LA FARSA!!!!....IL PARERE DEI TRE SAGGGI
Perche lo scudetto - puo-deve - essere tolto!
La possibilità di una revoca dello scudetto dell’Inter è contenuta nel parere consultivo con cui il commissario Guido Rossi ha puntellato la sua decisione di assegnare il titolo ai nerazzurri. Un parere di 5 pagine elaborato dalla commissione composta da Gerhard Aigner, da Roberto Pardolesi e dall’attuale vicecommissario Massimo Coccia. Evidentemente la modifica della classifica in seguito a penalizzazioni e retrocessioni, fa sì che il titolo di campione d’Italia venga “automaticamente” acquisito dalla squadra che la seguiva in classifica. Ma la Figc (si legge nel parere che, dunque, non ha in alcun modo “obbligato” Rossi ad assegnare lo scudetto all’Inter) può decidere comunque di non assegnarlo come emerge chiaramente dal punto 20: “Tuttavia [...] la FIGC ha certamente il potere discrezionale di deliberare la non assegnazione del titolo di campione d’Italia alla squadra divenuta prima in classifica a seguito della penalizzazione della squadra o delle squadre che la precedevano se, alla luce di criteri di ragionevolezza e di etica sportiva (ad es. quando ci si renda conto, ancorché senza prove certe, che le irregolarità sono state dì numero e portata tali da falsare l’intero campionato, ovvero che anche squadre non sanzionate hanno tenuto comportamenti poco limpidi), le circostanze relative al caso di specie rendono opportuna tale non assegnazione. In questo caso, la squadra prima classificata sarebbe bensì vincitrice del campionato (...) ma non le verrebbe assegnato il titolo di campione d’Italia. Anche in questa ipotesi [...] il titolo di campione d’Italia resterebbe dunque vacante”.
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Borrelli, ma chi spiava la Juve? E Moratti interrogato smentisce l’intervista alla « .... Stampa, e Corriere della Sera Magazine» .... .... che non ha mai smentito .... MILANO. Francesco Saverio Borrelli ieri era a Milano, ma non stava pedinando .... Massimo Moratti. Il capo dell’Ufficio Indagini era a caccia della documentazione sulla famigerata “ Operazione ladroni”, ovvero l’indagine illegale che l’ex responsabile della sicurezza di Telecom, Giuliano Tavaroli aveva condotto sull’arbitro Massimo De Santis. Lo scottante dossier, in mano alla Procura milanese dove Borrelli ha lavorato per anni, potrebbe essere prezioso per lo svolgimento delle indagini, tese a scoprire quanto e come l’Inter fosse coinvolta in questa spy story. E molto probabilmente, Borrelli riuscirà a mettere le mani su quei documenti, che per la Procura hanno un valore secondario nel quadro della più grande e importante inchiesta giudiziaria sulle intrecettazioni illegali condotte dalla Telecom. Più difficile, invece, entrare in possesso dei fogli sui quali potrebbe essere testimoniata un’altra e più vasta indagine illegale, con intercettazioni telefoniche non autorizzate a cellulari dei vertici della Juventus e della Figc. Borrelli, tuttavia, non demorde e la sua visita milanese è indicativa di come voglia procedere con grandissima attenzione nella vicenda.E, oltre ai dossier, il capo dell’Ufficio Indagini sta cercando di convincere l’ex arbitro Nucini a testimoniare. Un primo tentativo non è andato a buon fine nei giorni scorsi, quando l’uomo chiave della vicenda De Santis si avvalso della facoltà di non rispondere all’Ufficio Indagini, non essendo più tesserato Figc. Ma gli uomini di Borrelli restano in pressing, perché la sua testimonianza potrebbe essere illuminante: fu lui, infatti, a denunciare i misfatti legati all’arbitro romano ( e non solo quelli) in un colloquio con Giacinto Facchetti. E fu proprio quel colloquio, dopo il quale l’Inter consigliò a Nucini di rivolgersi alla magistratura ordinaria, che iniziarono i “ controlli” di Tavaroli. Quei controlli che Moratti ha fermamente negato fossero stati ordinati dall’Inter e, men che meno, da Facchetti. Secondo ulteriori ricostruzioni della chiacchierata del patron dell’Inter da parte dell’Ufficio indagini, avvenuto martedì, emerge che il petroliere si sia preso tutte le eventuali responsabilità, lasciando fuori dai fattacci l’amico scomparso. Ma durante il colloquio Moratti ha cercato di smontare l’accusa di aver commissionato le indagini su De Santis, di fatto smentendo una sua intervista di Roberto Beccantini, pubblicata sulla Stampa del 22 settembre, nella quale di fronte alla domanda: « Faceste spiare l’arbitro De Santis? » , rispose: « E’ ormai episodio di dominio pubblico. Un tizio si offrì di farlo. Era in contatto con persone del ministero presso il quale aveva lavorato De Santis. Potevano offrirci delle informazioni. Risultato: zero su tutta la linea » . Nessuna smentita, né ufficiale, né ufficiosa è, però, mai arrivata al giornale, né al giornalista.Insomma, nella posizione di stallo creata dalla contrapposizione delle versioni di Tavaroli ( « L’Inter mi commissionò quelle indagini » ) e Moratti ( « Mai ordinato nulla » ) , Borrelli cerca una via d’uscita. E presto ascolterà anche Carlo Buora, amministratore delegato di Telecom ( e, sempre secondo Tavaroli, informato delle sue attività) e vicepresidente dell’Inter. Borrelli sentirà, poi, anche Rinaldo Ghelfi, l’uomo che governa le finanze dell’Inter con la carica di vicepresidente, che firmò la fattura per il pagamento dell’indagine su Christian Vieri.Nel frattempo Moratti ha diradato le sue uscite pubbliche e dribblato i giornalisti « nel rispetto dell’indagine di Borrelli » . Un silenzio che non rende servizio alla chiarezza, ma dicono non nasconda altro che tranquillità e ottimistica attesa della risoluzione di tutta la questione.
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LE TELEFONATE NON INTERCETTATE E GLI
INCONTRI CON GALLIANI
GLI inquirenti avevano definito «chiara e netta confidenza » quella tra Pierluigi Collina e l’addetto agli arbitri della società rossonera, Leonardo Meani. Emblematiche, in tal senso, sono le telefonate registrate il 18 aprile 2005. Quando Meani comunica a Collina che Galliani vorrebbe conoscere le sue intenzioni, si sente rispondere che avrebbe piacere di incontrare personalmente l’amministratore delegato: «Uno dei miei obiettivi era quello di fare quattro chiacchiere con lui, anche se Siena non è l’ideale. Il problema è che io e lui siamo ben riconoscibili, per cui non vorrei che qualcuno vede e così... forse l’ideale potrebbe essere la sera di chiusura del tuo locale... una volta che io entro nel parcheggio del ristorante non mi vede nessuno». Meani suggerisce l’abitazione di Galliani, nel centro di Milano, ma poi ci ripensa: «Rischi sempre che trovi un fotografo». E Collina: «Poi io non è che non sia riconoscibile... Adesso, poi, coi telefonini... ». Insomma, il luogo ideale è il ristorante di Meani, L’isola di Caprera a Lodi. Collina ne è convinto: «Lì a Lodi uno fa il giro della tangenziale e ce l’hai lì dietro... arrivi pum dentro... e faccio in un attimo, insomma. Nessuno ti vede. Se tu sei chiuso, si può fare a qualsiasi ora». Leonardo Meani arriva ad ipotizzare un intervento del Milan per far diventare Collina designatore: «Ti prometto che se tu diventi designa-tore... ». Collina ride: «Non penserai mica di poter fare una cosa del genere». E c’è una nuova telefonata di Meani con Adriano Galliani: «Ha parlato con Collina per caso ieri?». Galliani: «No». Meani. «E’ che la cercava... «. Galliani: «Adesso lo cerco io». xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Il restauratore Pancalli ha già liquidato Agnolin Il commissario Figc mette il veto alla modifica del regolamento: non lo vuole presidente dell’Aia. E le sezioni chiedono le elezioni subitoROMA. Una giornata pesante per Luigi Agnolin, al mattino evita lo scontro istituzionale col commissario Pancalli e incassa il no alla modifica Figc del regolamento arbitrale che gli impedisce di presentarsi come candidato alla presidenza Aia. «Non si cambiano regole in corsa». Poi, in serata, anche la notizia della cancellazione della sanzione comminata dalla giustizia Aia su Gianluca Paparesta, divenuto suo nemico dopo scontri pesanti nei mesi di Calciopoli. E oggi l’alba non porterà buone notizie: i presidenti di 148 sezioni sulle 212 che compongono il corpo elettorale dell’Aia invieranno una lettera al commissario Pancalli in cui si chiede di tornare alle urne quanto prima. Senza Agnolin, nella lettera, non si dice ma lo si lascia intendere. «La prima attività - scrive a Pancalli e per conoscenza ad Agnolin il 70 per cento dei presidenti di sezione - del Commissario sarebbe dovuta essere quella di ripristinare tutti gli organismi elettivi indicendo in tempi rapidi i comizi elettorali, nel pieno rispetto delle norme vigenti, peraltro di recente adozione. La perdurante assenza di qualsiasi indicazione da parte dello stesso in ordine a questo fondamentale aspetto della nostra vita associativa ingenera incertezze e rischia di pregiudicare il sereno svolgimento della nostra impegnativa attività. L’Aia non può essere ulteriormente “condannata” ad una posizione di impotenza». Agnolin non vuole commentare, ma rammentare: lui ha i poteri di modificare il regolamento che gli impedisce di competere (s’è dimesso da 14 anni, avrebbe dovuto richiedere l’affiliazione all’Aia entro i 10 anni dall’addio sancito nel 1992), ma non li ha esercitati e non li eserciterà. «Non voglio imporre niente, io», ripete. Neanche il codice etico che piace alla Figc. In ogni caso convocazione dei 212 presidenti di sezione per la fissazione delle elezioni (il mandato di Agnolin scade il 31 ottobre) dal 12 al 14 ottobre prossimi in occasione del raduno arbitrale. «La mia candidatura? Quando sarà il momento e se ce ne sarà l’opportunità», dice sempre Agnolin che a Pancalli ha anche assicurato di poter dare risposte efficaci ai dubbi pesanti sollevati da un’ottantina di parlamentari con alcune interrogazioni.La giornata, però, è andata di traverso pure al commissario Pancalli: in serata ascolta su Sky un’intervista del presidente dell’Antitrust attacca il nuovo commissario sulla mancata telefonata giunta per rendere esecutivo il regolamento sui procuratori presentato il 12 luglio in Figc (a Rossi, che se n’è andato il 18 settembre). Nostalgia di Rossi e problemi che sorgerebbero per questa bozza giacente dal 12 luglio (l’apertura di un’istruttoria, addirittura una sanzione) poi la frase che scatena la reazione di Pancalli: «Diamo al nuovo commissario il tempo di capire come funziona il telefono». E, appunto, ecco che al telefono Pancalli ha spiegato: lei non sa forse che è stato fissato un incontro per la prossima settimana tra Figc e un suo collaboratore? Episodio chiuso con le scuse e una stretta di mano. Telefonica.
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