Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale
Anche nell’Amazzonia peruviana riconobbero Paolo Rossi.
14 giugno 2020 Juventus: ESCLUSIVA Baldassarre:
Juventus-Milan per tornare alla normalità: il calcio italiano riparte
da qui. Il Presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio
Baldassarre ha parlato della ripresa delle attività e delle principali
avversarie dei bianconeri in chiave Scudetto, concentrandosi anche su
alcuni temi scottanti come Calciopoli, la posizione di Lotito e
l’operato del Governo: “Juventus-Milan? Tanti passaggi, poche occasioni
e una certa lentezza nella parte finale delle azioni:- ha dichiarato
Baldassarre a FootballNews24 – da una squadra di Sarri ci si aspetta un
altro tipo di gioco e una maggiore pericolosità offensiva. La Juventus,
nel doppio confronto, ha meritato, considerando comunque che il Milan
ha giocato la seconda partita in dieci e che quella rossonera è una
squadra attualmente da classifica media, soprattutto senza Ibrahimovic.
Come giudica l’operato di Paratici sul mercato? “A parte Rabiot, da
considerare un punto interrogativo perché non giocava da diverso tempo,
Ramsey, ad esempio, nell’Arsenal giocava molto bene anche se in una
posizione leggermente diversa. Un po’ come il Khedira dei bei tempi, i
suoi inserimenti erano sempre pericolosi. Alla Juventus, però, questa
caratteristica non si è vista. De Ligt era praticamente il Bonucci
dell’Ajax ed esserlo a diciannove anni non è poco. Ora, invece, è un
giovane apprendista anche se, dal mio punto di vista, si tratta di un
grande acquisto in prospettiva. Poi ricordiamo che, a parte i tedeschi,
gli stranieri hanno bisogno di un periodo di ambientamento ed
adattamento quando vengono a giocare in Italia. Mi preoccupa
maggiormente la prossima campagna acquisti. Io, ad esempio, non
rinuncerei mai ad uno come Tonali, come sembra invece che voglia fare
Paratici. Punterei su di lui soprattutto per la sua capacità di
effettuare lanci di 30-40 metri con grandissima precisione e per la
frequenza con la quale li fa. Avere un giocatore del genere
contribuirebbe a velocizzare il gioco della Juventus che, oggi, attacca
come un panzer. Avanza piano piano con tutti gli effettivi fin quando
non arriva dall’altra parte, rischiando di intasare gli spazi sul fronte
d’attacco”.
Cosa si prova a vedere l’ex capitano e condottiero della Juventus
sulla panchina nerazzurra? “L’approdo di Marotta all’Inter, in fin dei
conti, non dà fastidio, anche perché non c’è una identificazione forte
con la Juventus. Discorso opposto per Antonio Conte, vederlo sulla
panchina nerazzurra non lascia di certo indifferenti, soprattutto
considerando la sua esuberanza e il suo modo di esultare ad ogni gol
dell’Inter. Calciopoli? Come ex giudice posso dire che la giustizia
sportiva sta alla giustizia, in senso generale, come i bambini che
giocano a fare il medico stanno a chi il medico lo fa per professione.
Questo per dire che c‘è uno scarto troppo grande tra la giustizia
sportiva e la giustizia in senso proprio. Io mi sento defraudato perché
quel modo di procedere ha creato gravi disparità di trattamento.
Pensiamo alle testimonianze su alcuni dirigenti del Milan, dell’Inter,
sulle intercettazioni di Giacinto Facchetti, anche se sembra brutto
parlarne a causa della scomparsa dell’ex dirigente nerazzurro. Tutte
cose che non sono state assolutamente considerate e, proprio per questo
motivo, si può parlare di ingiustizia. Non so se dietro ci fossero altre
situazioni, anche interne alla Juventus, e qui faccio finta di non
sapere. Mi ricordo, all’epoca, di aver parlato con un collega, che è
stato a capo del collegio giudicante dell’ufficio sportivo. Durante una
cena, a mia precisa domanda, mi rispose ‘Veramente io ho dato il destro
al difensore della Juventus per sostenere una certa tesi, ma non l’ha
sostenuta’. Come per dire che l’assoluzione poteva anche esserci, con
una sanzione di tipo diverso, come successo con altre squadre. Ma se il
difensore non sfrutta l’occasione per portare avanti una certa tesi,
cosa devo pensare?“.
Una passione sconfinata per la Juventus e un passato da calciatore:
qualche aneddoto da raccontare? “Vi racconto un episodio che non ho mai
rivelato. Sono molto amico di Paolo Rossi e, essendo entrambi
appassionati di viaggi, siamo partiti spesso insieme. Una volta Paolo mi
ha proposto di andare in un posto bellissimo che aveva visto su
National Geographic, nei pressi dell’Amazzonia peruviana. Mi ha detto
‘Ho già un programma, prendiamo un barcone con due guide locali e, per
una settimana intera, risaliamo questo affluente del Rio delle
Amazzoni’. E così siamo partiti all’avventura, in otto sul barcone e con
le provviste per tutta la settimana. Era piena estate e, considerando
anche il rischio di malaria, eravamo in jeans invernali e camicie
pesanti per evitare le punture delle zanzare. Due giorni dopo avevamo
già finito l’acqua e prendevamo quella del fiume dopo averla bollita,
perché intorno non c’era niente. Solo foresta. Ovviamente può immaginare
le conseguenze intestinali…Al quinto giorno, vediamo scritto da lontano
bar e ci catapultiamo. Dietro il bar c’erano una decina di case di
legno della tribù locale. Un indio locale fissa Paolo, lo riconosce e
inizia a gridare per tutto il paese ‘Paolo Rossi està aquì‘. A quel
punto ci obbligano a fare una partita di calcio contro di loro. Gli
avversari in calzoncini corti e noi in scarpe da trekking. Il primo
tempo vinciamo 2-0, il secondo tempo la ribaltano con un 3-2 finale. E
così anche in un paesino sperduto dell’Amazzonia hanno riconosciuto
Paolo Rossi”.
uventus, ESCLUSIVA Baldassarre:
Juventus-Milan per tornare alla normalità: il calcio italiano riparte
da qui. Il Presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio
Baldassarre ha parlato della ripresa delle attività e delle principali
avversarie dei bianconeri in chiave Scudetto, concentrandosi anche su
alcuni temi scottanti come Calciopoli, la posizione di Lotito e
l’operato del Governo: “Juventus-Milan? Tanti passaggi, poche occasioni
e una certa lentezza nella parte finale delle azioni:- ha dichiarato
Baldassarre a FootballNews24 – da una squadra di Sarri ci si aspetta un
altro tipo di gioco e una maggiore pericolosità offensiva. La Juventus,
nel doppio confronto, ha meritato, considerando comunque che il Milan
ha giocato la seconda partita in dieci e che quella rossonera è una
squadra attualmente da classifica media, soprattutto senza Ibrahimovic.
Come giudica l’operato di Paratici sul mercato? “A parte Rabiot, da
considerare un punto interrogativo perché non giocava da diverso tempo,
Ramsey, ad esempio, nell’Arsenal giocava molto bene anche se in una
posizione leggermente diversa. Un po’ come il Khedira dei bei tempi, i
suoi inserimenti erano sempre pericolosi. Alla Juventus, però, questa
caratteristica non si è vista. De Ligt era praticamente il Bonucci
dell’Ajax ed esserlo a diciannove anni non è poco. Ora, invece, è un
giovane apprendista anche se, dal mio punto di vista, si tratta di un
grande acquisto in prospettiva. Poi ricordiamo che, a parte i tedeschi,
gli stranieri hanno bisogno di un periodo di ambientamento ed
adattamento quando vengono a giocare in Italia. Mi preoccupa
maggiormente la prossima campagna acquisti. Io, ad esempio, non
rinuncerei mai ad uno come Tonali, come sembra invece che voglia fare
Paratici. Punterei su di lui soprattutto per la sua capacità di
effettuare lanci di 30-40 metri con grandissima precisione e per la
frequenza con la quale li fa. Avere un giocatore del genere
contribuirebbe a velocizzare il gioco della Juventus che, oggi, attacca
come un panzer. Avanza piano piano con tutti gli effettivi fin quando
non arriva dall’altra parte, rischiando di intasare gli spazi sul fronte
d’attacco”.
Cosa si prova a vedere l’ex capitano e condottiero della Juventus
sulla panchina nerazzurra? “L’approdo di Marotta all’Inter, in fin dei
conti, non dà fastidio, anche perché non c’è una identificazione forte
con la Juventus. Discorso opposto per Antonio Conte, vederlo sulla
panchina nerazzurra non lascia di certo indifferenti, soprattutto
considerando la sua esuberanza e il suo modo di esultare ad ogni gol
dell’Inter. Calciopoli? Come ex giudice posso dire che la giustizia
sportiva sta alla giustizia, in senso generale, come i bambini che
giocano a fare il medico stanno a chi il medico lo fa per professione.
Questo per dire che c‘è uno scarto troppo grande tra la giustizia
sportiva e la giustizia in senso proprio. Io mi sento defraudato perché
quel modo di procedere ha creato gravi disparità di trattamento.
Pensiamo alle testimonianze su alcuni dirigenti del Milan, dell’Inter,
sulle intercettazioni di Giacinto Facchetti, anche se sembra brutto
parlarne a causa della scomparsa dell’ex dirigente nerazzurro. Tutte
cose che non sono state assolutamente considerate e, proprio per questo
motivo, si può parlare di ingiustizia. Non so se dietro ci fossero altre
situazioni, anche interne alla Juventus, e qui faccio finta di non
sapere. Mi ricordo, all’epoca, di aver parlato con un collega, che è
stato a capo del collegio giudicante dell’ufficio sportivo. Durante una
cena, a mia precisa domanda, mi rispose ‘Veramente io ho dato il destro
al difensore della Juventus per sostenere una certa tesi, ma non l’ha
sostenuta’. Come per dire che l’assoluzione poteva anche esserci, con
una sanzione di tipo diverso, come successo con altre squadre. Ma se il
difensore non sfrutta l’occasione per portare avanti una certa tesi,
cosa devo pensare?“.
Una passione sconfinata per la Juventus e un passato da calciatore:
qualche aneddoto da raccontare? “Vi racconto un episodio che non ho mai
rivelato. Sono molto amico di Paolo Rossi e, essendo entrambi
appassionati di viaggi, siamo partiti spesso insieme. Una volta Paolo mi
ha proposto di andare in un posto bellissimo che aveva visto su
National Geographic, nei pressi dell’Amazzonia peruviana. Mi ha detto
‘Ho già un programma, prendiamo un barcone con due guide locali e, per
una settimana intera, risaliamo questo affluente del Rio delle
Amazzoni’. E così siamo partiti all’avventura, in otto sul barcone e con
le provviste per tutta la settimana. Era piena estate e, considerando
anche il rischio di malaria, eravamo in jeans invernali e camicie
pesanti per evitare le punture delle zanzare. Due giorni dopo avevamo
già finito l’acqua e prendevamo quella del fiume dopo averla bollita,
perché intorno non c’era niente. Solo foresta. Ovviamente può immaginare
le conseguenze intestinali…Al quinto giorno, vediamo scritto da lontano
bar e ci catapultiamo. Dietro il bar c’erano una decina di case di
legno della tribù locale. Un indio locale fissa Paolo, lo riconosce e
inizia a gridare per tutto il paese ‘Paolo Rossi està aquì‘. A quel
punto ci obbligano a fare una partita di calcio contro di loro. Gli
avversari in calzoncini corti e noi in scarpe da trekking. Il primo
tempo vinciamo 2-0, il secondo tempo la ribaltano con un 3-2 finale. E
così anche in un paesino sperduto dell’Amazzonia hanno riconosciuto
Paolo Rossi”.
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