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Il Losco Individuo-argentino-interista: "javier zanetti", amico del criminale Domenico 'mimmo' Brescia", spacciatore di droga, gioielli e macchie di lusso rubate: che gli forniva l'auto di lusso (zanetti preferiva la porsche e' non la ferrari!) rubata e quant'altro...
PERCHE' NEI CASI A DANNO DELLA JUVENTUS, LE "PROCURE DI
TORIO-MILANO-ROMA-NAPOLI" agiscono UNA X TUTTE e' TUTTE X UNA? CHI LE
CONTROLLA DALL'ALTO? IL CSM...AL SERVIZIO DELLA GRANDE LOGGIA D'ORIENTE
CHE MANOVRA: BILDERBERG-TRILATERALE-ASPEN ISTITUTE?
I NUOVI PADRONI DELL'ITALIA
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UNO STRALCIO DE: IL DUBBIO di PIERO OSTELLINO
Presunti innocenti e segreti violati
C' è chi scrive che la Juventus ha appena vinto un «campionato virtuale» Complice silente un giornalismo che già scrive, di quello vinto dalla Juventus, di «campionato virtuale», c' è voluto un giocatore di calcio (!), il portiere della nazionale, per denunciare le illegali e vergognose procedure del circuito mediatico-giudiziario.
Ma, subito dopo, puntuale come un «pizzino» mafioso, è uscita, dalla procura di Torino, un'informativa della Guardia di Finanza del 2010-2011 dalla quale si potrebbe dedurre che Buffon sia uno scommettitore abituale.
Mi chiedo se non stia diventando pericoloso vivere in un Paese dove certi magistrati lanciano - forti delle informazioni riservate di cui dispongono - «avvertimenti» di stampo mafioso a chi non sta al loro gioco.
Presidente Napolitano, perché non chiede al Consiglio superiore della magistratura se non sia il caso di intervenire davanti a una tale violazione del segreto istruttorio che sconfina nella prassi mafiosa?
Se «questa magistratura» è il cane da guardia della nostra democrazia c' è davvero di che inquietarsi Piero Ostellino: postellino@corriere.it - (2 giugno 2012)
I FARABUTTI
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DA UN ESTRATTO DELL' ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA, A FIRMA DI BIAGIO MARSIGLIA
Intercettate circa 2.000 conversazioni tra Roberto Mancini, il suo vice Sinisa Mihajlovic, Marco Materazzi e altre persone con incarichi nell’Inter e Domenico Brescia, inseguito dalla Dda di Milano perché accusato di essere nel giro della cocaina. Per i carabinieri non ci sarebbe evidenza di responsabilità penali degli interlocutori.
Corriere della Sera
Il boss, le intercettazioni e i giocatori nerazzurri elefonate
con Mancini, Zanetti, Materazzi e Altobelli
MILANO – Intercettati al telefono col boss. A un passo dalla giornata decisiva per l’assegnazione dello scudetto, l’allenatore dell’Inter e alcuni giocatori nerazzurri scoprono di essere finiti nelle trascrizioni di intercettazioni che fanno parte di una vasta inchiesta per traffico di droga. Tutta colpa delle chiacchiere in libertà con Domenico Brescia, il loro sarto. Un signore di mezza età con precedenti per omicidio, associazione mafiosa, rapina e droga. Un pregiudicato inseguito dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano perché accusato di fare parte di un giro di spacciatori di cocaina legati alla ‘ndrangheta, eppure con un posto d’onore alla Pinetina e un altro in tribuna vip a San Siro. Un conoscente di mister Mancini e del suo vice Mihajlovic, titolare di un negozio di sartoria a Rovello Porro, nel Comasco, l’uomo che con ago e filo ripara le giacche e le braghe attillate di Mancini e di altri nerazzurri. Almeno così faceva fino a un mese fa, quando la società lo ha allontanato.
L’uomo dei clan?
È indagando su di lui, Domenico Brescia, 55 anni, natali a Castell’Arquato e mani in pasta con il clan dei boss mafiosi Biagio e Alessandro Crisafulli, che i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale di Milano sono inciampati sulla compagine nerazzurra. È intercettando Domenico Brescia e il suo socio Daniele Bizzozzero, latitante a Montecarlo poi arrestato a Parigi, che sono finiti nel brogliaccio delle intercettazioni Roberto Mancini e Sinisa Mihajlovic, il capitano Javier Zanetti, ma anche Rocco Di Stasi, impiegato dell’Inter con responsabilita' dirigenziale, Alessandro Altobelli, il mitico «Spillo», il dirigente Fausto Sala, direttore responsabile del centro coordinamento tifosi dell’Internazionale, Fausto Salsano, allenatore in seconda e assistente tecnico, Marco Materazzi, un non meglio identificato giornalista sportivo che si chiama Bruno e Alfredo Granconato, della ditta «Granconato Impianti srl».1 --
Questo Articolo e’ stato scritto sul corriere della Sera, e’ per minimizzare lo scandalo, il 15 maggio 2008 hanno incaricato Biagio Marsiglia, giornalista di Casa Moratti per minimizzare il gravissimo "fatto" per la giustizia ordinaria: "criminale", e' per la giustizia sportiva: "illecito sportivo", che ne sono certo, Il signor Beccantini conosce molto bene, e' che lui come "Weapon of Mass Distraction" nel giornale (la stampa) ormai controllato da RCS, ha fatto il lavoro che gli e' chesto (ordinato?) di fare: "coprire tutto sotto il manto di silenzio"!
Dico di piu, sulla faccenda, nessun giornale (La Stampa inclusa) aveva liberta’ di publicare articoli che non fossero quelli scritti da Biagio Marsiglia, o altro articolo a firma di un giornalista del Corriere della Sera se si esclude un breve articolo del giornale (la republica) dell'altra meta' della cupola. Infatti, il Marsiglia ci tiene a farci sapere che: "dirigenti, allenatori e giocatori di una squadra di calcio che "interLoquiscono", comprono macchine di lusso (Ferrari, Porsche, ecc.), gioielli e pellicce rubate da un criminale: lo "Spacciatore di Stupefacenti per la Ndrangheta e' la sua Gang" non hanno responsabilita' penali, dovrebbe dirla lunga per un popolo che non fosse un popolino di imbecilli manipolati da sicari malfattori!
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Le 2000 telefonate dello Spacciatore con "mancini, zanetti &co. dell'Inter".
Biagio Marsiglia - 15 maggio 2008 . .
Da un paio di giorni quasi duemila conversazioni intercorse tra Brescia e Bizzozzero con Mancini e soci, qualcosa come una quindicina di volumi, sono arrivate in Procura a Milano (dalla procura di Trento. ndr)e toccherà ora al sostituto procuratore antimafia Marcello Musso decidere che farne. Per i carabinieri del Ros, che all’inchiesta-fiumi di cocaina e ottanta indagati - lavorano in silenzio da un paio d’anni, le telefonate intercettate sulle utenze dei due pregiudicati non hanno evidenziato alcuna responsabilità penale riferibile agli interlocutori, ma sarà proprio il magistrato a dover stabilire se stralciare le intercettazioni dal fascicolo originario oppure proseguire con altri accertamenti.Con gli interisti, Brescia e Bizzozzero parlerebbero di un po’ di tutto. Di Stampelle per i giocatori prima delle partite, di donne, di auto di lusso, di costosissimi orologi, di biglietti per lo stadio, di telefonini, di calciomercato, di formazione e di scudetto. Ma ci sono anche telefonate dove si parla di gioielli. Siamo nell’ottobre del 2006, l’11, il 18 e il 26, quando mister Mancini viene intercettato al telefono con il latitante Daniele Bizzozzero.
«Quando torni?», gli chiede il Mancio. E quello: «Sto aspettando la Cassazione, magari ce la faccio per Natale…». Poi i due parlano di Brescia, al quale, il giorno dopo, il nocchiero dei nerazzurri domanda un aiuto rapido per fare aggiustare la macchina della moglie. Così come gli chiederà due «stampelle» con urgenza. Roba per gli abiti, perché oltre a spacciare cocaina e a concludere affari strani Brescia si occupa davvero di abbigliamento. Certo che lo "Spacciatore di Stupefacenti" sotto inchiesta e poi condannato per delitto, e' messo in galera, di casa nel centro sportivo: "angelo moratti" dove la droga la faceva da padrone - accusa fatta da un ex giocatore di quell'inter: Grigorios Georgatos, aveva messo su un negozio di abbigliamento per avere la protezione del nome inter. Infatt, pare che la questura di milano avesse messo un: Of Limit a personale della legge!
Il mister al telefono
Tra Brescia e mister Mancini i carabinieri registrano la prima telefonata il 15 giugno del 2006, l’ultima è del 19 aprile 2007. In una di queste l’allenatore chiederebbe a Brescia che fine avrebbe mai fatto proprio Bizzozzero. «L’hanno arrestato », gli comunica Brescia, il «Dome, come lo chiamano tutti alla Pinetina. «E come mai? Sempre per quella cosa? Era a Montecarlo poi è andato a Parigi… gielo avevo detto di stare lì ad aspettare l’indulto…». Allora Brescia interrompe Mancini e taglia corto: «Quello è uno stupido». E il Mancio: «Con me si era sempre comportato bene… ma quanto deve scontare? ». Cinque o sei anni, risponde il «Dome». Ma agli atti della Procura è finito anche un mms spedito al mister dei nerazzurri dal solito Brescia. È la foto di una bella donna, amica di Brescia, col seno al vento.
Ma il «Dome» si sente spesso con Rocco Di Stasi, il dipendente dell’Inter che si lamenta perché dovrebbe, dato il ruolo, guadagnare molto di più. In una circostanza Brescia e Di Stasi discutono di un sacco che l’interista avrebbe sistemato nell’auto del pregiudicato. «Quella roba lì, guardalo bene, che c’è i brillanti di… lì c’è scritto tremila e cinquanta… duemila e cinque dobbiamo prenderli eh, perché quella non è roba… quella è roba regolare, a posto eh…». E Domenico Brescia, il sarto servizievole indagato per cocaina, risponde: «Sì sì. Tranquillo. Ci penso io».
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Biagio Marsiglia - 16 maggio 2008 - LE TELEFONATE
Il tecnico parla di calcio e al pregiudicato chiede le stampelle per i giocatori prima delle partite
Il capitano di automobili di lusso e orologi
El "capitan" vuole una macchina di lusso, e Mimmo Brescia gli ha procurato una Ferrari, ma l'ha rifiutata! Vuole la Porsche, perche' el "capitan" e uomo Porsche!
Mancini, Zanetti e la scelta tra la Ferrari e un Rolex Daytona
MILANO — Il contratto e Moratti, la formazione della domenica, il pensiero per Figo che lui vorrebbe sempre vedere in campo, qualche bella figliola e i pantaloni attillati da accorciare un po' perché «così cadono meglio». Oltre che dell'amico latitante Daniele Bizzozzero arrestato in Francia, è soprattutto di questo che Roberto Mancini parla con il pregiudicato Domenico Brescia, il «sarto della Pinetina». «Ma hai rinnovato il contratto o no?», chiede il «Dome» a Mancio. E il mister: «A dire la verità non mi ha chiamato nessuno, nessuno mi ha chiesto nulla...». E ancora: «Ma ce la fa Figo a giocare?». Mormora qualcosa il mister, e mentre il brigadiere dei carabinieri del Ros quel giorno comandato alle intercettazioni sta per ascoltare in anteprima la formazione del-l'Inter che mille giornalisti sportivi pagherebbero per conoscere in anticipo, il discorso tra i due interlocutori cade per un attimo sull'amministratore delegato dell'Inter Ernesto Paolillo. Uno che per il Mancio «crede di poter fare proprio tutto quello che vuole lui...».Con capitan Zanetti, invece, il pregiudicato parla di auto di lusso e di preziosissimi orologi. «Ti ho rimediato una Ferrari 430 che è un gioiello», gli dice. Ma il capitano al telefono tentenna: «Una Ferrari? Lo sai che le Ferrari non mi fanno impazzire». «Già — chiude il sarto — tu sei un animale da Porsche...». E prima di salutarsi i due prendono accordi per un Rolex Daytona.
Intanto, mentre resta aperta la caccia alle intercettazioni, si chiarisce che è stato un ex poliziotto a fare liquidare Brescia dalla Pinetina. È successo un mese fa. Ingaggiato da poche settimane come addetto alla sicurezza di Appiano Gentile, l'ex agente con anni di esperienza alla Digos s'è ritrovato tra i piedi il sarto e ha subito ricollegato quel volto a un pregiudicato pieno di cattive amicizie, uno in rapporti con boss della mala del calibro di Biagio e Alessandro Crisafulli. Quindi lo ha riferito alla dirigenza, e per il «Dome tuttofare» la Pinetina è diventata invalicabile.
Del resto, che Brescia fosse costretto a fare attenzione agli orari e alle persone presenti nella sede della squadra nerazzurra prima di avvicinarsi ai giocatori e a Mancini, emerge chiaramente da diverse intercettazioni telefoniche tra il dipendente dell'Inter Rocco Di Stasi e il «sarto». «C'è l'uomo in giro — lo avvisa il primo — meglio che tu non ti faccia vedere... Vieni più tardi». Oppure, in un'altra telefonata, sempre Di Stasi avvisa Brescia di tenersi alla larga, «perché lì attorno ci sono Oriali, Branca e Filucchi». E poi, gli dice ancora «...quello là non sa che sei salito in camera da Julio Cesar... ma devi stare più accorto...», altrimenti, gli raccomanda Di Stasi, il rischio è che «succedano casini».
Chiede biglietti, il «sarto della Pinetina». E in cambio cerca case a buon mercato, trova auto potenti a metà prezzo, piazza gioielli e, in una circostanza, accetta di farsi carico del cane che Bobo Vieri ha regalato alla figlia di Di Stasi. «Devo andare in vacanza — dice il dipendente dell'Inter — non so a chi lasciarlo, in un posto mi hanno chiesto dieci euro al giorno...». Un affarista nato ma capace anche di intenerirsi, Domenico Brescia. Tanto che in un'intercettazione si capisce che fa di tutto— e ci riesce — per fare entrare alla Pinetina una ragazzina con le stampelle appena arrivata da Terracina.
Più cinico, invece, quando Brescia parla con Di Stasi che gli preannuncia la visita in negozio di un uomo di fiducia di Moratti: «Non farlo pagare, così lo coinvolgiamo e possiamo chiedergli favori...», gli suggerisce Di Stasi. E Brescia: «Ma sei sicuro che non posso proprio chiedergli nulla?». Meglio di no, lo rimbrotta l'interlocutore, «altrimenti sembra una cosa preparata».
E' si, non solo e' uno schifo, ma sei tu che fai proprio schifo!
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Aggiornato al 14 novembe 2015
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La scoperta delle telefonate
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16 maggio 2008 lo spacciatore Domenico Brescia per chiarire che lui alla Pinetina non e un intruso ma e di casa, dichiara: Vado alla Pinetina da quarant’anni. Sono amico di tanti giocatori, Altobelli, Materazzi, Zanetti, Mancini Cordoba ecc.
(ecco chi forniva il doping[cit georgatos] che tanto preoccupa Giuseppe Bergomi!)
Inter, Bergomi: "Sono preoccupato per i farmaci che ci davano".
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Storia del Doping-inter. I DOPATORI di moratti padre:"herrera-quarenghi-clinger-cipolla"
"internazionale fc Milano scqadra della CASTA e cancro del calcio italiano
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Corriere della Sera > Cronache > Il boss, le intercettazioni e i giocatori nerazzurri
Il caso Inchiesta sul traffico di droga.
Il boss, le intercettazioni e i giocatori nerazzurri
Telefonate con Mancini, Zanetti, Materazzi e Altobelli
MILANO — Intercettati al telefono col boss. A un passo dalla giornata decisiva per l’assegnazione dello scudetto, l’allenatore dell’Inter e alcuni giocatori nerazzurri scoprono di essere finiti nelle trascrizioni di intercettazioni che fanno parte di una vasta inchiesta per traffico di droga. Tutta colpa delle chiacchiere in libertà con Domenico Brescia, il loro sarto. Un signore di mezza età con precedenti per omicidio, associazione mafiosa, rapina e droga. Un pregiudicato inseguito dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano perché accusato di fare parte di un giro di spacciatori di cocaina legati alla ’ndrangheta, eppure con un posto d’onore alla Pinetina e un altro in tribuna vip a San Siro. Un conoscente di mister Mancini e del suo vice Mihajlovic, titolare di un negozio di sartoria a Rovello Porro, nel Comasco, l’uomo che con ago e filo ripara le giacche e le braghe attillate di Mancini e di altri nerazzurri. Almeno così faceva fino a un mese fa, quando la società lo ha allontanato.
L’uomo dei clan
È indagando su di lui, Domenico Brescia, 55 anni, natali a Castell’Arquato e mani in pasta con il clan dei boss mafiosi Biagio e Alessandro Crisafulli, che i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale di Milano sono inciampati sulla compagine nerazzurra. È intercettando Domenico Brescia e il suo socio Daniele Bizzozzero, latitante a Montecarlo poi arrestato a Parigi, che sono finiti nel brogliaccio delle intercettazioni Roberto Mancini e Sinisa Mihajlovic, il capitano Javier Zanetti, ma anche Rocco Di Stasi, impiegato dell’Inter, Alessandro Altobelli, il mitico «Spillo», Fausto Sala, direttore responsabile del centro coordinamento tifosi dell’Internazionale, Fausto Salsano, allenatore in seconda e assistente tecnico, Marco Materazzi, un non meglio identificato giornalista sportivo che si chiama Bruno e Alfredo Granconato, della ditta «Granconato Impianti srl».
Le duemila telefonate
Da un paio di giorni quasi duemila conversazioni intercorse tra Brescia e Bizzozzero con Mancini e soci, qualcosa come una quindicina di volumi, sono arrivate in Procura a Milano e toccherà ora al sostituto procuratore antimafia Marcello Musso decidere che farne. Per i carabinieri del Ros, che all’inchiesta—fiumi di cocaina e ottanta indagati — lavorano in silenzio da un paio d’anni, le telefonate intercettate sulle utenze dei due pregiudicati non hanno evidenziato alcuna responsabilità penale riferibile agli interlocutori, ma sarà proprio il magistrato a dover stabilire se stralciare le intercettazioni dal fascicolo originario oppure proseguire con altri accertamenti.
Con gli interisti, Brescia e Bizzozzero parlerebbero di un po’ di tutto. Di donne, di auto, di costosissimi orologi, di biglietti per lo stadio, di telefonini, di calciomercato, di formazione e di scudetto. Siamo nell’ottobre del 2006, l’11, il 18 e il 26, quando mister Mancini viene intercettato al telefono con il latitante Daniele Bizzozzero.
«Quando torni?», gli chiede il Mancio. E quello: «Sto aspettando la Cassazione, magari ce la faccio per Natale...». Poi i due parlano di Brescia, al quale, il giorno dopo, il nocchiero dei nerazzurri domanda un aiuto rapido per fare aggiustare la macchina della moglie. Così come gli chiederà due «stampelle» con urgenza. Roba per gli abiti, perché oltre a spacciare cocaina e a concludere affari strani Brescia si occupa davvero di abbigliamento.
Il mister al telefono
Tra Brescia e mister Mancini i carabinieri registrano la prima telefonata il 15 giugno del 2006, l’ultima è del 19 aprile 2007. In una di queste l’allenatore chiederebbe a Brescia che fine avrebbe mai fatto proprio Bizzozzero. «L’hanno arrestato », gli comunica Brescia, il «Dome, come lo chiamano tutti alla Pinetina. «E come mai? Sempre per quella cosa? Era a Montecarlo poi è andato a Parigi... gielo avevo detto di stare lì ad aspettare l’indulto...». Allora Brescia interrompe Mancini e taglia corto: «Quello è uno stupido». E il Mancio: «Con me si era sempre comportato bene... ma quanto deve scontare? ». Cinque o sei anni, risponde il «Dome». Ma agli atti della Procura è finito anche un mms spedito al mister dei nerazzurri dal solito Brescia. È la foto di una bella donna, amica di Brescia, col seno al vento.
Ma il «Dome» si sente spesso con Rocco Di Stasi, il dipendente dell’Inter che si lamenta perché dovrebbe, dato il ruolo, guadagnare molto di più. In una circostanza Brescia e Di Stasi discutono di un sacco che l’interista avrebbe sistemato nell’auto del pregiudicato. «Quella roba lì, guardalo bene, che c’è i brillanti di... lì c’è scritto tremila e cinquanta... duemila e cinque dobbiamo prenderli eh, perché quella non è roba... quella è roba regolare, a posto eh...». E Domenico Brescia, il sarto servizievole indagato per cocaina, risponde: «Sì sì. Tranquillo. Ci penso io».
Biagio Marsiglia 15 maggio 2008
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Francesco Calabrone
è POSSIBILE CONTATTATE UN' AMMINISTRATORE DEL POST?
RispondiEliminaVORREI CHIEDERE LA RIMOZIONE DELL'ARTICOLO IN QUANTO SONO CITATI COMMENTI OFFENSIVI.
SE FOSSE NECESSARIO, SARETE CONTATTATI LEGALMENTE. GRAZIE PER LA COLLABORAZIONE