Ha attaccato frontalmente la Uefa e la Liga e in particolare i due presidenti Ceferin e Tebas, ha ripetuto che tratterà e che non romperà, che proverà a far partire il suo progetto in agosto e se non sarà possibile tra un anno, o al limite mai, accettando l’idea di una possibile sconfitta. Ha difeso Agnelli e dato una stoccata a Cairo. Ha parlato anche di mercato: Cristiano Ronaldo non tornerà al Real Madrid, farà di tutto per far felice i madridisti, leggi proverà a prendere Mbappé, Sergio Ramos resterà se accetterà l’offerta al ribasso del club.
Ha attaccato frontalmente la Uefa e la Liga e in particolare i due presidenti Ceferin e Tebas, ha ripetuto che tratterà e che non romperà, che proverà a far partire il suo progetto in agosto e se non sarà possibile tra un anno, o al limite mai, accettando l’idea di una possibile sconfitta. Ha difeso Agnelli e dato una stoccata a Cairo. Ha parlato anche di mercato: Cristiano Ronaldo non tornerà al Real Madrid, farà di tutto per far felice i madridisti, leggi proverà a prendere Mbappé, Sergio Ramos resterà se accetterà l’offerta al ribasso del club.
“Siamo in un momento di enorme difficoltà. Il calcio per colpa della pandemia ha perso 5 miliardi di euro. Noi 100 milioni in tre mesi un anno fa e 300 in questa stagione. Bisogna far qualcosa, bisogna cambiare. I giovani stanno perdendo interesse nella competizione e bisogna far si che si riaggancino al prodotto. Per farlo bisogna cambiare, così come si fece negli anni 50 quando Santiago Bernabeu ideò la Coppa d’Europa e ha cambiato la storia del calcio, ora succederà lo stesso. Sono tre anni che lavoriamo a questo progetto, la pandemia ci ha costretti ad accelerare i tempi”.
“L’unico modo per sopravvivere è generare nuovi introiti, che al momento possono arrivare solo dal mercato televisivo. L’attuale Champions League non è attrattiva, lo diventa solo in marzo, la gente non vuole vedere partite contro squadre modeste. Ci sono 4 miliardi di potenziali tifosi che vogliono veder giocare i grandi club. Se questi grandi club vanno bene e incassano possono poi condividere quanto incassato con i club modesti, perché noi ragioniamo in termini di valori e di solidarietà. Hanno detto che è un progetto da ricchi per ricchi che renderà i poveri più poveri e non è vero. Ho sentito il Primo Ministro inglese Boris Johnson dire che vuole proteggere la Premier League ed evidentemente è stato informato male da persone che ora hanno dei privilegi che non vogliono perdere. Noi non vogliamo farla finita con la Premier, che è un’istituzione del calcio, né con gli altri campionati. Però se noi non guadagniamo moriremo, e con noi il calcio, che è in rovina”.
I Club e la formula - “Siamo amici, ci conosciamo da tempo e abbiamo pensato la cosa più semplice, giocare tra grandi club. Per capirsi, il modello è quello del basket, con la sua Eurolega. Noi col Madrid nella pallacanestro partecipiamo alla Liga e alla Eurolega. Bisogna puntare sulla competitività del prodotto: una cosa che piace costa di più e genera maggiori introiti. Io non sono mosso da interessi personali, sono il presidente di un club in mano ai soci. Mi muovo per l’interesse del calcio, che voglio salvare. Hanno detto che la nostra è una Liga chiusa e non è così, ci sono 5 posti liberi per chi li merita. Ancora non abbiamo stabilito i criteri di qualificazione, ma lo faremo. Il nostro non è un progetto chiuso. È una piramide: noi generiamo entrate e le redistribuiamo più in basso. E poi se noi abbiamo più soldi possiamo comprare i giocatori degli altri, così i club che vendono incasseranno”.
Sulla Champions attuale - “Quanto guadagnano i club con la Champions attuale? La Uefa incassa 130 milioni, noi ne incasseremo 400, più soldi per tuti. Generemo introiti per salvare il calcio. Oggi hanno presentato la nuova Champions. Per prima cosa nessuno ci capisce nulla, non si capisce come sarà e come funziona. E poi non genera denaro a sufficienza e parlano del 2024: se continuiamo col modello attuale saremo tutti morti nel 2024, la situazione è molto drammatica”.
“Vogliamo partire il prima possibile, ma non ci sarà nessuno strappo. Noi cerchiamo il dialogo e a quello lavoreremo. Se si può, si parte, altrimenti aspettiamo un anno. E magari non troveremo un accordo e non si farà. Ma io spero di si, perché altrimenti moriremo tutti”.
La Uefa e la trasparenza - “Chi gestisce in regime di monopolio come la Uefa dev’essere trasparente, e la Uefa non lo è. Com’è possibile che io sappia quanto guadagna Lebron James e non quanto guadagna il presidente della Uefa? Nel Real Madrid i dirigenti si sono tagliati lo stipendio, e anche nella mia impresa. Non penso che l’abbiano fatto alla Uefa. La Uefa storicamente non ha una buona immagine, e non voglio citare qui cose successe in passato. Non possono minacciarci solo per aver pubblicato un documento che dice che vogliamo parlare con loro. Le minacce di Jesper Moller di escluderci dalla Champions attuale? Uno che confonde il monopolio con la proprietà. Bisogna dialogare, parlare per salvare il calcio, come fece Bernabeu negli anni 50”.
“Non ci cacceranno dall’attuale Champions e nemmeno dall’attuale Liga. Sono completamente sicuro di questo. Non ci sono le basi legali per farlo”.
La Liga e la trasparenza -“Ho letto il tweet di Tebas, ripete questa cosa che la nostra idea è stata partorita al bancone di un bar alle 5 di mattina, ma io non frequento bar notturni e sono astemio. Non si può parlare in questo modo: il calcio è una cosa molto seria che interessa a 4 miliardi di persone nel mondo. Non possiamo continuare a perdere tanti soldi: noi non vogliamo entrare in conflitto ma solo mettere ordine. Di fronte però abbiamo gente che crede che le istituzioni siano sue, e non è così. Ci vuole trasparenza”.
“Pensavamo che il Psg potesse venire, però al momento non è così. Come i club tedeschi: hanno detto loro che vogliamo farla finita con i campionati locali e non è così. La meritocrazia non può esserci per 50 squadre, però ci sono club come Roma, Napoli e molti altri che hanno diritto di partecipare e studieremo la formula perché possano qualificarsi. Ma chi genera denaro sono i 15 membri fondatori, quelli sono quelli che creano il miglior spettacolo del mondo. Non posso dire chi arriverà, stiamo trattando, però ora ci prendiamo una pausa per spiegare le nostre intenzioni, poi si vedrà chi potrà unirsi”.
Niente monotonia -“Le partite tra i grandi club sono sempre attrattive, sono quelle che generano soldi, non credo che i 4 miliardi di tifosi vogliano vedere incontri tra rivali sconosciuti”.
Tifosi preoccupati -“Se me lo chiede cedo il posto di presidente a Laporta anche domani. O ad Agnelli, a chiunque. E poi sceglieremo gli arbitri migliori secondo criteri di professionalità. Questa è la parola chiave, un concetto al quale non siamo più abituati nel calcio”.
Le nazionali -“Bisogna cambiare tante cose, tante. Si giocano troppe partite, le nazionali partecipano a competizioni che la gente non sa nemmeno come si chiamano. Usare i giocatori dei club così non ha molto senso. Il calcio così non ha molto senso e va cambiato. Non ci saranno abbandoni in Superlega, perché abbiamo firmato un accordo vincolante e chi è dentro non può uscire. Tratterremo tutti”.
“Va ripensata la distribuzione. Ci sono club piccoli che ora economicamente stanno bene perché dipendono quasi esclusivamente dalla divisione della torta televisiva. Non può essere che club piccoli stiano bene e il Barça perda denaro. Lo stesso vale per la Premier: con l’attuale redistribuzione le 6 grandi soffrono e club modesti no. L’attuale divisione dei diritti tv va rivista”.
“I giovani trovano le attuali partite troppo lunghe. Va ripensato il sistema, e magari vanno accorciate. Il mondo sta cambiando continuamente e non possiamo voltare le spalle ai giovani, trascurare i loro interessi. Dobbiamo staccarli dai tablet. Le nuove generazioni non ci capiscono e dobbiamo far si che lo facciano”.
“Si, ci vorrà un torneo parallelo, come già esiste nel basket a livello europeo. E da li saliranno in Superlega, dove non possono giocare tutti. I tempi cambiano: gli scandinavi vogliono fare un campionato congiunto, così come quelli del Benelux o i Paesi dei Balcani.
Mostrano a Florentino Perez la prima pagina di Marca che dice: “Clamore contro la Superlega”. Il commento: “Dico solo una cosa, sapete chi è il padrone di questo giornale? È il presidente del Torino, che è un rivale della Juventus (che e lo stesso padrone del corriere della sera e della gazzetta dello sport - ndr.). Mi fa piacere darvi queste informazioni”.
Mi fermano per strada, nonostante abbia la mascherina, e mi dicono: ‘Presidente, prendi Mbappé!’. Cosa rispondo? ‘Tranquillo’. Il Madrid ha bisogno di un cambio. Abbiamo vinto tanto e finché si vinceva non si poteva cambiare, però ora sono successe tante cose e c’è bisogno di una sferzata, di recuperare la voglia perduta. Lavoro per questo. Non dico altro al tifoso. Cristiano Ronaldo? Non torna, perché ha un contratto con la Juve. Gli voglio molto bene ma non ha senso che torni. Anche a Sergio Ramos voglio molto bene ma al Madrid stiamo vivendo una situazione molto negativa economicamente e dobbiamo essere realisti: le cose vanno male per tutti. Non ho detto che non resta, assolutamente. Chiudiamo la stagione poi vediamo. Vinicius non si vende, e non si tocca. Non accettiamo nessuno scambio per lui”.
Il nuovo bernabeu:“Sarà pronto per l’autunno del 2022 o alla fine dello stesso anno. Noi li giochiamo 25-27 partite all’anno, col tetto lo useremo tutti i giorni e ci permetterà d’incassare molto di più. Se ci saranno le condizioni per far tornare i tifosi lo faremo prima, anche coi lavori in corso. Era la nostra idea, poi la pandemia ha cambiato tutto. Sinceramente però non penso che in settembre potremo avere tifosi allo stadio”.
Su Zidane: “È il miglior allenatore che abbiamo avuto, una leggenda. Non dice nulla, penso sia contento ma con lui non si sa mai. Il contratto ce l’ha, poi decide lui”. (20 aprile 2021)
«Uno: nessuna minaccia ai campionati domestici. Anzi, la ferma volontà da parte del gruppo delle dodici società di continuare a partecipare alle competizioni nazionali, sia al campionato, sia alle coppe. Quindi totale adesione a quella che è la tradizione. Due: fin dalla costituzione della SLCo, la Superlega, si è incoraggiato il dialogo con le istituzioni, nel nostro caso Fifa e Uefa. Tre: quello che stiamo facendo è perfettamente legale, stiamo esercitando una libertà prevista dal trattato dell’Unione europea, e questo aspetto lo considero particolarmente importante. Quattro: il calcio sta vivendo una crisi enorme di appeal che investe le nuove generazioni. Hanno inciso gli stadi chiusi da un anno. Per chi ha figli di dieci, quindici, vent’anni la disaffezione è più che palpabile: i giovani si interessano ad altre cose. Evidentemente – e qui entriamo in una sfera macroeconomica – questo triste fenomeno ha subìto un’accelerazione a causa della pandemia. Quinto, è forse il punto-chiave, quella che stiamo cercando di organizzare è la competizione più bella al mondo».
Al cuore delle obiezioni mosse, c’è un concetto molto chiaro: il vostro un progetto elitario che snatura il calcio, trasformandolo da sport popolare in club dei ricchi. Cosa risponde?
«Che non è assolutamente così. La nostra volontà è creare una competizione che possa portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando sostanzialmente quella che è la solidarietà distribuita agli altri club. Una competizione, lo sottolineo, che rimane aperta e prevede cinque posti a disposizione degli altri club».
Per merito sportivo o su invito?
«Questo fa parte del dialogo che abbiamo richiesto alle istituzioni. il maggiore problema dell’industria del calcio è la stabilità. Le riforme delle manifestazioni nazionali e internazionali sono temi che ho sentito rilanciare nel corso di ogni campagna elettorale di ogni presidente federale e di enti regolatori internazionali. Una volta arrivati a occupare posti di responsabilità, gli stessi pensano però al mantenimento delle posizioni di privilegio e di monopolio. La crisi non è soltanto finanziaria, ma di fidelizzazione. I più giovani vogliono i grandi eventi e non sono legati a elementi di campanilismo. La mia generazione lo era molto di più. Alcuni dati: un terzo dei tifosi mondiali segue almeno due club e spesso questi due presenti tra i fondatori della Superlega. Il dieci per cento è affascinato dai grandi giocatori, non dai club. Due terzi seguono il calcio per quella che oggi viene chiamata ‘fomo’, fear of missing out, paura di essere tagliati fuori. E adesso la percentuale più allarmante: il 40 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non prova alcun interesse per il calcio. Serve una competizione in grado di contrastare quello che loro riproducono sulle piattaforme digitali, trasformando il virtuale in reale. Attraverso Fifa crei la tua competizione, quella competizione va riportata nel mondo reale. Tralasciamo gli effetti della concorrenza dei vari Fortnite, Call of duty eccetera, autentici catalizzatori dell’attenzione dei ragazzi di oggi destinati a essere gli spender di domani».
Lei ha spesso ripetuto che non era la Superlega a farle cambiare idea sui fondi. Conferma?
«Se i fondi ripresentassero le condizioni che offrirono il 3 di febbraio, vado a memoria, anche oggi non ne favorirei l’ingresso. Ho fornito ampie spiegazioni anche in Lega, non ricordo se nell’assemblea del 3 o del 10 febbraio, poco importa la data. Ho detto che temevo una flessione dei valori della serie A. Alla luce dell’esito dei bandi per i diritti non è andata così, pertanto la medesima operazione avrebbe dovuto prevedere numeri superiori a quelli presentati».
Lei cosa teme?
«Io temo molto il populismo, la demagogia e che qualcuno non prenda atto dello stato di monopolio nel quale ci muoviamo. Minacce, questa la risposta che abbiamo ottenuto. Impedire a un lavoratore di svolgere il proprio lavoro è gravissimo. Ad ogni modo, non siamo assolutamente preoccupati. Il nostro è un approccio a una nuova libertà. Nuova libertà che è garantita dai trattati dell’Unione europea. Vogliamo uscire da questa situazione di monopolio nella quale i nostri regolatori sono anche i principali competitor». Ricevo e publico da. Eugenio Natale: eugenio.natale@libero.it