mercoledì, febbraio 29, 2012

Il Vanto di Galliani: la "nebbia di Belgrado",la "ritirata (le luci) di Marsiglia, "aver fatto slittare" il campionato in modo da recuperare gli infortunati sfruttando, addirittura la morte del Papa....E' pure il vanto di Criscitiello"? Galliani, non dorme...e' Criscitiello? .

IL SICARIO CALCIOPOLARO DEL DEPRAVATO "nano" MAFIOSO DI BERLUSCONIA

Egregio Dottor Criscitiello, “Organizziamoci” che è una federazione di siti, nata per difendere i colori bianconeri, Le chiede cortesemente di poter esporre il proprio punto di vista su quanto da lei scritto dopo Milan Juventus.

Premettiamo che, riconoscendo la sua competenza, ci trova abbastanza d’accordo sull’analisi tecnica della partita. Il Milan per un’ora ci ha schiacciato, mostrandosi superiore, anche se non andrebbe completamente dimenticato che nei precedenti incontri la Juve è parsa di un altro pianeta. Ciò che invece ci è dispiaciuto leggere, anche perché convinti di non trovarci di fronte al solito giornalista, condizionato da simpatie e antipatie, è stato il suo modo di affrontare gli “effetti collaterali” della sfida di San Siro.

Rispettiamo ovviamente il punto di vista che l’ha portato a stigmatizzare il presunto comportamento di Conte. Diciamo, presunto perché il nostro Antonio non si è presentato innanzi alle telecamere accusando il Milan e Galliani di mafia, ma lo avrebbe fatto durante un alterco, molto teso, al termine del primo tempo. Se ci consente, vorremmo però fare, al riguardo, qualche altra precisazione.

Prima di censurare Conte, Lei dice di aver fatto una ricerca su Google, ebbene anche noi l’abbiamo fatta e tra i significati attribuiti a “mafia”, nella sua estensione, vi è anche il seguente: Gruppo di persone che usano illecitamente il potere anche a danno di qualcuno o qualcosa per conseguire i loro interessi particolari. E sull’argomento riteniamo non sia il caso di andare oltre.
 Ci è parso comunque strano che un giornalista attento e valido come Lei non abbia sentito la necessità di spendere una sola parola di biasimo Galliani. A questo proposito Le facciamo notare che Ramaccioni è stato squalificato e Galliani ammonito con diffida: per avere, al termine del primo tempo, al rientro negli spogliatoi, rivolto ad alcuni tesserati della Società avversaria espressioni provocatorie e irrispettose, e questo non lo dice Conte o noi juventini, ma gli uomini della Procura federale.

Vede Dottor Criscitiello, se ci pensa bene, è stato Galliani a uscire dal seminato mostrandosi arrogante con un suo sottoposto poiché lui è amministratore delegato del Milan e Conte un allenatore che, per citare le sue parole, non dovrebbe rispondere a un dirigente. Se questo è vero, trova forse giusto che una persona tanto importante invece d’inveire contro i suoi pari grado, seduti a pochi metri, si precipiti negli spogliatoi per inveire contro l’arbitro, l’addetto stampa e il tecnico avversario, abusando del suo ruolo.

Secondo Lei; dovrebbero essere Marotta e Agnelli a rispondere a un uomo che non ha il coraggio di affrontarli? I fatti e gli almanacchi confermano che Galliani sia il top a livello mondiale ma ogni tanto bisognerebbe tenere anche conto della nebbia di Belgrado, delle luci di Marsiglia e del suo vantarsi per aver fatto spostare un giornata di campionato in modo da recuperare gli infortunati sfruttando, addirittura la morte del Papa.

Anche altri erano top quanto e più di Galliani e forse per questo qualcuno ha deciso di metterli fuori dal gioco, e per favore eviti di argomentare con le sentenze perché la riteniamo una persona intelligente. Quei dirigenti cui ci riferiamo, sono stati oggetto di attenzioni al cui confronto l’accusa di mafia, pronunciata in un momento di tensione, è un complimento.

E non dimentichi poi, che il nostro tecnico al pari dei nostri calciatori e dirigenti sono accolti in tutte le trasferte sempre con il medesimo grido offensivo che lei conosce bene.  Conte, peraltro, l’ha dovuto sopportare da sempre, giacché era il capitano della Juventus, come lei opportunamente ha ricordato. Offese che non sono solo beceri cori da stadio, ma sono ripetute quotidianamente da buona parte dei media e dai dirigenti avversari che, non in un momento di rabbia, ma per stile di vita lanciano accuse nei nostri confronti. Quanto ad Allegri ci limitiamo a ricordare che a una settimana dalla partita è entrato a gamba tesa, commentando il gol di Chiellini con il Catania, ed è stato comunque lui a scagliarsi in diretta contro un ex arbitro che si era permesso di contraddirlo.

Mai Conte o Marotta hanno fatto esplicito riferimento alle altre squadre e non è vero poi che il nostro allenatore abbia litigato con un opinionista, perché al massimo ha discusso con un ex calciatore del Milan, qual è Boban nella nostra considerazione. Ci auguriamo di non esserci sbagliati sul suo conto e non appartenga anche lei al folto partito di chi ritenga che per tutti sia lecito lamentarsi, l’ha detto anche a proposito di Galliani, tranne che per la Juve e aspetta l’unico favore ricevuto dai bianconeri, in questo campionato, per gridare: ecco sono tornati. Sarebbe l’ennesima delusione ma anche in questo caso ce ne faremmo una ragione.
IL BOSS DEL NORD E I DUE SICARI DEL SUD
(lombardo-siculo-calabrese)

Francesco Calabrone

LA PIU' POTENTE CUPOLA MAFIOSA (loggia Massonica!) IN ITALIA? IL TRIBUNALE DIMILANO!

ILDA BOCCASSINI: IL SUO BRACCIO ARMATO 
Quei segreti di Calciopoli custoditi dalla Boccassini
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C’è un fascicolo sulle dichiarazioni di un arbitro che potrebbe rispondere a tanti perché. 
 Ma Borrelli non ha voluto leggerlo! Per la Valigetta con i gigetti, oppure per il Businis...Nomisma?
       
Il vero mistero di Calciopoli è un faldone d'indagine che il pm milanese Ilda Boccassini custodisce gelosamente in archivio. Al processo di Napoli a Moggi & co l'hanno ribattezzato il «fascicolo del Calcio Graal» perché sa ormai di leggenda posto che i custodi delle segrete cose in esso contenute non ci sono più (il compianto presidente dell'Inter, Giacinto Facchetti) non parlano (l'arbitro Danilo Nucini), non sentono la necessità di confermarne l'esistenza (il magistrato

Questo fascicolo dovrebbe/ potrebbe contenere la confessione esplosiva del fischietto gola profonda di Facchetti, ma essendo stato archiviato a «modello 45» («notizie manifestamente infondate ») nessuno può consultarlo, se non previa autorizzazione della sola Boccassini. Che non rilascia autorizzazioni. A nessuno. Eppure al fascicolo sarebbe utile dare almeno un'occhiata per sgombrare il campo dai sospetti sull'intenzione, dell'Inter, di colpire Moggi & co seguendo strade a rischio perché penalizzabili dalla giustizia sportiva.

Il faldone avrebbe potuto/dovuto interessare soprattutto Francesco Saverio Borrelli, che però non sentì mai il bisogno di richiederlo alla collega dai capelli rossi durante le sue indagini sugli illeciti sportivi, nonostante la procura da lui un tempo diretta gli avesse trasmesso i verbali dei protagonisti dello scandalo Telecom (il capo security Giuliano Tavaroli, il detective Emanuele Cipriani, il presidente Tronchetti Provera ecc.) dove si faceva espresso riferimento a Nucini, alla Boccassini, alla spy story nerazzurra.

Proprio Tavaroli, nell'interrogatorio del 29 settembre 2006, riferisce che sul finire del 2002 incontrò Massimo Moratti e Giacinto Facchetti, con quest'ultimo che raccontò di essere stato avvicinato da un arbitro di Bergamo «che in più incontri» gli parlò del condizionamento delle partite attraverso un sistema che da Moggi portava all'arbitro De Santis. Tavaroli propose a Facchetti due opzioni: diventare «fonte» di un maggiore dei carabinieri di Milano oppure rivolgersi ai pm con un atto formale: «Mi risulta che la società Fc Inter ha presentato un esposto in procura» chiosò il manager della security Telecom. Marco Tronchetti Provera, preso a verbale il 9 marzo 2010, confermerà: «Moratti aveva chiesto immediatamente un aiuto alla procura perché c'era un arbitro che raccontava di strane storie a Facchetti (…). La prima cosa che fece Massimo Moratti fu di andare dalla dottoressa Boccassini a raccontare questa vicenda. La Boccassini gli suggerì di far venire questo arbitro a denunciare la cosa».

Ascoltato dall'Ufficio Indagini della Figc, il 3 ottobre 2006, Moratti aveva dato invece una versione differente: quando Facchetti gli disse che voleva denunciare in procura i fatti raccontati da Nucini «mi opposi per la «genericità» delle accuse» e aggiunse che semmai «doveva essere Nucini a segnalare il fatto» ai magistrati. Due versioni, una è falsa. Quale?

Nel frattempo, proprio per tutelarsi, Facchetti si era registrato di nascosto le confessioni devastanti di Nucini che aveva spedito a infiltrarsi nelle linee nemiche: avvicina l'arbitro De Santis, ficca il naso sul ds del Messina Fabiani (vicino a Moggi), fa da talpa a Coverciano.

Quindi aveva girato dei numeri di telefono a Tavaroli, eppoi non s'è ancora capito se fu lui (o Moratti, che nega) a ispirare le indagini invasive sull'arbitro De Santis a un amico detective di Tavaroli, Emanuele Cipriani, che poi fatturerà 50mila euro a Pirelli e non all'Inter «perché Tavaroli - così riferisce a verbale Cipriani - spiegò che era opportuno che l'investigazione non risultasse» all'Inter.
Il passaggio successivo vede Nucini fare il suo ingresso in procura.

E qui calano le ombre. Non s'è mai capito, infatti, quando quest'incontro s'è verificato; se in procura ce l'ha mandato Facchetti, previo accordo col magistrato; se all'ufficio della Boccassini l'arbitro ha bussato di sua sponte; se l'incontro è stato verbalizzato e registrato; se il pm ha convocato il fischietto di Bergamo essendo venuta a sapere delle sue intenzioni. Nulla si sa. Nulla si deve sapere. Ma perché?

Al processo di Napoli l'arbitro Nucini («inconsistente teste d'accusa» secondo quanto si legge nella sentenza) non è stato capace di ricordare il giorno della sua visita in procura che a fatica colloca «verso la fine del 2003». Sul resto, è a dir poco ondivago, stranamente confuso, quasi reticente. Nell'udienza del 26 maggio 2009 fa presente che «qualcuno vicino alla società (Inter, ndr) ha consigliato che io andassi davanti al pm, la dottoressa Boccassini, a dire quanto avvenuto». Aggiunge che venne contattato telefonicamente dalla segreteria della Boccassini, che l'oggetto dell'incontro pensava fossero alcuni articoli in merito ad ammonizioni pilotate, e che al dunque la pm «mi ha fatto delle domande specifiche... che erano le confidenze che nell'anno e mezzo io e Facchetti siamo venuti a conoscenza...». Nucini confessa che non se l'è sentita di tradire Facchetti. Così alla Boccasini decide di non dire più niente: «Non ce l'ho fatta, ho trovato nella dottoressa Boccassini una delle donne più intelligenti, probabilmente aveva capito tutto. Non ha insistito, sono uscito dalla procura e la cosa è finita lì».

Aveva capito cosa? Non ha insistito? Gli avvocati si scatenano: signor Nucini come ha risposto alle domande della Boccassini? «Io a lei non glielo dico!», sbotta in faccia al difesore di Moggi, Prioreschi. «Abbiamo parlato di calcio, dell'andamento del calcio». Chiacchiere da bar? E con la Boccassini parlavate di tattica? Richiamato a deporre al processo napoletano il 15 marzo 2011 Nucini manda ulteriormente al manicomio gli avvocati con un mantra incessante, con chicche surreali: «Con la dottoressa Boccassini abbiamo parlato di calcio, punto».
COMMENTA

«Nessuno mi ci ha mandato», «Fu una chiacchierata informale». «Non firmai il verbale». Se questo fascicolo saltasse finalmente fuori si capirebbero tante cose. A cominciare dal famoso cd con la voce di Nucini, registrata di nascosto da Facchetti (circostanza riportata da Repubblica a maggio 2006 e mai smentita dai diretti interessati). Consentirebbe di dimostrare, o smentire, ciò che le difese degli imputati hanno sostenuto nel processo di Calciopoli, e cioè che qualora l'Inter, con un esposto, avesse allertato direttamente la procura di Milano, avrebbe violato la cosiddetta «clausola compromissoria» che obbliga le società a rivolgersi alla giustizia sportiva e non ad altre autorità.

L'avvocato Paolo Gallinelli, difensore dell'arbitro De Santis, per due volte (nel 2009 e il 3 febbraio 2011) ha sollecitato invano il pm Boccassini e il procuratore Bruti Liberati a fargli prendere visione del fascicolo-Graal. Niente da fare. In dibattimento a Napoli la richiesta è stata fatta in extremis, il pm si è opposto, non se ne è fatto niente neanche qui. Nelle nuove istanze si fa cenno anche all'attività dei pm di Milano che il 19 novembre 2004, con l'indagine avviata a Napoli, chiede a Telecom la verifica su alcuni «file di log» per verificare l'esistenza di determinati contatti telefonici monitorati proprio da Telecom. Utenze fisse e cellulari che potrebbero coincidere con quelle che Nucini spiffera a Facchetti, che a sua volta gira a Tavaroli il quale li passa al fedelissimo Adamo Bove (morto suicida nel luglio 2006) che li farà sviluppare alla segretaria Caterina Plateo.
Che a verbale ammetterà come tra i numeri controllati da Tavaroli & co c'erano quelli della Juventus, del guardaline Cenniccola (il telefono era in uso a De Santis) della Gea World, della Figc, di Moggi. All'Inter che spiava i nemici è difficile pensare. Ecco perché occorre rendere pubblico ciò che nessuno vuol vedere pubblicato.  
fonte: il Giornale.it. Gian Marco Chiocc - 26 febbraio 2012 -  (3-continua)
 IL CORRUTTORE MASSIMO CONSEGNA AL CORROTTO CAPO UFFICIO INDAGINI FRANCESCO
 SAVERIO BORRELLI, LA FAMOSA VALIGETTA PIENA DI EURO, IN CAMBIO DEL SILENZIO...
 ...sul Faldone che avrebbe potuto/dovuto interessare soprattutto Borrelli, che però non sentì mai il bisogno di richiederlo alla collega durante le sue indagini sugli illeciti sportivi, nonostante la procura da lui un tempo diretta gli avesse trasmesso i verbali dei protagonisti dello scandalo Telecom (il capo security Giuliano Tavaroli, il detective Emanuele Cipriani, il  presidente Tronchetti Provera ecc.) dove si faceva espresso riferimento a Nucini, alla Boccassini, alla spy story nerazzurra.
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DALLE ALPI A NOMISMA

Dalla Procura di Milano al vertice dell’ufficio indagini di Federcalcio, con uno sguardo alle sorti della corazzata che gestisce sciovie, funivie e ristoranti nell’amata Courmayeur. Ecco passioni ed interessi, oggi, del “pensionato” Francesco Saverio Borrelli.

Le indagini per i fatti di via Imbonati prendono il via in un momento particolarmente delicato per la Procura di Milano: in quel periodo, infatti, lo storico capo del pool di Mani Pulite Francesco Saverio Borrelli e’ alla vigilia del trasferimento al vertice della Corte d’Appello. Intanto alla Questura, mobilitata per trovare una spiegazione alla morte del suo giovane agente scelto Vincenzo Raiola ferito a morte durante la rapina, comincia a farsi notare per l’attivismo investigativo il vicequestore aggiunto Maria Jose’ Falcicchia, poco piu’ di trent’anni, origini pugliesi.

Il tandem di inquirenti composto dal leggendario artefice del “resistere, resistere, resistere” e dalla brillante poliziotta si ricostituira’ parecchi anni dopo, a maggio 2006, quando Borrelli sara’ chiamato da Guido Rossi a guidare il pool investigativo della Federcalcio e scegliera’ come suo braccio destro proprio il vicequestore Falcicchia. A settembre dello stesso anno arrivano le dimissioni-lampo di Borrelli e del suo team, poi rientrate per il capo ma non per Falcicchia, tornata in servizio alla Questura del capoluogo lombardo.

Oltre che di indagini all’interno di Federcalcio, il “pensionato” Francesco Saverio Borrelli si occupa – probabilmente – anche delle sorti di una importante societa’ con sede in Valle d’Aosta. L’ex procuratore capo di Milano detiene infatti una quota del pacchetto azionario di Courmayeur Mont Blanc Funivie, spa da 7 milioni e ottocentomila euro nel capitale sociale che gestisce le principali sciovie e funivie dell’importante localita’ turistica, compresi hotel, bar e ristoranti della zona. Amministrata dal quarantasettenne Nicolino Perretta residente ad Annecy, in Francia, la societa’ vede come azionisti di maggioranza l’immobiliare Api Real Estate e la finanziaria Finref. Quest’ultima e’ in prima fila fra gli azionisti di Nomisma, la creatura economica di Romano Prodi.

Piu’ articolata l’epopea di Api Real Estate, immobiliare da 750 mila euro in dote che rientra nella galassia API, vale a dire uno fra i piu’ potenti gruppi petroliferi privati in Europa. AD della Api Real Estate e’ il rampollo di famiglia Ugo Maria Brachetti Peretti, nelle vene sangue di antica nobilta’ fuso alla mai sopita vocazione per il business. Per anni scapolo d’oro dello star system internazionale, Ugo Maria e’ convolato a nozze nel 2005 con la leggiadra Isabella Borromeo, sorella di quella Lavinia Borromeo andata sposa, quasi contemporaneamente, con l’erede della famiglia Agnelli John Elkann.

Una favola che sta facendo sognare sulle pagine dei rotocalchi rosa intere generazioni di fanciulle in fiore. A guastare l’armonia irrompe pero’ di tanto in tanto la vibrata protesta dei comitati civici per l’ambiente di Falconara Marittima, nelle Marche, quartier generale delle raffinerie API.

I disastri piu’ recenti risalgono a fine luglio. «Con l’ennesimo spiaggiamento di idrocarburi versato in mare da una condotta dell’API – si legge in un duro comunicato dei comitati cittadini capitanati da Loris Calcina – abbiamo assistito ad altre scene da anni ’60: bambini e bagnanti uscire dall’acqua imbrattati di idrocarburi e “trattati” con benzina prima della doccia.

Se rispetto a 47 anni fa la tecnologia ed i sistemi operativi e gestionali della sicurezza hanno fatto passi da gigante, le autorita’ e gli Enti locali dovrebbero chiedersi se per la raffineria API occorreranno altri 47 anni per raggiungere standard di sicurezza adeguati. Intanto, pero’, tutti devono dichiarare fallita la politica di credito concessa all’API».

TRONKY - LUCA-LUCA & MORTATELLA-PRODI. AL PROFANO DICONO NIENTE!

martedì, febbraio 28, 2012

ALLA SCOPERTA DELLA BANDA DELLA DISCARICA (la procura) DI NAPOLI -2 -

        Giovandomenico Lepore (il BOSS), Giuseppe Narducci & Attilio Auricchio (i tirapiedi)
                   I MISTERI DI TRONCHETTOPOL,I NEL PAESE DEI MORATTICalciopoli:

trame, suggeritori e intercettazioni scomparse
   Gian Marco Chiocci  23 febbraio 2012
Lo strano asse Baldini-carabinieri contro Moggi. Su 171mila telefonate, trascritte 3mila. Atti nascosti o taroccati. Il giallo sul "salvataggio" della Roma
di Gian Marco Chiocci - 23 febbraio 2012, 08:00

Ma cos’è stata davvero l’inchiesta di Calciopoli che ha portato alla condanna di Moggi e compagnia arbitrale? È stata eterodiretta come sospettano i condannati? E da chi? E perché lo scandalo ha travolto solo la Juve e non altre società e dirigenti che colloquiavano allo stesso modo con la classe arbitrale e funzionari Figc? Proviamo a scoprirlo spulciando gli atti processuali.

A partire dall’ultimo, depositato il 6 febbraio scorso. Pagina 52 delle motivazioni della sentenza penale di condanna: «Il teste Baldini Franco, in atto general manager della nazionale inglese (oggi Dg della Roma Calcio, ndr), grande suggeritore di accusa, per collaborazione con l’investigatore Auricchio dichiarata da entrambi». I teorici del gran complotto anti-Juve si sfregano le mani per il virgolettato sul Grande Suggeritore perché mette una pietra tombale su Franco Baldini nemico giurato di Moggi (si sono insultati e denunciati a vicenda durante il processo) «ispiratore» delle indagini contro Lucianone.

All’ex maggiore dei carabinieri di Roma Attilio Auricchio conosciuto nel 2003 nell’inchiesta sulle false fidejussioni che puntò alla Roma, Baldini ha offerto l’input a indagare in più e più incontri (non verbalizzati) nel 2004 e nel 2005, indicando personaggi da sentire e filoni da esplorare. Baldini si confessò a verbale il 15 aprile 2005 con il solo maggiore che, cosa rarissima per un ufficiale, verbalizzò personalmente il lunghissimo interrogatorio. Sulla frequentazione con l’ex maggiore, in aula Baldini s’è contraddetto sostenendo di aver frequentato al massimo «una o due volte» Auricchio nel 2005 smentendo quanto da lui stesso affermato nel 2008 al processo Gea allorché giurò di non aver più incontrato il colonnello dall’agosto 2003 (inchiesta Gea) all’aprile 2005 (inchiesta Calciopoli). In aula, il carabiniere l’ha smentito osservando come tra l’agosto 2004 e il marzo 2005 incontrò il Ds della Roma «4 o 5 volte prima» dell’interrogatorio ufficiale, e «3 o 4 volte dopo». Baldini portò al maggiore anche una giornalista economica sua amica per illuminarlo ulteriormente sul «funzionamento delle società di calcio dal punto di vista economico».

L’incontro Baldini non lo sa collocare temporalmente ma la difesa lo individua tra la prima informativa del maggiore Auricchio alla procura di Napoli, del 18 settembre 2004 (dove si ipotizzavano quegli scenari apocalittici sul mondo del pallone in quel momento ancora non emersi in alcuna attività che serviranno a dare il là alle intercettazioni) e la telefonata a Baldini del 4 aprile 2005, trascritta integralmente e depositata solo al processo non dai carabinieri di Auricchio ma dai periti tecnici della difesa. Il giudice di Calciopoli la ritiene gravissima, almeno quanto quelle di Moggi. Scrive: «La conversazione è significativa anche perché presenta la comunanza di fiume di parole e discorsi di ampia portata, da cui il pm ha tratto elementi per dimostrare l’esistenza dell’associazione avente il capo in Moggi».

La chiamata è quella col vicepresidente federale Innocenzo Mazzini (poi radiato) dove Franco Baldini preannunciava il ribaltone, poi puntualmente avvenuto: «Forse, se tu ti comporti bene, quando farò il ribaltone e tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone e butterò tutti di sotto dalla poltrona (...) io ti salverò, forse». Baldini dice che con Mazzini stava scherzando. Per i suoi detrattori è invece l’ennesimo indizio dell’eterodirezione romana. Checché ne dicano i cultori del complotto, sul fronte «fughe di notizie» che sputtanò Juve, Lazio e Fiorentina niente è emerso sul duo Baldini-Auricchio: non risultano in contatto con chi fece il vero scoop di Calciopoli, e cioè il Romanista, giornale di tifosi non abituato a pubblicare atti coperti dal segreto. Ad Auricchio ci si arriva indirettamente solo attraverso un cronista della Gazzetta dello sport, impegnato a tempo pieno a collaborare con i carabinieri romani di via in Selci.

Nel processo è emerso che delle 171mila telefonate intercettate il pool dei carabinieri di Auricchio ne ha sentite tante trascrivendone, a dire tanto, tremila. E le ha segnalate sulla base di «baffi» colorati messi sui brogliacci accanto alle telefonate. Verdi, poco interessanti. Gialle/arancioni, interessanti. Rosse, molto interessanti. Il perito della difesa, Nicola Penta, con enorme fatica è riuscito ad ascoltarne 30mila in più (arriviamo così a 33mila su 171mila) trovandone tante (Roma, Inter, Cagliari ecc) che pur avendo baffi gialli e rossi sui brogliacci, non sono state ritenute meritevoli di approfondimento.

Addirittura il pm Giuseppe Narducci replicò sdegnato nella requisitoria nell’«abbreviato» a Giraudo, il 27 ottobre 2008, a chi paventava favortismi: «Piaccia o non piaccia» di telefonate di Bergamo e Pairetto con Moratti, Sensi o Campedelli, disse, «non c’è traccia». Piaccia o non piaccia invece quelle telefonate c’erano, ma son saltate fuori solo quattro anni più tardi grazie ai testardi consulenti difensivi. E non è un caso che il procuratore sportivo Palazzi ha concluso il suo supplemento di indagini ammettendo che se il reato non fosse stato prescritto anche l’Inter avrebbe dovuto essere sanzionata, anziché premiata.
Ma è tutta l’inchiesta un mistero.

Atti decisivi per le condanne o sono state nascosti o sono stati fatti sparire (il video dei sorteggi falsamente taroccati oppure l’audio dell’incontro a Villa La Massa a Firenze tra i Della Valle, Bergamo, Mazzini). Alcuni testi hanno mentito in aula e sono prossimi destinatari di avvisi di garanzia. Tante telefonate o non sono state mai trascritte o sono state mal trascritte. Si è evitato di riportarne alcune devastanti per trascriverne di inutili come il gossip sulla giornalista D’Amico, il peso e il nome di un neonato, il ragù nei rigatoni di casa Bergamo, i piatti lavati a casa Pairetto.
COMMENTA

Perché? Ancora dalla sentenza di Calciopoli: «La difesa è stata (...) molto ostacolata nel compito suo proprio dall’abnorme numero di telefonate intercettate, oltre 170mila, e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura...». Per congettura. Allo stesso modo, ragionando per congettura è lecito domandarsi perché non si è approfondito il «ribaltone» annunciato da Baldini o la telefonata tra l’allenatore Sandreani e il manager Zavaglia sull’intenzione dello stesso Baldini di prendere il posto di Moggi alla Juve col placet di Montezemolo. O perché non sono finite al processo le dieci e passa telefonate con la voce dei giallorossi Baldini e Pradè.

Non si tratta di fare un processo alla Roma, piuttosto che all’Inter, al Cagliari, al Palermo, al Milan o a chicchessia. C’è da capire perché si è indagato a senso unico, quale fu il criterio della selezione delle chiamate, come mai i pm napoletani hanno lavorato coi carabinieri di un’altra regione. C’è da capire la genesi delle intercettazioni attivate a seguito dell’imbeccata sulla «combriccola romana» degli arbitri pro Moggi quando lo stesso Auricchio, in aula, le ha ridimensionate a un gruppo d’amici che nemmeno arbitravano a favore della Juve. Già, l’abuso delle intercettazioni. Criticato nel lontano 1996 dall’allora procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Chiaravalloti, che denunciò l’allora giovane capitano Attilio Auricchio (impegnato a indagare con un giovane pm Luigi De Magistris), perché anziché trascrivere correttamente «Provveditore generale» nei brogliacci, l’ufficio da lui diretto mise «Procuratore generale» col nome di Chiaravallotti accanto.

Denunce e controdenunce finirono in archiviazioni reciproche. Quattordici anni dopo De Magistris è diventato sindaco di Napoli. Come capo di gabinetto s’è preso proprio il benemerito Attilio Auricchio. Come assessore ha nominato Giuseppe Narducci, il pm di Calciopoli amico di Auricchio e di De Magistris. ’O sindaco tifa Napoli, anche se da piccolo era interista. Sarà stato felice come un bimbo per non aver letto le intercettazioni del suo idolo di un tempo, il compianto Giacinto Facchetti, a cena con Bergamo, in contatto con l’arbitro Nucini e...
(2. Continua)

fonte: il Giornale.it

domenica, febbraio 26, 2012

ALLA SCOPERTA DELLA BANDA DELLA DISCARICA (discarica: la procura) DI NAPOLI

       Giovandomenico Lepore (il BOSS), Giuseppe Narducci & Attilio Auricchio (i tirapiedi)

 Complotto CalciOpoli: Gian Marco Chiocci, inchiesta per: il Giornal
 "il video-fantasma scomparso dalla procura". 

Era la prova regina contro Moggi ma nelle immagini dei sorteggi arbitrali recuperate dal «Giornale» ci sono strane incongruenze
di Gian Marco Chiocci - 21 febbraio 2012, 08:00
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La prova regina dello scandalo di Calciopoli che ha dato il là all’inchiesta su Moggi & co (le tenui motivazioni di condanna sono state rese note il 6 febbraio scorso) è un video. Che non si trova più. Il filmato ritrae, o meglio dovrebbe ritrarre, il taroccamento dei sorteggi arbitrali nella stagione 2004/2005.
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Il dvd girato il 13 maggio 2005 nel centro tecnico di Coverciano da uno dei carabinieri dell’indagine Off Side ha costituito materiale per la condanna a tre anni col rito abbreviato di Antonio Giraudo e di alcuni arbitri. Non solo. È stato utilizzato dal magistrato Francesco Saverio Borrelli, allora inquirente della Federcalcio, per imbastire il processo sportivo del 2006 che ha stravolto il calcio italiano con la retrocessione della Juve e la revoca di due scudetti. E soprattutto ha rappresentato il perno d’accusa dei pm napoletani Narducci, Beatrice (e poi Capuano) nelle indagini e poi al dibattimento.

Un documento importantissimo. Peccato, però, che quella fondamentale ripresa audio-video nei fascicoli del rito ordinario e dell’abbreviato non c’è, nonostante della sua visione abbia parlato il pm napoletano Stefano Capuano nell’ultima udienza, l’9 novembre 2011: «Andate a vedere il filmato anche voi, il filmato parla chiaro (...) rappresenta esattamente quanto vergato dal maresciallo Ziino, l’ho visto io, era senza audio». Impossibile per le difese avere copia dell’originale. Tant’è che la Corte d’appello di Napoli spiega che «il filmato da riprodurre non è in possesso di questa cancelleria» mentre il 23 gennaio 2012, la nona sezione del Tribunale, sottolinea che il video ce l’ha «l’ufficio di Procura dal 29 luglio 2009». Ce l’ha dunque il pm? La domanda ha un senso perché la stessa istanza, rivolta alla procura, è caduta nel vuoto. Perché non esce? E perché si è arrivati alle condanne (abbreviato, Federcalcio, Napoli) senza metterlo a disposizione degli imputati, lasciando a questi ultimi le fotocopie dei fotogrammi delle immagini estrapolate dal filmato?

Durante la camera di consiglio del processo napoletano, al giudice Casoria che secondo alcune indiscrezioni ne avrebbe preteso la visione, sarebbe stato risposto che no, al momento, non era possibile dare un’occhiata come suggerito dal pm. Le difese sono certe che la sequenza delle immagini riversate nel rapporto del maresciallo Sergio Ziino non rappresenta il cronologico svolgersi degli eventi di quella mattina. Le foto sono mischiate. Ad arte o per sbaglio? Quel video è scomparso dalle aule giudiziarie ma è stato in parte trasmesso il 15 dicembre 2009, in una fiction de La7 su Calciopoli, poche ore dopo le condanne del rito abbreviato.

E cosa si vedeva in quello spezzone? Che a differenza di quanto riportato nel rapporto del maresciallo, dove si asseriva che era stato il designatore Paolo Bergamo a estrarre la pallina «incriminata» dall’urna trasparente davanti a dieci giornalisti e altri testimoni (c’era pure un notaio), a tirar fuori la sfera dello «scandalo» è stato in realtà un cronista. Nel caso specifico Riccardo Bianchi, della Provincia di Como. L’interessato, nell’udienza del primo ottobre 2010 a Napoli, affermerà: «Arrivai a Coverciano 15 minuti prima del sorteggio (...). Pairetto, come da procedura, ha estratto le pallina con le partite, mentre io ho estratto quelle coi nomi degli arbitri (...). Nessuno mi suggerì di muovere la mano a seconda di colpi di tosse, e certo Bergamo e Pairetto non mi indirizzarono in alcun modo: l’avessero fatto nei giorni precedenti avrei potuto fare lo scoop della vita e sarei diventato famoso. Il sorteggio fu regolarissimo».

Di questo giornalista nel rapporto non c’è traccia. O meglio «nella foto numero 9» che lo ritrae viene invece definito «dipendente Figc» che indossa una «divisa ufficiale della federazione». A prescindere dal fatto che Bianchi è in abiti civili, quel che è più grave è che viene immortalato a cose fatte, a sorteggio effettuato, con Bergamo intento a leggere il nome dell’arbitro. Mentre nella foto successiva, la 10, si vede il segretario della commissione arbitrale Manfredi Martino portare le buste per l’estrazione, a urne ancora vuote, col sorteggio ancora da fare.

Perché quest’inversione? Un abbaglio? Le coincidenze diventano troppe se si osservano le foto a seguire: nella numero «12» il tavolo è vuoto, le urne vuote, le sedie vuote, e dei designatori non c’è traccia. Le buste delle palline portate in quel momento da Martino sono intatte. All’improvviso, dopo un primo piano di Bergamo (foto 13), ecco la foto 14: tutti al loro posto, dietro al tavolo, buste intatte, urne vuote e il giornalista Bianchi pronto. Il clou arriva con la foto numero 17 quando, scrivono i carabinieri, «a Bergamo cade sul tavolo una pallina». In sentenza l’episodio dubbio viene platealmente ridimensionato.

Il sospetto che l’errata disposizione delle immagini non sia casuale nasce dal fatto che è la sequenza delle fotografie estratte dal video (fantasma) sembra fatta apposta - ad occhi disattenti - a dimostrare l’inciucio.
COMMENTA

Ma come poi dirà il giudice Casoria nel motivare la sentenza di condanna di Moggi «che il sorteggio non sia stato truccato è emerso in maniera sufficientemente chiara al dibattimento. Incomprensibilmente il pm si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite, di altri particolari, se il meccanismo del sorteggio per la partecipazione a esso di giornalista e notaio era tale da porre i due designatori nell’impossibilità di realizzare la frode».

Per la cronaca nessun giornalista convocato per i sorteggi è stato interrogato durante le indagini. Quando sono sfilati al processo hanno smentito grossolanamente le elucubrazioni degli inquirenti. Che ci voleva ad ascoltarli prima? E ancora. Sui sorteggi taroccati i pm forse avrebbero fatto bene a dare un’occhiata all’archiviazione dell’inchiesta di Torino (pm Maddalena, estate 2004) nata su ipotesi di doping e finita ai presunti intrallazzi di Moggi, Pairetto e Giraudo (tutti assolti). Bene: nella richiesta di archiviazione, poi accolta, si legge: «È uno dei designatori che materialmente estrae dall’urna la pallina della partita, mentre è materialmente un giornalista sportivo a estrarre dall’altra urna la pallina dell'arbitro (...). Data la presenza di un notaio e di un giornalista (mai lo stesso per ogni sorteggio) pare fortemente improbabile, se non del tutto inverosimile ritenere che i sorteggi fossero truccati». In quell’inchiesta, per escludere intrallazzi nei sorteggi, fu determinante Manfredi Martino, segretario della Can (Commissione arbitrale di serie A) che per i pm di Napoli rappresenterà, al contrario, il teste chiave proprio sui sorteggi. Martino in dibattimento non ha fatto una gran figura. Nelle motivazioni viene definito prima «inaffidabile» e poi presentato dai pm «come colui che doveva far luce sulle irregolarità, quando ha solo prodotto un coacervo di risposte da presa in giro, tipo il colpo di tosse del designatore Bergamo nel bel mezzo del sorteggio dell’arbitro Collina, non imputato, per la partita Milan-Juve, nemmeno presente nei capi di imputazione».  (1. Continua)

fonte: il Giornale.it

giovedì, febbraio 23, 2012

L'ULTIMA "CAMORRATA" DELLA TOPAIA DI NAPOLI : MA COSA E' STATA DAVVERO L'INCHIESTA DI CALCIOPOLI CHE HA PORTATO ALLA CONDANNA DELLA JUVENTUS, GIRAUDO, MOGGI E UN SOLO SRBITRO?

Il Giornale 23.02.2012 - 

Ecco le trame, i suggeritori e le intercettazioni scomparse 

IL CORROTTO ATTILIO AURICCHIO E IL CORRUTTORE FRANCO BALDINI

Dalle pagine del sito web del quotidiano Il Giornale, Gian Marco Chiocci tenta ancora di fare chiarezza su Calciopoli, rispondendo a diversi dubbi e domande che circondano l'inchiesta: 
"Ma cos’è stata davvero l’inchiesta di Calciopoli che ha portato alla condanna di Moggi e compagnia arbitrale? È stata eterodiretta come sospettano i condannati? E da chi? E perché lo scandalo ha travolto solo la Juve e non altre società e dirigenti che colloquiavano allo stesso modo con la classe arbitrale e funzionari Figc? 

Proviamo a scoprirlo spulciando gli atti processuali. A partire dall’ultimo, depositato il 6 febbraio scorso. Pagina 52 delle motivazioni della sentenza penale di condanna: «Il teste Baldini Franco, in atto general manager della nazionale inglese (oggi Dg della Roma Calcio, ndr), grande suggeritore di accusa, per collaborazione con l’investigatore Auricchio dichiarata da entrambi». I teorici del gran complotto anti-Juve si sfregano le mani per il virgolettato sul Grande Suggeritore perché mette una pietra tombale su Franco Baldini nemico giurato di Moggi (si sono insultati e denunciati a vicenda durante il processo) «ispiratore» delle indagini contro Lucianone. 

All’ex maggiore dei carabinieri di Roma Attilio Auricchio conosciuto nel 2003 nell’inchiesta sulle false fidejussioni che puntò alla Roma, Baldini ha offerto l’input a indagare in più e più incontri (non verbalizzati) nel 2004 e nel 2005, indicando personaggi da sentire e filoni da esplorare. Baldini si confessò a verbale il 15 aprile 2005 con il solo maggiore che, cosa rarissima per un ufficiale, verbalizzò personalmente il lunghissimo interrogatorio. 

Sulla frequentazione con l’ex maggiore, in aula Baldini s’è contraddetto sostenendo di aver frequentato al massimo «una o due volte» Auricchio nel 2005 smentendo quanto da lui stesso affermato nel 2008 al processo Gea allorché giurò di non aver più incontrato il colonnello dall’agosto 2003 (inchiesta Gea) all’aprile 2005 (inchiesta Calciopoli). 

In aula, il carabiniere l’ha smentito osservando come tra l’agosto 2004 e il marzo 2005 incontrò il Ds della Roma «4 o 5 volte prima» dell’interrogatorio ufficiale, e «3 o 4 volte dopo». Baldini portò al maggiore anche una giornalista economica sua amica per illuminarlo ulteriormente sul «funzionamento delle società di calcio dal punto di vista economico». L’incontro Baldini non lo sa collocare temporalmente ma la difesa lo individua tra la prima informativa del maggiore Auricchio alla procura di Napoli, del 18 settembre 2004 (dove si ipotizzavano quegli scenari apocalittici sul mondo del pallone in quel momento ancora non emersi in alcuna attività che serviranno a dare il là alle intercettazioni) e la telefonata a Baldini del 4 aprile 2005, trascritta integralmente e depositata solo al processo non dai carabinieri di Auricchio ma dai periti tecnici della difesa. I

l giudice di Calciopoli la ritiene gravissima, almeno quanto quelle di Moggi. Scrive: «La conversazione è significativa anche perché presenta la comunanza di fiume di parole e discorsi di ampia portata, da cui il pm ha tratto elementi per dimostrare l’esistenza dell’associazione avente il capo in Moggi». La chiamata è quella col vicepresidente federale Innocenzo Mazzini (poi radiato) dove Franco Baldini preannunciava il ribaltone, poi puntualmente avvenuto: «Forse, se tu ti comporti bene, quando farò il ribaltone e tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone e butterò tutti di sotto dalla poltrona (...) io ti salverò, forse». Baldini dice che con Mazzini stava scherzando. Per i suoi detrattori è invece l’ennesimo indizio dell’eterodirezione romana. Checché ne dicano i cultori del complotto, sul fronte «fughe di notizie» che sputtanò Juve, Lazio e Fiorentina niente è emerso sul duo Baldini-Auricchio: non risultano in contatto con chi fece il vero scoop di Calciopoli, e cioè il Romanista, giornale di tifosi non abituato a pubblicare atti coperti dal segreto. 

Ad Auricchio ci si arriva indirettamente solo attraverso un cronista della Gazzetta dello sport, impegnato a tempo pieno a collaborare con i carabinieri romani di via in Selci. Nel processo è emerso che delle 171mila telefonate intercettate il pool dei carabinieri di Auricchio ne ha sentite tante trascrivendone, a dire tanto, tremila. E le ha segnalate sulla base di «baffi» colorati messi sui brogliacci accanto alle telefonate. Verdi, poco interessanti. Gialle/arancioni, interessanti. Rosse, molto interessanti. Il perito della difesa, Nicola Penta, con enorme fatica è riuscito ad ascoltarne 30mila in più (arriviamo così a 33mila su 171mila) trovandone tante (Roma, Inter, Cagliari ecc) che pur avendo baffi gialli e rossi sui brogliacci, non sono state ritenute meritevoli di approfondimento. 

Addirittura il pm Giuseppe Narducci replicò sdegnato nella requisitoria nell’«abbreviato» a Giraudo, il 27 ottobre 2008, a chi paventava favortismi: «Piaccia o non piaccia» di telefonate di Bergamo e Pairetto con Moratti, Sensi o Campedelli, disse, «non c’è traccia». Piaccia o non piaccia invece quelle telefonate c’erano, ma son saltate fuori solo quattro anni più tardi grazie ai testardi consulenti difensivi. 

E non è un caso che il procuratore sportivo Palazzi ha concluso il suo supplemento di indagini ammettendo che se il reato non fosse stato prescritto anche l’Inter avrebbe dovuto essere sanzionata, anziché premiata. Ma è tutta l’inchiesta un mistero. Atti decisivi per le condanne o sono state nascosti o sono stati fatti sparire (il video dei sorteggi falsamente taroccati oppure l’audio dell’incontro a Villa La Massa a Firenze tra i Della Valle, Bergamo, Mazzini). 

Alcuni testi hanno mentito in aula e sono prossimi destinatari di avvisi di garanzia. Tante telefonate o non sono state mai trascritte o sono state mal trascritte. Si è evitato di riportarne alcune devastanti per trascriverne di inutili come il gossip sulla giornalista D’Amico, il peso e il nome di un neonato, il ragù nei rigatoni di casa Bergamo, i piatti lavati a casa Pairetto. Perché? Ancora dalla sentenza di Calciopoli: «La difesa è stata (...) molto ostacolata nel compito suo proprio dall’abnorme numero di telefonate intercettate, oltre 170mila, e dal metodo adoperato per il loro uso, indissolubilmente legato a un modo di avvio e sviluppo delle indagini per congettura...». 

Per congettura. Allo stesso modo, ragionando per congettura è lecito domandarsi perché non si è approfondito il «ribaltone» annunciato da Baldini o la telefonata tra l’allenatore Sandreani e il manager Zavaglia sull’intenzione dello stesso Baldini di prendere il posto di Moggi alla Juve col placet di Montezemolo. O perché non sono finite al processo le dieci e passa telefonate con la voce dei giallorossi Baldini e Pradè. Non si tratta di fare un processo alla Roma, piuttosto che all’Inter, al Cagliari, al Palermo, al Milan o a chicchessia. 

C’è da capire perché si è indagato a senso unico, quale fu il criterio della selezione delle chiamate, come mai i pm napoletani hanno lavorato coi carabinieri di un’altra regione. C’è da capire la genesi delle intercettazioni attivate a seguito dell’imbeccata sulla «combriccola romana» degli arbitri pro Moggi quando lo stesso Auricchio, in aula, le ha ridimensionate a un gruppo d’amici che nemmeno arbitravano a favore della Juve. 

Già, l’abuso delle intercettazioni. Criticato nel lontano 1996 dall’allora procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Chiaravalloti, che denunciò l’allora giovane capitano Attilio Auricchio (impegnato a indagare con un giovane pm Luigi De Magistris), perché anziché trascrivere correttamente «Provveditore generale» nei brogliacci, l’ufficio da lui diretto mise «Procuratore generale» col nome di Chiaravallotti accanto. Denunce e controdenunce finirono in archiviazioni reciproche. 
Quattordici anni dopo De Magistris è diventato sindaco di Napoli. Come capo di gabinetto s’è preso proprio il benemerito Attilio Auricchio. Come assessore ha nominato Giuseppe Narducci, il pm di Calciopoli amico di Auricchio e di De Magistris. ’O sindaco tifa Napoli, anche se da piccolo era interista. Sarà stato felice come un bimbo per non aver letto le intercettazioni del suo idolo di un tempo, il compianto Giacinto Facchetti, a cena con Bergamo, in contatto con l’arbitro Nucini e..."
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La GANG della discarica (la procura) di Napoli
                                             La GANG della discarica (la procura) di Napoli

Una nota dell'avvocato Paolo Gallinelli - In relazione alle ultime indiscrezioni circa la possibilità che dagli uffici della Procura di Napoli sia sparito un video relativo ai sorteggi, riceviamo dall'avvocato Paolo Gallinelli, difensore di Massimo De Santis', e volentieri pubblichiamo la seguente nota.

Sarebbe non solo paradossale, ma costituirebbe una gravissima compromissione della credibilità dell’apparato investigativo - giudiziario laddove dovesse emergere che l'Autorità Inquirente di Napoli, pur di ottenere una condanna per frode sportiva degli imputati nel processo calciopoli, abbia essa stessa, direttamente od indirettamente, “alterato lo stato dei fatti al fine di ottenere dal tribunale una decisione favorevole” all'Accusa (cfr. art. 374 c.p.).Una simile condotta, se inequivocabilmente accertata, sarebbe altamente lesiva di un principio fondamentale posto a tutela di tutti i cittadini: la corretta amministrazione della Giustizia. In tal senso, non potrebbe attribuirsi alcuna rilevanza al fatto che la Dott.ssa Casoria, nella sua motivazione, abbia affermato l’insussistenza di qualsivoglia alterazione dei sorteggi arbitrali, laddove la frode processuale si realizza anche con il mero tentativo di “condizionare” il libero convincimento del Giudice, trattandosi di un reato di pericolo a consumazione anticipata, proprio come i reati di frode sportiva contestati al mio assistito Massimo De Santis.

    fonte: ju29ro.com.
News, 23 febbraio 2012.
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DA Enzo Tortora ai giorni nostri nella "Topaia (il tribunale) di Napoli",
calpestare legge e giustizia" e' "diventata la norma"

Francesco Calabrone

mercoledì, febbraio 22, 2012

Andrea Agnelli risponde all'Ebete: L'intervento di Abete è stato inopportuno

                                           PARLA IL PRESIDENTE DELLA JUVENTUS

Adesso non passa più nulla: niente più interventi a gamba tesa sulla Juve, né da parte delle avversarie né da parte delle Istituzioni. A far la guardia si sono Conte, Marotta, Nedved ed Agnelli, una difesa a quattro rocciosa, decisa e puntuale negli interventi e pronta a rilanciare.

L'altroieri, dall'alto, da Abete, era arrivato un commento sulle parole post-Parma di Antonio Conte, parole che il numero uno della Figc aveva definito abbastanza forti, cogliendone il riferimento a Calciopoli, per lui solo un ricordo triste e tranquillo. E al numero uno federale ha risposto il numero uno bianconero Andrea Agnalli, che nell'ottica del clima di attesa del match-clou Milan-Juve, ha osservato:

"E’ un evento per noi molto importante, che viene preceduto da diverse polemiche. C’è stato anche un intervento del Presidente della Federazione Abete; sicuramente le parole del presidente Abete io le ho trovate decisamente inopportune: perché o il Presidente della Federazione commenta tutte le settimane tutte le dichiarazioni di tutti gli allenatori, oppure solo quelle del nostro sicuramente non mi sta bene, mi rendo conto che ci sia un po' di nervosismo, mi rendo conto che molte persone in questo momento tutelino i loro interessi, ma mi sembra una caduta di stile. E di stile si è parlato molto: noi esponiamo le nostre posizioni, i nostri sentimenti e parliamo solo ed esclusivamente di noi stessi. Vedo invece che tanti altri si divertono a commentare le vicende juventine e questo a me non sta bene. Ognuno pensi per sé. Affrontiamo la partita di sabato sapendo che il Milan è favorito perché è campione d’Italia ed è già nei quarti della Champions League. Noi abbiamo un grandissimo privilegio, siamo molto sereni e andremo a fare una bella partita, è tanto tempo che non se ne gioca una così".

Di stile si parla ormai ad ogni piè sospinto dal 7 febbraio, allorché Allegri aveva vantato lo stile Milan quando bacchettando Conte che lamentava il mancato rigore per il plateale fallo di mano in area del senese Vergassola; attacchi gratuiti proseguiti sino a domenica praticamente senza soluzione di continuità. E purtuttavia nel mirino di Abete era entrato solo Conte, che lamentava effettivi torti subìti dalla sua squadra, senza guardare in casa d'altri. E ad Andrea non è garbato, né l'atteggiamento di Abete né quello di chi non pensa per sé.

L'intervento di Agnelli ha avuto come cornice la cerimonia in cui al Palavela di Torino è stata ufficialmente presentata la candidatura di Torino 2015 per ottenere il prestigioso titolo di "Capitale europea dello sport": entro il 30 maggio dovrà essere elaborato il dossier da presentare a Bruxelles, dossier che ruoterà attorno a due temi fondamentali: valori (etica, integrazione sociale, salute, benessere, educazione) e territorio. In lizza con Torino c'è Cracovia; il conferimento è previsto per il 7 novembre 2015.

E a sostenere la candidatura a questo importante status internazionale, in una cerimonia cui erano presenti il ministro per il Turismo e lo Sport Piero Gnudi, il sindaco di Torino Piero Fassino e l'Assessore comunale allo sport e tempo libero Stefano Gallo, c'era la Juventus, il più illustre simbolo dello sport torinese, rappresentata dal presidente Andrea Agnelli, dal consigliere Pavel Nedved e da Gianluca Pessotto, responsabile organizzativo del settore giovanile. "E’ un grande piacere sostenere questa importante candidatura – ha detto in proposito Agnelli – che significa maggiori investimenti sul territorio, maggiori risorse e maggiori possibilità di sviluppo. Io personalmente e noi come Juventus daremo tutto il sostegno possibile affinché questa candidatura possa tramutarsi in un’assegnazione definitiva e Torino possa fregiarsi del titolo di Capitale Europea dello Sport nel 2015". (22 febbraio 2012)

fonte ju29ro.com. news

martedì, febbraio 21, 2012

“ORGANIZZIAMOCI”: LE NOSTRE MOTIVAZIONI (parte seconda)

                                            PRESIDENTE, DA LASSU' LA GUARDANO
                                                           LA JUVENTUS AGLI AGNELLI
                                                                      E', AGLI JUVENTINI
Anche se per qualche tempo non abbiamo fatto sentire la nostra voce, noi di “Organizziamoci” siamo ben decisi a proseguire la battaglia contro chi ha tentato inutilmente di “normalizzarci”, mettendo proditoriamente in discussione il nostro recente passato. Con la stessa determinazione continueremo ad offrire il nostro contributo, “razionale” quanto appassionato, alla società che, con il ritorno di Andrea Agnelli, ha imboccato la strada per riappropriarsi del ruolo da protagonista che la storia le ha assegnato.

Non si ferma quindi la lotta per la verità di “Organizziamoci” che trae, se è possibile, maggior vigore dalla pubblicazione delle motivazioni su Calciopoli.
Motivazioni le cui conclusioni di condanna per Moggi e assoluzione per la Juve sembrano una sorta di compromesso, tra la Dottoressa Casoria e chi, sin dall’inizio del processo, ha fatto pressioni per un verdetto del tutto simile a quello della giustizia sportiva. Resta la sensazione che in un caso si sia condannato e non giudicato, e nell’altro il giudizio sia scaturito dai riscontri oggettivi emersi nel dibattimento. Noi di Organizziamoci vogliamo richiamare l’attenzione dei fratelli bianconeri sulle posizioni di Moggi e della Juventus. In considerazione però dei tanti argomenti, abbiamo diviso il documento in due parti pubblicate distintamente. Dopo Moggi, oggi ci occuperemo della Juventus e la prima parte, relativa al Direttore, la potrete leggere cliccando qui.
Le motivazioni e la Juventus

L’otto di novembre non è stata emessa solo una sentenza di condanna per gli imputati di calciopoli, come annunciato con tono trionfalistico dai media, che meschinamente hanno però minimizzato un aspetto altrettanto importante del verdetto e cioè l’assoluzione di fatto della Juventus.
Noi di “Organizziamoci” continuiamo a denunciare il modo becero d'informare dei media italiani, e gridiamo con tutta la forza del caso: LA JUVENTUS E’ STATA ASSOLTA E RIVOGLIAMO QUELLO CHE MERITATAMENTE ABBIAMO CONQUISTATO SUL CAMPO! E CHI NE HA APPROFITTATO, PAGHI LE CONSEGUENZE!

Non possiamo e non vogliamo dimenticare che a pagina 78 delle motivazioni della sentenza definitiva emessa dalla CAF presieduta dall’esimio Avv. Prof. Piero Sandulli, a proposito della Juventus, si legge testualmente: 

La sanzione della revoca dell’assegnazione dello scudetto 2004/2005 è l’effetto diretto dell’accertata alterazione del campionato ad opera della società e dei suoi dirigenti e va inflitta come pena autonoma, ai sensi della lettera i) dell’art. 13 CGS, così confermandosi la decisione di primo grado e a seguire tutto il resto che ben conosciamo.

Il tribunale penale di Napoli in merito alla stagione 2004-05, al contrario, così si è pronunciato: … che il dibattimento invero non ha dato, del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004-05, a beneficio di questo o quel contendente.

E sulla  Juventus:
Sul versante passivo, il tribunale stima che non può essere accolta la domanda nei confronti del responsabile civile Juventus s.p.a., sotto il profilo della frattura del rapporto organico con il datore di lavoro, generata dall’esercizio da parte dell’imputato Moggi di un potere personale avente manifestazione esteriori esorbitanti dall’appartenenza alla società… Né può essere trascurato il dato del ridimensionamento della portata dell’accusa che deriva dalla parzialità con la quale sono state vagliate le vicende del campionato 2004,2005, per correre diestro ai misfatti di Moggi, dei quali sono stati accertati le modalità , quanto alle frodi sportive, al limite di sussistenza del reato di tentativo.

Dunque per la Giustizia Penale non vi sono prove che il campionato 2004-05  fosse  falsato, le indagini sono state fatte in un'unica direzione e in modolo parziale e Moggi cosiderando che si è comporatto da “mascalzone” lo è stato fino al punto di fare i propri interessi piuttosto che quelli della la società per cui operava. Sicuramente, riguardo alla Juventus,  la Dottoressa Casoria ha deluso le aspettative di parecchie persone, ma anche nell’accettare le imposizioni c’è un limite.

Paradossalmente con questa sentenza, a distanza di sei anni, è stata riconosciuta la bontà delle linea difensiva di Zaccone che poi è però scivolato in una sorta di patteggiamento del tutto incomprensibile     che grida  ancora vendetta.

Adesso tocca lla società valutare se il caso di richiedere subito la revisione del processo sportivo, in base all’articolo 39 del C.G.S. di cui ricorrono gli estremi, o attendere gli altri gradi di giudizio. Qualsiasi decisione, sarà da noi sostenuta perché i fatti dimostrano la coerente determinazione del nostro Presidente ad andare fino in fondo, che ci lascia completamente tranquilli. E’ vero che fino ad oggi tutte le richieste di giustizia sono state sdegnosamente respinte e le istituzioni (UEFA, TNAS, ecc.) fanno a gara, grazie all’incompetenza, nel prendere le distanze da Calciopoli, ma le azioni della società Juventus hanno comunque scosso il “palazzo” consapevole che prima o poi qualcuno avrà il coraggio di affrontare le questioni sollevate.

Non a caso subito dopo il ricorso al TAR e la legittima richiesta di risarcimento juventina, che se accolta potrebbe collassare lo sport nazionale, Petrucci ha organizzato un velleitario tavolo di confronto, definito impropriamente della pace, con gli esiti che conosciamo. Pace che, deve essere chiaro, si potrà avere solo quando chi veramente regge le sorti del calcio nazionale (non certo Abete) si deciderà a togliere dalla bacheca di una società indegna quello che le è stato regalato con un atto fraudolento, rendendo nel frattempo i titoli “scippati” a chi legittimamente li aveva conquistati sul campo.

Si rassegnino i “signori” del palazzo: nessuno è disposto a voltare pagina, e con l’ultima decisione di impugnare il lodo d’incompetenza del TNAS, la Juventus ha chiarito ancora una volta la sua determinazione a proseguire nella ricerca della giustizia.

“Organizziamoci“ applaude ed è orgogliosa di essere al fianco di Andrea Agnelli.
Il momento è comunque particolarmente delicato, e occorre tenere alta la guardia, perché mentre anche il campo ci sta restituendo una Juventus che ha ripreso i tratti della squadra che impone il rispetto, i soliti media proseguono a gettare fango su di noi, e i nostri avversari continuano a beneficiare di aiutini e aiutoni.

Nessuna protervia potrà però fiaccare l’azione di “Organizziamoci”, che continuerà a lottare senza sosta per i colori bianconeri. E lo faremo con sempre maggior convinzione insieme con tutti quelli (speriamo sempre più numerosi) che vogliano tenere alto il nome della Juventus. L’unica squadra che in Italia vuol dire calcio, perché le altre sono solo imitazioni, talvolta anche ben riuscite, ma pur sempre imitazioni.
Mai più dileggiati e perdenti, ma sempre odiati e vincenti.

Francesco Calabrone

venerdì, febbraio 17, 2012

DA TUTTOSPORT, TANTO PER NON DIMENTICARE…I FATTI

                                                  GLI SCUDETTI SCIPPATI DAL FARABUTTO
  IL PORCO CHE FA? SCOPPIA PRIMA DI ANDARE IN GALERA? BASTA CHE SCOPPIA!!!

Alcune considerazioni sui 29 scudetti.
Ma se il campionato 2004-2005 non è stato taroccato dall’operato di Moggi e compagni, colpevoli di tentativi di frode senza alcuna prova di effettivi condizionamenti delle partite, se i sorteggi non sono taroccati, se non ci sono prove sulle ammonizioni a comando, se Paparesta non è stato chiuso nello spogliatoio, perché la Juve ha perso lo scudetto 2004-2005?

Dice: ma ci sono le schede…
Eh no, le schede nel 2006 nel processo sportivo erano appena un accenno!

Lasciamo a Corte d’Appello e Tar decidere sull’assegnazione dello scudetto 2006, cominciamo a fare giustizia a partire dal 2004-2005, riconsegnando al calcio italiano un’intera stagione cancellata ingiustamente, e qualcuno dovrà pagare!

Che di campionati taroccati assai di recente, tra un po’ grazie alle Procure di Cremona e Bari, ne scopriremo diversi. Con riscontri e indagini non tacciabili di parzialità, magari. I

n ogni caso il calcio senza Belzebù Moggi ci regala una deregulation dei comportamenti dei giocatori e società imbelli e incapaci di contenere i comportamenti di intere torme di propri tesserati in preda al vizio delle scommesse o contigui ad associazioni malavitose.

Viste le condanne piovute per il pericolo di ipotesi di tentativo di frode a Napoli, chissà cosa toccherà ai colpevoli di Scommessopoli per frodi vere e perfezionate… (Cris. Pos.)

“ORGANIZZIAMOCI”: LE NOSTRE MOTIVAZIONI (parte prima)

Anche se per qualche tempo non abbiamo fatto sentire la nostra voce, noi di “Organizziamoci” siamo ben decisi a proseguire la battaglia contro chi ha tentato inutilmente di “normalizzarci”, mettendo proditoriamente in discussione il nostro recente passato. Con la stessa determinazione continueremo ad offrire il nostro contributo, “razionale” quanto appassionato, alla società che, con il ritorno di Andrea Agnelli, ha imboccato la strada per riappropriarsi del ruolo da protagonista che la storia le ha assegnato.
Non si ferma quindi la lotta per la verità di “Organizziamoci” che trae, se è possibile, maggior vigore dalla pubblicazione delle motivazioni su Calciopoli.
Motivazioni le cui conclusioni di condanna per Moggi e assoluzione per la Juve sembrano una sorta di compromesso, tra la Dottoressa Casoria e chi, sin dall’inizio del processo, ha fatto pressioni per un verdetto del tutto simile a quello della giustizia sportiva. Resta la sensazione che in un caso si sia condannato e non giudicato, e nell’altro il giudizio sia scaturito dai riscontri oggettivi emersi nel dibattimento. Noi di Organizziamoci vogliamo richiamare l’attenzione dei fratelli bianconeri sulle posizioni di Moggi e della Juventus. In considerazione però dei tanti argomenti, abbiamo diviso il documento in due parti pubblicate distintamente. Oggi ci occuperemo del Direttore e successivamente della Juventus.
Sentenza già scritta per Moggi.
Avendo seguito tutto il dibattimento che ha messo in luce una realtà completamente diversa da quella distorta e spacciata per verità nel 2006, è stato subito evidente che la condanna di Moggi fosse la naturale conseguenza di una sentenza rispettosa della “ragion di stato”, per evitare gravissime conseguenze alle istituzioni (non solo quelle sportive). E il nostro convincimento ha avuto una sconcertante conferma dal Procuratore Generale di Napoli (dottor Lepore), che, dopo la lettura della sentenza, ha spudoratamente dichiarato: “Mai come questa volta non è stata una sentenza già scritta". "Tra noi ed i colleghi ci sono state delle incomprensioni, tant’è vero che siamo stati costretti a due istanze di ricusazione per ristabilire la regolarità del processo”. Dichiarazione che lascia sgomenti, e di cui nessuno ha osato chiedere il significato, ma noi di “Organizziamoci” non abbiamo timore di porre in modo esplicito qualche banale domanda: Esimio dottor Lepore, ci faccia capire a quali incomprensioni si riferisse e cosa intende per regolarità del processo?  Sappiamo bene che non vi sarà risposta, ma proprio l’atteggiamento di chi ignora le istanze di giustizia, eludendo semplici domande, accresce la voglia di ristabilire la verità del mondo bianconero.
Eravamo comunque curiosi di conoscere su quali basi il collegio giudicante avesse emesso, condanne tanto dure da lasciare perplessi anche i più accaniti detrattori di Moggi.
Ebbene la lettura delle motivazioni ci ha lasciato basiti e confortati allo stesso tempo. Basiti perché i ripetuti riferimenti a un’esagerazione con conseguente ridimensionamento delle accuse è, a nostro avviso, il logico presupposto per ben altre conclusioni. Evidentemente, interventi “esterni” (vero dottor Lepore ?) hanno pesantemente condizionato la Dottoressa Casoria, costretta, anche da iniziative plateali, come le due ricusazioni, a piegarsi, rispettando così interessi “superiori”.  Confortati perché aumenta la nostra convinzione che in Appello la sentenza possa essere, se non completamente ribaltata, ampiamente ridimensionata. E non lo sosteniamo perché siamo juventini, ma semplicemente perché è scritto nelle seicento pagine che dovrebbero spiegare i motivi della sentenza. Oltre al già citato ridimensionamento delle accuse, i giudici riconoscono che: quel che faceva Moggi era una prassi comune a tutti (anche quelli non imputati), le difese sono state in qualche misura ostacolate, vi è stato una sorta di accanimento verso il Direttore, con indagini parziali, a senso unico e reati provati al limite della sussistenza. Inoltre, la condanna per il capo d’accusa principale, l’associazione per delinquere, di cui Moggi è individuato come capo, seppur ispirata dalle sentenze sportive, è supportata con elementi molto deboli, come le tante chiacchiere, le telefonate al processo di Biscardi e i contatti con SIM straniere; fatto pregnante per i giudici, anche se provato, per loro ammissione, con un metodo artigianale. Vane sono definite le parole di alcuni testimoni dell’accusa e addirittura da presa in giro le risposte di Manfredi Martino (quello del colpo di tosse, di Bergamo).  Argomenti quindi estremamente deboli che il collegio giudicante cerca di rafforzare con qualche esilarante considerazione, come quella che si può leggere alla pagina 459: «Non rileva che la cooptazione abbia realizzato più che altro un effetto scenico, di mera apparenza, poiché anche l’apparenza può generare la condizione di potere e l’assoggettamento all’autorità per tal via creata. Giustificazioni dunque deboli e ai confini del ridicolo, a sostegno di condanne, è bene ricordarlo, per reati di tentativo ai limiti della sussistenza (lo scrivono i giudici). In realtà veri assist per le difese che certamente ne faranno buon uso nel processo di secondo grado.
“Organizziamoci”, come sempre, sarà al fianco di Luciano Moggi, fino a quando giustizia non sarà fatta.
           
Roberto Calabrone

lunedì, febbraio 06, 2012

CALCIOPOLI: IL MALEDETTO IMBROGLIO! UNA TRAGICA FARSA, ORGANIZZATE PER FUORVIARE L'ATTENZIONE DAI MEGA FURTI CHE STAVANO PERPETRANDO AI DANNI DELLO STATO! TUTTO MALEDETTAMENTE VERO, TUTTO MALEDETTAMENTE CHIARO! CSM: TRIBUNALI DI MILANO & ROMA I LORO POTENTI SICARI! TUTTI I GIUDICI E MAGISTRATI DEGLI ALTRI TRIBUNALI DEL 'FU' BEL PAESE, I BRACCI ARMATI!L'ULTIMA PROVA (ma non sara' l'ultima!), LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI QUEL TRIBUNALE, DOVE MAGISTRATI-COCAINOMANI, FANNO SPARIRE LE PROVE CHE SCAGIONANO LA JUVENTUS: VIDEO DEL SORTEGGIO ARBITRALE, E' PASSANO AI MEDIA (l'Espresso & republica!) LE NOTIE CHE INCASTREREBBERO U'ALTRA SQUADRA! QUALE SQUADRA? PRIMA O POI, USCIRA' UN PENTITO O UNA GOLA PROFONDA, CHE CE LO FARA' SAPERE!

CONOSCIUTE LE FARSESCHE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA A LUCIANO MOGGI E ANTONIO GIRAUDO, PUBLICATE DAL TRIBUNALE ENZO TORTORA DI NAPOLI.
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PRESIDENTE ANDREA AGNELLI, PER LA STORIA E L'ONORE DELLA NOSTRA AMATA JUVENTUS, FACCIA QUELLO CHE PUO', SIAMO CON LEI! FINO ALLA FINE!
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 Le motivazioni della sentenza del tribunale "Enzo Tortora" ci dicono CINQUE COSE:
1-il campionato è stato regolare;

2-la difesa è stata ostacolata;

3-i sorteggi erano regolari",

4-La GANG 
dei carabinieri del delinquente Colonnello Auricchio ha inventato un'inchiesta usando le Sim-Card straniere, e' non quelle di Moggi, ma quelle comprate dal fratello di moratti: Natalino (e...branca?) in Svizzera, e in segreto andati a Chiasso nel negozio dove le comprava Moggi, per prendersi i numeri delle schede comprate da DG della Juventus! E' per incastrarlo, invece di usare la tecnologia a bloro disposizione, hanno fatto tutto con scarabocchi a mano per non farli riconoscere! (dichiarazioni di De Cillis prima alla stampa, e' poi al tribunale di Milano sotto giuramento!) 

5-LA MESSINSCENA
Una messinscena alla Napoletana messa in atto dalla GANG di Giovandomenico Lepore della Discarica (discarica, la procura) del Tribunale di Napoli.... 
...e organizzata dai Massonni della Loggia del Tribunale di Milano... 
...al Servizio dei SICARI dei poteri occulti.
Tutto maledettamente evidente, e' pronosticato! 
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CARO PRESIDENTE ANDREA AGNELLI, SAPPIAMO CHE CONTRO I POTERI (a noi!) OCCULTI E' UNA LOTTA IMPARI. CHE CHI SI METTE CONTRO DI LORO, FA LA FINE DI EDOARDO E ADAMO BOVE, E' NOI NON POSSIAMO NON TENER CONTO DEL MONITO L'ANCIATO DAL FIGLIO DEL DIAVOLO IL 29 aprile 2010: 
«Premessa doverosa: in nessun caso la Juve chiederà di riaprire i vecchi processi». 
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NESSUN RANCORE NEI SUOI CONFRONTI. GRAZIE LO STESSO PRESIDENTE

Conosciute le farsesche motivazioni della Condanna di Luciano Moggi...

                                           PRESIDENTE ANDREA AGNELLI...ALL'ATTACCO!!!
Le motivazioni della sentenza del tribunale "Enzo Tortora" ci dice CINQUE COSE:
1-"il campionato è stato regolare; 
2-la difesa è stata ostacolata;
3-i sorteggi erano regolari",
4-la GANG dei carabinieri del delinquente Colonnello Auricchio ha inventato un'inchiesta usando le Sim-Card straniere (comprate da Branca e Moratti in Svizzera, testimonianza De Cillis sotto Giuramento) con scarabocchi a mano per non farle riconoscere;
5-una messinscena alla Napoletana messa in atto dalla BANDA: Giovandomenico Lepore, e organizzata dai Massoni Tronchetti-ani della Loggia del Tribunale di Milano...tutto maledettamente evidente e' pronosticato!
Quindi tutto torna e fatto quattro conti ci devono ridare 2 campionati e 500 milioni di danni... a essere buoni!
SU ANDREA, DUE AVVOCATI DELLA EXOR E SIAMO A POSTO PER 20 ANNI ! E, CHI CI DICE CHE I BASTARDI MENEGHINI NON DEBBANO, FINALMENTE!, FINIRE IN GALERA!!!?

sabato, febbraio 04, 2012

!nterVISTA di Andrea Agnelli a 'Studio sport XXL' su Italia 1 - Moggi?: «Il più bravo nel suo lavoro».

 Lo scudetto 2006?: « è una questione di giustizia, cercheremo di portare avanti le nostre convinzioni in ogni sede».


(SINTESI-interVISTA)
Togliere qualcosa a Inter e Milan come scherzo di Carnevale?:  «Ai nerazzurri non leverei niente perchè lo scudetto del 2006 era già nostro, al Milan la Champions del 2003. Lo scudetto del 2006 è una questione di giustizia, sono emersi fatti nuovi che hanno profondamente modificato quelli di 6 anni fa e perciò cercheremo di portare avanti le nostre convinzioni in ogni sede possibile».

Luciano Moggi?:  «In quel periodo nel suo lavoro Moggi era il più bravo di tutti, come lo fu Allodi in passato. Mentre Giraudo per me è stato un punto di riferimento, come un padre, e come tale c'erano affetti e conflittualità».

Come si spiega la differenza tra i due settimi posti, e l'attuale posizione in classifica?: «Chi ha cambiato alcuni dei nostri equilibri nell'ultimo anno è stato Barzagli. Del Neri aveva un compito difficilissimo, era l'inizio del rinnovamento; Conte invece lo conosco da 20 anni, è stata una scelta quasi naturale. Gli uomini Juve sono Boniperti e Del Piero che rappresentano al cento per cento il dna Juve».

Alleanze politiche: «Sulla politica sportiva il Milan resta il nostro migliore alleato, sul campo il rivale più temibile. Il derby mi piace, ma vorrei un Torino forte che desse a quella sfida un'importanza di classifica ben al di là della rivalità cittadina. Il campione bianconero che preferisco? Montero, le figure ideali Torricelli e Nedved. Di chi sento la mancanza? Di mio fratello Giovanni».

!nterVISTA di Andrea Agnelli

Lo scudetto 2006?: « è una questione di giustizia, cercheremo di portare avanti le nostre convinzioni in ogni sede».



(SINTESI-interVISTA)
Togliere qualcosa a Inter e Milan come scherzo di Carnevale?:  «Ai nerazzurri non leverei niente perchè lo scudetto del 2006 era già nostro, al Milan la Champions del 2003. Lo scudetto del 2006 è una questione di giustizia, sono emersi fatti nuovi che hanno profondamente modificato quelli di 6 anni fa e perciò cercheremo di portare avanti le nostre convinzioni in ogni sede possibile».

Luciano Moggi?:  «In quel periodo nel suo lavoro Moggi era il più bravo di tutti, come lo fu Allodi in passato. Mentre Giraudo per me è stato un punto di riferimento, come un padre, e come tale c'erano affetti e conflittualità».

Come si spiega la differenza tra i due settimi posti, e l'attuale posizione in classifica?: «Chi ha cambiato alcuni dei nostri equilibri nell'ultimo anno è stato Barzagli. Del Neri aveva un compito difficilissimo, era l'inizio del rinnovamento; Conte invece lo conosco da 20 anni, è stata una scelta quasi naturale. Gli uomini Juve sono Boniperti e Del Piero che rappresentano al cento per cento il dna Juve».

Alleanze politiche: «Sulla politica sportiva il Milan resta il nostro migliore alleato, sul campo il rivale più temibile. Il derby mi piace, ma vorrei un Torino forte che desse a quella sfida un'importanza di classifica ben al di là della rivalità cittadina. Il campione bianconero che preferisco? Montero, le figure ideali Torricelli e Nedved. Di chi sento la mancanza? Di mio fratello Giovanni».



PIU' CHIARO DI COSI'?
GRAZIE PRESIDENTE!

mercoledì, febbraio 01, 2012

Il Delfino del Ducetto di Berlusconia: Ma loro pensano che io dormo?

                                      A MILANO  LA  MAFIA  ESISTE... E  VIVA  E' VEGETA!
                                       Dal Paese Dei Moratti, a Berlusconia. SENZA PUDORE 
                                                    Povero Calcio Italiano, Povera Italia!.
Per rimandare la partita Napoli-Juventus,  De Laurentis, De Magistris & Co. hanno inventato un "diluvio"? E' io con Beretta m'invento una Tempesta di Neve!
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Con la lettera pubblicata sul sito ufficiale dell’A.C. Milan, Adriano Galliani apre a una nuova era di quel Circo Medrano che è ormai diventato il calcio italiano: l’era dell’autogestione.

Eh sì, non ci lamentiamo forse da sempre che le istituzioni sportive sono vecchie e guidate da gente inadeguata? Ebbene, il sciur Adriano ha la soluzione: facciamo come cazzo ci pare. Anzi, meglio: facciamo come dico io.

La cosa incredibile è il silenzio mediatico in cui tutto ciò avviene. E sì che non bisogna essere dotati di chissà quale coraggio eh… ma un minimo di capacità di indignarsi, è ancora rimasta a qualcuno?

L’uomo è quello che è, lo conosciamo: è quello dei riflettori di Marsiglia, quello che non parla mai di arbitri tranne quando non gli danno un fallo laterale, quello che è sempre brillante coi giornalisti quando vince ma litiga persino con Abatantuono quando perde e se ne va via indignato da Controcampo (sì, avete capito bene), quello che nega le interviste a Mediaset (sì, avete capito bene) perché Paparesta è poco allineato. Quello che rimedia la figuraccia Tevez ma nessuno glielo fa notare, anzi manca poco che Maxi Lopez non diventi il nuovo Van Basten.

Sarà per questo che si sente in diritto ormai di andare oltre ogni limite del pudore, con un comunicato-lettera che sulla stampa narcotizzata italiana finisce buttato lì, tra il rinvio di Bologna-Fiorentina e quello di Siena-Catania.

Galliani, quello del “Secondo Lei io dormo?” - http://www.youtube.com/watch?v=9xukbnvdIps - sibilato a Meani, ci ha riprovato. Deve avere una certa fissa per i calendari, siamo sicuri che non ci dorme la notte. E stanotte, magari ispirato dal rinvio di Parma-Juventus, ha partorito il nuovo colpo di genio: autogestione!

Chi l’aveva mai vista una richiesta di rinvio recapitata con quattro giorni di anticipo? E soprattutto, quali “bollettini meteorologici” consulta Galliani? Perché noi, terra terra, abbiamo guardato su meteo.it e per domenica sera a Milano di neve non se ne parla, e la minima risulta essere -5, non “tra gli otto e i dieci gradi sotto lo zero” come scritto nella lettera. E allora cosa bisogna fare, rinviare per freddo?

Certo, a voler essere maliziosi si potrebbe guardare il calendario e vedere che Milan-Napoli sarebbe la terza partita in una settimana e che arriverebbe proprio tre giorni prima della semifinale di andata di Coppa Italia contro la Juventus. Rimandarla a dopo il turno di Champions, uno potrebbe pensare, sarebbe proprio una bella cosa (e infatti anche De Laurentiis sembrerebbe non disdegnare l’idea).

Ma appunto, questa è proprio malizia fine a se stessa. Una volta che abbiamo un dirigente così lungimirante, in grado di vedere i problemi prima degli altri, stiamo pure qui a fargli le pulci.

E a voi, cari "tifosi", vi avanza per caso una partita da rinviare? Non so, avete già preso il biglietto per domenica ma vi siete beccati proprio adesso l’influenza? No problem: scrivete una lettera a Beretta. Evviva l’autogestione. (C.Vanetti-ju29ro) 1 febbraio 2012
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Francesco Calabrone