sabato, giugno 13, 2009

PECHE' CALCIOPOLI? <( 1 )

1)-PER FARSI UN'IDEA DI COSA POTREBBE ESSERE SUCCESSO NELL'ESTATE 2006 - IL GROVIGLIO> "Secondo la versione ufficiale, l’indagine sulla corruzione nel mondo del calcio italiano è partita da una lunghissima serie d’intercettazioni telefoniche ordinate dalla Procura di Napoli. I telefonini sui quali i magistrati hanno focalizzato l’attenzione sono quelli di dirigenti di società, designatori arbitrali, arbitri, giocatori e membri della Federazione Italiana del Gioco Calcio. La Procura analizza un fascicolo di trascrizioni (e non le registrazioni audio originali), tali trascrizioni hanno due fonti di origine: - una parte sono emerse in seguito agli sviluppi di un’altra inchiesta, quella sulle intercettazioni non autorizzate operate da parte dei responsabili della sicurezza del gruppo Telecom. Si tratta un’inchiesta che va ben oltre il mondo del calcio: prende origine dalle indagini sulle elezioni politiche della regione Lazio, passa attraverso il caso del rapimento dell’iman Abu Amar, e coinvolge anche uomini di polizia, finanza e carabinieri
- una parte delle intercettazioni è stata invece trascritta da alcuni membri del Sisde che si sono occupati in prima persona delle indagini sui dirigenti di alcune società di calcio . ---------- . Cominciamo col parlare di quest’ultimo ramo d’origine, quello legato al Sisde. Nel farlo ci ritroveremo sorprendentemente catapultati in un caso che appare molto lontano da “calciopoli”, sia in termini di tempo che di contesto: l’omicidio del giudice Paolo Borsellino avvenuto nel luglio del 1992...... Nelle ore successive alla strage di Via D’Amelio, la Rai e il Tg5 mandarono in onda ripetutamente le immagini girate sul posto pochi minuti dopo l’esplosione. Si notava un uomo in borghese che si allontanava dai resti dell’auto con in mano la borsa in pelle del giudice Borsellino, borsa che fu ritrovata successivamente al suo posto, cioè sul sedile posteriore dell’auto. All’interno era sparita l’agenda personale di Borsellino, un’agenda rossa nella quale il magistrato era solito scrivere i suoi appunti sulle indagini e dalla quale, a detta di molti suoi collaboratori, non si separava mai. Un’agenda che probabilmente conteneva particolari scottanti sui rapporti mafia-istituzioni, e in particolare sull’omicidio Falcone. L’uomo nelle immagini è il colonnello dei carabinieri Giovanni Arcangioli, comandante del Nucleo Operativo Sisde di Roma. Nei giorni successivi i famigliari e i collaboratori di Borsellino, notando le immagini, chiesero alla Procura di indagare sul fatto e di interrogare il col. Arcangioli. La Procura ha ignorato le loro richieste per ben 13 anni, fino a quando improvvisamente ad inizio 2006 i magistrati di Caltanisetta acquisirono le immagini video girate poco dopo l’esplosione, e iscrissero il col. Arcangioli nel registro degli indagati. L’accusa ufficiale era “false dichiarazioni in ambito di indagini anti-mafia”. Il colonnello ammesse di aver prelevato la borsa dall’auto, ma dichiarò di averla aperta subito alla presenza dell’ex-magistrato Giuseppe Ayala, e di non aver notato nessuna agenda al suo interno. Nei primi giorni del febbraio 2006 i magistrati della Procura antimafia ordinarono un confronto tra Arcangioli e Ayala, quest’ultimo smentì con fermezza le affermazioni di Arcangioli. Altri testimoni smentirono il colonnello del Sisde.

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