venerdì, settembre 05, 2008

Giugno 2008 - Calcio Mafia Meneghina Collusa con Torino

DELINQUENZA & CORRUZIONE, IN ITALIA COMINCIA DA LORO!

FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO
   (Federazione Italiana Giudici Corrotti)                                                  
00198 ROMA - VIA GREGORIO ALLEGRI, 14                                                
CASELLA POSTALE 2450                                                                            
ROMA 12 GIUGNO 2008                                                                            
COMUNICATO UFFICIALE N. 64/CDN (2007/2008)                                                  

La Commissione disciplinare nazionale, costituita dall’avv. Sergio Artico, Presidente, dall’avv. Gianfranco Tobia, dall’avv. Federico Vecchio, Componenti, dal Prof. Cesare Imbriani e dal dott. Carlo Purificato, Componenti aggiunti e con l’assistenza alla Segreteria del sig. Claudio Cresta, si è riunita il giorno 12 giugno 2008 e ha assunto la seguente decisione:

(235) – DEFERIMENTO DEL PROCURATORE FEDERALE A CARICO DI: ADRIANO GALLIANI (Vice Presidente vicario ed Amministratore delegato AC Milan SpA);

GABRIELE ORIALI (all’epoca dei fatti direttore tecnico attualmente dirigente FC
Internazionale SpA); MASSIMO MORETTI (all’epoca dei fatti Direttore generale FC Internazionale SpA); RINALDO GHELFI (già Amministratore delegato e attualmente Vice Presidente FC Internazionale SpA); MAURO GAMBARO (all’epoca dei fatt, Amministratore delegato FC Internazionale SpA)

E DELLE SOCIETA’ AC MILAN SpA E FC INTERNAZIONALE SpA (nota n. 2581/296-812pf06-07/SP/ma del 4.2.2008) Esaminato il deferimento del Procuratore federale disposto in data 4 febbraio 2008 nei confronti di: Milan:

5) Gabriele ORIALI, all’epoca dei fatti direttore tecnico, attualmente dirigente, della FC INTERNAZIONALE, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del CGS, ponendo in essere la condotta di abnorme e strumentale valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori indicati nella parte motiva al punto 4.1;

6) Massimo MORETTI, all’epoca dei fatti direttore generale della FC
INTERNAZIONALE, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del CGS, ponendo in essere la condotta di abnorme e strumentale valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori indicati nella parte motiva al punto 4.1;

( 2 ) – 7) Rinaldo GHELFI, già amministratore delegato e attualmente vice Presidente della FC INTERNAZIONALE, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del CGS e le disposizioni di cui all’art. 7, comma 1, del CGS previgente, trasfuso nell’art. 8, comma 1, del vigente CGS, ponendo in essere la condotta consistente nella contabilizzazione nel bilancio chiuso al 30 giugno 2003 delle plusvalenze (fittizie) derivanti dalla stipula dei contratti di cessione con corrispettivi di gran lunga superiori a
quelli realmente attribuibili, come meglio specificato nella parte motiva ai punti 4.11, 4.13, 4.14, 4.15 e 4.16, nonché le condotte consistenti nella mancata svalutazione nel bilancio chiuso al 30 giugno 2004 e nella situazione patrimoniale ai 31 marzo 2005, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003, come meglio precisato nella parte motiva ai punti 5.1, 5.2 e 5.3, condotte connesse fra di loro e con quelle di cui ai punti 5, 6 e 8 della parte dispositiva, e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti.

8) Mauro GAMBARO, all’epoca dei fatti amministratore delegato della FC
INTERNAZIONALE, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del CGS e le disposizioni di cui all’art. 7, comma 1, del CGS previgente, trasfuso nell’art. 8, comma 1, del vigente CGS, ponendo in essere le condotte consistenti nella mancata svalutazione nella situazione patrimoniale al 31 marzo 2005, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003, come meglio precisato nella parte motiva ai punti 5.1, 5.2 e 5.3, condotte connesse fra di loro e con quelle di cui ai punti 5, 6 e 7 della parte dispositiva, e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti;

( 3 ) – 9) società FC INTERNAZIONALE per responsabilità diretta, ai sensi dell’art. 2, comma 4, del previgente CGS, trasfuso nell’art. 4, comma 1, del vigente CGS, con riferimento alle condotte contestate ai suoi Dirigenti e legali rappresentanti sopra indicati ai punti nn. 5, 6, 7 e 8 che precedono condotte tutte connesse fra loro e finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti. Dispone l’applicazione delle seguenti sanzioni:
Rinaldo Ghelfi: ammenda di euro 20.000,00 (ventimila/00)
Mauro Gambaro: ammenda di euro 20.000,00 (ventimila/00)
Gabriele Oriali: ammenda di euro 10.000,00 (diecimila/00)
Massimo Moretti: ammenda di euro 10.000,00 (diecimila/00)
FC Internazionale SpA: ammenda di euro 90.000,00 (novantamila/00)
Pubblicato in Roma il 12 giugno 2008

IL SEGRETARIO Antonio Di Sebastiano                                                        
IL PRESIDENTE FEDERALE Giancarlo Abete                                              
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CHI TOCCA I MORATTI MUORE!
LA FIGC 
F ederazione
I......nterista
G........ iudici 
 C .......orrotti 
NON PUO'RETROCEDERE LE SQUADRE DEI CORRUTTORI MILANESI
      
E CHE LA MALEDIZIONE SIA CON VOI E PER VOI!
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Dalla procura del capoluogo lombardo avviso di chiusura indagini
per Moratti e altri due dirigenti: contestato il falso in bilancio
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Inter nel mirino di Covisoc e pm milanesi. Non aveva i requisiti per il 2005-2006
Il presidente nerazzurro: "Sono tranquillo... Ogni giorno pago miliardi"

MILANO - L'Inter nei guai per i bilanci. La Commissione per la vigilanza sulle società calcistiche (Covisoc) ha concluso che la società di Massimo Moratti non aveva i requisiti per l'iscrizione al campionato 2005-2006, quello dello scudetto vinto "a tavolino" dopo la retrocessione della Juve in B per "calciopoli". Un parere, quello dell'organo di vigilanza, trasmesso al pm milanese Carlo Nocerino che ha approntato l'avviso di chiusura indagini (che di norma prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) per Moratti, il vice presidente dell'Inter Rinaldo Ghelfi e l'ex manager nerazzurro Mauro Gambaro, accusati di falso in bilancio. 
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Un'accusa che la società milanese smentisce: "Non siamo preoccupati nella maniera più assoluta per questa inchiesta sui bilanci. Pago miliardi tutti i giorni, proprio questo no..", dice Moratti. 
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Il parere della Covisoc. "L'equilibrio finanziario sarebbe saltato - sostiene l'organismo di controllo - se la società avesse evidenziato le perdite connesse alle plusvalenze fittizie". Dunque i nerazzurri "non avrebbero superato i parametri chiesti dalla Covisoc per l'iscrizione al campionato 2005-2006". 
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L'inchiesta della procura milanese. A Moratti, Ghelfi e Gambaro viene contestato di aver esposto nei bilanci fino al giugno 2004 "fatti non rispondenti al vero, concernenti i componenti positivi e negativi del reddito, nonché le attività e le passività". 
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In altre parole il valore degli atleti sarebbe stato gonfiato ad arte per ottenere delle plusvalenze e 'abbellire' i bilanci. Questo, ad avviso di Nocerino e sulla base delle indagini della Guardia di Finanza di Milano, "con l'intenzione di ingannare i soci e il pubblico e al fine di conseguire l'ingiusto profitto, di evitare di evidenziare perdite che avrebbero comportato l'obbligo di ripianare e/o di ridurre il capitale sociale entro il successivo esercizio, nonché di evitare di rappresentare alla Covisoc l'esatta situazione patrimoniale ai fini delle verifiche propedeutiche all'ammissione dei campionati di calcio 2004-2005 e 2005-2006 e di rientrare finanziariamente dai parametri richiesti dalla Figc per la regolare iscrizione al campionato di calcio 2005-2006". 
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Sempre in base all'avviso di chiusura delle indagini, le presunte alterazioni di bilancio avrebbero "comportato la esposizione di un maggior patrimonio netto pari a 32.459.713,44 euro, che corrisponde a circa il 104% del patrimonio netto risultante dal bilancio (31.201.367,00 euro)". 
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Le operazioni incriminate. L'avviso di chiusura indagini cita la compravendita incrociata degli ex laziali Bernardo Corradi e Hernan Crespo: i due giocatori sarebbero stati "ipervalutati" per più di 6,5 milioni di euro. Nocerino fa riferimento anche alla cessione di Morfeo al Parma. 
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Non è tutto: secondo la Procura ci sarebbero altre compravendite incrociate, con il Milan, risalenti a giugno 2003. In queste operazioni, sono stati messi a bilancio 10 milioni e 770 mila euro, frutto di un'eccessiva valutazione. Tant'è vero che nell'inchiesta del pm milanese l'ad rossonero Adriano Galliani è nella stessa posizione di Moratti e degli altri dirigenti nerazzurri. 
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L'indagine era nata da un esposto presentato dall'ex presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, alla magistratura di Roma e poi trasmesso alla Procura di Milano per quanto riguarda Milan e Inter. 
(20 giugno 2007)

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COME SEMPRE, L'INTER COMMETTE ILLECITI, E LA MAFIA LI FA PAGARE ALLA JUVE! 
Caro Amico, ti scrivo. Quella Maledetta estate!

L'estate in cui ci hanno mandato in B è stata la peggiore della mia vita....Avevo un angoscia dentro, una tristezza indescrivibile...mia moglie mi dava del matto... Ricordo le discussioni feroci (a dir poco) con tutti gli altri tifosi, molti dei quali violenti, ai quali dovevi  l'ultima parola, oppure evitarli! Ma anche con quelli "juventini?" che nella loro cretinaggine, si mostravanoscandalizzati! Ricordo le ore, i giorni passati in interNET, quasi disperato. Ricordo la vana attesa e la delusione poi della mancata pubblicazione delle intercettazioni del milan, dell'inter, della Roma... Ricordo tutto come un incubo! Non nascondo che a 70 anni ho anche dato di gomito e  mangiato come un roditore x il nervoso! Caro amico, tutto questo rimane scolpito nella mia memoria così come i due scudetti scippati, è  la nostra storia disonorata! Tutto... tutto rimane dentro di me e non voglio dimenticarlo! Ho una chiara visione dei fatti, è  so tutto di com'è che ci  hanno inchiappettati... e li odier in eterno perchè è anche dimostrato che l'Infame e corrotto Palazzi lo hanno messo lì apposta x evitare che noi ci si potesse  in qualche modo riabilitare, è  impedire possa essere coinvolta l'inter, o aggravare la posizione del Milan! Carissimo, cosa posso dire...? Posso dire che il calcio italiano per me non esiste più. Ne la Juventus e ne la nazionale. Anzi spero proprio che lla nazionale non vinca mai più una partita è, tiferò contro tutte le squadre italiane!La sola cosa che mi interessa è, se un giorno sarà fatta Giustizia, è la speranza che l'ultimo degli Agnelli, il figlio del Dottore Umberto: Andrea, un giorni si riprenda il suo giocattolo, porti nella nostra bacheca gli scudetti vinti sul campo conto tutto e contro tutti, è ripristini l'Onore della Vecchia Signora... la mia Cara Compagna di Viaggio, l'hanno fatta piangere. Un caro saluto. francesco.

Calciopoli/FarsOpoli in 4 punti, vista dal tifoso. Che pero' metteremo in seguito all'esposizione di fatti sul massiccio-conflitto d'interesse: Dirigenti di BANCHE-Dirigenti-COVISOC (in combutta con il commissario "guido rossi"), Responsabili dell' " Illegale Iscrizione dell' "inter" (e milan?) al campionato 2005-2006 (Inter, irregolare l'iscrizione al torneo '05/'06

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Sport/2007/06_Giugno/20/inter_moratti_plusvalenze.shtml
Ritiro Ricorso al Tar? Nel 2006, Tronchetti-Telecom proteggeva Montezemolo-Pres.Confindustria!
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Cesare Bisoni Pres. Covisoc e vicepres. Unicredit messo li a protezione dell'inter, dal Presidente di Unicredit e Protettore dei vertici nerazzurri (i colori del suo cuore) Alessandro Profumo 
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Intreccio club-istituti: I doppi incarichi degli sceriffi del calcio italiano.
1) - Cesare Bisoni, numero uno Covisoc, è anche  vicepresidente di Unicredit Private Banking Sponsor  dell'UEFA e del Bayern Muenchen, Presidente Alessandro Profumo (auto dichiarato interista e protettore  derlla sua squadta in Europa, maggiore responsabile della vittoria in Champions League 2010: assistito dal corrotto dirigente FIFA Walter Gagg, ha corrotto anche il diavolo!), culo e camicia con Tronchetti Provera, Vicepresidente Medio Banca, secondo maggiore azionista e sponsor dell'inter!

*Qual è il legame che unisce l’Unicredit alla Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche? In apparenza nessuno: invece un nesso c’è e riguarda il presidente della Covisoc, Cesare Bisoni, riconfermato nell’ottobre 2007 dal consiglio federale Figc dopo la sua prima nomina risalente al 20 novembre 2003.

*Egli è anche presidente della Commissione di primo grado delle licenze Uefa: sono un requisito obbligatorio per le squadre di serie  A, oltre ai piazzamenti in campionato determinati dai regolamenti vigenti, per la partecipazione alla Champions League e alla Coppa Uefa.

*Stando alle visure della Camera di Commercio, egli è il vicepresidente e membro del comitato  esecutivo di Unicredit Private Banking dal 20 aprile 2006 fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2008: quest’ultima, secondo il bilancio 2007 del gruppo bancario guidato da Alessandro Profumo, possiede interamente la Cordusio Fiduciaria.                                          

*Nelle sue stanze ovattate sono custoditi alcuni misteri dell’italica pedata, come l’azionista di riferimento (al 98%) della Reggina: Service, proprietaria del marchio della Reggina Calcio. Quest’ultima possiede anche 2,6 milioni di obbligazioni Unicredit, acquistate nel 2006.

*Cordusio Fiduciaria detiene il 33,3% della Bs Servizi, una delle due società in cima alla catena di controllo del Frosinone.

*Inoltre, nella relazione sulla gestione sul bilancio di Unicredit si legge che «entro la fine del primo semestre 2008» nella fiduciaria milanese sarà fusa per incorporazione Romafides. Nella fiduciaria romana è schermato il possessore del 90% della Filmauro, che controlla a sua volta integralmente il Napoli.

*La visura camerale di Unicredit Private Banking spiega che il consiglio di amministrazione «può delegare al comitato esecutivo poteri propri e attribuzioni ed in particolare ogni potere in materia di concessione di crediti, con facoltà di ulteriore subdelega».

*In qualità di presidente della Covisoc, oltre a esercitare secondo l’art.36 dello Statuto Figc «funzioni di  controllo sull’equilibrio economico finanziario e sul rispetto dei principi della corretta gestione delle società di calcio professionistiche», Bisoni ha l’obbligo di denunciare eventuali illeciti sportivi. Il dovere è imposto dall’articolo 7 del Codice di giustizia sportiva.

*Stando alla norma, egli dovrebbe riferire alla Procura federale Figc su comportamenti scorretti di tesserati, anche se soltanto tentati. Ad esempio dovrebbe farlo se dietro il velo, perfettamente lecito per la legge ordinaria, della Cordusio Fiduciaria si nascondesse l’ipotetico trasgressore dell’articolo 16 delle Norme organizzative interne federali, in cui si stabilisce che «non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale».

*Questa la sanzione prevista per le società nel Codice di giustizia sportiva per la violazione di questa disposizione: almeno due punti di penalizzazione e l’ammenda da 10mila a 50mila euro.

*Le visure della Camera di Commercio riportano l’esistenza di intrecci bancari anche per tre membri della Covisoc e della Commissione I grado licenze Uefa.

2) - Marco Cardia, figlio del presidente Consob, è anche consigliere di amministrazione della Cassa di Risparmio della provincia di Viterbo che fa parte del gruppo Intesa Sanpaolo: è anche socio al 98% e procuratore della società immobiliare Emmeci Consult.

3) - Bruno Rossignoli è presidente della Intesa Sec Npl, società di cartolarizzazione crediti posseduta al 60% da Intesa Sanpaolo e al 40% dall’olandese Stichting Viridis.

4) - Domenico De Leo è sindaco di Unicredit Banca: inoltre ricopre anche l’incarico di consigliere della Lbo Italia Investimenti, società finanziaria controllata al 100% da Europe Capital Partners V. Quest’ultima, secondo il Journal Officiel del Lussemburgo, è posseduta dalla Europe Capital Partners V Lp con sede ad Hamilton, capitale delle Bermuda.
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In questo bel quadretto di conflitti di interesse, c'è inoltre da ricordare che Capitalia, fusa in Unicredit, a garanzia dei finanziamenti concessi alla as Roma detiene il 49% delle azioni di Italpetroli (famiglia Sensi), società di fatto controllante della stessa a.s. Roma.

+++In data 13 febbraio 2008 la Unicredit Banca d’Impresa S.p.A. in qualità di mandatari di Banca di Roma S.p.A ha sottoscritto con la S.S. Lazio S.p.A. una transazione di tutte le posizioni aperte (finanziarie e non) al 31 dicembre 2007. Si segnala che tale accordo comprende anche la vicenda trattata nel paragrafo "Richieste Consob del 20 ottobre 2006" della presente relazione. Tale accordo prevede il rimborso da parte della vostra Società di Euro 6,68 milioni, con un risparmio di Euro 5,18 milioni da pagare in otto rate trimestrali di Euro 0,8 milioni ed una di Euro 0,42 milioni, senza interessi.

Si segnala che la S.S. Lazio Marketing &Communication S.p.A. si è resa garante del debito contratto dalla controllante per Euro 6,68 milioni mediante la cessione degli incassi futuri rivenienti dai contratti con la Puma Italia S.r.l. scadenti rispettivamente al 30 giugno 2008 e 30 giugno 2012.

*Un capitolo a parte, merita L'inter (milan adjuvandum), gia' salvata da Carraro dal fallimento per l'illecito del falso passaporto di Recoba,e' di nuovo salvata nel 2005/2006 (Inter, irregolare l'iscrizione al torneo '05/'06 -
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Sport/2007/06_Giugno/20/inter_moratti_plusvalenze.shtml
http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/sport/calcio/bilanci-inter/bilanci-inter/bilanci-inter.html 
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CAPITO PERCHE' LA COVISOC NON POTEVA PERMETTERE CHE L' "inter" FALLISSE! HANNO MANDATO "L'INFAME-GUIDO ROSSI" CON POTERI STRAORDINARI ALLA FIGC (che gia' pullulava di pedine del sistema!), PERCHE' ERA UN UOMO DELLA FIAT (Ifil-Special Advisor!) ED AVREBBE AVUTO L'AIUTO DELLA GOGNA MEDIATICA IMPIANTATA DAI MEDIA DA LORO GOVERNATI E CONTROLLATI, PER FUORVIARE L'ATTENZIONE DAI FURTI ALLO STATO CHE I POTERI OCCULTI STAVANO PERPETRANDO IN QUEL MOMENTO STORICO:  SI STAVA COMPLETANDO IL COLPO DI STATO, NOMINATO: TANGENTOPOLI!

INIZIATIVA PARLAMENTARE PER SCOPRIRE LA VERITA' SUGLI INSABBIAMENTE DEGLI SCANDALI NEL CALCIO, E' SULLA VERA STORIA DEI FALSI PASSAPORTI. IN CIMA ALLA LISTA I CASI IN PRIMA PAGINA DI GIORNALI & TV: "RECOBA & VERON"

"inter": La vera storia del passaporto di Recoba  
Dr.Zoidberg - 12 Marzo 2008

     Estate 1997: per 7 miliardi di lire l’Inter acquista dal Nacional di Montevideo il calciatore uruguaiano Alvaro Recoba, messosi in mostra in patria grazie alla sorprendente media di un gol a partita. Offuscato dal contemporaneo arrivo di Ronaldo, il Chino (come viene soprannominato) è un oggetto misterioso, ma il suo esordio in maglia nerazzurra è scintillante: prima giornata del torneo 1997/98, l’Inter è sotto a San Siro con il Brescia.

Al 70’ Recoba entra in campo e in cinque minuti, con un tiro da 30 metri e una punizione, ribalta il risultato. Un fenomeno, si azzarda a dire qualcuno. Tuttavia, nonostante il promettente inizio, il resto della stagione è al di sotto delle aspettative: per il Chino altre 7 partite, e un solo gol, contro l’Empoli (un pallonetto da 35 metri). Troppo poco per l’esigente Moratti che decide di spedirlo a Venezia “a farsi le ossa”. In laguna Recoba entusiasma pubblico e critica contribuendo attivamente alla salvezza dei neroverdi: per lui 19 presenze da titolare e 10 gol.

Le sue prestazioni convincono l’Inter a richiamarlo alla base, ma c’è un problema: Recoba è extracomunitario e la rosa dell’Inter ne conta già cinque, tanti quanti ne permette il regolamento: Simic, Jugovic, Ronaldo, Cordoba e Mutu. Ma la soluzione arriva a tempo di record: il 12 settembre 1999, a poco più di due mesi dal suo ritorno a Milano, Recoba ottiene l’agognato passaporto comunitario. E questo nonostante nel 1997 si fosse infruttuosamente cercato di rintracciare un avo spagnolo del calciatore.

La stagione 1999/2000 termina con il quarto posto dell’Inter che però può consolarsi con le brillanti prestazioni dell’uruguaiano neocomunitario, il quale infila 10 gol in 27 partite. Il rendimento di Recoba ingolosisce alcune squadre italiane e straniere che meditano di strapparlo ai nerazzurri, grazie all’imminente scadenza contrattuale con data giugno 2001. Recoba non ha nessuna intenzione di lasciare le comodità meneghine e ottiene da Moratti un faraonico rinnovo, ben oltre il miliardo e duecento milioni fino ad allora percepiti.

Un contratto, a dire il vero, mai visto prima: 15 miliardi l’anno più i diritti di immagine e, non specificata sul contratto, una percentuale sull’acquisto di alcuni suoi connazionali. In totale 19 miliardi. Una cifra che crea scalpore e qualche invidia all’interno dello spogliatoio. E poco importa se poi i risultati sportivi non si riveleranno in linea con le aspettative: nel 2000/01 Recoba si attesta su una media discreta (8 reti in 29 apparizioni) ma l’Inter non va oltre un quinto posto, a 24 punti dalla Roma scudettata.

Ma non sono solo le vicende legate all’ingaggio ad attirare le attenzioni dei media. In arrivo c’è una bufera: il 14 settembre 2000, i calciatori dell’Udinese Warley e Alberto, in trasferta con la squadra, vengono fermati alla frontiera polacca a causa di irregolarità nei loro passaporti (In realtà il sindacato calciatori aveva già fiutato il problema molto prima: in una lettera del 3 dicembre 1998, il segretario Maioli aveva richiesto alla Federcalcio una lista dei calciatori extracomunitari con passaporto italiano, nonché le relative documentazioni. La Figc, il 3 febbraio 1999, rispose con un elenco incompleto in cui figuravano solo 15 nomi. Coda di paglia?). Passaporti che si rivelano falsi. Ma è solo la punta dell’iceberg: molti altri calciatori del nostro campionato sono in possesso di documenti fasulli e il fenomeno sembra essere assai diffuso.

È il cosiddetto scandalo di “Passaportopoli”, nella cui rete finiscono sette società (Inter, Lazio, Roma, Milan, Udinese, Vicenza, Sampdoria), 14 giocatori (Recoba, Veron, Fabio Junior, Bartelt, Dida, Warley, Jorginho, Alberto, Da Silva, Jeda, Dedè, Job, Mekongo, Francis Zé) e quindici dirigenti (Oriali, Ghelfi, Baldini, Cragnotti, Governato, Pulici, Pozzo, Marcatti, Marino, Sagramola, Briaschi, Salvarezza, Mantovani, Arnuzzo, Ronca). L’Inter ne viene ufficialmente coinvolta il 30 gennaio 2001, quando il pm di Udine, Paolo Alessio Vernì, ordina un’ispezione nella sede della società e nell’abitazione milanese di Recoba: anche il suo passaporto risulta contraffatto.

A tale provvedimento via Durini risponde con un comunicato distaccato e sintetico: «La società è totalmente estranea all’oggetto dell’inchiesta ed ha totale fiducia nella buona fede di Recoba». Ma la realtà è molto diversa e la rivela il pm di Roma, Silverio Piro, che conduce le indagini sulla vicenda: il dirigente interista Oriali, su suggerimento del consulente della Roma, Franco Baldini (vedi capitolo), si è messo in contatto con un misterioso faccendiere rispondente all’esotico nome di Barend Krausz von Praag, il quale lo ha aiutato nell’ottenimento del documento. Oriali sarebbe volato di persona a Buenos Aires dove, grazie agli uffici di Krausz presso un’improbabile agenzia, avrebbe dato avvio alla pratica.

Recoba, interrogato al riguardo, dice di non saperne nulla e di essersi improvvisamente ritrovato con il passaporto pronto. Il documento, afferma il Chino, gli è stato consegnato da Oriali il 9 settembre 1999 alla Borghesiana, alla vigilia di un Roma-Inter di campionato. Ma per gli inquirenti ci sono due particolari che non tornano: il documento riporta una data di rilascio precedente di un anno, 9 novembre 1998, e Recoba risulta residente a Roma. Perché né Oriali, né Rinaldo Ghelfi, amministratore delegato interista che ha seguito la pratica, si sono accorti di questa incongruenza? Perché nessuno, nemmeno il calciatore, ha fatto notare e ha richiesto di correggere l’errore?

La procura di Udine informa anche che sette mesi dopo l’emissione del passaporto l’Inter si è mossa alla ricerca di antenati spagnoli. Perché questo eccesso di zelo da parte della dirigenza nerazzurra se il calciatore era già in possesso del documento? Il quadro si complica quando Oriali nega di aver versato per conto dell’Inter 80 mila dollari, cifra che Krausz, in un precedente interrogatorio della Procura di Roma, ha detto di aver ricevuto per mano sua.

La risposta è una sola: il passaporto è falso. Ma non solo, la dirigenza dell’Inter era pienamente consapevole del percorso fraudolento che stavano per intraprendere, dal momento che non è mai stata presentata alcuna richiesta di rilascio alle autorità italiane, come regolare prassi richiede. Un caso complesso e intricato ma dalla sostanza semplice: se il passaporto del laziale Veron era vero ma ottenuto attraverso false documentazioni (atti di nascita, matrimonio, ecc…), quello dell’uruguaiano è direttamente contraffatto. Una patacca, direbbero a Roma.

Dopo le sconcertanti rivelazioni delle Procure di Roma e Udine, arrivano le sdegnate reazioni del mondo sportivo. C’è sdegno e le società non coinvolte nella questione passaporti protestano. Andrea Manzella, presidente della Corte Federale, cerca di rassicurare tutti sulla velocità e sul rigore degli eventuali procedimenti disciplinari. Ma il risultato è patetico: “La regolarità delle partite è un bene assoluto, e su questo non si transige: la buona fede di società o singoli non conta, conta solo che alle gare abbiano partecipato giocatori che non ne avevano diritto.

L’Authority ha deciso di aspettare la dichiarazione di falsità della magistratura a meno che il falso risulti macroscopico, ictu oculi, o che vi sia ammissione di colpa del club o del giocatore”, ha spiegato Manzella. “In questi casi, le sanzioni saranno immediate”. Fra una decina di giorni anche l’Inter quindi sarà deferita, e il processo sportivo si concluderà, fra Disciplinare e Caf, entro aprile o maggio. Difficile ipotizzare la sconfitta a tavolino di tutte le gare dei nerazzurri con Recoba “italiano”, più probabile una penalizzazione in classifica di 5/6 punti. Nel caso, quindi, l’Inter dovesse qualificarsi per la Coppa Uefa sarebbe retrocessa in classifica, lasciando il posto in Europa ad un altro club. E nel caso si salvasse? Questione delicatissima, ma teoricamente il club di Moratti rischierebbe anche la serie B” (Repubblica, 9 febbraio 2001)

L’Inter, secondo i regolamenti, dovrebbe essere sconfitta a tavolino ed essere sanzionata di un punto per ogni partita in cui ha schierato Recoba come comunitario. Il totale ammonterebbe all’enorme cifra di 56 punti, con la conseguente retrocessione del club nerazzurro, sia che il provvedimento venga applicato nel campionato precedente (il 1999/2000, dove ha ottenuto 58 punti) che in quello ancora in corso (il 2000/2001, a fine anno ne totalizzerà 51). Con una tale penalità l’Inter sarebbe la prima squadra a scendere sotto lo zero in classifica. Ma è pura fantascienza e ci si rende conto che una tale sanzione, seppur giusta, non verrà mai applicata. Si parla di penalizzazioni o, per lo meno, si spera: "Roma, Lazio, Inter, Udinese e Napoli penalizzate.

Cinque, sei punti in meno ad ognuna all’inizio della prossima stagione, quella premondiale; oppure con handicap sostanzialmente differenti, stangate per i casi più gravi di manomissione (Veron, Recoba, Cafu) […] Nei fatti però, quasi la metà del prossimo campionato italiano sarà “ad handicap”, consegnato nelle mani di chi dallo scandalo non è stato travolto. […] Di colpo di spugna si è parlato a lungo. Ma non si può ormai cancellare uno scandalo che ha investito almeno sei procure, una ventina di giocatori e una quindicina di dirigenti, dal direttore generale dell’Inter ai presidenti di Roma e Lazio. Non si può cancellare uno scandalo che la Fifa stessa chiede di reprimere duramente. Non si possono chiudere gli occhi quando in Francia hanno già penalizzato delle squadre e in Spagna si sono già sospesi dei giocatori". (Repubblica, 21 marzo 2001).

Il 5 marzo l’Ufficio Inchieste della Federcalcio conclude le indagini ed emana i deferimenti: La giustizia sportiva, con i deferimenti di ieri, va avanti. Nessun colpo di spugna, nessuna sanatoria. Non si aspetterà l’estate, a campionato concluso, per intervenire sullo scandalo dei passaporti falsi. Già nel mesi di aprile sfileranno davanti alla Disciplinare i primi club e i primi giocatori coinvolti: le sanzioni (squalifiche per i calciatori e penalizzazioni in classifica per i club) saranno scontate in questa stagione (ibidem, 6 marzo 2001).

Il processo si annuncia complicato e le conseguenze spaventose: l’applicazione di punti di penalizzazione potrebbe compromettere la salvezza o la qualificazione alle coppe europee delle società coinvolte. Ma c’è una scappatoia, alla quale più di tutti sta lavorando Galliani, l’amministratore delegato del Milan: la riforma dell’articolo delle norme federali che limita l’impiego dei calciatori extracomunitari. Una modifica della regola comporterebbe un’attenuazione molto sostanziosa delle pene.




L’Inter gradisce l’idea e si unisce alla battaglia: Passaporti, è guerra aperta ormai: l’Inter attacca la Figc, cercando ogni strada per dichiarare illegittimo l’articolo 40, settimo comma delle Noif. In una nota del professor Mucciarelli, che fa parte del collegio di difesa nerazzurro, l’Inter sottopone infatti “direttamente alla Corte Federale, organo competente in materia, il giudizio in ordine alla legittimità della norma federale sul tesseramento dei giocatori extracomunitari”. (ibidem, 5 aprile 2001).

La Commissione Disciplinare fissa le date dei processi contro ogni singola società. Il presidente Manzella, ancora una volta, si sente di garantire la celerità dei procedimenti giudiziari, ma nessuno sembra più credergli dato che la rettifica della norma sugli extracomunitari appare giorno dopo giorno sempre più probabile. La vicenda sta diventando una farsa: Per Porceddu le prove sono sufficienti per chiedere di processare il club nerazzurro e il giocatore. L’udienza è fissata per il 19 aprile. A meno che i tanti ricorsi alla Corte Federale sulla legittimità della norma che limita gli extracomunitari facciano slittare tutto a fine campionato, come vogliono i club. “Agiremo in fretta non appena riceveremo i ricorsi”, garantisce Manzella. (ibidem, 8 aprile 2001)

Tuttavia un procedimento unico consentirebbe alle società di essere giudicate con minore severità. Ed è proprio quello che intende proporre Galliani, il quale provvidenzialmente annuncia: «È giusto fare un solo processo e che eventuali squalifiche e penalizzazioni arrivino tutte insieme».

Puntuale giunge il ricorso alla Corte Federale da parte dei club, e poco importa se l’articolo 16 comma b) del Codice di Giustizia Sportiva preveda l’ammissibilità del ricorso solo da parte del presidente della Federazione o di «qualsiasi organo operante nell’ambito federale che vi abbia interesse». Moratti si schiera con Galliani (altri tempi…) e rilascia una dichiarazione che, col senno di poi, si rivela incredibilmente comica: «Se squalificano Recoba e poi la giustizia ordinaria lo assolve, chi ci restituisce squalifiche e penalizzazioni?» (È incredibile come tutti i personaggi coinvolti nella vicenda si appellino al pronunciamento della giustizia ordinaria (vedi anche Cragnotti con Veron). Allo scoppio di Calciopoli, invece, nessuno ha atteso il concludersi dell’iter giudiziario: le sentenze sono state emesse in due settimane.

E se la giustizia ordinaria assolve Moggi e Giraudo, chi restituisce alla Juventus la serie A e gli scudetti?). Come vedremo più avanti, Recoba e Oriali verranno condannati dalla giustizia ordinaria e l’Inter non restituirà i punti ottenuti con l’uruguaiano comunitario in campo. In ogni caso, la tattica è precisa: ottenere l’accorpamento dei processi e rimandarne lo svolgimento a fine stagione, confidando nell’ormai quasi certa rettifica dell’articolo 40. Il gioco funziona e l’udienza per l’Inter, in programma il 20 aprile, viene rinviata: "Avanti a forza di rinvii: il processo all’Inter, per il passaporto falso di Recoba, si farà. Ma più avanti.

Quando non si sa: forse a maggio, forse a fine stagione. Ma soltanto dopo che la Corte Federale, presieduta da Andrea Manzella, si sarà pronunciata sul ricorso (che abbiamo visto essere irregolare, nda) presentato non solo dal club nerazzurro, ma anche da Milan, Udinese, Lazio, Vicenza e Sampdoria. Tutti questi club chiedono infatti che venga abbattuto il tetto del tesseramento (massimo cinque) e all’impiego (massimo tre) dei calciatori extracomunitari. Si va insomma verso minicondanne. La Disciplinare ieri ha accettato subito la richiesta di rinvio al processo dell’Inter presentata dallo stesso Procuratore Federale, Carlo Porceddu in accordo con i legali nerazzurri". (Repubblica, 20 aprile 2001).

Il tempo gioca a favore dei nerazzurri e delle altre società implicate in Passaportopoli. Società che il 3 maggio 2001 vedono finalmente premiati i loro sforzi, con il più annunciato dei colpi di spugna: a sei giornate dalla fine del campionato e nonostante la strenua opposizione dell’Associazione Calciatori presieduta da Campana, arriva la modifica della norma sul tesseramento e sull’impiego degli extracomunitari. E pazienza se le regole vengono cambiate in corsa, con Roma e Juventus a contendersi lo scudetto punto su punto. Chi ha rispettato le regole viene fatto fesso. E chi ha falsificato i passaporti? Ormai è chiaro che tutto sta per passare in cavalleria: "Il processo a Inter, Milan, Samp, Udinese, Vicenza, a cui presto si unirà anche la Lazio per Veron, si farà. Ma con questa norma dichiarata illegittima, le sanzioni saranno più blande. Qualche minisqualifica da scontare magari in estate. Quando il campionato è fermo". (Repubblica, 5 maggio 2001).

Il processo, come desiderato, inizia il 12 giugno 2001 a campionato praticamente finito (il 17 è in programma l’ultima giornata) e con la certezza di un dibattimento e di una sentenza unica. Con all’orizzonte la più classica delle soluzioni “all’italiana” qualcuno crede ancora nella giustizia, ma è solo l’ultimo, disperato, grido: "Delicatissima, quasi disperata, la situazione dell’Inter, dove c’è un coinvolgimento diretto dell’amministratore delegato Ghelfi e del direttore sportivo Oriali. Recoba ha scaricato su di loro ogni responsabilità per quel falso passaporto italiano: ma per Porceddu (procuratore federale, nda), l’uruguaiano, ex italiano Recoba è colpevole di slealtà e quindi anche per lui chiederà due anni di squalifica". (Repubblica, 13 giugno 2001).

Il 27 giugno arrivano le sentenze, che confermano le previsioni della vigilia. Squalifiche solo ai calciatori, alle società un buffetto sulla guancia (leggi ammende pecuniarie). L’Inter se la cava con una multa di due miliardi, Recoba e Oriali sono squalificati per un anno, Franco Baldini per nove mesi (Krausz non viene processato in quanto non tesserato alla Federcalcio). Ovviamente assolto l’amministratore delegato nerazzurro Rinaldo Ghelfi, al quale era stata addebitata la responsabilità diretta. In questo modo sono scongiurate le tanto temute penalizzazioni in classifica.

Vediamo, caso per caso, le motivazioni della sentenza della Commissione Disciplinare della Lega Calcio. Partiamo da Recoba: il passaporto italiano del calciatore non risulta essere mai stato rilasciato dalla Questura di Roma, Il Recoba non aveva alcun titolo al rilascio di un passaporto italiano per assoluta inesistenza in capo allo stesso dei presupposti indispensabili, ed in primo luogo alla cittadinanza italiana. A siffatta conclusione si perviene […] sulla base delle sole dichiarazioni rese dal calciatore all’Ufficio Indagini ed alla Procura della Repubblica di Udine. […] Il calciatore ha inoltre escluso di aver mai svolto alcuna pratica od inoltrato alcuna richiesta tendente al rilascio di un passaporto italiano.

La Disciplinare riconosce quindi la falsità del documento e l’estraneità del calciatore dal processo di contraffazione. Tuttavia Recoba è da considerarsi comunque colpevole poiché non poteva essere completamente all’oscuro di quello che stava succedendo e perché avrebbe dovuto quantomeno domandarsi la ragione delle irregolarità presenti nel documento (l’indirizzo di residenza e la data di rilascio): In nessun caso il calciatore avrebbe potuto confidare nella veridicità “ideologica” del passaporto italiano che gli venne consegnato alla Borghesiana il 12 settembre 1999 dall’Oriali. [ciò costituisce] grave violazione dei principi di lealtà, probità e rettitudine alla cui osservanza sono tenuti tutti i destinatari delle norme federali, come dispone l’art.1 del C.G.S.

Si tratta infatti di utilizzare mezzi scorretti, o addirittura fraudolenti, al fine di ottenere il riconoscimento di un titolo non spettante, traendone un indebito vantaggio. È superfluo il sottolineare, in proposito, che il fatto di diventare “comunitario” ha recato benefici non solo economici sia al calciatore, quanto meno sotto il profilo della libertà assoluta di circolazione del tesserato nell’ambito delle Federazioni comunitarie, sia alla Società di appartenenza, per una migliore utilizzazione dell’organico disponibile. […] La sconcertante faciloneria con cui Recoba, sebbene “stupito” di aver ottenuto un passaporto italiano, se ne è servito perché gli conveniva acquisire lo status di comunitario, assume, alla luce delle considerazioni sopra svolte , un significato probatorio decisivo ai fini dell’accertamento della partecipazione attiva e pienamente consapevole del tesserato alla realizzazione dell’illecito.

Per quanto riguarda Oriali: risulta dagli atti che questi, all’inizio della collaborazione con l’Internazionale a giugno 1999, apprese che la Società aveva interesse alla variazione di status del Recoba da extracomunitario a comunitario e che a tal fine era stato interessato uno studio legale spagnolo, le cui ricerche si erano però arenate, trattandosi di pratica complicata che richiedeva in ogni caso, tempi molto lunghi.

Risulta altresì che l’Oriali si interessò della questione Recoba assumendo concrete iniziative finalizzate al conseguimento della variazione di status del calciatore, prendendo contatto con il Baldini per conoscere “come facevano alla Roma per i passaporti” e chiedergli l’indicazione di qualcuno che potesse aiutare l’Internazionale a modificare lo “status” del Recoba. Avuto dal Baldini il nominativo del Krausz (da lui peraltro già conosciuto), l’Oriali si attivò per l’avvio della “pratica”, seguendone poi lo svolgimento sino alla conclusione. Egli provvide infine a consegnare a Recoba, il 12 settembre 1999, il passaporto italiano che gli era stato appena fornito dal Krausz.

A carico dell’Oriali gravano elementi di accusa:

a) fu l’Oriali a ricevere il passaporto dal Krausz. Prima di consegnarlo a Recoba, egli ebbe modo di esaminarlo e di rilevare che la data di emissione risaliva al 9 novembre 1998, cioè quasi un anno prima del giorno della consegna […]

b) Oriali ebbe anche modo di rilevare, esaminando il passaporto, che dal documento Recoba risultava residente a Roma, circostanza non corrispondente al vero, e che sul passaporto era applicata una fotografia del Recoba di cui egli “non sapeva nulla”.

c) fu l’Oriali ad incaricare Krausz dello svolgimento della “pratica” in Argentina e ad autorizzare, dopo aver ottenuto l’assenso della Società, il versamento della somma di 80.000 dollari pretesi dalla Liliana Rocca quale compenso per l’ottenimento del passaporto.

d) fu l’Oriali a promuovere un incontro con Baldini, alla presenza di Ghelfi, nel corso del quale venne chiesto al Baldini di assumersi tutta la responsabilità dell’operazione […]

e) l’Oriali, essendo a conoscenza dei precedenti infruttuosi tentativi svolti in Spagna per il conseguimento della cittadinanza comunitaria del calciatore, non poteva confidare nella correttezza e regolarità di un passaporto italiano di Recoba ottenuto in Argentina da una non meglio precisata “agenzia”, in tempi a dir poco fulminei, dal momento che egli sapeva che da parte di Recoba non era stata presentata ad alcuna autorità italiana la domanda di rilascio del passaporto.

Secondo quest’ultimo punto la responsabilità di Oriali è gravissima: egli infatti ben conosceva le lungaggini burocratiche che comportavano pratiche di questo tipo e ne aveva fatto esperienza in Spagna, durante l’inutile ricerca dell’avo di Recoba. Oriali, il quale non ha mai avanzato richiesta di rilascio in Italia, non poteva essere così ingenuo da credere che un passaporto ottenuto in un mese, e in Argentina, potesse essere regolare:
L’affermazione dell’incolpato, di non essere stato consapevole della pretesa illegittimità del documento e di non aver dubitato della correttezza delle persone alle quali aveva affidato, per conto della Soc.Internazionale, lo svolgimento della “pratica”, si riduce a mera allegazione difensiva priva di effettivo riscontro, che non intacca minimamente il completo e convincente quadro probatorio raccolto a suo carico.

Stabilita la colpevolezza di Oriali (la quale chiama pesantemente in causa anche Franco Baldini) rimane da sciogliere il nodo più importante: il ruolo di Rinaldo Ghelfi, amministratore delegato dell’Inter. Il suo coinvolgimento è fondamentale perché comporta la responsabilità diretta da parte della società nerazzurra. Secondo l’art.8, comma 6 del Codice di Giustizia Sportiva infatti:

La violazione delle Norme Federali in materia di tesseramenti di calciatori extracomunitari compiuta mediante falsa attestazione di cittadinanza costituisce grave illecito sportivo. Le Società, i loro dirigenti, soci e tesserati che compiano direttamente o tentino di compiere, ovvero consentano che altri compiano, atti volti ad ottenere attestazioni o documenti di cittadinanza falsi o comunque alterati al fine di eludere le norme in materia di ingresso in Italia e tesseramento di calciatori extracomunitari, ne sono responsabili e sono puniti ai sensi dei commi 7 e 8 seguenti. (Il comma 7 parla della responsabilità diretta e rimanda alle sanzioni previste dall’art.13, lettere f), g), h) i), nda)

La falsificazione di un documento costituisce quindi “grave illecito sportivo” e, in caso di responsabilità diretta, le pene sono severe: (in ordine decrescente di gravità) revoca di eventuali titoli conquistati (non è il caso dell’Inter), esclusione dal campionato di competenza, retrocessione in serie B, penalizzazione di punti in classifica.

La sentenza della Disciplinare parla apertamente dell’attiva partecipazione di Ghelfi ma lo fa con una marchiana contraddizione. Dapprima informa che l’amministratore delegato si sarebbe interessato del passaporto solo a rilascio ottenuto: Al sig. Rinaldo Ghelfi, amministratore delegato alla Soc.Internazionale, viene contestata la partecipazione alla illecita condotta posta in essere dai tesserati della sua Società, Recoba ed Oriali in concorso con Baldini e con terzi non tesserati. Peraltro, dagli accertamenti svolti in sede di indagini risulta un intervento diretto del Ghelfi nella vicenda soltanto nel maggio 2000, momento in cui era divenuta di pubblico dominio la notizia di possibili irregolarità riguardanti il conseguimento dello status di comunitario da parte del calciatore della Lazio Veron.

Quindi, poche righe dopo, viene affermato che Ghelfi era ben cosciente fin dall’inizio di cosa comportasse l’avvio della pratica in Argentina. Oriali, infatti, non ha interessi personali ad ottenere un passaporto per Recoba, ma si è mosso solo in seguito a precise indicazioni societarie:
Oriali, non essendosi attivato per il passaporto di Recoba a titolo meramente personale, deve aver tenuti informati i vertici della Società sull’andamento della pratica. Dagli atti risulta che almeno in due momenti Oriali deve essersi consultato con i propri superiori: il primo quando si trattò di dare il “via” alla pratica in Argentina ed il secondo quando si trattò di effettuare su indicazione di Krausz, il bonifico di 80.000 dollari, che doveva essere autorizzato dai vertici societari.

Quindi, se Oriali sapeva della contraffazione del passaporto e non poteva non considerare 80 mila dollari in nero”, fatto che aggrava ulteriormente la posizione dei vertici dirigenziali interisti. È infatti difficile immaginare che Oriali abbia sborsato, di tasca sua e di sua iniziativa, 80 mila dollari:
una cifra spropositata, ci si chiede che cosa abbia detto a Ghelfi per ottenere il via libera all’operazione e il pagamento dell’importo. Inoltre, la sentenza rivela che la somma fu pagata “
l’inesistenza nei libri contabili della Società di un pagamento di tale importo potrebbe significare che alla liquidazione del compenso si sia provveduto in forma non ufficiale, cosa che costituirebbe un ulteriore indizio di responsabilità a carico dei referenti di Oriali.

Il quadro accusatorio è quanto mai chiaro. Ci sono tutti gli estremi per un coinvolgimento diretto dell’Inter, a meno che non si considerino i suoi dirigenti incapaci di intendere e di volere. La Disciplinare, invece, non se la sente di affibbiare tale responsabilità all’Inter (=gravi sanzioni) e la sentenza, da una riga all’altra, cambia completamente registro, assolvendo miracolosamente Ghelfi: Dagli atti, tuttavia, non è desumibile alcuna circostanza che faccia riferire al Ghelfi, in modo certo ed inequivoco, l’adozione di decisioni in tal senso, non potendosi escludere in modo assoluto l’ipotesi che altri soggetti abbiano provveduto nei predetti termini.

Ritiene pertanto la Commissione che il sig.Rinaldo Ghelfi debba essere prosciolto dall’addebito. La Soc.Internazionale risponde dell’operato dei propri tesserati Recoba ed Oriali a titolo di responsabilità oggettiva.

Con una ridicola motivazione, che sarà superata in assurdità solo da quella di Calciopoli, la Disciplinare alleggerisce l’Inter da ogni imputazione. Secondo la sentenza, quindi, Oriali avrebbe fatto tutto da solo: non ha avvisato nessuno e ha pagato personalmente gli 80 mila dollari. Peccato che in sede di interrogatorio egli abbia negato di aver mai pagato quella somma. Niente male come dirigente.

Il 22 luglio la Caf conferma i verdetti di primo grado e l’Inter incredibilmente annuncia di sentirsi danneggiata. La protesta ufficiale del club è da circo delle comiche: La pronuncia della Caf è iniqua in fatto, poiché non è stata riconosciuta l’evidente buonafede del Recoba e dell’Oriali, e in diritto, perché si è voluto punire il preteso tesseramento come comunitario del calciatore, nonostante la dichiarazione di illegalità della norma che discriminava i giocatori extracomunitari. Pare clamoroso che la pretesa violazione dei doveri di probità sia stata giudicata ben più grave dei casi di doping esaminati dalla Caf (in riferimento ai casi di Bucchi e Monaco, nda)

I lamenti interisti funzionano e, ad ottobre, la Camera di Conciliazione del Coni dà l’ultima pennellata al quadretto, riducendo la squalifica di Recoba a 4 mesi (il quale la sconta per metà in estate), quella di Oriali a 6 e abbassando l’ammenda alla società a un miliardo e quattrocento milioni. Ma manca ancora il responso della giustizia ordinaria per mettere la parola fine alla vicenda. Il 25 maggio 2006, sette anni dopo il fatto contestato, il Tribunale di Udine condanna Oriali e Recoba, i quali ammettono la falsificazione dei documenti (spunta anche una patente “taroccata” del calciatore) e patteggiano la pena:

ANSA –Il Gip del Tribunale di Udine, Giuseppe Lombardi ha accolto la richiesta di patteggiamento dell'attaccante uruguayano Alvaro Recoba dell'Inter e del dirigente nerazzurro Gabriele Oriali, infliggendo la pena di sei mesi di reclusione ciascuno (sostituita con una multa di 21.420 euro) per i reati di concorso in falso e ricettazione nell'ambito dell'inchiesta sulle procedure seguite per far diventare comunitari giocatori che non avevano antenati in Europa. Nell'inchiesta, divisa in vari filoni, sono coinvolte 31 persone fra le quali 12 calciatori. Oltre al concorso in falso per l'assenza di antenati in Europa, a Recoba e Oriali l'accusa contesta il reato di ricettazione relativo alla patente italiana ottenuta dal calciatore uruguayano, che faceva parte di un gruppo di documenti rubati negli uffici della Motorizzazione di Latina.

La farsa si è finalmente conclusa: Oriali, che in sede sportiva ha negato di essere consapevole della contraffazione, si dichiara colpevole patteggiando la condanna in sede penale.

Una storia patetica che ha ancora due appendici nell’estate del 2006. Dopo la condanna del Tribunale di Udine alcuni tifosi della Juventus si accorgono di un dettaglio della storia colpevolmente trascurato: un passo della sentenza del Tribunale friulano («non è infine pensabile che l’Oriali possa aver agito da solo, senza avvertire del suo operato i dirigenti suoi diretti superiori») riafferma la responsabilità diretta della società nel conseguimento del passaporto (d’altra parte ammessa e poi negata nelle motivazioni della Disciplinare). Ciò costituirebbe un nuovo elemento di indagine tale da poter condurre alla riapertura del procedimento disciplinare, secondo l’articolo 18 comma 3 del Codice di Giustizia Sportiva: «L'apertura di una inchiesta, registrata con data certa da parte dell'Ufficio indagini o di altro organismo federale, interrompe della prescrizione. La prescrizione decorrere nuovamente dal momento della interruzione».

Consci di questa possibilità, i tifosi inviano un esposto in Federcalcio per chiedere la revisione delle sentenze dei procedimenti sportivi. La documentazione viene poi girata al capo Ufficio Indagini della Figc, Francesco Saverio Borrelli, al quale spetta l’incarico di approfondire le nuove circostanze emerse. La notizia giunge al quotidiano Tuttosport che per alcuni giorni parla dell’iniziativa. Ma è solo un fuoco fatuo: nessuno ha voglia di sporcarsi le mani e di andare contro ai nuovi padroni del calcio italiano dopo la farsa di Calciopoli, Massimo Moratti e Marco Tronchetti Provera.

Il 26 luglio, durante un telegiornale Rai viene annunciato che, in seguito alle sentenze d Calciopoli, lo scudetto 2005/06 è stato assegnato all’Inter. Per raccogliere le reazioni dell’ambiente nerazzurro si apre un collegamento con Brunico, dove la squadra sta per disputare un’amichevole. A rispondere alle domande dell’inviato c’è Gabriele Oriali, il quale parla di scudetto dell’onestà”.Proprio l’Oriali che due mesi prima ha patteggiato la pena per truffa e ricettazione.Senza vergogna
QUESTO LOSCO FIGURO, E' L"ESPERTO DELL'INTER IN FALSI PASSAPORTI E RICICLAGGIO DI PATENTE RUBATE, AMMISSIONE DI COLPA, CONDANNATO DAL TRIBUNALE DI UDINE ALLA GALERA, HA PATTEGGIATO LA PENA PER UNA SOMMA DI DANARO.


     

Dal blog di Roberto Beccantini su "La Stampa"

Il sassolino nella scarpa - 18/2/2007 8:58

Per Roberto Beccantini....(...Roberto un tuo amico della Gazzetta mi ha inviato questa intercettazione datata...calciopoli...spiega ai lettori perchè non l'avete messa in evidenza, poteva forse essere compromettente per qualcuno all'interno della loggia? Perchè non ci spieghi la tua parte nella messinscena, dai su, ormai tutti sappiamo il tuo rancore per Giraudo. Ho chiesto a CeCe del perchè spali fango su Moggi, e a Giraudo neanche una sputacchiata: risposta? Roberto è carogna ma non asino! Ecco la risposta a tutti coloro che si domandano perchè in 7 mesi ai riservato tutto il tuo astio a Moggi facendo attenzione a non nominar Giraudo.... tu eri parte del....Complotto del Pirellone, ecco perchè!)

VOGLIONO FAR FUORI TUTTI **

Alessandro Moggi: «...io l’altro giorno, tu prendila come informazione, poi, io non lo so, mi sono rivisto con Preziosi (ex presidente del Genoa, ndr), come sempre capita» ** (....Luciano Moggi: «Uhm»....) ** A. Moggi: «Mi ha incominciato a fare tutto un discorso, il calcio come cambia, bisogna stare attenti di qua, di là, Carraro, Galliani, poi mi fa, non vi fidate di Montezemolo. Dico perché? Perché io ho sentito una conversazione alla Juve, vogliono fare fuori tutti, rimane solo Giraudo» ...) (....L. Moggi: «Sì, ma questa è una cazzata»...) A. Moggi: «Io te lo dico come cosa, siccome molte volte Preziosi è negli ambienti di questo genere qui, lui c’è dentro» (...L. Moggi: «Non c’è mai»...) ** A. Moggi: «Bé, pa’, io te lo dico perché, insomma...» ** (...L. Moggi: «È esattamente il contrario»....)

L'amico CeCe mi ha mandato questa intercettazione di moggi che parla col figlio, con la seguente nota. Questa interCETTAZIONE era un passaggio cruciale per capire fino in fondo calciopoli, e non a caso l'abbiamo volutamente dimenticata, sai perche'?...Perche' questa intercettazione dava fastidio ai veri mandanti,...a quelli che si sono adoperati per distruggervi...quelli che ci controllano! Per esempio, ci sono varie interpretazioni di questa telefonata. Anzi, sulla risposta di moggi padre. il preambolo e' chiaro: montezemolo vuole far fuori tutti tranne giraudo. cosa risponde moggi padre?..."e' esattamente il contrario....sai cosa? Lucianone era un millantatore... ma ingenuo come un ragazzino! Più furbo il figlio, ed evrebbe fatto bene il padre ad ascoltare il figlio. La verità è che gli Elkan dovevano fare fuori Giraudo che era il Robin Hood di Allegra Caracciolo Agnelli è i suoi figli. Facevando fuori giraudo, la famiglia Ebrea con l'adesione di Montezemolo controlla tutto il patrimonio della famiglia dellAvvocato. La vedova del Dottor Umberto è terrorizzata dalla paura che anche ad Andrea faranno fare la fine che hanno fatto fare a Giovannino e Edoardo. Non vi suona strano che Andrea Agnelli non ha mosso parola sulla sciagura che è cauta sul suo giocattolo preferito? Ma lo sai che in Gazzetta si dice che il tronchetto ha dato a Montezemolo le registrazioni delle telefonate tra Andrea Agnelli e Giraudo in cui parlavano del progetto di acquisire loro il controllo della Juventus? Stammi a sentire, in ogni caso, nella famiglia c'era una lotta interna culminata con lo scandalo; non ce' stata partita, l'hanno vinta i POTERI dietro la famiglia Elkan (Alain). Andrea ha capito il pericolo è non vuole correre il rischio di un cancro clinico come suo fratello oppure, un volo come suo cugino Edoardo. Mettetevi il cuore in pace, Tronchetti Provera (Gian Marco Moratti!) ha ha messo lo scudetto come condizione è non si torna indietro. Gabetti e Grande Stevens(i membri della loggia) faranno di tutto affinchè lo scudetto resti dove...è!PS Lo sai che fu il tronketto a ordinare a Petrucci di nominare Guido Rossi commissario straordinario della FIGC. Perchè pensi che hanno messo Pancalli al suo posto? Lo sai che Rivera ha detto che Pancalli è un burattino che si fa manovrare? È chi pensi che ha messo Gianmichele Corona al posto di Federico Maurizio D'Andrea? Pancalli...?. ma va.... scritto da lucio 18/2/2007 8:58