mercoledì, maggio 29, 2013

In Memoria dei 39 Angeli Periti nella Tragedia dell' Heisel

29 maggio 1985 Giorno e anno funesti 
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AVEMARIA
Rocco Acerra (29)
Bruno Balli (50)
Alfons Bos (35)
Giancarlo Bruschera (21)
Andrea Casula (11)
Giovanni Casula (44)
Nino Cerrullo (24)
Willy Chielens (41)
Giuseppina Conti (17)
Dirk Daenecky (27)
Dionisio Fabbro (51)
Jaques François (45)
Eugenio Gagliano (35)
Francesco Galli (25)
Giancarlo Gonnelli (20)
Alberto Guarini (21)
Giovacchino Landini (50)
Roberto Lorentini (31)
Barbara Lusci (58)
Franco Martelli (46)
Loris Messore (28)
Gianni Mastrolaco (20)
Sergio Bastino Mazzino (38)
Luciano Rocco Papaluca (38)
Luigi Pidone (31)
enito Pistolato (50)
Patrick Radcliffe (38)
Domenico Ragazzi (44)
Antonio Ragnanese (29)
Claude Robert (30)
Mario Ronchi (43)
Domenico Russo (28)
Sarcisio Salvi (49)
Gianfranco Sarto (47)
Mario Spanu (41)
Amedeo Giuseppe Spolaore (55)
Tarcisio Venturin (23)
Jean Michel Walla
Claudio Zavaroni (28)
Trentanove Angeli: Trentadue italiani, 4 belgi, 2 francesi, 1 irlandese. Riposate in Pace.
TRE MINUTI DI SILENZIO 

lunedì, maggio 27, 2013

A nove anni dalla scomparsa del Dottor Umberto, ci piace pensare....

                                                         1 November 1934 - 27 May 2004
Finalmente un sorriso anche per Lei Dottore. Grazie Andrea. Buon sangue non mente.

Dottore, Lei con Orgoglio disse: «E’ un piacere immenso ricordare che tutto il meglio del calcio è passato dalla Juve»

E' con Orgoglio, 13 milioni di juventini diciamo: Incluso Lei Dottore - Riposi in Pace


                                        Umberto Agnelli 1 Novembre1934 - 27 Maggio 2004

              Buon sangue non mente. Finalmente un sorriso anche per Lei Dottore. Grazie Andrea
                                                        

sabato, maggio 18, 2013

ANDREA PIRLO: "IL PRESIDENTE DELLA JUVENTUS? SUO ZIO ERA L'AVVOCATO, SUO PADRE IL DOTTORE, LUI ANDREA. TUTTI GLI AGNELLI ALLO STESSO MODO: LEONI!

                                    Il Presidente Andrea Agnelli raccontato da Andrea Pirlo

Dal libro: ‘Penso quindi gioco’ di Andrea Pirlo, cap. 14: Andrea (Pirlo) parla di Andrea (Agnelli)

“Suo zio era l’Avvocato, suo padre il Dottore, lui Andrea. Un semplice tra gli speciali, tutti Agnelli allo stesso modo. Di nomi, ma di fatto leoni. Mai in gabbia, liberi di mischiarsi alla gente comune, perché Andrea è uno di noi, uno di loro, un tifoso privilegiato, nel senso che le sue parole hanno la forza di far scattare in piedi i giocatori”

“La Juventus non è il suo giocattolo, è un’entità più grande superiore”

“Il suo motto è 'Lavorare, lavorare'. Potrebbe farne a meno, ma ne sente il bisogno: 'Solo così si possono raggiungere gli obiettivi più ambiziosi e vincere'. Tiene alla sua società in maniera quasi morbosa, gli amici sono i benvenuti e i nemici persone da fermare il prima possibile. Davanti a loro, diventa cattivo, lui che cattivo non è. Li maltratta, risponde a tono, ogni mancanza di rispetto verso la Juventus è un pugno in faccia ad Andrea, che reagisce. Si dimena e picchia, con parole che sono sentenze. Con la squadra è un presidente dolcissimo, non alza mai la voce, nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non ci separi, perché ci ha sposati, prima pensa a noi e poi a se stesso. Ci vuole bene e ce ne siamo accorti. Come Conte, sa scegliere il momento giusto, per dire le cose che servono. Con un tono più basso, all’apparenza dimesso”.

“… non ama fare paragoni, rischierebbe di creare imbarazzo. Non sarebbe elegante. Però tante volte gli ho sentito ripetere questo: 'Giocare qui dev’essere un privilegio, una cosa bella, un destino per pochi e per il quale ringraziare il cielo. E tutti quelli che hanno vestito la maglia della Juventus, prima o poi, hanno vinto, Uno, dieci, cento trofei. Questo club è tutto, ma lo deve essere anche per voi. Dovete sentivi juventini dentro, rendere la vostra avventura sempre più grande, amplificarne la gloria a dismisura. Prendete esempio da chi vi ha preceduti, siate esempio per chi verrà dopo'."
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Pirlo. Ecco, qua ci sono tanti spunti essenziali per inquadrare Andrea Agnelli nel suo rapporto con la Juve (perché poi oltre la Juve c'è di più, forse troppo per questa povera Italia):

- il presidente tifoso, quello che “la Juve ha tifosi, non clienti”, perché lui è uno di loro, uno di noi;
- il presidente per il quale la Juve non è un giocattolo né un freddo asset; uno che tiene alla Juve in maniera quasi morbosa, che non consente le si manchi
  di rispetto e che verso i nemici mette in campo quella ‘cattiveria’ che solo i buoni sanno toccare ed esibire se toccati nell’intimo;
- il valore del lavoro, la juventinità, il sentirsi juventini dentro, la qualità che lo ha spinto a scegliere un allenatore come Conte, un collaboratore come
  Nedved; il presidente juventino vero, che ha la vittoria nel Dna, che lotta nel solco di una tradizione di trionfi e che sente il dolce peso di dover essere di  
  esempio.

Sulla strada tracciata da papà Umberto, come ha ricordato Andrea nell’intervista a Federico Ferri per Sky: ”L’esempio di mio padre è sempre stato molto silenzioso, molto rispettoso, ma anche molto rigoroso.

Parafrasando una frase inglese:
‘He lead by example’. Lui era leader per l’esempio che dava e gli altri lo seguivano”.

Ma che vuole vincere sempre:
“Non bisogna mai perdere la fame ed è un qualcosa che io non perdo neanche al giovedì quando gioco con i miei amici, quindi figuriamoci se perdo la fame nel gestire la Juventus”.

Dopo il valore di sentirsi ‘juventini dentro’, un altro tratto che lo avvicina ad Antonio Conte, uno che non vuole perdere nemmeno quando gioca a carte con la figlia.

Ed è un ritratto, questo, che esce dalle parole di Andrea Pirlo, non un bianconero d’annata, ma uno che respira l’aria Juve da soli due anni, ma cui Andrea, l’altro, il presidente, ha subito fatto capire quale sia la qualità di quest’aria. Uno che rivede in questa Juventus la mentalità di un tempo, di quella Juve che lui aveva affrontato “provenendo da un mondo che per un certo periodo ha criticato gli juventini e ha fatto loro guerra”;

così la descrive Pirlo:
“Giocavi contro di loro e sapevi che combattevano all’ultimo sangue, fino all’ultima goccia di sudore, senza risparmiarsi, prendevano botte e si rialzavano, segnavano un goal e dopo pochi minuti ne segnavano un altro, li intimidivi e loro si arrabbiavano, e arrabbiati sembravano ancora più forti”.

In pratica il ritratto di questa Juve, affamata come la vuole Conte, la Juve dei Vidal e dei Chiellini. Che può perdere, ma sempre si rialza.

E questa è un’altra delle lezioni che proprio il presidente ha tenuto ai suoi in un momento di difficoltà, ma senza aver l’apparenza di strigliarli (per quello c’è Conte…). In quel caso, racconta Pirlo, parlò loro di quanto accaduto nella Ryder Cup 2102, tenutasi al Medinah Country Club, non troppo distante da Chicago: “E’ il punto più nobile che un golfista possa toccare, il paradiso che non può attendere. Al termine delle prime due giornate di gara gli americani erano avanti 10-6, a un passo dalla vittoria, dal sogno, da tutto.

Servivano solo 4 punti e mezzo per vincere e, per chi non lo sapesse, sono davvero pochi. Gli europei avevano invece bisogno di 8 singoli su 12 per pareggiare e quindi per mantenere il trofeo, di cui erano detentori. Durante l’ultima giornata, la squadra europea ha costruito un miracolo. Non solo ha pareggiato, ma addirittura ha vinto. Con la forza della volontà, perché la volontà può tutto. Abbatte i muri, azzera le differenze, permette di volare”. E da lì l’esortazione: “Ragazzi, avanti tutta, non molliamo nulla”.

E a Pirlo, Andrea ha ricordato Al Pacino nella straordinaria interpretazione di ‘Ogni maledetta domenica:
“Guardavo il nostro presidente e vedevo l’attore americano, mentre con una voce roca impartiva la sua lezione": “Ora o noi risorgiamo come squadra o cederemo. Un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso, signori miei. Credetemi, e possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno, un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi”.

E’ roba di quest’ultima stagione, ma riecheggia una scena già vista, con un tono meno sottovoce, prima di Juventus-Palermo di inizio aprile 2012, quando serviva mettere il turbo: e l’Al Pacino quella volta era Conte, l’operazione sorpasso riuscì e la strada verso il ‘miracolo’ contiano fu spianata.

Perché Conte è la trasposizione di Agnelli sul campo, ognuno con la propria indole, ma con la medesima fame. Due tosti, due vincenti ma mai contenti, sempre protesi verso la vittoria successiva. Come avrebbero potuto separarsi?

di Angelo Ribelle.
ju29ro.com 17 Maggio 2013


mercoledì, maggio 15, 2013

JUVENTUS: 90 ANNI DI ONORATA STORIA DELLA DINASTIA AGNELLI

                                                    JUVENTUS DINASTIA AGNELLI   

A pochi giorni dalla conquista del 31° Scudetto, Andrea Agnelli ha concesso una lunga intervista in esclusiva a Sky Sport. Quasi 30 minuti per ripercorrere i suoi primi tre anni alla presidenza, per riassaporare tutti i trionfi, ma anche per iniziare a parlare di futuro. Con un obiettivo ambizioso riuscito solo alla Juventus del Quinquennio: puntare al terzo tricolore consecutivo.

Ecco la trascrizione completa dell’intera intervista rilasciata al giornalista Federico Ferri

Se si volta indietro, qual è la prima immagine che le viene in mente?
«Non è tanto un’immagine, credo che sia una sensazione condivisa da me e da tutto lo staff, dai dirigenti, dall’allenatore, dalla squadra, ed è una sensazione di grandissimo orgoglio».

E se guarda invece al futuro, ora che un’altra vittoria è archiviata?
«Il futuro è un domani, noi dobbiamo guardare a quello che sarà il prossimo trionfo. Io ho sempre detto che la vittoria più bella è quella che deve venire».

Se dovesse analizzare questo periodo di successi della Juventus, qual è la peculiarità che distingue la sua società rispetto agli altri club che ha battuto in questi due anni?
«Non dobbiamo guardare agli altri club. Quando abbiamo deciso in famiglia di ridare una responsabilità diretta a uno di noi, l’obiettivo era uno e unico, cioè riportare la Juventus a vincere, perché nella storia della famiglia quello ha sempre rappresentato. Per fare ciò, la parte preponderante che mi ero posto era di riportare quella mentalità vincente che la Juve ha avuto, ha e deve avere per continuare nel suo percorso».

Come riesce a conciliare i due aspetti, quello di tifoso viscerale nei 90 minuti della partita e quello da manager razionale? Se esistono questi due aspetti…
«Esistono eccome. Tutti i miei collaboratori sanno che da tre ore prima della partita non si discute, c’è la partita, mi danno ancora un’oretta di buono dopo la partita e dopo si ricomincia con le attività aziendali, che sono tante e molteplici. Io sono prima di tutto un tifoso e ho il privilegio, da tifoso, di presiedere anche la squadra di cui sono tifoso. Quel momento è sacro. Vivo la partita come se andassi in campo, tant’è che prima non mangio, dopo la partita c’è sempre la sfida chi arriva primo alla pasta e solitamente siamo Buffon ed io, che abbiamo bisogno di recuperare».

Dal 2010 a oggi, lei ha rivoluzionato la Juventus, la Juventus ha cambiato lei?
«Sì, certamente, mi ha dato una dimensione pubblica che prima non avevo, quindi già solo questo fatto vuol dire che ha cambiato la mia vita. Andare per strada oggi è diverso che andarci tre anni fa, quindi sì, decisamente mi ha cambiato. Inoltre mi ha arricchito professionalmente, perché avere la responsabilità operativa di un’azienda come la Juventus, fa sì che la crescita professionale sia stata esponenziale, però le esperienze che avevo avuto precedentemente mi avevano sufficientemente preparato al profilo manageriale, la Juventus poi io l’ho vissuta da quando ero bambino, quindi diciamo che l’azienda Juventus l’ho sempre conosciuta e quindi sapevo dove andare ad affrontare le varie problematiche e i temi che c’erano quando siamo arrivati».

Dopo la prima stagione alla Juventus, ha cambiato una sola cosa: l’allenatore. Ha scelto Conte. Perché era convinto di fare la scelta giusta?
«Mi piace sempre fare un paragone: quando guardiamo l’ultima Champions League che abbiamo vinto, era il 1996, e se guardiamo all’undici che è sceso in campo in quel momento, sette undicesimi venivano dalla gestione precedente. Quando noi siamo arrivati, dico io, Marotta, Paratici, Nedved, nel 2010, abbiamo trovato una parte sportiva che era sicuramente non al livello di Juventus. C’eravamo dati due anni, quelli dovevano essere quelli della rifondazione per riportare ad avere un’ossatura della squadra che avrebbe poi potuto ambire a vincere. Questa erano le idee che c’eravamo dati. Forse è celebre la conferenza stampa del febbraio 2011, quando dissi: “se l’anno prossimo abbiamo questi problemi, allora abbiamo un problema”. Il primo anno, che si potessero avere degli intoppi era pacifico. Guardiamo la squadra di quest’anno: abbiamo ventuno venticinquesimi completamente cambiati rispetto alla squadra del 2010, bisognava dare del tempo. L’allenatore è stato poi un elemento che nel primo anno non ci ha soddisfatto, però è stato importate il principio che abbiamo ristabilito, che l’allenatore incomincia la stagione e finisce la stagione, bisogna dare certezza, i bilanci, ho sempre detto, si fanno il 30 giugno. Antonio mi contattò, come disse, tramite un amico comune, mi venne a trovare, mi parlò effettivamente, come ha detto lui, per tre ore, mi riempì la testa di quello che era il suo modo di vedere la Juventus, l’atteggiamento, quello che mancava, mi convinse, devo dire mi convinse del tutto. Infatti è vera la battuta che fa, che scese mia moglie e mi disse: “chi è questo?”, e io: “stai buona, questo è il prossimo allenatore della Juventus”. Dopodiché vide anche Marotta e Paratici e fummo tutti convinti che era lui la persona giusta per fare quello step successivo. L’anno scorso, quando abbiamo vinto quello splendido Scudetto da imbattuti, dissi: “la squadra che stiamo mettendo insieme è una buona squadra, Antonio ha funzionato da acceleratore e, quindi, i risultati a cui tutti ambivamo sono arrivati un po’ prima del previsto”».

È andato oltre le sue aspettative?
«Temporalmente. Quando sono arrivato ho detto: “la Juventus deve vincere”. L’aspettativa era di vincere, diciamo che abbiamo vinto un po’ prima del previsto».

Il prossimo incontro con Conte quanto durerà?
«Il prossimo c’è stato la settimana scorsa. Antonio è venuto a trovarmi a casa, sempre a casa, lo stesso divano, abbiamo discusso di nuovo un paio d’ore. Antonio ha passato due anni estremamente intensi: il primo lasciando il Siena si è concentrato sulla Juventus in tutto e per tutto, l’anno scorso devo dire che ha fatto un’altra estate non felice o facile, perché è vero che abbiamo vinto uno Scudetto da imbattuti, però è altrettanto vero che nel frattempo Antonio era finito tra le grinfie dei procedimenti legati al calcioscommesse. Sono due anni che non si riposa e, secondo me, una settimana tranquillo gli farà sicuramente bene. Antonio conosce le aspettative del mondo della Juventus e sa perfettamente che vincere sembra di nuovo normale, ma non è così. Abbiamo discusso di quali sono le sue aspettative e lui voleva valutare con me quelle che erano alcune esigenze per poter continuare questo percorso, chiedendomi certezze, ma certezze non si possono dare a nessuno. Anche io vorrei le certezze di vincere la Champions League l’anno prossimo, però le certezze non le può avere nessuno. L’ho rinfrancato, l’ambizione della società, mia personale e sua, è quella di vincere. Il giorno dopo che l’ho incontrato io, c’è stato subito un incontro con Marotta, Paratici e Nedved, già in quella circostanza c’è stato un chiarimento su quelle che devono essere le strategie per il mercato della Juventus. Antonio ha sempre detto che non è una questione di soldi e così non è, lui vuole avere e continuare ad avere la certezza che ci siano i presupposti per continuare a vincere, e mi sembra che questi ci siano. Il lavoro sarà un lavoro congiunto, un lavoro del tecnico, un lavoro dello staff, un lavoro di valutazione su quali sono gli elementi da aggiungere per poter continuare a vincere. Quello che mi preme sottolineare è che i meriti e i risultati che abbiamo ottenuto fino ad oggi vanno divisi tra la squadra, tutti quanti ricordiamo Buffon, Chiellini, Barzagli che è eccezionale, Vidal, ma credo che questo sia anche lo scudetto dei Padoin, dei Peluso, dei Giaccherini, dei Matri, dei Quagliarella, un gruppo di persone che per tutta la stagione aveva un unico obiettivo in testa, che era vincere. Credo che vada dato il giusto merito alla squadra. L’allenatore è un allenatore che ha funzionato da acceleratore ed è sicuramente un grandissimo allenatore. Ma la società non è stata da meno, noi abbiamo fatto sembrare normale fare quattro mesi in panchina senza allenatore, mi sembra che oggi nessuno ne parli più, vuol dire che i senatori hanno avuto il loro ruolo, vuol dire che lo staff tecnico ha avuto il suo ruolo, vuol dire che chi ha preso il posto di Antonio al suo posto in panchina ha avuto il suo ruolo, Paratici poi un giorno racconterà come sono stati quei quattro mesi nello Sky Box. Oggi ci sono tutte le componenti al loro posto, credo che tutte le componenti vogliano continuare a vincere, in Italia e anche in Europa. È difficile, perché l’anno prossimo abbiamo un appuntamento con la storia, perché la Juventus, tranne quella del quinquennio negli anni ’30, non ha mai vinto tre scudetti di fila, quindi bisogna che la mente sia focalizzata all’anno prossimo perché abbiamo un appuntamento con la storia: diventare la prima Juventus a vincere tre scudetti di fila. In Europa, andare il più lontano possibile. Abbiamo esempi che ci dicono che le certezze non esistono. Il Real Madrid sono circa dieci anni che non vince la Coppa dei Campioni, eppure è la squadra che fattura di più e quindi ha il budget superiori a tutti. Il Manchester United l’anno scorso è uscito contro il Basilea, quest’anno agli ottavi di finale. Le certezze non le ha nessuno. Ci vuole entusiasmo, passione, forza di volontà, dedizione, tanto lavoro e tutti insieme possiamo porci gli obiettivi che auspicabilmente raggiungeremo».

Le riserve sul futuro di Conte sono sciolte?
«Da parte mia sono completamente sciolte, non ho mai avuto riserve, lui aveva bisogno di una carezza e di una conferma che il programma va avanti e quello che gli ho detto è che può star tranquillo perché finché ci sono io, a me la fame di vittorie non passerà mai».

Abbiamo visto dare un bacio a Conte prima di salire sul pullman. Sinceramente non la vedo come uno che dà delle carezze, diciamo che era in senso figurato, no?
«Esatto».

È un modello applicabile in Italia quello dell’allenatore a lungo termine, come Ferguson al Manchester United?
«Quando uno ha tutti gli elementi tali per cui si sta bene assieme, l’auspicio è che sia così. Io lo scrissi appena arrivò Conte, auspicai che lui potesse diventare il nostro Ferguson. Sarà solo il tempo a giudicare se anche in Italia saremo in grado di avere un Ferguson».

Però, l’obiettivo c’è ancora, dal momento che resterà.
«L’auspicio è questo, si».

Dal punto di vista dei rinforzi, fino a quanto può ambire la Juventus a livello di qualità di giocatori, d’importanza di giocatori, si è parlato spesso di top player; la Juve può ambire a questi giocatori?
«Il calcio italiano, in questo momento, è sicuramente un calcio che è in difficoltà. Mi è capitato di recente di definire la Serie A ormai come un campionato di transito, una lega di transito, e non una destinazione finale. Quindi, questa è una riflessione che va fatta su tutto il sistema, perché se noi diventiamo una lega di transito, faremo sempre fatica ad acquistare dei giocatori che costano, diciamo, 30, 40, 50. Ci piace dare questa definizione di top player, cioè i tutto per, e il top player costa tanto, non se è buono poi in campo. Llorente aveva una clausola rescissoria di 37 milioni, se l’avessimo preso l’anno scorso sarebbe stato un top player, se viene a parametro zero, non so, voglio dire, è solo una questione anche di come si fanno. Se io guardo ai migliori acquisti che abbiamo fatto, Vidal, Pogba, Barzagli e Pirlo, l’investimento complessivo è stato di circa 14 milioni, Vidal era sui 12, avevamo qualche commissione sugli altri. Quindi, vuol dire che il valore medio dei quattro migliori giocatori che scendono in campo è stato di 3 milioni. Se noi diciamo, dobbiamo spendere a tutti i costi, no. Noi dobbiamo anche essere capaci di trovare queste situazioni. Poi, è chiaro che nel rifondare una squadra, come dicevo prima, abbiamo 21, 22 giocatori su 25 diversi rispetto al 2010, qualcosa di sbagliato si fa per forza, questo è un dato di fatto oggettivo. Ma credo che tutto sommato, io non posso far altro che elogiare il lavoro di Marotta, il lavoro di Paratici, il lavoro di Nedved e spero di poter a breve elogiare il lavoro di Gianni Rossi e Pessotto sul settore giovanile, perché lì stiamo investendo molto, lo si passa sempre in secondo piano, ma voglio dire, a Vinovo oggi abbiamo il J College, quindi, abbiamo la scuola per i ragazzi. Quando ci trasferiremo alla Continassa, tutto Vinovo verrà destinato all’attività di sviluppo dei giovani, con tanto di stanze e refettorio. Quindi, diventa un vero e proprio collegio».

Ibrahimovic è un obiettivo possibile per la Juventus? Lei lo rivorrebbe?
«No».

Punto?
«Punto».

Higuain?
«Devo dire che la parte di mercato, io ho sempre sostenuto che c’è quella che chiamo io la capacità di fuoco. La capacità di fuoco sono il costo del personale tesserato più gli ammortamenti. Quest’anno saremo vicino ai 200 milioni tra queste due voci, e questo ci mette tra il sesto, settimo, ottavo, nono posto in Europa. Quindi, se vale il discorso del budget, noi dovremmo raggiungere tutti gli anni, come minimo, i quarti di finale di Champions League. Ora, sappiamo perfettamente che l’equazione budget uguale risultato sportivo, non c’è. Bisogna avere la capacità di gestirlo al meglio, bisogna avere la capacità di gestire i giocatori al meglio, perché le motivazioni, il lavoro e la volontà, danno sempre quel qualcosa in più. Però, il budget che noi mettiamo a disposizione dell’area sportiva è un budget sicuramente importante. Dal mio punto di vista, ho sempre sostenuto questo e sono decisioni che vengono delegate, in primis a Marotta, che poi ne discute con Paratici, con Nedved, con Conte stesso, perché è parte integrante di queste decisioni. Loro devono stare entro questa cifra. Quindi, per me possono smontarla e rimontarla, l’importante è che il costo totale, tra ammortamenti e retribuzione del personale tesserato, faccia quello che gli viene messo a disposizione».

Ci saranno cessioni eccellenti, tipo Vidal, Marchisio?
«Ripeto, queste sono scelte che competono all’area tecnica, discutono tra di loro, io con loro partecipo. Per me, l’importante è tenere a mente quello che è l’obiettivo, che è vincere, tenere a mente quello che è il rispetto di questa capacità di fuoco, che oggi si aggira intorno ai 200 milioni. Da questo punto di vista per me, e viene messo in mano tecnica, devono gestirlo al meglio, consapevoli che l’ambizione nostra è quella di vincere ogni competizione a cui partecipiamo, ma siamo altrettanto consapevoli, come ho detto in passato, che ci sono, comunque, altre squadre che hanno le stesse legittime ambizioni nostre e, quindi, anno su anno è difficile. Ripeto, vincere l’anno prossimo vorrebbe dire entrare nella storia. Quindi, non è una questione evidente, bisogna essere concentrati dal giorno uno e dire dobbiamo entrare nella storia tre volte di fila».

Bisogna essere affamati come dice Conte?
«Bisogna essere affamati. Non bisogna mai perdere la fame ed è un qualcosa che io non perdo neanche al giovedì quando gioco con i miei amici, quindi figuriamoci se perdo la fame nel gestire la Juventus».

C’è sempre anche Nedved quando gioca?
«Quasi sempre».

Con lei o contro?
«Sono a estrazione le squadre, quindi dipende dalle volte».

La Juventus in questo momento è all’opposizione in Lega Calcio e non è filogovernativa nemmeno per quanto riguarda la Figc. E questo va un po’ contro una tradizione della Juventus che è sempre stata vicina al governo del palazzo. È cambiato qualcosa radicalmente o potrebbe evolversi in modo diverso?
«Sì certo che è cambiato qualcosa. Il 2006 è stato un terremoto in casa Juventus e quindi tutta una serie di scelte che non sono state condivise allora hanno sicuramente lasciato il segno. Da parte nostra c’è grande consapevolezza di aver rispettato la giustizia sportiva, così come rispettiamo le decisioni che oggi avvengono in Lega. C’è stata un’assemblea, con 14 voti favorevoli e 6 contrari, che ha dato un governo. Le vicende del 2006 hanno chiaramente lasciato degli strascichi e ci sono tutta una serie di azioni giudiziarie che sono in corso e che per noi sono assolutamente importanti. Detto questo, noi dobbiamo valutare quello che è l’aspetto legato al 2006 in un’ottica retrospettiva, ma di continua richiesta di parità di trattamento, perché i fatti che sono emersi successivamente sono stati fatti comunque che hanno portato alla luce elementi nuovi. Dall’altra parte però dobbiamo essere consapevoli che il governo e l’opposizione nel calcio non esistono, siamo un’unica associazione che vive nella sua collettività per migliorare e riportare il calcio italiano in posizioni più prestigiose di quelle che occupa oggi. Lo stesso discorso si può dire della Federazione: credo che l’intervista del vice presidente Albertini sia stata assolutamente eloquente l’altro giorno, quando dice “noi oggi in seno al consiglio federale abbiamo una serie di componenti che hanno le loro posizioni e i loro punti di vista, mentre invece bisognerebbe avere un punto di vista della Federazione che prende decisioni nell’interesse del gioco calcio, non delle varie componenti. Possiamo maturare, possiamo migliorare, ma non è il momento di criticare questa o quella azione, questa persona o quella persona. Io da quando sono nel calcio sento solo criticare la gente e anche a me è capitato di criticare. Credo che questo sia il momento di fare un passo indietro e lavorare tutti quanti, tutti uniti per riaffermare quella che è la posizione del calcio italiano in Europa».

Nelle prossime maglie non ci saranno le stelle, né la scritta “31 sul campo”. È una scelta soltanto estetica o di contenuto?
«C’è lo scudetto sulle maglie però che è importante».

Quindi non ci sono ripensamenti?
«No. Da questo punto di vista, credo che la gente ne fa un discorso di contabilità. Gli Scudetti per noi sono 31, sappiamo perfettamente che l’albo ufficiale ne dà 29. Arrivati a questo punto a me magari piace ricordare un altro numero, tra l’altro domani inaugureremo la mostra “Il lunedì si parlava di calcio”, che è la storia della mia famiglia, della Juventus, e sono 90 anni e questo ci rende la proprietà più longeva di qualsiasi marchio sportivo al mondo. Bene, dal ’23 a oggi noi  come famiglia abbiamo vinto 30 scudetti in 90 anni, il che vuol dire uno scudetto ogni 3 anni. Come media statistica su 90 anni fa media e quindi di questo siamo molto orgogliosi, sono trenta. Negli ultimi 3 anni  abbiamo fatto anche un po’ meglio, perché abbiamo fatto due su tre. Quindi non ci resta che proseguire».

I tifosi della Juventus su internet hanno votato Vidal come miglior giocatore della stagione, mvp di questo Scudetto. Lei cosa ne pensa?
«Per me è il collettivo. Questo è sicuramente lo Scudetto dei Buffon, Chiellini, Barzagli, Vidal, della novità Pogba, di Vucinic. Ma questo è lo Scudetto di Padoin, Giaccherini, Matri, Quagliarella, di tutti. Questo è stato lo Scudetto di una squadra che si è ripetuta. Lo dice sempre il mister, vincere una volta può essere un caso, ripetersi vuol dire che società, staff tecnico, allenatore e giocatori funzionano».

Qual è stato il momento più emozionante di questa stagione per lei?
«Il gol di Giaccherini contro il Catania sicuramente ha dato una gioia particolare. E poi credo che la vittoria a Bologna sia stato un momento estremamente determinante nel percorso di rivincere lo Scudetto».

C’è stato un momento in cui ha temuto di non riuscire a vincerlo quest’anno?
«Uno finché non lo vince deve sempre temere di non vincerlo. Averlo vinto con tre giornate di anticipo ci ha fatto vivere il finale di stagione più sereni. Uno non deve mai pensare di aver vinto fino a che non ha effettivamente vinto. La concentrazione è sempre stata altissima da parte di tutti, perché siamo perfettamente consapevoli che finché non si è vinto, non si è vinto. Io ne ho viste, ho visto il primo 5 maggio, quello originale e non questo qua, così come ho visto la giornata di Perugia, quando perdemmo all’ultima giornata. Bisogna arrivare, quando uno ha vinto ha vinto altrimenti deve sempre temere che qualcosa possa succedere».

Pensa mai a quello che le ha insegnato suo padre anche nella gestione e nel modo in cui in questi anni lei sta imparando a vincere?
«Uno dei grandi insegnamenti di mio padre è un insegnamento silenzioso. Una delle poche frasi che mi ha sempre detto: “Uno deve cercare di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato”. E quindi non perdersi strada facendo nel cercare altre opportunità. Uno deve darsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli. L’esempio di mio padre è sempre stato molto silenzioso, molto rispettoso, ma anche molto rigoroso. Parafrasando una frase inglese: “He lead by example”. Lui era leader per l’esempio che dava e gli altri lo seguivano».

A proposito di modello inglese e spagnolo. Oggi si parla di modello tedesco. Qual secondo lei è più applicabile in Italia per tornare ai vertici anche in Europa?
«Non dobbiamo ispirarci a un modello piuttosto che a un altro, perché ogni nazione ha le sue peculiarità. E quindi anche nella gestione stessa del reperimento delle risorse, la Germania è diversa dall’Inghilterra e la Spagna diversa dall’Italia. Noi dobbiamo individuare quello che è il nostro modello di riferimento in base a quello che è il nostro perimetro di riferimento. Bisognerebbe avere una guida diretta e forte da parte della federazione in modo tale che le varie componenti una insieme all’altra perseguano quello che è l’obiettivo che da’ la federazione, nella consapevolezza che la Lega Serie A debba essere il traino di questo sistema».

Dal 1986, quello di quest’anno è stato il primo Scudetto vinto dalla Juve senza Del Piero. Del Piero ha fatto i complime ti anche alla società in un messaggio recente. Sembra però che tra di voi ci sia sempre una certa freddezza. Questa freddezza finirà?
«Non è una questione di freddezza. Io sono riconoscente ad Alessandro. Abbiamo passato tante serate assieme, così come sono riconoscente a tutti i giocatori delle Juventus precedenti. Alessandro è un grande della storia della Juventus. Mi è capitato tante volte di accostarlo agli Scirea, ai Platini, ai Sivori. Alessandro sarà sempre nei nostri cuori e mi auguro presto di rivederlo nella nostra famiglia, allo stadio e in altre circostanze. Perché comunque è un pezzo di storia della Juventus e di questo ne andiamo fieri».

Qual è l’obiettivo di domani?
«Vincere».

In cosa la Juventus le assomiglia di più?
«Io sono cresciuto dentro la Juventus».                                                      
                                             «Abbiamo un appuntamento con la storia»
                                                     juventus.com - 13 maggio 2013

lunedì, maggio 13, 2013

IL CORROTTO PROCURATORE FEDERALE, PRIMA ACCOMPAGNA PER MANO IL CORRUTTORE MASSIMO MORATTI, IL SUO BRACCIO ARMATO: giacinto facchetti, E L'INTER, E' POI LI DICHIARA PRESCRITTI! ..... UNA VERGOGNA ITALIANA

                      IL CORRUTTORE MASSIMO, CORROMPE IL MISERABILE PALAZZI

DALLA CUPOLA TRONCHETTOPOLY DI VIA BIGLI, IL DISONESTO MASSIMO, IL BRINDELLONE CORRUTTORE e IL NIDO DI SERPENTI DI VIA D'urinA

1 LUGLIO 2011 - PER NON DIMENTICARE CHE LA SQUADRA IL CUI PASSATO E’ PIENO DI OMBRE E' SCHELETRI NELL'ARMADIO NON E’ LA JUVENTUS!

Si Noti Bene, che questa relazione, il P.F. Stefano Palazzi, l'ha presentata dopo aver - condotto per mano moratti-facchetti-inter- alla prescrizione -, grazie alla "protezione" con il SILENZIO, della CUPOLA dell' Associazione a Delinquere Mediatica RCS-La Stampa-Espresso-Republica.
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Stefano Palazzi: Fu illecito sportivo! La Prescrizione Salva: inter-facchetti-moratti!

"Questo Ufficio ritiene che le condotte fossero certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della società Internazionale FC, mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparzialità ed indipendenza, che devono necessariamente connotare la funzione arbitrale".

"è emersa l'esistenza di una rete consolidata di rapporti, di natura non regolamentare, diretti ad alterare i principi di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore arbitrale, instaurati, in particolare fra i designatori arbitrali Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto (ma anche, sia pur in forma minore, con altri esponenti del settore arbitrale) ed il Presidente dell'Inter, Giacinto Facchetti".

"Dalle carte in esame e, in particolare, dalle conversazioni oggetto di intercettazione telefonica, emerge l’esistenza di una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo, intercorsi fra il Presidente della società INTERNAZIONALE F.C., Giacinto FACCHETTI ed entrambi i designatori arbitrali, Paolo BERGAMO e Pierluigi PAIRETIO, fra i cui scopi emerge, fra l’altro, il fine di condizionare il settore arbitrale"

"La suddetta finalità veniva perseguita sostanzialmente attraverso una frequente corrispondenza telefonica fra i soggetti menzionati, alla base della quale vi era un consolidato rapporto di amicizia, come evidenziato dal tenore particolarmente confidenziale delle conversazioni in atti".

"assume una portata decisiva la circostanza che le conversazioni citate intervengono spesso in prossimità delle gare che dovrà disputare l'Inter e che oggetto delle stesse sono proprio gli arbitri e gli assistenti impegnati con tale squadra".

"In relazione a tali gare il presidente Facchetti si pone quale interlocutore privilegiato nei confronti dei designatori arbitrali, parlando con essi delle griglie arbitrali delle gare che riguardano la propria squadra nonchè della stessa designazione della terna arbitrale ed interagendo con i designatori nelle procedure che conducono alla stessa individuazione dei nominativi degli arbitri da inserire in griglia e degli assistenti chiamati ad assistere i primi".

Per quanto riguarda invece Massimo Moratti, la sua posizione e il giudizio del procuratore federale sembrano meno gravi:

"Comunque informato della circostanza che il Facchetti avesse contatti con i designatori, come emerge dalle telefonate commentate, nel corso delle quali è lo stesso Bergamo che rappresenta tale circostanza al suo interlocutore. (...) Ne consegue che la condotta del tesserato in esame, Moratti, in considerazione dei temi trattati con il designatore e della frequenza dei contatti intercorsi, appare in violazione dell'art. 1 CGS vigente all'epoca dei fatti, sotto i molteplici profili indicati".

 "In alcuni casi emerge anche l'assicurazione da parte dell'interlocutore di intervento diretto sul singolo direttore di gara, come rivelato da alcune rassicurazioni che il designatore arbitrale rivolge al proprio interlocutore, in cui si precisa che l'arbitro verrà 'predisposto a svolgere una buona gara' o, con eguale significato, che è stato 'preparato a svolgere una bella gara'; o ancora, affermazioni del designatore volte a tranquillizzare il presidente Facchetti sulla prestazione dell'arbitro, nel senso che gli avrebbe parlato direttamente lui o che già gli aveva parlato".

"In un caso, addirittura, il designatore arbitrale, nel tentativo di tranquillizzare il proprio interlocutore e sedare le preoccupazioni di quest'ultimo sulle tradizioni negative della propria squadra con un determinato arbitro, afferma che quest'ultimo è stato avvertito e che sicuramente lo score dell'lnter sotto la sua direzione registrerà una vittoria in più in conseguenza della successiva gara di campionato".

"Tale capacità di interlocuzione in alcuni casi diventa una vera e propria manifestazione di consenso preventivo alla designazione di un arbitro e rappresenta un forte potere di condizionamento sui designatori arbitrali, fondato su rapporti di particolare amicizia e confidenza che il Presidente Facchetti può vantare nei confronti degli stessi designatori e che trovano la loro concretizzazione espressiva nella effettuazione anche di una cena privata con Bergamo e nello scambio di numerosi favori e cortesie (elargizione di biglietti e tessere per le gare dell'Internazionale, di gadget e borsoni contenenti materiale sportivo della squadra milanese, etc...) e non meglio precisati 'regalini'". (04 luglio 2011)

http://www.repubblica.it/sport/calcio/2011/07/04/news/calciopoli_2006_inter_colpevole_prescrizione-18655471/

QUALI ERANO I REGALINI PER I DESIGNATORI, DA ANDARE A RITIRARE IN SEGRETO NELL"UFFICIO DEL CORRUTTORE MASSIMO MORATTI?
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«Inoltre, assume una portata decisiva la circostanza che le conversazioni citate intervengono spesso in prossimità delle gare che dovrà disputare l’INTER e che oggetto delle stesse sono proprio gli arbitri e gli assistenti impegnati con tale squadra. In relazione a tali gare il Presidente FACCHETTI si pone quale interlocutore privilegiato nei confronti dei designatori arbitrali, parlando con essi delle griglie arbitrali delle gare che riguardano la propria squadra nonché della stessa designazione della terna arbitrale ed interagendo con i designatori nelle procedure che conducono alla stessa individuazione dei nominativi degli arbitri da inserire in griglia e degli assistenti chiamati ad assistere i primi».
(pagina 58 della relazione del Procuratore federale della Federcalcio)

Una prima circostanza acclarata dall’attività di indagine, di enorme rilievo ai fini disciplinari, è rappresentata dalla frequenza dei contatti intercorsi fra il Presidente dell’lNTER Giacinto FACCHETII ed i designatori arbitrali in questione e in alcuni casi, come si dirà in seguito, tra Massimo MORATII, attuale Presidente dell’INTER ed all’epoca socio di riferimento, ed il designatore Paolo BERGAMO».
(pagina 58 della relazione del Procuratore federale della Federcalcio)

PS. Tenendo presente che:
1) - I telefoni di Facchetti e Moratti non erano sotto sorveglianza, quindi non intercettati in entrata ed in uscita.

2) - Massimo Moratti. Per qualche sconosciuto motivo, il Procuratore Federale non ha ritenuto opportuno prendere in esame il coinvolgimento diretto di Massimo Moratti, anche dopo la comparsa delle sue telefonate in entrata ed uscita con i designatori dai contenuti altamente illeciti. E' neanche tenuto conto delle cene segrete nella sua Villa a Forte dei Marmi con gli stessi designatori.

Alcune prove dell'illecito

facchetti al designatore Mazzei: li non devono fare il sorteggio
http://www.youtube.com/watch?v=-BQx3Opwgw8

facchetti al designatore Bergamo: metti dentro collina
http://www.youtube.com/watch?v=ezJCMEaXR1Y

facchetti al designatore Bergamo: moratti ha un regalino per te
http://www.youtube.com/watch?v=sWiLUHfOBsY

facchetti allo stesso designatore: Bertini ha fatto 12 partite 4-4-4...
....Bergamo facciamo 5-4-4
http://www.youtube.com/watch?v=RLU6eHsPmjw

Infatti, i "Poteri Meneghini" per avere il calcio ai loro piedi hanno abolito l' "Ufficio Indagini", creato la figura di "SuperProcuratore" e' sulla poltrona seduto il "Corrotto-Carrierante: Stefano Palazzi affinche' insabbi tutti gli illeciti e malefatte varie delle "Squadre di milano & roma" buttando polverina negli occhi del POPOLINO di PECORONI svolgendo soltanto il lavoro di "ordinaria Amministratore, e' faccia la caccia alle streghe sulla Juventus!

Freddy Federico



martedì, maggio 07, 2013

ONORE, ALL'ONESTA' E AL CORAGGIO DI FERRUCCIO MAZZOLA

                                                   Ferruccio Mazzola: 1-2 1945 - 7-5 2013
         Il 7 Maggio 2013 Con Ferruccio Mazzola, se ne èandato il ‘terzo incomodo dell'inter.

Figlio del mitico Valentino, Capitano del Grande Torino perito nel rogo di Superga, e' fratello minore dell'impasticcato interista Sandro, è passato alla storia del calcio non per le sue imprese sul campo, ma per il "coraggio" delle denunce contro la grande Inter del doping di squadra da parte di Helenio Herera e dei Sanitari (dott.Quarenghi). Ragion per cui aveva dovuto subire l'attacco spietato di "massimo moratti", con querela è lungo processo che lo aveva prosciugato di ogni energia, oltre all' "ostracismo del fratello sandro", del quale era stato addirittura abbandonato, nell'unica volta che di lui aveva avuto bisogno. Cane!

Ferruccio Mazzola, sen'è andato a 68 anni, da Terzo incomodo.
Il ‘terzo incomodo’, è il titolo del suo celebre libro autobiografico. Il figlio del Grande Valentino, simbolo venerato del Grande Torino scomparso nella tragedia di Superga, ha vissuto nell'ombra del su detto impasticcato Sandro,  Feruccio ha vissuto anche lui nel e per il mondo del calcio. La sua fama però non è dovuta alla discreta carriera da calciatore tra Venezia, Inter, Lecco, Lazio (con cui vinse lo scudetto all’epoca di Maestrelli), e Fiorentina né alla successiva carriera di allenatore, per lo più in Serie C. Bensì alla sua decisione di non allinearsi. Da qui la definizione di ‘terzo incomodo‘. A fronte di cotanti famigliari (padre e fratello), che della storia del calcio hanno scritto alcune delle pagine più luminose (il padre!), lui decise di raccontarne gli angoli più bui, da lui vissuti. Nell'inter principalmente!

Una specie di Carlo Petrini in tono minore, ma non avendo nella sua denuncia incluso la Juventus (perchè in quella squadra non vi aveva giocato!), il suo libro non ebbe la medesima risonanza di quelli scritti dall'oscuro protagonista del Calcioscommesse del 1980. Il Terzo Incomodo’, Mazzola lo pubblicò nel 2004. Il libro denunciava (denuncia!) le pratiche dopanti nel calcio negli anni di sua militanza: gli anni sessanta, principalmente quelli da lui vissuti e subiti di persona durante la sua permanenza nell'inter di Moratti (padre), Allodi, Herrera e Quarenghi. Il suo j’accuse non solo rimase in'ascoltato, ma gli valse l’emarginazione e l’ostracismo da parte di quel mondo del calcio succubo del potere di Tronchetti Provera & Moratti!.

Ma quel che più gli fece male a Ferruccio, fu l'abbandono del fratello Sandro sol perchè l'obiettivo delle denunce era il Doping, principalmente praticato nell'Inter che lui stesso aveva subìto, è che aveva causato una vera e propria ecatombe! Ferruccio Mazzola, volle denunciare il Doping praticato da Herrera & Quarengi in quella squadra fatta passare per: la grande Inter! Anche se in quell'inter, Ferruccio aveva giocato una sola partita (ma nell'intervista rilasciata al giornalista di fede interista: Alessandro Gilioli per l'Espresso, tenne a precisare che pasticche & intrugli venivano sperimentati sulle riserve, delle quali lui faceva parte!), mentre il fratello Sandro era uno dei protagonisti principali. Le critiche più forti, le aveva fatte nei confronti del tecnico spagnolo: accusato di dopare consapevolmente i propri giocatori.Il fratello Sandro si oppose, dicendogli che i panni sporchi si lavano in famiglia...ma Ferruccio tirò diritto per la sua strada. E' scrisse il libro!

Ferruccio Mazzola fece gli esempi circostanziati delle morti premature di Armando Picchi (36 anni, tumore), Carlo Tagnin (67, osteosarcoma), Mauro Bicicli (66, tumore al fegato), Ferdinando Minussi (61, epatite C), tutti giocatori di quella squadra. Per questo fu ‘scomunicato dall'inter, è del mondo del calcio succubo del potere dell'inter, a cominciare da "FIGC & CONI"! Sia il fratello Sandro che il presunto amico Facchetti, entrambi dirigenti dell’Inter, ruppero con lui ogni rapporto e la società nerazzurra lo querelò per diffamazione, chiedendo 3 milioni di euro per danni morali e patrimoniali.

Ma Ferruccio vinse il processo, il giudice respinse la richiesta milionaria di Massimo Moratti e lo condannò al pagamento delle spese processuali, che il padrone dell'Inter rifiutò di pagare, costringendo l'Avvocato Alberto Foggia, a fare scattare l’istanza di pignoramento dell’incasso di una partita a San Siro per ottenere il pagamento. Nel frattempo di quell'inter si erano spenti anche Giuseppe Longoni (64 anni, vascolopatia) ed Enea Masiero (75, tumore) tutti passati da quell'Inter di Moratti-padre, e tutti deceduti prematuramente. Come lo stesso Facchetti scomparso per un tumore nel 2006 a soli 64 anni, ed ora si aggiunge anche Lui: Ferruccio Mazzola!

Oltre all'Inter di Moratti-Herrera, Mazzola denunciò anche l’uso di doping nella Roma, nella Lazio e nella Fiorentina, ma non essendoci coinvolta la Juventus, la procura di Milano ha insabbiato le accuse di Mazzola, è così nessun'altra procura della Repubblica ha inteso aprire fascicoli per indagare su queste morti.

Lo ha fatto solo la Procura di Firenze nel 2005, dopo le reiterate denunce della vedova di Beatrice (deceduto di leucemia a 39 anni nel 1987), per indagare sul sistema doping alla Fiorentina negli stessi anni. Dato che anche qui la lista di ex calciatori scomparsi prematuramente o gravemente ammalati è lunghissima. In questo caso ci sono stati dei rinvii a giudizio (anche nei confronti dell’ex allenatore dei Gigliato Mazzone, accusato di omicidio preterintenzionale), ma non essendoci mai stata una vera volontà (alla Guariniello...per intenderci!) di indagare nel torbido della Fiorentina, l'hanno tirata tanto per le lunghe, fino all'avvenuta prescrizione.

Negli ultimi anni Ferruccio, cui il libro aveva dato solo enormi dispiaceri, sia dal punto di vista affettivo che nel vedere le sue denunce lasciate cadere nel dimenticatoio, divenne presidente dell’Associazione Vittime del Doping fondata dai famigliari di Beatrice e continuava ad allenare per passione i ragazzini a Roma. Ma di quel libro che gli aveva provocato così tanto dolore, scusandosi, preferiva non parlare. Oggi è scomparsa una persona che al sistema dei segreti e dell'omertà aveva preferito opporsi, e per questo se ne è andato in solitudine.

LISTA DI GIOCATORI DELL'INTER NEL PERIODO INDICATO DA FERRUCCIO MAZZOLA NEL LIBRO: Il Terzo Incomodo - ORA DECEDUTI
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Ferruccio Mazzola:.....1 gara (morto dopo l'unga malattia)
Giacinto Facchetti: 634 gare (Morto di tumore al pancreas)
Armando Picchi:.....257 gare (morto di tumore a 36 anni)
Mauro Bicicli:.........183 gare (morto nel 2001 per tumore al fegato)
Livio Fongaro:.......184 gare (da allenatore favoriva l'uso di doping)
Enea Masiero:.......168 gare (morto di tumore)
Enzo Matteucci:.......96gare  (morto di SLA)
Enrico Cucchi:.........91 gare (morto a 31 anni per una rara malattia)
Carlo Tagnin:..........56 gare (morto per osteosarcoma nel 2000)
Egidio Morbello:......51 gare (morto pochi anni fa)
Gerry Hitchens:...... 43 gare (infarto a 49 anni)
Ferdy Miniussi:........23 gare (morto nel 2002 per epatite)
Giuseppe Longoni..1961-62 (Morto di vasculopatia cronica nel 2006 (malato dal 1995)
Frances Brignani....1967-68 ( Morto di infarto a 45 anni)
Marcello Giusti .......1967-68 (Morto di cancro al cervello alla fine degli anni novanta)
Bruno Beatrice........1968-69 (Morto di leucemia a 39 anni)

RIPOSATE IN PACE
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Altre riconosciute vittime di quelle infami pratiche.
Aristide Guarneri:...   335 gare (vivo, positivo all'antidoping nel 1961)
Domenico Caso:.........76 gare (vivo. Tumore al fegato nel 1995)
*Franco Zaglio:..........54 gare (vivo, positivo all'antidoping nel 1961)

* Coadiuvò Ferruccio Mazzola nella denuncia all'Inter.

lunedì, maggio 06, 2013

JUVENTUS: ANDREA AGNELLI DICHIARA GUERRA ALLA FIGC.

                   IL PRESIDENTE AGNELLI: CHI HA FATTO MALE ALLA JUVE, PAGHERA'

La Juventus rinvigorita dalla sentenza di Napoli: Oltre agli Scudetti revocati si punta ad un risarcimento danni da urlo

La prima vittoria riguarda l'aver visto separate le posizioni del club da quelle dei suoi dirigenti, cosa questa non accaduta in sede di processo sportivo.
Non ci sono dubbi: la sentenza di primo grado pronunciata dal giudice Casoria in merito a Calciopoli ha galvanizzato la Juventus. Il comunicato emesso martedì sera nel quale si parlava di 'estraneità ai fatti', aveva già fatto trapelare una certa soddisfazione e a quanto pare il club bianconero è pronto a rilanciare.

L'obiettivo è chiaro, la società di Corso Galileo Ferraris rivuole gli Scudetti revocati, quelli che sente suoi perchè vinti sul campo e, pur riuscire nel suo intento è pronta a rifarsi al Tnas, all'Alte corte del Coni, al Tar e alla corte dei Conti. come riportato da Tuttosport, la prima vittoria riguarda l'aver visto separate le posizioni del club da quelle dei suoi dirigenti, cosa questa non accaduta in sede di processo sportivo.

Moggi e Giraudo insomma agivano al di fuori delle loro mansioni, per fatti loro in definitiva. La FIGC avrebbe quindi sbagliato a condannare anche la società bianconera, da qui la richiesta di riavere gli Scudetti e la possibilità di chiedere i danni. La Juventus, secondo alcune stime, subì un danno da 250milioni di euro, soldi che a questo punto vorrebbe recuperare.  

La Juve darà battaglia e non mollerà di un centimetro...A giorni verrà diffuso il Ricorso!
10 novembre 2011 

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 14 novembre 2011
Juve al Tar contro la Figc: chiesti 443 milioni 725 mila e 200 euro

Il club: «Dal 2006 al 2011 atti illegittimi della Federcalcio»

La Juventus dichiara guerra alla Federcalcio: il club bianconero ha infatti fatto ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio (Tar) contro la Figc, chiedendo un maxi-risarcimento. Il totale dei danni chiesti dal club bianconero ammonta a 443 milioni 725 mila e 200 euro. Il conto viene fuori dalla riduzione del fatturato, avvenuta dopo Calciopoli, costata circa 79 milioni e centomila euro. E dalla svendita dei giocatori - tra cui Ibrahimovic, Vieira e Thuram- sempre successiva a Calciopoli, che è costata circa 60 milioni di euro. I danni che ha ricevuto il titolo in Borsa, invece, sono circa 133 milioni 025 mila e 200 euro.

L'atto, notificato di buon mattino negli uffici della Federazione e nelle sede dell'Inter (in qualità di contro interessata), è firmato dai consulenti legali del club, gli avvocati (Michele Briamonte: dimesso) Giulia Bongiorno, anche membro del cda, e Luigi Chiappero. Il ricorso della Juve si compone di 112 pagine. Alla fine dell'atto vengono citati come testimoni dieci persone tra cui il presidente della Figc Abete, il presidente dell'Inter Moratti, alcuni consiglieri federali, tra cui il presidente della Lazio Lotito e Stefano Filucchi che all'epoca era responsabile per la sicurezza dell'Inter.

La notizia è stata comunicata a metà mattina, con una nota del sito web juventino: "Juventus Football club ha depositato in data odierna presso il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ricorso ai sensi dell'art. 30 del codice del processo amministrativo contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e nei confronti della F.C. INTERNAZIONALE s.p.a. chiedendo la condanna al risarcimento del danno ingiusto subito dall'illegittimo esercizio dell'attività amministrativa e dal mancato esercizio di quella obbligatoria in relazione ai provvedimenti adottati dalla FIGC nell'estate del 2006 e del 2011". In realtà il risarcimento è chiesto alla sola Figc, per tutti gli atti, o non atti, di Calciopoli e post Calciopoli, fino alla "non decisione", come disse il presidente Andrea Agnelli, sullo scudetto 2006.

"Con tale atto, Juventus intende far accertare la mancanza di parità di trattamento - continua la nota della società - e le illecite condotte che l'hanno generata ottenendo il risarcimento agli ingenti danni che sono prudenzialmente stimati in diverse centinaia di milioni di euro per minori introiti, svalutazione del marchio, perdita di chances e di opportunità, costi e spese. Il ricorso dà seguito alla pronuncia del Presidente Tribunale Nazionale di Arbitrato dello Sport (TNAS) del 9 settembre 2011 che ha rimesso la Società innanzi al TAR limitatamente ai danni e rientra nella più ampia strategia di tutela della Juventus in ogni sede, già preannunciata nella conferenza stampa del 10 agosto 2011".
                                      I FRATELLI SCARSI: CORRUTTORE & CORROTTO

CHI VINCE SCRIVE LA STORIA, CHI NON VINCE, LA STORIA LA LEGGE, E' ROSICA!

                                              31IL NUMERO DEGLI SCUDETI VINTI 31

ANTONIO CONTE: CONDOTTIERO SODDISFATTO
"Siamo molto contenti e soddisfatti. Il merito è di questi ragazzi che sono stati straordinari, è stata una stagione bella, intensa e faticosa però sono stati sempre sul pezzo, e questo mi fa molto piacere e mi rende orgoglioso. Non era facile rivincere, partivamo con i favori del pronostico com'è giusto che sia per chi ha lo scudetto sulla maglia; avevamo la Champions che ci avrebbe tolto energie, nonostante tutto questi ragazzi sono stati straordinari. Abbiamo vinto con tre giornate d'anticipo, è stata una marcia trionfale. Merito di questi ragazzi e della loro disponibilità, io non finirò mai di ringraziarli perché sono i veri artefici di questo scudetto. C'è la società che mi ha messo a disposizione questo gruppo di calciatori; e poi ringrazio il mio staff, che mai come quest'anno ha dovuto stare ancora più presente visto che i primi mesi sono stati un po' faticosi vista la mia assenza in panchina.

La sconfitta in casa con l'Inter ci ha fatto capire alcune cose. Eravamo partiti in maniera trionfale, forse sin troppo per le prestazioni che offrivamo, ci sono state partite in cui la sorte ci ha dato una mano vedi la partita col Genoa dove perdevamo 1-0,abbiamo rischiato di andar sotto 2-0 e poi invece siamo stati bravi a fare goal e a ribaltare la situazione. La prima sconfitta ci ha riportato con i piedi per terra, ma neanche troppo perché questa è una squadra che ho ragazzi che non sono presuntuosi, non si crogiolano sugli allori, anzi stanno sempre lì sul pedale e lo tengono sempre accelerato. Però quella sconfitta ci ha fato capire che forse un po' più di cattiveria e di fame dovevamo metterla per riconfermarci. Dopo quella partita siamo ripartiti subito; la gara più strana in assoluto, quella che mi ha fatto più male è stata quella in casa con la Samp; Vincevamo 1-0, abbiamo perso 2-1, noi in undici e loro in dieci mi ha fatto male, lì mi sono molto arrabbiato ma ho capito che il fatto era molto raro e mai più deve accadere.

Sul mio futuro? Io sto benissimo dove sono, sono nel posto dove ho sempre sperato di stare dal momento in cui ho iniziato la mia carriera da allenatore. Era il mio sogno tornare alla Juventus, essere allenatore e possibilmente vincere, questo è successo e quindi penso di stare nel posto giusto. Per quel che ho detto ieri, penso che a fine anno, dopo due stagioni veramente straordinarie, dove abbiamo bruciato le tappe perché abbiamo iniziato un progetto che forse prevedeva per l'anno prossimo di tornare a misurarci e provare a vincere lo scudetto, abbiamo vinto lo scudetto nei primi due anni e chiaramente l'asticella si alza in maniera vertiginosa. Sappiamo le difficoltà che ci stanno a livello economico, in Italia e un po' dappertutto, ma soprattutto in Italia, e quindi è giusto che ci sieda con la società in modo molto sereno. Sarò sempre grato al presidente Agnelli che mi ha voluto fortemente, avrò sempre un debito nei suoi confronti e proprio per questo voglio sempre che tutte le situazioni siano sempre molto chiare. Voglio il bene della Juve, il bene mio, del presidente e dei tifosi.

Alzare l'asticella significa che l'anno prossimo vieni da due scudetti vinti e se non dovessi rivincere il campionato sarebbe un problema. In più c'è la Champions, dove siamo arrivati tra le prime otto in Europa ma non dimentichiamo che in queste otto mancano Manchester City e United, Chelsea, squadroni con possibilità economiche non indifferenti. Ecco perché dobbiamo sapere bene gli obiettivi e quello che ci aspetta, bisogna che tutti quanti lo conoscano perché è facile parlare. A me chiedono la Champions, però bisogna esser anche molto realisti e sapere dove siamo e dove possiamo andare. Io nella mia vita sono sempre stato molto chiaro, non ho mai fatto promesse o venduto sogni...".Video dell'intervista Sky ad Antonio Conte ( http://www.dailymotion.com/video/xzm5pn_juventus-palermo-1-0-antonio-conte_sport?start=4#.UYc_SkqNpeu )

***
Conte e il futuro.
"Il mio è un concetto molto chiaro e semplice, noi in due anni abbiamo stracciato un progetto che era partito da due settimi posti e con un disavanzo economico importante e l'abbiamo stracciato, perché quel progetto prevedeva che l'anno scorso se riuscivamo dovevamo centrare la Champions, quest'anno entrare di di diritto e l'anno prossimo prepararci a vincere lo scudetto. Noi questo progetto l'abbiamo stracciato perché abbiamo vinto, abbiamo convinto e in più ripiantato un deficit altamente negativo, abbiamo fatto qualcosa di straordinario però personalmente ho visto che questo percorso non è stato enfatizzato tanto e si inizia a dare tutto per scontato, tutto per scontato non si può dare perché se tu vinci nella ristrettezza economica deve essere ancora di più enfatizzato; siccome l'anno prossimo ci aspetterebbe un anno in cui vieni da due scudetti consecutivi, e parti con i favori del pronostico perché le altre squadre si stanno nascondendo dietro di noi.

In Champions quest'anno si è arrivati tra le prime otto calcolando che non ci sono squadre come Chelsea, Manchester United e Manchester City. Fare meglio di quest'anno sarà molto, ma molto ma molto difficile. Prima di partire con una stagione già fallimentare c'è da capire bene le cose, perché quando uno conosce le cose sa cosa l'aspetta, le deve conoscere l'allenatore, le devono conoscere i tifosi, la stampa, la comunicazione, se no mi ritrovo, quando usciamo in Champions con il Bayern Monaco, che è una disfatta che le percentuali di Conte sono..., si calcolano le percentuali di Conte e non si valutano le effettive forze della squadra.

Siccome io ci metto anima e corpo su questo lavoro perché voglio comunque farlo nel migliore dei modi, voglio che ci sia chiarezza, non ho mai venduto fumo e non inizierò mai, preferisco che ci si fermi, ci si chiarisca e che le componenti siano a tutti chiare, perché un domani non vorrei dire eh.... però la Juventus ha fallito.. La Juventus... Bisogna dichiarare quello che possiamo fare, dove dobbiamo andare, se ci dobbiamo andare a scontrare, ma lo dobbiamo sapere, ecco, questo è il mio concetto, e mi sembra talmente chiaro, ma lo dico in maniera molto serena, ho talmente tanta stima e affetto nei confronti di Andrea il nostro presidente perché lui mi ha dato la chance di coronare un sogno. Il mio sogno, quando ho cominciato ad allenare era di tornare alla Juventus e possibilmente di vincere, io l'ho coronato questo sogno e da parte mia ci sarà sempre grandissimo affetto nei confronti del presidente e cercherò sempre di sdebitarmi in tutte le situazioni; quindi si cercherà di fare delle necessarie valutazioni per il bene di tutti perché io voglio essere anche molto sereno e lavorare per centrare degli obiettivi. Perché quando uno lavora per vincere poi vuole vincere. Io voglio vincere".

Lui vuole vincere, e vincere è nel Dna della Juve, concetto ben sottolineato più avanti, quando ha rifiutato il paragone col Borussia: "Il Borussia Dortmund, grandissimo rispetto, ha anche vinto una Champions e io l'ho persa contro di loro, però non ha la storia, il curriculum della Juventus, con il Borussia, un tipo di discorso si può fare; non dimentichiamo che il Borussia Dortmund nei quarti di finale con il Malaga al 90' era fuori e se non passava sapete quanti titoli quest'anno avrebbe vinto? Zero!". E allora in quel caso si può dire "quello che viene viene".

Non è possibile dirlo alla Juventus, la Juventus è altro: "Ma quando parliamo di Juventus diciamo sempre che nella Juventus l'obiettivo è vincere ogni competizione; o sbaglio? Quante volte l'ho sentito dire da me e da altre persone, quindi non possiamo mischiare la storia, lì è attuabile. Poi, Se si potesse fare un discorso del genere lo farei sapendo che tutto quello che arriva è tutto di guadagnato, con nessuno che mi chieda di vincere. Però, ecco, non l'accetterei neanche io, io voglio vincere, io voglio lavorare per vincere. Io e i ragazzi con cui lavoro, perché io non sono della politica di De Coubertin, io voglio partecipare e provare a vincere.

Chi vince scrive la storia, chi non vince fa simpatia, ma a me la simpatia non ha mai interessato". E ben sappiamo quanta amarezza e quanta rabbia la Juve-simpatia del post-Calciopoli abbia regalato ai tifosi bianconeri. E poi, comunque, la Juve potrebbe vincere anche senza lui, ammette tranquillamente: "Assolutamente, c'è un progetto importante, serio, ci sono persone serie iniziando dal presidente Agnelli, che sicuramente è l'artefice di questo progetto, di cui è a capo; è un presidente che praticamente lavora a 360 gradi, prendendo decisioni in tutti i campi; c'è un direttore come Marotta e un direttore sportivo come Paratici che hanno dimostrato di essere persone competenti e di poter fare bene, io non penso che eventualmente non ci fosse Conte potrebbero sorgere problemi, assolutamente. Video della conferenza stampa di Antonio Conte - fonte 

fonte: ju29ro.com - News

( http://www.dailymotion.com/video/xzm7oq_conferenza-stampa-di-antonio-conte-post-juventus-palermo-1-0_sport?start=31#.UYdCY0qNpet )  
                                                          dal Blog di cristian Rocca
                                                 IN VIAGGIO,