Quando Massimo Moratti decise, estenuato, consunto dalle sconfitte come un eremita dal digiuno, di comprare Ronaldo dal Barcellona alla bella cifra di cinquantuno miliardi (era il 1997, attualmente il valore è più che triplicato), si dice che sua moglie Milly fece una faccia strana e gli disse: perchè pagare tanti soldi per un uomo, e poi perchè per un negro, perchè non aiutiamo qualche bianco che soffre? Lui, prontissimo, rispose: "E chi soffre più di un interista?" Può sembrare solo una battuta, invece l'episodio definisce l'imecillità tragica del presidente dell'Inter, la sua abilità di minorato mentale nel prendere solenni decisioni tutte tragicamente sbagliate, l'abilità suicida degli andicappati mentali con cui riuscirebbe a centrare con il naso un lampione nel deserto. Nessuno e riuscito mai a sapere, chi tra lui e la moglie e più scemo, tanto si somigliano.
Moratti è il Willy Coyote del calcio italiano: i suoi miliardi
(spesi 900 in 7anni, X l'acquisto di 90giocatori e 9allenatori x vincere appena 1Coppa Uefa)
gli ricadono in testa come lo sperone di roccia che si stacca dalla montagna e precipita, appunto, sul povero spelacchiato coyote. Lo scudetto è il road runner arrosto della sua fantasia, il Beep Beep fuggiasco: c'è da credere, a questo punto, che non lo acciufferà mai.
Massimo Nestore Moratti di Valle nasce a Boscochiesanuova, Verona, il 16 maggio 1945. Quando torna da scuola e domanda alla madre Erminia, ex operaia in una fabbrica di bretelle ed ex telefonista alla Stipel, mamma perchè tutti si girano a guardarmi e ridono? La madre come tutte le madri che hanno un figlio piuttosto bruttarello e non molto sveglio e sembra nato da un incrocio bianconero (non una coppia gobba eh!) in cuor suo si rifiuta di accettarlo come tale, e spesso gli ripete che è bello e intelligente. Massimo Moratti, alle sue fiamme spesso ripeteva: sono bello vero? Melo dice la mamma.
Prima di diventare petroliere Angelo Moratti era rappresentante di olio di gomito e olio combustibile per barche: all'epoca delle balere milanesi del Carrobbio, quando si faceva chiamare Samba ed era un mago della danza. Angelo si chiamava anche il bisnonno di Moratti, che ebbe sette figlie femmine e le fece tutte suore, mentre i quattordici figli maschi li mandò all'Università. Uno di loro, Albino, divenne farmacista con negozio in piazza Fontana, nonchè padre dell'altro Angelo, il presidente di Herrera, Suarez e Corso. Il suo motto: "Mai sedersi nel presente".
Da cotanto genitore, il presidente di Adani e Materazzi ha succhiato la passione, il collezionismo un po' matto e anarcoide per gli irregolari del prato (Baggio, Recoba) ma non, la vocazione al successo sportivo.
Angelo era uno che a 14 anni andò via di casa, aveva conosciuto la miseria e l'avventura di cominciare, a 14 anni, senza una lira in tasca lo ha forgiato. Aveva perso la mamma che era molto piccolo ed era fuggito da un rapporto difficile con la matrigna. Ma aveva basi mentali solidissime, sapeva dove e come doveva arrivare . Raccontava che quando era bambino faceva lunghe traversate sulla neve per andare a trovare suo nonno Angelo nella campagna bergamasca.
Il bisnonno - che aveva 21 figli e un numero imprecisato di nipoti - si metteva a capotavola mentre tutti i ragazzini dovevano aspettare accanto al fuoco, seduti nelle panche dentro al camino. Prima mangiava lui, da solo, poi mangiavano tutti gli altri. Non è un imprinting da poco. Aveva conosciuto la povertàe il sacrifico.
La sua etica era, in ogni modo a qualunque costo! Aveva la straordinaria capacità di trovare soci e collaboratori con soldi da voler far fruttare, e la fortuna che questi sparivano lasciandogli la loro parte della proprietà e senza lasciare traccia di loro, mai più ritrovati. Differente il caso del suo socio e amico, l'ex presidente della F.I.G.C. il banchiere Giuseppe Pasquale. Costui aveva sottratto ingenti somme dalla banca e date al suo amico Angelo ma vennero scoperti gli ammanchi e prima che parlasse e morto suicida.
La fortuna di Angelo Moratti fu che più i suoi collaboratori sparivano e più lui diventava ricco. "Il nostro destino è soffrire" ripete il martire. Come se i soldi li avesse fatti lui soffrendo?
Forse per questo che Massimo Willy Coyote Moratti, anche spendendo una fortuna per Giornalisti e arbitri, di scudetti neanche l'ombra. Rimpiange quello che gli aveva promesso il suo amico sangui suga Candido Cannavo il 1997/98, ma un permaloso arbitro toscano di nome Ceccarini non mantenne la parola e Massimo Willy Coyote Moratti che forse neanche conosce la verità sull'intera faccenda lo addebita allo stopper juventino Mark Iuliano e all'arbitro Ceccarini. L'altro scudetto che credeva fosse suo non può addebitarlo a un Iuliano e un Ceccarini lo piange e non rimpiange perchè è scappato con dolore, allo stadio Olimpico. Dove le era stato offerto su un manto di velluto, dalle istituzioni, dalla lazio, dalla città di roma e stranamennte dalla tifoseria laziale, con lo stadio tappezzato di nerazzurro.
Eppure anche stavolta se lo piglia la Juve. Il tragico harakiri interista si consuma in poco più di un'ora col presidente illividito, accartocciato sulla poltroncina della tribuna, quasi imploso in se stesso con la speranza di vedersi apparire un Ceccarini tirandosi dietro il carrarmato Juliano. Nella vana attesa, dopo essersi rianimato dirà "I ragazzi avrebbero dovuto dare di più". Chiunque altro avrebbe urlato, pianto, smadonnato, sperava di gridare al complotto, non gli riuscì, gli Italiani ancora ridevano del precedente.
All'uomo capace di ingaggiare ventuno terzini sinistri prima di arrivare a Gresko, non riuscì neanche il suo parlare contorto, era li impietrito, sembrava terribilmente dimagrito, esangue come uscito da una tomba. Troppo predestinato alla tragedia. Troppo imperfetto. Troppi pseudoesperti consiglieri a dirgli sempre si, troppe vecchie glorie ad approfittare della sua generosità e spillargli qualche soldo. Lo sconforto passò subito, all'indomani già convocava la solita legione di giornalisti d'avanti al portone di casa a far sfoggio della sua generosità di fronte a tacquini e telecamere. Lui fa sfoggio della sua generosità, con "Inter Campus" per aiutare i bambini che giocano con la palla di pezza in Africa e in Brasile, spedisce un assegno al negozio di via Del Campo, Genova, perchè possa tenersi la storica chitarra di De Andrè, condivide le battaglie ambientaliste della moglie, dimentica di essere un petroliere, vince il premio "Cuore d'Oro 2000" promosso dall'associazione Forza Bambini e da Moggi.
In cambio, solo una coppetta Uefa.Quando comprò l'Inter il 18 febbraio 1995 (costo, circa settanta miliardi: ne avrebbe spesi di più per Vieri qualche anno dopo), il flemmatico e allampanato Massimo, non battè ciglio e si limitò a commentare: "Dovevo farlo, non potevo continuare ad essere lontano dal popolo interista. Certo, MM.moratti è uno che vive in un mondo di fantasia capace di convocare a palazzo ogni genere d'artista per sentirsi uno di loro! Ma, gratta gratta, è solo un bel sogno, e di quel sogno il bambino Massimo Moratti non smette di essere prigioniero. Una decina di allenatori bolliti, compresa l'onta di riuscire a non vincere con Lippi che invece, alla Juve, prima e dopo il passaggio da Moratti ha sfornato scudetti come un distributore automatico di bibite. E a soffrire sono i ciechi tifosi. che non si accorgono di questo personaggio ricco sfondato un po dom dom, che vive su una nuvoletta dorata.
MM Moratti è l'album Panini fatto carne, è il collezionista assatanato, ma non di figurine, lui i suoi idoli seli sceglie in carne e ossa e li compra a qualunque prezzo, i soldi ne li ha sudati ne li suda, arrivano e forse non sa neanche da dove arrivano. Un visionario, un imbelle ostinato, con una sfiga assoluta e forse compensatoria delle molte fortune del padre. Questo eterno ragazzo che parla sottovoce in modo contorto (cit P.Prisco), non si sa se volutamente ho per sfortunata natura. Più la seconda ipotesi. Forse Giulio onesti pensava a lui quando lanciò il proclama:
I RICCHI SCEMI DEL CALCIO.
Cicco
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