mercoledì, settembre 23, 2015

3 - Il calcio è uguale per tutti. Minchiata Cosmica! In Italia, con la Giustizia al Servizio dei Poteri Occulti, per alcuni è più uguale di altri!

L'Intimidita Giudice Casoria, tra le corrotte guardiane legge la sentenza
 Giudice Casoria Ricattata dalla Discarica (la procura di napoli!) con 3 ricusazioni!
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  Massimo De Santis il condannato di Calciopoli (1&2)
 Massimo De Santis, il corrotto dall'inter che danneggiava la Juve
 Massimo De Santis il condannato di Calciopoli -1-
  Introduzione 19 giugno 2015

La figura di Massimo De Santis è una delle più complesse della storia, tanto da meritare un approfondimento a parte. Il processo Calciopoli lo ha visto imputato per ben 7 capi d’imputazione: uno è quello relativo all’associazione a delinquere capeggiata da Luciano Moggi (e la contestazione per De Santis non si limitava alla partecipazione all’associazione, ma prevedeva pure l’aggravante per avere promosso, costituito e organizzato l’associazione stessa), gli altri sei riguardano invece singoli episodi di frode sportiva.
  
Alla fine dei giochi, avendo rinunciato alla prescrizione, De Santis risulta l’unico condannato dell’intero processo (altri imputati avevano rinunciato alla prescrizione, ma sono stati tutti assolti). La condanna di De Santis riguarda il capo A, associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (ma solo come partecipe, senza aggravanti), e due imputazioni di frode sportiva, il capo G relativo alla partita Fiorentina – Bologna e il capo A10 relativo alla partita Lecce – Parma. Per questi tre capi d’imputazione la condanna è stata confermata dalla Cassazione. Per i rimanenti capi d’imputazione De Santis è stato invece assolto.

Queste cose, però, tutti i cultori dell’argomento le conoscono già fin troppo bene. In questo lavoro ci proponiamo di andare oltre, ripercorrendo tutta l’annata 2004-2005 di Massimo De Santis, non limitandoci soltanto alle partite oggetto di capo d’imputazione, né soltanto alle telefonate che sono state poste alla base dei pronunciamenti dei giudici. Solo con uno sguardo il più possibile completo, infatti, si può arrivare a comprendere meglio la figura dell’arbitro di Tivoli.

In questa prima puntata, però, faremo in tempo solo a introdurre il personaggio, e i suoi trascorsi precedenti all’anno oggetto dell’inchiesta. Nato a Tivoli l’8 aprile 1962, Massimo De Santis è stato agente di polizia penitenziaria. È arrivato ad arbitrare ai massimi livelli nella stagione 1994-1995, nella quale ha debuttato in serie A (Sampdoria – Brescia, 7 maggio 1995). Nella stagione 2004-2005, oggetto dell’indagine della procura di Napoli, De Santis è dunque uno dei più esperti fra gli arbitri a disposizione dei designatori Bergamo e Pairetto.

Un primo salto di qualità nella carriera di De Santis si colloca nella stagione 1997-1998, durante la quale per la prima volta arbitra un cospicuo numero di partite di serie A (14). Nella stagione 1999-2000 De Santis arbitra per la prima volta un vero big match (Juventus – Milan, alla decima giornata). Alla fine di quella stagione, però, l’arbitro è al centro di roventi polemiche: durante Juventus – Parma del 7 maggio 2000, penultima giornata di serie A, annulla un gol segnato all’ultimo minuto dal parmense Cannavaro, che avrebbe pareggiato il gol di vantaggio bianconero. A partire da quel giorno De Santis deve convivere con l’etichetta di arbitro “juventino”.

La partita Juventus – Parma porta in dote a De Santis uno stop di quattro mesi, ufficialmente motivato come la sanzione per avere rilasciato dichiarazioni non autorizzate al termine della partita. La sua carriera, comunque, non si ferma, ed egli diventa arbitro internazionale a partire dalla stagione successiva. I vertici della sua carriera internazionale sono costituiti degli ottavi di Champions League 2004, 2005 e 2006, dalle semifinali di Coppa Uefa 2005 e 2006, da un’amichevole del Brasile nel 2004 e dallo spareggio per la qualificazione al Mondiale fra Spagna e Slovacchia nel 2005. Proprio al Mondiale 2006 De Santis sembra destinato De Santis, ma il traguardo gli verrà scippato dallo scoppio dello scandalo Calciopoli, poche settimane prima dell’inizio della competizione.
Questa introduzione può sembrare lunga e nozionistica, tuttavia mi sembra necessaria per tracciare un ritratto iniziale del protagonista di questa storia. Non si tratta di un signor nessuno, ma di un arbitro che, a differenza di altri colleghi coinvolti in Calciopoli, ha una lunga esperienza, ed è abituato a frequentare i massimi livelli della sua categoria.
Massimo De Santis prima del 2004-2005
Il primo problema che si incontra nell’analizzare la figura di Massimo De Santis nell’ambito dell’inchiesta Calciopoli è rappresentato dal fatto che la juventinità di De Santis è considerata come un dato acquisito e inequivocabile. Questa convinzione degli investigatori, però, non si basa su riscontri concreti, ma quasi esclusivamente su opinioni espresse da vari personaggi appartenenti al mondo del calcio.

Esamineremo con calma tutto questo materiale. Cominciamo però da qualche dato concreto, che non fa mai male. Nel momento in cui gli investigatori del team di Auricchio cominciano l’inchiesta, De Santis ha arbitrato 18 volte la Juventus, con 14 vittorie juventine, 3 pareggi, e 1 sconfitta della Juve. È necessario però accompagnare questa statistica complessiva con un elenco delle partite:

Juventus – Vicenza 2-0 del 2 marzo 1997; Juventus – Brescia 4-0 del 21 settembre 1997; Juventus – Bari 1-0 del 28 febbraio 1998; Venezia – Juventus 1-1 del 17 gennaio 1999; Juventus – Venezia 1-0 del 3 ottobre 1999; Juventus – Milan 3-1 del 21 novembre 1999; Bologna – Juventus 0-2 del 9 aprile 2000; Juventus – Parma 1-0 del 7 maggio 2000; Atalanta – Juventus 2-1 del 4 febbraio 2001; Udinese – Juventus 2-1 del 4 marzo 2001; Vicenza – Juventus 0-3 del 10 giugno 2001; Lecce – Juventus 0-0 del 22 settembre 2001; Brescia – Juventus 0-4 del 23 dicembre 2001; Chievo – Juventus 1-3 del 27 gennaio 2002; Torino – Juventus 0-4 del 17 novembre 2002; Juventus – Torino 2-0 del 5 aprile 2003; Empoli – Juventus 3-3 del 25 gennaio 2004; Juventus – Chievo 1-0 del 1 febbraio 2004.

Come è evidente, si tratta quasi sempre di partite della Juventus contro squadre medio-piccole; e dunque l’alta percentuale di vittorie bianconere non deve sorprendere. Tre volte De Santis ha espulso un calciatore della Juve: Del Piero durante Udinese – Juventus del 2001 (unica espulsione in carriera in serie A), Montero durante Lecce – Juventus del 2001 (lui invece è recordman di espulsioni), Tudor durante Juventus – Torino del 2003 (insieme a tre torinisti). Otto volte, invece, De Santis ha espulso un avversario della Juve. Quattro sono i rigori concessi dall’arbitro di Tivoli alla squadra bianconera; i primi due nelle prime due partite dell’elenco, gli altri due durante Chievo – Juventus del 27 gennaio 2002. Un solo rigore concesso contro la squadra bianconera, durante Torino – Juventus del 17 novembre 2002.

Ancora qualche considerazione su questa lista di partite, basandomi sui casi da moviola (mi affido a Repubblica perché ha l’archivio più facilmente consultabile on-line, a titolo ovviamente indicativo; per di più si tratta di quotidiano assolutamente non sospettabile di essere filo-Triade, anzi). Juventus – Vicenza del 1997 registra un rigore non chiaro e assegnato con parecchia severità a favore dei bianconeri. Invece il rigore assegnato sempre ai bianconeri durante Juventus – Brescia dello stesso anno c’era. Per Venezia – Juventus del 1999 si registra la mancata espulsione di Davids già ammonito. 

Per Juventus – Milan del 1999 si registrano due possibili rigori non concessi, uno al Milan e uno alla Juve. Dure critiche riguardano l’arbitraggio di De Santis in Bologna – Juventus del 2000: il Bologna a fine partita dichiara il silenzio-stampa per protesta, a causa dell’espulsione di Falcone, ma si annotano anche due rigori non dati ai bianconeri, oltre a diversi falli da ammonizione non sanzionati. 

Durante Udinese – Juventus del 2001 i friulani lamentano un rigore non dato; coro “ladri, ladri” per la Triade accomodata in tribuna, ma rigore che appare poi dubbio alle moviole. Eccessivo viene giudicato il primo dei due rigori concessi da De Santis in Chievo – Juventus del 2002. Per quanto riguarda Torino – Juventus del 2002 l’arbitro viene giudicato “tenero” nei confronti della squadra granata. Molto negativo è giudicato l’arbitraggio di De Santis nell’altro derby, Juventus – Torino del 2003, ma non in senso filo-bianconero: il granata Fattori manda fuori in barella Nedved con un fallaccio, ma non viene nemmeno ammonito. Il Toro gioca una partita rabbiosa e violenta, e finisce in 8, con l’arbitro che cerca di mostrarsi autorevole dopo essersi fatto sfuggire la partita di mano. Infine Juventus – Chievo del 2004: un gol regolare annullato alla Juve, e dubbi su un contatto in area bianconera.

Questo resoconto mi sembra che difficilmente supporti l’impressione di un arbitro decisamente filo-bianconero. Ho tenuto volutamente fuori, però, fino a questo momento la gara regina, quella che davvero marchia a vita De Santis come arbitro juventino. Si tratta, come sapete bene tutti, della già citata Juventus – Parma del 7 maggio 2000, la partita passata alla storia per il gol del pari annullato al parmense Cannavaro. Questa partita ha talmente influito sull’immaginario collettivo che i giudici del tribunale di Napoli hanno scritto che l’associazione a delinquere di Moggi sarebbe stata attiva a partire dal campionato 1999-2000 proprio pensando all’esito di questo incontro. Del resto la procura ha scritto, nella spiegazione del capo d’imputazione, che quel campionato “fu sostanzialmente condizionato sino alla penultima giornata” (cioè, da un solo fischio arbitrale si deduce il condizionamento di un intero campionato, così, senza nessun altro elemento a sostegno). Ovviamente mai nessuna attività investigativa è stata condotta su questo match (piccola parentesi; al tempo delle indagini una eventuale frode sportiva in Juventus – Parma era ancora lungi dall’essere prescritta; perché non indagare se proprio si era tanto convinti dell’alterazione?), e l’affermazione sulla presunta associazione di Moggi attiva già nel 1999-2000 è una delle tante affermazioni spericolate e arbitrarie che stanno nelle sentenze su Calciopoli. Ad avere impressionato gli investigatori può comunque avere contribuito il fatto che di questa partita se ne parla ancora in telefonate ascoltate nel corso dell’inchiesta Calciopoli, a cinque anni di distanza. Da qui parte il nostro discorso.
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L'intercettazione "collina-meani
Conoscete Leonardo Meani? Ex guardalinee, ristoratore a Lodi, Meani nel 2004-2005 svolgeva l’incarico di “addetto agli arbitri” per conto del Milan di Galliani. Grazie a questo incarico Meani teneva numerosi contatti con i designatori, con alcuni arbitri, e con numerosi guardalinee. Meani è stato l’unico dirigente di club non juventino ad avere il telefono sotto controllo nel corso dell’inchiesta Calciopoli, anche se per un periodo decisamente più breve rispetto a Moggi e Giraudo. L’inchiesta ha fruttato a Meani anche una condanna per frode sportiva poi prescritta in appello, per il capo A4 (Milan – Chievo).

 Qui, tuttavia, Meani non ci interessa in quanto protagonista di contatti ambigui con il mondo arbitrale, ma come grande accusatore. Nelle telefonate del ristoratore milanista, infatti, abbondano accuse e malignità contro Moggi e contro gli arbitri che sarebbero stati a lui vicini (Juve e Milan si giocarono lo scudetto testa a testa, quell’anno); e di questo materiale gli investigatori hanno fatto larghissimo uso. Se il romanista Franco Baldini è dichiaratamente il “grande suggeritore” dell’inchiesta (per un approfondimento si veda qui), anche Meani, seppur inconsapevolmente, ha avuto un ruolo analogo; senza tenere in alcun conto la possibile faziosità dell’addetto agli arbitri milanista (Auricchio formulerà un bizzarro principio metodologico per cui “se una cosa la dice un personaggio del mondo del calcio, allora è credibile e veritiera”) le sue allusioni e le sue malignità si sono trasformate in spunti investigativi e capi d’imputazione. Si veda, solo per fare un esempio, tutto il tema delle “ammonizioni mirate” per ottenere squalifiche a favore della Juve.

Qui, comunque, ci interessiamo di Meani soprattutto a causa di una sua telefonata con Pierluigi Collina, datata 18 aprile 2005 (prog. 5610, informativa gennaio 2006, p. 226; per leggere l’informativa questo è il link su ju29ro.com). È la stessa telefonata in cui i due interlocutori organizzano un incontro fra l’arbitro e Adriano Galliani, per discutere del possibile futuro ruolo da designatore del fischietto viareggino (sul complesso delle telefonate Meani – Collina quel giorno si veda la seconda parte dell’articolo linkato qui). La parte che qui ci interessa è però quella, precedente, in cui Meani si lamenta della designazione di De Santis per la partita Juventus – Inter del 20 aprile (che peraltro finirà 1-0 per i nerazzurri). Il giorno prima Meani aveva avuto modo di fare un lungo viaggio in macchina con l’allenatore del Milan Ancelotti, che gli avrebbe confidato segreti scottanti a proposito di Juventus – Parma e del campionato 1999-2000, quando Carletto allenava la Juve di Moggi: “ai tempi della famosa partita di Perugia la torta era pronta, ma poi è venuto fuori il casino, alla partita con il Parma. Lì è venuto fuori il casino, i giornali sono esplosi, ma se non veniva fuori quella cosa lì la roba era fatta, dopo invece si è ribaltato il tutto, perché è scoppiata la bomba”. Quei buontemponi dei carabinieri scrivono nella loro informativa che De Santis non aveva convalidato il gol del Parma “nonostante la palla avesse abbondantemente superato la linea di porta”; vaglielo a spiegare, che De Santis ha visto un fallo in area, e non si è trattato di un gol fantasma. Comunque non è questo il punto.

Sul contenuto di questa telefonata è stato interrogato proprio Carlo Ancelotti, sia nel 2006 che nel corso della deposizione testimoniale napoletana dell’11 maggio 2010 (qui la trascrizione su ju29ro.com). L’ex allenatore di Juve e Milan ha smentito in entrambe le occasioni di avere mai parlato a Meani di aspetti legati alla sua esperienza in bianconero, e ha smentito di avere mai utilizzato l’espressione “la torta era pronta” a proposito del finale del campionato 2000. Avendo imparato un po’ a conoscere questi personaggi, reputo effettivamente improbabile che Carletto abbia potuto fare una “rivelazione” del genere al ciarliero ristoratore, e più probabile che Meani in realtà stesse cercando di provocare Collina, che di quella vecchia storia era un protagonista decisivo, avendo arbitrato proprio il Perugia – Juventus successivo allo scoppio della “bomba”. Meani sperava che Collina abboccasse all’esca, e gli facesse qualche rivelazione su quei fatti; ma l’arbitro viareggino è uomo di mondo, e si mostra sostanzialmente scettico rispetto alla storia narrata da Meani (anche perché la stessa storia implicherebbe un arbitraggio di Collina a Perugia influenzato in qualche modo dall’esplosione dei giornali e dalla torta saltata, no?). Ovviamente il pm Narducci non è d’accordo con me, e nella sua requisitoria (la trascrizione, sempre da ju29ro.com, è leggibile qui, e il passo qui citato è a p. 19) preferisce l’Ancelotti de relato della telefonata di Meani all’Ancelotti testimone in aula, che non avrebbe detto tutta la verità (anche se a Carletto non è mai stata contestata la falsa testimonianza).

Punto cardine dell’interrogatorio di Ancelotti, al di là dei fatti del 2000, è comunque la sua affermazione relativa a un “rapporto confidenziale” tra Moggi e l’arbitro De Santis (curioso che, interrogato in FIGC nel 2006, Ancelotti parlasse di un rapporto analogo anche fra Moggi e l’arbitro Daniele Tombolini, mai entrato nell’inchiesta; trascrizione dell’interrogatorio, sempre da ju29ro.com, qui). Ovviamente quelle dell’ex tecnico di Juve e Milan erano solo sensazioni, precisa egli stesso; quando capitava che De Santis arbitrasse la Juve, si potevano notare segni di familiarità fra i due. Si usava il tu invece del lei, ad esempio. Lo stesso Ancelotti, però, precisa che De Santis era portato a rapporti più confidenziali rispetto ad altri arbitri anche nei confronti di allenatori e calciatori. Del resto, lo apprendiamo dalle intercettazioni, egli dava del tu pure a un monumento del calcio nazionale come Giacinto Facchetti (qui un audio a titolo d’esempio).

Ci siamo già dilungati sin troppo. Per il momento, dunque, il racconto si arresta alle valutazioni personali di Ancelotti sui rapporti confidenziali Moggi – De Santis e ai sospetti di Meani sulla “torta” del campionato 2000. Nella sentenza sportiva di primo grado è scritto che “era nella opinione di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio il condizionamento del settore arbitrale da parte della dirigenza della Juventus”. E pazienza se tutti poi si affannano a precisare, come già Franco Baldini, che le loro sono solo opinioni personali, senza alcun riscontro concreto. Calciopoli, e la storia di De Santis ne è un chiaro emblema, è una storia di opinioni, e non di fatti. E questa era solo un’anteprima.
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Massimo De Santis il condannato dicalciopoli (2)

Abbiamo visto nella prima puntata di questa serie che Massimo De Santis, arbitro in ascesa, il 7 maggio 2000 si trova al centro di furiose polemiche per l’annullamento del gol di Cannavaro nel corso della partita Juventus – Parma. Di questa partita si parla ancora in telefonate intercettate durante l’inchiesta Calciopoli, cinque anni dopo. Il controverso episodio costringerà da quel momento in poi Massimo De Santis a convivere con l’etichetta di arbitro “juventino”; e proprio nel corso del campionato 1999-2000 Carlo Ancelotti, allenatore della Juventus, sviluppa la propria sensazione relativa all’esistenza di rapporti confidenziali fra Massimo De Santis e Luciano Moggi.

A maggior ragione i sospetti vengono condivisi da quella che è la regina delle recriminazioni arbitrali nell’ultimo ventennio di calcio italiano: l’Inter di Massimo Moratti. Nel 2002 i nerazzurri, guidati da Hector Cuper, dopo anni di rincorse hanno finalmente lo scudetto in pugno, ma lo perdono all’ultima giornata, facendosi assurdamente sconfiggere dalla Lazio dopo essere passati per due volte in vantaggio. È il famoso 5 maggio. L’arbitro della partita è Gianluca Paparesta, ma lo cito a puro titolo di cronaca, perché non si ricordano episodi controversi legati a questo match. Nella mitologia interista, comunque, il vero motivo del mancato scudetto 2002 non è l’inspiegabile crollo finale contro la Lazio, ma un episodio avvenuto alcune settimane prima, e avente come protagonista il nostro Massimo De Santis.

Il 21 aprile 2002 si gioca la partita Chievo – Inter, e ad arbitrarla è De Santis. Indovinate un po’ cosa lamenta l’Inter? Ebbene sì, anche questa volta si tratta di un rigore non dato a Ronaldo. Lascio la parola direttamente a Javier Zanetti, dal libro Giocare da uomo pubblicato nel 2013:
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Certo, uno scettico, o uno juventino, potrebbe obiettare che l’episodio avviene nel primo tempo sullo 0-0, poi la partita vive di parecchi altri episodi, e finisce 2-2. Tra l’altro l’Inter passa comunque in vantaggio, ma si fa raggiungere all’ultimo minuto da un gol, regolare, del futuro centravanti della nazionale padana Federico Cossato. Ma si sa, quando si tratta di creare mitologie arbitrali l’interista segue una logica ferrea: la partita è finita 2-2, quindi con il rigore sarebbe finita 2-3. Ovvio, no?
Ad ogni modo, nei pensieri dei giocatori interisti De Santis diventa il colpevole dello scudetto perso in extremis. Le perplessità sull’arbitro, già sorte nel 2000 in seguito a Juventus – Parma, aumentano. E la dirigenza nerazzurra decide di non restare con le mani in mano.
Il “dossier Ladroni”

Sin dall’inizio dell’era Moratti l’Inter è sponsorizzata dalla Pirelli, nota azienda attiva soprattutto nella produzione di pneumatici. Nel 1996 gli ottimi rapporti fra Moratti e l’ad di Pirelli Marco Tronchetti Provera portano all’ingresso diretto della Pirelli nell’Inter, con l’acquisto di una quota superiore al 10% del capitale sociale. Alcuni anni più tardi, nel 2001, la Pirelli diventa azionista di riferimento del gruppo Telecom Italia, e Marco Tronchetti Provera diviene il nuovo presidente della società.

Questo intreccio è alla base della storia che stiamo per raccontare. Nei primi anni dello scorso decennio la struttura interna di Telecom incaricata della sicurezza ha lavorato alla realizzazione di decine di dossier contenenti informazioni acquisite illecitamente, ottenute spiando in vari modi migliaia di persone. La vicenda è stata portata alla luce da un’inchiesta della procura di Milano, esplosa fragorosamente, le bizzarrie del caso, esattamente nella stessa tarda primavera del 2006 in cui esplode anche Calciopoli (ad accomunare i due scandali c’è, tra l’altro, il personaggio del prof. Guido Rossi, che nello stesso 2006 diventa prima commissario FIGC, al posto del dimissionario Carraro, e poi presidente di Telecom, al posto del dimissionario Tronchetti Provera). Il caso Telecom è troppo grande e complesso perché lo si possa sintetizzare qui; rimando comunque i curiosi alla pagina ad esso dedicata su Wikipedia; a questo link, invece, si trova la sintesi dello svolgimento del processo, con la trascrizione di tutte le udienze. Vengo dunque rapidamente a trattare gli aspetti che interessano direttamente la nostra storia.

Anche l’Inter di Moratti, che faceva parte del grande gruppo legato a Pirelli e Telecom, ha sfruttato  l’attività di intelligence condotta dalla security Telecom e coordinata dal suo capo, Giuliano Tavaroli. È noto, infatti, il caso relativo all’attività di investigazione a danno di Christian Vieri, per il quale nel 2012 Inter e Telecom sono state condannate a risarcire il calciatore con un milione di euro (vedi qui).

L’attività che qui ci interessa è però quella che prende il via alla fine del 2002, quando Giuliano Tavaroli, come ha raccontato egli stesso, viene convocato presso gli uffici della Saras (la società petrolifera dei Moratti) di Milano, per incontrare Massimo Moratti e Giacinto Facchetti. Questo incontro costituisce l’atto di nascita dell’”Operazione Ladroni”. Così si esprime Tavaroli, interrogato il 6/6/2012 durante il processo Telecom:
tavaroli1
Al centro dell’indagine denominata Operazione Ladroni c’è proprio il protagonista della nostra storia, Massimo De Santis. Le indagini illecite si svolgono nei primi mesi del 2003. I compiti investigativi vengono divisi: l’analisi dei tabulati telefonici viene effettuata, come è ovvio, direttamente all’interno delle strutture di Telecom. Di verifiche di altro genere, effettuate attraverso pedinamenti e accessi abusivi al sistema telematico dell’anagrafe tributaria, finalizzati a verificare composizione dei redditi, compravendite, dati catastali e numerosi altri dati ancora era incaricata un’agenzia di investigazione esterna, la Polis d’Istinto di Emanuele Cipriani.

Cominciamo da quest’ultima attività. Il 12 maggio 2006 un articolo del Corriere della Sera a firma di Fiorenza Sarzanini (si può leggere qui) parla di un dvd trovato nel corso delle perquisizioni degli uffici di Cipriani, che contiene gli atti relativi alle indagini “riservate” (il cosiddetto archivio zeta). Il dvd è stato sequestrato nel maggio 2005, ma soltanto all’inizio del 2006 Cipriani ha scelto di rivelare agli investigatori la password che proteggeva l’accesso ai dati. All’interno del dvd era contenuto, a quanto pare, anche il Dossier Ladroni, di cui la giornalista riporta l’intestazione, datata febbraio 2003:

“Con il presente report siamo a riportare quanto emerso dall’attività di intelligence attualmente in corso a carico del De Santis Massimo e della di lui coniuge, sviluppata al fine di individuare eventuali ‘‘incongruità’’ in particolare dal punto di vista finanziario e patrimoniale a carico del soggetto di interesse, oltre a collegamenti con tali Pavarese Luigi e Fabiani Mariano”.

Il 26 settembre 2006 Fulvio Bianchi, su Repubblica (il pezzo si può leggere qui) fornisce alcuni dettagli più precisi relativi ai risultati degli accertamenti compiuti su De Santis; la fonte, probabilmente, è lo stesso dossier già visto dalla Sarzanini. Scrive Bianchi, con citazioni testuali che sembrano provenire dal dossier stesso:

“L’indagine stabilì che non esistevano «collegamenti palesi con i nominativi indicatici (Pavarese-Fabiani)» e non furono notate «incongruità evidenti con il tenore di vita» dell’arbitro e di sua moglie, anch’essa pedinata. Foto di casa, indagini patrimoniali (quattro stagioni, dal 1998 al 2001), accertamenti immobiliari, automezzi (modello, targa e data immatricolazione), protesti, cariche societarie, partecipazioni, varie. Anche controlli «strettamente riservati e confidenziali», oltre che illegali, sul casellario giudiziario: «Negativo», ovviamente, non avendo De Santis precedenti penali. Fra le “varie”, indagini pure negli alberghi dove l’ arbitro soggiornava in occasione della partite: Martina Franca, Rende, Monfalcone, Cagliari”.

Andiamo con ordine. Il mandato conferito agli investigatori riguardava a quanto pare in primis il personaggio De Santis, il suo tenore di vita, i suoi affari, le sue frequentazioni; in particolare si chiedeva di verificare i rapporti dell’arbitro con due personaggi, Angelo Mariano Fabiani e Luigi Pavarese. Si tratta di due direttori sportivi, che all’epoca di queste investigazioni operavano l’uno per la Triestina, l’altro per l’Avellino. Ciò che conta, però, è che si tratta di due personaggi strettamente legati a Luciano Moggi. Fabiani, “delfino” di Moggi, è ben noto a chi ha seguito l’inchiesta Calciopoli, in quanto, passato al Messina, sarà al centro della presunta rete di schede svizzere che costituisce una parte estremamente importante dell’inchiesta. Pavarese, invece, è un antico collaboratore di Moggi. Legato a Lucianone dai tempi di Napoli, Pavarese condivise con lui l’esperienza al Torino all’inizio degli anni Novanta, e insieme a lui venne coinvolto nello scandalo relativo al presunto illecito in alcune partite di Coppa Uefa della squadra granata. A differenza di quello di Fabiani, e di gran parte degli altri nomi che emergono a proposito del Dossier Ladroni, il nome di Pavarese non compare nella successiva inchiesta Calciopoli.

Interrogato nel corso del processo, durante l’udienza del 29/9/2012, Cipriani ha inoltre precisato che 
gli era stato chiesto di verificare gli eventuali contatti di De Santis con il presidente di una squadra di calcio calabrese (Cipriani non ricorda bene; probabilmente la Reggina). Cipriani ricorda anche che era particolarmente pressato per avere informazioni su questa indagine, e c’erano riunioni di aggiornamento settimanali. Durante queste riunioni a Cipriani venivano forniti ulteriori nominativi di persone o società su cui indagare. Per quanto lo stesso investigatore poteva intuire, pur senza avere la prova, si trattava di informazioni acquisite attraverso l’analisi del traffico telefonico.

Insomma, l’investigatore privato Cipriani indagava su De Santis e sui personaggi che si presumeva fossero a lui collegati, ma nello stesso tempo riceveva direttamente dalle strutture Telecom che gli avevano affidato l’inchiesta ulteriori “dritte”. In effetti, mentre la Polis d’Istinto effettuava i pedinamenti e le indagini patrimoniali, la security di Telecom si occupava di accertamenti relativi al traffico telefonico. Di questa branca dell’Operazione Ladroni ha parlato Caterina Plateo, la dipendente che materialmente se ne occupò, incaricata a questo scopo da Adamo Bove, il responsabile della Security TIM suicidatosi nell’estate del 2006, nel pieno dello scandalo.

A essere utili alla nostra ricostruzione sono in questo caso le notizie relative agli interrogatori cui la donna fu sottoposta nel 2006, oltre che la sua deposizione testimoniale al processo nel 2011. A quanto pare le indagini svolte in Telecom in relazione ai personaggi coinvolti nell’Operazione Ladroni vennero denominate in codice “Pratica Como”. Secondo la Plateo si trattava di una denominazione nota esclusivamente a Bove, e da lui ideata; mi sembra lecito ipotizzare che la stessa indagine fu denominata Operazione Ladroni dalla Polis d’Istinto, e invece Pratica Como negli uffici della security Telecom; e infatti la Plateo conosce la pratica Como, ma non ha mai sentito parlare dell’Operazione Ladroni (Udienza del 2/11/2011, controesame da parte dell’avv. Gallinelli) e invece l’investigatore privato Cipriani, che ha realizzato il Dossier Ladroni, non ha mai sentito parlare della Pratica Como (Udienza del 26/9/2012, controesame da parte dell’avv. Gallinelli).

Per chiarezza, ricapitoliamo: Tavaroli riceve l’incarico da Moratti e Facchetti, quindi delega pedinamenti e indagini patrimoniali alla Polis d’Istinto di Cipriani (Operazione Ladroni), e nello stesso tempo delega al suo sottoposto Adamo Bove indagini sui tabulati telefonici dei personaggi che gli sono stati indicati da Facchetti (ciò che Bove stesso denomina Pratica Como). In alcune occasioni i risultati dell’analisi sui tabulati vengono utilizzati per suggerire a Cipriani nuovi personaggi su cui indagare.

Il racconto della Plateo, che su incarico di Bove effettua materialmente gli accessi ai database per la verifica dei tabulati, permette di ricostruire altri nomi di personaggi oggetto dell’indagine, oltre a quelli di De Santis, Fabiani e Pavarese, già menzionati. La Plateo ha infatti affermato di avere monitorato utenze intestate alla FIGC (forse le utenze utilizzate dai designatori arbitrali), alla GEA, alla Football Management (la società di Moggi jr e Zavaglia da cui la GEA era nata) e ancora al guardalinee Enrico Cennicola. Tavaroli ha aggiunto che furono effettuate indagini sul traffico telefonico di Luciano Moggi (udienza del 13/6/2012):

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Lo stesso Tavaroli ha anche confermato che le utenze telefoniche su cui effettuare i controlli gli vennero indicate direttamente da Giacinto Facchetti:
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Le informazioni fin qui riferite sono confermate dall’Avviso di Conclusione delle Indagini pubblicato nel 2008 dalla procura di Milano. Il documento contiene anche l’elenco delle utenze telefoniche su cui furono disposti accertamenti per iniziativa della Security Telecom. Vi si trovano i nomi di Enrico Cennicola, di Luciano Moggi, di Luigi Pavarese, della GEA, della Football Management, e anche di un altro personaggio di cui i vari testimoni non hanno parlato, ossia l’arbitro Salvatore Racalbuto. Perché fu controllato anche lui, purtroppo nessuno lo ha mai chiesto, e nessuno ha fornito dunque una risposta.

Lo stesso Avviso di Conclusione delle Indagini contiene anche l’elenco di tutti i personaggi su cui furono ricercate illegalmente informazioni di vario tipo da parte della Polis d’Istinto. Ci sono ancora i nomi di Massimo De Santis e della moglie, di Enrico Cennicola e di Mariano Fabiani. Si aggiunge a questi un altro nome che ancora non è emerso, quello di Nestore Rueca. Questo personaggio misterioso non è altri che il marito di Maria Grazia Fazi, la “zarina” della CAN (su cui si veda qui). Anche in questo caso, non sappiamo perché le indagini connesse all’Operazione Ladroni, che evidentemente si allargarono via via rispetto al mandato iniziale, si estesero anche in questa direzione.

Menzionato, a titolo di curiosità, il fatto che fra i nomi degli spiati compare anche quello di Franco Carraro, presidente FIGC (spionaggio che però non è collegato al dossier Ladroni) bisogna soffermarsi su un ultimo nome, quello di Alberto Pairetto. Si tratta del figlio dell’allora designatore arbitrale Pierluigi. Alberto Pairetto è stato recentemente chiacchierato, negli infiniti meandri del web, perché dal suo profilo Linkedin risulta un suo impiego al servizio della Juventus (cosa che ovviamente dimostrerebbe che ecc. ecc.). Difficile capire perché suscitò l’attenzione degli spioni di Telecom nel 2003, quando aveva solo 24 anni, e non è chiaro nemmeno se fu coinvolto nelle indagini relative all’Operazione Ladroni o in qualche altra attività investigativa (forse era intestatario di utenze utilizzate dal padre?).

Del Dossier Ladroni, prodotto dell’attività di Tavaroli e Cipriani e dei loro sottoposti, conosciamo, come abbiamo visto, le modalità di realizzazione, e conosciamo le persone che furono coinvolte nelle indagini illecite; non conosciamo, ovviamente, i contenuti, se non in modo molto generico. Cosa c’era scritto in questo dossier che toccava temi e personaggi successivamente coinvolti nell’inchiesta Calciopoli? Già dalle informazioni riportate sopra, e tratte dall’articolo di Fulvio Bianchi da Repubblica, apprendiamo che in realtà i risultati dell’indagine furono negativi. Lo conferma in effetti lo stesso investigatore Cipriani, interrogato dall’avvocato Gallinelli il 26/9/2012. Non sono emersi contatti particolari fra l’arbitro De Santis e gli altri personaggi oggetto dell’indagine, né è emerso un tenore di vita dell’arbitro superiore alle sue possibilità. Nulla di sospetto, insomma.
È sempre così, e l’abbiamo già visto nella prima puntata della storia di De Santis, oltre che in innumerevoli altri aspetti della vicenda Calciopoli. Tanti sospetti, tante chiacchiere, tanti personaggi del mondo del calcio che si formano delle convinzioni e se le comunicano fra loro; ma poi, al dunque, quando si tratta di trovare dei fatti concreti in grado di avvalorare e confermare le accuse, il fumo si dirada e non resta praticamente nulla.

In chiusura, va affrontata ancora una questione. Data la coincidenza dei temi dell’indagine e dei personaggi coinvolti, in molti hanno ipotizzato che i carabinieri di Roma coordinati da Auricchio potrebbero in qualche modo avere beneficiato del lavoro della security Telecom, attingendo ai materiali del Dossier Ladroni e della connessa Pratica Como. È noto, in particolare, che un computer sequestrato a Tavaroli nel maggio 2005, nelle fasi preliminari dell’indagine milanese, fu spedito da Milano a Roma e ispezionato il 15 maggio 2005 nella seconda sezione del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Roma, ossia proprio quella in cui si svolgevano le indagini su Calciopoli (cfr. qui fra gli altri). Impossibile, ovviamente, sapere con precisione perché il computer viaggiò da Milano a Roma, e cosa contenesse. È possibile che dentro ci fosse anche materiale relativo alle indagini compiute due anni prima dalla security Telecom sul mondo del calcio? Fu trovato materiale di questo genere, e poi utilizzato nell’inchiesta Calciopoli? È difficile stabilirlo. Personalmente ritengo improbabile che Giuliano Tavaroli, potentissimo capo di una struttura con diverse decine di dipendenti, archiviasse su un suo pc personale i risultati dei dossier illeciti; tanto più se si trattava di indagini vecchie e non di suo personale interesse. Ovviamente finché non vengono rivelate le ragioni dell’invio del pc a Roma, e i risultati dell’ispezione, tutte le speculazioni sono possibili. Come abbiamo visto, una copia del dossier si trovava in un dvd sequestrato a Cipriani nel maggio 2005, ma per quanto se ne sa solo a gennaio 2006 l’investigatore avrebbe rivelato agli inquirenti la password che proteggeva i dati. Il 13/6/2012 Tavaroli afferma che alla fine dell’indagine una copia del report fu trasmessa a Facchetti; degli usi e del destino di questa copia è ovviamente impossibile capire di più.
Va notato, comunque, che la prima informativa “pesante” relativa all’indagine su Calciopoli viene licenziata dai carabinieri di Roma ad aprile 2005, ossia anteriormente al sequestro e all’esame del pc di Tavaroli. Potrebbe essere interessante analizzare la successiva grande informativa dei carabinieri, quella di novembre 2005, per vedere se ci sono evoluzioni significative rispetto alla precedente informativa, e confrontare queste evoluzioni con quanto sappiamo del dossier Ladroni. Ovviamente si tratta di un’indagine che è difficile compiere con le piccole forze di questo blog, ma che ci sentiamo di suggerire agli uomini di buona volontà.

Ci siamo dilungati fin troppo, ed è il caso di concludere qui questa seconda puntata relativa alla controversa storia dell’arbitro De Santis. Abbiamo visto, dunque, che già nel 2002-2003 la sua attività viene passata ai raggi x, e, malgrado i sospetti, non sembra venir fuori nulla di illecito. Intanto il calcio italiano vive l’anomalia di un’indagine illecita e riservatissima commissionata da una delle squadre protagoniste della competizione. Per scansare le accuse di omissione, precisiamo subito che è per una precisa scelta narrativa che non è stato finora menzionato il personaggio che avrebbe dato il là all’inchiesta sollecitata dall’Inter, ossia l’arbitro Danilo Nucini. Alla prossima puntata.
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MARIO SCONCERTI - 13 LUGLIO 2011
 LA CONDANNA SBAGLIATA DELLA JUVE 

C’ è un errore in questa storia di Juve e Inter che è grande come il mondo ed è dovunque. E dimentica una cosa: la Juve non ha finito di pagare la sua colpa con gli scudetti cancellati, con quello del 2006 ancora in discussione. Credo sia questo lo sperpero. La Juve non ha ancora smesso di pagare. Ha perso due scudetti e ha perso una squadra da scudetto. Forse molto di più. E’ stata persa la concezione di una squadra vincente e non per forza disonesta. L’Inter ha vinto l’anno dopo con gli acquisti di Ibrahimovic e Vieira dalla stessa Juve. Questo pesa particolarmente adesso. La vera Juve non è più esistita. Io credo fortemente che la Juve andasse colpita e limitata nella larghezza con cui l’aveva concepita Moggi. Ma questa Juve ha pagato troppo. Sei stagioni dopo si sta ancora ricostruendo quello che fu distrutto allora. Questo non ha niente a che vedere con la colpevolezza di Moggi, ma con una serietà di giudizio che a me sembra mancata. Lo dissi allora, lo ripeto adesso. Si bruciarono donne chiamandole streghe, ma prima di tutto erano donne. Infatti gli effetti della condanna durano ancora e sono troppo lunghi, vanno oltre i termini del giudizio. La Juventus come grande squadra va reinventata. Non era questa la ratio della condanna. Si voleva punire una squadra, non tutte quelle che l’avrebbero seguita.
P.S. E non venitemi, per favore, a dire che sono juventino
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4 luglio 2011 - Calciopoli: la prescrizione salva linter. "facchetti", fu illecito sportivo 
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Il procuratore federale Palazzi ha reso note le motivazioni della sentenza per i fatti del 2006, per i quali tutti gli imputati sono stati assolti. Particolarmente duro il giudizio nei confronti dei nerazzurri ("condotte finalizzate ad assicurare un vantaggio in classifica"). Fu Illecito Sportivo!ROMA - La prescrizione salva l'Inter. Per il procuratore federale Stefano Palazzi, infatti, la società nerazzurra e l'allora presidente Giacinto Facchetti sono colpevoli di illecito sportivo relativamente all'inchiesta su "Calciopoli bis", quella dei fatti del 2006, emersi dalle intercettazioni portate alla luce durante il processo penale di Napoli. E' quanto risulta dalle motivazioni della sentenza che ha portato all'assoluzione, per prescrizione, di tutti gli imputati. Palazzi spiega anche, relativamente all'esposto della Juventus che ha chiesto la revoca dello scudetto 2006 assegnato all'Inter, che non si può più intervenire per via disciplinare. Sarà quindi, come era già emerso venerdì scorso, il Consiglio federale a discuterne nella riunione in calendario il 18 luglio: non è escluso però che per la decisione si dovrà aspettare ancora, oltre quella data.


accuse della Procura federale è offensivo, grave e stupido - aggiunge il presidente -. I tifosi dell'Inter conoscono perfettamente Facchetti e lo conoscono perfettamente anche i signori che si saranno seduti a quel tavolo per decidere non so cosa". Nessuna reazione ufficiale invece, per ora, da parte della Juventus.

LE MOTIVAZIONI DI PALAZZI - Il giudizio di Palazzi è duro nei confronti dell'Inter e di Facchetti: la società nerazzurra violò l'articolo 6, cioè fu colpevole di illecito sportivo. "Questo Ufficio ritiene che le condotte fossero certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della società Internazionale FC, mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparzialità ed indipendenza, che devono necessariamente connotare la funzione arbitrale".

Dai documenti "è emersa l'esistenza di una rete consolidata di rapporti, di natura non regolamentare, diretti ad alterare i principi di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore arbitrale, instaurati, in particolare fra i designatori arbitrali Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto (ma anche, sia pur in forma minore, con altri esponenti del settore arbitrale) ed il Presidente dell'Inter, Giacinto Facchetti". "Dalle carte in esame e, in particolare, dalle conversazioni oggetto di intercettazione telefonica, emerge l'esistenza di una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo" con l'obiettivo, tra l'altro, di condizionare il settore arbitrale. "La suddetta finalità veniva perseguita sostanzialmente attraverso una frequente corrispondenza telefonica fra i soggetti menzionati, alla base della quale vi era un consolidato rapporto di amicizia, come evidenziato dal tenore particolarmente confidenziale delle conversazioni in atti", afferma la procura. Secondo la relazione, "assume una portata decisiva la circostanza che le conversazioni citate intervengono spesso in prossimità delle gare che dovrà disputare l'Inter e che oggetto delle stesse sono proprio gli arbitri e gli assistenti impegnati con tale squadra", si legge ancora.

"In relazione a tali gare il presidente Facchetti si pone quale interlocutore privilegiato nei confronti dei designatori arbitrali, parlando con essi delle griglie arbitrali delle gare che riguardano la propria squadra nonchè della stessa designazione della terna arbitrale ed interagendo con i designatori nelle procedure che conducono alla stessa individuazione dei nominativi degli arbitri da inserire in griglia e degli assistenti chiamati ad assistere i primi".

Per quanto riguarda invece Massimo Moratti, la sua posizione e il giudizio del procuratore federale sembrano meno gravi: "Comunque informato della circostanza che il Facchetti avesse contatti con i designatori, come emerge dalle telefonate commentate, nel corso delle quali è lo stesso Bergamo che rappresenta tale circostanza al suo interlocutore. (...) Ne consegue che la condotta del tesserato in esame, Moratti, in considerazione dei temi trattati con il designatore e della frequenza dei contatti intercorsi, appare in violazione dell'art. 1 CGS vigente all'epoca dei fatti, sotto i molteplici profili indicati".

 "In alcuni casi -osserva la procura- emerge anche l'assicurazione da parte dell'interlocutore di intervento diretto sul singolo direttore di gara, come rivelato da alcune rassicurazioni che il designatore arbitrale rivolge al proprio interlocutore, in cui si precisa che l'arbitro verrà 'predisposto a svolgere una buona gara' o, con eguale significato, che è stato 'preparato a svolgere una bella gara'; o ancora, affermazioni del designatore volte a tranquillizzare il presidente Facchetti sulla prestazione dell'arbitro, nel senso che gli avrebbe parlato direttamente lui o che già gli aveva parlato".

"In un caso, addirittura, il designatore arbitrale, nel tentativo di tranquillizzare il proprio interlocutore e sedare le preoccupazioni di quest'ultimo sulle tradizioni negative della propria squadra con un determinato arbitro, afferma che quest'ultimo è stato avvertito e che sicuramente lo score dell'lnter sotto la sua direzione registrerà una vittoria in più in conseguenza della successiva gara di campionato", afferma ancora il procuratore.

"Tale capacità di interlocuzione in alcuni casi diventa una vera e propria manifestazione di consenso preventivo alla designazione di un arbitro e rappresenta un forte potere di condizionamento sui designatori arbitrali, fondato su rapporti di particolare amicizia e confidenza che il Presidente Facchetti può vantare nei confronti degli stessi designatori e che trovano la loro concretizzazione espressiva nella effettuazione anche di una cena privata con Bergamo e nello scambio di numerosi favori e cortesie (elargizione di biglietti e tessere per le gare dell'Internazionale, di gadget e borsoni contenenti materiale sportivo della squadra milanese, etc...) e non meglio precisati 'regalini'".
 Il taroccatore-facchetti
indica a mazzei come taroccare il sorteggio
http://www.youtube.com/watch?v=-BQx3Opwgw8
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corruttore-facchetti a corrotto-bergamo:
moratti ha un regalino da darti
http://www.youtube.com/watch?v=tmOjdvNplMM

"corruttore facchetti" a mazzei: li non devono fare sorteggio
 
corruttore facchetti ordinava a Bergamo la griglia
http://www.youtube.com/watch?v=YfpPAQCeYq0 

facchetti metti dentro collina - metti dentro collina - metti dentro collina
http://www.youtube.com/watch?v=9IYeO1Eb0FI&feature=related 

facchetti-a bergamo 4-4-4, e' diglielo a bertini
http://www.youtube.com/watch?v=RLU6eHsPmjw

Bertini a bergamo, facchetti...e imbarazzante
http://www.youtube.com/watch?v=X5x6JYWiNj4
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moratti propone a bergamo un incontro
http://www.youtube.com/watch?v=txxqPyXx6eY
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moratti a bergamo...volevo chiamarla io..
http://www.youtube.com/watch?v=htoj8QiUCIc

Corruttore"moratti" a "corrotto-bergamo":
https://www.youtube.com/watch?v=ksmo-MJ5NRE

bergamo e la Fazi sperano che la Juve perda 6:41
pre-partita inter-Juventus - 28-11-2004 - poi finita 2-2
https://www.youtube.com/watch?v=hN1kzpMHr3Q
Il BOSS, il Minus Habbens Corruttore e il Sicario.

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