lunedì, dicembre 28, 2020

DIMOSTRAZIONI DEL CONTROLLO DI VERTICI SPORTIVI, MEDIA E GIUSTIZIA DA PARTE DELLA JUVENTUS NEL PAESE DEI TRONCHETTI & MORATTI

L'EDITORIALE DI GIUSEPPE POLLICELLI: "Le discoteche sono davvero un crisi"  - Be Different Magazine
 

                                                                          Giuseppe Pollicell

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Nella seconda metà degli anni Novanta le squadre di calcio italiane fanno largo uso di farmaci. Tutte. Basti pensare al filmato con Fabio Cannavaro che si sottopone a iniezioni di Neoton mentre è al Parma (ma il video, in virtù di manovre poco chiare dei dirigenti bianconeri, esce fuori solo quando il giocatore è ormai in forza alla Juve). Per esempio nell’infermeria del Torino viene rinvenuto un esorbitante numero di farmaci e l’allora amministratore delegato dei granata, tal Davide Palazzetti, viene processato e condannato dalla giustizia ordinaria a sei mesi di reclusione per doping, salvo essere assolto in appello. A nessuno viene in mente di ricorrere in Cassazione. Di lì a poco, su impulso del magistrato juventino Guariniello, tocca alla Juventus finire sotto processo per doping. A tale processo, i media controllati dalla Juve danno leggermente più spazio rispetto a quanto fatto per il Torino. Come per il Torino, la Juve vede i suoi due imputati, l’ad Giraudo e il medico sociale Agricola, condannati in primo grado e assolti in appello. L’accusa ricorre però in Cassazione e i giudici, anch’essi presumibilmente manovrati dalla Juve, non essendo stato riscontrato l’uso di epo, e quindi il doping, modificano il capo d’imputazione trasformandolo da doping in “frode sportiva” e, applicando “retroattivamente” una legge del 1989 (cioè basandosi sul fatto che determinati farmaci, consentiti all’epoca delle vicende oggetto di processo, erano nel frattempo stati inseriti nella lista dei medicinali proibiti), accusano Giraudo e Agricola di abuso di farmaci leciti, ordinando la ripetizione del processo di secondo grado. Grazie all’onnipotenza juventina, il club bianconero otterrà tuttavia la prescrizione.

- Nel campionato 1999-2000, contravvenendo al regolamento, l’arbitro Pierluigi Collina, in combutta con i bianconeri, fa trascorrere oltre un’ora tra il primo e il secondo tempo della partita Perugia-Juventus e, sempre violando il regolamento, consente che la partita sia portata a termine su di un campo impraticabile. Il match vedrà la Juventus perdere per un 1-0 e lo scudetto andrà alla Lazio.
- Nel campionato 2000-2001, a beneficio di alcune squadre tra cui Inter e Roma, vengono modificate, a campionato in corso (anzi, ormai quasi concluso), le regole sugli extracomunitari schierabili da un club di Serie A. Se ne giova in particolare la Roma, che nella sfida scudetto con la Juve può far giocare il giapponese Nakata, il quale segna contro i bianconeri un gol decisivo. Lo scudetto andrà ai giallorossi, che possono così “scucirlo” ai cugini biancocelesti. Tutto grazie ai maneggi bianconeri.
- Tra i sottoposti della Juve in ambito mediatico c’è l’illustre giornalista Aldo Biscardi. Egli è talmente prono alle direttive del dg Luciano Moggi che, nel febbraio 2006, la Juventus emette un comunicato nel quale invita i propri tifosi a non guardare il Processo, in onda ogni lunedì sera su La7. Nella nota, il club bianconero afferma: “La Juventus prende atto a malincuore che il Processo di Biscardi, da alcune settimane, l’ha presa di mira dilatando gli errori arbitrali a suo vantaggio, tacendo su quelli a suo danno e ignorando completamente quelli favorevoli all’Inter. La Juventus non vuole pensare che questo dipenda dalla posizione del dottor Tronchetti Provera, proprietario dell'emittente e azionista importante della società nerazzurra. Ma, di fronte ad una evidente parzialità della trasmissione, considera superfluo parteciparvi con i propri dirigenti e giocatori. Invita, quindi, i suoi tifosi a seguire trasmissioni più obiettive”. La Juve riceverà una memorabile lezione etica e di stile dal suo prestigioso sodale molisano: “Io non ho bisogno di rispondere alle provocazioni della Juve. La mia autonomia personale e della rete sono note a tutti. Ma voglio ricordare agli autori del comunicato della Juve che nella vita è importante saper perdere ma è ancora più importante saper vincere”.
- Nel maggio 2006 scoppia Calciopoli, che vede coinvolte la Juventus, il Milan, la Lazio, la Fiorentina e la Reggina. Grazie al controllo dei media, la Juventus viene tenuta in secondo piano, quasi fosse estranea ai processi sportivi e penali. Grazie al controllo della giustizia, invece, la Juve riesce a farsi mandare in serie B con 9 punti di penalizzazione e la revoca di due scudetti, il secondo dei quali assegnato all’Inter. Il tutto senza avere corrotto nessuno né avere tentato di farlo, e utilizzando l’arbitro De Santis - vendutosi alla Juve - per totalizzare con quest’ultimo meno punti che con tutti gli altri direttori di gara nel campionato indagato (il 2004-2005) nonché per farsi annullare un gol regolarissimo di Trezeguet in una finale di Supercoppa italiana vinta dall’Inter. Il Milan, il cui "addetto agli arbitri" Meani si vedeva di nascosto con Collina e, su imbeccata di Galliani, impartiva ordini ai guardalinee su quando e come alzare le bandierine, verrà invece mandato in Champions League (che poi vincerà) e le altre squadre coinvolte, sempre mercé il controllo bianconero della giustizia sportiva e no, saranno lasciate in A. Alla longa manus bianconera si deve anche il non coinvolgimento nell’inchiesta dell’Inter e l’occultamento delle telefonate compromettenti a designatori e arbitri - enfatizzate oltremisura dai media - da parte del suo presidente Giacinto Facchetti e del suo patron Massimo Moratti. Telefonate occultate dolosamente - ma senza conseguenze professionali né d’altra natura per i responsabili - dai pm Narducci e Beatrice, presumibilmente a libro paga della Juve. Quando le telefonate di cui sopra escono fuori grazie alla difesa di Moggi, il procuratore Palazzi, istigato dalla Juventus, farà decorrere i termini evitando all’Inter di finire sotto processo.
Il processo Gea, collaterale a quello di Calciopoli, non viene mai accostato alla Juventus dai media prezzolati. Eppure vede coinvolto, tra gli altri, l’ex dg bianconero Luciano Moggi, che sarà infine condannato, caduta ogni accusa di associazione a delinquere, per violenza privata. La sua colpa è quella di avere lasciato in tribuna i giocatori Nicola Amoruso, Emanuele Blasi, Ilyas Zetulaiev e Victor Budianski, pur essendo questi ultimi contrattualizzati dalla Juventus. Né più né meno di quello che fa oggi De Laurentiis con Milik e che hanno fatto e faranno tanti e tanti presidenti di squadre di calcio. Ma non tutti costoro hanno sulla giustizia italiana l’influenza di uno juventino, attuale o ex che sia.
- Nell’ottobre 2011, circa un mese dopo il varo dello Juventus Stadium, la procura di Torino dimostra ancora una volta il suo asservimento ai bianconeri festeggiando l’inaugurazione con un’inchiesta, poi archiviata, sulla presunta presenza di acciaio non conforme alle normative UE nelle strutture dello stadio. Silenzio tombale sulla faccenda da parte degli organi d’informazione, controllati dalla Juventus.
- Nell’agosto del 2012, per unirsi alle celebrazioni dello scudetto appena vinto con la Juventus, la giustizia sportiva condanna l’allenatore bianconero Antonio Conte a dieci mesi di squalifica (poi ridotti a quattro) perché, quando allenava il Siena, “non poteva non sapere” delle combine relative alle partite del campionato di Serie B con il Novara e l’AlbinoLeffe. Il neoscudettato Conte sconta la squalifica mentre allena la Juventus, che dunque subisce una pena per qualcosa con cui non ha nulla a che fare. Ma quantomeno i media, schiavi dei bianconeri, si dimostrano ben attenti a non sovrapporre mai i fatti di Siena con la Juve.
- Nel 2013 la sempre compiacente procura torinese ritiene di omaggiare la nascita imminente del quartier generale bianconero aprendo un’inchiesta sulla compravendita dei terreni della Continassa. I media asserviti, ancora una volta, si disinteressano della vicenda.
- Nel 2016 si conclude l’inchiesta della procura di Torino denominata “Alto Piemonte”, che vede la Juventus come parte lesa in quanto sottoposta a ricatti da parte di ultrà bianconeri legati alla ’ndrangheta. Grazie anche al procuratore della FIGC Giuseppe Pecoraro, notoriamente in stretti rapporti con la Juve (non a caso inventerà un’intercettazione compromettente attribuendola ad Andrea Agnelli), i bianconeri la scampano sul piano giudiziario, mentre i media si prodigano - come nel caso di un ineccepibile dossier curato dalla trasmissione televisiva Report di Rai 3 - per non far nascere il sospetto di una collusione tra la Juve e i suoi supporter (alcuni peraltro finti) dal pedigree mafioso.
- Nel 2020 il Napoli viola il protocollo Covid intimando a più di una Asl partenopea di impedirgli di partire per Torino e di giocare il match con la Juve. Pur condannato dalla corte federale in primo grado e in appello alla sconfitta a tavolino e a un punto di penalizzazione, come da regolamento, il Napoli si avvantaggia dei rapporti sottobanco tra Juventus e CONI: quest’ultimo, su pressione dei bianconeri che - in barba alle regole - vogliono a tutti i costi affrontare i partenopei allo Stadium, annulla quanto disposto dalla FIGC e stabilisce che il match venga giocato (se tutto va bene, e sicuramente ci andrà, in mezzo ad altre quattro partite impegnative della Juve) e che al Napoli sia tolto il punto di penalizzazione.
- Ancora nel 2020 lo strapotere juventino, oltre a produrre espulsioni a ripetizione di calciatori bianconeri e a determinare la morte del var quando si tratta di valutare mancate espulsioni degli avversari della Juve o netti falli da rigore sui giocatori della Vecchia Signora, induce i media a dare la massima evidenza a tutti quegli elementi (dalle intercettazioni scagionanti alle deduzioni logiche) che non fanno apparire la Juventus come la corruttrice dei vertici dell’Università per stranieri di Perugia, artefici di un esame farsa al giocatore uruguayano Suarez. Non solo: sempre la Juventus riesce a far sì, grazie ai suoi rapporti torbidi e privilegiati con le procure, che un grave reato come la violazione del segreto istruttorio venga ripetutamente perpetrato senza che nessuno, certo non i media vassalli della Juve, si mostri minimamente indignato o preoccupato dalla cosa.
 
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