lunedì, agosto 20, 2007

Dr. ZOIDBERG - Le schede svizzere: tutte le incongruenze

FONTE TERZAET@.COM

P.Q.M. LA CORTE DEI CONTI Sezione Giurisdizionale per la Regione Lazio, definitivamente pronunciando, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, CONDANNA Francesco RUTELLI e Piero SANDULLI per la somma di lire 53.995.080 ciascuno; 34.- Francesco RUTELLI e Piero SANDULLI per la somma di lire 12.528.279 ciascuno; 35.- Francesco RUTELLI e Piero SANDULLI per la somma di lire 115.300.444 ciascuno. Tali importi dovranno essere rivalutati fino alla data di deposito della presente sentenza e sulla somma complessiva dovranno essere corrisposti, dalla stessa data, gli interessi legali fino all'intero soddisfo. CHISSA' CHE NON SIA LO STESSO DELLE SENTENZE? Terzaet@.com

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Dr. ZOIDBERG - Preso da: http://www.ju29ro.com/

Le schede svizzere: tutte le incongruenze

La grande novità emersa dalle indagini napoletane consiste nella scoperta di una presunta rete segreta di comunicazione messa in piedi da Luciano Moggi mediante l’utilizzo di schede telefoniche estere (svizzere in particolare, ma anche slovene e del Liechtenstein). Questi i possessori delle tessere straniere:

Moggi (5 utenze) gli arbitri De Santis (1), Racalbuto (2), Bertini (1), Paparesta (1), Pieri (1), Dattilo (1), Gabriele (1) e Cassarà (1), il guardalinee Ambrosino (1), i designatori Bergamo (2) e Pairetto (2) e il dirigente del Messina, Mariano Fabiani (2).

21 tessere in tutto (su un totale di 45, le altre non sarebbero state identificate). L’argomento, come prevedibile, ha avuto vasta risonanza, con i giornali a trattare dell’esistenza delle schede come un dato certo e incontrovertibile. Invece le incongruenze e le imprecisioni sono molte. Vediamole.
I Carabinieri (vedi informativa dell’aprile 2005) scoprono l’esistenza di queste utenze il 19 febbraio 2005 allorché Bergamo chiama da casa sua uno dei telefonini svizzeri di Luciano Moggi. Sulla scorta di questo viene da chiedersi perché la Procura non abbia avanzato richiesta di intercettazione anche per queste utenze, dal momento che, se le chiamate finivano in roaming sul territorio italiano, le stesse sarebbero risultate intercettabili. Strano che nei 26 mesi dalla scoperta delle schede alla comunicazione di chiusura indagini non siano state fatte azioni in questo senso.
I Poirot napoletani avrebbero invece compiuto un percorso “a posteriori”, raccogliendo i dati di ingresso e di uscita dalle celle telefoniche “attivate” dalle schede, incrociandoli con le locazioni territoriali dei soggetti indagati. Grazie a questo meccanismo, gli investigatori hanno costruito una mappa di partite che sarebbero state “preparate” da conversazioni effettuate con queste utenze. Analizziamo le più importanti:

▪ Coppa Italia

Semifinale: Cagliari-Inter 1-1 - Bertini Ottavi: Inter-Bologna 3-1 - Cassarà Ottavi: Cagliari-Lazio 2-1 - Dattilo Ottavi Bologna-Inter 1-3 - Gabriele Quarti Milan-Udinese 3-2 - Gabriele

Nessuna partita della Juventus. L’Inter vince 2 volte su 3, il Milan vince. Dove sono i vantaggi per la Juve?

▪ Campionato: partite Juventus

7° Siena-Juventus 0-3 - Bertini 9° Juventus-Chievo 3-0 - Pieri 10° Reggina-Juventus 2-1 – Paparesta 15° Bologna-Juventus 0-1 – Pieri 16° Juventus-Milan 0-0 – Bertini 19° Cagliari-Juventus 1-1 – Racalbuto 23° Palermo-Juventus 1-0 – De Santis 27° Roma-Juventus 1-2 – Racalbuto

Non uno score eccezionale per i bianconeri che perdono ben due partite (entrambe caratterizzate da clamorosi errori arbitrali a sfavore). Stranamente nessuna chiamata in corrispondenza di partite con l’Inter o nelle ultime 11 giornate di campionato, quelle decisive per l’assegnazione dello scudetto.

▪ Campionato: partite Milan

8° Milan-Atalanta 3-0 - Bertini 10° Milan-Roma 1-1 – Bertini 11° Brescia-Milan 0-0 - Racalbuto 12° Milan-Siena 2-1 - Bertini 14° Parma-Milan 1-2 – Pieri 21° Milan-Bologna 0-1 - De Santis 22° Messina-Milan 1-4 - Bertini 24° Reggina-Milan 0-1 – Cassarà 26° Inter-Milan 0-1 – De Santis 27° Atalanta-Milan 1-2 - Bertini

Cammino quasi perfetto del Milan, rivale principale della Juventus: una sola sconfitta, ma ben cinque vittorie esterne!
Nell’elenco figurano anche altri incontri che comprendono quasi tutte le squadre della masima serie, oltre che 17 partite del campionato cadetto (cui prodest?). Considerando tutte le gare incluse nella lista (79 in tutto) e calcolando la media punti ottenuta da ciascuna squadra, otteniamo un’interessantissima, e incredibile, statistica:

Livorno 2,3 (media campionato 1,18) Milan 2,08 (media campionato 2,07) Salernitana 2 (media campionato 1,21) Inter 1,9 (media campionato 1,89) Messina 1,76 (media campionato 1,26) Reggina 1,62 (media campionato 1,16) Roma 1,42 (media campionato 1,18) Juventus 1,88 (media campionato 2,26!!!)

Pazzesco: con gli otto fischietti sotto accusa tutte le squadre hanno guadagnato rispetto alle medie complessive. L’unica a perderci è la Juventus, che deve fare i conti con un -17%!!!!
Esaminiamo ora la media punti che ogni arbitro ha permesso di totalizzare alla Juventus nella stagione 2004/05 (in grassetto gli “svizzeri”):

Trefoloni: 3 (4 gare) Dondarini: 3 (2) Pieri: 3 (2) Banti: 3 (1) Collina: 2,6 (5) Farina: 2,5 (4) Rodomonti: 2,33 (3) Messina: 2,25 (4) Paparesta: 2 3) Racalbuto: 2 (2) Bertini: 1,66 (3) De Santis: 1,4 (5)

Incredibile ma vero, gli arbitri dotati di tessere telefoniche straniere figurano tutti agli ultimi posti di questa speciale classifica (con la sola eccezione di Pieri, il quale ha però diretto i bianconeri in sole due occasioni)! Che cupola sgangherata!
Le sorprese, tuttavia, non finiscono qui: degli otto arbitri accusati, né Cassarà né Gabriele hanno mai arbitrato la Juventus sia nella stagione 2004/05 che nella stagione 2005/06. Quindi, a quale fine dotarli di utenze riservate? Ma, per ottenere un riscontro statistico più attendibile, consideriamo la media punti di due campionati, anziché di uno solo:

Media punti arbitri “svizzeri”: 2,11 Media punti arbitri “normali”: 2,50 Media punti generale: 2,32

Ancora una volta la matematica parla chiaro. Anche su un campione più vasto – e quindi più affidabile – la Juventus non solo non guadagna nulla dai fischietti ritenuti “amici”, anzi ci perde (-9%). Gli arbitri “senza schede”, al contrario, fanno totalizzare un aumento del 7,8%!!!
Ma, laddove non arriva la statistica, arriva il buon uso della logica e la paziente ricerca. Esaminiamo, quindi, uno per uno tutti i punti oscuri della teoria accusatoria formulata dai pm napoletani.

**L’UOMO CHE (NON) TI ASPETTI

Una prima stranezza è costituita dalla presenza di Mariano Fabiani tra i possessori di sim card svizzere. Il dirigente messinese, infatti, figura anche come oggetto di attenzione nella vicenda relativa ai dossier illegali di Tavaroli. Una circostanza che non può non far pensare, come indica quest’Ansa del 2 maggio 2007:

Milano - L'ex direttore sportivo del Messina Mariano Fabiani si è costituito parte lesa nel procedimento per le intercettazioni illegali che avevano portato in carcere, tra gli altri, l'ex responsabile della sicurezza di Telecom Giuliano Tavaroli. Fabiani era stato coinvolto nelle indagini di calciopoli per accertamenti della magistratura verificatisi nello stesso arco di tempo nel quale, a quanto si e' appreso, era stato illegalmente spiato. “Vorremmo capire il perché di questa contemporaneità - spiega Andrea Miroli, legale di Fabiani - la coincidenza è singolare dal momento che è risultato dalle indagini che questi accertamenti erano commissionati da ben note societa' di calcio”

IL METODO DELLE CELLE

Il metodo adottato dagli investigatori per risalilre ai possessori delle utenze svizzere è, come detto, “a posteriori”. Esso si basa infatti sul sistema delle celle, ovvero sul rilevamento di accesione e spegnimento dei ripetitori telefonici (abbinando ad esempio la cella del centro di Bari con Paparesta), ognuno dei quali con un raggio di azione diverso. Il problema è che esistono celle in grado di coprire anche raggi di 100km, senza contare che, in caso di sovraccarico di una di esse, il segnale può essere fatto transitare per altri snodi, anche molto distanti tra loro. Questi problemi rendono ancora più difficoltoso l’abbinamento chiamate/possessore.

GENTE CHE NON C’È

Alcuni avvocati, nelle loro memorie difensive, hanno fatto notare decisive discrepanze nei rilevamenti effettutati. È il caso, ad esempio, dell’arbitro Paparesta: il 21 marzo 2005 due telefonate partono da un numero svizzero che si sospetta in suo possesso verso il cellulare italiano dello stesso arbitro barese. «È, appunto, un’anomalia - spiega il difensore, l’avvocato Sebastiano Giaquinto - che riusciremo a chiarire ai pm, anche perché Paparesta, in quei giorni, non era in Italia ma in Spagna con la famiglia. Lo dimostrano le tracce della sua carta di credito utilizzata per pagare l’albergo» (Il Mattino, 19 aprile 2007).
Stesso discorso per Massimo De Santis, al quale sono contestate telefonate su celle ove non era possibile si trovasse: una è quella di un quartiere di Roma in corrispondenza della sua vecchia abitazione, abbandonata dopo la separazione dalla moglie, l’altra è quella di Linate, che si “accende” alle ore 18.00 di una domenica pomeriggio. Circostanza impossibile dal momento che l’arbitro, dopo le partite arbitrate a San Siro, non raggiungeva l’aeroporto prima delle 18.30/19.00.

QUANTE TELEFONATE!

Nel resoconto dei Carabinieri vengono contestate a Moggi, alla viglia di Juventus-Milan del 18 dicembre 2004, ben 42 telefonate con l’arbitro Bertini. Rimane da chiedersi cosa abbiano avuto di tanto importante da dirsi. Strano poi che due persone, appartenenti allo stesso “sodalizio”, sentano la necessità di confrontarsi in continuazione sul da farsi.

LA FORMULA MAGICA

Secondo gli inquirenti, i possessori di sim svizzere avrebbero concordato tra di loro una codice segreto per comunicarsi il momento in cui accendere i dispositivi non intercettabili. Tale codice sarebbe stato identificato nella parola “accendi” che Moggi dice a Pairetto in un’intercettazione contenuta nei fascicoli della Procura di Torino. Peccato che tale convenzione sia presente una sola volta, quella appunto, e non compaia mai nelle numerosissime telefonate esaminate dalla Procura di Napoli.

IL CODICE IMEI

Il codice IMEI è quel numero che identifica univocamente il telefono cellulare. Ogni apparecchio, anche se di differenti marche, possiede uno ed un solo codice di quel tipo. Tale codice (in gergo definito “master”) è molto importante dal momento che viene sempre abbinato al numero telefonico (detto “slave”) tenuto sotto controllo. Questa procedura permette di scoprire se il soggetto monitorato inserisce schede diverse sullo stesso appaecchio. Guardando i tabulati è infatti possibile sapere quale IMEI carica quali e quante schede. Ed è ciò che è accaduto alla Procura di Torino dove, proprio grazie a questo tipo di confronto, sono state scoperte altre utenze in possesso di Luciano Moggi. Leggiamo dalla richiesta di archiviazione di Marcello Maddalena:

Altre utenze cellulari in uso al Moggi (più esattamente, attraverso le intercettazioni dei numeri seriali master e slave si rendeva possibile intercettare più schede che il Moggi utilizzava nei suoi cellulari) venivano intercettate (decreto n.659\04 R. Int) a partire dal 12.8.04.

Nonostante questo tipo di controllo, né nel provvedimento torinese, né nelle informative dei Carabinieri di Roma viene mai menzionata l’esistenza di una scheda straniera. Eppure, se anche una sola volta Moggi avesse caricato una scheda su uno degli IMEI sorvegliati, l’abbinamento sarebbe stato immediatamente visibile.
Questo ragionamento conduce ad una conclusione logica: è stato verificato che Moggi era in possesso di almeno 3-4 telefoni cellulari “italiani” e gli viene imputata la detenzione di 5 schede svizzere le quali venivano attivate previa comunicazione in codice. Se aggiungiamo che la prima regola di chi non vuole farsi scoprire è accendere il telefono il meno possibile, non ci resta che pensare a un Moggi a spasso per l’Italia con una valigetta contenente una decina di cellulari sempre e costantemente trillanti Un Moggi che dovrebbe passare la giornata a togliere e mettere schede, ad accendere e spegnere telefoni, sempre attento a non confondere le utenze normali con quelle “segrete”. Insomma, uno scenario decisamente caotico…

SPECCHIETTI SBAGLIATI

Una delle incongruenze più clamorose è contenuta negli specchietti riassuntivi – pubblicati da Repubblica e disponibili nella sezione download del sito - in cui i Carabinieri mostrano il numero di chiamate intercorse tra Moggi, Bergamo, Pairetto, Fabiani e gli arbitri nei giorni che precedono le partite precedentemente elencate. Queste tabelle, una per ogni arbitro sospettato, suddividono le chiamate in periodi quasi sempre settimanali. Ed è proprio in quattro di questi che è possibile riscontrare evidenti anomalie.

▪ dal 2/11/04 all’ 8/11/04

Nella tabella relativa all’arbitro Racalbuto si apprende che Moggi chiama 4 volte Bergamo, mentre il designatore lo ricambia in 18 occasioni. In quella relativa a Pieri, invece, risultano sullo stesso numero 4 chiamate effettuate, ma solo 13 ricevute.
Se il periodo considerato e i numeri di telefono coincidono (come in questo caso) non è possibile avere dati differenti. Le chiamate che Moggi riceve da Bergamo possono essere in una sola definita quantità: o 18 o 13. La contraddizione è grossolana e si ripete anche nelle seguenti serttimane.

▪ dal 10/01/05 al 17/01/05

La sproporzione si fa ancora più evidente: negli specchietti di Racalbuto, Paparesta, Gabriele e Cassarà, Moggi chiama 4 volte Pairetto e riceve da lui 6 telefonate. 3 le chiamate verso Bergamo. Nello specchietto concernente De Santis, invece, risultano 12 comunicazioni in uscita e 18 in entrata con Pairetto, mentre quelle con Bergamo da 4 diventano 7.

▪ Dal 24/01/05 al 31/01/05

Moggi chiama 5 volte Pairetto e 3 volte Bergamo nello specchietto di Paparesta. In quello di Gabriele risultano al contrario 4 e 7.

▪ Dal 1/02/05 al 07/02/05

Nelle tabelle relative a De Santis e Cassarà, Big Luciano telefona in 5 occasioni a Pairetto, mentre quest’ultimo lo ricambia 4 volte. Nella tabella con Gabriele le chiamate risultano rispettivamente essere 2 e 12.

Difficile pensare ad un errore di battitura o di trascrizione, dal momento che le difformità sono presenti in 12 specchietti e 4 settimane diversi. Attendiamo che i processi forniscano una spiegazione.

L’ULTIMO SEGMENTO

Un’altra singolare congettura dei pm napoletani contribusice a suscitare ulteriori perplessità sulla validità del quadro accusatorio: secondo la ricostruzione offerta Moggi chiamava designatori e arbitri, il messinese Fabiani chiamava gli arbitri, gli arbitri però non chiamavano mai i designatori. Se assumiamo che fosse l’ex direttore generale bianconero a condizionare in via diretta le giacchette nere, è come implicitamente ammettere l’infondatezza delle imputazioni che l’estate scorsa hanno fornito il pretesto per la retrocessione della Juventus. Nelle teorie rupertiane e sandulliane, infatti, Moggi condizionava indirettamente il settore arbitrale attraverso le sue promiscue relazioni con Bergamo e Pairetto. I due avrebbero successivamente provveduto ad istruire i direttori di gara (o a lasciar loro intendere) su come comportarsi in campo. Il cosiddetto “ultimo segmento”, necessario per il configurarsi dell’illecito sportivo. Ma se non esistono telefonate tra i due designatori e gli arbitri, né sulle utenze italiane, né su quelle straniere, ci si chiede come abbiano potuto Bergamo e Pairetto portare a termine il loro disegno criminoso. Quindi, la mancanza di chiamate sulle utenze svizzere è la prova che i designatori non si sono mai mossi per condizionare alcunché, come invece hanno voluto far credere le sentenze sportive dello scorso anno.

IL MURO DI GOMMA DEI NON PENTITI

Particolare non trascurabile: tutti gli arbitri coinvolti hanno fermamente negato di aver mai posseduto delle schede telefoniche svizzere.
Così spiega Mauro Messeri, avvocato di Bertini (da QN del 6 maggio 2007): «il mio assistito queste schede non le ha mai comprate, possedute e tanto meno gliele ha regalate il signor Moggi […] Juve-Milan fu giocata il 18 dicembre del 2004, appunto, e secondo l’accusa fra Bertini e Moggi ci sarebbero state, alla vigilia della partita, quarantadue telefonate. Siccome le designazioni arbitrali si conoscono il venerdì all’ora di pranzo e siccome Juve-Milan si giocava di sabato, se fra Bertini eMoggi ci fossero state quarantadue telefonate avrebbero trascorso al telefono un giorno intero, quel giorno che intercorre dal venerdì al sabato. Non basta: per eventuali input, ovvero per dire a Bertini che doveva arbitrare a favore della Juve, credo che sarebbe bastata una telefonata o addirittura due soggetti appartenessero a un’associazione che aveva lo scopo, fra gli altri, di favorire la Juve come ipotizza l’accusa. Aciò si aggiunga che Bertini, al termine di quella partita, ottenne dall’organo arbitrale il massimo dei voti. L’anno dopo, peraltro, lo stesso Bertini arbitrò Milan- Juve, unica partita persa dalla squadra bianconera in quella stagione (3-1, ndr). E ci furono polemiche furibonde della dirigenza bianconera nei confronti del mio assistito […] Telefonate che si dice siano agganciate ad Arezzo risulterebbero sia quando Bertini non arbitrava la Juve sia quando non arbitrava alcuna partita».
I giornali parlano della mancanza di un pentito, di qualcuno che abbia finalmente voglia di alleggerirsi la coscienza e sputare il rospo. A nessuno è mai venuto il dubbio che, forse, di pentiti non è il caso di parlare se il fatto non è stato commesso, almeno fino a prova contraria.
E poi, l’unica volta che qualcuno si è deciso dire finalmente la sua – l’arbitro Mazzoleni (ha rivelato di aver ricevuto pressioni per arbitrare in favore della Lazio) – ne è uscito cornuto e mazziato:

Quattro mesi di squalifica per Mario Mazzoleni. La Caf ha sanzionato l'arbitro per violazione dell'articolo 40 del regolamento dell'Aia, oltre all'articolo 3 del codice di giustizia sportiva. Norme che prevedono la lealtà da parte dei fischietti e il divieto di rilasciare dichiarazioni sulle partite dirette. Mazzoleni aveva denunciato a Striscia la notizia di aver ricevuto pressioni dall'allora designatore arbitrale Mattei prima del match Lazio-Cagliari della stagione 2005-2006. (Ansa, 30 maggio 2007)

Se decidi di parlare, parla contro la Juve…

COME MEANI

In sede di conclusione è opportuno proporre un’ultima riflessione. Per comprovare la sussistenza di un’associazione a delinquere non basta dimostrare che le schede svizzere furono effettivamente consegnate agli arbitri. È necessario disporre dei contenuti delle conversazioni. Altrimenti sarebbe come essere accusati di omicidio per il semplice fatto di possedere una pistola. D’altra parte, se dovesse emergere che le conversazioni in oggetto hanno lo stesso tenore di quelle tra Meani, gli arbitri e i guardalinee, allora vi sarebbe la prova dell’erroneità delle sentenze federali. In quel caso, infatti, sarebbe stato giusto punire la Juventus con 8 punti e la partecipazione alla Champions League…

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Vale la pena ancora ad aspettare sul fiume nel senso che nella vita ti ritrovi sempre quello che fai; e' una legge della natura che non fallisce mai. Per questione di potere i colpevoli non saranno condannati dai pagliacci della giustizia sportiva ma o di un modo o un'altro ti garantisco che pagheranno. Per noi amanti della MADAMA non resta altro che dire FORZA JUVE.
cabezon@sympatico.ca

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