Olivierio Beha
23 apr 2016 Andrea Bosco,Tanto per non dimenticare
Calciopoli, 10 anni dopo.
Fosse un romanzo di Le
Carré, sarebbe una storia ancora aperta. Magari con un colpo – nel
sequel- di scena finale. Invece è una storia italiana: un solo
colpevole, alcuni assolti, tanti prescritti. Una storia dove la commedia
si alterna alla tragedia. Dove i concetti di colpevolezza e innocenza
si sono stemperati in ambigue zone d’ombra. Dove il celere processo
sportivo si è mescolato alla lentezza del processo penale. Dove i
colpevoli non sono risultati così colpevoli da essere affidati alle
patrie galere. Dove gli ‘onesti’, non lo erano al tal punto, da
rinunciare alla prescrizione. Dove il contenuto delle intercettazioni,
spifferato secondo un barbaro costume italico all’informazione, misero
alla gogna perfino un prelato che chiedeva ad uno degli imputati, aiuto
nella ricerca di un posto di lavoro per due immigrate. Dove il
millantato credito, diventato leggenda metropolitana, benché archiviato
come ‘fatto mai avvenuto’ da un Tribunale della Repubblica (Catanzaro), è
arrivato intatto (Moggi che chiude Paparesta nello spogliatoio) fino
alla Corte di Cassazione. E addirittura in testa nelle motivazioni della
sentenza.E’ una vicenda con due personaggi Moggi e Giraudo, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale di una Juventus che (anche allora) vinceva troppo. Due figure, lombrosianamente colpevoli. A prescindere. Una vicenda dove gli interessi economici si sono saldati agli interessi politici. Dove un giornale fu in grado di anticipare con esemplare esattezza le pene che sarebbero state comminate alle società coinvolte. E dove il direttore di un altro giornale consigliò al presidente – ponte di una Juventus scaraventata in serie B (con pesante penalizzazione iniziale), smembrata di metà della rosa nelle eccellenze, privata dei proventi pubblicitari e televisivi, di ‘non ricorrere al Tar’. Là dove anni prima era ricorso per una vicenda di lana caprina, il presidente del Perugia, (proprietario anche del Catania) di fatto bloccando il campionato e producendo alla fine il deprecato, attuale torneo a 20 squadre. E’ una vicenda nella quale il tribunale penale di Napoli non trova evidenza di partite truccate, dove la principale imputata, condannata dal tribunale sportivo, esce assolta. Ma dove i dirigenti della medesima società, assieme ai designatori arbitrali, ripetutamente intercettati (secondo una consuetudine, peraltro dieci anni fa concessa) e un arbitro vengono condannati per ’associazione per delinquere’.
E’ una vicenda dove i filmati dei sorteggi (prova portante dell’accusa) misteriosamente scompaiono. Un mistero ancora insoluto. Un tribunale, investito della vicenda, infatti, alla fine archivia. Le parole ’archiviazione’ e ‘prescrizione’ in questa vicenda sono una sorta di mantra: anche uno studente al primo anno di giurisprudenza avrebbe potuto ipotizzare che il processo intentato a Napoli sarebbe finito (come alla fine è accaduto) con una pioggia di archiviazioni. E’ una storia pasticciata, nella quale il capo degli ‘intercettatori’, graduato dei carabinieri, al banco dei testimoni in aula non sa spiegare per quale motivo su 170.000 intercettazioni, solo 40 (quelle relative a Luciano Moggi) vengano sbobinate. Ma la difesa di Moggi al termine di un certosino lavoro fa una sorprendente scoperta: molte telefonate indicate con i ‘baffi rossi’ (in gergo: rilevanti) non sono state mai sbobinate. E la sorpresa diventa scandalo quando la “ sbobinatura” dei tecnici della difesa di Moggi si imbatte in una telefonata ‘pressante’ di Giacinto Facchetti, allora presidente dell’Inter. Il testo viene consegnato al procuratore federale Palazzi, il quale configura quella telefonata come una ‘violazione dell’articolo 6′ del codice sportivo. Roba da retrocessione. Ma la relazione di Palazzi che ipotizza e configura l’illecito, arriva a tempo scaduto: sono intanto passati 5 anni e quel reato sportivo è ormai prescritto. Ma c’è una grana non indifferente. Perché nel periodo di ‘transizione’ dello scandalo (che lambisce, senza ‘sporcarlo’ anche l’allora presidente federale Carraro) il governo Prodi, oltre a nominare nella figura di Giovanna Melandri, un ministro dello sport, nomina anche un Commissario Straordinario nella figura del professor Guido Rossi.
Stimato professionista, consulente della Exor (la cassaforte di Casa Agnelli) ed ex consigliere di amministrazione dell’Inter. Cosa fa il professor Rossi, dopo che con la retrocessione in serie B, la Juventus viene privata anche degli ultimi due scudetti conquistati? Ne assegna uno a tavolino, all’Inter, terza classificata in quel torneo. Ricostruire Calciopoli è impossibile in un articolo: un libro non basterebbe. C’è un giudice federale che rivela come quel collegio abbia giudicato ‘sull’onda del sentire popolare’. C’è il principe dei fischietti nazionali che nottetempo, all’una del mattino incontra nel parcheggio del ristorante dell’addetto agli arbitri del Milan- come spiega nel suo fondo anche Stefano Agresti. Adriano Galliani. Un arbitro (Pieluigi Collina) che farà una grande carriera a livello europeo. Ci sono arbitri vittime di una vera lapidazione mediatica, (poi risultati innocenti) incolpati sulla base dei tabellini e delle pagelle di un quotidiano sportivo.
E poi c’è quello scudetto di ‘cartone’. Massimo Moratti dopo averlo ricevuto, lo proclama come quello degli ‘onesti’. Non ci pensa a restituirlo, non rinuncia alla prescrizione: la rivalità tra due storiche tifoserie, diventa astio sconfinante nell’odio. Da tempo non ci sono più i fratelli Agnelli, è morto anche l’avvocato Peppino Prisco: due modi sapidi, ma in fondo garbati di intendere una rivalità calcistica. A niente servono i tavoli della ‘pace’ proposti dall’ allora presidente del Coni Petrucci: Andrea Agnelli e Massimo Moratti restano sulle loro posizioni. Agnelli chiede parità di trattamento e la riapertura del processo sportivo, in una vicenda che ha mandato a picco la Juve e ha penalizzato altre società (dal Milan, alla Lazio, alla Fiorentina). Ma che grazie alla prescrizione non ha mai portato al banco degli imputati l’Inter. Moratti ribadisce la sua intenzione di non rinunciare a ’quello’ scudetto. Perché quello scudetto il presidente dell’Inter lo considera il ‘più bello’.
Il presidente federale Abete successore di Carraro, dopo millanta rinvii scopre le carte, dopo un sofferto Consiglio Federale: la decisione è di ‘non decidere’. Ma perché nasce Calciopoli? Perché Moggi da anni è diventato il dirigente più potente del calcio italiano, addirittura con una società gestita dal figlio, la Gea, che smista giocatori e – si dice – anche allenatori. E perché sull’onda delle polemiche per alcuni controversi casi arbitrali (il più scottante il rigore di Iuliano su Ronaldo) la convinzione (anche di molti giornalisti) è che la Juve ‘rubi’. Ma c’è un pregresso di anni che tutti tendono a dimenticare. Intendiamoci, Luciano Moggi non era Biancaneve. Era per dirla con l’Avvocato Agnelli: “Lo stalliere del Re che, necessariamente, conosce tutti i ladri di cavalli”.
Moggi arriva in una Juventus che da nove anni non vince lo scudetto. Umberto Agnelli lo affianca a Giraudo. Moggi è bravo e spregiudicato. Ha fatto esperienza nel Napoli di Ferlaino e Maradona. In quelle settimane sta trattando il suo passaggio- assieme a Lippi a Ferrara e a Paulo Sousa, alla Roma di Sensi. Ma la le sirene juventine lo convincono ad accasarsi (assieme all’allenatore e ai giocatori) a Torino. E’ scudetto alla prima, nonostante la Real Casa spieghi: dovete autofinanziarvi. Moggi non è Biancaneve, ma è bravo. Vende Baggio e Zidane, ma compra Buffon, Thuram, Nedved, Salas, Trezeguet , Henry, Ibrahimovic, Vieira, Emerson, sottraendoli alla concorrenza. Quando scoppia lo scandalo sta trattando Gerrard, con Giraudo che in una intervista dichiara: “Faremo un nuovo stadio di proprietà. E avremo una televisione tematica. L’obiettivo è quello di far diventare la Juventus la società più potente del mondo“.
Parole che spaventano in un contesto – quello del calcio italiano, dove l’illegalità è sovrana.
Dove si falsificano senza pagarne le conseguenze (sportive) i passaporti dei giocatori.
Dove si presentano fidejussioni false.
Dove si drogano i bilanci e si continua a spendere pur con ‘buchi’ in bilancio di centinaia di miliardi di lire.
Dove ci si iscrive ai campionati fuori tempo massimo.
Dove a Natale si omaggiano arbitri ed assistenti con fiammanti Rolex.
Dove si può fallire ed essere salvati con decreto ministeriale, autorizzati a ’spalmare’ i debiti in oltre 20 anni.
Dove la pratica dello spalmadebiti (vietata in seguito dalla Commissione Europea ) è incoraggiata dall’allora presidente del consiglio che per primo ne fa uso per la sua società.
Dove i tifosi possono impunemente assediare con sassi, molotov e bombe carta, la sede della Federazione.
Dove per protestare contro un arbitraggio si incendiano cassonetti e si bruciano automobili.
Dove per ‘salvare’ una società dalla serie B, i tifosi interrompono i traghetti tra isola e continente. Dove (cosa mai accaduta prima e mai accaduta dopo) una gara nella quale è in palio uno scudetto può essere sospesa per 80 minuti e poi fatta riprendere su un campo ridotto ad un pantano.
Dove agli atleti, spregiudicati medici, somministrano farmaci, così come trenta anni prima nel caffè veniva mescolata la benzedrina. Questo lo scenario ante Calciopoli.
Dove c’era chi godeva di protezioni politiche e chi le subiva.
Specie se rappresentava piccole società di provincia. Una storia dove la società più penalizzata, è contemporaneamente attraversata anche da una feroce faida famigliare. Talmente aspra da rasentare l’autolesionismo. Con un avvocato difensore che ‘si rimette’ alla clemenza della corte. “E dove il presidente della Fifa (proprio quel Blatter) ringrazia pubblicamente Luca Cordero di Montezemolo, per aver ’mediato’ una situazione ‘difficile’ dissuadendo la Juventus dal ricorrere al Tar.
In dieci anni è successo di tutto. E’ successo che l’Inter dopo quello a tavolino abbia vinto anche un campionato con la Juve in serie B e alcune delle rivali zavorrate dal piombo delle penalizzazioni. Che successivamente con grandi polemiche con la Roma abbia vinto altri titoli. E al termine di una esaltante stagione anche un triplete (grazie a walter gagg, gianni infantini, alessandro profumo pres. unicredit sponsor uefa e bayern munchen-zittito (nota mia-fracal): campionato, Coppa Italia, Champions League.
C’era in quelle stagioni chi ipotizzava che la Juventus sarebbe scomparsa nell’anonimato. Affidata ad uno che molto sapeva di tennis e assai poco di calcio, previsione quasi azzeccata. Anni disastrosi. Fino alla pax famigliare e all’era Elkann – Agnelli- Marotta, Nedved – Paratici (Del Neri, Conte, Allegri). Anche con Agnelli, il primo anno è un incubo per il popolo juventino. Ma dal secondo, è un filotto di vittorie in Italia e di buoni posizionamenti in Europa, conti in ordine, brand in espansione, appeal internazionale.
E sul fronte giudiziario una richiesta danni alla Federazione (per i fatti descritti) di 444 milioni di euro. Finita? Macché. Uno dei presidenti penalizzati da Calciopoli (Gazzoni, Bologna) chiede i danni alla Juventus e alle altre società protagoniste della storiaccia. Anche la Federazione dichiara di voler presentare una richiesta danni alla Juventus come deterrente per l’iniziativa torinese. Da anni si attende che il Tar decida. Anni nei quali le parole si sono susseguite alle parole, anni nei quali, la tensione tra Juve e Inter – invece di stemperarsi si è inspessita. Con qualche tentativo di disgelo, tornato a temperatura polare alla prima uscita ‘fuori dal vaso’. Ultimo capitolo della saga, la velenosa polemica tra allenatori delle rispettive Primavere, dopo la vittoria dell’ Inter nella Coppa Italia di categoria.
Tavecchio, il nuovo presidente federale, non sembra in grado di riportare le due società alla normalità dei rapporti. L’Inter mezza indonesiana, mezza morattiana e presto probabilmente anche cinese è alle prese con l’ennesima complicata stagione: sia dal punto di vista sportivo che finanziario. La Juventus, viceversa, sta per agguantare il suo quinto scudetto consecutivo, come nei mitici anni Trenta, consegnandosi alla Storia. Ma cosa i tifosi, bianconeri pensino dello scudetto di ‘cartone’ e di Moratti basta prenotare un posto in curva allo Stadium per una qualsiasi gara di campionato. Assieme ai canonici incitamenti e agli sfottò di rito, prima del fischio d’inizio, ‘pensieri’ assai poco ‘stupendi’ al grande ‘inimico’ e a ‘quello scudetto’ , non mancano mai.
Dopo dieci anni è questo che resta di Calciopoli. Ah , sì ci sarebbe anche ‘Scommessopoli’, gli zingari, società beccate a ‘taroccare’ le partite prima del fischio d’inizio, giocatori corrotti, allenatori condannati, gente con la borsa piena di dobloni da girare a mafiosi e camorristi. Ma questa è un’altra storia. Che ha fatto un ‘relativo’ scalpore. Niente a che fare- soprattutto mediaticamente- con le vicende dell’ex ferroviere che alla scuola di Italo Allodi (che sua volta si era ispirato a Gipo Viani) aveva provato a farsi ‘re’.
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Calciopoli, la Juve, la Figc, lo scudetto del 2006 e la disparità di trattamento! È...non solo!
La cifra esatta: 443 milioni, 725.200 euro. Questo è il risarcimento danni che la Juventus chiede alla Figc. Dieci anni dopo. Si va al Tar del Lazio: udienza lunedì 18 luglio (la prima, altre ne seguiranno a meno di un improbabile, ma non impossibile, accordo fra le parti). Il ricorso della Juve è del 7 novembre 2011, quasi cinque anni, ma solo ora si entra nel vivo (se la prendono comoda i magitrati della CASTA!).
Al termine della loro lunga, documentata esposizione i legali della Juvenus hanno chiesto al Tar del Lazio di "condannare la Federazione Italiana Giuoco Calcio, F.I.G.C., al risarcimento del danno ingiusto subito dalla Juventus Football Club s.p.a. derivante dall'illegittimo esercizio dell'attività amministrativa e dal mancato esercizio di quella obbligatoria, in forma specifica mediante la "non assegnazione" "ora per allora" del titolo di Campione d'Italia per il Campionato di calcio per gli anni 2005-2006, con conseguente rimodulazione della classifica di campionato".
Inoltre chiedono di "condannare la Federazione Italiana Giuoco Calcio, F.I.G.C., al pagamento dei danni subiti e subendi dalla Juventus Football Club s.p.a. come sopra quantificati, in euro 443.725.200,00 (euro quattrocentoquarantatremilionisettecentoventicinquemiladuecento), oltre interessi legali dalla domanda al saldo".
Un lungo elenco dei danni subiti dal club bianconero che non ha potuto partecipare alle Coppe europee, ha perso i soldi dei diritti tv, è finito in serie B, ha dovuto vendere calciatori illustri (fra cui Ibrahimovic). Nel 2006 la Juventus di Moggi e Giraudo era uno squadrone, più forte di tutte quelle che sono venute dopo, e fatturava 250 milioni di euro: era ai vertici europei, aveva 100 sponsor. Ci ha messo dieci anni per riprendersi e tornare ai vertici italiani, non ancora europei: ora di milioni ne fattura oltre 300, ma frenata la Juve, nel frattempo Real, Barcça, Bayern, Man.U, Man.City e le altre hanno preso il volo.
Il Presidente A.Agnelli e Gli avvocati della Juventus
accusano i vertici del calcio per la "colpevole insufficienza delle indagini svolte dalla F.I.G.C. nel 2006 e la colpevole incapacità della F.I.G.C. di garantire l'efficienza e l'efficacia dei controlli sul regolare svolgimento dei Campionati. In particolare, la F.I.G.C. ha omesso di prendere in considerazione tutte le condotte rilevanti sul piano disciplinare, basando la propria decisione di revoca e di nuova assegnazione del titolo di Campione d'Italia su un quadro probatorio incompleto ed insufficiente".
Il club bianconero si è sentito discriminato rispetto ad altre società e pensa di aver pagato per tutti (all'inizio la Juve, in "Buona Fede, ignara dei comportamenti criminali della Procura di Napoli, del Comando dei Carabinieri di Roma e della Procura e Ufficio indagini della FIGC: "palazzi & borrelli", non si difese nei processi, accettò le condanne e lasciò soli Moggi e Giraudo). Solo più tardi, a giudizi ormai conclusi, il procuratore Stefano Palazzi, costrettovi dal Team di Legali di Moggi, tirò in ballo altri club, fra cui l'Inter, ma solo dopo aver atteso che decadessero i termini legali, dichiarando la prescrizione della società Internazionale! Ma sarebbe ora, che che il corrotto magistrato napoletano (stefano palazzi!), ci dicesse, chi gli ha dato l'ordine di accompagnare l'inter alla prescrizione prima di agire!
Ma l'orgoglio della juventus e degli Juventini, non va in prescrizione! Il nodo è quello scudetto che la Juve sente suo, lo scudetto del 2006 che la messa in scena dei saggi dell'infame "guido rossi" di assegnare uno scudetto all'inter vinto sul campo dalla Juventus! Andrea Agnelli e la Juventus su questo sono determinati: la Juve rivuole quello scudetto, l'Inter-non vuole mollarlo? Il Sicario Carlo Tavecchio si e prodigato per per cercare un accordo, ma tutti gli avvicinamenti con Agnelli (i due sono lontani anni luce) sinora non sono andati a buon fine, è vista la determinazione, non ci andranno!.
Il n.1 della Figc ne parlò anche con Giraudo in un incontro a Milano facendo proposte, ma da Giraudo, ritenute oscene!
Non si sa se Giraudo ne abbia parlato di recente a Roma anche con Franco Chimenti in un incontro al Coni, e se gli abbia ripetuto quello che ha detto a Tavecchio: mettersele nel culo!.
Una vita da Fuorilegge, poi nella GANG tronchetti-moratti a presidente Figc
Tavecchio ha minacciato di chiedere i danni alla Juve dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato le condanne (prescritte) di Moggi e Giraudo.
Ma la Figc non si è ancora mossa, martedì avrà un consiglio federale a Coverciano, forse ne parlerà.
O forse si aspetterà la Corte d'Appello di Roma (anche lì si è rivolta la Juve). Dieci anni sono passati,
Juve). Dieci anni sono passati,entus vanno avanti per la loro strada - 17-7-2016
Sulla parità di trattament.
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Andrea Agnelli risposta a Petrucci 1di2 (14:11)
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Andrea Agnelli risposta a Petrucci 2di2 (12:14)
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ANDREA BOSCO: PER NON DIMENTICARE
Calciopoli, 10 anni dopo. Fosse un romanzo di Le Carré, sarebbe una storia ancora aperta. Magari con un colpo - nel sequel- di scena finale. Invece è una storia italiana: un solo colpevole, alcuni assolti, tanti prescritti. Una storia dove la commedia si alterna alla tragedia. Dove i concetti di colpevolezza e innocenza si sono stemperati in ambigue zone d'ombra. Dove il celere processo sportivo si è mescolato alla lentezza del processo penale. Dove i colpevoli non sono risultati così colpevoli da essere affidati alle patrie galere. Dove gli 'onesti', non lo erano al tal punto, da rinunciare alla prescrizione. Dove il contenuto delle intercettazioni, spifferato secondo un barbaro costume italico all'informazione, misero alla gogna perfino un prelato che chiedeva ad uno degli imputati, aiuto nella ricerca di un posto di lavoro per due immigrate. Dove il millantato credito, diventato leggenda metropolitana, benché archiviato come 'fatto mai avvenuto' da un Tribunale della Repubblica (Catanzaro), è arrivato intatto (Moggi che chiude Paparesta nello spogliatoio) fino alla Corte di Cassazione. E addirittura in testa nelle motivazioni della sentenza.
E' una vicenda con due personaggi Moggi e Giraudo, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale di una Juventus che (anche allora) vinceva troppo. Due figure, lombrosianamente colpevoli. A prescindere. Una vicenda dove gli interessi economici si sono saldati agli interessi politici. Dove un giornale fu in grado di anticipare con esemplare esattezza le pene che sarebbero state comminate alle società coinvolte. E dove il direttore di un altro giornale consigliò al presidente - ponte di una Juventus scaraventata in serie B (con pesante penalizzazione iniziale), smembrata di metà della rosa nelle eccellenze, privata dei proventi pubblicitari e televisivi, di 'non ricorrere al Tar'. Là dove anni prima era ricorso per una vicenda di lana caprina, il presidente del Perugia, (proprietario anche del Catania) di fatto bloccando il campionato e producendo alla fine il deprecato, attuale torneo a 20 squadre. E' una vicenda nella quale il tribunale penale di Napoli non trova evidenza di partite truccate, dove la principale imputata, condannata dal tribunale sportivo, esce assolta. Ma dove i dirigenti della medesima società, assieme ai designatori arbitrali, ripetutamente intercettati (secondo una consuetudine, peraltro dieci anni fa concessa) e un arbitro vengono condannati per 'associazione per delinquere'.
E' una vicenda dove i filmati dei sorteggi (prova portante dell'accusa) misteriosamente scompaiono. Un mistero ancora insoluto. Un tribunale, investito della vicenda, infatti, alla fine archivia. Le parole 'archiviazione' e 'prescrizione' in questa vicenda sono una sorta di mantra: anche uno studente al primo anno di giurisprudenza avrebbe potuto ipotizzare che il processo intentato a Napoli sarebbe finito (come alla fine è accaduto) con una pioggia di archiviazioni. E' una storia pasticciata, nella quale il capo degli 'intercettatori', graduato dei carabinieri, al banco dei testimoni in aula non sa spiegare per quale motivo su 170.000 intercettazioni, solo 40 (quelle relative a Luciano Moggi) vengano sbobinate. Ma la difesa di Moggi al termine di un certosino lavoro fa una sorprendente scoperta: molte telefonate indicate con i 'baffi rossi' (in gergo: rilevanti) non sono state mai sbobinate. E la sorpresa diventa scandalo quando la “ sbobinatura” dei tecnici della difesa di Moggi si imbatte in una telefonata 'pressante' di Giacinto Facchetti, allora presidente dell'Inter. Il testo viene consegnato al procuratore federale Palazzi, il quale configura quella telefonata come una 'violazione dell'articolo 6' del codice sportivo. Roba da retrocessione. Ma la relazione di Palazzi che ipotizza e configura l'illecito, arriva a tempo scaduto: sono intanto passati 5 anni e quel reato sportivo è ormai prescritto. Ma c'è una grana non indifferente. Perché nel periodo di 'transizione' dello scandalo (che lambisce, senza 'sporcarlo' anche l'allora presidente federale Carraro) il governo Prodi, oltre a nominare nella figura di Giovanna Melandri, un ministro dello sport, nomina anche un Commissario Straordinario nella figura del professor Guido Rossi.
Stimato professionista, consulente della Exor (la cassaforte di Casa Agnelli) ed ex consigliere di amministrazione dell'Inter. Cosa fa il professor Rossi, dopo che con la retrocessione in serie B, la Juventus viene privata anche degli ultimi due scudetti conquistati? Ne assegna uno a tavolino, all'Inter, terza classificata in quel torneo. Ricostruire Calciopoli è impossibile in un articolo: un libro non basterebbe. C'è un giudice federale che rivela come quel collegio abbia giudicato 'sull'onda del sentire popolare'. C'è il principe dei fischietti nazionali che nottetempo, all'una del mattino incontra nel parcheggio del ristorante dell'addetto agli arbitri del Milan- come spiega nel suo fondo anche Stefano Agresti. Adriano Galliani. Un arbitro (Pieluigi Collina) che farà una grande carriera a livello europeo. Ci sono arbitri vittime di una vera lapidazione mediatica, (poi risultati innocenti) incolpati sulla base dei tabellini e delle pagelle di un quotidiano sportivo.
E poi c'è quello scudetto di 'cartone' . Massimo Moratti dopo averlo ricevuto, lo proclama come quello degli 'onesti'. Non ci pensa a restituirlo, non rinuncia alla prescrizione: la rivalità tra due storiche tifoserie, diventa astio sconfinante nell'odio. Da tempo non ci sono più i fratelli Agnelli, è morto anche l'avvocato Peppino Prisco: due modi sapidi, ma in fondo garbati di intendere una rivalità calcistica. A niente servono i tavoli della 'pace' proposti dall' allora presidente del Coni Petrucci: Andrea Agnelli e Massimo Moratti restano sulle loro posizioni. Agnelli chiede parità di trattamento e la riapertura del processo sportivo, in una vicenda che ha mandato a picco la Juve e ha penalizzato altre società (dal Milan, alla Lazio, alla Fiorentina). Ma che grazie alla prescrizione non ha mai portato al banco degli imputati l'Inter. Moratti ribadisce la sua intenzione di non rinunciare a 'quello' scudetto. Perché quello scudetto il presidente dell'Inter lo considera il 'più bello'. Il presidente federale Abete successore di Carraro, dopo millanta rinvii scopre le carte, dopo un sofferto Consiglio Federale: la decisione è di 'non decidere'. Ma perché nasce Calciopoli? Perché Moggi da anni è diventato il dirigente più potente del calcio italiano, addirittura con una società gestita dal figlio, la Gea, che smista giocatori e – si dice – anche allenatori. E perché sull'onda delle polemiche per alcuni controversi casi arbitrali (il più scottante il rigore di Iuliano su Ronaldo) la convinzione (anche di molti giornalisti) è che la Juve 'rubi'. Ma c'è un pregresso di anni che tutti tendono a dimenticare. Intendiamoci, Luciano Moggi non era Biancaneve. Era per dirla con l'Avvocato Agnelli: “Lo stalliere del Re che, necessariamente, conosce tutti i ladri di cavalli". Moggi arriva in una Juventus che da nove anni non vince lo scudetto. Umberto Agnelli lo affianca a Giraudo. Moggi è bravo e spregiudicato. Ha fatto esperienza nel Napoli di Ferlaino e Maradona. In quelle settimane sta trattando il suo passaggio- assieme a Lippi a Ferrara e a Paulo Sousa, alla Roma di Sensi. Ma la le sirene juventine lo convincono ad accasarsi (assieme all'allenatore e ai giocatori) a Torino. E' scudetto alla prima, nonostante la Real Casa spieghi: dovete autofinanziarvi. Moggi non è Biancaneve, ma è bravo. Vende Baggio e Zidane, ma compra Buffon, Thuram, Nedved, Salas, Trezeguet , Henry, Ibrahimovic, Vieira, Emerson, sottraendoli alla concorrenza. Quando scoppia lo scandalo sta trattando Gerrard, con Giraudo che in una intervista dichiara: “Faremo un nuovo stadio di proprietà. E avremo una televisione tematica. L'obiettivo è quello di far diventare la Juventus la società più potente del mondo“.
Parole che spaventano in un contesto - quello del calcio italiano, dove l'illegalità è sovrana. Dove si falsificano senza pagarne le conseguenze (sportive) i passaporti dei giocatori. Dove si presentano fidejussioni false. Dove si drogano i bilanci e si continua a spendere pur con 'buchi' in bilancio di centinaia di miliardi di lire. Dove ci si iscrive ai campionati fuori tempo massimo. Dove a Natale si omaggiano arbitri ed assistenti con fiammanti Rolex. Dove si può fallire ed essere salvati con decreto ministeriale, autorizzati a 'spalmare' i debiti in oltre 20 anni. Dove la pratica dello spalmadebiti (vietata in seguito dalla Commissione Europea ) è incoraggiata dall'allora presidente del consiglio che per primo ne fa uso per la sua società. Dove i tifosi possono impunemente assediare con sassi, molotov e bombe carta, la sede della Federazione. Dove per protestare contro un arbitraggio si incendiano cassonetti e si bruciano automobili. Dove per 'salvare' una società dalla serie B, i tifosi interrompono i traghetti tra isola e continente. Dove (cosa mai accaduta prima e mai accaduta dopo) una gara nella quale è in palio uno scudetto può essere sospesa per 80 minuti e poi fatta riprendere su un campo ridotto ad un pantano. Dove agli atleti, spregiudicati medici, somministrano farmaci, così come trenta anni prima nel caffè veniva mescolata la benzedrina. Questo lo scenario ante Calciopoli. Dove c'era chi godeva di protezioni politiche e chi le subiva. Specie se rappresentava piccole società di provincia. Una storia dove la società più penalizzata, è contemporaneamente attraversata anche da una feroce faida famigliare. Talmente aspra da rasentare l'autolesionismo. Con un avvocato difensore che 'si rimette' alla clemenza della corte. “E dove il presidente della Fifa ( proprio quel Blatter ) ringrazia pubblicamente Luca Cordero di Montezemolo, per aver 'mediato' una situazione 'difficile' dissuadendo la Juventus dal ricorrere al Tar. In dieci anni è successo di tutto. E' successo che l'Inter dopo quello a tavolino abbia vinto anche un campionato con la Juve in serie B e alcune delle rivali zavorrate dal piombo delle penalizzazioni. Che successivamente con grandi polemiche con la Roma abbia vinto altri titoli. E al termine di una esaltante stagione anche un triplete: campionato, Coppa Italia, Champions League. C'era in quelle stagioni chi ipotizzava che la Juventus sarebbe scomparsa nell'anonimato. Affidata ad uno che molto sapeva di tennis e assai poco di calcio, previsione quasi azzeccata. Anni disastrosi. Fino alla pax famigliare e all'era Elkann – Agnelli- Marotta, Nedved – Paratici (Del Neri, Conte, Allegri).
Anche con Agnelli, il primo anno è un incubo per il popolo juventino. Ma dal secondo, è un filotto di vittorie in Italia e di buoni posizionamenti in Europa, conti in ordine, brand in espansione, appeal internazionale. E sul fronte giudiziario una richiesta danni alla Federazione (per i fatti descritti) di 444 milioni di euro. Finita? Macché. Uno dei presidenti penalizzati da Calciopoli (Gazzoni, Bologna) chiede i danni alla Juventus e alle altre società protagoniste della storiaccia. Anche la Federazione dichiara di voler presentare una richiesta danni alla Juventus come deterrente per l'iniziativa torinese. Da anni si attende che il Tar decida. Anni nei quali le parole si sono susseguite alle parole, anni nei quali, la tensione tra Juve e Inter - invece di stemperarsi si è inspessita. Con qualche tentativo di disgelo, tornato a temperatura polare alla prima uscita 'fuori dal vaso'. Ultimo capitolo della saga, la velenosa polemica tra allenatori delle rispettive Primavere, dopo la vittoria dell' Inter nella Coppa Italia di categoria. Tavecchio, il nuovo presidente federale, non sembra in grado di riportare le due società alla normalità dei rapporti. L'Inter mezza indonesiana, mezza morattiana e presto probabilmente anche cinese è alle prese con l'ennesima complicata stagione: sia dal punto di vista sportivo che finanziario. La Juventus, viceversa, sta per agguantare il suo quinto scudetto consecutivo, come nei mitici anni Trenta, consegnandosi alla Storia. Ma cosa i tifosi, bianconeri pensino dello scudetto di 'cartone' e di Moratti basta prenotare un posto in curva allo Stadium per una qualsiasi gara di campionato. Assieme ai canonici incitamenti e agli sfottò di rito, prima del fischio d'inizio, 'pensieri' assai poco 'stupendi' al grande 'inimico' e a 'quello scudetto' , non mancano mai.
Dopo dieci anni è questo che resta di Calciopoli. Ah , sì ci sarebbe anche 'Scommessopoli', gli zingari, società beccate a 'taroccare' le partite prima del fischio d'inizio, giocatori corrotti, allenatori condannati, gente con la borsa piena di dobloni da girare a mafiosi e camorristi. Ma questa è un'altra storia. Che ha fatto un 'relativo' scalpore.
Niente a che fare- soprattutto mediaticamente- con le vicende dell'ex ferroviere che alla scuola di Italo Allodi (che sua volta si era ispirato a Gipo Viani) aveva provato a farsi 're'.
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