mercoledì, marzo 27, 2013

IERI OGGI E DOMANI, CALCIO CORROTTO DALLA MAFIA DI ROMA E MILANO

       
Claudio Cerasa IL FOGLIO (cerazada) Chi è Giovanni Malagò, il nuovo capo del Coni
           

Giovanni Malagò è da pochi minuti il nuovo presidente del Coni. Direte voi: e chi è Malagò? Nel 2009, nel libro che ho scritto su Roma per Rizzoli, ho dedicato un capitolo a lui e alla sua straordinaria capacità di creare relazioni a Roma, partendo da un circolo sportivo (l'Aniene). Il personaggio merita. Qui un piccolo estratto dal libro

*Giovanni Malagò arriva al circolo canottieri alle 21.45 del 4 agosto 2009 ed è molto soddisfatto: i Mondiali di nuoto sono appena finiti, tre delle quattro medaglie conquistate dall’Italia sono state ottenute da soci del suo circolo (Federica Pellegrini e Valerio Clerici) e di questi successi il presidente dell’Aniene ne ha appena parlato in Campidoglio con il sindaco Alemanno.

Malagò accende un grosso sigaro cubano, si siede di fronte a un tavolino immerso nell’odore umido del fiume Tevere, e inizia a parlare del «mondo parallelo» del circolo Aniene: un mondo di cui non aveva mai parlato prima.

Da queste parti direbbero che è parecchio glamour: pantaloni estivi grigio nocciola, mocassini neri senza fibia, camicia bianca sbottonata, petto abbronzato. Il presidente è un personaggio tutto da raccontare. Per anni è stato il punto di riferimento romano di Giovanni Agnelli che, in onore al gran seduttore dominicano che nella Parigi del primo Novecento conquistò le donne più belle del mondo, lo chiamava il Porfirio Rubirosa dei Parioli.

Malagò di fatto non ha mai nascosto di essere, oltre che uomo di potere, anche un discreto latin lover. Prima dei figli avuti con Polissena di Bagno (oggi moglie dell’editore Carlo Perrone) e Lucrezia Lante della Rovere (figlia a sua volta del duca Alessandro Lante della Rovere e di Marina Ripa di Meana),

Malagò ha avuto parecchie fidanzate famose (Claudia Gerini, Monica Bellucci) e chiunque voglia trovare informazioni su tutto quello che di mondano accade a Roma deve rivolgersi proprio a lui, «Megalò», come l’aveva ribattezzato un’altra Agnelli (Susanna).
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Ogni mattina prima delle nove e trenta, l’avvocato chiamava «Giovannino» per chiedergli quanto di nuovo accadeva nella vita (non solo politica) della Capitale, e Malagò metteva sempre a disposizione il suo tesoretto di conoscenze romane ereditato in parte dalla madre che - da nipote del vecchio ministro della Democrazia cristiana Pietro Campilli e dell’ex governatore della Banca d’Italia Donato Menichella - aveva costruito nel corso degli anni una buona rete di relazioni nella borghesia capitolina.

Le molte note di colore relative alla sua vita privata (Malagò è amico tanto di Walter Veltroni quanto di Francesco Totti; tanto dei fratelli Vanzina quanto di Luca Cordero di Montezemolo; tanto di Carla Bruni quanto di Gianni Letta; tanto di Giuseppe Tornatore quanto di Luigi Abete) nascondono però un personaggio complesso che va ben al di là del potente uomo di sport.

Questo signore con il fisico asciutto e la fama da sciupafemmine è infatti conosciuto a Roma anche per quel suo lungo curriculum di manager di successo che gli ha permesso di rendere l’Aniene un cruciale canale di dialogo tra molte amministrazioni e i potenti della città. Lo stesso Megalò ammette l’esistenza, all’interno dell’Aniene, di un mondo parallelo che vive in simbiosi con quello sportivo: «Da un lato ci sono le medaglie olimpiche, le performance dei grandi atleti.

Dall’altro c’è tutto quello che riguarda la vita di imprenditori, manager, professionisti, banchieri, giornalisti e costruttori romani. Il clima che si crea nella nostra struttura ha dato la possibilità di dare vita ad aggregazioni tra banche, di favorire molti accordi strategici per la città, di firmare alleanze tra imprenditori e di trovare importanti intese politiche. È successo più volte che soci illustri dell’Aniene abbiano concluso grandi affari nel nostro circolo ma questo avviene in maniera non voluta.

Diciamo pure casuale: qui si mangia, si beve, si gioca a tennis, si fuma un sigaro, si parla, non so, della Roma calcio, dell’Alitalia, scattano i meccanismi di complicità, si risolvono i problemi e si concludono accordi. Sarebbe stupido nasconderlo: l’Aniene significa sport ma in un certo senso significa anche business. È per questo, per i particolari valori che esprime il nostro circolo, che mi hanno chiesto di entrare a far parte di altre formidabili famiglie romane. Penso all’Unicredit. Ma penso anche all’Auditorium».

*Il potere dei circoli è una forza reale con cui ogni amministrazione cittadina deve fare i conti. Come spiega l’assessore alla cultura di Roma Umberto Croppi, «i circoli hanno obiettivamente l’ambizione di essere anche un potere di supplenza delle politiche romane ma è anche vero che cominciano a contare davvero a Roma nel momento in cui le altre strutture di comando esercitano in modo non ottimale le proprie funzioni amministrative ».

Questi, spiega l’assessore, sono ambienti di cui va tenuto conto anche per il semplice fatto che hanno una loro funzione all’interno della produzione culturale della città: sono luoghi di scambio, di socializzazione, di mediazione. «L’errore commesso fino a oggi, a mio avviso, è stato quello di aver considerato i circoli come uno dei volti senza cui sarebbe sostanzialmente impossibile controllare gli equilibri della città: ed è proprio un atteggiamento di questo tipo ad averli trasformati in ambienti dove ognuno crede quasi di essere il padre eterno.»

Per provare a capire in termini più concreti la forza di un circolo come l’Aniene e per comprendere in che senso questa realtà rappresenti davvero una sorta di «partito reale ed efficiente della classe borghese», il modo migliore è quello di scoprire i nomi di alcuni soci illustri:

Ci sono i banchieri: Luigi Abete, presidente della Banca nazionale del lavoro, il suo direttore generale Fabio Gallia,

Emanuele Emmanuele, numero uno della fondazione bancaria più ricca della Capitale (la Fondazione cassa di risparmio di Roma).

Ci sono gli imprenditori: Cesare Romiti (presidente onorario di Rcs Media Group e fondatore della società finanziaria Gemina),

Alessandro Benetton (vicepresidente esecutivo del gruppo Benetton),

Elio Catania (ex presidente e amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato),

Luca Cordero di Montezemolo (presidente della Ferrari ed ex numero uno di Confindustria),

Matteo Cordero di Montezemolo (figlio di Luca e amministratore delegato della società di private equity Charme),

Vittorio Merloni (presidente di Indesit Company),

Andrea Mondello, (presidente della Camera di commercio di Roma),

Giuseppe Statuto (immobiliarista romano

Marco Tronchetti Provera (ex numero uno di Telecom),

i fratelli Toti, importanti costruttori (Claudio, presidente della Virtus Roma e Pierluigi, azionista del gruppo Rizzoli),

Alessandro Angelucci (figlio di Antonio, editore di «Libero » e del «Riformista», e titolare di un articolato impero nella sanità privata romana e il cui fratello, Giampaolo, il 5 febbraio 2009 è stato coinvolto nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Velletri a proposito di una truffa per 170 milioni ai danni del Servizio sanitario nazionale),

Carlo Perrone (editore del «Secolo XIX») e

Andrea Rizzoli (direttore marketing della Rizzoli audiovisivi).

Ci sono molti componenti di una potente famiglia romana, i Caltagirone, un loro lontano parente, Francesco Bellavista Caltagirone, e uno dei bracci operativi del loro gruppo, Massimo Caputi.

A questi vanno aggiunti anche gli uomini legati alla politica e allo sport. Soci Aniene sono:

Luca Danese (imprenditore romano e nipote della moglie di Giulio Andreotti),

Maurizio Gasparri (ex ministro della Comunicazione e capogruppo al Senato del PdL),

Jas Gawronski (parlamentare europeo del Popolo della Libertà ed ex portavoce di Silvio Berlusconi),

Gianni Letta (sottosegretario alla presidenza del Consiglio),

Antonio Marzano (numero uno del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro e presidente della commissione per le riforme voluta dal sindaco di Roma Gianni Alemanno),

Altero Matteoli (ministro delle Infrastrutture del quarto governo Berlusconi),

Raffaele Ranucci (imprenditore romano, senatore del Partito democratico e grande amico di Francesco Gaetano Caltagirone),

Andrea Ronchi (ministro per le Politiche comunitarie del Popolo della Libertà),

Walter Veltroni (ex sindaco di Roma ed ex segretario del Pd),

Piero Marrazzo (governatore della Regione Lazio),

Rocco Crimi (sottosegretario allo Sport presso la presidenza del Consiglio),

Mario Pescante (ex presidente del Coni e deputato del Popolo della Libertà),

Gianni Petrucci (numero uno del Comitato olimpico nazionale)

Franco Chimenti (presidente della Federazione italiana golf).
(...)
Diventare soci dell’Aniene non è però semplice. L’ingressonel circolo avviene per gradi: la domanda deve esserepresentata da due soci con almeno cinque anni d’anzianità (la lista d’attesa oggi è lunga trenta mesi) e deveessere valutata da un collegio dei probiviri formato dasette persone socie del circolo da più di quindici anni. L’esame dura venti minuti: si verifica lo status delle persone,ogni proboviro fa una domanda al candidato e se ilcolloquio va bene inizia un periodo di frequenza che puòdurare da un minimo di tre a un massimo di quattro mesi.In questo spazio di tempo il candidato frequenta ilclub senza esserne socio, quando entra mette una firma sul registro delle presenze e a poco a poco si fa conoscere.

Alla fine del periodo di prova, il suo ingresso viene votatoda ogni socio su una scheda colorata. Ogni voto negativodeve essere bilanciato da tre voti positivi e nel casoin cui il parere contrario arrivi da membri con più diventicinque anni di anzianità i segni positivi, invece che tre, devono essere cinque. Dal 1997, ovvero da quando Malagò è presidente, nessuno è però mai stato bocciato. Ovviamente, se il presidente propone al collegio deiprobiviri una nomina onoraria, si può diventre soci anche senza seguire il complesso iter di ammissione.

«Il criterio è semplice» ammette Malagò. «Premiamo chi ha fatto qualcosa di concreto e di fattivo per il circolo.» Si tratta dunque di casi eccezionali, che accadono di rado. Fino al 2008, nell’arco di tutta la presidenza Malagò, era successo solo due volte: nel 2006 con il governatore delLazio Piero Marrazzo, «perché ha fatto una cosa per noi molto importante: ha rinnovato le concessioni che erano ferme da quarant’anni»; nel 2007 con l’allora sindacoWalter Veltroni, «perché ci ha dato la possibilità di ultimareun percorso che avevamo iniziato negli anni».

Gli affari. Molti dei grandi affari siglati all’Aniene riguardano in primapersona proprio Malagò. E gli esempi da fare sonomolti. La conoscenza personale di Carlo Toto (numerouno di Air One) lo ha messo nelle condizioni di assumereun un ruolo importante all’interno della compagnia aerea (Megalò è stato membro del consiglio di amministrazione della stessa Air One) e di svolgere un’intermediazione decisivacon gli ambienti di Confindustria ai tempi della nascita della cordata di imprenditori che ha salvato la compagnia di bandiera italiana, l’Alitalia.

La sua amicizia conl’avvocato Agnelli gli ha consentito di acquisire quelle ulteriori esperienze necessarie per consolidare il suo ruoloda amministratore delegato di una delle più famose concessionarie romane, la Samocar (fondata nel 1977 dal padre Vincenzo). L’intesa con Luca Cordero di Montezemolo ha rafforzato il suo ruolo di rappresentante ufficiale del marchio Ferrari nel Lazio, nella Campania, in Toscanae in Sardegna (a Roma chiunque voglia avere una Ferrariin in anteprima è proprio a Malagò che si deve rivolgere) e quello di consigliere d’amministrazione della Tecni-mont (la divisione di ingegneria e sviluppo della Montedison di cui tra l’altro è socio il figlio di Luca Cordero,Matteo). La stima che ha per lui il numero uno di Mediobanca Cesare Geronzi gli ha inoltre consentito di essere nominato membro del cda della banca più importante d’Italia (l’Unicredit).

Il suo rapporto con le passate amministrazionidi centrosinistra (e in particolare con l’ex presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra e l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni) lo ha proiettato nel consiglio d’amministrazione dell’Auditorium e della Festa del cinema. I suoi ottimi rapporti con Piero Marrazzo lo hanno lanciato nel consiglio di amministrazione di una importante realtà culturale (la Fondazione Lazio). Il suo feeling con Lupo Rattazzi (figlio di Susanna Agnelli) gli haconsentito di fondare insieme a lui una società di investimento (la GL Investimenti). E infine, oltre a essere advisor di una delle principali banche d’affari del mondo (l’Hsbc), Malagò è anche vicepresidente della squadradi basket romana: quella Virtus Roma che ha presieduto fino al 2001 e il cui numero uno è oggi il costruttore Claudio Toti (socio dell’Aniene e compagno di calcetto di Malagò).

 Se è vero che dal punto di vista sportivo l’Aniene rappresenta un’eccellenza nel panorama internazionale – il circolo ha portato ventuno atleti alle ultime Olimpiadi, ha strutturato campioni come Federica Pellegrini (oro nei duecento stile libero a Pechino 2008 e oro nei 400 e200 stile libero ai Mondiali di Roma del 2009), come Alessio Boggiatto (oro nei quattrocento misti ai Mondialidi Fukoka nel 2001) e come Lorenzo Porzio (bronzonel canottaggio alle Olimpiadi di Atene 2004) – è anche vero, come abbiamo visto, che i circoli sportivi esercitano una forte «pressione» nelle partite più importanti chesi disputano nella Capitale.

Un’attività in parte raccontata dallo stesso Malagò nel corso di un convegno organiz-zato a Milano dalla «Gazzetta dello sport» nel dicembredel 2005. Il presidente dell’Aniene era stato il manager incaricato di creare le condizioni affinché Roma si aggiudicassel’edizione 2009 dei Mondiali di nuoto. Grazie al successo dell’impresa, Malagò era stato invitato a Milano per illustrare le modalità con cui aveva portato a termine l’operazione e con cui aveva ottenuto l’assegnazione peri Mondiali del 2009.

Ecco infatti come Malagò descrisse in quell’occasione la sua strategia: «Per i Mondiali eravamo sfavoriti. I giapponesi avevano siglato un accordo con la Fina, ma noi facemmo un gran lavoro di lobbing e alla fine sapevamo chi erano gli undici delegati che avrebbero votato per Roma, uno per uno». Le sincere parole del presidente (che sostanzialmente ha ammesso di essere venutoa conoscenza prima del tempo di chi aveva intenzionedi votare la candidatura dell’Aniene e di chi no) scatenarono un piccolo caso diplomatico. Da Yokohama chiesero di smentire la dichiarazione e persino la Federazione internazionale del nuoto (la Fina) chiese chiarimenti immediati. Fatto sta che «il gran lavoro di lobbing» alla fine sortirà un ottimo risultato e Malagò quei Mondiali li otterrà davvero.
(...)
Il 6 maggio 2009, al Comitato olimpico spettava scegliere il nuovo presidente nazionale e i candidati che si sarebbero dovuti sfidare erano tre: Gianni Petrucci, Franco Chimenti e Paolo Barelli. Chimenti si ritirerà ametà aprile 2009. Barelli (presidente della Federazioneitaliana nuoto e senatore del Popolo della Libertà) era l’unico degli aspiranti a non essere iscritto al circolo di Malagò e la sua eventuale elezione avrebbe avuto l’inevitabile effetto di indebolire un po’ l’universo legato al circolo canottieri Aniene. Il sindaco di Roma si rese presto conto di come quell’elezione fosse un buon pretesto per sottrarre potere al mondo di Letta, e decise di appoggiare apertamente Paolo Barelli, anche a costo dicontravvenire a una regola non scritta secondo la quale la politica deve rimanere fuori da un’elezione delicata come quella del Coni.

Il 15 aprile 2009 arrivò dunque ladichiarazione d’amore: «Paolo Barelli» disse Alemanno all’Adnkronos «è una garanzia per lo sport italiano». Pur essendo Barelli un senatore del Popolo della Libertà, Letta lavorò a lungo per evitare che il candidato di Lupomanno acquisisse eccessivo peso nella più importante istituzione sportiva romana (e nazionale). Il pretestodello scontro arrivò con un’intervista rilasciata da Barellia lla «Gazzetta dello sport» nel marzo del 2009, in cui il senatore del PdL lasciava intendere l’appoggio diretto alla sua campagna da parte di Silvio Berlusconi.

«Per rispetto e coerenza» disse «non potevo fare un passo del genere senza confrontarmi col presidente del Consiglio.» Questa frase mise Letta nelle condizioni di poter intervenirein via ufficiale nella battaglia del Coni e il giorno dopo l’intervista inviò una nota ufficiale a tutte le redazionidei giornali sportivi nazionali spiegando che Barelli non era affatto appoggiato da Palazzo Chigi/

Alla fine, il mondo dell’Aniene uscì doppiamente vincitore. Oltre alla nomina di Petrucci (la terza consecutiva), nel corso delle stesse elezioni la giunta federale del Comitato olimpico nazionale registrò l’ingresso di un nuovo membro. Un uomo del circolo canottieri Aniene, Giovanni Malagò.
Claudio Cerasa © - FOGLIO QUOTIDIANO   –   @claudiocerasa
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I CARRIERANTI DELLA CORRUZIONE: CORRUTTORE & CORROTTO!
IL CORROTTO PROCURATORE PALAZZI, SERVO DELL'IMPUNITO MASSIMO-CORRUTTORE-MORATTI, DOPO IL PATTEGGIAMENTO DELLA CONDANNA DI ORIALI E RECOBA ALTRIBUNALE DI UDINE PER IL FALSO PASSAPORTO DELL'EXTRA COMUNITARIO GIOCATORE URUGUAIANO, IL CORROTTO PROCURATORE FEDERALE 
STEFANO PALAZZI - "DOVEVA" RIAPRIRE IL CASO PASSAPORTI, DEFERIRE L'INTER, PROCESSARLA E' RETROCEDERLA PER ILLECITO SPORTIVO, PENALIZZARLA CON LA SCONFITTA PER 3-0, E' CON UN PUNTO DI PENALIZZAZIONE PER TUTTE LE PARTITE GIOCATE DAL GIOCATORE URUGUAIANO!
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ECCO PERCHE' L'inter GIOCA IN SERIE A !

Spy Calcio Fulvio Bianchi
La giustizia sportiva lumaca I casi Moratti e Zamparini
Più di un anno, una giustizia sportiva che è una lumaca: Moratti e Preziosi, n.1 di Inter e Genoa, hanno trattato nel maggio dello scorso anno l'acquisto di Milito e Thiago Motta e adesso andranno a processo, davanti alla Disciplinare, il prossimo 8 luglio.

Tanto ci è voluto perché il superprocuratore Stefano Palazzi venisse a capo dell'inchiesta e fosse fissata l'udienza di primo grado (poi c'è l'appello). La stagione si è chiusa, i due contratti sono validi ma Giancarlo Abete, quando torna dal Sudafrica, dovrà mettere mano a questa giustizia sportiva che così non può certo funzionare.

E' vero che la procura federale è oberata di lavoro, e adesso ha anche i compiti dell'ex Ufficio Indagini. Ma così non va. Contro questa giustizia sportiva anche Maurizio Zamparini, n.1 del Palermo, che oggi ha scritto una lettera aperta ai ''colleghi presidenti''.

Il patron rosanero è stato inibito per 6 mesi dalla Disciplinare per plusvalenze fittizie nel trasferimento di calciatori. Per il presidente rosanero si tratta di una ''nefasta applicazione della Giustizia sportiva odierna''. ''Caro collega- scrive Zamparini-, come al solito ci troviamo (oggi il Palermo) vittime di un sistema di ordinamenti federali che penalizza le nostre società, i nostri diritti costituzionali violando le più elementari norme di giustizia ordinaria''.

Zamparini sostiene che l'inibizione è collegata a ''un fatto provocato nel giugno 2002 dalla proprietà della Roma, proprietaria allora anche del Palermo'', ovvero lo scambio di giocatori (Bombardini e Brienza) tra la società rosanero e quella giallorossa. ''Questo -spiega- provocava notevoli plusvalenze per Palermo e Roma di proprietà della Famiglia Sensi, e un aggravio per ammortamenti notevoli per il Palermo'', negli anni dal 2003 al 2006.

Zamparini acquistò le azioni del Palermo nell'agosto 2002 obbligandosi con la proprietà a confermare in sede di approvazione di bilancio le operazioni fatte fino al 30 luglio 2002 dalla proprietà Sensi. Ora è stato punito, ''ma se esiste un fatto di plusvalenza fittizia (ed allora anche di ammortamento) dovrebbe esistere per il Palermo e per la Roma''.

Zamparini ora chiede di riportare la giustizia sportiva e gli arbitri (suo vecchio cavallo di battaglia) sotto la tutela della Lega Calcio. L'Associazione Arbitri si è già opposta con Marcello Nicchi: comunque, sembra che sia una battaglia (persa) solo di Zamparini...

http://www.repubblica.it/rubriche/spycalcio/2010/06/11/news/giustizia_sportiva-4750521/ 
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QUELLI ERANO I TEMPI IN CUI ROMA, INTER, MILAN E LAZIO FACEVANO A GARA A CHI COMMETTEVA PIU' ILLECITI, MA CHE VENIVANO PUNTUALMENTE COPERTI DALLA CONTINUA MESSA ALLA GOGNA-MEDIATICA, DI: MOGGI, GIRAUDO E LA JUVENTUS DAGLI ADEPTI DELL'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE ODG, PER DISTOGLIERE L'ATTENZIONE DELL'ILLECITO DEI FALSI PASSAPORTI IN PRIMIS, Ma CHE AVREBBERO DOVUTO COMPORTARE LA RETROCESSIONE DIRETTAMENTE AD ALTRA SERIE INFERIORE: INTER, ROMA, LAZIO E MILAN! MA ANCHE DALLE REGOLE CAMBIATE IN CORSA SUGLI EXTACOMUNITARI, PER FAVORIRE LA ROMA, CON LA SPERANZA CHE POTESSE SERVIRE A FARGLI VINCERE IL CAMPIONATO PER "AIUTARE" IL SUO PADRONE A PAGARE GLI INGENTI DEBITI (cosa non riuscita!), MA ANCHE MILAN E INTER CHE AVEVANO EXTRACOMINITARI IN ESUBERO; DALLE FALSE FIDEJUSSIONI NECESSARIE PER SALVARE LA ROMA DAL FALLIMENTO, ED IL REGALO DEI ROLEX MILIONARI PER CORROMPERE DESIGNATORI E ARBITRI! E' COSI', PER SCARICARE LA TARA DI TUTTE QUESTE MALEFATTE SU MOGGI & GIRAUDO, E' FAR PAGARE TUTTO ALLA JUVENTUS, HANNO INVENTATO UN NUOVO ILLECITO: L' "ILLECITO SCTRUTTURALE! CHE LA MALEDIZIONE SI ABBATTESSE SU DI VOI E' SU TUTTI COLORO CHE VI HANNO FORNITO E' FORNISCONO IL LORO APPOGGIO " IMMORATE"!
IL CORRUTTORE MASSIMO, CON L'ABITUALE VALIGETTA PIENA DI DANE' SPORCHI DI ORO NERO,  E" IL CORROTTO MAGISTRATO DI MANI SPORCHE E COSCIENZA INFAME, INVENTORE DELL'ILLECITO STRUTTURALE!
I FIGLI DEL DIAVOLO: TRONCHETTI, GUIDO 'GIUDA' ROSSI E IL MINUS HABENS MASSIMO!

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