I GRANDI JUVENTINI
GIÙ LE MANI DALLA JUVE
MARIO ROCCA
Signor Presidente, Consiglieri, Azionisti, fratelli bianconeri.
Terrò il mio intervento a nome e per conto dell’Associazione di tifosi e azionisti “GiùlemanidallaJuve”, che rappresenta circa 6000 soci, rappresentando oggi il più importante sodalizio di tifosi e piccoli azionisti della Juventus.
Nel cercare di portare la nostra voce in quest’assemblea e di esaminare l’ultimo anno devo per forza partire da alcune considerazioni di carattere meramente materiale ed economico. Devo farlo anche se questo è l’ultimo aspetto che ci interessa. Ultimo per distacco e che proprio grazie alla sua classifica suona però da pericoloso campanello di allarme su tutto ciò che viene prima.
Non ci interessa la polemica strumentale ma ancor meno le chiacchere propagandistiche e le promesse fine a se stesse ed è ovvio che pretendiamo rispetto per noi stessi ma ancor prima lo esigiamo per i nostri colori, la nostra bandiera bianconera.
Chiacchere e promesse sono state la politica di quattro anni dei Blanc, dei Cobolli-Gigli, appresa dai loro mandanti. Da coloro che già nel 2004 li reclutavano di soppiatto tra Marrakech, Casablanca e i marciapiedi della Rinascente. Vede Presidente, questo bilancio disastroso è per la quasi totalità figlio di costoro, figlio legittimo (lo sottolineo per non confondersi).
Sono costoro i «cambiamenti profondi che hanno condizionato sia il rendimento sportivo sia i risultati economici», ma anche molto di più. Sono stati, ma i mandanti permangono, le bibliche cavallette, la peste bubbonica, il traditore che dall’interno apre al nemico.
Allora occorre discontinuità da costoro, allora occorre tracciare una riga netta di separazione, smetterla con le commistioni e tra il dire e il fare ci deve essere piena sintonia. Solo così può esserci fiducia reciproca.
Quando ho letto le cifre di bilancio con un passivo di quasi cento milioni (leggasi: cento milioni), con ricavi per appena 170 e un patrimonio netto negativo di 5 milioni ho subito pensato all’annuale rendiconto della seconda squadra di Milano.
Quando ho letto che le azioni hanno oggi un valore pressoché pari a zero (al momento in cui scrivo 0,62 Euro) contro un valore in emissione nel 2001 di 3,7 e dopo un aumento di capitale di oltre 100 milioni solo 3 stagioni fa capisco l’espressione tra il dolce, il severo e il sorridente del sig. J. Elkann quando, intervistato nell’immediato post Farsopoli, ebbe la lungimiranza di dire: «fino a ieri il bilancio ha avuto costi non sostenibili e si suppliva con le plusvalenze».
Questo mentre sdegnosamente metteva in tasca l’ultimo dividendo giraudiano.
E vennero quindi i tempi delle minusvalenze.
Per comprendere a pieno la portata di questa disfatta economica basterebbe confrontarla con l’analogo periodo di una società come il Napoli (e da juventino mi vergogno del paragone di basso profilo) , in serie B nel 2006-07 , parametrarne i dati di partenza e concludere senza ipocrisie dicendo che lì si è operato con la diligenza del buon padre di famiglia, qui ci si è distinti per supponenza, pressapochismo e incompetenza.
Ma è il vortice ridimensionatorio innescato che dovrà essere riassorbito subito, altrimenti sarà vano sia lo sforzo del nuovo aumento di capitale e sia la magnifica iniziativa dello stadio di proprietà (iniziativa che ha dei nomi e cognomi piemontesi e non francesi, volti spigolosi, lungimiranti e non sorridenti, con un naso nella media).
Si deve fare questo attingendo nelle nostre radici, nei nostri valori, nel lavoro, nella professionalità, nella competenza senza proclami aleatori. Così come è sempre stato per 106 gloriosi anni prima di Farsopoli.
In quest’ottica devo dire che poco mi è piaciuto che sia stata la Consob a dovervi chiedere di modificare le modalità di aumento di capitale senza ridurre a carta straccia le vecchie azioni. E mi fa specie che si sia lasciato trapelare il sospetto che l’azionista di riferimento, di cui si sprecano le lodi nella relazione allegata per la grande magnanimità tra coperture e prestiti, abbia voluto sbarazzarsi a prezzo di realizzo dei piccoli azionisti. E’ con mosse come questa che si vuole «confermare la propria volontà di mantenere un dialogo aperto e trasparente con tutti gli azionisti»?
Sul punto mi piacerebbe avere un chiarimento esaustivo.
I risultati della gestione sportiva non necessitavano, a mio parere, del riscontro degli ultimi due settimi posti per certificare l’impoverimento scientifico a cui la rosa dei giocatori era stata sottoposta e sono direttamente proporzionali alle doglianze agli uomini di cui sopra. Abbiamo notato e condiviso in tal senso la vostra scelta radicale di sgombero delle macerie residue e lo sforzo di reperire finalmente un tecnico di DNA bianconero.
“Siamo con la squadra e con l’allenatore” per usare una citazione famigerata. Anche se la rosa attuale dovrà essere ancora qualitativamente migliorata per mantenere quella costante garanzia di partecipazione alla Champions League che è anche fonte di risorse tali da auspicare una stabilità di bilancio ed un ritorno nelle posizioni sportive che ci competono.
A pagina 20 troviamo come «onere non ricorrente» datato 14 dicembre 2010 la modica uscita di 7,4mln di euro per un accordo transattivo «che nulla riconosce nel merito della controversia», avvenuto dopo gli accertamenti della G.d.F. relativi a presunte violazioni in materia di imposta sul valore aggiunto negli anni 2005, 2006 e 2007. Se, sotto il profilo penale, il GIP ha disposto l'archiviazione del procedimento connesso contro gli Amministratori, la volontà patteggiatrice mai sopita della società ha avuto ancora una volta la meglio sulla possibilità di far valere le proprie ragioni ante le commissioni tributarie.
Stante le scarne informazioni sarei grato se poteste delucidarmi in merito. Inoltre vorrei che mi fosse spiegata l’incomprensibile sfortuna di non riuscire mai ad identificare post-2006 né una violazione certa né, altrettanto, un colpevole certo, ferma però sempre la sanzione alla Juventus, purché con una forte penalizzazione.
Passiamo a pag. 32, decisione FIGC del 18 luglio 2011, leggo testualmente:
«All’udienza del 9 settembre 2011, il Presidente del TNAS ha dichiarato la competenza (?) in materia sportiva, rimettendo le parti direttamente di fronte al TAR per i danni». Onore e plauso a questa e alle iniziative a essa correlate, purché portate con determinazione fino alla sua fine naturale. Trovate tutta la mia solidarietà nel cercare di far capire ai barbari, antisportivi, maneggioni, collusi e imbroglioni che abbiamo smesso di fare le vittime sacrificali. Però questa iniziativa non può non portarmi ad alcune considerazioni più delicate.
Anzitutto, spero vivamente che tra un mese e mezzo circa e di fronte all’auspicata sentenza del processo penale di Napoli noto come “contro Ambrosino e altri” esse siano superate e sposteremo energie e truppe per riappropriarci della limpidezza del nostro passato e di quello che ci è stato saccheggiato.
Non mi interessa la vendetta, mi interessa la giustizia. Giustizia fino in fondo. Per cui la quantificazione del danno a risarcirci allora sarà veramente significativa. Anche se è stato più morale e quindi insanabile. Ora sono certo che non sentirò più parlare di prescrizioni in tal senso e nemmeno di patteggiamenti o di sfortuna per aver dimenticato o omesso.
Noi, che siamo una semplice Associazione di tifosi e azionisti, per metterci al riparto da tutta questa sfortuna dilagante, nello scorso mese di luglio abbiamo interrotto i termini di prescrizione attraverso due atti di messa in mora, uno indirizzato alla FIGC e l’altro indirizzato alla società Juventus. In modo tale che un giudice domani possa valutare l’entità di cotanta sfortuna qualora dovesse rimanifestarsi l’incapacità di porre in essere azioni efficaci a tutela degli azionisti e dei tifosi della Juventus.
E abbisognerà anche che in ossequio di quei famosi soggetti causa dei “cambiamenti profondi”, che come abbiamo visto hanno portato alla svalutazione del titolo, a “perdite significative” di bilancio, all’impoverimento della squadra, a danni di immagine incalcolabili, siano assunte delle decisioni di rivalsa.
Altra considerazione: e se risultassero alla fine innocenti gli attuali imputati a Napoli possiamo dire che fu tutta barbarie esterna?
Non so se vi ricordate di quel signore che nell’assemblea del novembre 2006, dopo averci “egregiamente” difeso nei processi sportivi, venne qui agitando la sua malferma manina al grido di «c’erano almeno 4 illeciti!».
Ebbene costui era uno reclutato dove e da chi?
Ma possiamo estendere la domanda a tutto il collegio difensivo dell'epoca, di cui faceva parte anche il qui presente Briamonte: Si resero conto che si trattava di un procedimento (mi guardo bene da chiamarlo processo) completamente illecito e mirato ad un unico e preciso scopo?
E i patteggiamenti successivi multipli e reiterati su tutta la materia, fu una cattiva valutazione? Fu peggio? Furono ordini dall’alto? Anche qui semplice “sfortuna”? Sono tutte domande che si prefiggono l’unico scopo di avere chiarezza e conseguentemente agire per Giustizia.
Vede signor Presidente, per quei sette pilastri che lei ha giustamente indicato in relazione per il piano di sviluppo futuro, occorrono fondazioni granitiche, così come sono sempre stati i veri valori Juventini.
Chi ne ha dubitato nel 2006 deve essere rieducato. Chi ne ha approfittato deve essere radiato.
Solo così si verificherà la condizione auspicata dal nostro Presidente Giuseppe Belviso in un trasporto d’entusiasmo al momento della sua nomina, dott. Agnelli: “E’ tornata la Juventus!” (18/10/2011)
http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=1908
Francesco Calabrone
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