi juventini non la meritiamo. Ma soprattutto non la vogliamo...E scusatemi se stavolta sono stato troppo ma troppo prolisso, avevo bisogno di sfogarmi.

DA; Juventus1897.itsito non ufficiale - unofficialwebsite.url -
Antonio La Rosa

Lettera al pres. corte prima DELL' APPELLO

All'onorevole presidente della Corte .....é signori della corte.....
Vostro onore, la signoria vostra é affezzionato al calcio, per quel che ne so, patito tifoso Laziale. Sbaglio se dico che in classe la Juventus é la madre delle sue ironie? La capisco, dopo tutto anche lei é un essere umano con pregi, difetti(più pregi certamente), gusti e disgusti. Quindi non scopro l'acqua calda se penso che anche lei sa che abbiamo vinto troppo e la cosa iniziava ad essere insopportabile. Da qui la necessità di inventarsi qualcosa per demolirci: uno scandalo gonfiato seguito da un processo burla. Nel quale la Juve (apprendo dalle motivazioni) non è stata condannata sulla base di 2 presunti illeciti, ma per un’attività nei confronti del sistema arbitrale che avrebbe prodotto la conquista automatica dello scudetto 2004-05. Sulla base di un generico teorema fondato sull’ che non attesta la colpevolezza della Juventus e dei suoi ex dirigenti,ma come lei sa, la malafede di chi questa condanna l’ha scritta, manovrato da Terzi e condizionato dalla sfacciata complicità dei media (quelli che già "24 ore prima la conoscevano nei dettagli" e l’hanno divulgata). Malafede si! Perché non si può, in fase investigativa e dibattimentale, sostenere che esistessero due sistemi capaci di condizionare i campionati - quello juventino e quello milanista - e poi colpire con ferocia solo il primo e usare la mano di velluto per il secondo. Al quale è stato pure permesso di partecipare alla Coppa Uefa grazie ad un errore sicuramente non accidentale (perché sarebbe sintomo di imperizia) ma voluto nel conteggio dei punti da detrarre alla squadra rossonero nell’ultimo torneo.
Caro presidente, cari signori della Corte, guardate che quelli che avevano patteggiato siamo stati noi mica i milanisti, che insieme alla loro innocenza hanno continuato a reclamare persino la restituzione di due scudetti. Eppoi, non so se i signori giudici se siano resi conto, ma punendo con questa disparità di trattamento Milan e Juve hanno implicitamente avvalorato il concetto che nel nostro calcio basta delegare le truffe a dei pirlotti qualunque per evitare guai seri ai propri club. Chiedere la radiazione di Moggi e Giraudo e la sospensione per un unico anno di Galliani significa, ho bendarsi gli occhi, ho essere asserviti di taluni poteri....se non addirittura stravolgere la teoria del sistema bicefalo. Allora devo dare proprio ragione al nostro ex amministratore delegato quanto dichiara: .
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All'avvocato difensore...
Caro avvocato Zaccone, il principe del foro è lei e di sicuro non mi permetto di insegnarle il mestiere, ma a naso - e io ne sono particolarmente dotato - mi sembra che non essendoci nessun illecito, materiale per allestire una buona difesa ce ne siano a sufficienza. Sappia che lei non sta difendendo solo il club calcistico più importante d’Italia, ma speranze e aspettative di un popolo di quasi 14 milioni di tifosi bianconeri. Deponga il fioretto e usi la clava, possibilmente non alla Fred Flinstone ma come Maciste, solo così, il presidente e la corte apprezzeranno.
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Al presidente della Juventus.......
All’altrettanto caro presidente Cobolli Gigli mi permetto poi di fare una proposta, neanche troppo peregrina: visto che in questo Paese trattano noi juventini peggio dei paria e viene a mancare verso il nostro club quel rispetto e quella riconoscenza che sarebbero dovuti ad una società che- coi propri giocatori e un ex allenatore - ha così ampiamente contribuito alla conquista dell’alloro mondiale, incominciamo a ragionare sulla possibilità di emigrare, di cavalcare pure noi la cosiddetta trasferendoci all’estero.
Chiediamo l'annesione, come club, alla Savoia e iscriviamoci per esempio alla Ligue francese, oppure portiamo i nostri capitali in Svizzera (del resto, lo fanno già in tanti in Italia) e con loro la nostra ragione sociale e partecipiamo a quel campionato. Perché ormai questo processo farlocco ne è la carta di tornasole: in Italia diamo fastidio, non ci vogliono. E allora, senta a 13 e sette ottavi dei circa 14 milioni di Juventini e togliamo pure il disturbo, andiamocene via prima che, dopo il doping ipotetico e l'illecito strutturato si inventino qualcos’altro per rovinarci del tutto. Questa Italia ,e una larga parte di chi la abita, non ci merita. La nostra non sarà mai una fuga, ma un rimedio per poter sopravvivere nei modi che ci sono propri: col rispetto e il rango che si devono a una Vecchia, splendida Grande Signora. Noblesse oblige, dicono in Francia. E allora, trasferiamoci lì.
Francesco Mario I
24 luglio 2006

JUVENTUS - Testo della difesa al processo d'Appello

- Ecc.ma Corte Federale - Roma
La società per azioni Juventus, corrente in Torino, Corso Galileo Ferraris 32, in persona del suo presidente e legale rappresentante dott. Giovanni Cobolli Gigli, assistita dal difensore che sottoscrive con lui il presente atto e che viene delegato a rappresentare la società avanti la Ecc.ma Corte, dichiara di impugnare la decisione relativa al Com. uff. n. 1/C (riunioni del 29 giugno e 3, 4, 5, 6, 7 luglio 2006) della Commissione di appello federale, comunicata il 14 luglio 2006, per i motivi infra precisati e formula le seguenti richieste: ***- ritenere che anche i fatti ascritti al capo 1 della incolpazione all’amministratore delegato Antonio Giraudo e al direttore generale Luciano Moggi non costituiscono illecito sportivo, ma devono essere definiti come violazione dell’art. 1 CGS;
- ritenere, di conseguenza, che la società Juventus risponde esclusivamente ai sensi dell’art. 2 comma 4 CGS, e, in particolare, a titolo di responsabilità oggettiva e non diretta per i fatti che sono stati ritenuti sussistenti a carico di Luciano Moggi;
- determinare la sanzione in misura coerente con le risultanze del procedimento di primo grado, e quindi in misura di gran lunga minore a quella inflitta, come infra precisato al motivo 4, escludendo la aggravante contestata.
***I motivi che sorreggono le richieste sopra formulate sono i seguenti:
1 )- Erronea applicazione della norma di cui all’art. 6 comma 1 CGS. Contraddittorietà interna della decisione nella parte in cui afferma che la contestazione sub 1 costituisce illecito sportivo (per il quale la società è chiamata a rispondere al capo 2).
***Chiamata (pag. 79) ad accertare se “la pluralità di condotte poste in essere da Moggi e Giraudo, anche se singolarmente costituenti soltanto violazione dei principi dei cui all’art. 1 CGS, abbiano determinato quella situazione di condizionamento del settore arbitrale che costituisce l’atto diretto al conseguimento del vantaggio in classifica” (e quindi realizzino la violazione dell’art. 6 c. 1), la CAF risponde affermativamente, precisando che “le condotte accertate (di Moggi e Giraudo) erano soggettivamente ed oggettivamente idonee a interferire sulla terzietà della funzione arbitrale al fine di ottenere un trattamento preferenziale rispetto alle altre squadre e, quindi, in definitiva, ad assicurarsi un vantaggio in classifica; e che, inoltre, avevano una capacità causale per il conseguimento del risultato sperato”.
***A noi pare che si tratti di una affermazione che trova smentita poche pagine appresso, nella parte in cui si scrive (pag. 91) che, per “Mazzini, Pairetto, Lanese e De Santis, la Commissione non ritiene che sia stata raggiunta la prova della responsabilità degli incolpati in ordine alla violazione dell’art. 6, c. 1 CGS.”
Questa mancanza o insufficienza della prova esclude in radice la idoneità della condotta di Moggi e Giraudo e, ancor più, nega qualsivoglia “capacità causale” a quelle condotte al fine di realizzare un vantaggio in classifica. E’ del tutto ovvio che il vantaggio in classifica si ottiene attraverso gli arbitri (in questo senso la decisione è concorde quando scrive che “il vantaggio in classifica è l’effetto del condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale (pag. 77); ma, se questo condizionamento non vi è stato o non è dimostrato, la condotta non è né idonea, né casualmente adeguata a realizzare il vantaggio sperato.
***Altrettanto criticabile è la seconda affermazione, secondo la quale l’insieme delle “condotte costituenti di per sé comportamenti contrari ai principi di lealtà correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva (art. 1 c.1)” è stato idoneo a realizzare un condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale a vantaggio della Juventus e quindi sia stato violato l’art. 6, integrando la pluralità delle condotte l’attività diretta a procurare alla Juventus un vantaggio in classifica”.
La critica, peraltro del tutto ovvia, consiste nell’osservare che non è il numero delle condotte che ne cambia la sostanza; e, se ogni singola condotta non realizza l’illecito sportivo, questo non può ritenersi realizzato anche se quelle stesse condotte vengono unitariamente considerate (pag. 89).
Pertanto i comportamenti descritti nel capo 1 vanno qualificati come violazione dell’art. 1 CGS.
***Le successive contestazioni mosse a Moggi e Giraudo al capo 3 ed al solo Moggi al capo 7 (fatti per i quali la società Juventus è chiamata a rispondere per i capi 4 e 10) sono state già ridimensionate dalla decisione qui impugnata, che ha escluso l’illecito sportivo nell’episodio relativo alla gara Juventus Lazio, ravvisando la minore violazione dell’art. 1; a questa stessa violazione erano ricondotte le gare di Reggina-Juventus e Juventus-Udinese.
Per la gara Bologna-Juventus (contestata come illecito sportivo) vi è stato proscioglimento di Moggi e De Santis dall’addebito di illecito sportivo e la condotta di Moggi è stata ricondotta alla violazione dell’art. 1.
Dunque, quando si è ricercata la prova di condotte idonee e causalmente adeguate a realizzare un illecito sportivo nello svolgimento delle gare o nel conseguimento di un vantaggio in classifica, non la si è ritrovata.
2 - Sul titolo per il quale la società Juventus deve rispondere per i fatti attribuiti al Moggi.
La CAF non ha motivato sul punto, anche se il tema era stato espressamente dedotto con qualche non inutile citazione. La decisione impugnata si è limitata a richiamare le risultanze del censimento dell’anno in questione, l’art. 2 comma 4 CGS e l’art. 3 comma 4 del regolamento L. N. P. che, peraltro, avevamo espressamente citato nella nostra memoria e dei quali, quindi, avevamo tenuto conto.
Il problema era ed è quello di comprendere che cosa significhi la “rappresentanza ai sensi delle norme federali” e di valutare se questa possa discendere dallo stampato di un “censimento” o debba fare riferimento agli atti sociali per verificare se, nel caso di specie, si possa ricollegare qualsivoglia atto del Moggi alla società, così come avviene per gli atti compiuti da Giraudo.
Noi riteniamo che, ai fini della rappresentanza sociale, si debba fare esclusivo riferimento allo statuto sociale o alle delibere del consiglio di amministrazione, atteso che essa rappresenta un essenziale profilo dell’attività di amministrazione della società e deve essere accompagnata da forme di pubblicità; pertanto abbiamo sostenuto che, per i fatti ascritti al Moggi, non si può ritenere una responsabilità diretta della Juventus.
Su questo punto ne verbum quidem, anche se il tema appare di particolare rilievo, ai fini della sanzione da irrogare alla società.
3 - Mancanza e contraddittorietà di motivazione sulle sanzioni irrogate. Illegittimità delle sanzioni di cui all’art. 13 comma 1, lettere b), f), i).
***Le sanzioni inflitte alla società Juventus sono state molte e particolarmente gravi: noi affermiamo che questo cumulo di sanzioni particolarmente afflittivo non è compatibile con la riconosciuta (e da noi contestata) presenza di un solo caso di illecito sportivo e con le considerazioni svolte in premessa: “la Juventus ha tenuto un comportamento processuale apprezzabile perché improntato a lealtà e correttezza (che sono le qualità che sono state assenti nel passato, secondo la decisione impugnata); ha dimostrato, inoltre, con l’opera di rinnovamento già attuata, di riconoscere gli errori commessi nel passato per il tramite dei suoi dirigenti e di avere iniziato un processo di rigenerazione”.
Questo rinnovamento è stato provato con la produzione dei verbali del consiglio di amministrazione della società che, fin dal giorno 11 maggio 2006, aveva ridotto i poteri a Giraudo e Moggi e aveva revocato questi poteri fin dal 19 maggio, sostituendo integralmente il consiglio, subito dimissionario, e dotandosi di un codice etico e di nuove regole per il controllo interno: e ciò assai prima dell’inizio del procedimento disciplinare.
***Non vi è stato certo - come sostenuto dall’ufficio indagini - un Moggi gestore del calcio italiano, perché la decisione riconosce che “non un unico reticolo abbracciante tutti i rapporti denunciati dalla procura federale esisteva, bensì tanti reticoli quante erano le squadre del campionato attualmente deferite, le quali si attivavano, ciascuna nel proprio interesse, al fine appunto di alterare i principi di terzietà, imparzialità ed indipendenza del settore arbitrale”.
Non vi sono state partite alterate nel loro svolgimento e non vi è stata alcuna dimostrazione del conseguimento di un vantaggio in classifica.
***Perché allora la sanzione (che non ha giustificazione alcuna e che non è motivata) della non assegnazione dello scudetto per il campionato 2005/2006, rispetto al quale non esiste alcuna prova di irregolarità?
Perché aggiungere alla sanzione molto affittiva della revoca dello scudetto 2004/2005 (che è la sanzione più grave, in quanto, secondo precedenti decisioni (Com. uff. n. 10 del 2005, caso Genoa), la indicazione delle sanzioni contenuta nell’art. 13 CGS è “incrementale”, nel senso che elenca le sanzioni in ordine di gravità) la retrocessione in serie B ed una penalizzazione che equivale, in sostanza, ad una retrocessione in serie C? Non sfuggirà all’attenzione della Corte Federale che 30 punti di penalità possono significare una retrocessione dalla B alla C se non si raggiungeranno, nella prossima stagione, almeno quei punti (circa 70) che consentiranno di non retrocedere.
Anche se non menzionata nel dispositivo, un’altra - e ancora più grave sanzione - colpisce la società: quella prevista dalla lettera l) dell’art. 13 CGS "non ammissione o esclusione dalla partecipazione a determinate manifestazioni". Nel caso di specie, alle sanzioni irrogate consegue inevitabilmente la non ammissione alla competizione internazionale della Champions League.
A queste gravissime sanzioni un'altra, anch’essa, come la precedente, non considerata dalla decisione impugnata, ma non meno grave, se ne aggiunge: l’esodo dei migliori giocatori, pronti a sostenere la società per un anno in B, ma non disponibili (e comprensibilmente, trattandosi di talenti di rilievo internazionale) a rischiare una retrocessione in C o, nella migliore delle ipotesi, una permanenza in B per almeno due anni.
***Di qui la conclusione.
La decisione impugnata ha di molto ridimensionato le costruzioni accusatorie dell’ufficio indagini e della Procura federale; ha riconosciuto che, al massimo, un solo caso di illecito sportivo è sussistente (varrebbe la pena di verificare quanti illeciti sportivi sono attribuiti a quelle squadre che hanno ricevuto trattamenti sanzionatori molto più miti) e che la società ha fatto quanto possibile per voltare pagina.
Ma, sorprendentemente e in totale contrasto con le sue premesse, la decisione impugnata ha inflitto un cumulo di sanzioni gravissime: la condanna della società a due anni almeno di serie B, la revoca dello scudetto 2004/2005, la ammenda e la non assegnazione dello scudetto 2005/2006 guadagnato sul campo. Con le ulteriori, conseguenti sanzioni, di cui abbiamo già detto.
***Si osserva, infine, che l’art. 6 comma 3 CGS prevede che, in caso di responsabilità diretta, possa essere inflitta alternativamente la sanzione di cui all’art. 13 comma 1 lettere g) o h). Solo in caso di pratica inefficacia di una di tali sanzioni, può aggiungersi altra diversa sanzione.
Noi contestiamo che, nel caso di specie, la sanzione della retrocessione all’ultimo posto in classifica (lettera g) possa essere ritenuta “praticamente inefficace”. E ciò in quanto la inefficacia della sanzione (di cui alla norma) non può essere confusa con la sua insufficienza. Riteniamo, pertanto, che alla sanzione di cui alla lettera g) non potessero essere aggiunte quelle di cui alle lettere b) ammenda, h) penalizzazione di punti e i) revoca o non assegnazione del titolo.
***Un’ultima osservazione discende dall’esame dei precedenti: la richiesta del Procuratore Federale è stata quella della esclusione dal campionato di competenza con assegnazione, da parte del Consiglio Federale, ad uno dei campionati inferiori alla B.
Quale è il “campionato di competenza"? Tutte le sentenze pronunciate dai giudici sportivi (Commissione Disciplinare e CAF) hanno ritenuto che campionato di competenza sia quello in cui si è verificato l'illecito: "va precisato che con riferimento alla sanzione prevista dall'art. 13 co. lett. g) per campionato di competenza deve intendersi quello di appartenenza al momento della realizzazione dell'illecito" (cfr C.U. Commissione Disciplinare n. 10 del 27/7/2005 caso Genoa).
Orbene, il campionato in cui si sarebbe verificato l'illecito è quello del 2004 - 2005. Il campionato 2005 - 2006 è privo di qualunque irregolarità in quanto non vi è nessuna contestazione in proposito.
***Se non è più possibile applicare la sanzione al campionato 2004 - 2005, come si dovrebbe nel caso di specie (si è già svolto e concluso il campionato 2005 - 2006), dovrebbe farsi ricorso all’art. 6 co. III CGS che prevede la sanzione maggiore della non assegnazione o della revoca dell’assegnazione del titolo di campione d’Italia. Pena gravissima applicata nella storia del calcio italiano una sola volta.
La circostanza aggravante di cui all’art. 6 comma va esclusa, così come ha ritenuto la CAF per quanto riguarda la società Lazio (pag. 120) trattandosi, comunque, di un solo illecito sportivo. Si confida nell’accoglimento
Torino-Roma 17 luglio 2006.

Lettera All'ultimo Degli Agnelli....

Lettera All'ultimo Degli Agnelli: Andrea. 

Questa era la Juventus voluta da suo padre, messa in piedi da suo padre! Ora l'hanno distrutta, e' mi rifiuto di credere che sia stato per mere questioni di calcio. I miei sospetti, non nascono da questo articolo del Giornalista Emanuele Boffi, ma li fortifica
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Emanuele Boffi 20 Luglio 2006
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Calciopoli. E se lo scandalo fosse il modo con cui ce l’hanno raccontato?

Pagine e pagine di verbali al veleno. Moggi&co già condannati prima delle sentenze. Ecco, cosa è successo prima che Juve, Lazio, Milan e Fiorentina finissero alla sbarra
Con una certa dose di saggezza rusticana Giuseppe Di Pietro gli confidava: «Figlio mio, se vai con un ladro, allora anche tu sei un ladro». E il figlio, che ha fatto prima il pm con grande successo di pubblico, poi il politico con minor incasso di consensi, ha reso il monito del padre una ragione di vita. Ma se dopo aver rovesciato il calzino italiano, se dopo aver usato la carcerazione preventiva come metodo d’indagine, se dopo aver preteso che tutte le mani fossero pulite, oggi, Antonio Di Pietro, si fa qualche scrupolo a far di ogni uomo un ladro, allora qualche domanda, anche i più rancorosi fra i giustizialisti, dovrebbero porsela. «Le intercettazioni sono come il bisturi in mano al chirurgo: necessarie per sconfiggere il male, pericolose se usate da soggetti diversi dal chirurgo, drammatiche se usate dal chirurgo per ammazzare la moglie» (Repubblica, 20 giugno)

E se, come lui, anche il segretario dell’Anm ed «esponente di spicco di Md» (Magistratura Democratica, associazione di sinistra), Nello Rossi, ha qualche remora professionale a leggere tutti i santi giorni verbali o intercettazioni, forse qualche quesito anche i giustizialisti di destra e sinistra dovrebbero porselo. «Assisto sempre più di frequente alla massiccia e indiscriminata pubblicazione di intercettazioni provenienti da indagini in corso. Sono preoccupato come magistrato e indignato come cittadino»; «le intercettazioni sono un mezzo d’indagine estremamente invasivo. E perciò vi si ricorre solo per reati gravi. Sono previsti rigorosi divieti nell’uso e garanzie per l’ascolto e l’acquisizione nel processo»; «si leggono pagine e pagine di intercettazioni di conversazioni che coinvolgono anche persone del tutto estranee all’inchiesta e di cui spesso si stenta a comprendere la rilevanza ai fini del processo»; «così si lede, in modo inutile, crudele, spesso irrimediabile, la dignità degli indagati, per cui vale la presunzione di innocenza, e l’onore di persone che non hanno commesso reati»; «di qui la necessità di regole più severe e incisive. Per tutti, giornalisti, magistrati, poliziotti, avvocati.
Dall’aumento delle pene per la rivelazione di segreti d’ufficio, alla prevenzione di meccanismi che rendano più fruttuose le indagini sulla violazione del segreto»; «il nostro codice deontologico stabilisce una regola semplice, da rispettare sempre: il magistrato non parla dei propri processi». (Rep., 19 giugno)

E, forse, tutti gli antifascisti dovrebbero meditare le parole di chi una certa esperienza politica ha dimostrato di averla: «Siamo di fronte a una demonizzazione. Il nostro è un paese di garanzie civili. Per ora conosciamo solo le notizie di stampa, peraltro enfatizzate con questo sistema di dare pubblicità ad intercettazioni, un sistema barbaro. Le leggi sulla violazione del segreto istruttorio non trovano mai condanna per chi le ha violate. Pensavamo che le intercettazioni fossero una prerogativa del regime fascista e invece, evidentemente, non è così». (Corriere della Sera, 22 maggio)

O quelle di chi oggi, risponde alle lettere dei lettori del Corriere, da quel pulpito che fu di Indro Montanelli: «è giusto che circolino nella stampa trascrizioni più o meno integrali in cui notizie utili all’indagine sono sommerse da un torrente di pettegolezzi, maldicenze, allusioni, vanterie goliardiche e faccende personali prive di qualsiasi rilevanza penale? La mia risposta a questa domanda è: no, non è giusto». (Corriere, 27 giugno)

E se tutto ciò non bastasse, pur non volendo insegnare la giustizia ai giustizialisti, basterebbe citare la lettera della legge: «è vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, degli atti coperti da segreto o anche solo del loro contenuto» (articolo 114 del Codice di procedura penale)
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IL DISGUSTO DI AUGIAS
Sospettato e accusato essere Spia Comunista (servizi segreti cecoslovacchi) 
Premessa necessaria e sufficiente è che il più sano ha la rogna. «Non sono uno stinco di santo» ha detto Luciano Moggi, ma questo non è bastato ad impietosire Corrado Augias, che, rispondendo a un lettore, scrive: «Lo dico con brutalità, le lacrime di Moggi davanti ai carabinieri e ai magistrati mi hanno suscitato un forte senso di disgusto» (Rep., 20 maggio). 
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"maurizio crosetti becerume del giornalismo
Mentre l’ammissione è servita a Maurizio Crosetti per spiegare che c’è rogna e rogna e quella di Moggi è rogna d’asino: «Una volta, all’avvocato Agnelli che non si era mai fatto fotografare accanto a Moggi, ma che lo utilizzava eccome e con soddisfazione, chiesero in confidenza perché usasse un simile personaggio. Agnelli rispose: “Lo stalliere del re deve conoscere tutti i ladri di cavalli”. Peccato che lo stalliere ormai si fosse messo in proprio. Peccato che quei cavalli, alla fine, fossero asini». (Rep., 12 maggio) 

Asini che vivevano attorniati da una corte di lacché che si tenevano buoni con regalìe di ogni tipo. Il Corriere della Sera del 24 giugno, in un articolo a tutta pagina titola: “I regali degli arbitri: champagne, salumi e orologi di marca”. Leggendo le frasi riportate nei verbali si scopre che di champagne e salumi si parla in relazione a cesti natalizi e che per gli orologi non vi sia alcuna prova che siano stati donati dai dirigenti. Che Moggi abbia mostrato preoccupazione per la sorte del figlio, Alessandro, dirigente della Gea World, non muove a compassione i critici.
"fiorenza sarzanini" autrice della perla. Penosa.
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Per Gad Lerner, infatti, si tratta solo di «Amici degli amici, figli dei padrini, più o meno come nella mafia» (Rep., 23 maggio)' è proprio il paragone con l’onorata società ad andare per la maggiore. Non solo nell’ironia livorosa degli striscioni da stadio che compaiono su tutti i campi di serie A nell’ultima partita di campionato (“Pronto sono Luciano, liberate Provenzano”, “Moggi usa i pizzini”, “Luciano baciamo le mani”) ma anche nella definizione di “cupola” con cui si indica il “sistema Moggi” (fra i pochi a indispettirsi Giovanni Trapattoni: «Chi si indigna è un ipocrita, parlare di cupola è un’esagerazione», Rep., 20 maggio).
"gad lerner" tipico mangiaPane a tradimento
Chi si fiderebbe di questo Barbone Egizio, se fosse suo vicino di casa?
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«Questo scandalo è peggio di tutti gli altri, è il più ramificato ed il più simile (ammazzamenti esclusi) ai metodi mafiosi» (Gianni Mura, Rep., 22 maggio)
Il pensiero piu' gentile sentito su costui: Un disgustoso porco. Anxi peggio: un interista!
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Un sistema che viene processato minuziosamente sulla stampa e un po’ frettolosamente nell’aula del tribunale. «In settemila pagine non c’è traccia di una mia telefonata con Moggi. Sono stato giudicato sui giornali e sulle tv. Gli sviluppi delle indagini li ho conosciuti andando in edicola» (Massimo De Santis, Corriere, 24 giugno) 
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Negli attacchi ai protagonisti di Calciopoli – ha qualche dubbio: «Al processo non sono stati ammessi testimoni. Anche il peggiore dei criminali ha diritto a una testimonianza a favore»; «la partenza sprint del pm Palazzi è stata un passo avventato»; «è singolare l’impostazione del dibattimento. Strano che nessuno faccia domande (…) si entra poco nel merito. Comprensibile la velocità, ma nell’80 (scandalo calcio scommesse, ndr) e in tanti altri casi, le Commissioni giudicanti andavano a notte fonda» (Rep., 6 luglio)


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Corrado De Biase
Proprio paragonando l’attuale processo a quello che lo vide protagonista come capo ufficio indagini sul calcio scommesse, Corrado De Biase dice:«Sui giornali ho letto solo frasi staccate, non mi pare di aver letto di un illecito sportivo per alterare il risultato. Di partite comprate o vendute non mi sembra di averne viste»; «Quando sento dire dal commissario Rossi che farà tutto lui e che può arrivare a giudizio anche senza interrogare, c’è qualcosa che non torna» (Rep., 20 maggio)
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Lo stesso De Biase, in un’altra intervista, commenta la frase di Francesco Saverio Borrelli che ha parlato di «illecito strutturato» come reato commesso da Moggi e soci: «Si parla di illecito strutturato. Ma che cos’è? Non esiste. Si vuol far capire che c’è qualcosa di diverso, di anomalo. Ma illecito strutturato proprio no. Esiste l’illecito sportivo. Non si può parlare di cose che non esistono nell’ordinamento giudiziario sportivo»; «La dimostrazione dell’illecito sportivo io ancora non l’ho vista. (…) Fino a oggi quello che vedo è la violazione dell’articolo uno del codice di giustizia sportiva, che impone ai tesserati di comportarsi secondo i princìpi di lealtà, correttezza e probità. (…) Però quello che abbiamo letto fino a oggi a me non dimostra che c’è stato il tentativo di alterare una partita» (Il Foglio, 22 giugno)



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L’avvocato Gaetano Scalise, difensore dell’arbitro Gabriele e dell’ex designatore Bergamo dichiara: «Il commissario straordinario della Figc ci ha concesso solo tre giorni per studiare migliaia e migliaia di carte e presentare memorie. Non so se mi spiego» (Corriere, 24 giugno).

D’altronde la Procura di Torino che per prima aveva visionato tutte le intercettazioni aveva archiviato il caso in quanto «le ipotesi accusatorie sono senza riscontro» e per «l’assenza di alcuna utile informazione sull’eventuale corruzione». Lo ribadisce anche Marcello Maddalena, procuratore della Repubblica di Torino in una lettera al quotidiano Repubblica che il giorno precedente l’aveva accusato di «timidezza investigativa». Scrive Maddalena che dalle intercettazioni non erano «emersi elementi di prova tali da confermare l’originaria ipotesi investigativa (corruzione di pubblico ufficiale) per cui le stesse erano state autorizzate». E d’altronde, come dichiara Borrelli, nel giorno degli interrogatori degli arbitri, «non ci sono pentiti» (8 giugno). Però c’erano già i colpevoli.
E di Giraudo che dice di un arbitro “se è furbo dimezza l’Udinese” cosa pensa? «Mi sono divertito a scaricare da internet gli orari delle telefonate. E se li controllate anche voi, capirete tutto». La telefonata era successiva alla partita incriminata? «Proprio così» (intervista all’arbitro Massimo De Santis, Rep. 9 maggio)

Siamo in buone mani. Perché, come spiega Giorgio Bocca:  «La nomina di Borrelli a dirigere le indagini sul grande scandalo del calcio è la cartina di tornasole, il reagente chimico, la prova della verità, la caduta delle menzogne, il re nudo del popolo berlusconiano che “non molla”, che non tollera ritorni alla giustizia, che concepisce la democrazia solo come alleanza delle cosche più forti e più ricche» (Rep., 24 maggio)

Né, d’altronde, alcun dubbio può essere mosso sulla figura super partes di Guido Rossi. O forse solo uno: «Mi chiedo come mai la pubblicistica italiana dica ogni abominio possibile sul potenziale conflitto di interessi di Adriano Galliani presidente di Lega e dirigente del Milan, ma non adoperi lo stesso criterio nei confronti di Guido Rossi, commissario straordinario della Federcalcio ed ex dirigente dell’Inter di Moratti dal 1995 al 1999, e di Gigi Agnolin, nominato Commissario degli arbitri ma pur sempre ex dirigente della Roma dal 1995 al 2000 (al posto di Moggi, guarda che combinazione)» se si arrende anche mike (Christian Rocca, ilfoglio.it/camillo, 3 luglio)


Alla luce di queste parole e dopo i fasti mondiali, a rileggere certe dichiarazioni vien quasi da piangere dal ridere. «Il mondo del calcio è marcio» (Zdenek Zeman, 13 maggio), «Il vero scudetto della Juve sarebbe restituire lo scudetto» (Francesco Merlo, Rep., 16 maggio),


«La mia Juve senza telefonini. Con Agnelli contavano onestà e sacrifici» (Zibì Boniek, Rep., 16 maggio);


«L’hanno fatta grossa. Il profondo disagio di tifare Italia non riusciamo a togliercelo di dosso» (L’Unità, 19 maggio); «Dati i sospetti, la Figc, o lo stesso ct, dovrebbero dare un segnale chiaro. Ad esempio la sospensione dell’allenatore» (Il Riformista, 19 maggio);

«Lippi, Buffon e Cannavaro devono tornarsene a casa» (Il manifesto, 19 maggio); «La Nazionale farebbe meglio a starsene a casa» (La Padania, 19 maggio);

«Lippi e Cannavaro, per favore: lasciate o spiegate. (…) I protagonisti del calcio italiano devono mettersi in testa una cosa: dopo quello che abbiamo letto o sentito, l’età della deferenza è finita» (Beppe Severgnini, Corriere, 20 maggio); «

La Nazionale è la Nazionale italiana, non la Nazionale della Gea. Lippi deve dimettersi» (Beppe Grillo, 20 maggio);

«Lippi si faccia un esame di coscienza» (Gigi Simoni, 20 maggio);

«Quelli del calcio scommesse, al confronto erano ladri di galline» (Paolo Rossi, Rep., 21 maggio);

 «Con Lippi ci presentiamo in una situazione imbarazzante» (Gianni Mura, Rep., 21 maggio);

«Serve un atto di umiltà, il ct non se la può cavare parlando solo di calcio, le intercettazioni non ce le siamo inventate noi giornalisti» (Roberto Beccantini, La Stampa, 21 maggio);

«Come presidente della Figc avrei voluto Zeman» (Daniele Capezzone, Corriere, 24 maggio);

«Dopo 75 anni di fede juventina, abbandono» (Mike Bongiorno, Chi, 24 maggio);

«Gesto nobile, ma sulle intercettazioni sbaglia» (l’associazione “Libertà e giustizia”, commentando le dimissioni del suo affiliato Franzo Grande Stevens da presidente della Juventus che aveva osato dire: «La privacy è stata violata», 25 maggio);

«Parole fuori posto» (titolo di un commento non firmato apparso sul Corriere a fianco dell’articolo “Cannavaro: «Moggi? Facevano tutti così»”, 25 maggio);

«Chiediamo un risarcimento per ciascun tifoso di 2.500 euro» (Codacons, 25 maggio);

«Non dovevamo andare in Germania» (Aldo Nove, 31 maggio); «Tifo Ghana» (Andrea Pinketts, 31 maggio);

«Sono con l’Italia senza entusiasmo» (Nando Dalla Chiesa, 31 maggio);

«Tifare africano» (titolo di Alias, supplemento del Manifesto). «è un’occasione storica, non possiamo sciuparla. Siamo di fronte alla possibilità di processare, finalmente, tutto il calcio italiano. Le intercettazioni? Non bisogna demonizzarle. L’importante è usarle bene. Senza offendere le persone»
 (Diego Della Valle, Corriere, 24 giugno);

«Levate quella fascia a Cannavaro. Signor commissario, ci ascolti, ascolti i tifosi di calcio. Questo non è un capitano, questo non è il nostro capitano, questo non è il capitano di una Italia che cerca di uscire dal più grande scandalo pallonaro della sua storia mostrando una faccia pulita» (Riccardo Luna, Il Romanista, 25 maggio);

«Scudetto da assegnare. è un premio per chi rispetta le regole» (Massimo Moratti, presidente dell’Inter che falsificò il passaporto a Recoba, Corriere, 25 giugno);

«Che questa fosse una squadra mediocre, lo penso da tempo e per una banale ragione (…). E se Lippi è un genio del pallone, almeno a un Nobel può aspirare anche il mio portinaio di Milano» (Vittorio Zucconi, Rep., 18 giugno).

E, infine, la più sublime: «Mi farebbe piacere non vedere Totti in questa nazionale… O meglio: lo vorrei come capitano, in un’Italia senza Cannavaro, Buffon e Lippi. Saremmo dovuti andare in Germania col lutto al braccio perché il calcio è morto» (Claudio Amendola, Corriere, 2 giugno).
"claudio amendola" l'immorale che si faceva lo spinello con le figlie-13 e 14 anni (cit), con il bullo di Porta Metronia (un delinquente prestato al calcio)
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Andrea, l'ultimo degli Agnelli
Di mio, mi permetta di dirle: Non dimentichi il Rispetto per la nostra Cara Vecchia Signora. Il Popolo Juventino, che, se anche con il benestare dei nuovi padroni della Juventus, gli infami nemici lo hanno trattato da popolino, ma e' un grande popolo composto, solo in territorio nazionale, da oltre 13 MILIONI di unita'! E' sia chiaro....il rispetto la maggioranza di essi non lo pretende. Quello che pretende e' di avere rispetto per CENTO anni di Onorata storia! Altrimenti SCIOLGA la societa'! Non ci costringa a vivere nella vergogna voluta dalla famiglia di un intruso, e di quel "luca di montezemolo",  che gia' una volta ci provo' a farci cade're nel ridicolo. A qualcuno non piace sentire (legger) la parola Complotto? Ma se di complotto puo' parlare un provato complottista: Il piduista ducetto di Arcore! A maggior ragione ne ho io il diritto!Il complotto? I poteri forti di Milano-Torino e Roma! Massoneria? Scelga Lei/Voi, che...dovreste saperlo meglio di me. Ma mi dica, perche' il Laziale Romanista Petrucci ha scelto L'ATTIVO DIRIGENTE INTERISTA Guido Rossi come commissario della federcalcio? Perche' gli e' stato imposto da Tronchetti Provera ed il consenso dei suoi amici di Torino! Non voglio entrare nel merito di una "proba'bile(?) loggia massonica e delle sue ramificazioni bancarie. Capitalia(?), scandalo Telecom, diritti tv ed altro, che servono a fuorviare l'attenzione dai loro illeciti e furti miliardari, ma perche' con lo scandalo delle intercettazioni sarebbero venuti a galla i su detti furti miliardari, ed i molteplici "illeciti dell'Inter"...questi si, certificati! Allora cosa fanno? Prendono lo zingarello volgarotto e' il nemico della Famiglia e ti creano il mostro da mettere per due mesi in prima pagina, incluso il vostro stesso giornale, e mettono in moto la micidiale macchina mediatica. Quella stessa macchina che tace sul Processo Doping-Inter-Ferruccio Mazzola, che minimizza le accuse di doping all'Inter dell'ex Georgatos, che tace sul patteggiamento dell'INTER e' del calciatore Recoba al processo di Udine per il falso passaporto di Recoba per evitare la galera a Oriali (e moratti?)! Che tace sull'abuso di potere del Kommissar Guido Rossi (nessun conflitto d'interesse?) per il cambio di procedura per permettere l'iscrizione dell'inter al campionato contro il parere della COVISOC per l'enorme debito della squadra di "moratti & tronchetti", anzi, delle squadre di Milano! si perche' Inter (ma anche il milan!) non avrebbe potuto iscriversi senza l'esborso di oltre 100 milioni.di euro (ma era gia' illecito consumato!). Ma lo sfruttatore (il candido topo di fogna catanese) amico del finto generoso Minus Habbens Massimo,  ha piazzato bene le sue pedine allUSSI e alla F. N. S. I! E poi finge di non sapere e scrive: fatemi capire. povero popolino pecora.. No io non pretendo che crediate al complotto, non pretendo che lei Andea Agnelli abbia rispetto per il popolino Juventino, no, nessuna pretenzione, solo una richiesta! Trattandosi della straordinaria creatura di suo padre, a nome di milioni di Juventini le chiedo di Rispettare 100 anni di storia, le chiediamo di rispettare suo Padre....
Chiediamo troppo? Conoscendo la sua passione di tifoso vero, non credo. 
Riceva un cordiale saluto. Francesco. L'Ultra Tifoso, che ultra' non e'.
AMARCORD PRESIDENTE, E' LEI?
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Emanuele Boffi: Il processo farsa, il mostro Moggi, gli onesti. 

Anche se le restituissero gli scudetti, nulla ormai può più cambiare la sorte della Juve. E' diventata l’Inter del Duemila

Il tragico caso Juve è cominciato con la richiesta di un sorriso. È iniziato, cioè, con un atto d’hubris, così come gli antichi greci chiamavano l’illusoria tracotanza degli umani che tentano vanamente con un atto d’imperio di cambiare ciò che sottostà alle leggi dell’immutabile e del necessario. Il tragico caso Juve ha avuto principio con la richiesta del giovane rampollo Elkann – l’estroverso e funambolico Lapo – di vedere in campo e sulle pagine dei magazine una squadra e una società più sorridente, più simpatica, più cool. Quando lo sventurato, il figlio dell’élite torinese, l’esperto di marketing e cittadino del mondo chiese «una Juve più smile» fu il principio della fine, l’abbrivio dell’inevitabile cataclisma, perché non puoi essere vincente e simpatico. Aut aut. O sei l’uno o sei l’altro, come gli ricordò l’allora amministratore delegato Antonio Giraudo: «Senza “smile” negli ultimi dieci anni abbiamo vinto cinque scudetti, giocato sedici finali di coppe vincendone otto, conquistato due Palloni d’Oro. La nostra società è una di quelle più solide dal punto di vista finanziario, senza che gli Agnelli in questi ultimi dieci anni abbiano dovuto mettere denaro».

Invece Lapo voleva sfidare le leggi della natura e del calcio: voleva vincere sul campo e fuori. Pretendeva, lo sciagurato, di battere tutte le altre squadre e poi di riceverne pure il clap clap di un battimani: grazie che ce le avete suonate 4 a 0, cheese. Voleva, insomma, essere l’Inter di Moratti, la squadra che piace alla gente che piace, a Fiorello, a Valentino Rossi, a Gino Strada, a Michele Serra, a Gad Lerner. Voleva che la sua Juve avesse lo charme del perdente senza perdere, la fortuna sportiva senza rimetterci la fortuna economica. Non si capacitava del perché lui, che aveva rilanciato l’immagine Fiat con la semplice idea di farne scrivere il logo a caratteri maiuscoli su una felpa, non potesse fare la stessa cosa con la squadra di famiglia. Lapo non capiva perché il giocattolo sportivo del nonno dovesse essere la squadra di cui, nei bar dello sport, si diceva che rubasse, e al cui palmarès si associasse il muso brutto sporco cattivo di un team manager adiposo e di un amministratore delegato col portamento di un impiegato delle poste. È così che è iniziato il tragico caso Juve, e non c’è dio dell’Olimpo né giudice di tribunale che oggi possa inviare un qualche deus ex machina a indicare una via di redenzione. (E.B.)

Un chiaro caso di illecito strutturato
Chi oggi finge di scandalizzarsi per Calciopoli 2, mente sapendo di mentire. Era già tutto chiaro allora, nel 2006, l’anno che fu per il calcio quello che fu il 1993 per la politica. Tredici anni dopo le mani, furono ancora la magistratura e la stampa a pulire i piedi, col consenso di chi, da quella depurazione, s’illudeva di trarne solo vantaggi e nessuna rogna. Il campo, quello su cui rotolava la palla rotonda, diceva questo: c’erano due squadre invincibili, la Juventus della triade (Moggi, Giraudo, Bettega) e di Del Piero e Ibrahimovic e il Milan di Berlusconi e Galliani, di Kakà e Maldini che spadroneggiavano in Italia e in Europa. Poi c’era l’Inter di Moratti, una squadra campione solo nei triangolari d’agosto cui da anni andava male tutto quel che poteva andare male. Il 5 maggio, Kanu, Gresko, Recoba, Vampeta, dobbiamo continuare?

L’Inter era la squadra dei tifosi che per consolarsi correvano in libreria a comprare le barzellette sugli interisti di Severgnini (l’autoironia è l’arma del perdente), i cui supporter gettavano motorini dal secondo anello di San Siro ed esponevano striscioni di incitamento ai propri giocatori il cui più benevolo era questo: «Non sappiamo più come insultarvi». La Juventus, invece, era la squadra che vinceva perché, come ha spiegato German Camoranesi, «quando entravamo in campo, gli altri si pisciavano addosso». Fu nell’estate del 2006, a pochi mesi dal Campionato del Mondo, che andò in scena Calciopoli, un assurdo processo sportivo in cui la Juventus – e, in minor grado, Milan, Fiorentina e Lazio – pagarono per non avere commesso il fatto. A dirlo non è Tempi, Giampiero Mughini, o gli sfegatati del sito ju29ro.com, ma quegli stessi giudici che allora decisero la sanzione sull’onda di un sentimento popolare e di una campagna di stampa cui non dispiacque materializzare in sentenza il luogo comune più diffuso: la Juventus vince le partite “perché paga l’arbitro”.

A spiegarlo furono quegli stessi che la condannarono. Come Mario Serio, giudice della Corte di appello federale: «Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo, abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d’onda». O come Piero Sandulli, il presidente di quella Corte, che dichiarò: «Nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudini, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. è stata una condanna etica». A un quotidiano Sandulli ha anche detto che nelle partite del campionato 2004-2005 «non ci sono illeciti. Era tutto regolare. L’unico dubbio era sulla partita Lecce-Parma». Lecce-Parma. Ma allora perché la Juve è andata in B?

Chi ha avuto la pazienza di leggere le sentenze dei tribunali e non soltanto quelle vergate su carta dai quotidiani rosa salmone(Gazzetta dello Sport), lo sa dal 2006. Contro la dirigenza juventina c’erano prove di non rispetto dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva (lealtà sportiva), ma non di violazione dell’articolo 6 (illecito sportivo), l’unico la cui violazione prevede la retrocessione. I giudici, già nel 2006, lo avevano appurato con certezza, tanto che, - come spiegò sempre Sandulli, «l’illecito associativo non esisteva, era una falla del sistema giuridico che è stato da noi introdotto». - È il famoso «illecito strutturato» di cui parlò Francesco Saverio Borrelli, chiamato dall’allora commissario straordinario Guido Rossi – ex dirigente Telecom, ex cda Inter – a condurre le indagini: «è un caso di illecito strutturato», spiegò l’eroe di Mani Pulite.

Un’arcana formula che si potrebbe tradurre più o meno così: non abbiamo prove che la Juventus abbia comprato o tentato di comprare partite, né arbitri, né guardalinee, né calciatori. Abbiamo appurato che «non esisteva alcuna cupola», che la celebre favola delle “ammonizioni mirate” a favore dei bianconeri era appunto una favola, che non vi è stata mai alcuna «alterazione del sorteggio arbitrale», che l’arbitro Gianluca Paparesta non fu mai chiuso in uno spogliatoio da Moggi. Ecco, sebbene non ci sia una-prova-una che la Juventus abbia rubato le partite, sebbene sia illogico pensare che si possa alterare un campionato senza alterare i match, abbiamo condannato la Juventus alla serie B, alla non assegnazione del campionato 2004-05 e alla revoca dello scudetto 2005-06 (non oggetto d’indagine).

Tutto questo durante un processo in cui abbiamo eliminato un grado di giudizio, in cui abbiamo concesso agli avvocati difensori solo tre giorni per preparare la difesa e un quarto d’ora per esporla e in cui non abbiamo ammesso come prove i filmati delle partite o altre prove documentali, ma solo alcune intercettazioni da noi selezionate senza dare la possibilità ai presunti colpevoli di accedere a tutte quelle disponibili (171 mila). Insomma, quel che si dice un processo equo. È scritto così nella sentenza: «è concettualmente ammissibile l’assicurazione di un vantaggio in classifica che prescinda dall’alterazione dello svolgimento o del risultato di una singola gara». Deve essere questo che si intende per “illecito strutturato”: sei colpevole perché è ammissibile che tu lo sia. Già allora ci fu chi tentò di insinuare che Calciopoli era una farsa e che dietro l’operazione piedi puliti si stava svolgendo una pedicure tutta a favore di telecamere e istinti belluini di piazza.

Oltre al giornale che tenete in mano, avanzarono sospetti alcuni giornalisti come Piero Ostellino sul Corriere della Sera, Christian Rocca sul Foglio, Giampiero Mughini nella trasmissione tv Controcampo. Probabilmente l’avrebbe voluto fare anche la firma numero uno del giornalismo sportivo italiano, quel Giorgio Tosatti di cui, con sospetto tempismo, furono pubblicate telefonate con Moggi, forse anche per vendetta contro le aspre critiche che Tosatti aveva mosso al pm Raffaele Guariniello, quello che aveva indagato invano sulla stessa Juventus. Ma non solo giornalisti, anche Giuseppe De Biase, il giudice che condusse le indagini sul calcio scommesse negli anni Ottanta, uno che di diritto sportivo se ne intende certamente più dell’avvocato d’affari Guido Rossi, disse senza mezzi termini: «La sentenza su Calciopoli è un aborto giuridico». E il giornalista Enzo Biagi, non esattamente un garantista a tutto tondo, aggiunse: «Una sentenza pazzesca costruita sul nulla: cui prodest? ».

Con Lippi non vinceremo mai
A tentare di discolparsi ci provarono anche i vari “mostri”, inutilmente. Il designatore Paolo Bergamo, quello accusato di essere troppo amico di Moggi, spiegò dal principio che lui «parlava con tutti i dirigenti».
https://www.youtube.com/watch?v=-BQx3Opwgw8
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https://www.youtube.com/watch?v=tmOjdvNplMM 
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https://www.youtube.com/watch?v=RLU6eHsPmjw
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https://www.youtube.com/watch?v=BPcIP4DCwaM 
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https://www.youtube.com/watch?v=ezJCMEaXR1Y
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https://www.youtube.com/watch?v=txxqPyXx6eY
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https://www.youtube.com/watch?v=ksmo-MJ5NRE&t=12s
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L’arbitro Massimo De Santis rivelò che le intercettazioni delle telefonate usate dall’accusa per dimostrare che esistevano degli accordi tra dirigenti delle squadre e arbitri erano «tutte successive alle partite». Moggi non fece mai finta di non essere quello per cui veniva pagato a peso d’oro: un dirigente maneggione, autoritario, svelto. Prima che Berlusconi fosse, Moggi fu. Fu lui il primo a usare l’espressione «non sono un santo» e ad ammettere di aver infranto gli obblighi di lealtà e correttezza sportiva, il già citato articolo 1 «quello che nel mondo del calcio, che è business, forse non infrangono solo i magazzinieri». Perché che tutti parlassero con tutti, era già noto nel 2006, eppure solo Moggi fu dipinto come un ciarliero farabutto. «Ci sono 42 società tra serie A e B, tutte parlano, l’unica società sordomuta era l’Inter», ha detto Moggi.

Eppure tutti hanno fatto finta di credere che il calcio fosse corrotto per colpa di uno solo. I quotidiani, con la Gazzetta dello Sport in testa, cavalcarono la piazza. Candido Cannavò scrisse che «la vergogna era ormai venuta allo scoperto» ed era «impossibile nasconderla sotto una foglia di fico». Gianni Mura su Repubblica chiese di fare «piazza pulita» per liberarsi di «uno scandalo che è peggio di tutti gli altri, è il più ramificato ed il più simile (ammazzamenti esclusi) ai metodi mafiosi». Gigi Garanzini sulla Stampa intimò di mandare via «i mercenari padroni del vapore». Per Gad Lerner trattavasi di «amici degli amici, figli dei padrini, più o meno come nella mafia». Lo sdegno si fece politico con Antonio Di Pietro che assicurò trattarsi di un nuovo caso «Tangentopoli. E ci sono le prove. Queste intercettazioni sono importanti. Hanno lo stesso valore della mazzetta scoperta a Mario Chiesa».

L’allora ministro dello Sport, Giovanna Melandri, si disse pronta a «restituire al calcio italiano l’onore che merita». Il fu radicale Daniele Capezzone propose «Zdenek Zeman come presidente della Figc». Essendo alle porte il Mondiale, l’Italia del pallone chiese la testa degli azzurri della Juventus: «Lippi, Buffon e Cannavaro devono tornarsene a casa» (Manifesto); «La Nazionale farebbe meglio a starsene a casa» (La Padania); «La Nazionale è la Nazionale italiana, non la Nazionale della Gea. Lippi deve dimettersi» (Beppe Grillo); «Che questa fosse una squadra mediocre, lo penso da tempo e per una banale ragione. E se Lippi è un genio del pallone, almeno a un Nobel può aspirare anche il mio portinaio di Milano» (Vittorio Zucconi, Repubblica). L’associazione di consumatori Codacons pretese un risarcimento per ciascun italiano di 2.500 euro, l’Adusbef e Federconsumatori chiesero «l’allontanamento dell’attuale ct della nazionale, Marcello Lippi. Le due associazioni consumatori chiedono un Ct al di sopra di ogni sospetto». Marco Travaglio rivelò di essere a conoscenza del sistema da tempo e di aver già anni prima scritto un libro sul terribile «Lucky Luciano».

Oggi che Moggi ha portato in aula le “intercettazioni degli altri” (pagandone la sbobinatura di sua tasca, si badi), la stampa italiana ha con qualche imbarazzo o minimizzato o riaffilato la ghigliottina come Oliviero Beha sul Fatto (“Moratti a processo come Moggi”). I tifosi juventini del sito giùlemanidallajuve.com hanno annunciato di aver pronto un dossier sulle errate scelte societarie dall’estate 2006 a oggi. In rete si trovano dettagliate ricostruzioni di presunte lotte tra famiglia Agnelli e famiglia Elkann per il patrimonio Fiat in cui la società Juventus sarebbe stato l’agnello sacrificale. Da più parti si è iniziato a chiedere che lo scudetto che fu tolto ai bianconeri e assegnato ai nerazzurri, sia restituito.

Ma chi l’ha comprato Poulsen?
Chi non leggesse coi paraocchi le intercettazioni di oggi come quelle di ieri, invece, ne dovrebbe trarre la medesima conclusione: trattavasi di lobbying estremo, pressione per ottenere qualche occhio di riguardo, chiacchere da bar, sciocchezze e millanterie. Che da tutto questo ne derivasse un risultato pratico, concreto, fattuale non è dimostrato da alcuna prova. Né ieri né oggi. A meno di pensare che la palla, anziché essere rotonda sia quadrata e che bastino le battutacce da bandito al telefono per far di Darko “scarpa di piombo” Pancev un Alessandro “Pinturicchio” Del Piero.

L’aspetto paradossale di tutta la vicenda è che anche se lo scudetto 2005/06 fosse restituito, anche se dagli almanacchi fosse cancellato che la Juventus è stata in serie B, anche se Moratti riconoscesse che il suo non era esattamente un comportamento «da onesti» che l’ex presidente Giacinto Facchetti telefonasse agli arbitri prima delle partite, anche se tutto ciò accadesse, questo non renderebbe meno tragico il destino della società Juventus. Perché è stata la Juventus  a scaricare Moggi e oggi è quasi patetico il tentativo di riabilitarlo senza ammetterlo.

È stata la Juventus, tramite il suo avvocato Cesare Zaccone, a definire la retrocessione in B una soluzione equa. È stata la Juventus a vendere i suoi campioni all’Inter. È stata la Juventus a comprare Poulsen, Felipe Melo, Grosso. È la Juventus oggi la squadra che non termina la stagione con lo stesso allenatore, che viene contestata dai suoi supporter, che perde con l’Udinese e il Fulham, che vive di continui litigi negli spogliatoi, che trasforma i campioni in brocchi, che ad aprile inizia a parlare di calciomercato. Il tragico destino della Juve del 2010 è questo: è l’Inter del 2000. E non c’è nemmeno uno smile che la faccia sorridere.  CUI PRODEST.....
Emanuele Boffi (interista dalla nascita perchè di famigla, Interista tradizionale) 
16 Aprile 2010 - Emanuele Boffi - boffi@tempi.it
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Dottor Agnelli, non si fidi. Stia attento


DEDICATO agli AVVOLTOI ....interTRISTI & ANTIJUVENTINI TUTTI! - E' MORTO IL PORCO ("guido rossi) TIFOSO E DIRIGENTE DELL' "inter" OLTRE A "PRIVATE-ADVISOR DELLA IFIL-ELKANN! INFAME SICARIO, DEGLI INFAMI BRACCI ARMATI DEI POTERI OCCULTI, MESSO LI PER FUORVIARE L'ATTENZIONE DAI FURTI CHE STAVANO PERPETRANDO AI DANNI DELLO STATO, DA POTENTI PRIVATI, E' DAI PICCOLI INVESTITORI (SARAS), MA ANCHE PER EVITARE L'ESTINZIONE DELLA SQUADRA DELLA CASTA (inter) CON LA SICURA CONDANNA DI ORIALI & RECOBA AL PROCESSO PENALE DI UDINE, E' LA SICURA RIAPERTURA DEL PROCESSO PASSAPORTI< CHE OLTRE ALLA CONDANNA DELL'INTER NEI DILETTANTI, AVREBBE SCOPERCHIATO IL CALDERONE DEI SUDDETTI FURTI! (secondo l'ex Giudice numero uno della Figc Corrado De Biase, L'Inter poteva essere, addirittura Radiata!)

ARDERAI ALL'INFERNO, PORCO MALEDETTO!
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PER LA PERDITA DELLA LORO ICONA, ECCO I TITOLI DEI CAPISLDI DELLA DISINFORMAZIONE E' DIFFAMAZIONE, SULLA MORTE DELL'INFAME PORCO!
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Gazzetta dello Sport
È morto Guido Rossi, fu commissario Figc nell'estate di Calciopoli
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Corriere della Sera
È morto Guido Rossi: Calciopoli, lo scudetto all’Inter e il mondiale in Germania del 2006
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la Republica
È morto Guido Rossi. Aveva 86 anni
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La Stampa
È morto a 86 anni Guido Rossi, guidò la Consob e Telecom. Nel 2006
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Il Fatto Quotidiano
Guido Rossi, morto l’ex presidente della Consob e di Telecom Italia
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DELL'INFAME PORCO, ECCO LA TESTIMONIANZA DI FACOLTOSI GIURISTI SUPER PARTES.
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Roma. “Giustizia tribale” secondo giudice della Figc Benedetto. Si dimette e ci spiega tutte  le anomalie della sentenza
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Non è stato facile, però poi l’ha scritta
“Lei, Signor Commissario, aveva già deciso”. Era tutto già scontato. “Quale insegnamento i cittadini di domani possono trarre dall’incredibile processo tutto e solo mediatico a cui abbiamo assistito in questi giorni, in una sentenza annunciata più che dai giudici o dai magistrati direttamente dal popolo Facile coprirsi le spalle con le intercettazioni. Ma prego, prego. Qualcuno potrebbe farmi vedere dove sta l’illecito?”.

L’avvocato Giuseppe Benedetto fino a tre giorni fa era giudice sportivo del settore giovanile scolastico della Federcalcio. Dopo essere stato componente della Commissione disciplinare della Figc dal 2002 al 2003, prima, e Giudice unico nazionale dal 2003 in poi. Ha letto la sentenza di venerdì scorso, ha seguito il lavoro del presidente della Caf Ruperto e del commissario straordianario Guido Rossi. 

Poi scrive la lettera.
“Ne ho ribrezzo. Non sono rassegnato, sono semplicemente indignato”. Quindi le dimissioni. “Voglio stare a posto con la mia coscienza. Si trovi un altro giudice, caro Rossi”. Il problema è il metodo, non la sentenza. “E’ stato il processo più importante della storia del calcio italiano e non è stato possibile riscontrare neanche una singola partita truccata – dice al Foglio Giuseppe Benedetto – Non c’è però un illecito quindi tutto diventa strutturale, un unico sistema. Ma l’illecito strutturale sta al diritto sportivo esattamente come la concussione ambientale sta al diritto penale. Caro Rossi, perché non diciamo davvero le cose come stanno e che non si è riusciti a trovare nulla?”.

I giudici, la sentenza, il metodo, la rapidità. Ma soprattutto il commissario straordinario Guido Rossi.
 “Non sono state rispettate le regole e sono state utilizzate modalità piuttosto anomale nella strutturazione del processo”.

Il problema non è la nomina ma le nomine Prima di tutto le difese.
 “Ovvio. Non c’è stato neanche il tempo necessario. Perché l’accusa ha avuto tempo per formulare le sue accuse mentre la difesa non ha avuto neanche il tempo di ascoltare le intercettazioni in aula? Perché gli avvocati difensori non hanno avuto la possibilità di produrre testimonianze proprie? E poi, una camera di consiglio che dura più del processo, che non riesce a evitare fughe di notizie con giornali che pubblicano la sentenza prima ancora che sia emessa, ha qualche senso? Il processo è sui giornali o nelle aule?”

Poi i tempi.
“In un processo così importante non ha nessuna logica essere rapidi a tutti i costi”. 

Quindi la forma. 
“Senza entrare nel merito, mi sembra però che ci sia stato uno stravolgimento della giustizia sportiva. C’è una cupola che ha condizionato il campionato senza condizionare le singole partite. Non vien fuori nessun caso di articolo 6 e non è possibile pensare che una somma di articoli possa fare un articolo 6. Ci sono state violazioni delle norme dei doveri e obblighi di lealtà. Ovvio. Ma episodi di illecito semplicemente non esistono. Quando si è trattato del caso del Genoa calcio retrocesso in serie C sono state trovate le mani nella marmellata. Cioè le borse con i soldi. La corruzione. Qui soldi non ce ne sono e quando non si trovano i reati e non si trovano gli illeciti tutti diventiamo magicamente concussi e concussori. E tutti iniziano a parlare di un’ambiente. Di un diffuso malcostume. Ma nulla di tutto ciò si potrebbe risolvere con delle condanne per responsabilità oggettiva”.

Poco prima del processo erano stati anche gli stessi legali della Fiorentina e della Lazio a discutere sulla legittimità della nomina di Guido Rossi (ex dirigente dell'Inter. ndr). Ma il problema, più che la nomina, sono le nomine.   
“Mi chiedo come sia possibile non indignarsi. Se Cesare Ruperto non fosse stato in pensione non sarebbe stato nominato presidente Caf. Questo perché i magistrati non possono far parte della giustizia sportiva. E quindi Guido Rossi ha avuto la non proprio eccellente idea di nominare tutti i nuovi giudici praticamente alla vigilia del processo. Ma non sono stati sostituiti solo i magistrati. E’ stato direttamente rivoluzionata tutta la Caf. Sono stati cambiati anche gli avvocati. Ora. Se io dovessi essere processato da un giudice nominato dal mio accusatore e che durante la camera di consiglio pensa pure di andarsene in Parlamento a spiegare cosa è l’etica e cosa è un sistema pulito e sano, io sinceramente non starei tanto tranquillo. Quindi, o il processo è una farsa oppure qui ognuno fa un po’ come crede sia giusto fare. Come si fa a portare avanti un processo senza alcun criterio oggettivo? Vogliamo una giustizia sportiva oppure una bella giustizia tribale?”. 
Claudio Cerasa (20/7/2006 - http://juventus.forumfree.it/?t=9468752&st=420 )
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Corrado De Biase FIGC
“Si parla di illecito strutturato; ma cos’è? Non esiste. Si vuol far capire che c’è qualcosa di diverso, di anomalo. Ma illecito strutturato proprio no. Esiste l’illecito sportivo. Non si può parlare di cose che non esistono nell’ordinamento giudiziario sportivo. 

Io devo dire una cosa. Abbiamo visto e letto di tutto, ma manca ancora un elemento. La dimostrazione dell’illecito sportivo io non l’ho ancora vista.

Si parla di partite, tante partite che sarebbero state truccate. Ma nessuno ci ha detto come. Io almeno non l’ho visto. Tutto questo, credo, ci sarà nella relazione del capo ufficio indagini e nei deferimenti del procuratore federale.

 Fino ad oggi, a quello che vedo io, è la violazione dell’articolo uno del codice di giustizia sportiva che impone ai tesserati di comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità. Questo c’è di sicuro come c’è una condotta irresponsabile: le telefonate ai designatori ne sono un esempio.

Però quello che abbiamo letto fino ad oggi non dimostra che c’è stato il tentativo di alterare una partita”
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L'ex presidente della Corte Costituzionale, Baldassarre :
«Aver assegnato lo scudetto all’Inter è stata una forzatura. Accettare di mettere sulle maglie il tricolore è stato un comportamento antisportivo e l’atteggiamento tenuto dai nerazzurri nella vicenda intercettazioni è di estrema gravità»
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Ancora l'ex Giudice gella Figc Corrado De Biase
"Premesso che parliamo di voci che devono essere confermate, direi che l'indagine si presenta piuttosto complessa, perchè investe sia la magistratura ordinaria che quella sportiva. Dire che l'Inter non rischia nulla, salvo una multa, significa non conoscere le leggi.

L'Inter rischia, anche la radiazione, in teoria. Inoltre c'è un particolare che sembra essere sfuggito a molte persone che vedo sulle reti delle varie TV parlare a sproposito: la liceità dei pedinamenti.

Non scordiamoci che siamo in un campo ben definito, cioè quello della giustizia sportiva, dove non sempre valgono le regole della giustizia ordinaria. Un esempio pratico: se io, privato cittadino, mi rivolgo ad un'agenzia investigativa, regolarmente licenziata, per far pedinare mia moglie, pensando che abbia un amante, non commetto reato.

Queste regole non valgono nella giustizia sportiva: è chiaro che se applico lo stesso concetto, l'unico scopo che mi prefiggo è quello di avere dei vantaggi illeciti. Oltretutto pare che, oltre ai pedinamenti ci siano anche delle intercettazioni illegali, a danno di squadre avversarie, direttori sportivi e membri della Gea.

Quindi, ripeto, se le notizie verranno confermate, direi che l'Inter rischia, e molto, anche perchè tra Inter e Telecom c'è un singolare processo di osmosi: dirigenti, managment e membri del CDA dell'una rivestono, a vario titolo, incarichi nell'altra."
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L'interista, Avvocato Giuliano Pisapia
«Nessuno ha sottolineato che qui i giudici decidono solo sugli atti portati in aula dalla pubblica accusa. Leggo l'articolo 37 del codice: 'Il dibattimento si svolge in contraddittorio tra la procura federale e le parti... Al termine del dibattimento il rappresentante della procura formula le proprie richieste'. Bene, qui il dibattimento non c'è stato. Perché il dibattimento è il luogo dove si verifica la tesi accusatoria e si forma la prova». Alle difese non è stato consentito di produrre prove, di citare testimoni (come anche ammetterebbe lo stesso art.37). E la pubblica accusa ha formulato le sue richieste di condanna ancor prima che iniziasse il dibattimento! Come succedeva in Unione Sovietica. 
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Sen. Francesco Cossiga - ex Presidente della Repubblica 
"Ho ammirato molto Lippi e tutti gli azzurri: per essere onesti non è che il commissario Rossi e l'ineffabile Borrelli avessero sostenuto nè la squadra nè il suo commissario tecnico. Dico questo specie dopo il tentato suicidio del bravo Pessotto, è nella tradizione di mani pulite, ora diventata piedi puliti, seminare non di giustizia ma di morti, sangue e suicidi la sua attività.

Nessun dubbio che il gesto di Pessotto sia da collegare all'inchiesta. Dopo le famiglie distrutte da mani pulite senza nessun contributo alla moralizzazione del Paese, ora con gli stessi attori non avremo grazie a calciopoli nessuna moralizzazione: o se la danno i club o non sarà certamente Borrelli a darla loro. E corriamo il rischio di avere un'altra sequela di suicidi, tentati suicidi e famiglie distrutte. I ragazzi della Nazionale stanno reggendo a questa persecuzione psicologica ed hanno retto anche al dolore per la vicenda di Pessotto. Per questo dico loro bravi.

Il processo? L'altro giorno mi sono vergognato per quella parodia della giustizia che è la Commissione d'Appello Federale: mi ha molto meravigliato che un serio giurista (Cesare Ruperto, ndr) sia sceso così in basso da andare a presiederla. Il che vuol dire che lo pagano bene perchè altra giustificazione non l'avrebbe".
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Da un'intervista al Tirreno a Enzo Biagi 
"Una sentenza pazzesca, e non perchè il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perchè costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perchè tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l'ex Re d'Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?"
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COLOMBE...no!....falchi...ni....avvoltoi Tutti..!!! interIsti Tutti merde!
HA PERFETTAMENTE RAGIONE! 

.In questa vicenda non ci sono colombe (rarissime ormai) falchi (pochi), e avvoltoi ( tutti): l’ultimo in ordine di tempo è Ronaldo, che dichiara di sapere tutto da tempo (come mai zitto finora però non lo spiega) e che all’Inter mancano tre scudetti. Mi sono rivisto le classifiche di quelle annate con Ronaldo in Italia, ed ho scoperto che l’Inter è arrivata seconda solo nel 97 - 98, a rischio retrocessione nel 98 - 99, quarta dopo spareggio nel 99 - 2000, fuori dalle prime 4 nel 2000 - 01, terza nel 2001 - 02, ed in quest’ultimo campionato potrai dire di tutto, ma era l’Inter in testa a 90’ dal termine, e giocava in uno stadio nel quale i tifosi di casa fischiavano i loro giocatori e li invitavano a farvi vincere(roba da uffiucio inchiesta!)

Insomma un altro cialtrone si aggiunge alla lunga sequela di soggetti miserabili che hanno dovuto dire la loro parola idiota nella vicenda. E’ questo che mi rafforza i dubbi, l’ostinata ricerca di chiunque possa dire male di Moggi e della Juventus: hanno riesumato pure De Sisti per vicende del 1992, con Moggi al Torino, descrivendo l’allenatore, uno dei peggiori mai vistisi in qualunque categoria, come vittima del potere di Moggi; il quale Moggi gli impedirebbe di trovare lavoro, invece di affrontare la realtà della sua inettitudine e dire che anche la sua amata Roma gli negò un posto nelle squadre minori.

Gli hanno riabilitato bancarottieri come Pieroni, o corruttori di arbitri come Gaucci o plurisqualificati come Dal Cin; oggi tutti si dicono succubi del potere di Moggi, compreso lo stesso Gazzoni che però beneficiava dei prestiti gratuiti dei vari Maresca e Brighi, o del contributo per la comproprietà di Cipriani e Gamberini, o i soldi per l’acquisto del trentaduenne Paramatti, e quando ha trovato chiusa la cassa perchè voleva sempre di piùha cominciato a sparlare cercando rifugio da Moratti, trovando però la porta chiusa. Parla pure Cellino, prototipo del presidente sportivo asservito ad un determinato gruppo - finanziario, indovinate chi: insomma tutte vecchie baldracche riscopertesi finalmente vergini. Dall’altro lato c’è il non tanto velato disegno criminoso di non far ragionare il lettore o il teleutente, il dire le cose a metà o a meno di metà, ben sapendosi che il 90% del tifo antijuventino è predisposto a dire a priori Juve ladra e Moggi mafioso, senza ragionare minimamente sulla veridicità di quanto legge o ascolta.

Ciò che mi fa imbestialire, è che ancora nessuno noti altre evidenti incongruenze di questa sporca vicenda: - i forti dubbi sul fatto che in centomila telefonate, non ce ne sia stata una che sia una con Galliani o con dirigenti interisti;- che da Napoli, dopo che sono state "abilmente pilotate" le "fughe di notizie", adesso si parla di silenzio stampa, proprio nel momento in cui sarebbe più utile sapere se, nelle centomila telefonate fatte o ricevute da Moggi, non ci sia in qualche modo anche Galliani o gli stessi puritani Moratti e Tronchetti Provera: bello questo silenzio stampa tardivo, dopo due settimane di stillicidio scientifico di intercettazioni e dichiarazioni a senso unico; - che dopo avere attaccato la Juventus, hanno nell’ordine coinvolto la Fiorentina e la Roma, come se alla fine della fiera, dovessero risultare pulitissime solo due squadre, guardacaso le milanesi.

Quindi, caro amico interista, quando scrivevo "il calcio pulito che verrà non facevo solo amara ironia, ma una ben precisa denuncia di questa grande impostura mediatica che ci sta confezionando un mostro esecrabile prima ancora che sia giudicato tale, e al contempo ci riconsegna ripuliti e profumati, degli autentici sciacalli e corvi che in quel marcio del calcio "a loro dire moggiano" ci hanno ben vissuto e sbafato. Per dirla chiara, , io accuso questi sottoelencati personaggi di essere gli assassini del calcio italiano:

1 -Accuso Moggi e Giraudo. Ma non per quello che a loro attribuiscono, se verrà provato. Li accuso di avere lavorato con ingenua presunzione di evitare gli imbrogli, così facendo il gioco dei servi dei poteri forti Carraro e Galliani, finendo vittime del morso velenoso di questi serpenti velenosi, a conferma che allevandosi vipere prima o poi si subisce il morso mortale. E li accuso per non essere mai stati realmente vicini alla tifoseria, di avere lavorato "dejuventinizzare" la mia Juventus, mettendo alla porta gente che aveva scritto la grande storia bianconera: sono queste, ai miei occhi le loro più gravi colpe.

2 - Accuso Berlusconi, Tronchetti Provera (Moratti no, troppo imbecille, lui mette i soldi), Geronzie e i loro soci della loggia. Sono i veri mandanti di questo massacro mediatico, pilotato non certo per desiderio di pulizia nel calcio, ma per tentare di rimanerne i padroni esclusivi, sul campo, nel Palazzo, negli affari. In fondo sta bene ai miei ex dirigenti l’essere stati pugnalati proprio da loro, dato che storicamente Juventus e Milan mai sono state alleate, ed una ragione ci doveva pur essere. Hanno sempre giocato sporco, e lo si sapeva, ora sono venuti allo scoperto come il gatto e la volpe della situazione, l’uno vuole i due scudetti cercando di tenere il servo attaccato alla poltrona il più a lungo possibile.

3 - L' altro, il Tronchetto sa che con la Juventus in campo per l'Inter non ci sarà nessuna possibilità di mettere le mani su uno scudetto, è allora ha detto muoia la Juventus con Giraudo e Moggi. Stesso pensiero di Geronzi. Mr. Capitalia, nel calcio ha investito ingenti capitali, assorbendo cospique perdite con Napoli, Lazio e Perugia e l'unico modo di rifarsi è con la Roma, ma sa che con la conferma di Giaraudo e Moggi, come per l'Inter, anche per la Roma non ci sarà nessuna possibilità di accaparrarsi uno scudetto; allora Morte a Giraudo e Moggi e con loro anche L'odiata Juve.

4 - Ma volendo restare a berlusconi e Galliani, la morte del calcio ha una data di nascita ben precisa, 1986, ed è figlia proprio del loro ingresso, del doping nel calciomercato, quando si offrivano cifre folli per acquistare giocatori, della spregiudicatezza nelle operazioni, diciamo così, produttive di vittorie per i rossoneri, degli acquisti in nero, della tv sbarcata prepotentemente nel calcio. Ed in fondo è lo stesso obiettivo di Tronchetti Provera, prendere il posto che fino a ieri avevano Giraudo e Moggi ed essere i padroni assoluti del mondo del calcio, per dividere gli affari lucrosi alla pari con Berlusconi, dalle sponsorizzazioni, alla vendita di partite tramite Alice, a dare lustro anche all’Inter(così pensa lui...povero gonzo...ne vedremo delle belle),per avere i suoi ritorni economici. E non è un caso che abbia cacciato il fido Biscardi solo ora.

5 - Accuso Moratti anzitutto perchè reo di essere troppo imbecille. Il presunto "signore" del calcio, dal parlare contorto che parla parla, spesso accusa ma non dice mai niente. Sempre in agguato per prenderseli i galeotti che alla Juve vincevano con i metodi oggi ritenuti sporchi, prima Lippi, poi David, malgrado veniva accusato di essere drogato, Moggi corteggiato ad ogni estate, da ultimo Capello. E magari i suoi giocatori se i bianconeri vengono davvero retrocessi. Se questi signori vincevano giocando sporco, è chiaro che lui li voleva non certo per redimerli, ma per poter vincere anche lui sporco, no?.

6 - Accuso Mancini. Tipico esempio di bambino raccomandato e ultraviziato, ignorante e cattivo. Ci ha sguazzato ad essere un pupazzo raccomandato della GEA, per potere cominciare ad allenare in serie A senza avere il patentino di allenatore, e sempre per avere, grazie alla GEA, panchine importanti, Fiorentina, Lazio e Inter. Come dire, la GEA è buona se a far carriera violando le norme e lui, poi quando il cielo diventa una piovra se invece non è funzionale ai suoi progetti, rinnega e accusa.

7 - Accuso i rinverginiti. Gaucci, Dal Cin, Cellino, Preziosi, Corioni, Gazzoni: personaggi che hannodato da sempre l’immagine peggiore del calcio e che adesso sperano di rientrare in grande stile, allineandosi al coro unanime anti-Moggi e antiJuve.
Personaggi che hanno fatto della corruzione, delle truffe, dei fallimenti, della bancarotta e dei raggiri, il loro credo principale, che sperano di poter ritrovare un posto nel futuro riassetto, tanto ormai il dire male della Juventus sembra sarà un buon
passaporto, falso naturalmente, per sedersi nella prossima tavola imbandita.

8 - Accuso i PM di Napoli Scoprono solo adesso che gli atti in loro possesso sono coperti da segreto istruttorio, dopo giorni in cui sono fuoriusciti a getto continuo ed usati con grande abilità dai media. Fingono ancora di non accorgersi di non avere, fin dall’inizio, mai avuto competenza per territorio ad indagare sulla vicenda, eppure sono andatiavanti, per arrivare non ad una richiesta di processo, bensì ad una convocazione di conferenza stampa, nella quale hanno pure detto che quanto da loro scoperto è peggio della camorra, offendendo migliaia di cittadini che hanno pianto lutti a causa della camorra, che hanno subito autentici drammi per il pesante condizionamento di questa organizzazione criminale.

9 - Accuso i garantisti a corrente alternata. Ci hanno detto che bisogna attendere i processi, che bisogna avere rispetto
degli indagati, che bisogna verificare attentamente fatti e prove; ci hanno anche spesso detto che la magistratura è faziosa, politicizzata, che perseguita etc. etc.Oggi invece hanno già deciso come deve andare a finire, che non occorrono i processi, che gli indagati sono mostri a prescindere, che le prove sono certe, che i magistrati non sono più faziosi, politicizzati e persecutori.

10 - Accuso i giornalisti. Parafrasando Totò, "siamo uomini o giornalisti?" I veleni, le vessazioni le cattiverie di cui sono capaci, ormai non hanno limiti: hanno già detto tutto, giudicato, denigrato, deriso, messo in giro notizie ininfluenti solo per distruggere l’immagine delle persone coinvolte, ma non tutte, solo quelle a loro nemiche. Non si fermano davanti a nulla, pur di raggiungere il loro obiettivo di sfogare le loro più intime frustrazioni, insinuano, manipolano, occultano quanto loro sgradito, amplificano quanto può da loro essere usato per le proprie insulse teorie. Da giorni imbandiscono processi mediatici televisivi, senza dare spazio di parola agli accusati: anche alla signora Anna Maria Franzoni (che potrebbe, ripeto "potrebbe" essere colpevole di uno dei reati più efferati immaginabili) è stato dato tanto risalto e tanto spazio per difendersi, talk show, interviste, dichiarazioni a mezzo stampa, gossip vacanzieri, avvocati difensori che a cadenza mensile venivano invitati da Vespa, eppure siamo di fronte ad una vicenda che ha già avuto una pronuncia di primo grado di colpevolezza. Ma per Moggi no, questo non vale.

11 - Accuso i procuratori sportivi.Come le iene (quelle vere), aspettano che altri ammazzino i loro concorrenti per poi potersi sfogare sui loro cadaveri. Vigliacchi, hanno avuto paura della GEA e di Moggi, ma ora sono pronti a mettersi in prima fila, per spartirsi fra di essi le laute procure del parco giocatori GEA. Insomma, si giocheranno ai dadi le vesti del "crocifisso".

12 - Accuso gli impuniti storici. Hanno falsificato, di tutto e di più; hanno cercato di corrompere e corrotto; hanno dileggiato gli altri per coprire le loro colpe. Ed ora sono pronti a sedersi in prima fila, ma saranno loro gli utili idioti di chi ha orchestrato tutto.

13 - Accuso i Quaquaraqua. Quelli che passivamente gridano "Juve ladra", "Moggi mafioso", "serie B, anzi no serie C, anzi no, serie D, anzi no, radiazione, anzi no fucilazione, anzi no, pulizia etnica" solo perchè così sentono gridare. Tutti costoro stanno uccidendo il calcio, non uno solo, perchè sono tutti quelli che in questo marcio ci hanno guadagnato e bene, per i loro interessi, prendendo in giro le varie tifoserie che di loro si sono fidati, e che hanno creduto che le loro squadre perdevano solo per colpa della mafia di Moggi. Come vedi, ho risparmiato solo Zeman, dato che per lui la pacchia è finita, non avrà più quello spazio mediatico che gli riservavano fino ad oggi, non ci sarà più da gettare fango sulla Juventus e sulla Triade, e dunque rimarrà
ben visibile solo la sua mediocrità da allenatore: insomma un altro mediocre che finirà nel dimenticatoio molto presto.
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Antonio  Salvatore La Rosa