CAMILLO
Calcio corrotto, Nazionale perfetta
IL FOGLIO, 11 luglio 2006 Calcio corrotto, Nazionale perfetta. E’ il titolo adatto a una nuova campagna di impegno civile per raccontare il paradosso di un paese che soltanto un mese fa - e col sangue agli occhi - voleva ritirare la squadra dai campionati mondiali, licenziare Marcello Lippi, arrestare Gigi Buffon e togliere la fascia di capitano a Kannnavaro, Kannnavaro, Kannnavaro (copyright Fabio Caressa). Questo stesso paese che oliava la ghigliottina e s’improvvisava giureconsulto oggi suona il violino, come Gilardino dopo il gol agli Usa, e intona peana a una squadra umile e gregaria, a un allenatore geniale e vincente, a un portiere formidabile e imbattibile e a Kannnavaro, Kannnavaro, Kannnavaro, ovviamente senza curarsi di spiegare come mai siano vincenti e imbattibili a luglio 2006, ma ladri e imbroglioni un mese prima. Ci hanno rovinato il sogno, diceva il paese prima di Berlino, cioè prima che i Mondiali dimostrassero che il sistema Moggi, con i suoi addentellati, era una centrale calcistica specializzata in sogni che si realizzano: ogni domenica con Juve e Milan, e subito al primo colpo con la Nazionale. Quella di Moggi & co. era una centro di potere, però capace di scegliere il mister giusto per la Nazionale, così come gli assistenti tecnici presi dal giro Juventus e una dozzina di calciatori tanto bravi da essersi guadagnati sul campo la finale di Berlino. Ieri il Financial Times, mica la Gazzetta dello Sport, ha pubblicato un’approfondita analisi per dimostrare statisticamente come siano stati “i club europei i reali vincitori della competizione globale”. E tra i club europei, al primo posto c’è la Juventus di Moggi (con il Milan di Galliani al quinto posto).
Ora questi campioni del mondo rischiano di finire in B e in C, malgrado non abbiano fatto altro che tirare calci a un pallone. Uno scandalo di corruzione sportiva che, unico al mondo, non vede implicato nessun atleta e intorno al quale non si sente alcun odore di denaro. C’è, invece, un teorema moralistico da curva sud, fondato su telefonate intercettate ma non accertate, che non tiene conto di che cosa sia effettivamente successo sul campo. Nell’aula di questo processo reality, le telefonate non sono state ascoltate e i testimoni non sono stati convocati. Le partite neanche a parlarne, il che equivale a non aver voluto visitare il luogo del delitto. (segue Un dirigente può essere colpevole di illecito anche se poi, sul campo, l’imbroglio non si realizza, ma un arbitro può aver falsificato una partita solo sul rettangolo di gioco: avrà o no il diritto di difendersi chiedendo di visionare la partita?
Prima o poi, vedrete, arriveranno le lodi anche per Aldo Biscardi, la fonte “Betulla” di calciopoli, il cui onore è stato riscattato al minuto 115 della finale, quando i potenti del calcio hanno deciso di espellere Zidane usando, per la prima volta, quella moviola-in-campo che Biscardone invoca da anni. Il processo al calcio campione mondiale, meno rigoroso di quello biscardiano dove almeno c’era il supermoviolone, andrà a sentenza domani. Poi ci sarà l’appello, prima che il Tar del Lazio annulli e mandi il calcio a catafascio. Mediaset, intanto, non paga la rata dei diritti tv e si rifiuta di rinnovare il contratto milionario con la Lega per la prossima stagione, qualora la serie A sarà una cosa diversa da quella che è normale che sia. Le squadre di B sono furiose, a causa del probabile arrivo di cotante portaerei e i campioni del mondo sono pronti a emigrare all’estero. In questi giorni, per dire come siamo messi, le telefonate dello scandalo vengono trasmesse da Radio Kiss Kiss di Napoli (stessa città della procura intercettatrice). Il tono e la sostanza dimostrano niente, se non una dose di arrogante millanteria, qualche caduta di stile e le solite lamentele nei confronti degli arbitri. Che non ci sia alcuna cupola o mafia o associazione a delinquere l’ha detto lo stesso procuratore Palazzi, senza però che nessuno abbia avuto l’accortezza di farlo sapere in giro. La cupola non c’è, anche perché non è reato punibile secondo i codici sportivi. Prove che ci siano state partite truccate non ce ne sono, al contrario delle polemiche sull’amnistia. Il giudice Ruperto ha in mano una soluzione per evitare il caos e far pagare chi ha sbagliato, senza per questo rivoluzionare il campionato: condannare i colpevoli per slealtà sportiva (art. 1) e non per un illecito (art. 6) che non è provato e che autorizzerebbe chiunque a dire che non abbiamo vinto la Coppa perché la palla è rotonda ma perché è stato Moggi a far espellere Zidane.
Cristian Rocca
Nessun commento:
Posta un commento