giovedì, novembre 01, 2018

BUON COMPLEANNO, VECCHIA 'SEMPRE GIOVANE' SIGNORA JUVENTUS DAL 1 NOVEMBRE 1897 SEMPER FELICIS. SEMPER FIDELIS FINO ALLA FINE

1 novembre 1897 giorno in cui i si Festeggiano i Santi. Mia Cara Dolce Santa Signora!
1950 mondiali Brasile Conosciuta e Sposata.Mia Compagna di Viaggio per il mondo del 1952
 
Dal 1923 Felice Connubbio, un SECOLO con la Famiglia Agnelli 
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 Da quel 25 giugno 1950 di Svezia Italia 3-2 gol di di Muccinelli 
ogni giorno nel cuore e nella mente, in ogni angolo del mondo
 mi sei sempre compagna
SEMPER FIDELIS 
Fino alla Fine!
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Aristocratica per lunga tradizione, fredda per educazione e tendenza, depositaria di uno stile che tutti le invidiano e a nessuno riesce di imitare, la Juventus è anche una formazione calcistica alla quale tutto è lecito chiedere e nulla, o pochissimo, perdonare. Deve battersi sempre per il primato, inseguire senza tregua vittorie e scudetti e casacche azzurre, distribuire lezioni agli avversari sconfitti, essere se stessa o non essere nulla. Una terribile situazione di privilegio, cui società e squadra fanno fronte con larghi mezzi e consapevole coscienza.
(Alfredo Toniolo)

 

A parte quello che ho vinto, essere stato alla Juventus è un’esperienza che ti rimane dentro, diventa stile di vita.
(Stefano Tacconi)

A volte questa mentalità sorprende chi viene alla Juve. La Juventus è qualcosa di diverso dalle altre squadre, è uno stile di vita che parte dal modo con cui ci si allena, sempre al massimo, sempre con la concentrazione altissima, e arriva anche al comportamento fuori dal campo. Alcuni giocatori vengono a dirci: adesso capisco perché la Juventus vince sempre, da fuori è difficile capire certi meccanismi, quando sei dentro tutto appare chiaro.
(Pavel Nedvěd)

Accade spesso che la Juventus abbia vinto partite all’ultimo minuto, e che le abbia vinte su rigore; e che il rigore dai tifosi della squadra avversaria sia fortemente contestato è la quasi normalità. C’è chi prende a pretesto ogni fischio, compreso quello del capostazione, per invocare «rigore per la Juve». Non si sentono che fischi. Tutti i fischi hanno un’unica destinazione, un senso unico: assegnare la vittoria alla Juventus ad ogni costo. C’è qualcosa di paradossale su questa ironica o furiosa reazione: c’è sempre stata, ora ha raggiunto un diapason. Tifare per la Juve è diventato difficile, quasi impossibile. Vista dal di fuori la faccenda è anche buffa, il tifoso bianconero — per sfuggire agli sfottò — dovrebbe andare in giro travestito, nascondersi, non pronunciarsi. Non dovrebbe andare allo stadio, di sicuro non in quelli delle avversarie.
(Franco Cordelli)

Alla Juve ho trovato una mentalità che si vede in pochi altri club, dietro ai successi c’è una cura maniacale del particolare. Niente è lasciato al caso. Una società incredibile.
(Angelo Ogbonna)

Alla Juve ho visto passare grandi giocatori e nemmeno uno andato fuori delle righe. In tal caso, infatti, si veniva subito richiamati all’ordine. E se non volevi capire, venivi messo sulla lista dei calciatori in vendita per il mercato successivo. Questa è la cultura dei grandi club.
(Jonathan Zebina)

Alla Juve non basta la classe, ci vogliono le palle d’acciaio.                        (Giuseppe Furino)

Alla Juve si acquisisce una abitudine mentale di sacrificio che non c’è da altre parti. Alla Juve ti insegnano che la partita più importante è sempre quella che deve venire. Alla Juve ti insegnano ad avere sempre «fame» di vittorie, a non accontentarti mai. Non è un caso che le fortune della Nazionale siano sempre coincise con la larga presenza di bianconeri in azzurro.
(Claudio Gentile)

 Alla Juve vogliono uomini veri che sanno che rappresentano una grande società con milioni di tifosi sparsi per il mondo. Io quando giocavo nella Juve se arrivavo vestito in jeans venivo rimproverato. Era importante anche l’immagine, non solo il talento. Se vai alla Juve vai lì per vincere perché c’è una mentalità diversa, unica. E lo dice uno che in cuor suo è rimasto granata.                 (Pasquale Bruno)

 Alla Juventus il risultato arriva prima di ogni altra cosa; l’obiettivo è quello di vincere, sempre!                                                                                                             (Paolo Montero)

Alla Juventus […] mi sembra di essere in Germania. Tutto viene gestito con precisione e puntualità.
(Sami Khedira)

Area con venticinque metri c’è solo una in Italia.  Quella della Juve. Se mio giocatore cade 10 metri fuori di area Juventus, deve essere penalty.
(José Mourinho)

Chi affronta la Juve fa sempre la partita della vita. Per noi è normale amministrazione.
(Antonio Conte)

Chi arriva, non ha bisogno di sentirsi fare tanti discorsi  guarda i giocatori che sono qui da più tempo. È accaduto anche a me e anche se non si è abituati a certi ritmi, ci si adegua, perché questo è il mondo Juve.                                          (Andrea Barzagli)

 A me piace considerare la Juventus un laboratorio del modello italiano. Quello inglese ha funzionato bene ed è credibile, però la Juventus è laboratorio e punto di riferimento per tutti.                                                                                       (Roberto Massucci)

Chi firma “per la Juve” gioca per vincere. Chi entra nella Juve pensa solo al successo. Lo respiri dal primo momento in cui entri nella sede.
(Eugenio Corini)

Chi indossa la nostra divisa, le rimarrà fedele malgra­do tutto e la terrà come prezioso ricordo.
(Eugenio Canfari)

In Italia ci sono 50 milioni di tifosi, 12 sono della Juve.  Gli altri del Milan, dell’Inter, della Roma e via così. Tutti sono contro la Juve. Ora me ne rendo conto.
(Massimiliano Allegri)

Ciò che distingue la Juve dalle altre squadre è soprattutto la mentalità: non abbassare mai l’attenzione, non mollare e lottare tutti i giorni per vincere. Un conto è dirlo, un conto è essere qua e vedere come tutte le persone che lavorano intorno a noi hanno una disciplina veramente importante e una mentalità che ha portato la Juve a vincere così tanto.
(Tomás Rincón)

Ciò che mi ha subito colpito positivamente è stata la mentalità vincente. Qui è come se ti impiantassero un chip appena arrivato. Capisci subito che si gioca sempre per vincere. Alla Juve c’è grande comunicazione e un ambiente molto unito. Dai compagni al tecnico e allo staff, mi hanno tutti aiutato a inserirmi rapidamente. Ci si parla tanto e c’è un costante confronto, fondamentale per crescere.
(Alex Sandro Lobo Silva)

Sugli ambienti di lavoro nella Juventus e nel Milan Come ambienti più o meno sono simili, due città [Torino e Milano] che ti lasciano vivere tranquillo, senza troppe pressioni. I metodi di allenamento sono diversi perché in base ad ogni allenatore le cose cambiano. Il resto più o meno è lo stesso, sono due grandi società con le stesse ambizioni, la stessa voglia di vincere, quindi siano le, penso, le due più grandi società italiane più conosciute anche in giro per il mondo. Quindi non ci sono tante cose diverse.
(Andrea Pirlo)

Con la Juventus ho imparato a vincere. Non so come è successo, è qualcosa che si re­spira nell’aria dello spoglia­toio, sono concetti che vengo­no tramandati da giocatore in giocatore, è il sentimento che ti trasmettono milioni di tifosi e non c’è club nel mon­do che ti faccia lo stesso effetto.
(Edgar Davids)
 

Con le buone o con le cattive vincono sempre. Le immagini parlano chiaro. Tutta Italia dovrebbe dire questo. La Juve dovrebbe giocare un campionato a parte, ogni anno è così. Tanto arriveremo ancora secondi. (Francesco Totti)



BUONA FEDE-Contro la Juve avevi sempre rispetto per la squadra e per i giocatori che avevano e quando si diceva che loro vincevano con un aiuto, ti dico la verità, forse potevano vincere lo stesso anche senza queste cose. I giocatori sul momento non pensano che se fischiano qualcosa o succede qualcosa di particolare sia per un motivo, quando giochi non ti rendi conto di questo. Lo capisci dopo, quando è venuto fuori quello che succedeva, che chiudevano gli arbitri e altre cose. Poi, ognuno sa bene cosa ha fatto bene e cosa ha sbagliato.
(Álvaro Recoba)

[Una volta a Pietro Secchia] Cos’ha fatto ieri la Juve?  E tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere i risultati della Juve?
(Palmiro Togliatti)

Cosa si mangia di speciale a Torino? Esiste un ambiente di lavoro molto particolare, sei contagiato: un’atmosfera che serve nella vita e in panchina. La principale caratteristica alla Juve è la testa bassa. L’umiltà rispetto a quello che si vince, che è sempre tanto. Il club ti in­segna l’importanza degli one­ri: ti mette nelle condizioni giuste per dimostrare quanto vali, ma poi tu devi dare il mas­simo. A quel punto vinci e ti go­di gli onori. Ma per poco per­ché devi rivincere subito dopo. Ecco, il successo è spesso un sollievo più che una gioia . Certo, al Barcellona predili­gono l’estetica, la bellezza o anche solo il divertimento, mentre la Juventus è meravi­gliosamente pratica. Confesso che nei miei anni in biancone­ro non è mai entrato un diri­gente a dirci: “Mi raccomando, oggi giochiamo bene”. Più e più volte, la frase era: “Mi rac­comando, oggi vinciamo”.
(Gianluca Vialli)

Da esterno, ho sempre detto che della Juventus mi colpiva la mentalità con la quale i bianconeri affrontavano ogni partita. Ora che sono qui, mi sono accorto di cosa c’è dietro, delle ore di lavoro costante, dello spirito di sacrificio e della voglia di vincere e arrivare lontano. Credo che sia questo a fare la differenza tra la Juve e le altre squadre.
(Federico Bernardeschi)

Dire che la Juve ruba è come dire che rubano i politici, può essere vero ma non basta. E infatti la teoria sull’appropriazione indebita di scudetto prende regolarmente vigore a marzo, e al termine di un processo temporale costante. Ad agosto sono tutti campioni d’Italia. A settembre sono fiduciosi e in rodaggio. A ottobre basta recuperare un paio d’infortunati e ci siamo. A novembre il distacco dalla vetta è serio, ma ce la giochiamo fino in fondo. A dicembre c’è ancora lo scontro diretto e la Champions porta via energie, e avanti così fino a marzo, quando la Juve è avanti di quindici punti, e allora ruba.
(Mattia Feltri)

«Tifoso della Juventus sin da piccolo, cosa vuol dire poter indossare la maglia bianconera?» È il coronamento di un sogno. Sin dai primi calci che tiri al pallone sogni di diventare professionista e di indossare quella maglia. Un sogno difficile da realizzare, ma proprio per questa ragione, ancora più emozionante quando si avvera.
(Massimo Carrera)
 

«La Juve ruba» è il solito ritornello di chi non vince. Ma non ci faccio più caso. Se, come la Juve, abitui tutti a vincere, è normale che al minimo errore ogni cosa venga ingigantita dagli altri, soprattutto da chi non vince.                                    (Sebastian Giovinco)

È professionale, seria e nessuno è più grande del club. Hanno avuto alcuni grandi giocatori nel corso della loro storia, come Michel Platini, Liam Brady, Roberto Baggio, Zinedine Zidane e Alessandro Del Piero, ma la Juventus è venuta sempre prima dei singoli, e questo è ottimo, è proprio come dovrebbe essere.
(Slaven Bilić)

È pur sempre la Juventus e contro i bianconeri non esistono partite facili.
(Alex Ferguson)

È sempre stata una società strutturata, organizzata, moderna. La prima ad avere un organo di stampa. Quando l’intreccio con la famiglia Agnelli si è fatto stretto si è desuta la modernità che derivava dalla cultura industriale della famiglia. La Juventus è sempre stata nel calcio italiano, con gli alti e bassi sportivi, un po’ più avanti della contemporaneità.
(Walter Veltroni)

Sulla frase «la Juve ruba» nel 2016 È una fesseria da bar e la lascio volentieri ai bar da dove proviene.  Seriamente, non posso accettare una frase di questo genere e non sono tifoso, non mi piace fare il tifoso e non voglio mai fare il tifoso. Come si fa, di fronte a una squadra che vince con il record di punti o da imbattuta, tirare fuori un concetto del genere se non per gelosia? La Juventus che giocava in Serie B o faticava negli anni successivi provocava molte meno polemiche, questo significa che il problema non è che “la Juve ruba”, ma che “la Juve vince” e vince tanto, quindi diventa antipatica e innesca ragionamenti distorti come questo.
(Graziano Cesari)

Entrambi, Juventus e [l’azienda automobilistica] Jeep, cominciano con la J: in America è usata per insegnare ai bambini la lettera, allo stesso modo in cui viene usata la Juventus in italiano.
(Sergio Marchionne)

[La juventinità] è senso di appartenenza, condivisione dei valori. È saper accettare le vittorie e anche le sconfitte, questo vale per i giocatori e anche per i tifosi.
(Giuseppe Furino)

Il punto forte di questa squadra è proprio essere come una famiglia: si soffre e si gioisce insieme. Se giochi, sai che gli altri fanno il tifo per te, se non giochi fai il tifo per gli altri e sei contento se fanno gol. Alla Juve funziona così.
(Álvaro Morata)

Facile venire allo stadio e applaudire quando tutto va bene. Il vero tifoso applaude quando il momento è difficile per aiutare la squadra. La Juventus sono quelli che scendono in campo, quelli che vanno in panchina, quelli che vengono allo stadio e quelli che sono a casa davanti alla TV, il motto della Juve è fino alla fine e fino alla fine bisogna essere uniti. Credere nella Juventus, nella squadra e nel progetto.
(Leonardo Bonucci)

Fondamentalismo juventino, l’unico a cui sono fiero di appartenere.
(Pietro Sermonti)
 

Dire che la Juve ruba è come dire che rubano i politici, può essere vero ma non basta. E infatti la teoria sull’appropriazione indebita di scudetto prende regolarmente vigore a marzo, e al termine di un processo temporale costante. Ad agosto sono tutti campioni d’Italia. A settembre sono fiduciosi e in rodaggio. A ottobre basta recuperare un paio d’infortunati e ci siamo. A novembre il distacco dalla vetta è serio, ma ce la giochiamo fino in fondo. A dicembre c’è ancora lo scontro diretto e la Champions porta via energie, e avanti così fino a marzo, quando la Juve è avanti di quindici punti, e allora ruba.
(Mattia Feltri)

Forse, se fossi finito alla Juventus avrei avuto una carriera più lunga, tranquilla e vincente. Non rimpiango nulla, ma per quel club ho sempre avuto ammirazione e rispetto.
(Diego Armando Maradona)

[Negli anni trenta del XX secolo] Gente di poche parole, dura a morire, negata agli scoppi dello entusiasmo, alle vittorie maramalde, con punteggi troppo pesanti. Ha la passione di vincere, e conosce l’arte di perdere bene.
(Carlo Bergoglio 
 

Gli arbitri sbagliano con tutti, ma quando lo fanno con la Juve la gente pensa male per quello che è successo in passato. Chi deve arbitrare la Juventus ha addosso molta più pressione degli altri.
(Júlio César Soares Espíndola)
 

Ho allenato qua a Torino due anni, mi sono trovato molto bene con la tifoseria, con una parte della tifoseria, con la società. Ho imparato moltissimo in questa società, poi ho avuto dei problemi con alcuni tifosi, ma cosa posso dire? I due anni che ho passato qui mi hanno aiutato moltissimo a crescere.                     (Carlo Ancelotti) 

Ho rifiutato tre volte il passaggio alla Juventus. Lì vogliono solo i soldatini, sul binario, sempre dritti.
(Antonio Cassano)

In riferimento ad episodi arbitrali Ho sempre detto che la Juve è la più brava in assoluto, se gli altri sono bravi a 360, la Juve lo è a 361 gradi.
(Davide Ballardini)
 

Ho subito odiato la Juve ancor prima di capire di calcio. I motivi c’erano: Togliatti era per la Juve, i missini erano per la Juve e così i romagnoli. Tutti schierati dalla parte del più forte perché come diceva Flaiano l’italiano è sempre il primo a soccorrere i vincitori.
(Carlo Laurezi)

I grandi tornei si vincono con grandi difensori, bisogna prendere esempio dalla Juventus, dove la difesa è un’arte.
(Hugo Broos)

[Sul presunto trasferimento al Valencia in una lettera ai dirigenti del club spagnolo] I soldi non valgono l’amore per una maglia e io ne ho due, una bianconera e una azzurra.
(Umberto Caligaris)
 

Il gioco del calcio in Italia senza la Juventus sarebbe impensabile.
(Giorgio Bocca)

 

Il legame [di mio padre] con la Juve non era quello elitario dell’alta borghesia cittadina, ma, casomai, quello dell’emigrante, residente in una nostra colonia, che vedeva la squadra come simbolo tricolore. E, soprattutto, quello di chi ne apprezzava lo “stile”, il rispetto, comunque, dell’avversario. Tifare Juve, dunque, era per me il primo contatto con la “cultura sportiva”. Altri, nell’epoca di Boniperti, Charles e Sivori, avrebbero magari insegnato ai figli il “dovere” di vincere. Lui, invece, mi spiegò, ricordando quanto i giocatori avevano sofferto contro il Grande Torino, la virtù del “saper perdere”.
(Carlo Nesti)

Il palmarès dei bianconeri sarà forse ricco di trofei, ma in quanto a baldoria, lì sono veramente pessimi! Bisognava giocare, vincere e basta! Ogni tanto avevo l’impressione di andare al lavoro in fabbrica.
(Zbigniew Boniek)

 

Il problema non è tanto l’imperativo categorico della vittoria, sempre e in ogni partita, quanto il fatto che ogni successo duri lo spazio di una doccia. Usciti dallo spogliatoio, quelli della Juventus devono già pensare alla partita successiva. Da vincere. E se alla fine di tutte arriva un trofeo, viene sistemato nella bacheca del Museum un paio di giorni dopo il giro con il pullman scoperto (quando si fa) e poi via a pensare come riuscire ad alzare il successivo. Certe cose si respirano subito e all’inizio può mancare il fiato, ma la Juventus è questa, anzi anche questa, perché sono tante le zavorre che fanno pesare quella maglia.
(Guido Vaciago)

Il tifoso della Juventus, così appare, ha preso il posto dei carabinieri nelle barzellette: è il tutore dell’ordine soggetto alla rivolta del popolo. Il popolo d’Italia, non avendo più nessuno contro cui rivoltarsi, si sta rivoltando contro il «carabiniere juventino». Eppure, lo dico con un pizzico di amarezza pensando alla squadra di cui sono tifoso, avendo giurato di essere oggettivo, riconosco il valore di quella squadra che, se in altre circostanze rese davvero leciti i dubbi su alcune sue vittorie, oggi si dimostra forte, organizzata, agguerrita e sagace come nessun’altra in Italia e, chissà, come poche altre fuori d’Italia.
(Franco Cordelli)

Io alla Juve? Più facile che nevichi a Ferragosto a Salerno.
(Eugenio Fascetti)

Io so cosa rappresenta la Juventus in Italia, non c’è bisogno che lo dica anche oggi, ogni volta. In Italia o si è juventini o si è contro. Quindi noi siamo sempre soli contro tutti. Magari per loro è un fatto sporadico pensarlo, per noi è un fatto sistematico. È stato sempre così, sarà ancora così, finché la Juventus vince sarà sempre sola contro tutti.
(Antonio Conte)

Juventus e FIAT sono esempi dell’eccellenza italiana nel mondo e, oltre alla popolarità, condividono alcuni valori fondamentali: l’importanza della squadra e delle persone, l’ambizione di puntare a risultati eccellenti, lo spirito competitivo e la coscienza che il successo non è mai permanente, ma va conquistato ogni giorno.
(Sergio Marchionne)

L’amore del Sud per la Juventus scaturisce dal gioco dei contrasti: la Juventus del quinquennio ha caratterizzato l’evoluzione del calcio italiano e ha dominato per lungo tempo il campionato, ha dato esempio di rigorosa organizzazione, di equilibrio tecnico, di elevato spirito sportivo, proprio nel periodo più oscuro del calcio meridionale, allorché nel Sud il football era ancora in una fase pionieristica e confusa, e ancora non si intravedono i segni del suo sviluppo… Mancano nel Sud, nei confronti della Juventus, quelle venature di asperezza, di invidia, di risentimento che scaturiscono dalla rivalità. Genova si sentiva ferita… Milano e Bologna vedevano nella Juve un’antagonista… Nel Sud, no. Non c’erano motivi di contrasto, non esistevano ambizioni rivaleggianti.
(Gino Palumbo)

L’anima juventina è un complesso modo di sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohemien, di allegria e di affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare.
(Enrico Canfari)
 

La cosa più importante qui è vincere, la voglia della squadra e della società è impressionante e permette a un calciatore di crescere.
(Miralem Pjanić)
 

La gente deve sapere che nella Juve non è facile. C’è una cultura del lavoro diversa rispetto all’estero. Io sono stato al Manchester: sembrava di essere in vacanza. Qui si lavora tanto, perché tutti gli scudetti non è che li abbiamo rubati: è il lavoro, fino alla fine.
(Paul Pogba)

La gente o ama la Juve o l’odia. Non importa dove giochi, ha sempre dei tifosi che la sostengono. Gli stadi sono sempre pieni ovunque vada. È un club che cerca di creare un’atmosfera speciale e tutti hanno un ruolo da svolgere in ciò.
(Hasan Salihamidžić)
 

La Juve di Lippi e quella di Capello? Erano squadre fortissime, abituate a vincere con giocatori straordinari ed era la squadra da battere in Italia.
(Andrea Pirlo)

La Juve è davvero diversa. C’è un’ossessione per la vittoria, sempre, l’ossessione di rimettersi sempre in gioco, non c’è mai tempo per la soddisfazione, per festeggiare perché davanti c’è sempre la prossima sfida da vincere. Al mio arrivo ho visto dei guerrieri, dei giocatori con questa mentalità e ho capito perché è questo il club che vince.
(Miralem Pjanić)

La Juve è l’immagine di Torino nel mondo.
(Piero Fassino)
 

La Juve è l’unica squadra i cui tifosi sono distribuiti in modo uniforme su tutto il territorio, mentre I’Inter, per esempio, riunisce in particolare quelli del Nord Italia. È anche la squadra i cui tifosi sono divisi tra destra e sinistra, al contrario della Fiorentina, i cui sostenitori sono essenzialmente di sinistra o del Milan [di proprietà di Silvio Berlusconi], i cui tifosi sono maggiormente orientati al centro-destra. La Juve è diventata una sorta di partito nazionale popolare, così come l’erano la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano al loro tempo. Con la scomparsa dei partiti di massa, è l’unico fattore di integrazione che va aldilà dell’appartenenza locale.
(Ilvo Diamanti)

La Juve è la Juve. Insieme all’Inter è l’avversario di sempre. Abbiamo avuto anche il Napoli alla fine degli anni Ottanta, poi un po’ le romane, però alla fine la lotta si è sempre fatta soprattutto con la Juventus per quanto riguarda i campionati, e con l’Inter per la rivalità storica della città. Quindi, la Juve rimane sempre la Juve. Più si va avanti con la carriera e più speri di giocare questo tipo di partite. Sono queste le partite che danno qualcosina in più, non devi andare a cercare nel fondo del barile le emozioni, perché escono naturalmente.
 È una società ambiziosa per tutto quello che ha vinto, per la storia, per il passato e credo anche per quello che potrà essere il futuro…
(Paolo Maldini)


La Juve è qualcosa di più di una squadra, non so di­re cosa, ma sono orgoglioso di farne parte.
(Gaetano Scirea)

 

La Juve è sempre la Juve, ci sono squadre che hanno la vittoria nel DNA e la Juventus è tra queste.
(Emilio Butragueño)

La Juve è storia, tradizione, è un pezzo del Paese, è un’immagine dell’Italia nel mondo. Ciò comporta una grande responsabilità, perché ogni giorno devi rispettare il nome che porti. Ma la Juve è di più: è un valore ideale e morale, è quello stile che deve tantissimo alla classe degli Agnelli. Molto del consenso intorno a noi è il risultato dei successi nazionali e mondiali, nei quali inserisco anche i giocatori dati alla nazionale. Dalla nascita sulla panchina di Corso Re Umberto, la Juve è stata al centro della vita sociale, civile e culturale del Novecento. È interclassista: aristocrazia sabauda e immigrati che negli anni ’60 arrivavano a Torino. È bipartisan: i comunisti e i monarchici.
(Vittorio Caissotti di Chiusano)

La Juve è una donna, un’amante che torna all’innamorato dopo l’adulterio di una sconfitta.
(Jean Cau)

La Juve è una filosofia. Può piacere o non piacere ma è qualcosa di unico. Per me è stato un privilegio far parte della storia di quella società. Non è una società perfetta ma ha un dna vincente. Quando indossi quella maglia, ne senti il peso.
(Gianluca Vialli)
 

La Juve è una scuola, ti aiuta a crescere e maturare.
(Mauro Germán Camoranesi)

La Juve ha tutto per rendere molto gelosa una gran parte dell’Italia. Gioca a Torino, una città del nord con una reputazione d’austerità e che ha dato numerosi intellettuali e uomini di stato alla Penisola. È di proprietà della famiglia Agnelli, i Kennedy made in Italy. La FIAT è il simbolo del capitalismo transalpino… Per tutti questi motivi, allo stesso tempo si può rilevare che questa squadra è odiata da molti italiani che non si riconoscono in tale modello. È quasi una sorta di anti-Italia. Non per niente si chiama La Vecchia Signora. Non c’è amore per la Juve, ma solamente il rispetto per una persona anziana e degna.
(Franco Ferrarotti)

La Juve infatti è la città di Torino, è la famiglia Agnelli, è il genio italiano che impediva al capitalismo più ricco e potente di diventare arrogante e meschino, è il campione fuori dagli schemi, è la valorizzazione di tutto ciò che non è scontato, è la distrazione colta e di talento, è l’unità d’Italia, sono gli emigranti meridionali che solo il pallone rendeva aggraziati e ben fatti, goffi nella vita ma bellissimi in campo, uomini generosi che per conquistarsi il diritto di esserci carezzavano la palla e usavano i piedi come due mani di pianista.
(Francesco Merlo)

La Juve può cambiare tutto, schieramento e uomini, ma la sostanza non cambia mai. Ha successo perché è umile davanti alla vittoria.
(Paolo De Paola)

La Juve vince perché è più forte, la Juve vince perché ha più carattere, la Juve vince perché è più organizzata, la Juve vince perché ha uno stadio sempre pieno, la Juve vince perché non si lamenta, la Juve vince perché insegue la realtà e non i sogni, la Juve vince perché dimentica di aver vinto.
(Paolo De Paola)

La Juve vince tutto e qualcuno non capisce perché. Vada a prendere un caffé insieme con Scirea o Cabrini e parli loro cinque minuti. Bastano per scoprire che sono uomini veri, cos’hanno dentro. Con questi campioni si vince, con i campioni del mondo, d’Europa, di tutto, che non si stancano di migliorare, che sono fuoriclasse e guadagnano meno di tanti altri loro colleghi inferiori come bravura, però restano dove sono perché vivono bene e trasmettono a chiunque questi valori. E la Juve vince. Capito?
(Luigi Radice)

La Juventus basa le sue scelte non soffermandosi sull’aspetto tecnico, ma guardando ad altre caratteristiche. Lo fanno perché sono il club più titolato d’Italia ed hanno un’immagine da far rispettare. Per loro un giocatore che non segue un determinato profilo comportamentale è un danno alla loro storia, fatta di comportamenti che devono seguire un certo stile.
(Michele Paramatti)

La Juventus con poco fa molto.
(Iker Casillas)

[Nel 1990] La Juventus è adorata dai tifosi che ne sono gelosi, la sorvegliano passo passo, ne conoscono tutti i pregi ma sono pronti a rimproverarle impietosamente i minimi difetti, la obbligano ad essere bella e sempre giovane malgrado gli ottant’anni e più, criticano appena delude ma cadono in ginocchio appena, dopo l’adulterio della sconfitta, ritorna verso di loro con la vittoria. Insomma la Juve è una donna, un’amante e una madre tutto assieme. È Venere che qualche volta ti mette le corna ed allo stesso tempo è la Madonna sempre vergine. Pagana e cattolica.
(Jean Cau)

La Juventus è come l’Araba Fenice: sembra morta invece rinasce con tutta la sua forza.
(Joseph Blatter)

 

La Juventus è il più grande pilastro dell’organizzazione calcistica italiana, la società che ha vinto il maggior numero di scudetti. I suoi giocatori hanno vinto tutto anche con la maglia della Nazionale italiana. La famiglia Agnelli si identifica da sempre con la Juventus. Andrea ha un grande ruolo ed una grande responsabilità, suo padre è stato presidente della Figc.
(Franco Carraro)

La Juventus è qualcosa di diverso da tutto il resto. Quando sei fuori da quel mondo, senti sempre parlare della loro mentalità. Ti sembra un discorso finto, poi ci entri e capisci cosa vuol dire: è la storia che si tramanda. Devi vincere perché quelli prima di te lo hanno fatto e quelli dopo lo faranno.
(Simone Pepe)

La Juventus è stata un esempio per il mio Manchester United. Facevo vedere ai miei giocatori le videocassette della squadra di Lippi e dicevo: non guardate la tattica o la tecnica, quella ce l’abbiamo anche noi, voi dovete imparare ad avere quella voglia di vincere.
(Alex Ferguson)

La Juventus è stata una delle ragioni della mia vita. Amo questa squadra, questa società e questi colori.                                                                                          (Roberto Bettega)

La Juventus è un avversario scomodo. È un mito del calcio europeo, è come il Real Madrid, ha storia e tradizione.
(Jupp Heynckes)

La Juventus è un club abituato a vincere e la vittoria di un trofeo, anche se importante, viene subito archiviata.                                                                              (Angelo Peruzzi)

La Juventus è un grande club che onora l’Italia calcistica da sempre, in tutto il mondo, quindi è un fiore all’occhiello del calcio italiano.
(Antonello Valentini)

La Juventus è un po’ nel mio DNA, quindi la conosco bene. È come un drago a sette teste, gliene tagli una ma ne spunta sempre un’altra. Non molla mai, e la sua forza è nell’ambiente: il Piemonte è ancora un’isola felice, senza le tensioni di Milano e Roma, e i giocatori possono prepararsi al meglio
(Giovanni Trapattoni).

La Juventus è una società solida, incredibilmente forte con un dna preciso: lì impari a capire, sin dal primo giorno, il significato della parola vittoria; rinnovando ad ogni allenamento la fame e la voglia di non mollare mai.
(Emerson Ferreira da Rosa)

La Juventus è una società storica, non solo per quello che è stato nel suo palmarès e dei risultati fatti, perché così, a memoria d’uomo adesso probabilmente un altro caso in giro per il mondo ci sarà, ma non sicuramente di questa importanza: questa incredibile appartenenza ad una stessa famiglia, col passare degli anni, delle generazioni e con, sempre, esponenti anche della famiglia [Agnelli] esposti in prima persona anche nei momenti magari più complicati sia della città di Torino, sia di famiglia, la FIAT, tutto ciò che ho enumerato e c’è ne atto: questa è una storia più unica che rara. Insomma, è una eccellenza del Paese e non solo del calcio, questo potrebbe essere sicuro.
(Giovanni Malagò)
 

La Juventus mi ha dato tutto. Qui ho acquistato la mia mentalità vincente, quella che ti fa dire che ogni partita è una battaglia. Ho imparato ad essere esigente con me stesso e come affrontare e superare le difficoltà.
(Pavel Nedvěd)

La Juventus non deve temere nessuno, devono essere gli avversari a temerla. Lo impone il nome, il peso della maglia bianconera non ha eguali nel mondo.
(Stefano Tacconi)

La Juventus non è solo un club come tanti, è una famiglia il cui umore solidale si estende – a volte con dibattito, spesso con amore – alla squadra.
(Italo Cucci)

La Juventus non è soltanto una squadra di calcio, ma un modo di intendere la vita.
(Italo Pietra)

La Juventus produce successo, quindi invidia. Ricordo di un professore di filosofia, juventino nel sangue. Quando la Juventus perdeva, il lunedì entrava in classe di pessimo umore e passava immediatamente alle interrogazioni. La vittima era sempre la stessa, tale Angelo Balzarini, noto sostenitore interista. Il mio povero compagno viene massacrato dalle domande impossibili e soltanto il suo sacrificio tradotto sul registro dall’immancabile «due» riusciva a far tornare la serenità nell’animo del professore. Angelo, poco prima dell’inizio del terzo trimestre, passò in un club juventino e fu promosso con ottimi voti.
(Beppe Viola)
 

La Juventus rispecchia il mio modo di pensare e vivere, Nonostante giocassi in una delle squadre più forti del mondo, la caratteristica dominante era il low profile: non eccedere nell’entusiasmo, non esagerare, nel bene e nel male.
(Gianluca Pessotto)

La Juventus vuole dire vittoria. Ecco il modo più semplice per spiegare la Juve, l’ho detto tante volte in Inghilterra quando mi chiedevano di raccontare il mio periodo italiano e io non avevo tanta voglia di parlare. È semplice, dicevo, alla Juventus si vince.
(John Charles)

[«Cosa ti ha colpito di più alla Juve?»] La mentalità vincente che si respira. Quando sei dentro lo percepisci a pieno. Te ne rendi conto subito. A livello di professionalità e di organizzazione, poi, è tutto di una perfezione inaudita e di alto livello.
(Daniele Rugani)

La mentalità vincente dei bianconeri è una delle altre cose immutabili e, in fondo, quello che noi romanisti gli abbiamo sempre invidiato.
(Paulo Roberto Falcão)

La società più società, la squadra più squadra.
(Carlo Mazzone)

[Sulla Juventus allenata da Marcello Lippi durante la seconda metà degli anni 1990] La voglia di lottare che aveva la nostra squadra era qualcosa di diverso e inimitabile. E arrivava immediatamente dopo aver vestito quella maglia: era come se infondesse coraggio, grinta e un unico desiderio: superare l’avversario.
(Didier Deschamps)

La Vecchia Signora è uno dei più grandi club d’Europa, è più di un club, se preferite. Io uso molto la Juventus quando parlo ai giocatori, allo staff, a miei amici per chiarire un concetto. «Sì», dico, «il calcio è uno sport, ma alla Juventus è uno sport per uomini».
(Slaven Bilić)

Lasciando perdere le passioni, se la Juventus sta bene il calcio italiano sta bene.
(Marino Bartoletti)

Lascio la sede  dopo aver respirato per l’ennesima volta l’atmosfera bianconera, piena del fragrante profumo del successo, che è il succo della filosofia del club e che, insieme con lo stile, è il distintivo che la Signora non si toglie mai.
(Angelo Caroli)

[Sulla Juventus della seconda metà degli anni 1990] Nella mia carriera non ho mai trovato un avversario così superiore a noi. Non ho mai visto una squadra così forte.
(Louis van Gaal)
 

Rispondendo a chi chiedeva nel 1999: «La Juve degli anni Novanta ha provato a imitarvi?» No, no. Loro vincevano, e tanto, anche prima di noi. Diciamo che con l’avvento di Berlusconi siamo riusciti a portarci sugli alti livelli e ci siamo rimasti a lungo. La Juve è sempre stata un esempio per tutti. Le qualità che mantiene nel tempo sono la serietà e la continuità nei successi, altrimenti non avrebbe collezionato 25 scudetti nella sua lunga storia.
(Franco Baresi)

Non ci son stati aiuti o cose che si vuol far passare, la Juve era talmente più forte delle altre che vinceva gli scudetti indipendentemente da tutto.
(Antonio Cassano)

Non sono solo un tifoso mi sento un suo amante. Con la Juve sono cresciuto, lì ho passato gli anni più belli della mia vita. Ho dato il meglio di me e a volte, con grande incoscienza, sono anche andato oltre.
(Antonio Cabrini)

Orgoglio infinito, la Juventus è la mia patria.
(Enrico Canfari)

[Sulla Juventus allenata da Marcello Lippi durante la seconda metà degli anni 1990] Per me loro sono insieme al Milan d’Arrigo Sacchi dei primi anni 1990 e allo United che centrò il double nel 1993-94, la squadra che ha avuto su di me la maggior influenza di come credo il gioco deva essere giocato.
(Gary Neville)

Per noi juventini vincere in Europa ha sempre un sapore speciale, cresciuti come siamo con l’incubo di essere i padroni in casa e dei nessuno fuori.
(Linus)
 

Personalmente sono molto riconoscente alla Juventus. Quando andai dal medico l’ultima volta, lui mi parlò a lungo dello scudetto appena conquistato e del futuro roseo che l’attendeva. Ricordò le prodezze di Galderisi, la sicurezza di Scirea, l’eleganza di Bettega, la sapienza di Furino, l’aggressività di Gentile, le gesta di Tardelli, la dolcezza di Paolo Rossi. Insomma mi vasectomizzò senza che me ne accorgessi.
(Beppe Viola)

[«Se la Juve fosse un film, che genere sarebbe secondo te?»] Probabilmente un film d’avventura. Quel tipo di avventura che ti dà la carica e la motivazione, ti mantiene vivo e predisposto a fare sempre un passo in più. Se sei un club come la Juve, crei attese nei tifosi, per questo devi spingerti sempre oltre. Così si tagliano i grandi traguardi.
(Daniel Alves)
 

Qual è la prima cosa che ho percepito nello spogliatoio della Juventus? La mentalità del lavoro. Penso che è questa l’impressione che ho avuto. Qua si lavora tanto a 360 gradi, puntando sulla prestazione al massimo. Quindi è quella la mentalità che c’è in questo ambiente.
(Hernanes)

Qualunque sia la situazione sociale, storica, il ruolo della Juventus non può cambiare. Ruolo perennemente vincente, ruolo glorioso.
(Vladimiro Caminiti)

Quando abbiamo giocato per la prima volta la Champions League loro erano la squadra migliore, loro erano quelli che aspiravamo a essere.
(Ryan Giggs)
 

Quando ero all’Inter e ci fischiavano un rigore dubbio nessuno diceva niente, quando ero alla Juve scoppiava sempre un casino.                                      (Christian Vieri)

Quando ero piccolo la rivalità con Torino era totalizzante. Una rivalità personificata anche – e soprattutto – dalla Juventus. L’insopportabile Juventus, la magnifica Juventus. Squadra di meridionali: ci sono più tifosi juventini al Sud che non a Torino, questo è certo.
(Roberto Saviano)

Quando indosso i colori bianconeri sento delle sensazioni positive, mi dà la carica e sento di voler sempre difendere questa squadra.
(Carlos Tévez)

Quando penso alla Juventus, questo mi riporta subito alla mente ricordi appassionati, che inducono a riflettere, del mio tempo al Manchester United durante la metà degli anni 1990, quando stavamo crescendo come squadra ed imparando tutto su come ottenere successo in Champions League. La Juventus era il punto di riferimento in virtù delle tre finali consecutive raggiunte dalla squadra di Marcello Lippi in quel periodo, e li abbiamo affrontati ben otto volte nel giro di sette anni. Ci siamo misurati contro di loro e considero ancora la squadra di Alessandro Del Piero, Zinedine Zidane, Alen Boksic e Didier Deschamps come la migliore che abbia mai affrontato. Avevano tutto quello che mi piacerebbe avere nella mia squadra.
(Gary Neville)

Quando sei la Juve del secondo o terzo posto non te ne fai nulla.
(David Trezeguet)

 Quando si arriva alla Juventus, è la Juventus a sceglierti, e non viceversa     (Wojciech Szczęsny)

Quando si dice «il giocatore viene preso dalla Juventus» significa anche caricarlo di risponsabilità. Quando si dice «la maglia della Juventus è pesante» significa capire che dietro quella maglia c’è una storia fatta di un palmarès ricco di successi e,  quindi, questo giocatore deve essere uno degli interpreti per arrivare ancora a riportare ad ulteriori successi.
(Giuseppe Marotta)

Quando sono arrivato alla Juve, ero arrivato in un posto dove volevo essere, che non è una squadra di calcio, è un’azienda. È difficile avere nel mondo del calcio un approccio così. C’è la società, ci sono i ruoli. E chi non li rispetta o non si adegua deve subire le sanzioni dai superiori. A me questo tipo atteggiamento piace molto, perché tutti devono rispettare le regole.
(Hernanes)
 

Quando vinceva la Juve vinceva la storia.
(Mario Soldati)

Questa è una cosa che mi ha sorpreso tanto quando sono arrivato qui: alla Juventus non c’è nessuno nello spogliatoio che si sente più importante, neppure chi è stato campione del mondo ed è una leggenda del calcio. Qui vai a mangiare con tutti, parli con tutti, fanno una vita normale.
(Álvaro Morata)

Quello della Juventus è stato il primo grande mito fuori del campo politico, sociale, ecc. che il Nord abbia offerto, oltre che a sé stesso, anche al Mezzogiorno: un tipo di mito attinente ai giusti e al costume di una moderna società di massa, per cui il Mezzogiorno era solito guardare fino allora alle cronache e al cinema americano.
(Giuseppe Galasso)

Qui alla Juve c’è un’unità di intenti difficile da spiegare. C’è e basta. La percepisci subito, al tuo arrivo.
(Stefano Sturaro)

Qui bisogna lottare sempre e quando sembra che tut­to sia perduto, crederci ancora, la Juve non si arren­de mai.                                                                       (Omar Sívori)

Qui ho trovato una società speciale: ti viene spiegato che devi lavorare sempre, per l’obiettivo della vittoria, e anche per i tuoi compagni. Questa mentalità vincente, e il sacrificio per la squadra sono cose molto belle, perché vedo che tutti noi siamo pronti a dare una mano, a lavorare per il gruppo e il collettivo. (Juan Cuadrado) 

Se è vero che il calcio è una trasposizione della religione o della politica e fa dunque riferiment o comunque a una fede trascendente o laica che sia, la Juve è la religione più diffusa o il partito di maggioranza.
(Fabrizio Bocca)

[A Giampiero Boniperti] Se fossi venuto alla Juve quando dovevo, magari avrei avuto una vita privata più serena.                                                                                   (Diego Armando Maradona)

[Nel 1986] Se scriviamo Juventus, intendiamo la squadra di calcio sorta nel 1897 a Torino, città incubatrice delle sue grandi novità del costume italiano, dall’automobile al cinema al pallone. promotori, alcuni studenti del ginnasio D’Azeglio, classe terza e quarta. La società nacque su una panchina di corso Re Umberto (le panchine sono sempre cariche di destino, nelle vicende del calcio), luogo di riunione di questi ragazzi della buona borghesia torinese che, affascinati dell’esotico gioco appena importato dall’Inghilterra, racimolarono le sessanta lire, cifra vertiginosa, necessarie pe acquistare un pallone. Poi discussero sul nome da dare al club. I classicheggianti proposero un nome che fosse anche un blasone culturale.  per dare magggiore specificità alla ragione sociale, Sport Club, fu mutato in Football Club Juventus, e da quasi novant’anni questo latino ogni domenica riempe i cuori e le bocche di milioni di tifosi, e ne manda in bestia altrettanti, segno, direbbe l’autore del Cinque Maggio  «d’inestinguibil odio e d’indomato amor».
(Cesare Marchi)

Se una squadra di calcio vince tutto per settant’anni e ha alle spalle un gigante industriale, non ha bisogno di chiedere dei favori perché tutti sono pronti a farglieli, si crea un tale incantamento che i tifosi, la gente comune se ne fa un’immagine diversa e migliore di quella reale, un’immagine superiore persino alla lotta di classe, con il Togliatti juventino, e il siciliano Anastasi diventato l’idolo degli operai piemontesi del Lingotto. Ma la fame dell’oro era già forte nella Juventus del quinquennio dei cinque campionati consecutivi vinti. Ricordo un allenatore austriaco, Sturmer, mi pare, che quando andai a Torino per fare un provino alla Juventus si informava del mio rapporto con il denaro, mi metteva in guardia dal diventare avido come il terzino Rava o come i sudamericani Monti e Cesarini, ma io non capivo di che parlasse: la Juventus per un ragazzo di provincia era un sogno, una riunione di tutte le virtù sportive e civili.
(Giorgio Bocca)

Senza Agnelli non può essere mai la Juve.
(Enrico Craveri)

Significa emozione, orgoglio, voglia di combattere, identificazione con una storia. La Juve si sceglie, non è la squadra del gonfalone, del municipio, della città. È un innamoramento che dura nel tempo.
(Pierluigi Battista)

Sono diventato juventino il primo giorno che sono arrivato a Torino, quando mi sono reso conto quanto la Juventus fosse odiata dal resto delle tifoserie d’Italia. Il loro odio io l’ho trasformato in amore per la Juventus. Contro tutto e tutti. Quella maglia era una corazza…   (Paolo Montero)


LA RAI (rai report in questo caso) AZIENDA DELLO STATO, OPPURE AZIENDA DI DISINFORMAZIONE E DIFFAMAZIONE IN MANO A GENTAGLIA DELLA PEGGIOR SPECIE? Qui anche la risposta al tifoso "inter"ISTA del Blog di Roberto Beccantini: beck is back

"sigfrido ranucci" giornalista disinformatore o diffamatore? 
Disinformatore, diffamatore, Falso e bugiardo!
Attenti, puntate, fuoco! 
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Il Romanista, S. Pettoni: Da dove parte l’inchiesta?
Sigfrido Ranucci: «Secondo la Procura la data fondamentale è il 21 aprile 2013»
«Sono stato accusato di averlo fatto perché si tratta della Juventus poiché io sono romanista».
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Ranucci: 'Non siamo contro la Juve'
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FALSO E BUGIARDO! SI, SEI CONTRO LA JUVE! 
altrimenti perche' non hai fatto l'inchiesta sulle squadre di Milano, Roma e Napoli?
Il servizio di Report sulla Juventus, e' stato programmato per far male alla Juventus, e' ci potrebbe stare, se non fosse che a programmare di far male alla Juventus sia la RAI, azienda di servizio publico dello Stato, ovverro di tutti gli italiani e di tutte le squadre italiane, Juventus compresa! E' sparando nel mucchio molto dopo che Mafia, Camorra e Ndrangheta, gia' erano padrone delle Curve del Meazza-milano, dell'Olimpico-roma, del San Paolo-napoli e di tutti gli stadi italiani!

I tempi e le dichiarazioni del responsabile di prima pagina, il romanista Sigfrido Ranucci a il Romanista: 'Non siamo contro la Juve, indicano chiaramente le intenzioni. Cioe' il contrario! E' la storia recente delle infiltrazioni mafiose nelle squade di Milano, di Roma e di Napoli dal 2007 ad oggi (2018) hanno dato materiale in abbondanza con arresti  e condanne per aprire inchieste, molto prima che creassero il servizio sulla Juventus!

Ecco allora si, si puo' e' si deve dire che quelli della RAI "azienda dello stato", quindi di tutti gli Italiani sono contro la Juventus! E' mi porta alla mente quello scambio di cortesie nei confronti degli impiegati (impiegati dal presidente, ai bidelli, all'ultimo degli spazzini [spazzini i pseudo giornalisti]!) tra due persone di mezza eta'. Uno, quello con accento sicialiano: "sono una banda di mangiapane a tradimento"! L'altro con accento romanesco (o burino): macche' mangiapane a tradimento. Sono na banda de delinquenti: mignotte, checche, magnacci e sfruttatori. Che dire...? 
Recita il proverbio: ne uccide piu' la penna della spada! 
Ci sono 100-1000 modi di fare terrorismo! 
E' la Rai ne da ampia dimostrazione con l'attacco alla Juventus! Ecco le prove!
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Il 10 maggio 2014 Republica.it - 
https://www.repubblica.it/cronaca/2014/05/05/news/quei_10_padroni_delle_curve_d_italia_tra_camorra_affari_e_politica-85251006/ -
scrive: Quei 10 Padroni delle Curve D'Italia tra Camorra, affari e Politica. Ecco Se Non Fossero..quando e dove il "ranucci" e i suoi pari potevano cominciare le loro inchieste per rendere un servizio allo sport ed ai cittadini italiani che li pagano con i loro soldi...ma purtroppo sono!
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5 maggio 2014 Politica, Mafia, Droga e violenza ritratto dei capi ulta' piu' temuti
https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11605986/Politica--mafia--droga-e.html
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6 maggio 2014 Violenza negli stadi. La curva sbanda in mano ai capi clan.
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/la-curva-e-la-malavita
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6 Maggio 2014 Lotito: «Nelle curve prostituzione e spaccio,sono zone franche,...»
https://www.ilmessaggero.it/home/lotito_curve_prostituzione_spaccio_zoen_franche_tolleranza_zero_ultra-399136.html
22 marzo 2016 Lotito ci ricasca: “Spaccio e prostituzione in Curva, lo dicono le Istituzioni.”
http://www.cittaceleste.it/notizie/le-voci/le-voci-lotito-ci-ricasca-spaccio-e-prostituzione-in-curva-lo-dicono-le-istituzioni/?refresh_ce-cp
2 settembre 2015 
Napoli.Stadio San Paolo,Pusher della Camorra in Curva A:guerra per lo spaccio sugli Spalti
https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/stadio_san_paolo_pusher_camorra_curva_a-1222905.html
11 aprile 2017 La pm Parascandolo: "La camorra controlla il tifo, i clan si dividono i posti in curva"
https://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/04/11/news/la_pm_parascandolo_la_camorra_controllo_il_tifo_i_clan_si_dividono_le_curve_-162740197/

3 maggio 2017 Gabrielli: «La ‘ndrangheta è l'organizzazione criminale più attiva nel mondo del calcio.
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3-5-2017Calcio e criminalità. Gabrielli:a Roma il 27% degli abbonati in curva ha precedenti penali
Audizione del Capo della Polizia in commissione Antimafia
https://www.huffingtonpost.it/2017/05/03/calcio-e-criminalita-gabrielli-a-roma-il-27-degli-abbonati-in_a_22067507/
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I Mafiosi romani che facevano affari con Francesco Totti, non avevano interesse nelle curve?
http://www.repubblica.it/cultura/2015/03/06/news/ritratto_della_roma_mafiosa_che_fingiamo_di_non_vedere-108878146/
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Ultimo 30 ottobre 2018 'Ndrangheta, uccisi tre membri clan: 8 arresti a Milano - Ma non l'ultimo!
https://milano.repubblica.it/cronaca/2018/10/30/news/milano_ndrangheta_arresti-210356895/
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4-6-2018 Droga: arrestati il capo della curva del Milan e il responsabile degli steward dell'Inter
http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2018/06/04/news/droga-arrestati-il-capo-della-curva-del-milan-e-il-responsabile-degli-steward-dell-inter-1.16921945
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https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Inter/04-06-2018/milan-arrestato-capo-ultra-spaccio-droga-galera-steward-inter-270645340776.shtml
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4 giugno 2018 Gianni Santucci:«Toro» milanista che apre il Clan all’alba ai camion dei trafficanti
https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_giugno_04/lucci-toro-milanista-che-apre-clan-all-alba-camion-trafficanti-6c15cd92-6835-11e8-b57b-459a23472be0.shtml
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30-5-2016Agguati e pestaggi per spaccio e merchandising, faida alla Curva Sud
https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_maggio_30/faida-curva-sud-23a65f5c-262b-11e6-844b-1dd7d0858058.shtml 
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7 febbraio 2007 Affari, ricatti, posti di lavoro. Tutti gli accordi con gli ultrà'
I capi dei tifosi invitati dal club rossonero alla cena di gala per lo scudetto nel 2004
Patto nerazzurro per il controllo della curva: una chiamata e sparisce la croce celtica
https://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/07/milaninter.shtml
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/07/milaninter.html 
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Biagio Marsiglia 15 maggio 2008
https://www.corriere.it/cronache/08_maggio_15/marsiglia_intercettazioni_boss_inter_ac5c3d66-2243-11dd-8bc7-00144f486ba6.shtml 
Domenico 'mimmo' Brescia  Spacciatore della Ndrangheta da 30 anni alla Pinetina!
(pinetina di appiano gentile, ora centro sportivo angelo moratti)
Alessandro Altobelli
Domenico Brescia: «E' una brava persona, un tifoso conosciuto da tutti all'Inter. Lo conosco dal 1977, cioè da quando sono arrivato all'Inter così come lo conoscono tutti quelli che sono passati dall'Inter in questi trent'anni (Pure Grigorio Georgatotos il divulgatore della Droga nelle Stanze dei Giocatori dell'inter (nota mia)
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Scandalo Inter, indagato il comandante dei Ros di Milano Mario Mettifogo per aver svelato le intercettazioni tra Mancini e il narcotrafficante della Ndranghta Mimmo Brescia 
Canaglie! Per insabbiare i delitti dell' "inter", hanno distrutto carriera e reputazione un Onesto e valido servitore dello Stato!
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A Bergamo, Milano, Roma, Napoli fino a Palermo, le curve sono zone franche di spacciatori e  drogati.Le curve si autofinanziano con lo spaccio della droga.mercato in mano ai capi ultras.
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 3-furini di fetore: Lo schifoso fetore "inter-interisti=merda" ha valicato mari, monti e oceani! Possano essi, essere condannati a cuocere nella loro merda! 
(escluse le eccezzioni, che merde NON sono!) 
E la risposta al tifoso "inter"ISTA sul Blog di Roberto Beccantini: beck is back, che non accetta che si parli ancora del Motorino lanciato dagli spalti di San Siro e scrive:
La faccenda del motorino risale al 6 maggio 2001; inter atalanta 4-0. se aveste qualche esempio piu’ recente di questioni ultras bagarini malavita di inter o milan fareste miglior presa.
Scritto da 3 il 30 ottobre 2018 alle ore 18:09 
 Roba da interisti merde in movimento trasportate da vermi! 
TI/VI SERVO TOSTO!
PER TE/VOI, ANCHE LA PARTE SOPRASTANTE DEDICATA ALLA RAI

Calciopoli fu impiantata per distogliere l'attenzione dai furti  (ed espropri!) miliardari allo stato e non! Ma servi' pure per distogliere l'attenzione dal processo-falsi passaporti di Udine, perche' la Condanna di Oriali avrebbe imposto (ecco il perche' del: commissario-"straordinario"! altrimenti, perche "straordinario?) la riapertura del Processo passaporti falsi, e' la sicura condanna all'"estinsione" dell'inter e la galera per il "massimo corruttore" senza scrupoli (alias fratello scarso)!
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E' non solo! C'era anche la scoperta della Procura di Trento del fiume di droga, gioielli e auto di lusso rubate dello Spacciatore per la Ndrangheta Domenico Brescia e la sua Banda e dirigenti, allenatori e giocatori dell'inter con 2000 telefonate intercettate Trento alla Pinetina (ora centro sportivo "angelo moratti"), e' le turbolenze delle curve di "inter & milan" del Meazza, citati con articoli del Corriere della Sera nel 2007, ma dilenziati dalla strombazzata gogna mediatica alla Juventus e Moggi, e' con l'accordo del Tribunale di Milano, il quale al Tribunale di Trento aveva chiesto e ottenuto per diritto territoriale, il faldone dell'inchiesta e' subito insabbiata!
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Ma non prima di aver fatto arrestare il comandante dei ROS per aver soffiato la notizia ad alcuni organi di stampa (republica e gazzetta dello sport) , ragion per cui la RCS si vide costretta ad incaricare un esperto di "manipolazini-informatiche" (biagio Marsiglia) a trattare lo scandalo con acqua e sapone, e' rapidamente farlo sparire!

Fortunato l'ex comandante dei Ros di Milano Mario Mettifogo a non inciampare su un cavalcavia, 
e fare IL Volo del... bove. Adamo Bove! 
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mercoledì, ottobre 31, 2018

JUVENTUS ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI 25-10-2018 - IL DISCORSO DEL PRESIDENTE E CONFERENZA STAMPA

 25.10.2018 Juventus Assemblea degli Azionisti
il discorso del Presidente Andrea Agnelli

Il presidente della Juventus apre i lavori dell'Assemblea degli Azionisti 2018 all'Allianz Stadium
Signori azionisti, buongiorno a tutti.
Desidero fare in apertura un chiarimento doveroso. Una trasmissione televisiva ha riportato l’attenzione su fatti, acclarati in ogni sede, riguardanti il rapporto di questa Società con il tifo organizzato.

La Juventus è stata sanzionata dalla giustizia sportiva essenzialmente per due motivi:
1) aver venduto biglietti in numero superiore a quanto stabilito dalla Legge Pisanu, che prevede un massimo di 4 tagliandi per persona;
2) il nostro responsabile della sicurezza Alessandro D’Angelo ha favorito l’introduzione di materiale non autorizzato, al secondo anello dello stadio, in occasione del derby del febbraio del 2014.
Su entrambi questi fatti è doveroso un chiarimento.

Dopo i fatti in questione, la Juventus rispetta alla lettera le procedure di vendita previste e non può consentire che si insinui ancora oggi il dubbio che la nostra Società possa essere associata al fenomeno del bagarinaggio. Alessandro D’Angelo non ha aiutato ad introdurre “striscioni canaglia”, come li definii nelle ore successive a quei fatti e come ribadisco tutt’oggi, sulla tragedia di Superga: lo prova la sentenza della Corte Federale d’Appello del 22 gennaio 2018. Non solo: gli autori di quello striscione furono individuati grazie alle tecnologie messe a disposizione delle forze dell’ordine dalla Juventus, sono stati consegnati alla giustizia e sono rei confessi.
Ogni altra affermazione è falsa e infondata, e sarebbe ora che chi si esprime su questa circostanza tenesse conto dei fatti, delle prove e delle sentenze.

Prima di passare all’ordine del giorno mi è comunque, come d’abitudine, gradito fare con voi alcune riflessioni sull’andamento della nostra Società e sulla visione della nostra Società sul futuro.
Io vivo, assieme ai miei collaboratori, il 2018 un po’ come il 2010: ci aspetta un anno di grandi e forti cambiamenti. Però, in questo momento, è anche giusto guardarsi indietro e vedere dove è arrivato questo gruppo dirigente. Quello dal 2010 al 2018 è stato un percorso affascinante, sicuramente pieno di grande e intenso lavoro, di grandi, grandissimi sacrifici da parte di tutte le donne e di tutti gli uomini della Juventus, che in questi anni sono più che raddoppiati. Questo dà anche la dimensione della vostra Società e della trasformazione che ha vissuto. È stato un percorso, dicevo, fatto di grande lavoro, grande sacrificio, ma anche di grandi, grandissime soddisfazioni. Nel 2010 il fatturato della Juventus era sotto i 200 milioni, oggi approviamo un bilancio, per il secondo anno consecutivo, superiore ai 500 milioni.

Tutti conosciamo i risultati della squadra, ma è bello ricordarli: 7 Scudetti consecutivi, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, 2 finali di Champions League e, al primo anno della loro storia, il primo Scudetto della Juventus femminile. Sono risultati straordinari.

Guardando indietro non posso che pensare a tre momenti che si distinguono sostanzialmente all’inizio, a metà e alla fine di questo percorso 2010-2018. Uno, l'ho anche già raccontato: quando arrivo nel 2010, voglio andare in ufficio un sabato mattina e lo trovo sprangato, e questo dà la dimensione della passione che c’era in quel momento. L’anno successivo, nel 2011, sempre un sabato di maggio, vado in ufficio e ho circa 30 persone in ufficio: quello è stato un primo vero cambiamento percepibile da parte mia.

Questa mattina, anche per preparare l’assemblea di oggi, sono arrivato in ufficio alle 7 e un quarto, e con me c’erano già cinque o sei persone. Questa è la dedizione che ha la gente della Juventus e questo è sicuramente un segnale positivo e tangibile.

La crescita di una società sportiva passa sicuramente attraverso le vittorie, perché vincere aiuta a vincere e a trovare la mentalità vincente, ma è anche dalle sconfitte che si cresce e si deve imparare. E sicuramente un momento che mi ha segnato nella crescita e ha creato e costituito la voglia in me di raggiungere gli obiettivi prefissati, è stata la finale di Berlino nel 2015, quando andando a premiare i giocatori sul campo, consegnavo alla nostra squadra la medaglia d’argento. Ebbene, abbracciare in quel momento ogni giocatore, uno ad uno, e ringraziarli per il percorso che avevano compiuto, mi ha permesso di mantenere vivo quel fuoco della passione che serve per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Terzo, e non ultimo, l’evento di quest’estate: l’arrivo di Cristiano Ronaldo. Sapere che il giocatore più forte al mondo sceglie la Juventus, sapere che la Società che io reputo una delle più forti al mondo finalmente riesce ad arrivare al giocatore più forte del mondo, è un motivo di grandissimo orgoglio. Ho sempre sostenuto, e continuerò a sostenere, che è la squadra a fare la differenza in un’azienda, ma avere i migliori professionisti in ogni ruolo aiuta ad ottenere i risultati che ci si è prefissati. Avere Cristiano oggi con noi sicuramente aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi, con la consapevolezza però che si tratta di sport e i risultati ottenuti ad ottobre sono ancora molto lontani dal trovare poi un riscontro concreto a maggio.

Per affrontare le prossime sfide, da qui al 2024, abbiamo deciso di rinnovare la leadership della Juventus. Il modello organizzativo della società non cambierà e si fonderà sempre su tre pilastri: i servizi, i ricavi e, in maniera centrale, lo sport.

Prima di parlare degli obiettivi dei prossimi anni però, credo che sia doveroso da parte mia un caloroso e affettuoso ringraziamento ai due amministratori delegati uscenti: Aldo Mazzia, che è qui con noi oggi, e Giuseppe Marotta.

Aldo è entrato nel Gruppo EXOR nel 1987, assunto da mio padre, dove ha svolto incarichi nelle aree di amministrazione, finanza e controllo, fino a diventare Chief Administrative Officer della EXOR stessa, all’epoca IFI-IFIL, con responsabilità sui servizi di amministrazione e bilancio, amministrazione del personale, informatica e logistica. Il suo è stato un ruolo chiave nello sviluppo di tutta la parte di real-estate della Juventus in questi anni: lo stadio, la Continassa sono progetti che ha seguito in prima persona. E quindi se oggi ci possiamo vantare di avere una sede vicino allo stadio, uno stadio di proprietà, un centro tecnico di allenamento all’avanguardia e, a fianco di questo, un albergo e un concept store, lo dobbiamo essenzialmente ad Aldo. E di questo, Aldo, non solo io, ma tutta la Juventus ti è grata. Grazie.

Parlare di Giuseppe Marotta come professionista del mondo del calcio rischia di essere riduttivo. Sono 40 anni che dirige società professionistiche: la sua carriera è iniziata nel Varese, è passata da Monza, Como, Ravenna, Venezia, dove ha ottenuto la prima vera grande soddisfazione riportando il Venezia in serie A dopo 31 anni. Un passaggio all'Atalanta e poi 8 anni straordinari alla Sampdoria che ha lasciato nel 2010 in Champions League, prima di raggiungere la Juventus. La capacità, l’esperienza, la conoscenza di Marotta sono state fondamentali nella crescita sportiva di questa Società e anche a lui dobbiamo un forte e caloroso abbraccio e un applauso.

L'elemento che ha ci permesso di intraprendere le nostre scelte è stata la capacità, di Aldo e di Beppe di crescere dei professionisti. Questa deve essere la prima grande virtù di ogni leader: saper crescere sotto di sé dei futuri leader, che possano assumere le loro responsabilità. Quindi la scelta di privarsi di due dirigenti apicali, consegue ad una valutazione delle funzioni e dei ruoli presenti in Azienda, finalizzata alla migliore efficienza della struttura organizzativa e dei costi di gestione.

Si è dunque deciso di conferire maggiori responsabilità a risorse già presenti in Azienda, distintesi negli anni per gli ottimi risultati conseguiti nell'ambito delle mansioni affidate. Nello specifico, per quanto concerne la posizione di Aldo Mazzia, è stato attribuito il ruolo di CFO e un'altra funzione aziendale che aggiungerà compiti e prerogative alle mansioni svolte finora.

Per quanto invece riferibile a Beppe Marotta, fermo restando anche in questo caso l'assenza di nuove assunzioni dall'esterno, si è scelto di ridistribuire le mansioni ed i suoi compiti in parte a chi già rivestiva un ruolo apicale nella gestione sportiva e in parte riportando in seno al Consiglio di Amministrazione le relative competenze, che saranno oggetto di prossima delega in favore di uno dei suoi membri. Un grande insegnamento che ci ha lasciato Jack Welch è stato “Cambia prima di essere costretto a farlo”, quindi abbiamo scelto una nuova generazione di leader cui affidare le responsabilità della Juventus per i prossimi anni.

Per quanto riguarda lo sport e per avere un’idea di quale sarà la direzione che vorremo mantenere, mi rifaccio all'introduzione di un articolo che ho letto dopo la partita di Manchester di ieri: "L'élite europea è una cerchia ormai molto ristretta di cui la Juve fa parte indiscutibilmente e soprattutto stabilmente".

Questo non potrà che essere il nostro obiettivo sul campo: mantenere ciò per cui abbiamo lavorato duramente in questi anni. È evidente che poi, al di là dei risultati della prima squadra, ci sarà un duro sulla nuova squadra di quest'anno, l'Under 23. Mi è capitato spesso di parlare con le persone responsabili, in primis con Federico Cherubini, del significato dell'Under 23. Dopo avere lottato in questi anni per l'introduzione delle seconde squadre, questo finalmente è stato possibile, ma formalmente solo da fine luglio, quindi con incertezze fino agli ultimi giorni.

Il percorso dei ragazzi in Italia è sempre stato contraddistinto dai prestiti dopo i settori giovanili, con scarso minutaggio, prima di verificare la loro potenzialità di approdare in pianta stabile in squadre di serie A. Che cosa significa essere Under 23 in un club come la Juve? Questa è stata forse la parte più difficile: dare un’identità a una squadra che prima non esisteva.. Avere dei giocatori pronti per la Prima Squadra può significare la riduzione della rosa di due o tre elementi, con il conseguente risparmio che questo ne comporta, sapendo di avere a disposizione giocatori di certo affidamento; dall'altro lato, lo scopo è il completamento professionale di questi ragazzi la possibilità di compiere un percorso da professionisti nel mondo del calcio. Ora abbiamo la punta di diamante del settore giovanile e, questo deve essere chiaro dai nostri Under 8 fino alla Prima Squadra, l'obiettivo deve essere vincere.

L'Area dei Servizi, continuerà ad avere compito di fornire all'Area Sport e all'Area Revenue gli strumenti più idonei dal punto di vista organizzativo, tecnologico, infrastrutturale e finanziario per il raggiungimento degli obiettivi aziendali nel medio lungo periodo. Dovrà essere un vero supporto alle due aree trainanti della Società, quindi, oltre alla normale gestione degli aspetti amministrativi, societari e legali, negli anni a venire ci sarà, da parte dell'Area dei Servizi, l'implementazione di una strategia di governance dell’IT, al fine di supportare la crescita di ricavi e le esigenze dell'Area Sportiva. Dovrà inoltre valutare e monitorare costantemente le singole attività della Società, siano esse linee di business o progetti, al fine di concentrare le risorse aziendali su attività strategiche o a più alta marginalità, ottimizzare la gestione delle fonti di finanziamento, con l'obiettivo di contenere i costi per gli oneri finanziari, e ridurre il rischio di tensioni finanziarie, fino a proseguire nel miglioramento di tutte le procedure aziendali per aumentare l'efficienza della struttura e contenere la crescita dei costi operativi.

Per quanto riguarda l'Area dei Ricavi l'obiettivo è consolidare la Juventus anche come potenza economica e non solo sportiva, del calcio mondiale. Questo significa continuare a crescere in rilevanza nei mercati chiave, Cina, Sudest Asiatico e Stati Uniti, sfruttando l'onda positiva di interesse che si è generata intorno a noi, anche e soprattutto grazie ai risultati dell'Area Sportiva. Compito sicuramente difficile per l'Area dei Ricavi sarà superare i limiti dell'attuale distribuzione televisiva della serie A, attraverso l'ulteriore sviluppo dei canali della nostra piattaforma digitale che ci possano consentire una presenza in quei mercati, in linea con quelli dei nostri principali concorrenti internazionali, garantendo al tempo stesso un pieno supporto alla Lega di serie A, per far crescere l'intero sistema al di fuori dell'Europa. Dovrà poi valorizzare sempre di più le nostre alleanze strategiche con i brand, a cominciare da quelli che mostriamo sulla nostra maglia. Infine dovrà giocare un ruolo attivo nell'industria dell'intrattenimento, offrendo ciò che di meglio sappiamo fare. La nostra essenza è fatta di gioia e emozioni attraverso le nostre Academy, i nostri eventi, i nostri luoghi, che sempre più si moltiplicheranno in giro per il mondo. Si è quindi deciso, per affrontare le sfide che ci attendono negli anni a venire, di rinnovare la leadership della Società e di conferire maggiori responsabilità a risorse già presenti in Azienda: per quanto riguarda l'Area Sport a Fabio Paratici, per quanto riguarda l'Area dei Servizi a Marco Re e per quanto riguarda l'area dei ricavi a Giorgio Ricci.

Questo evidentemente porterà anche ad una riorganizzazione generale delle aree, e solo per citare alcuni professionisti che si troveranno con grandi possibilità di crescita e di contributo per il raggiungimento degli obiettivi della Juventus, a fianco di lavoreranno Fabio persone come Federico Cherubini, a fianco di Marco persone come Fabio Tucci, e a fianco a Giorgio persone come Tomas Aricò. Ne ho citate tre non per particolari meriti, ma perché rappresentano le seconde linee. La Juventus non è fatta da una persona, due persone o tre persone: la Juventus è composta da un gruppo di donne e di uomini che lavorano quotidianamente per permettere alla squadra di raggiungere il suo obiettivo: vincere sul campo. E faccio loro un grandissimo in bocca al lupo.
I cambiamenti della nostra Società si verificano per diversi motivi anche intorno a noi, all'interno dei confini domestici e a livello internazionale. La Lega Serie A di recente si è dotata di un nuovo statuto, che auspicavamo da diversi anni, e ha nominato un nuovo Presidente, Gaetano Micciché. La Federazione Gioco Calcio ha tenuto la sua Assemblea Elettiva, dopo un periodo di commissariamento durato alcuni mesi, e ha votato, sostanzialmente all'unanimità con il 97,2% dei voti, il prossimo Presidente della Federazione, Gabriele Gravina, il quale dovrà a sua volta convocare il primo consiglio per l'attribuzione delle deleghe della responsabilità già dalla settimana prossima. Io parteciperò e cercherò di dare il mio contributo, pur non avendo la possibilità di votare, in quanto membro effettivo del Comitato Esecutivo dell'UEFA.

Abbiamo due leader nuovi in Lega di A e in Federazione che hanno di fronte a loro una sfida importante: ritrovare e riportarearmonia nel calcio italiano. Questo non può che avvenire attraverso un piano strategico condiviso con senso di responsabilità dalle varie componenti. Essendo mandati di breve periodo che scadranno col quadriennio olimpico, le nuove votazioni della Lega e della Federazione avverranno tra il gennaio e il febbraio del 2021, quindi l'auspicio è che i due Presidenti, della Federazione e della Lega di A, riescano realmente a convergere verso un piano strategico del calcio italiano, che veda attribuita ad ognuna delle sue componenti la propria missione. Quando parlo di propria missione penso innanzitutto ai campionati: la Serie A, la Serie B, la Serie C e i campionati dei dilettanti.

La Serie A non può che essere il campionato di élite e la locomotiva commerciale ed economica del calcio italiano. Crescendo può far crescere anche la parte di solidarietà per il trasferimento delle risorse alle serie minori e favorire così il raggiungimento dei loro obiettivi.

La Serie B e la Serie C, sono campionati per la crescita delle risorse giovanili, anche tramite il maggior numero possibile di Seconde Squadre. Andrebbe permesso alle Seconde Squadre di salire e scendere tra le categorie: oggi non è possibile in quanto devono rimanere in Serie C. Negli altri campionati, le Seconde Squadre dei principali club europei che salgono nella seconda divisione, successivamente rischiano, anche velocemente, di scendere in terza divisione. A livello di Serie B fanno fatica a resistere, ma si tratta anche di dare un obiettivo reale alle Seconde Squadre.

I dilettanti, devono avere come obiettivo la divulgazione della passione sportiva a livello amatoriale: chi di noi gioca nei campionati dilettanti lo fa soprattutto per divertirsi e per promuovere a sua volta il gioco del calcio. Il tutto evidentemente va fatto con armonia da parte della Federazione Giuoco Calcio, che ha appunto come obiettivo la promozione e la disciplina dell'attività del gioco del calcio e degli aspetti ad essi connesso, conciliando la dimensione professionistica con quella dilettantistica attraverso una struttura centrale. Questo si deve tradurre nel far giocare a calcio quanti più bambini possibile e far crescere il movimento. I competitors, se così si può dire, della Federazione Calcio sono la Federazione Volley, sono la Federazione Basket, sono la Federazione Rugby; chi gestisce il calcio in Italia deve portare a sé quanti più bambini possibili, quanti più praticanti possibili, perché in un bacino ampio è più facile la crescita di talenti.

Quello che abbiamo visto in questi ultimi mesi, ma forse è anche corretto dire ultimi anni, sono stati un susseguirsi di ricorsi, controricorsi, situazioni paradossali, campionati che partono con società fallite... La Serie B è partita con 19 squadre e con l'accoglimento da parte del TAR del ricorso di tre società che porta le componenti preposte a valutare il reinserimento di squadre che hanno già giocato in un campionato o nell'altro; abbiamo visto deroghe, abbiamo visto il movimento femminile venire strattonato tra la Lega Nazionale Dilettanti e la sezione dei professionisti... Lo sport in generale, ma il calcio in particolare, deve unire. Il calcio non è politica. Abbiamo tutti lo stesso obiettivo. Abbiamo l'obiettivo di far crescere un movimento, di vedere un campionato eccitante, esaltante, di vedere le squadre italiane trionfare in Europa, sia in Champions League che in Europa League. Abbiamo tutti il sogno di vedere alzare di nuovo al cielo la Coppa del Mondo. L'obiettivo deve essere unico per le componenti che operano all'interno della nostra industria in Italia. Abbiamo bisogno di armonia, attraverso una visione strategica di insieme. Questo non vuol dire eliminare gli sfottò: se io tifo una squadra, mi confronto con i miei amici che ne tifano un'altra, il risultato di una partita ci porta ad andare al bar con il sorriso oppure con la tristezza, o a prenderci in giro per una partita, ma ci si deve fermare lì. Lo sfottò è una cosa, l'odio un'altra. Nel calcio si sta propagando un sentimento generale delle società, in cui l'odio contro qualcuno o qualcosa è la parte principale. Questo sicuramente è nocivo, ma è il periodo che ci è dato di vivere. Ripeto però, un conto è l'ideologia politica, un conto è il tifo per una squadra di calcio e devono rimanere due elementi distinti.

Da ultimo, parlando di cambiamenti, non posso che dare un ultimo sguardo al panorama internazionale e alle attività della European Club Association, dell'UEFA e della FIFA. Con il Consiglio ECA tenuto a Parigi abbiamo perfezionato gli ultimi dettagli che mancavano per la definizione delle competizioni internazionali del ‘21-24. Bisognava definire il meccanismo di accesso dell'Europa League per il triennio ‘21-24. Per quanto riguarda la Champions non cambierà nulla e quindi nel ciclo ‘21-24 manterrà il meccanismo di accesso attuale, con le prime quattro associazioni che portano quattro squadre automaticamente al group-stage e gli altri 16 posti assegnati secondo un meccanismo di ranking molto preciso. Andava completato il discorso sull'Europa League, che ha visto nell'ultimo anno anche discussioni accese su quale sarebbe stato il migliore modo per definire gli obiettivi che ci eravamo prefissati.

L'obiettivo principale era allargare la partecipazione a un maggior numero di squadre. Si è discusso se avere un’Europa League a 64 squadre o creare una terza competizione. È stato finalizzato il meccanismo di accesso per l'Europa League ed stato scelto il percorso della creazione della terza competizione che avrà meccanismi di accesso simili. Adesso verranno sviluppati i formati commerciali e si potrà andare poi sul mercato tra un anno. Questo è stato un enorme sforzo da parte della European Club Association e dei suoi consiglieri perché le posizioni degli scozzesi, dei finlandesi e dei portoghesi sono diverse da quelle degli inglesi, dei tedeschi e degli spagnoli, e di queste differenze va tenuto conto.

L'analogia con la Serie A, la Serie B e la Serie C è evidente: ognuno ha una propria posizione all'interno del sistema europeo, così come ognuno ha una propria dimensione all'interno dei propri sistemi. Un elemento comune tra i Club europei è che sono tutti Club d'élite nelle rispettive nazioni, ma poi le varie nazioni hanno enormi differenze quando si declinano a livello europeo. Io devo ringraziare i miei colleghi per la soluzione che è stata trovata e pensare al modello dell'ECA anche per il calcio professionistico in Italia. Sono state create delle piattaforme esecutive per le consultazioni, dove, in base ad aree geografiche, si ritrovano le squadre per discutere dei temi più cari e maggiormente all'ordine del giorno. Ci sono dei gruppi di lavoro che portano contributi dall'Albania alla Finlandia, alla Francia, alla Spagna, su temi che sono evidentemente di interesse comune ad ognuno di noi: gli affari finanziari e la gestione dei meccanismi di licenza, il Financial Fair Play i meccanismi di distribuzione commerciale, i meccanismi di distribuzione, i meccanismi di solidarietà. Questo avviene anche in Italia attraverso delle leggi dello Stato, mentre in Europa avviene attraverso dei meccanismi volontari decisi dalle componenti stesse. Le analogie tra l'Europa e l'Italia sono evidenti: da noi si parla di riforma dei campionati, di sistemi di licenza, di Financial Fair Play, di infrastrutture e abbiamo una serie di normative sia a livello europeo che a livello italiano che parlano chiaro: a livello europeo chi partecipa alle competizioni internazionali deve adempiere a queste norme,mentre in Italia troppo spesso, se non quotidianamente, si ricorre al meccanismo delle deroghe.

Ora, se un club sale di categoria, non ha solo degli onori, quindi la possibilità di giocare in un campionato migliore di quello precedente, ma ha anche degli obblighi. Se l'obbligo è avere delle infrastrutture di un certo tipo, a questo onere bisogna ottemperare, altrimenti si crea un danno a tutto il sistema calcio. Ospitare delle manifestazioni continentali o mondiali, come gli Europei o i Campionati del Mondo, può facilitare questo processo, specialmente alla presenza di un accordo con il Governo del momento. Abbiamo fallito un paio di volte in passato ed è giusto, normale e naturale che oggi si pensi all’assegnazione degli Europei del 2028.

L'assegnazione degli Europei del 2028 però avverrà nel 2022. Abbiamo assegnato tre settimane fa gli Europei del 2024 alla Germania, che era in lizza con la Turchia, e la prossima assegnazione avverrà tra 4 anni. Quindi parlare oggi di assegnazione degli Europei all'Italia è sicuramente prematuro da un punto di vista delle procedure UEFA, ed è sicuramente corretto da un punto di vista di programmazione delle attività federali. E questo ci porta al completamento del percorso che abbiamo davanti a noi fino al 2024.

Il calcio è sostanzialmente regolato da un elemento, che è il calendario internazionale, oggi è approvato e definito fino al 2024. Il calendario internazionale è emanato dalla FIFA in accordo con le varie Confederazioni, europea, nordamericana, sudamericana, asiatica e africana. L'impalcatura è questa. Oggi all'interno di questa impalcatura c'è un enorme disordine, quindi abbiamo tornei confederali che hanno un riverbero sui Club negli anni pari, negli anni dispari, d'estate, d'inverno. È volontà dei Club armonizzare questi tornei confederali, idealmente negli anni pari, nei mesi estivi, in modo tale che si abbia quindi una programmazione definita. Questo lascerebbe ai giocatori la possibilità di fare un mese di vacanza gli anni dispari. I giocatori sono i nostri eroi, sono persone fisicamente sicuramente superiori alla media, ma anche loro hanno bisogno di un periodo di riposo, fisico e mentale. Gli atleti che partecipano a questo tipo di competizioni sono sottoposti a stress psicologici elevatissimi e quindi dare loro un anno ogni due la possibilità di un vero mese di vacanza, uguale per tutti, e avere una vera programmazione uguale per tutti, sarebbe di grande auspicio.

Lo stesso dicasi per le date di rilascio dei giocatori alle Nazionali. Oggi abbiamo settembre, ottobre, novembre, marzo, giugno e poi i vari tornei confederali. È evidente che ridurre il numero delle partite nazionali non è prioritario nell'interesse generale dei Club, perché non possiamo pensare solo a noi stessi: per molti dei Club di seconda fascia avere giocatori in Nazionale è un elemento di valorizzazione e quindi avere un buon numero di partite è sicuramente uno strumento efficace per la valorizzazione di queste società. Però sarebbe utile cercare di razionalizzare tutto questo. Oggi abbiamo 18 partite in ogni ciclo biennale, 10 in assenza di un torneo, 8 con la presenza di un torneo. Cercare di ridistribuire queste gare, per ridurre le date di rilascio può sicuramente essere efficace per le Nazionali, che avrebbero i giocatori a disposizione per un periodo più lungo, per i Club, che avrebbero meno date di rilascio, e per i giocatori, che avrebbero un calendario più ordinato. È evidente che un terzo punto che sta a cuore ai Club europei è un bilanciamento delle partite internazionali, avendo una piattaforma internazionale il più ampia possibile, rispettando però le competizioni domestiche.

Non tutti hanno la fortuna e il privilegio di giocare in mercati principali come quello italiano, francese, inglese, e quindi si è ragionato sulla possibilità di creare leghe regionali, nell'ambito di alcuni mercati. Questo non vuol dire una Super Lega Europea, ma dare la possibilità a quei mercati minori di creare della massa critica, per trovare dell'interesse all'interno di leghe transregionali. E questo può essere sicuramente spunto per una riflessione.

Sarebbeinoltre importante l'introduzione di veri e propri rest period anche durante la stagione, in modo tale che ci possa essere un richiamo di preparazione, e possibilmente una riduzione generale delle partite. Troppe partite non interessano e soprattutto i giocatori non riescono a giocarle.
In questo contesto con il Presidente dell'UEFA, il Consiglio dell'ECA con il Consiglio esecutivo dell'UEFA, l'Amministrazione dell'ECA con l'Amministrazione dell'UEFA, abbiamo una visione congiunta e si lavora con l'armonia auspicata anche per l'Italia. E se si lavora con armonia e con stima reciproca, si possono anche trovare delle soluzioni che vadano nell'interesse di tutte le componenti.

Il discorso è diverso in questo momento con la FIFA. La FIFA segue un suo percorso, simile a quello del passato, non ascolta le varie componenti. In questo momento, mentre si svolge la nostra assemblea, è in corso tra oggi e domani il Consiglio della FIFA a Kigali in Ruanda, dove la FIFA ha portato all'ordine del giorno la creazione di due nuove competizioni, la Global Nations League e una ristrutturazione dell'attuale Coppa del Mondo per Club, senza precisare formati, meccanismi di accesso, date in cui questa verrebbe giocata. Al di là del fatto che ci possa anche essere utile rivedere questa competizione, è una mia ferma convinzione, sia come Presidente di uno dei principali Club europei, sia come Presidente dell’Associazione dei Club Europei, che se vogliamo costruire le fondamenta del calcio mondiale attraverso il suo principale strumento,  il calendario internazionale, non si possono aggiungere competizioni. E quindi in questo momento, mi duole dirlo, i rapporti con la FIFA sono tesi.

Saranno anni interessanti, di grande passione. I sacrifici e il grande lavoro che è stato fatto dal 2010 al 2018 non potranno che essere il comun denominatore degli anni a venire. E saranno il grande lavoro e i grandi sacrifici che ci potranno permettere di raggiungere gli obiettivi che ci prefissiamo.
 JUVENTUS NEL FUTURO
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CONFERENZA STAMPA DEL PRESIDENTE POST ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI

lunedì, ottobre 22, 2018

PRESIDENTE AGNELLI, PERCHE' NO?!

1908 LA JUVENTUS CAMPIONE SUL CAMPO 1909 
Carlo Vittorio Varetti Presidente
LA SQUADRA 1908
TITOLO NEGATO DAGLI INFAMI FEDERATI! 
("federati" gli infami dirigenti della figc di tutti i tempi!)

Adesso che il Presidente della Juventus e un "Vero Agnelli!", dopo le esternazioni del Gravina - gli scudetti della Juventus non sono 36 -  l'individuo ansioso di diventare presidente della FIGC, domando: Presidente, cominciamo a chiedere gli scudetti VINTI sul CAMPO nel 2008 e 2009?!

Si perchè questo è un argomento del quale, per comodità, pochissimi a livello nazionale (pre & post calciopoli!) ne hanno parlato è , incredibilmente, anche la Juventus si e astenuta.  Ma se alla Juventus ci fossero persone interessate  a che venisse fatta Giustizia, per esempio: Lei Presidente, ritengo che parlarne e farsi ascoltare, abbia una sua decisiva importanza.

Carlo Fontanelli con la Geo Edizioni, vedi www.bibliotecadelcalcio.com, ha pubblicato due volumi inerenti i campionati del 1908, "Non passi lo straniero", e 1909, "Doppio scudetto".

Riassumo brevemente i fatti.
Nel 1908 la Juve vince il Campionato Federale, al quale potevano partecipare tesserati italiani e stranieri - e la Pro Vercelli in vece si aggiudica il Campionato Italiano, riservato a quei club che presentavano solo giocatori nazionali.

Nel 1909 le parti si invertono: la Juve vince il Campionato Italiano e la Pro Vercelli il Campionato Federale.

Dall'Albo d'Oro risulta che i due campionati sono stati vinti dalla Pro Vercelli. E' uno scippo del quale il solo Tuttosport ne ha parlato alcuni anni fa, in maniera alquanto soft (per non farsi neca la juve, sidisse), tutto il resto di tv e giornali silenzio ed immobilismo.

Logicamente in Federazione tutti ne sono a conoscenza ma tacciono. Eppure furono campionati vinti meritatamente sul campo, basta avere la pazienza di rileggersi i documenti dell'epoca e ci si rende conto.

E' visto che il Tal Gravina, alla parola Scudetti della Juventus, come TARantoLATO ha risposto che NON sono 36 (roba da farabutti!) ci teniamo a ricordargli che da federato di lungo corso, dovrebbe sapere(sa?!?!!!) che sono: 36 + 2!
LA SQUADRA CAMPIONE 1909
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