CITAZIONE ALEX FERGUSON :
QUEST’ANNO SEGUIREMO IN ITALIA MOLTO PROBABILMENTE SOLAMENTE LA JUVENTUS, E’ L’UNICA SQUADRA CON UNA GIUSTA POLITICA INNOVATIVA ED EUROPEA VEDI LO STADIO E CON DEI GIOCATORI ED UN’ALLENATORE MODERNO IN GRADO DI DAR SPETTACOLO,SONO STATI PRESI DEI GIOVANI MOLTO INTERESSANTI CHE SEGUIVAMO ANCHE NOI, COME ELJERO ELIA E MIRKO VUCINIC,IN PRECEDENZA GU ARDANDO LA SERIE A C’ERA MOLTO DA ANNOIARSI SINCERAMENTE PARLANDO, MA ORA IL PRESIDENTE ANDRE AGNELLI STA FACENDO COSE GRANDIOSE PER I TIFOSI
http://www.facebook.com/note.php?note_id=196382403762694
lunedì, aprile 30, 2012
sabato, aprile 28, 2012
Il potere di Mafia & Massoneria: L' Impunita' a...BerlusconiA !
LA COSCA NOSTRA di BERLUSCONIA
Curiosando su archivo la Republica, Leggo un articolo del 27 ottobre 2007.... e' mi incuriosisce, sia il titolo dell'articolo e sia il nome del sondaggista di Mediaset che si chiama Crespi.
Ma quello che piu' accende la mia curiosita' e', il titolo grande
L'HANNO FATTA FALLIRE E PORTATO VIA I SOLDI
Capisco immediatamente che il termine "fallire" non è corretto, il fallimento di per se e' un evento naturale, sebbene mai positivo, nella vita di un azienda, il giornalista si e sbagliato.....trattasi di Bancarotta.....ovvero di comportamenti, nell'ambito del fallimento, atti a frodare i legittimi interessi dei creditori.
in breve......questo sondaggista in concorso con altre persone (tra le quali il direttore della societa' di pubblicita' di Mediaset e addirittura di Fedele Confalonieri) hanno praticamente fatto fallire apposta la societa, distraendo i fondi, e quindi non pagando i creditori della societa stessa, in una parola..... Bancarotta.
Il bello e questo...... LE SOCIETA' MILAN E COMO SI SONO PRESTATE ALLO SPORCO GIOCO. HANNO EMESSO FATTURE FALSE E SI SONO FATTE, DUNQUE, PAGARE PER DELLE PRESTAZIONI MAI SOMMINISTRATE......VA DA SE.....CHE SE COSI' FOSSE QUESTI SOLDI SONO TORNATI ALLE PERSONE CHE HANNO POSTO IN ATTO LA TRUFFA.....OVVERO CRESPI E COMPAGNIA..... QUESTO E CIO' CHE DICONO I GIUDICI..... GLI INDAGATI SONO 20.... DOVREBBERO ESSERCI, A QUESTO PUNTO, ANCHE GLI AMMINISTRATORI DI MILAN E COMO..... L'ARTICOLO NON LO DICE...... ATTENZIONE.....QUESTA VERSIONE DEI FATTI E' LA "RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO" DEI PM.... QUINDI L'INDAGINE E' GIA' CONCLUSA......
Pare "un castello dei destini incrociati"
Perche' castello dei destini incrociati? Semplice:
1) Innanzitutto il Como....prima emette fatture (false...dicono i PM) a favore di società, diciamo....nell'orbita berlusconiana;
2) Dopo il Como stesso fallisce.....;
3) Tavaroli fa, tra l'altro un bel dossier chiamato "Como";
4) Il Milan appare legato a tutta questa storia (anch'essi fanno fatture presumibilmente false);
5) Poi penso all'intercettazione Galliani-Preziosi....dove Preziosi si lamenta di essere spiato e intercettato (da chi....già lo sappiamo);
Infine, Preziosi e la Pubblitalia fanno una bella azione di "factoring" per manovrare dei danari a danno dei creditori di questa HDC.....così dicono i giudici.
Insomma....un bel castello dei destini incrociati......dove ci sono in mezzo anche squadre di calcio che hanno i loro padroni in affari.....
E la juve? Gli hanno fatto pagare solo, soltanto e sopratutto, le colpe..... degli altri!
Vorrei capire se gli amministratori del Milan e del Como sono stati inquisiti, processati e condannati!
Ora mi piacerebbe sapere, se anche il PM Nocerino si avvalse di questi atti per dimostrare le sue accuse di falso in bilancio del Milan... per spere se il mammasantissima di Berlusconia, ancora una volta, e' riuscito ad evitare la galera
27 ottobre 2007 - walter galbiati: L' hanno fatta fallire e portato via i soldi intrigo milan-como - berlusconi-preziosi
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/10/27/hanno-fatta-fallire-portato-via-soldi.html
inviato da: Tronketto di Montesemola
Curiosando su archivo la Republica, Leggo un articolo del 27 ottobre 2007.... e' mi incuriosisce, sia il titolo dell'articolo e sia il nome del sondaggista di Mediaset che si chiama Crespi.
Ma quello che piu' accende la mia curiosita' e', il titolo grande
L'HANNO FATTA FALLIRE E PORTATO VIA I SOLDI
Capisco immediatamente che il termine "fallire" non è corretto, il fallimento di per se e' un evento naturale, sebbene mai positivo, nella vita di un azienda, il giornalista si e sbagliato.....trattasi di Bancarotta.....ovvero di comportamenti, nell'ambito del fallimento, atti a frodare i legittimi interessi dei creditori.
in breve......questo sondaggista in concorso con altre persone (tra le quali il direttore della societa' di pubblicita' di Mediaset e addirittura di Fedele Confalonieri) hanno praticamente fatto fallire apposta la societa, distraendo i fondi, e quindi non pagando i creditori della societa stessa, in una parola..... Bancarotta.
Il bello e questo...... LE SOCIETA' MILAN E COMO SI SONO PRESTATE ALLO SPORCO GIOCO. HANNO EMESSO FATTURE FALSE E SI SONO FATTE, DUNQUE, PAGARE PER DELLE PRESTAZIONI MAI SOMMINISTRATE......VA DA SE.....CHE SE COSI' FOSSE QUESTI SOLDI SONO TORNATI ALLE PERSONE CHE HANNO POSTO IN ATTO LA TRUFFA.....OVVERO CRESPI E COMPAGNIA..... QUESTO E CIO' CHE DICONO I GIUDICI..... GLI INDAGATI SONO 20.... DOVREBBERO ESSERCI, A QUESTO PUNTO, ANCHE GLI AMMINISTRATORI DI MILAN E COMO..... L'ARTICOLO NON LO DICE...... ATTENZIONE.....QUESTA VERSIONE DEI FATTI E' LA "RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO" DEI PM.... QUINDI L'INDAGINE E' GIA' CONCLUSA......
Pare "un castello dei destini incrociati"
Perche' castello dei destini incrociati? Semplice:
1) Innanzitutto il Como....prima emette fatture (false...dicono i PM) a favore di società, diciamo....nell'orbita berlusconiana;
2) Dopo il Como stesso fallisce.....;
3) Tavaroli fa, tra l'altro un bel dossier chiamato "Como";
4) Il Milan appare legato a tutta questa storia (anch'essi fanno fatture presumibilmente false);
5) Poi penso all'intercettazione Galliani-Preziosi....dove Preziosi si lamenta di essere spiato e intercettato (da chi....già lo sappiamo);
Infine, Preziosi e la Pubblitalia fanno una bella azione di "factoring" per manovrare dei danari a danno dei creditori di questa HDC.....così dicono i giudici.
Insomma....un bel castello dei destini incrociati......dove ci sono in mezzo anche squadre di calcio che hanno i loro padroni in affari.....
E la juve? Gli hanno fatto pagare solo, soltanto e sopratutto, le colpe..... degli altri!
Vorrei capire se gli amministratori del Milan e del Como sono stati inquisiti, processati e condannati!
Ora mi piacerebbe sapere, se anche il PM Nocerino si avvalse di questi atti per dimostrare le sue accuse di falso in bilancio del Milan... per spere se il mammasantissima di Berlusconia, ancora una volta, e' riuscito ad evitare la galera
27 ottobre 2007 - walter galbiati: L' hanno fatta fallire e portato via i soldi intrigo milan-como - berlusconi-preziosi
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/10/27/hanno-fatta-fallire-portato-via-soldi.html
IL BOSS E IL BRACCIO ARMATO.
Capisco che e' tutto prescritto, ma voler essere informato, non e' un delitto!
inviato da: Tronketto di Montesemola
giovedì, aprile 26, 2012
L'incompetente Ebete Giancarlo, che minchia c'entra con la terza stella della Juventus
Giancarlo Abete, il Burattino del Minus-Habbens Meneghino
Notizia del 26 Aprile 2012
Il presidente della Figc Giancarlo Abete è intervenuto sull'ipotesi che, in caso di vittoria dello scudetto, la Juventus indossi nel prossimo campionato la terza stella sulla propria maglia.
"Se si porrà il problema ne discuteremo" ha nicchiato Abete. "Siamo a campionato aperto, e quindi ritengo poco opportuno da parte della Federazione lavorare sui se e sui ma collegati a quello che accadrà. La Federazione comunque sarà sempre attenta sul sistema delle regole".
.
Vogliamo parlarne? Parliamone...
Abete dichiara che se la Juve, e ripeto SE, dovesse vincere lo scudetto, si potrà parlare della terza stella sulla maglia.
Allora tralasciando l'incompetenza che c'è per tutto tranne che per questa stronxata, ma com'è che ne vuole parlare?
Prima io parlerei del numero 28 e 29, poi parliamo anche del numero 30, senza dimenticare che sono TUTTI nostri, punto e basta.
E' come parlare del sesso degli angeli, si aggrappa alle regole, quali regole? Fu la Juventus ad inventarsi questo simbolo per dire al mondo che aveva vinto il decimo scudetto, dopo di che venne adottato da tutti in Italia.
Quindi? Non c'è un tubo su cui parlare, quel che metto sulla maglia sono affari miei.
Il Bilan si fregia della deifinizione di; club più titolato al mondo...quando non è così.
Io posso anche scriverci Abete vaffanmulo! Eh
Allora, Juventini TUTTI in coro: Ebete-abete vaffanculo!!!!
inviato da Patty
Notizia del 26 Aprile 2012
Il presidente della Figc Giancarlo Abete è intervenuto sull'ipotesi che, in caso di vittoria dello scudetto, la Juventus indossi nel prossimo campionato la terza stella sulla propria maglia.
"Se si porrà il problema ne discuteremo" ha nicchiato Abete. "Siamo a campionato aperto, e quindi ritengo poco opportuno da parte della Federazione lavorare sui se e sui ma collegati a quello che accadrà. La Federazione comunque sarà sempre attenta sul sistema delle regole".
.
Vogliamo parlarne? Parliamone...
Abete dichiara che se la Juve, e ripeto SE, dovesse vincere lo scudetto, si potrà parlare della terza stella sulla maglia.
Allora tralasciando l'incompetenza che c'è per tutto tranne che per questa stronxata, ma com'è che ne vuole parlare?
Prima io parlerei del numero 28 e 29, poi parliamo anche del numero 30, senza dimenticare che sono TUTTI nostri, punto e basta.
E' come parlare del sesso degli angeli, si aggrappa alle regole, quali regole? Fu la Juventus ad inventarsi questo simbolo per dire al mondo che aveva vinto il decimo scudetto, dopo di che venne adottato da tutti in Italia.
Quindi? Non c'è un tubo su cui parlare, quel che metto sulla maglia sono affari miei.
Il Bilan si fregia della deifinizione di; club più titolato al mondo...quando non è così.
Io posso anche scriverci Abete vaffanmulo! Eh
Allora, Juventini TUTTI in coro: Ebete-abete vaffanculo!!!!
inviato da Patty
sabato, aprile 21, 2012
martedì, aprile 10, 2012
MORATTI e FACCHETTI, HANNO VIOLATO LA CLAUSOLA COMPROMISSORIA!
...Perche' il Procuratore Federale Stefano Palazzi non li ha Deferiti? Paura fella Mafia Meneghina?
il Giornale it - 6 giugno 2010
di Nicola Porro
Tronchetti Provera: Moratti è andato direttamente dalla Boccassini a denunciare ciò che aveva saputo.
Tavaroli dice che si stavano anche occupando di Calciopoli?
«È vero ciò che dice. Moratti si era rivolto a Tavaroli, su mio consiglio, perché aveva delle questioni delicate da affrontare su vicende arbitrali che poi portarono a Calciopoli. Quello che è successo è un po’ diverso: Moratti è andato direttamente dalla Boccassini a denunciare ciò che aveva saputo. Ma alla fine il giovane arbitro che poteva svelare tutta la vicenda non se la sentì di testimoniare e tutto è saltato».
Era la stessa security che teneva d’occhio Vieri...
«C’era il timore che Vieri conducesse una vita non da sportivo e Moratti si chiedeva cosa facessero le altre squadre in tema di sicurezza. È stato normale chiedere al responsabile della sicurezza Pirelli cosa si potesse fare. Si trattava solo di una consulenza».
http://www.ilgiornale.it/interni/tronchetti_provera_ecco_verita_telecom/06-06-2010/articolo-id=450832-page=0-comments=1
il Giornale it - 6 giugno 2010
di Nicola Porro
Tronchetti Provera: Moratti è andato direttamente dalla Boccassini a denunciare ciò che aveva saputo.
Tavaroli dice che si stavano anche occupando di Calciopoli?
«È vero ciò che dice. Moratti si era rivolto a Tavaroli, su mio consiglio, perché aveva delle questioni delicate da affrontare su vicende arbitrali che poi portarono a Calciopoli. Quello che è successo è un po’ diverso: Moratti è andato direttamente dalla Boccassini a denunciare ciò che aveva saputo. Ma alla fine il giovane arbitro che poteva svelare tutta la vicenda non se la sentì di testimoniare e tutto è saltato».
Era la stessa security che teneva d’occhio Vieri...
«C’era il timore che Vieri conducesse una vita non da sportivo e Moratti si chiedeva cosa facessero le altre squadre in tema di sicurezza. È stato normale chiedere al responsabile della sicurezza Pirelli cosa si potesse fare. Si trattava solo di una consulenza».
http://www.ilgiornale.it/interni/tronchetti_provera_ecco_verita_telecom/06-06-2010/articolo-id=450832-page=0-comments=1
PER NON DIMENTICARE. ANZI, UN'ALTRA DI QUELLE IMPORTANTI, ASSOLUTAMENTE, DA RICORDARE!
GLI INFAMI ALL'ORIGINE DEL BARATTO DELLA JUVENTUS
POI E ARRIVATA L'ORA DEL DELFINO DEL DIAVOLO
E DEL MASSONE "giandomenico lepore" BRACCIO ARMATO DEI POTERI OCCULTI
ED I SUOI SICARI: la ZOCCOLA "beatrice" e il COCAINOMANE 'peppe 'o scemo' narducci
IL COCAINOMANE "giuseppe 'peppe 'o scemo' narducci", PM DELLA procura DI NAPOLI
ACCUSATO DI ESSERE IL RESPONSABILE (autore?!) DELLA SCOMPARSA (e' mai trovato!) DEL VIDEO DEL SORTEGGIO ARBITRALE
Calciopoli, il video-fantasma scomparso dalla procura. Era la prova regina contro Moggi!
Mentre nelle immagini dei sorteggi arbitrali recuperate dal «Giornale» ci sono strane incongruenze
---
Il dvd girato il 13
maggio 2005 nel centro tecnico di Coverciano da uno dei carabinieri
dell’indagine Off Side ha costituito materiale per la condanna a tre
anni col rito abbreviato di Antonio Giraudo e di alcuni arbitri. Non
solo. È stato utilizzato dal magistrato Francesco Saverio Borrelli,
allora inquirente della Federcalcio, per imbastire il processo sportivo
del 2006 che ha stravolto il calcio italiano con la retrocessione della
Juve e la revoca di due scudetti. E soprattutto ha rappresentato il
perno d’accusa dei pm napoletani Narducci, Beatrice (e poi Capuano)
nelle indagini e poi al dibattimento.
Un documento importantissimo. Peccato, però, che quella fondamentale ripresa audio-video nei fascicoli del rito ordinario e dell’abbreviato non c’è, nonostante della sua visione abbia parlato il pm napoletano Stefano Capuano nell’ultima udienza, l’9 novembre 2011: «Andate a vedere il filmato anche voi, il filmato parla chiaro (...) rappresenta esattamente quanto vergato dal maresciallo Ziino, l’ho visto io, era senza audio». Impossibile per le difese avere copia dell’originale. Tant’è che la Corte d’appello di Napoli spiega che «il filmato da riprodurre non è in possesso di questa cancelleria» mentre il 23 gennaio 2012, la nona sezione del Tribunale, sottolinea che il video ce l’ha «l’ufficio di Procura dal 29 luglio 2009». Ce l’ha dunque il pm? La domanda ha un senso perché la stessa istanza, rivolta alla procura, è caduta nel vuoto. Perché non esce? E perché si è arrivati alle condanne (abbreviato, Federcalcio, Napoli) senza metterlo a disposizione degli imputati, lasciando a questi ultimi le fotocopie dei fotogrammi delle immagini estrapolate dal filmato?
Durante la camera di consiglio del processo napoletano, al giudice Casoria che secondo alcune indiscrezioni ne avrebbe preteso la visione, sarebbe stato risposto che no, al momento, non era possibile dare un’occhiata come suggerito dal pm. Le difese sono certe che la sequenza delle immagini riversate nel rapporto del maresciallo Sergio Ziino non rappresenta il cronologico svolgersi degli eventi di quella mattina. Le foto sono mischiate. Ad arte o per sbaglio? Quel video è scomparso dalle aule giudiziarie ma è stato in parte trasmesso il 15 dicembre 2009, in una fiction de La7 su Calciopoli, poche ore dopo le condanne del rito abbreviato. E cosa si vedeva in quello spezzone? Che a differenza di quanto riportato nel rapporto del maresciallo, dove si asseriva che era stato il designatore Paolo Bergamo a estrarre la pallina «incriminata» dall’urna trasparente davanti a dieci giornalisti e altri testimoni (c’era pure un notaio), a tirar fuori la sfera dello «scandalo» è stato in realtà un cronista. Nel caso specifico Riccardo Bianchi, della Provincia di Como. L’interessato, nell’udienza del primo ottobre 2010 a Napoli, affermerà: «Arrivai a Coverciano 15 minuti prima del sorteggio (...). Pairetto, come da procedura, ha estratto le pallina con le partite, mentre io ho estratto quelle coi nomi degli arbitri (...). Nessuno mi suggerì di muovere la mano a seconda di colpi di tosse, e certo Bergamo e Pairetto non mi indirizzarono in alcun modo: l’avessero fatto nei giorni precedenti avrei potuto fare lo scoop della vita e sarei diventato famoso. Il sorteggio fu regolarissimo». Di questo giornalista nel rapporto non c’è traccia. O meglio «nella foto numero 9» che lo ritrae viene invece definito «dipendente Figc» che indossa una «divisa ufficiale della federazione». A prescindere dal fatto che Bianchi è in abiti civili, quel che è più grave è che viene immortalato a cose fatte, a sorteggio effettuato, con Bergamo intento a leggere il nome dell’arbitro.
Mentre nella foto successiva, la 10, si vede il segretario della commissione arbitrale Manfredi Martino portare le buste per l’estrazione, a urne ancora vuote, col sorteggio ancora da fare. Perché quest’inversione? Un abbaglio? Le coincidenze diventano troppe se si osservano le foto a seguire: nella numero «12» il tavolo è vuoto, le urne vuote, le sedie vuote, e dei designatori non c’è traccia. Le buste delle palline portate in quel momento da Martino sono intatte. All’improvviso, dopo un primo piano di Bergamo (foto 13), ecco la foto 14: tutti al loro posto, dietro al tavolo, buste intatte, urne vuote e il giornalista Bianchi pronto. Il clou arriva con la foto numero 17 quando, scrivono i carabinieri, «a Bergamo cade sul tavolo una pallina». In sentenza l’episodio dubbio viene platealmente ridimensionato.
Il sospetto che l’errata disposizione delle immagini non sia casuale nasce dal fatto che è la sequenza delle fotografie estratte dal video (fantasma) sembra fatta apposta - ad occhi disattenti - a dimostrare l’inciucio.
Ma come poi dirà il giudice Casoria nel motivare la sentenza di condanna di Moggi «che il sorteggio non sia stato truccato è emerso in maniera sufficientemente chiara al dibattimento. Incomprensibilmente il pm si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite, di altri particolari, se il meccanismo del sorteggio per la partecipazione a esso di giornalista e notaio era tale da porre i due designatori nell’impossibilità di realizzare la frode».
Per la cronaca nessun giornalista convocato per i sorteggi è stato interrogato durante le indagini. Quando sono sfilati al processo hanno smentito grossolanamente le elucubrazioni degli inquirenti. Che ci voleva ad ascoltarli prima? E ancora. Sui sorteggi taroccati i pm forse avrebbero fatto bene a dare un’occhiata all’archiviazione dell’inchiesta di Torino (pm Maddalena, estate 2004) nata su ipotesi di doping e finita ai presunti intrallazzi di Moggi, Pairetto e Giraudo (tutti assolti). Bene: nella richiesta di archiviazione, poi accolta, si legge: «È uno dei designatori che materialmente estrae dall’urna la pallina della partita, mentre è materialmente un giornalista sportivo a estrarre dall’altra urna la pallina dell'arbitro (...). Data la presenza di un notaio e di un giornalista (mai lo stesso per ogni sorteggio) pare fortemente improbabile, se non del tutto inverosimile ritenere che i sorteggi fossero truccati». In quell’inchiesta, per escludere intrallazzi nei sorteggi, fu determinante Manfredi Martino, segretario della Can (Commissione arbitrale di serie A) che per i pm di Napoli
rappresenterà, al contrario, il teste chiave proprio sui sorteggi. Martino in dibattimento non ha fatto una gran figura. Nelle motivazioni viene definito prima «inaffidabile» e poi presentato dai pm «come colui che doveva far luce sulle irregolarità, quando ha solo prodotto un coacervo di risposte da presa in giro, tipo il colpo di tosse del designatore Bergamo nel bel mezzo del sorteggio dell’arbitro Collina, non imputato, per la partita Milan-Juve, nemmeno presente nei capi di imputazione».
Un documento importantissimo. Peccato, però, che quella fondamentale ripresa audio-video nei fascicoli del rito ordinario e dell’abbreviato non c’è, nonostante della sua visione abbia parlato il pm napoletano Stefano Capuano nell’ultima udienza, l’9 novembre 2011: «Andate a vedere il filmato anche voi, il filmato parla chiaro (...) rappresenta esattamente quanto vergato dal maresciallo Ziino, l’ho visto io, era senza audio». Impossibile per le difese avere copia dell’originale. Tant’è che la Corte d’appello di Napoli spiega che «il filmato da riprodurre non è in possesso di questa cancelleria» mentre il 23 gennaio 2012, la nona sezione del Tribunale, sottolinea che il video ce l’ha «l’ufficio di Procura dal 29 luglio 2009». Ce l’ha dunque il pm? La domanda ha un senso perché la stessa istanza, rivolta alla procura, è caduta nel vuoto. Perché non esce? E perché si è arrivati alle condanne (abbreviato, Federcalcio, Napoli) senza metterlo a disposizione degli imputati, lasciando a questi ultimi le fotocopie dei fotogrammi delle immagini estrapolate dal filmato?
Durante la camera di consiglio del processo napoletano, al giudice Casoria che secondo alcune indiscrezioni ne avrebbe preteso la visione, sarebbe stato risposto che no, al momento, non era possibile dare un’occhiata come suggerito dal pm. Le difese sono certe che la sequenza delle immagini riversate nel rapporto del maresciallo Sergio Ziino non rappresenta il cronologico svolgersi degli eventi di quella mattina. Le foto sono mischiate. Ad arte o per sbaglio? Quel video è scomparso dalle aule giudiziarie ma è stato in parte trasmesso il 15 dicembre 2009, in una fiction de La7 su Calciopoli, poche ore dopo le condanne del rito abbreviato. E cosa si vedeva in quello spezzone? Che a differenza di quanto riportato nel rapporto del maresciallo, dove si asseriva che era stato il designatore Paolo Bergamo a estrarre la pallina «incriminata» dall’urna trasparente davanti a dieci giornalisti e altri testimoni (c’era pure un notaio), a tirar fuori la sfera dello «scandalo» è stato in realtà un cronista. Nel caso specifico Riccardo Bianchi, della Provincia di Como. L’interessato, nell’udienza del primo ottobre 2010 a Napoli, affermerà: «Arrivai a Coverciano 15 minuti prima del sorteggio (...). Pairetto, come da procedura, ha estratto le pallina con le partite, mentre io ho estratto quelle coi nomi degli arbitri (...). Nessuno mi suggerì di muovere la mano a seconda di colpi di tosse, e certo Bergamo e Pairetto non mi indirizzarono in alcun modo: l’avessero fatto nei giorni precedenti avrei potuto fare lo scoop della vita e sarei diventato famoso. Il sorteggio fu regolarissimo». Di questo giornalista nel rapporto non c’è traccia. O meglio «nella foto numero 9» che lo ritrae viene invece definito «dipendente Figc» che indossa una «divisa ufficiale della federazione». A prescindere dal fatto che Bianchi è in abiti civili, quel che è più grave è che viene immortalato a cose fatte, a sorteggio effettuato, con Bergamo intento a leggere il nome dell’arbitro.
Mentre nella foto successiva, la 10, si vede il segretario della commissione arbitrale Manfredi Martino portare le buste per l’estrazione, a urne ancora vuote, col sorteggio ancora da fare. Perché quest’inversione? Un abbaglio? Le coincidenze diventano troppe se si osservano le foto a seguire: nella numero «12» il tavolo è vuoto, le urne vuote, le sedie vuote, e dei designatori non c’è traccia. Le buste delle palline portate in quel momento da Martino sono intatte. All’improvviso, dopo un primo piano di Bergamo (foto 13), ecco la foto 14: tutti al loro posto, dietro al tavolo, buste intatte, urne vuote e il giornalista Bianchi pronto. Il clou arriva con la foto numero 17 quando, scrivono i carabinieri, «a Bergamo cade sul tavolo una pallina». In sentenza l’episodio dubbio viene platealmente ridimensionato.
Il sospetto che l’errata disposizione delle immagini non sia casuale nasce dal fatto che è la sequenza delle fotografie estratte dal video (fantasma) sembra fatta apposta - ad occhi disattenti - a dimostrare l’inciucio.
Ma come poi dirà il giudice Casoria nel motivare la sentenza di condanna di Moggi «che il sorteggio non sia stato truccato è emerso in maniera sufficientemente chiara al dibattimento. Incomprensibilmente il pm si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite, di altri particolari, se il meccanismo del sorteggio per la partecipazione a esso di giornalista e notaio era tale da porre i due designatori nell’impossibilità di realizzare la frode».
Per la cronaca nessun giornalista convocato per i sorteggi è stato interrogato durante le indagini. Quando sono sfilati al processo hanno smentito grossolanamente le elucubrazioni degli inquirenti. Che ci voleva ad ascoltarli prima? E ancora. Sui sorteggi taroccati i pm forse avrebbero fatto bene a dare un’occhiata all’archiviazione dell’inchiesta di Torino (pm Maddalena, estate 2004) nata su ipotesi di doping e finita ai presunti intrallazzi di Moggi, Pairetto e Giraudo (tutti assolti). Bene: nella richiesta di archiviazione, poi accolta, si legge: «È uno dei designatori che materialmente estrae dall’urna la pallina della partita, mentre è materialmente un giornalista sportivo a estrarre dall’altra urna la pallina dell'arbitro (...). Data la presenza di un notaio e di un giornalista (mai lo stesso per ogni sorteggio) pare fortemente improbabile, se non del tutto inverosimile ritenere che i sorteggi fossero truccati». In quell’inchiesta, per escludere intrallazzi nei sorteggi, fu determinante Manfredi Martino, segretario della Can (Commissione arbitrale di serie A) che per i pm di Napoli
rappresenterà, al contrario, il teste chiave proprio sui sorteggi. Martino in dibattimento non ha fatto una gran figura. Nelle motivazioni viene definito prima «inaffidabile» e poi presentato dai pm «come colui che doveva far luce sulle irregolarità, quando ha solo prodotto un coacervo di risposte da presa in giro, tipo il colpo di tosse del designatore Bergamo nel bel mezzo del sorteggio dell’arbitro Collina, non imputato, per la partita Milan-Juve, nemmeno presente nei capi di imputazione».
Il delfino dei Poteri Occulti che si sono impossessati dei "beni" degli Agnelli.Juve inclusa.
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Calciopoli: trame, suggeritori e intercettazioni scomparse: Atti nascosti oTaroccati?
Lo strano asse Baldini-carabinieri contro Moggi. Su 171mila telefonate,
trascritte 3mila.
Atti nascosti o taroccati. Il giallo sul "salvataggio"
della Roma
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Ma cos’è stata davvero l’inchiesta di Calciopoli
che ha portato alla condanna di Moggi e compagnia arbitrale? È stata
eterodiretta come sospettano i condannati? E da chi? E perché lo
scandalo ha travolto solo la Juve e non altre società e dirigenti che
colloquiavano allo stesso modo con la classe arbitrale e funzionari
Figc? Proviamo a scoprirlo spulciando gli atti processuali.
A partire dall’ultimo, depositato il 6 febbraio scorso. Pagina 52 delle motivazioni della sentenza penale di condanna: «Il teste Baldini Franco, in atto general manager della nazionale inglese (oggi Dg della Roma Calcio, ndr), grande suggeritore di accusa, per collaborazione con l’investigatore Auricchio dichiarata da entrambi». I teorici del gran complotto anti-Juve si sfregano le mani per il virgolettato sul Grande Suggeritore perché mette una pietra tombale su Franco Baldini nemico giurato di Moggi (si sono insultati e denunciati a vicenda durante il processo) «ispiratore» delle indagini contro Lucianone.
All’ex maggiore dei carabinieri di Roma Attilio Auricchio conosciuto nel 2003 nell’inchiesta sulle false fidejussioni che puntò alla Roma, Baldini ha offerto l’input a indagare in più e più incontri (non verbalizzati) nel 2004 e nel 2005, indicando personaggi da sentire e filoni da esplorare. Baldini si confessò a verbale il 15 aprile 2005 con il solo maggiore che, cosa rarissima per un ufficiale, verbalizzò personalmente il lunghissimo interrogatorio. Sulla frequentazione con l’ex maggiore, in aula Baldini s’è contraddetto sostenendo di aver frequentato al massimo «una o due volte» Auricchio nel 2005 smentendo quanto da lui stesso affermato nel 2008 al processo Gea allorché giurò di non aver più incontrato il colonnello dall’agosto 2003 (inchiesta Gea) all’aprile 2005 (inchiesta Calciopoli). In aula, il carabiniere l’ha smentito osservando come tra l’agosto 2004 e il marzo 2005 incontrò il Ds della Roma «4 o 5 volte prima» dell’interrogatorio ufficiale, e «3 o 4 volte dopo». Baldini portò al maggiore anche una giornalista economica sua amica per illuminarlo ulteriormente sul «funzionamento delle società di calcio dal punto di vista economico».
L’incontro Baldini non lo sa collocare temporalmente ma la difesa lo individua tra la prima informativa del maggiore Auricchio alla procura di Napoli, del 18 settembre 2004 (dove si ipotizzavano quegli scenari apocalittici sul mondo del pallone in quel momento ancora non emersi in alcuna attività che serviranno a dare il là alle intercettazioni) e la telefonata a Baldini del 4 aprile 2005, trascritta integralmente e depositata solo al processo non dai carabinieri di Auricchio ma dai periti tecnici della difesa. Il giudice di Calciopoli la ritiene gravissima, almeno quanto quelle di Moggi. Scrive: «La conversazione è significativa anche perché presenta la comunanza di fiume di parole e discorsi di ampia portata, da cui il pm ha tratto elementi per dimostrare l’esistenza dell’associazione avente il capo in Moggi». La chiamata è quella col vicepresidente federale Innocenzo Mazzini (poi radiato) dove Franco Baldini preannunciava il ribaltone, poi puntualmente avvenuto: «Forse, se tu ti comporti bene, quando farò il ribaltone e tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone e butterò tutti di sotto dalla poltrona (...) io ti salverò, forse». Baldini dice che con Mazzini stava scherzando. Per i suoi detrattori è invece l’ennesimo indizio dell’eterodirezione romana. Checché ne dicano i cultori del complotto, sul fronte «fughe di notizie» che sputtanò Juve, Lazio e Fiorentina niente è emerso sul duo Baldini-Auricchio: non risultano in contatto con chi fece il vero scoop di Calciopoli, e cioè il Romanista, giornale di tifosi non abituato a pubblicare atti coperti dal segreto. Ad Auricchio ci si arriva indirettamente solo attraverso un cronista della Gazzetta dello sport, impegnato a tempo pieno a collaborare con i carabinieri romani di via in Selci.
Nel processo è emerso che delle 171mila telefonate intercettate il pool dei carabinieri di Auricchio ne ha sentite tante trascrivendone, a dire tanto, tremila. E le ha segnalate sulla base di «baffi» colorati messi sui brogliacci accanto alle telefonate. Verdi, poco interessanti. Gialle/arancioni, interessanti. Rosse, molto interessanti. Il perito della difesa, Nicola Penta, con enorme fatica è riuscito ad ascoltarne 30mila in più (arriviamo così a 33mila su 171mila) trovandone tante (Roma, Inter, Cagliari ecc) che pur avendo baffi gialli e rossi sui brogliacci, non sono state ritenute meritevoli di approfondimento. Addirittura il pm Giuseppe Narducci replicò sdegnato nella requisitoria nell’«abbreviato» a Giraudo, il 27 ottobre 2008, a chi paventava favortismi: «Piaccia o non piaccia» di telefonate di Bergamo e Pairetto con Moratti, Sensi o Campedelli, disse, «non c’è traccia». Piaccia o non piaccia invece quelle telefonate c’erano, ma son saltate fuori solo quattro anni più tardi grazie ai testardi consulenti difensivi. E non è un caso che il procuratore sportivo Palazzi ha concluso il suo supplemento di indagini ammettendo che se il reato non fosse stato prescritto anche l’Inter avrebbe dovuto essere sanzionata, anziché premiata.
Ma è tutta l’inchiesta un mistero.
Atti decisivi per le condanne o sono state nascosti o sono stati fatti sparire (il video dei sorteggi falsamente taroccati oppure l’audio dell’incontro a Villa La Massa a Firenze tra i Della Valle, Bergamo, Mazzini). Alcuni testi hanno mentito in aula e sono prossimi destinatari di avvisi di garanzia. Tante telefonate o non sono state mai trascritte o sono state mal trascritte. Si è evitato di riportarne alcune devastanti per trascriverne di inutili come il gossip sulla giornalista D’Amico, il peso e il nome di un neonato, il ragù nei rigatoni di casa Bergamo, i piatti lavati a casa Pairetto.
Perché? Ancora dalla sentenza di Calciopoli: «La difesa è stata (...) molto ostacolata nel compito suo proprio dall’abnorme numero di telefonate intercettate, oltre 170mila, e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura...». Per congettura. Allo stesso modo, ragionando per congettura è lecito domandarsi perché non si è approfondito il «ribaltone» annunciato da Baldini o la telefonata tra l’allenatore Sandreani e il manager Zavaglia sull’intenzione dello stesso Baldini di prendere il posto di Moggi alla Juve col placet di Montezemolo. O perché non sono finite al processo le dieci e passa telefonate con la voce dei giallorossi Baldini e Pradè. Non si tratta di fare un processo alla Roma, piuttosto che all’Inter, al Cagliari, al Palermo, al Milan o a chicchessia. C’è da capire perché si è indagato a senso unico, quale fu il criterio della selezione delle chiamate, come mai i pm napoletani hanno lavorato coi carabinieri di un’altra regione. C’è da capire la genesi delle intercettazioni attivate a seguito dell’imbeccata sulla «combriccola romana» degli arbitri pro Moggi quando lo stesso Auricchio, in aula, le ha ridimensionate a un gruppo d’amici che nemmeno arbitravano a favore della Juve. Già, l’abuso delle intercettazioni. Criticato nel lontano 1996 dall’allora procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Chiaravalloti, che denunciò l’allora giovane capitano Attilio Auricchio (impegnato a indagare con un giovane pm Luigi De Magistris), perché anziché trascrivere correttamente «Provveditore generale» nei brogliacci, l’ufficio da lui diretto mise «Procuratore generale» col nome di Chiaravallotti accanto.
Denunce e controdenunce finirono in archiviazioni reciproche. Quattordici anni dopo De Magistris è diventato sindaco di Napoli. Come capo di gabinetto s’è preso proprio il benemerito Attilio Auricchio. Come assessore ha nominato Giuseppe Narducci, il pm di Calciopoli amico di Auricchio e di De Magistris. ’O sindaco tifa Napoli, anche se da piccolo era interista. Sarà stato felice come un bimbo per non aver letto le intercettazioni del suo idolo di un tempo, il mai compianto "giacinto facchetti", a cena con Bergamo, in contatto con l’arbitro amico Danilo Nucini, che con la promessa di trovargli un posto di lavoro per la fine della carriera arbitrale, lo usava come Cavallo di Troia!
Il vero mistero di Calciopoli è un faldone d'indagine che il pm milanese Ilda Boccassini custodisce gelosamente in archivio. Al processo di Napoli a Moggi & co l'hanno ribattezzato il «fascicolo del Calcio Graal» perché sa ormai di leggenda posto che i custodi delle segrete cose in esso contenute non ci sono più (il compianto presidente dell'Inter, Giacinto Facchetti) non parlano (l'arbitro Danilo Nucini), non sentono la necessità di confermarne l'esistenza (il magistrato Boccassini).
Questo fascicolo dovrebbe/ potrebbe contenere la confessione esplosiva del fischietto gola profonda di Facchetti, ma essendo stato archiviato a «modello 45» («notizie manifestamente infondate ») nessuno può consultarlo, se non previa autorizzazione della sola Boccassini. Che non rilascia autorizzazioni. A nessuno. Eppure al fascicolo sarebbe utile dare almeno un'occhiata per sgombrare il campo dai sospetti sull'intenzione, dell'Inter, di colpire Moggi & co seguendo strade a rischio perché penalizzabili dalla giustizia sportiva.
Il faldone avrebbe potuto/dovuto interessare soprattutto Francesco Saverio Borrelli, che però non sentì mai il bisogno di richiederlo alla collega dai capelli rossi durante le sue indagini sugli illeciti sportivi, nonostante la procura da lui un tempo diretta gli avesse trasmesso i verbali dei protagonisti dello scandalo Telecom (il capo security Giuliano Tavaroli, il detective Emanuele Cipriani, il presidente Tronchetti Provera ecc.) dove si faceva espresso riferimento a Nucini, alla Boccassini, alla spy story nerazzurra.
Proprio Tavaroli, nell'interrogatorio del 29 settembre 2006, riferisce che sul finire del 2002 incontrò Massimo Moratti e Giacinto Facchetti, con quest'ultimo che raccontò di essere stato avvicinato da un arbitro di Bergamo «che in più incontri» gli parlò del condizionamento delle partite attraverso un sistema che da Moggi portava all'arbitro De Santis. Tavaroli propose a Facchetti due opzioni: diventare «fonte» di un maggiore dei carabinieri di Milano oppure rivolgersi ai pm con un atto formale: «Mi risulta che la società Fc Inter ha presentato un esposto in procura» chiosò il manager della security Telecom. Marco Tronchetti Provera, preso a verbale il 9 marzo 2010, confermerà: «Moratti aveva chiesto immediatamente un aiuto alla procura perché c'era un arbitro che raccontava di strane storie a Facchetti (…). La prima cosa che fece Massimo Moratti fu di andare dalla dottoressa Boccassini a raccontare questa vicenda. La Boccassini gli suggerì di far venire questo arbitro a denunciare la cosa».
Ascoltato dall'Ufficio Indagini della Figc, il 3 ottobre 2006, Moratti aveva dato invece una versione differente: quando Facchetti gli disse che voleva denunciare in procura i fatti raccontati da Nucini «mi opposi per la «genericità» delle accuse» e aggiunse che semmai «doveva essere Nucini a segnalare il fatto» ai magistrati. Due versioni, una è falsa. Quale?
Nel frattempo, proprio per tutelarsi, Facchetti si era registrato di nascosto le confessioni devastanti di Nucini che aveva spedito a infiltrarsi nelle linee nemiche: avvicina l'arbitro De Santis, ficca il naso sul ds del Messina Fabiani (vicino a Moggi), fa da talpa a Coverciano.
Quindi aveva girato dei numeri di telefono a Tavaroli, eppoi non s'è ancora capito se fu lui (o Moratti, che nega) a ispirare le indagini invasive sull'arbitro De Santis a un amico detective di Tavaroli, Emanuele Cipriani, che poi fatturerà 50mila euro a Pirelli e non all'Inter «perché Tavaroli - così riferisce a verbale Cipriani - spiegò che era opportuno che l'investigazione non risultasse» all'Inter.
Il passaggio successivo vede Nucini fare il suo ingresso in procura.
E qui calano le ombre. Non s'è mai capito, infatti, quando quest'incontro s'è verificato; se in procura ce l'ha mandato Facchetti, previo accordo col magistrato; se all'ufficio della Boccassini l'arbitro ha bussato di sua sponte; se l'incontro è stato verbalizzato e registrato; se il pm ha convocato il fischietto di Bergamo essendo venuta a sapere delle sue intenzioni. Nulla si sa. Nulla si deve sapere. Ma perché?
Al processo di Napoli l'arbitro Nucini («inconsistente teste d'accusa» secondo quanto si legge nella sentenza) non è stato capace di ricordare il giorno della sua visita in procura che a fatica colloca «verso la fine del 2003». Sul resto, è a dir poco ondivago, stranamente confuso, quasi reticente. Nell'udienza del 26 maggio 2009 fa presente che «qualcuno vicino alla società (Inter, ndr) ha consigliato che io andassi davanti al pm, la dottoressa Boccassini, a dire quanto avvenuto». Aggiunge che venne contattato telefonicamente dalla segreteria della Boccassini, che l'oggetto dell'incontro pensava fossero alcuni articoli in merito ad ammonizioni pilotate, e che al dunque la pm «mi ha fatto delle domande specifiche... che erano le confidenze che nell'anno e mezzo io e Facchetti siamo venuti a conoscenza...». Nucini confessa che non se l'è sentita di tradire Facchetti. Così alla Boccasini decide di non dire più niente: «Non ce l'ho fatta, ho trovato nella dottoressa Boccassini una delle donne più intelligenti, probabilmente aveva capito tutto. Non ha insistito, sono uscito dalla procura e la cosa è finita lì».
Aveva capito cosa? Non ha insistito? Gli avvocati si scatenano: signor Nucini come ha risposto alle domande della Boccassini? «Io a lei non glielo dico!», sbotta in faccia al difensore di Moggi, Prioreschi. «Abbiamo parlato di calcio, dell'andamento del calcio». Chiacchiere da bar? E con la Boccassini parlavate di tattica? Richiamato a deporre al processo napoletano il 15 marzo 2011 Nucini manda ulteriormente al manicomio gli avvocati con un mantra incessante, con chicche surreali: «Con la dottoressa Boccassini abbiamo parlato di calcio, punto».
«Nessuno mi ci ha mandato», «Fu una chiacchierata informale». «Non firmai il verbale». Se questo fascicolo saltasse finalmente fuori si capirebbero tante cose. A cominciare dal famoso cd con la voce di Nucini, registrata di nascosto da Facchetti (circostanza riportata da Repubblica a maggio 2006 e mai smentita dai diretti interessati). Consentirebbe di dimostrare, o smentire, ciò che le difese degli imputati hanno sostenuto nel processo di Calciopoli, e cioè che qualora l'Inter, con un esposto, avesse allertato direttamente la procura di Milano, avrebbe violato la cosiddetta «clausola compromissoria» che obbliga le società a rivolgersi alla giustizia sportiva e non ad altre autorità.
A partire dall’ultimo, depositato il 6 febbraio scorso. Pagina 52 delle motivazioni della sentenza penale di condanna: «Il teste Baldini Franco, in atto general manager della nazionale inglese (oggi Dg della Roma Calcio, ndr), grande suggeritore di accusa, per collaborazione con l’investigatore Auricchio dichiarata da entrambi». I teorici del gran complotto anti-Juve si sfregano le mani per il virgolettato sul Grande Suggeritore perché mette una pietra tombale su Franco Baldini nemico giurato di Moggi (si sono insultati e denunciati a vicenda durante il processo) «ispiratore» delle indagini contro Lucianone.
All’ex maggiore dei carabinieri di Roma Attilio Auricchio conosciuto nel 2003 nell’inchiesta sulle false fidejussioni che puntò alla Roma, Baldini ha offerto l’input a indagare in più e più incontri (non verbalizzati) nel 2004 e nel 2005, indicando personaggi da sentire e filoni da esplorare. Baldini si confessò a verbale il 15 aprile 2005 con il solo maggiore che, cosa rarissima per un ufficiale, verbalizzò personalmente il lunghissimo interrogatorio. Sulla frequentazione con l’ex maggiore, in aula Baldini s’è contraddetto sostenendo di aver frequentato al massimo «una o due volte» Auricchio nel 2005 smentendo quanto da lui stesso affermato nel 2008 al processo Gea allorché giurò di non aver più incontrato il colonnello dall’agosto 2003 (inchiesta Gea) all’aprile 2005 (inchiesta Calciopoli). In aula, il carabiniere l’ha smentito osservando come tra l’agosto 2004 e il marzo 2005 incontrò il Ds della Roma «4 o 5 volte prima» dell’interrogatorio ufficiale, e «3 o 4 volte dopo». Baldini portò al maggiore anche una giornalista economica sua amica per illuminarlo ulteriormente sul «funzionamento delle società di calcio dal punto di vista economico».
L’incontro Baldini non lo sa collocare temporalmente ma la difesa lo individua tra la prima informativa del maggiore Auricchio alla procura di Napoli, del 18 settembre 2004 (dove si ipotizzavano quegli scenari apocalittici sul mondo del pallone in quel momento ancora non emersi in alcuna attività che serviranno a dare il là alle intercettazioni) e la telefonata a Baldini del 4 aprile 2005, trascritta integralmente e depositata solo al processo non dai carabinieri di Auricchio ma dai periti tecnici della difesa. Il giudice di Calciopoli la ritiene gravissima, almeno quanto quelle di Moggi. Scrive: «La conversazione è significativa anche perché presenta la comunanza di fiume di parole e discorsi di ampia portata, da cui il pm ha tratto elementi per dimostrare l’esistenza dell’associazione avente il capo in Moggi». La chiamata è quella col vicepresidente federale Innocenzo Mazzini (poi radiato) dove Franco Baldini preannunciava il ribaltone, poi puntualmente avvenuto: «Forse, se tu ti comporti bene, quando farò il ribaltone e tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone e butterò tutti di sotto dalla poltrona (...) io ti salverò, forse». Baldini dice che con Mazzini stava scherzando. Per i suoi detrattori è invece l’ennesimo indizio dell’eterodirezione romana. Checché ne dicano i cultori del complotto, sul fronte «fughe di notizie» che sputtanò Juve, Lazio e Fiorentina niente è emerso sul duo Baldini-Auricchio: non risultano in contatto con chi fece il vero scoop di Calciopoli, e cioè il Romanista, giornale di tifosi non abituato a pubblicare atti coperti dal segreto. Ad Auricchio ci si arriva indirettamente solo attraverso un cronista della Gazzetta dello sport, impegnato a tempo pieno a collaborare con i carabinieri romani di via in Selci.
Nel processo è emerso che delle 171mila telefonate intercettate il pool dei carabinieri di Auricchio ne ha sentite tante trascrivendone, a dire tanto, tremila. E le ha segnalate sulla base di «baffi» colorati messi sui brogliacci accanto alle telefonate. Verdi, poco interessanti. Gialle/arancioni, interessanti. Rosse, molto interessanti. Il perito della difesa, Nicola Penta, con enorme fatica è riuscito ad ascoltarne 30mila in più (arriviamo così a 33mila su 171mila) trovandone tante (Roma, Inter, Cagliari ecc) che pur avendo baffi gialli e rossi sui brogliacci, non sono state ritenute meritevoli di approfondimento. Addirittura il pm Giuseppe Narducci replicò sdegnato nella requisitoria nell’«abbreviato» a Giraudo, il 27 ottobre 2008, a chi paventava favortismi: «Piaccia o non piaccia» di telefonate di Bergamo e Pairetto con Moratti, Sensi o Campedelli, disse, «non c’è traccia». Piaccia o non piaccia invece quelle telefonate c’erano, ma son saltate fuori solo quattro anni più tardi grazie ai testardi consulenti difensivi. E non è un caso che il procuratore sportivo Palazzi ha concluso il suo supplemento di indagini ammettendo che se il reato non fosse stato prescritto anche l’Inter avrebbe dovuto essere sanzionata, anziché premiata.
Ma è tutta l’inchiesta un mistero.
Atti decisivi per le condanne o sono state nascosti o sono stati fatti sparire (il video dei sorteggi falsamente taroccati oppure l’audio dell’incontro a Villa La Massa a Firenze tra i Della Valle, Bergamo, Mazzini). Alcuni testi hanno mentito in aula e sono prossimi destinatari di avvisi di garanzia. Tante telefonate o non sono state mai trascritte o sono state mal trascritte. Si è evitato di riportarne alcune devastanti per trascriverne di inutili come il gossip sulla giornalista D’Amico, il peso e il nome di un neonato, il ragù nei rigatoni di casa Bergamo, i piatti lavati a casa Pairetto.
Perché? Ancora dalla sentenza di Calciopoli: «La difesa è stata (...) molto ostacolata nel compito suo proprio dall’abnorme numero di telefonate intercettate, oltre 170mila, e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura...». Per congettura. Allo stesso modo, ragionando per congettura è lecito domandarsi perché non si è approfondito il «ribaltone» annunciato da Baldini o la telefonata tra l’allenatore Sandreani e il manager Zavaglia sull’intenzione dello stesso Baldini di prendere il posto di Moggi alla Juve col placet di Montezemolo. O perché non sono finite al processo le dieci e passa telefonate con la voce dei giallorossi Baldini e Pradè. Non si tratta di fare un processo alla Roma, piuttosto che all’Inter, al Cagliari, al Palermo, al Milan o a chicchessia. C’è da capire perché si è indagato a senso unico, quale fu il criterio della selezione delle chiamate, come mai i pm napoletani hanno lavorato coi carabinieri di un’altra regione. C’è da capire la genesi delle intercettazioni attivate a seguito dell’imbeccata sulla «combriccola romana» degli arbitri pro Moggi quando lo stesso Auricchio, in aula, le ha ridimensionate a un gruppo d’amici che nemmeno arbitravano a favore della Juve. Già, l’abuso delle intercettazioni. Criticato nel lontano 1996 dall’allora procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Chiaravalloti, che denunciò l’allora giovane capitano Attilio Auricchio (impegnato a indagare con un giovane pm Luigi De Magistris), perché anziché trascrivere correttamente «Provveditore generale» nei brogliacci, l’ufficio da lui diretto mise «Procuratore generale» col nome di Chiaravallotti accanto.
Denunce e controdenunce finirono in archiviazioni reciproche. Quattordici anni dopo De Magistris è diventato sindaco di Napoli. Come capo di gabinetto s’è preso proprio il benemerito Attilio Auricchio. Come assessore ha nominato Giuseppe Narducci, il pm di Calciopoli amico di Auricchio e di De Magistris. ’O sindaco tifa Napoli, anche se da piccolo era interista. Sarà stato felice come un bimbo per non aver letto le intercettazioni del suo idolo di un tempo, il mai compianto "giacinto facchetti", a cena con Bergamo, in contatto con l’arbitro amico Danilo Nucini, che con la promessa di trovargli un posto di lavoro per la fine della carriera arbitrale, lo usava come Cavallo di Troia!
IL CORROTTO CAVALLO DI TROIA
IL CAVALIERE DELLA CORRUZIONE
-------------------------------------
Paolo Gallinelli Avv. De Santis & Quei segreti di Calciopoli custoditi dalla Boccassini.
------
C’è un fascicolo sulle dichiarazioni di un arbitro che potrebbe rispondere a tanti perché. Purtroppo, il Corrotto Borrelli NON ha voluto leggerlo...
http://www.lavocedellevoci.it/2007/10/01/ - Riferimento In fondo all'Articolo
IL CORRUTTORE MASSIMO & IL CORROTTO SENZA VERGOGNA!
Il vero mistero di Calciopoli è un faldone d'indagine che il pm milanese Ilda Boccassini custodisce gelosamente in archivio. Al processo di Napoli a Moggi & co l'hanno ribattezzato il «fascicolo del Calcio Graal» perché sa ormai di leggenda posto che i custodi delle segrete cose in esso contenute non ci sono più (il compianto presidente dell'Inter, Giacinto Facchetti) non parlano (l'arbitro Danilo Nucini), non sentono la necessità di confermarne l'esistenza (il magistrato Boccassini).
Questo fascicolo dovrebbe/ potrebbe contenere la confessione esplosiva del fischietto gola profonda di Facchetti, ma essendo stato archiviato a «modello 45» («notizie manifestamente infondate ») nessuno può consultarlo, se non previa autorizzazione della sola Boccassini. Che non rilascia autorizzazioni. A nessuno. Eppure al fascicolo sarebbe utile dare almeno un'occhiata per sgombrare il campo dai sospetti sull'intenzione, dell'Inter, di colpire Moggi & co seguendo strade a rischio perché penalizzabili dalla giustizia sportiva.
Il faldone avrebbe potuto/dovuto interessare soprattutto Francesco Saverio Borrelli, che però non sentì mai il bisogno di richiederlo alla collega dai capelli rossi durante le sue indagini sugli illeciti sportivi, nonostante la procura da lui un tempo diretta gli avesse trasmesso i verbali dei protagonisti dello scandalo Telecom (il capo security Giuliano Tavaroli, il detective Emanuele Cipriani, il presidente Tronchetti Provera ecc.) dove si faceva espresso riferimento a Nucini, alla Boccassini, alla spy story nerazzurra.
Proprio Tavaroli, nell'interrogatorio del 29 settembre 2006, riferisce che sul finire del 2002 incontrò Massimo Moratti e Giacinto Facchetti, con quest'ultimo che raccontò di essere stato avvicinato da un arbitro di Bergamo «che in più incontri» gli parlò del condizionamento delle partite attraverso un sistema che da Moggi portava all'arbitro De Santis. Tavaroli propose a Facchetti due opzioni: diventare «fonte» di un maggiore dei carabinieri di Milano oppure rivolgersi ai pm con un atto formale: «Mi risulta che la società Fc Inter ha presentato un esposto in procura» chiosò il manager della security Telecom. Marco Tronchetti Provera, preso a verbale il 9 marzo 2010, confermerà: «Moratti aveva chiesto immediatamente un aiuto alla procura perché c'era un arbitro che raccontava di strane storie a Facchetti (…). La prima cosa che fece Massimo Moratti fu di andare dalla dottoressa Boccassini a raccontare questa vicenda. La Boccassini gli suggerì di far venire questo arbitro a denunciare la cosa».
Ascoltato dall'Ufficio Indagini della Figc, il 3 ottobre 2006, Moratti aveva dato invece una versione differente: quando Facchetti gli disse che voleva denunciare in procura i fatti raccontati da Nucini «mi opposi per la «genericità» delle accuse» e aggiunse che semmai «doveva essere Nucini a segnalare il fatto» ai magistrati. Due versioni, una è falsa. Quale?
Nel frattempo, proprio per tutelarsi, Facchetti si era registrato di nascosto le confessioni devastanti di Nucini che aveva spedito a infiltrarsi nelle linee nemiche: avvicina l'arbitro De Santis, ficca il naso sul ds del Messina Fabiani (vicino a Moggi), fa da talpa a Coverciano.
Quindi aveva girato dei numeri di telefono a Tavaroli, eppoi non s'è ancora capito se fu lui (o Moratti, che nega) a ispirare le indagini invasive sull'arbitro De Santis a un amico detective di Tavaroli, Emanuele Cipriani, che poi fatturerà 50mila euro a Pirelli e non all'Inter «perché Tavaroli - così riferisce a verbale Cipriani - spiegò che era opportuno che l'investigazione non risultasse» all'Inter.
Il passaggio successivo vede Nucini fare il suo ingresso in procura.
E qui calano le ombre. Non s'è mai capito, infatti, quando quest'incontro s'è verificato; se in procura ce l'ha mandato Facchetti, previo accordo col magistrato; se all'ufficio della Boccassini l'arbitro ha bussato di sua sponte; se l'incontro è stato verbalizzato e registrato; se il pm ha convocato il fischietto di Bergamo essendo venuta a sapere delle sue intenzioni. Nulla si sa. Nulla si deve sapere. Ma perché?
Al processo di Napoli l'arbitro Nucini («inconsistente teste d'accusa» secondo quanto si legge nella sentenza) non è stato capace di ricordare il giorno della sua visita in procura che a fatica colloca «verso la fine del 2003». Sul resto, è a dir poco ondivago, stranamente confuso, quasi reticente. Nell'udienza del 26 maggio 2009 fa presente che «qualcuno vicino alla società (Inter, ndr) ha consigliato che io andassi davanti al pm, la dottoressa Boccassini, a dire quanto avvenuto». Aggiunge che venne contattato telefonicamente dalla segreteria della Boccassini, che l'oggetto dell'incontro pensava fossero alcuni articoli in merito ad ammonizioni pilotate, e che al dunque la pm «mi ha fatto delle domande specifiche... che erano le confidenze che nell'anno e mezzo io e Facchetti siamo venuti a conoscenza...». Nucini confessa che non se l'è sentita di tradire Facchetti. Così alla Boccasini decide di non dire più niente: «Non ce l'ho fatta, ho trovato nella dottoressa Boccassini una delle donne più intelligenti, probabilmente aveva capito tutto. Non ha insistito, sono uscito dalla procura e la cosa è finita lì».
Aveva capito cosa? Non ha insistito? Gli avvocati si scatenano: signor Nucini come ha risposto alle domande della Boccassini? «Io a lei non glielo dico!», sbotta in faccia al difensore di Moggi, Prioreschi. «Abbiamo parlato di calcio, dell'andamento del calcio». Chiacchiere da bar? E con la Boccassini parlavate di tattica? Richiamato a deporre al processo napoletano il 15 marzo 2011 Nucini manda ulteriormente al manicomio gli avvocati con un mantra incessante, con chicche surreali: «Con la dottoressa Boccassini abbiamo parlato di calcio, punto».
«Nessuno mi ci ha mandato», «Fu una chiacchierata informale». «Non firmai il verbale». Se questo fascicolo saltasse finalmente fuori si capirebbero tante cose. A cominciare dal famoso cd con la voce di Nucini, registrata di nascosto da Facchetti (circostanza riportata da Repubblica a maggio 2006 e mai smentita dai diretti interessati). Consentirebbe di dimostrare, o smentire, ciò che le difese degli imputati hanno sostenuto nel processo di Calciopoli, e cioè che qualora l'Inter, con un esposto, avesse allertato direttamente la procura di Milano, avrebbe violato la cosiddetta «clausola compromissoria» che obbliga le società a rivolgersi alla giustizia sportiva e non ad altre autorità.
Il difensore dell'arbitro De Santis, L'avvocato Paolo Gallinelli,
per due volte (nel 2009 e il 3
febbraio 2011) ha sollecitato invano il pm
Ilda Boccassini e il procuratore
Edmondo Bruti Liberati
a fargli prendere visione del fascicolo-Graal.
---------------------------------------------------
Gian Marco Chiocci - 23/2/2012
Niente da
fare. In dibattimento a Napoli la richiesta è stata fatta in extremis,
il pm si è opposto, non se ne è fatto niente neanche qui. Nelle nuove
istanze si fa cenno anche all'attività dei pm di Milano che il 19
novembre 2004, con l'indagine avviata a Napoli, chiede a Telecom la
verifica su alcuni «file di log» per verificare l'esistenza di
determinati contatti telefonici monitorati proprio da Telecom. Utenze
fisse e cellulari che potrebbero coincidere con quelle che Nucini
spiffera a Facchetti, che a sua volta gira a Tavaroli il quale li passa
al fedelissimo Adamo Bove (morto suicida nel luglio 2006) che li farà
sviluppare alla segretaria Caterina Plateo. Che a verbale ammetterà come
tra i numeri controllati da Tavaroli & co c'erano quelli della
Juventus, del guardaline Cenniccola (il telefono era in uso a De Santis)
della Gea World, della Figc, di Moggi. All'Inter che spiava i nemici è
difficile pensare. Ecco perché occorre rendere pubblico ciò che nessuno
vuol vedere pubblicato.
******************************************************
La Farsa di Calciopoli. L'incontro arbitro Lepore: Sparite le Telefonate coi pm
Massimo De Santis: "Ero amico di tanti magistrati ma su 171mila intercettazioni trascritte soltanto 900"
Non lo hanno mai interrogato e quando ha chiesto di essere sentito, se ne sono fregati. È stato intercettato due anni, legalmente e illegalmente, e pur non trovando mai una telefonata con quel diavolo di Moggi è passato alle cronache per essere l’arbitro a capo della «combriccola» di Lucianone.
Massimo De Santis, ex fischietto di prima fascia, interviene a gamba tesa nella contro-inchiesta del Giornale sui buchi neri del processo sul calcio sporco della procura di Napoli.
La sua condanna: un anno e undici mesi di reclusione.
«La sentenza è un obbrobrio perché Calciopoli è una farsa. Su 171mila telefonate ne sono state trascritte solo 900 e non 3mila - che già era un dato scioccante - come avete scritto voi. Gli investigatori hanno sbobinato esclusivamente le telefonate sulla Juve nascondendone altre. Hanno intercettato solo me quand’è provato che molti altri arbitri parlavano con i dirigenti in modo molto poco ortodosso, ammonivano a richiesta i giocatori diffidati, sempre a disposizione per poi chiedere favori e lavori. In appello tireremo fuori tutto quello che a Napoli hanno nascosto: faremo una strage, mezza serie A è coinvolta».
Parliamo di lei e di Moggi.
«(risata). I carabinieri mi intercettano ininterrottamente da novembre 2004 a giugno 2005. E mai esce una telefonata con Moggi. Anzi, in decine di telefonate si sente Moggi imprecare contro di me, anti-juventino. Il 20 aprile 2005, Moggi parla col giornalista Tosatti. La Juve ha appena perso col Palermo: “Questo (De Santis, ndr) - dice - è un figlio di puttana, c’ha creato mille problemi in questo campionato, se noi perdiamo il campionato uno degli artefici è lui perché c’ha dato troppo contro. A Palermo c’era rigore e non l’ha dato, a Parma c’era rigore e non ce l’ha dato, è un casino“. Telefonata del 7 febbraio 2005, Moggi col giornalista Biscardi: “De Santis mi ha rotto i coglioni, ha rotto“. Gli esempi e le telefonate non si contano. Moggi mi odiava. Per l’unica partita asseritamente arbitrata a favore della Juve, e cioè quella col Lecce del 14 novembre 2004, io sono stato assolto. E anche nelle intercettazioni illegali Moggi non esce mai...».
Intercettazioni illegali?
«L’Inter mi ha spiato illegalmente attraverso l’arbitro Nucini, mandato da Facchetti, e con l’investigatore privato Cipriani, amico di Tavaroli, quello dello scandalo Telecom. Hanno messo sottosopra la mia vita, mi hanno pedinato, controllato i telefoni e nemmeno lì Moggi è uscito mai».
Ok, lei è Moggi non avevate rapporti
«Ok un cavolo: mi hanno messo a capo dell’associazione per delinquere di Moggi quando nemmeno ci parlavo. Strano no?»
È strano che lei, stando alla sentenza, avesse avuto da Moggi una sim svizzera.
«(Occhiataccia). Io non ho mai utilizzato alcuna linea riservata con Moggi. Gli inquirenti si sono fissati su una sim svizzera (che peraltro avrei avuto per poco tempo e quando la Juve da me arbitrata perdeva) ma io ho dimostrato - anche se non hanno voluto prendere atto delle prove in senso contrario che esibivo - che la mia presenza non combaciava mai con quella dov’era ubicata la cella della sim svizzera. Il telefono era là, io ero sempre da un’altra parte».
Lei avrebbe cambiato modo di arbitrare quando le arriva la proroga delle indagini da parte dei pm di Napoli.
«Falso! L’avviso viene notificato a giugno, a campionato finito».
La accusano di aver avuto una soffiata interna al Csm sulle indagini dei carabinieri...
«Minchiata. Hanno sostenuto che avessi appreso notizie riservate da un autista del Csm col quale ho parlato talvolta, come se questo fosse stato in grado di rivelarmi chissà che cosa, e non si sono preoccupati dei miei contatti con alti magistrati (ai quali, ovviamente, non mi sono mai sognato di chiedere nulla). All’epoca frequentavo il giudice di Torino Caselli, il giudice di Napoli Mancuso, conoscevo bene Rognoni (ex capo del Csm, ndr) persone stimatissime e integerrime, e come loro tanti altri importanti magistrati, se vuole le faccio l’elenco. E poi...»
Dica.
«Il 9 maggio, qualche giorno prima che lo scandalo scoppiasse sui giornali, sapete con chi ho parlato? Direttamente con il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore,
al quale ho chiesto ragguagli su quel che i giornali stavano anticipando riguardo all’inchiesta. Perché allora tanto malanimo nei miei confronti? Perché negli atti dell’inchiesta le telefonate coi magistrati sono scomparse? Sono o non sono autorizzato a pensare male? Al figlio di Facchetti che mi ha querelato perché rivelai che parlavo col padre, ho dovuto chiedere scusa perché nelle carte processuali le telefonate effettivamente non risultavano anche se ero certo, certissimo, di averle fatte. Solo quando il perito della difesa, Nicola Penta,
Nicola Penta, l'Esperto-Perito che ha scovato e sbobinato le Telefonate dei corruttori "moratti&facchetti, nascoste dai corrotti pm di Napoli "lepore-beatrice-narducci" e "carabinieri della GANG auricchio"!
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le ha scovate a fatica dopo averne sentite 30mila, mai
sbobinate dai carabinieri, quelle telefonate sono miracolosamente
uscite. Il tempo mi darà ragione, e in tanti saranno costretti a
chiedermi scusa. Il figlio di Giacinto Facchetti ancora non lo ha fatto,
è il primo che deve farsi avanti. Sto aspettando».
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L'Aria da conquistatori... dopo aver festeggiato il battesimo di Oceano, all'Isola Bella?
CARLO BUORA & GUIDO ROSSI
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Corruttore-Brindellon"giacinto", telefona per..."tieni e dammi"! Il Farabutto a De Santis:Gagg ti porta i miei saluti!
Il Corrotto ex arbitro di Tivoli, colui che con gaiezza, si attovagliava con il grigiore e la tetraggine del Soprastante
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«"massimo de santis":Gli inquirenti mi hanno addebitato una sim svizzera, che peraltro avrei avuto per poco tempo e
quando la Juve da me arbitrata perdeva! E' non hanno voluto prendere atto delle prove in senso contrario che esibivo!
Le prove, che la mia presenza non combaciava mai con quella dov’era ubicata la cella della sim svizzera.
Il telefono era là, io ero sempre da un’altra parte».
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Ma e' chiaro, anzi chiarissimo, perche' il capo della GANG-MAGNIFICI 12 di Via in Selci, non voleva prove!
Non voleva prove perche' le celle, NON erano di una Sim Svizzere di Moggi, ma erano le celle delle Sim svizzere
comprate dal Fratello di "moratti"
L'altro Moratti, tenuto nell'ombra: Natalino 'Curzola' Moratti, "del Minus Habbens senza scrupoli" fratello Adottivo
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Natalino, il fralello di "moratti" che andava in Svizzera, a comprare le
Sim-Card usate dalla GANG-"auricchio-di laroni" per incastrare Moggi e
la Juventus, nello stesso Negozio dove le comprava Moggi, e' dove hanno
fatto irruzione i Sicari del Commando di Roma in Via in Selci
(testimonianza di teodosio de cillis titolare del negozio dove Moggi
& Natalino moratti compravano le Sim-card), per prendersi i numeri
delle Sim di Moggi, poi uzte per incastrarlo!
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Sbaglio o gia’ nel 2003 De Santis, Moggi&Co. erano spiati e dossierati
dietro Richiesta del membro del CDA di Telecom “massimo moratti”? Devo, forse
dedurre che nei “rapporti” che l’investigatore Cipriani forniva a
“moratti/facchetti”, copio incollo: «pretendevano aggiornamenti
settimanali, durante i quali venivano incrociati i dati in mio possesso
con i dati telefonici che penso venissero direttamente da Telecom»,
c’era anche che Moggi nel 2004/2005 mandava/andava a comprare Sim-Card
in Svizzera?
Faccio un passo indietro: La Telecom, ha le proprie SIM-CARD.
Gli azionisti (almeno quelli piu’ importanti) le possono (potevano?) avere gratis e consegnate direttamente a casa. I moratti ne erano azionisti importanti, al punto che il Minus-Habbens massimoMinimo siedeva nel CDA, quindi se i “moratti” volevano delle Sim-Card, potevano averle senza scomodarsi di andare oltre frontiera, no?
Altro passo indietro: Tribunale di Napoli, processo calciopoli, deposizione di Teodosio De Cillis (titolare del negozio di Chiasso, in Svizzera, dove sono state vendute le schede estere contestate a Moggi), a domanda dell’avvocato di Moggi risponde…nel mio negozio venivano anche dirigenti dell’ inter: Marco Branca, il fratello di Moratti…
OLTRE A MARCO BRANCA, DS DELL' INTER - IL FRATELLO DI MORATTI: NATALINO!
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Un passo avanti: il dirigente dell’inter ed il Fratello di Moratti, andavano da Milano a Chiasso (svizzera!) per comprare quelle SIM-CARD che potevano avere a domicilio?Indiscutibilmente ci sara’ un motivo! Bene, allora vediamo quale potrebbe essere il motivo!
Riepilogo: Allora, Moggi e la Juventus, erano Spiati da "moratti-facchetti" gia' dal 2002!
Essi dunque sapevano che Moggi nel 2004/2005 mandava/andava a comprare Sim-Card in Svizzera!
I moratti potevano avere le Sim-Card Telecom a domicilio, ma si scomodavano andando oltre frontiera a comprarle! E’ guarda caso…nello stesso negozio in cui le comprava Moggi!
Ci sara’ un perche’? Vedremo piu’ avanti!
Nello spionaggio di Moggi e’ coinvolto Adamo Bove, il responsabile del
sistema Radar di Telecom Italia, nel cui computer c’era il dossier
segreto delle malefatte di ‘Opus-dei-Tronchetti-servizi segreti deviati
(anche il segreto del... volo dal Cavalcavia? E' di Edoardo Agnelli?
Guardacaso da un cavalcavia,volalato pure lui!),e “pratica Como": il
dossierino con le telefonate di Moggi (ed altri)ed i segreti che aveva
scoperto al riguardo!
E cosi', anche ad Adamo Bove, viene riservato il volo dal cavalca via!
Adamo Bove faccia in giu' sull'asfalto al Vomero, dopo il volo dal Cavalcavia.
Viene sequestrato il computer di Adamo Bove, e' portato alla procura dei
poteri dietro a Tronchetti (alias procura di Milano), ed appena
scoperto la chiave per incastrare Moggi-Juventus, l’hanno comunicato a
Giovandomenico Lepore che ha dato l’ordine di mandarlo a
Roma all’esperto Taroccatore di prove e interCettazioni: Maggiore: Attilio
Auricchio.
And that’s the END of the STORY…or not?
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PS Fabio, prova a chiedere a Beccantini di publicare un articolo di solo
lode alla juve – UNO – da lui scritto nei quasi 30 anni di impiego alla
Gazzetta e alla Stampa…NON potra’ farlo, perche Non Esiste! Forza Juve! Fino alla Fine!
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DI CHI ERANO LE SIM-CARD SVIZZERE USATE DALLA GANG DI CARABINIERI DI FARABUTTI PER INCASTRARE MOGGI-GIRAUDO E LA JUVENTUS?
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Tribunale di Napoli, nona sezione.
30 giugno 2009, deposizione di De Cillis, titolare del negozio di Chiasso, in Svizzera.
Avv.Messeri: «Conosce o ha conosciuto dal 2004 dirigenti di altre società sportive di serie A?»
De Cillis: «Che importanza ha dire che dirigenti conosco?»
Messeri:«Io le ho fatto una domanda, se il presidente la ammette»
Teresa Casoria: «Non importa effettivamente, ma risponda»
De Cillis: «Non so… non so nemmeno se Marco Branca è un dirigente.
Lo conosco, viene a cambiare telefonino da me, ma non so che importanza…»
Teresa Casoria: «Abbiamo acclarato che il suo negozio era frequentato dall’ambiente del calcio»
Messeri: «A me interessava sapere se dal 2004 ad oggi ha conosciuto dirigenti di squadre di serie A e chi»
Teresa Casoria: «Collega persone che frequentano il suo negozio con la dirigenza di squadre?»
De Cillis:«Molto prima che succedesse questa storia era venuto da me anche il fratello di Moratti.
Però non conosco dirigenti con cui ho rapporti di lavoro»
Il fratello di "massimo moratti che andava a comprare le Sim Card (da dare a Auricchio per incastrare Moggi!) a Chiasso:" Natalino Curzola" moratti. (era figlio adottivo)
Wow! Una commistione di interessi! Strani personaggi che incrociano la
loro vicenda di testimoni scomodi per la difesa… Con conoscenze con
persone legate agli accusatori di Moggi. La reticenza a rispondere alla
prima domanda di Messeri è poi un curioso caso di “beccato sul fatto"! A
confermarlo è il contro-interrogatorio dell’Avv. Morescanti:
Morescanti:«Lei prima parlava di un certo Marco Branca. Chi è il signor Marco Branca?»
De Cillis: «Senta una cosa, io non voglio tirare in ballo altre persone…»
Morescanti: «Senta io le ho fatto una domanda su una risposta che lei ha già dato al tribunale!»
De
Cillis: «Io abito a Como e conosco un sacco di persone. Quindi, l’inter
è lì, è ad Appiano. Vicino casa mia abitano tantissimi calciatori
dell’inter»
Morescanti: «Non ho capito che c’entra l’inter?»
Teresa Casoria:
«Branca sarà un dirigente dell’inter». Avvocato abbiamo acclarato già,
non le consento più queste domande! - "Nessuno dirà mai che usare schede
svizzere sia reato" -.
Non sarà reato, ma qui una squadra di calcio è stata semi/distrutta e
gettata nel buio più profondo. Di questo qualcuno ne dovrebbe rendere
conto. Magari, facendo causa al: Teodosio de Cillis, no?
SCALCIOPOLI: BELLA GALLERIA DI INFAMI! QUALCUNO HA DEI DUBBI SULLA MATRICE?
Inviato da Federico Antonio: afedericoantonio@aol.com
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NICCHI & BRASCHI: IL BRACCIO ARMATO DI "MILAINTER"
ECCO L'ARBITRO DAMATO: UNA VERGOGNA ITALIANA!!!
Arbitro per Juventus-Lazio: provocatoriamente... Damato!
Certo che il designatore Braschi, si diverte a continuare a provocare....Alla Juventus dovrebbero farsi spiegare perche' per Juventus-Lazio ha designato
Antonio Damato, l'Ultra' interista che con gli amici si vanta di aver sempre odiato la Juventus!
Lo stesso Damato che nel gennaio del 2011 promise ai suoi amici interisti di Barletta che avrebbe regalato il turno alla Roma, cosa poi accaduta! Permette a Mexes di allenarsi a karatekid sullo stomaco di delpiero! Per quanto incapace per conto suo, ad Amauri gli fischiava tutto contro, anche quando prendeva falli e fallacci. Evidentissimo fallo di vucinic su grygera, fischiato fallo contro e sulla punzione gol di taddei. taddei lo tiene in campo per scommessa...Un rigore solare e poi di Damato che altro dire.... riguardarsi la sua direzione di quella gara...ma non fu l'unica!
Damato ce la mette sempre tutta, come in quel juventus-napoli dell'ottobbre 2009, che dopo il 2-0 dei bianconeri gliene combino' di tutti i colori... da portarli con i nervi a fior di pelle... e' guidare il Napoli alla rimonta 3-2...
E' anche vero che non sempre gli riesce di farla perdere, e' speriamo che cosi gli succeda, come per quel Catania-Juventus (1-3) del dicembre 2010 che malgrado la direzione provocatoria (al di la' del gol fantasma di Quagliarella) il losco intento non gli e' riuscito....e' se delle 14 partite arbitrate dall'Ultra' interista, e' riuscita a vincerne 7 e pareggiare 2...chi ci dice che non gli possa andare buca anche Mercoledi'! .
http://www.youtube.com/watch?v=Ydj-WYY38jo
http://www.youtube.com/watch?v=TPv1qapGZ4I
Arbitro per Juventus-Lazio: provocatoriamente... Damato!
Certo che il designatore Braschi, si diverte a continuare a provocare....Alla Juventus dovrebbero farsi spiegare perche' per Juventus-Lazio ha designato
Antonio Damato, l'Ultra' interista che con gli amici si vanta di aver sempre odiato la Juventus!
Lo stesso Damato che nel gennaio del 2011 promise ai suoi amici interisti di Barletta che avrebbe regalato il turno alla Roma, cosa poi accaduta! Permette a Mexes di allenarsi a karatekid sullo stomaco di delpiero! Per quanto incapace per conto suo, ad Amauri gli fischiava tutto contro, anche quando prendeva falli e fallacci. Evidentissimo fallo di vucinic su grygera, fischiato fallo contro e sulla punzione gol di taddei. taddei lo tiene in campo per scommessa...Un rigore solare e poi di Damato che altro dire.... riguardarsi la sua direzione di quella gara...ma non fu l'unica!
Damato ce la mette sempre tutta, come in quel juventus-napoli dell'ottobbre 2009, che dopo il 2-0 dei bianconeri gliene combino' di tutti i colori... da portarli con i nervi a fior di pelle... e' guidare il Napoli alla rimonta 3-2...
E' anche vero che non sempre gli riesce di farla perdere, e' speriamo che cosi gli succeda, come per quel Catania-Juventus (1-3) del dicembre 2010 che malgrado la direzione provocatoria (al di la' del gol fantasma di Quagliarella) il losco intento non gli e' riuscito....e' se delle 14 partite arbitrate dall'Ultra' interista, e' riuscita a vincerne 7 e pareggiare 2...chi ci dice che non gli possa andare buca anche Mercoledi'! .
http://www.youtube.com/watch?v=Ydj-WYY38jo
http://www.youtube.com/watch?v=TPv1qapGZ4I
domenica, aprile 01, 2012
Nel Paese del Depravato NANO Malefico
LA COSA NOSTRA DI BERLUSCOINIA
Al tirapiedi (adriano galliani ndr.)del "Mafioso Piduista di
Berlusconia" (silvio berlusconi ndr.), non vale la pena rispondere,
perchè come detto da Antonio Conte dopo Milan-Juventus: loro sono la
Mafia!E attaccarsi con i mafiosi,si può finire crivellati dalla
lupara,finire sotto un'auto o avvelenati.
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Massimiliano Allegri peggio di Mazzarri? No! Di gran lunga no! Solo differente. Ai suoi (pochi?) lamenti, unisce l'arroganza della casa madre: del Milan! Diciamo che come arroganza, secondo solo a Mourrinho. Il portoghese, ha l'arroganza tipica dei pescatori. Mentre Allegri, all'arroganza, unisce l'intimidazione "Made in Berlusconia"! È come il pescatore portoghese, razzola bene è predica male. «Non bisogna parlare degli arbitri» (anche se è vero che il salentino, nei suoi lamenti, è un po ripetitivo), blatera il simpatizzante Terrorista! È ogni tanto si diletta a "predicare cazzate enormi" su arbitraggi, è logicamente parla sempre della Juve! Forse per far contenti i suoi padroni (berlusca & gallikula!), è parla di Conte è di Marotta, è di Marotta e Conte! È gli predica di non parlare degli arbitri! Si perchè di arbitri debbono parlare solo il Sicario (gallikula-galliAni) e l'allineatore simpatizzante terrorista! Poracci hanno la sindrome Juventus! Sono ossessionati. L'ultima del compagno Max (max allegri!: ha detto che il gol di Muntari vale tutti gli episodi del campionato… Esagerume neh! Il gol di Muntari al massimo valeva due punti se assegnato, è se realizzato, ma dopo essersi accertati che la battuta del calcio d'angolo fosse corretta! Che corretta invece non fu!
E' mancava ancora un ora di gioco. Solo che i tirapiedi del DEPRAVATO-nano-MAFIOSO, in modo
tipicamente berlusconiAno parlano del gol di Muntari NON VISTO (annullato e altra cosa!), però del gol (quello si validissimo!) annullato a Matri nulla dicono! Come nulla dicono dell'espulsione di Vidal dopo tutto quello che aveva subito dalla premiata ditta: "muntari & Van Bomme"l! Delle mancate espulsioni di Muntari, Van Bommel e Mexes
Che il corrotto farabutto fischiettaro li ha tenuti in campo a dispetto dei Santi! È allora tanto per restare in tema, vogliamo guardare in casa Juve? Per esempio: Catania-Juventus con due rigori negati, uno su Matri e uno su Vidal (che sarebbe anche costato il rosso a Spolli); di Juve-Parma con Celi che a Matri nega un rigore e annulla pure un goal valido; di Inter-Juve, con il clamoroso rigore negato a Marchisio; di Lecce-Juve, con Bergonzi che nega un evidente rigore per fallo su Vucinic; di Juve-Siena, con Peruzzo che non sanziona il solare fallo di mano in area ad opera di Vergassola (su cross di Chiellini); di Parma-Juve, con due rigori negati da Mazzoleni (uno su Giaccherini e l'altro su Pirlo); di Bologna-Juve con Banti che nega un rigore solare a De Ceglie; di Genoa-Juve dove Rizzoli (lo stesso farabutto di inter-juve: del rigore su marchisio ed espulsione di castellazzi!) . E di Genoa Juventus dove si distingue per un rigore non concesso su Matri, un altro per un fallo di mano in area di Sculli e per una rete validissima, annullata a Pepe? Perché questi episodi non valgono un campionato (non ditelo a "roberto reccantini, perché per controbattere comincia a trovare pagliuzze in in area della juve di vecchi campionati dell'era moggi, e le fa diventare travi!)! Solo per la Juve sarebbero stati, puliti puliti, 10/12 punti in più... E a parti invertite che avrebbero detto della loro squadra con un rigore assegnato in 30 partite?
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Post Partita Milan Juventus 1-1
È arrabbiato Massimiliano Allegri che ai microfoni di Sky Sport
commentando l'episodio del presunto gol fantasma di Robinho, con il salvataggio di Marchese sulla linea manda un chiaro messaggio alla Juventus di non parlare degli arbitri. Allegri: «Era difficile da vedere, ma quello di Robinho era gol. Come i due fuorigioco, ma non è questione degli arbitri, tutti parlano, ma si dovrebbe stare zitti. Visto che gli altri si lamentano lo facciamo anche noi. Noi non brontoliamo mai ma dobbiamo tutelarci».
«Il problema è che molti parlano e invece dovrebbero stare zitti! Oggi ho letto di nuovo che qualcuno vuole dei vantaggi, mi riferisco a Marotta, noi abbiamo giocato cinque partite equilibrate e ogni volta abbiamo subito episodi contro».
«Posso anche dire quali sono le partite: stasera, contro la Juventus quando il campionato sembrava chiuso, a Firenze, a Roma col rigore dato e poi tolto. Le uniche quattro gare equilibrate che abbiamo giocato. Bisogna stare zitti, ho letto altre dichiarazioni, ma il gol di Muntari vale tutto il campionato. Noi non facciamo mai polemica, ma poi tornano di nuovo a parlare degli arbitri. A questo punto anche io parlo degli episodi arbitrali.»
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Dopo Allegri, anche Adriano Galliani "ha un diavolo per capello"! ih ih ih
Infuriato con l'arbitro anche Galliani: «Errore inaccettabile»
L'ad rossonero: «E’ la seconda volta che ci tolgono un gol regolare, non è possibile che per essere gol per il Milan il pallone dev’essere fermo in fondo al sacco»
«E' inaccettabile quello che è accaduto oggi».
«E’ la seconda volta che ci tolgono un gol regolare, quello di Muntari era ancor più evidente, ma non è possibile che per essere gol per il Milan il pallone dev’essere fermo in fondo al sacco. Spero che questo non vada ad inficiare il nostro campionato, perché sono due situazioni che possono insidiare il nostro cammino». PATETICI
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SFAVORI vs FAVORI juventus AGGIORNATO al 16-02-12
Il brutto di tutte le vicende italiane sta proprio nella nostra inconsapevolezza mentre guardiamo i tg, ascoltiamo le notizie e siamo convinti che tutto il marcio che ci piomba in casa dagli schermi sia solo residente all’estero e che le dittature siano un problema dei poveri paesi del terzo mondo. La vera tragedia del nostro paese sta proprio qui,nella nostra assoluta incapacità di renderci conto che siamo vittime di un sistema che nulla ha da invidiare al potere mafioso. Quali sono i soggetti protagonisti delle storie di mafia? La vittima e l’estorsore,quando la vittima si ribella si alza il prezzo e con esso i danni che la vittima subisce. Ormai da prima del 2006 la Juventus e i suoi tifosi sono vittime del sistema mafioso italico e appena tentano di alzare la testa arrivano i picciotti dei vari don nostrani e allora a volte sono avvertimenti e altre danni veri e propri. Cosa possiamo sperare democraticamente se in questo paese,che fa vergognare gli italiani all’estero,il proprietario del Milan si è presentato ieri in tribunale e ha dichiarato che il Troiaio che si svolgeva in casa sua erano solo spettacoli di burlesque,che lui conosceva Ruby come la nipote di mubarak e che se il milan perderà lo scudetto sarà per colpa del gol non dato a muntari? Cosa possiamo sperare per la nostra vita,per le nostre istanze di uguaglianza nei confronti delle istituzioni se la corruzione fa parte ormai della costituzione? Quali alternative abbiamo alla violenza se chi ci dovrebbe tutelare fa parte delle varie cosche che avvelenano la vita democratica di questo infelice paese? Avremmo dovuto sperare nella polizia,nei carabinieri,nella magistratura,nei vari ministeri, nella professionalità e coscienza giornalistica di quelli che il giornalismo lo scelono come missione di sapere e informare! Purtroppo, il bilderberg e trilateral per potersi impadronire dell’Italia, si è prima impadronita del sistema bancario, è poi dei canali d’informazione così hanno potuto imporci il loro governo senza carri armati, bombe e fucilazioni, lasciandoci vagare tra MARIoMONTI sotto il cielo di una guerra tra bande per spolparsi l’ “osso-italia”, mettendo in moto le tastiere dei Travaglio-Beccanti & Co. sparsi nel territorio nazionale per obnubilare il popolino coglione, la cui unica speranza per non morire pecora in catene è uccidere o togliersi la vita.
inviato da
Barbara Di Mitri