PROCURA DI NAPOLI O DOSSIER ILLEGALI? Editoriale del 15/04/2007 11.20.49 Calciopoli 1, calciopoli 1bis e calciopoli 2. I conti continuano a non tornare. Adesso più di prima, leggendo il documento della Procura di Napoli relativo alla chiusura indagini (ancora una volta, in barba ai diritti delle persone coinvolte, pubblicato su internet per sostenere la colpevolezza ancor prima degli eventuali rinvii a giudizio) ci rendiamo conto che l’italia (in minuscolo) è sempre più il paese delle banane dove i processi vengono svolti e decisi dai media. Per fortuna, questa volta, il “foglietto rosa” ha decretato la non punibilità della Juventus. È dovuta tuttavia un’ampia riflessione su questo nuovo filone delle indagini che a parer nostro vede nuovamente assenze illustri tra gli inquisiti. La nostra Associazione ha depositato nel mese di gennaio un esposto alla Procura della Repubblica in seguito alle dichiarazioni dell’ex designatore arbitrale, Sig. Bergamo, sull’uso parziale delle intercettazioni che, a suo dire, coinvolgevano anche altri club tra cui l’inter. Ed allora, come mai nei documenti della Procura di Napoli non troviamo alcun appartenente a detto club? Quali intercettazioni sono state utilizzate per il procedimento in corso? Se quello che scrivono i PM fosse vero, il campionato aziendale TIM in corso non rischia di essere invalidato per la presenza di arbitri inquisiti che potrebbero averne condizionato l’esito? Ancor più assurdo è il coinvolgimento per illeciti, solo odierno, del Messina. Ma allora perché il Messina ha giocato la serie A e noi, senza che mai nessun illecito sia stato provato, il campionato cadetto? Sarà pertanto nostra cura, avendone ancor prima discusso con i legali dell’Associazione, chiedere l’annullamento del campionato in corso per la contestuale presenza di club e di arbitri che ne hanno ovviamente condizionato lo svolgimento. Ma analizziamo attraverso un’attenta lettura il documento di chiusura indagini firmato dai noti P.M. Narducci- Beatrice: al para a) , pag. 5, laddove il nostro Direttore Luciano Moggi, unitamente ad Antonio Giraudo, Mazzini, Bergamo, Pairetto, Lanese, De Santis (?), Fazi, Mazzei, Ghirelli, Baglioni, Scardina (?), Fabiani, Paparesta (?, si…Paparesta!), Racalbuto, Cassarà, Dattilo, Bertini, Gabriele, Pieri ed Ambrosino sono tutti indagati per il reato di “Associazione a delinquere” perché si associavano tra di loro e con altre persone in corso di identificazione ( ?…qui neanche TELECOM SECURITY ci è arrivata…), avendo già nel passato condizionato l’esito di campionati di calcio di serie A, con particolare riguardo a quello del 1999/2000 ( ma l’indagine non è iniziata nel 2004?), che fu sostanzialmente condizionato sino all’ultima giornata ( quando si giocò Juventus - Parma, diretto da Massimo De Santis e terminato con il risultato di 1-0, e non riuscendo nell’intento di garantire alla Juventus la vittoria finale, in quanto gli accordi illeciti già stabiliti (?) vennero compromessi dal clamore suscitato provocato dall’arbitraggio apertamente favorevole alla squadra torinese da parte di De Santis ( gol annullato a Fabio Cannavaro su calcio d’angolo inesistente!) attraverso uno stabile vincolo associativo realizzato e costantemente alimentato da moltecipli contatti telefonici rilevati su numerose e riservatissime utenze (in particolare su utenze mobili di gestori svizzeri) fornite dallo stesso Moggi ai designatori Bergamo e Pairetto, al DS del Messina Fabiani, agli arbitri…., finalizzati al conseguimento di una consolidata egemonia sia all’interno del settore arbitrale, sia - più in generale - in seno alla FIGC e comunque al condizionamento del campionato di calcio di serie A. Orbene, cari PM, ma chi ha vinto gli scudetti dal 2000 al 2004?…mi sa che la famigerata cupola faceva un po’ d’acqua. E Paparesta, facente parte di questa cupola, che fece in un Reggina-Juventus 2-1?…obbedì ad altri ordini? Continuando, se fosse dimostrato (e ne abbiamo dei dubbi), che reato si commette nel comprare - sottoscrivendole- schede mobili svizzere? E se l’indagine data 2004, chi ha fornito i dati relativi alla stagione calcistica 1999/2000? Qualche gola profonda o qualche dossier in mano alla procura di Milano? Dopo aver letto le firme dei due P.M. a fine documento, non capivo se stavo analizzando un dossier di una nostra Autorità Giudiziaria o (cosa più verosimile) il resoconto di qualche investigatore privato per conto di qualcuno…e chi ha buone orecchie per intendere intenda pure! Vorrei finire con due “chicche” estreme della Procura di Napoli scritte dal grande Christian Rocca: - Luciano Moggi, Fabiani e Paparesta avrebbero condizionato la partita del 30 Gennaio 2005 Sampdoria - Siena al fine di far squalificare il noto panchinaro ( ma non per i due P.M.) Simone Inzaghi ( forse pensavano a Pippo…purtroppo giocava nel Milan!) in relazione al successivo incontro di campionato Juventus-Sampdoria 1-0 del 2 Febbraio 2005. Peccato per loro che Juventus Sampdoria sia finita 0-1!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! - l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'ammonizione preventiva (ipotesi, oltre che assurda, già smentita dalle sentenze sportive, quelle in cui non c'era bisogno della prova per condannare, ma bastava il sospetto bla-bla, vi ricordate?). Ebbene una di queste partite è Udinese-Brescia. I magistrati scrivono che l'arbitro nelle mani di Moggi ha ammonito dolosamente Pinzi, Muntari e Di Michele per non farli giocare la settimana successiva contro la Juventus. Il problema è che Pinzi, Muntari e Di Michele non erano affatto diffidati e la settimana successiva hanno giocato regolarmente contro la Juventus. Mica male, no? Sempre nella stessa partita è stato espulso Jankulovski. Ah ah, ecco la prova della combine dolosa. Eppure qualcuno si ricorderà di quella partita. Il Brescia aveva segnato con Mannini un gol mentre il portiere dell'Udinese De Sanctis era per terra infortunato. Ricordate il casino? Bene, quello che subito dopo il gol antisportivo del Brescia è andato a colpire con un pugno in faccia un giocatore del Brescia è proprio Jankulovski. Espulso.
desensialessandro@virgilio.it
mercoledì, aprile 18, 2007
Falsobilanciopoli: perchè i media tacciono?
Falsobilanciopoli: perchè i media tacciono?
PELO E CONTROPELO
di Renato La Monica (Magazine Bianconero)
"Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza". Firmato Benjamin Franklin.
"Consiglio che una volta sentii dare a un giovane: fai sempre quello che hai paura di fare". Parole e musica di Rakph Waldo Emerson.
Sono solo due splendide massime sulla libertà e sul coraggio. Parole che si trovano ancora sui libri ma che sembrano scomparse dal vocabolario dei giornalisti italiani. Perché, diciamocelo francamente e senza girarci troppo intorno, l'informazione di questo Paese fa veramente pena. Il lettore o il telespettatore sono considerati dei beoti e quindi non meritano nessun rispetto. I direttori pubblicano o trasmettono solo quello che fa comodo al loro editore e a chi assicura la pubblicità al giornale o alla tv, nascondendo accuratamente le notizie che possono dare fastidio al manovratore. Nessuna meraviglia, nessuno stuopore. Probabilmente è sempre stato così. Solo che una volta qualche spirito ribelle (gente incapace di scrivere sotto dettatura) si trovava.
Oggi prevale il motto prosaico del "tengo famiglia". Prendiamo la vicenda del doping amministrativo di Inter e Milan: vi sembra che giornali e tv ne abbiano parlato se non in modo frettoloso e superficiale?
Del resto se nella classifica della libertà di stampa siamo dietro a nazioni come la Mongolia qualche motivo deve pur esserci. Accomodatevi in poltrona, media di quest'Italietta allo sbando.
PELO - Facile come sparare sulla Croce Rossa. Agevole come prendere il sole alle Bahamas. Semplice come trovare un raccomandato in Rai. Nell'estate del 2006 il tiro al bersaglio nei confronti della Juve, di Moggi e Giraudo esposti al pubblico ludibrio per almeno quattro mesi senza che nessuno alzasse un dito in difesa del garantismo e della presunzione d'innocenza, è stato di una violenza inaudita.
Tutto per una serie di telefonate che, di fatto, non contenevano neanche un granello di prova.
Oggi, per cose molto più gravi (si parla di falso in bilancio e di un buco di oltre 180 milioni di euro) nei media italiani non è ancora suonato il campanello dell'indignazione.
Qualche articolo critico sparso qua e là e tanta voglia di ridimensionare le malefatte dei due club milanesi. Bene, bravi, bis.
CONTROPELO - Dove sono adesso i falsi moralisti che hanno imperversato per mesi su tv e giornali? I vari Liguori, Franco Rossi, Luna, Ziliani, Verdelli, Cannavò e tutta quella gente che trova sempre un pretesto o una scusa per massacrare la Juve? Come mai oggi che sul banco degli imputati siede "l'irreprensibile" Massimo Moratti non danno alcun segno di vita?
Se questi signori avessero un briciolo di credibilità dovrebbero trovare almeno il coraggio (ecco che ritorna la parola magica) di chiedere scusa.
Dubitiamo che ciò accadrà: la malafede non conosce vergogna.
PELO E CONTROPELO
di Renato La Monica (Magazine Bianconero)
"Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza". Firmato Benjamin Franklin.
"Consiglio che una volta sentii dare a un giovane: fai sempre quello che hai paura di fare". Parole e musica di Rakph Waldo Emerson.
Sono solo due splendide massime sulla libertà e sul coraggio. Parole che si trovano ancora sui libri ma che sembrano scomparse dal vocabolario dei giornalisti italiani. Perché, diciamocelo francamente e senza girarci troppo intorno, l'informazione di questo Paese fa veramente pena. Il lettore o il telespettatore sono considerati dei beoti e quindi non meritano nessun rispetto. I direttori pubblicano o trasmettono solo quello che fa comodo al loro editore e a chi assicura la pubblicità al giornale o alla tv, nascondendo accuratamente le notizie che possono dare fastidio al manovratore. Nessuna meraviglia, nessuno stuopore. Probabilmente è sempre stato così. Solo che una volta qualche spirito ribelle (gente incapace di scrivere sotto dettatura) si trovava.
Oggi prevale il motto prosaico del "tengo famiglia". Prendiamo la vicenda del doping amministrativo di Inter e Milan: vi sembra che giornali e tv ne abbiano parlato se non in modo frettoloso e superficiale?
Del resto se nella classifica della libertà di stampa siamo dietro a nazioni come la Mongolia qualche motivo deve pur esserci. Accomodatevi in poltrona, media di quest'Italietta allo sbando.
PELO - Facile come sparare sulla Croce Rossa. Agevole come prendere il sole alle Bahamas. Semplice come trovare un raccomandato in Rai. Nell'estate del 2006 il tiro al bersaglio nei confronti della Juve, di Moggi e Giraudo esposti al pubblico ludibrio per almeno quattro mesi senza che nessuno alzasse un dito in difesa del garantismo e della presunzione d'innocenza, è stato di una violenza inaudita.
Tutto per una serie di telefonate che, di fatto, non contenevano neanche un granello di prova.
Oggi, per cose molto più gravi (si parla di falso in bilancio e di un buco di oltre 180 milioni di euro) nei media italiani non è ancora suonato il campanello dell'indignazione.
Qualche articolo critico sparso qua e là e tanta voglia di ridimensionare le malefatte dei due club milanesi. Bene, bravi, bis.
CONTROPELO - Dove sono adesso i falsi moralisti che hanno imperversato per mesi su tv e giornali? I vari Liguori, Franco Rossi, Luna, Ziliani, Verdelli, Cannavò e tutta quella gente che trova sempre un pretesto o una scusa per massacrare la Juve? Come mai oggi che sul banco degli imputati siede "l'irreprensibile" Massimo Moratti non danno alcun segno di vita?
Se questi signori avessero un briciolo di credibilità dovrebbero trovare almeno il coraggio (ecco che ritorna la parola magica) di chiedere scusa.
Dubitiamo che ciò accadrà: la malafede non conosce vergogna.
Un BUCO da Scudetto di 424 milioni
Un BUCO da Scudetto di 424 milioni
Un potenziale conflitto d’interessi , un macigno debitorio di 424 milioni, un buon rapporto d’affari con Mediaset e un’operazione di cessione del marchio per ridurre l’indebitamento bancario che giace sotto la spada di Damocle della nullità. E’ questo in sintesi ciò che emerge dal bilancio 2005-06 della Fc. Internazionale, Inter per i suoi fans, che per la prima volta nella sua storia ha composto anche il bilancio consolidato, comprendente le sue società interamente possedute Inter Futura e Inter Brand. Come si legge nel testo del documento, reperibile in Camera di commercio, la scelta della redazione del consolidato è stata fatta per «fornire una adeguata informativa sull’andamento economico e patrimoniale del gruppo». E la differenza del risultato finale di esercizio è molto marcata: la capogruppo Inter spa ha chiuso con un rosso di appena 31,1 milioni di euro, contro i 181,4 milioni del consolidato. La diversità di cifre è stata causata dall’operazione di “maquillage finanziario” della cessione dei marchi, contabilizzata in Inter spa, alla controllata al 100% Inter Brand, che ha apportato alla capogruppo una plusvalenza straordinaria di 158 milioni. Invece, nel consolidamento sono state eliminate tutte le transazioni con le società controllate. La nota integrativa della società nerazzurra sottolinea che grazie alla cessione dei marchi i debiti bancari di Inter spa sono diminuiti del 34,15%. La maggior parte dell’indebitamento totale del gruppo è nella capogruppo, schiacciata dal peso di 424,4 milioni, in aumento del 54,1% rispetto ai 275,3 milioni del 2004-05. Assieme al contratto di cessione «è stata redatta la relativa scrittura di licenza d’uso dei marchi del valore complessivo di 160 milioni» di durata decennale. Ma l’operazione potrebbe essere sub judice. «La vendita dei marchi dall’Inter alla controllata Inter Brand - spiega l’avvocato Domenico Latino, specializzato in diritto civile e sportivo - configura l’ipotesi del contratto con se stesso: quindi per la legge è nulla». In pratica, è come se il marchio fosse passato dalla tasca destra a quella sinistra. «Inoltre, l’Inter al termine del contratto di licenza d’uso - aggiunge Latino - perderà il marchio. La società avrà tre alternative per evitarlo: può incorporare la Inter Brand, rinnovare l’accordo o riacquistare il marchio».
INTER BANCA 2 A 0 - Potrebbe essere uno gioco di parole messo ad arte dal destino e forse lo è. Le strade di Interbanca, banca d’affari del gruppo Abn Amro Antonveneta, e l’Inter, si sono incrociate proprio a causa dell’operazione di cessione del marchio effettuata nel dicembre 2005. Infatti, stando alla nota integrativa del bilancio della capogruppo, l’operazione «ha consentito di ottenere da un primario istituto di credito un finanziamento a medio-lungo termine per 120 milioni». Alcuni paragrafi dopo l’Inter rivela il nome della banca, specificando che a garanzia del prestito è stato acceso il «pegno, a favore di Banca Antonveneta, sul 100% delle quote sociali di Inter Brand». C’è però da evidenziare che l’azionista di riferimento e presidente della società nerazzurra, Massimo Moratti, è anche consigliere esecutivo di Interbanca, banca d’affari di Abn Amro Antonveneta: stando alle visure camerali, infatti, è stato «nominato con atto del 21 aprile 2004» per una «durata in carica di tre esercizi» . Quindi, eccoci davanti ad un bel conflitto d’interessi per il generoso presidente nerazzurro, che riveste il contemporaneo doppio ruolo di banchiere e cliente. Un considerevole punto di forza rispetto alle società concorrenti della serie A.
GRAZIE SILVIO - Un altro punto di forza della società nerazzurra, i “risconti passivi”, ossia l’anticipo di ricavi futuri, è risultato in calo da 103,17 milioni a 44,46 milioni per il «decremento delle anticipazioni ricevute da società di factoring a fronte di contratti relativi a diritti televisivi». L’Inter ha però sopperito in buona parte a ciò con l’aumento del 15% dei ricavi del conto economico, grazie soprattutto alla crescita della voce “sponsorizzazione e proventi vari” (da 134,11 a 163 milioni). In quest’ultima sono presenti per la prima volta i «diritti di prelazione e prima negoziazione» per 21 milioni stipulati con Rti per la stagione televisiva 2009-2010. Essi consentono alla società del gruppo Mediaset di sedersi per prima al tavolo delle trattative per stipulare il nuovo contratto della trasmissione criptata sul digitale terrestre. Per lo stesso motivo la società del gruppo Fininvest aveva versato 20 milioni alla Juventus nel giugno 2004. La relazione sulla gestione sottolinea ancora di più l’ottimo rapporto d’affari tra l’Inter di Moratti e la Mediset di Silvio Berlusconi. Nel testo si legge infatti che «l’incremento notevole sul valore della produzione è stato determinato da un aumento di 25 milioni sul controvalore della cessione dei diritti televisivi determinato dalla dinamica crescente dei corrispettivi previsti dai contratti in essere e dal rinnovo dei contratti per le stagioni 2007-2010 con Rti». Proprio il 28 giugno scorso, l’Antitrust ha censurato la clausola di prima negoziazione. Del resto, sempre ottimi sono stati i rapporti tra le due famiglie, basti pensare alla lunga e sempre verde militanza berlusconiana del sindaco di Milano Letizia Moratti. Senza tralasciare i proficui rapporti d’affari tra il numero due dell’Inter, Marco Tronchetti Provera, e il Cavaliere, come documentato - per fare un solo esempio - dal passaggio di Edilnord, la corazzata mattonara, da sua Emittenza a mister Telecom.
IL TRUCCO C’É - Nonostante la dichiarata rivalità calcistica, gli stretti legami tra Moratti e Berlusconi sono anche evidenti per la vicenda delle plusvalenze incrociate fittizie di calciatori sconosciuti tra Inter e Milan. La vicenda, strombazzata solo ora dalla stampa nazionale a causa delle indagini per falso in bilancio condotte dal Pm di Milano Carlo Nocerino, era stata evidenziata nel 2003 sul quotidiano Il Manifesto e ai primi del 2004 nel libro “Il pallone nel burrone” e ripetuto il 27 aprile 2004 davanti alla VII Commissione Cultura della Camera dagli autori del volume. Oltre agli ormai celebri Simone Brunelli, Matteo Deinite, Matteo Giordano, Ronny Toma, Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi ci sono stati anche altri scambi di carneadi tra nerazzurri e rossoneri. Tra la stagioni 1999-2000 e 2001-2002 Inter e Milan si sono passati Paolo Ginestra e Matteo Bogani, Fabio Di Sauro e Davide Cordone, Andrea Polizzano e Marco Bonura. Ogni operazione ha fruttato una plusvalenza reciproca variabile tra i 7 e i 10 miliardi di vecchie lire: valutazioni completamente fuori mercato per l’epoca. Ma ci sono stati anche scambi di giocatori celebri, come Francesco Coco e Clarence Seedorf: sia l’Inter che il Milan hanno incassato la stessa cifra di 29 milioni. E proprio qui sta il trucco. La cifra della vendita è identica e quindi l’operazione non movimenta denaro, ma ha solo un risvolto contabile. Le due società hanno segnato nell’esercizio di competenza la plusvalenza incassata, ripartendo invece su cinque anni la cifra della cessione. Quest’ultima è però una passività che pesa sugli anni futuri: ed ecco spiegato il perché Milan e Inter hanno proseguito ad effettuare altri scambi a prezzi ben superiori rispetto ad ogni logica di mercato.
Marco Liguori, La Voce della Campania, numero di febbraio 2007
Un potenziale conflitto d’interessi , un macigno debitorio di 424 milioni, un buon rapporto d’affari con Mediaset e un’operazione di cessione del marchio per ridurre l’indebitamento bancario che giace sotto la spada di Damocle della nullità. E’ questo in sintesi ciò che emerge dal bilancio 2005-06 della Fc. Internazionale, Inter per i suoi fans, che per la prima volta nella sua storia ha composto anche il bilancio consolidato, comprendente le sue società interamente possedute Inter Futura e Inter Brand. Come si legge nel testo del documento, reperibile in Camera di commercio, la scelta della redazione del consolidato è stata fatta per «fornire una adeguata informativa sull’andamento economico e patrimoniale del gruppo». E la differenza del risultato finale di esercizio è molto marcata: la capogruppo Inter spa ha chiuso con un rosso di appena 31,1 milioni di euro, contro i 181,4 milioni del consolidato. La diversità di cifre è stata causata dall’operazione di “maquillage finanziario” della cessione dei marchi, contabilizzata in Inter spa, alla controllata al 100% Inter Brand, che ha apportato alla capogruppo una plusvalenza straordinaria di 158 milioni. Invece, nel consolidamento sono state eliminate tutte le transazioni con le società controllate. La nota integrativa della società nerazzurra sottolinea che grazie alla cessione dei marchi i debiti bancari di Inter spa sono diminuiti del 34,15%. La maggior parte dell’indebitamento totale del gruppo è nella capogruppo, schiacciata dal peso di 424,4 milioni, in aumento del 54,1% rispetto ai 275,3 milioni del 2004-05. Assieme al contratto di cessione «è stata redatta la relativa scrittura di licenza d’uso dei marchi del valore complessivo di 160 milioni» di durata decennale. Ma l’operazione potrebbe essere sub judice. «La vendita dei marchi dall’Inter alla controllata Inter Brand - spiega l’avvocato Domenico Latino, specializzato in diritto civile e sportivo - configura l’ipotesi del contratto con se stesso: quindi per la legge è nulla». In pratica, è come se il marchio fosse passato dalla tasca destra a quella sinistra. «Inoltre, l’Inter al termine del contratto di licenza d’uso - aggiunge Latino - perderà il marchio. La società avrà tre alternative per evitarlo: può incorporare la Inter Brand, rinnovare l’accordo o riacquistare il marchio».
INTER BANCA 2 A 0 - Potrebbe essere uno gioco di parole messo ad arte dal destino e forse lo è. Le strade di Interbanca, banca d’affari del gruppo Abn Amro Antonveneta, e l’Inter, si sono incrociate proprio a causa dell’operazione di cessione del marchio effettuata nel dicembre 2005. Infatti, stando alla nota integrativa del bilancio della capogruppo, l’operazione «ha consentito di ottenere da un primario istituto di credito un finanziamento a medio-lungo termine per 120 milioni». Alcuni paragrafi dopo l’Inter rivela il nome della banca, specificando che a garanzia del prestito è stato acceso il «pegno, a favore di Banca Antonveneta, sul 100% delle quote sociali di Inter Brand». C’è però da evidenziare che l’azionista di riferimento e presidente della società nerazzurra, Massimo Moratti, è anche consigliere esecutivo di Interbanca, banca d’affari di Abn Amro Antonveneta: stando alle visure camerali, infatti, è stato «nominato con atto del 21 aprile 2004» per una «durata in carica di tre esercizi» . Quindi, eccoci davanti ad un bel conflitto d’interessi per il generoso presidente nerazzurro, che riveste il contemporaneo doppio ruolo di banchiere e cliente. Un considerevole punto di forza rispetto alle società concorrenti della serie A.
GRAZIE SILVIO - Un altro punto di forza della società nerazzurra, i “risconti passivi”, ossia l’anticipo di ricavi futuri, è risultato in calo da 103,17 milioni a 44,46 milioni per il «decremento delle anticipazioni ricevute da società di factoring a fronte di contratti relativi a diritti televisivi». L’Inter ha però sopperito in buona parte a ciò con l’aumento del 15% dei ricavi del conto economico, grazie soprattutto alla crescita della voce “sponsorizzazione e proventi vari” (da 134,11 a 163 milioni). In quest’ultima sono presenti per la prima volta i «diritti di prelazione e prima negoziazione» per 21 milioni stipulati con Rti per la stagione televisiva 2009-2010. Essi consentono alla società del gruppo Mediaset di sedersi per prima al tavolo delle trattative per stipulare il nuovo contratto della trasmissione criptata sul digitale terrestre. Per lo stesso motivo la società del gruppo Fininvest aveva versato 20 milioni alla Juventus nel giugno 2004. La relazione sulla gestione sottolinea ancora di più l’ottimo rapporto d’affari tra l’Inter di Moratti e la Mediset di Silvio Berlusconi. Nel testo si legge infatti che «l’incremento notevole sul valore della produzione è stato determinato da un aumento di 25 milioni sul controvalore della cessione dei diritti televisivi determinato dalla dinamica crescente dei corrispettivi previsti dai contratti in essere e dal rinnovo dei contratti per le stagioni 2007-2010 con Rti». Proprio il 28 giugno scorso, l’Antitrust ha censurato la clausola di prima negoziazione. Del resto, sempre ottimi sono stati i rapporti tra le due famiglie, basti pensare alla lunga e sempre verde militanza berlusconiana del sindaco di Milano Letizia Moratti. Senza tralasciare i proficui rapporti d’affari tra il numero due dell’Inter, Marco Tronchetti Provera, e il Cavaliere, come documentato - per fare un solo esempio - dal passaggio di Edilnord, la corazzata mattonara, da sua Emittenza a mister Telecom.
IL TRUCCO C’É - Nonostante la dichiarata rivalità calcistica, gli stretti legami tra Moratti e Berlusconi sono anche evidenti per la vicenda delle plusvalenze incrociate fittizie di calciatori sconosciuti tra Inter e Milan. La vicenda, strombazzata solo ora dalla stampa nazionale a causa delle indagini per falso in bilancio condotte dal Pm di Milano Carlo Nocerino, era stata evidenziata nel 2003 sul quotidiano Il Manifesto e ai primi del 2004 nel libro “Il pallone nel burrone” e ripetuto il 27 aprile 2004 davanti alla VII Commissione Cultura della Camera dagli autori del volume. Oltre agli ormai celebri Simone Brunelli, Matteo Deinite, Matteo Giordano, Ronny Toma, Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi ci sono stati anche altri scambi di carneadi tra nerazzurri e rossoneri. Tra la stagioni 1999-2000 e 2001-2002 Inter e Milan si sono passati Paolo Ginestra e Matteo Bogani, Fabio Di Sauro e Davide Cordone, Andrea Polizzano e Marco Bonura. Ogni operazione ha fruttato una plusvalenza reciproca variabile tra i 7 e i 10 miliardi di vecchie lire: valutazioni completamente fuori mercato per l’epoca. Ma ci sono stati anche scambi di giocatori celebri, come Francesco Coco e Clarence Seedorf: sia l’Inter che il Milan hanno incassato la stessa cifra di 29 milioni. E proprio qui sta il trucco. La cifra della vendita è identica e quindi l’operazione non movimenta denaro, ma ha solo un risvolto contabile. Le due società hanno segnato nell’esercizio di competenza la plusvalenza incassata, ripartendo invece su cinque anni la cifra della cessione. Quest’ultima è però una passività che pesa sugli anni futuri: ed ecco spiegato il perché Milan e Inter hanno proseguito ad effettuare altri scambi a prezzi ben superiori rispetto ad ogni logica di mercato.
Marco Liguori, La Voce della Campania, numero di febbraio 2007
Lettera al Presidente della FIGC Abete: l' "inter non aveva i Requisiti per iscriversi al Campionato di Serie A 2004-2005!
Da sinistra: Il Minus Habbens-corruttore - il giuda Corrotto - il Corruttore Capo
La lettera all'Ebete Presidente della FIGC
Spettabile Presidente Abete. Ad adiuvandum al Direttore di TuttoSport Giancarlo Padovan: Io chiedo, sollecito e auspico che lei imponga un altro processo sportivo ai danni della Juve. Lo sollecito perché finalmente potrò capire se l’Ufficio Indagini, retto da Francesco Saverio Borrelli, è efficiente e zelante solo quando deve trattare determinati argomenti, mentre sembra esitante, per non dire carente, quando i pm milanesi ipotizzano il reato di falso in bilancio a carico del presidente Massimo Moratti in ragione dell’iscrizione dell’Inter al campionato di serie A 2004-2005 - 2005-2006 (guardacaso).La tesi dell’accusa è che l’Inter non ne possedesse i requisiti e che sia ricorsa ad artifizi amministrativi. La notizia è del 17 gennaio 2007 eppure, dal punto di vista sportivo, nulla ancora s’è mosso. Non le nascondo che le recenti serate trascorse dal dr. Borrelli ospite del dr Moratti nel palco di famiglia al Teato alla Scala, oltre ad affari imprenditoriali è la dichiarata amicizia del Giudice Andrea Borrelli (figlio di Borrelli Francesco Saverio) con Massimo Moratti nonchè l'altrettanto dichiarata simpatia per l'Inter, hanno causato in noi tifosi forti dubbi sulla serenità del capo ufficio inchieste.
Presidente Abete, la prego, solleciti i due compari Napoletani Borreli è Palazzi a darsi da fare e annunciare al più presto le date del processo. Spero nel processo sportivo rapido, al contrario di quelli insabbiati o edulcorati, perché voglio proprio vedere cosa accadrà dopo la chiusura dell’indagine penale - immagino piuttosto lunga e complessa - dell’affare Telecom in cui, a più riprese e dai verbali, è emerso che l’Inter spiava giocatori, arbitri, guardalinee (senza peraltro raccogliere un solo indizio utile ad alimentare i sospetti), come se in uno Stato libero e democratico ciò fosse concesso e non rappresentasse, invece, "Reato Penale e Sportivo".
Ma la ragione principale per la quale mi auguro, e auguro al calcio italiano, un nuovo processo contro la Juve è perché sono ormai posseduto dalla curiosità di capire dove si vuole arrivare e se, in fondo, sia vero o almeno fondato che l’unico obiettivo del grande repulisti, avviato un anno fa, fosse proprio l’annientamento della squadra, della società, della storia calcistica abbracciata da tredici milioni di tifosi e i suoi dirigenti, capaci di vincere più dei congiuratori: Berlusconi-Galliani, Moratti-Tronchetti e Petrucci-Carraro, senza mai chiedere un Euro ai loro datori di laviro.
Se, dunque, da una parte denuncio con candore di essere ben lungi dall’avere compreso come funziona la giustizia italiana - ordinaria e sportiva -, dall’altra credo di avere certamente capito come funzionano gli interssi dei poteri occulti (industria, finanza, banche e politica): mettono in moto la loro COSCIENZA; il potere mediatico!
Così i giornali - sportivi e non - quando viene tirata in ballo la Juve. Straordinario il ventaglio di possibilità apertosi a proposito delle eventuali conseguenze disciplinari. Si va da una possibile serie C (Il Giornale-Berlusconi+Milan!) al rischio zero perché la Juve è già stata giudicata (La Gazzetta dello Sport - effetto boicottaggio dei tifosi Juventini) ed incorsa in una penalizzazione nel campionato in corso (Il Corriere della Sera - Rcs mediagrup = Ifil 2 poltrone nel Cda) ad una penalizzazione nel prossimo torneo (La Repubblica).
Tutto questo, naturalmente, su un’ipotesi di illecito sportivo che, in ogni istanza di giudizio sportivo, era stata derubricata a slealtà sportiva. Tuttavia è comprensibile che l’ambientino del calcio, così provvido di buoni sentimenti e popolato da persone oneste, non debba essere condannato a vivere nel dubbio. Ecco perché l’ennesimo processo è necessario e la Juve non deve sottrarvisi, ma anzi vi si deve consegnare con la consapevolezza di dimostrare quanto l’esigenza di giustizia sia stata soppiantata a vantaggio dell’accanimento.
Una sola condizione, secondo me, andrebbe garantita, perché gravemente disattesa l’estate scorsa: l’equità delle sentenze. Il Milan che oggi, al pari dell’Inter, rivendica lo scudetto a tavolino per la stagione 2004-2005, deve ricordare di essere stato riconosciuto colpevole on solo per illeciti in partite di quella stagione, ma anche per altri tipi di illeciti!
Infatti era l'unica società il cui vicepresidente vicario era anche presidente della lega ed aveva incontri Carbonari con arbitri (Collina) e tramite il padrone del Milan e presidente del consiglio ad altri arbitri facilitava dossier (Paparesta) e pagava 60 000(?) Euro all'anno un suo braccio-armato (Meani!) per corrompere Arbitri e guardalinee - ci sono le telefonate intercettate - prove inconfutabili di illecito! E' chissà che che prima o poi non verranno alla luce anche le telefonate che Bergamo va dicendo di aver ricevuto da "galliani-moratti-facchetti"!
Mentre per poter distruggere la Juventus, l'uomo dalle mani pulite è dalla coscienza sporca che brancicava nel buio incapace di trovare una prova in 170 000 telefonate intercettate, e l'invano appello per un pentito, ha dovuto inventarsi l'illecito strutturale! Come era impossibile che l'immaginaria associazione a delinquere di Moggi, Bergamo e Desantis aggiustasse i risultati, è altrettanto impossibile che da soli potessero annientare la Juventus (squadra), asset della Ifil-Exor-famiglia Elkan. Ecco allora la nascita di un'organizzazione in stile carbonaro con a capo due "bracci armati" dei poteri che controlla la Cupola RCS: Guido Rossi & Giovanni Petrucci! Che non persero tempo a trovare dei Sicari all'uopo. Ne trovarno quattro, ma degni di loro: Giovandomenico Lepore, Mario Mori (che assegnava la pseudo inchiesta a due rinomati sciacalli: "giovanni arcangioli & attilio auricchio") Francesco S Borrelli è Stefafano Palazzi,
Quindi Presidente Abete, lei sa bene che questi cavalieri sono al servizio dei poteri forti (la Famiglia Elkan per esempio) di cui suo fratello ne é un benemerito partner all'Aspen Istitute, avevano bisogno di un burattino (é chi meglio di lei, riconosciuto fratello scarso). Ecco perché si trova seduto sulla poltrona di presidente della FIGC, per poter così, tranquillamente distruggere la Juventus e liberarsi di quegli straordinari Mananagers (Giraudo, Moggi e Bettega!) che stavano creando una Formidabile Macchina di Vittorie, é che presto avrebbe vinto anche la Champions League! Capisce perché hanno dato a lei il bastone (ma solo il bastone eh!) di comando del governo del Calcio.
Noto con dispiacere che spesso alcuni media riportano dei fatti, ma subito dopo li coprono sotto un manto di silenzio! Spero che questa mail serva per invogliare giornali & giorlisti, almeno a riportare,questi gravissimi illeciti consumati da Milan & Inte. Presidente Ebete, capisco che per lei, vivere in questo stato indecente sia un pacchia, ma per quanto mi riguarda, non c’è di peggio che vivere in una società di giustizialisti mediatici, privati dalla natura, di onestà intellettuale è dignità. Onestà intellettuale è dignità che anche lei difetta. Comunque, questa e una mail che le ho inviato in Federcalcio, non so e non credo che la legge, ma se il caso volesse, sono certo che lei no mancherebbe di domandarsi: é che c'entro io, a me scrive, siccome ritenevo importante che fossero in molti a sapere, questa é una mail che ho spedito a 140 indirizzi E-mail é, serva o non serva, penso proprio che saranno in tanti a leggerla. (Sabato 14 Aprile 2007)
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Mi domando se e' stata la mia e-mail a giornali e giornalisti a far scattare il campanellino. Fatto sta che circa due mesi dopo, la maggiori testate hanno publicato il resoconto dell'inchiesta della Procura
del Tribunale di Milano, sul Doping Amministrativo di "Inter & Milan!
21 giugno 2007 inter non aveva i requisiti all'iscrizione 2005-2006
20 giugno 2007 inter non aveva i requisiti all'iscrizione 2005-2006
http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/sport/calcio/bilanci-inter/bilanci-inter/bilanci-inter.html
20 giugno 2007 Inter 05/06 senza requisiti? Via Durini replica
20 giugno 2007 Vecchi bilanci Milan e Inter per il pm ci sono irregolarità
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Plusvalenze, Inter e Milan schierano le difese
1 - Quali sono le accuse mosse all’Inter e al Milan dal pubblico ministero Carlo Nocerino?
Il magistrato inquirente negli atti della "chiusa inchiesta" ipotizza una serie di reati penali commessi dalle due società milanesi. Il più probabile è il "falso in bilancio". In particolare, all’Inter contesta di aver utilizzato le plusvalenze per gonfiare i bilanci in modo da non dover ripianare le perdite con l’immissione di soldi freschi. Grazie a questa cosmesi contabile, sempre secondo il pm, i nerazzurri avrebbero fornito alla Covisoc una situazione patrimoniale diversa da quella reale per l’iscrizione ai campionati 2004-2005 e 2005-2006. In particolare, secondo i calcoli di Nocerino il bilancio dell’Inter "avrebbe comportato la esposizione di un maggior patrimonio netto pari a 32.459.713,44 euro". Sotto tiro alcune operazioni di mercato importanti, come quella della compravendita incrociata degli ex laziali Corradi e Crespo che secondo il magistrato avrebbero fruttato "diritti ipervalutati per 6.699.941,80 euro". Non solo: l’Inter poi avrebbe svalutato eccessivamente il valore di alcuni giocatori come Morfeo, Semioli e lo stesso Crespo. Al Milan, invece, Nocerino contesta irregolarità nei bilanci chiusi nel 2003 e nel 2004. In altre parole la società rossonera avrebbe completamente contraffatto il valore di almeno 18 giocatori (alcuni sconosciuti tipo Varaldi o Livi, altri più noti come Donadel o Sammarco) e presentato "ai fini delle verifiche all’ammissione dei campionati 2004-2005 e 2005-2006 materiali non rispondenti al vero e l’alterazione della situazione finanziaria della società".
Il magistrato inquirente negli atti della "chiusa inchiesta" ipotizza una serie di reati penali commessi dalle due società milanesi. Il più probabile è il "falso in bilancio". In particolare, all’Inter contesta di aver utilizzato le plusvalenze per gonfiare i bilanci in modo da non dover ripianare le perdite con l’immissione di soldi freschi. Grazie a questa cosmesi contabile, sempre secondo il pm, i nerazzurri avrebbero fornito alla Covisoc una situazione patrimoniale diversa da quella reale per l’iscrizione ai campionati 2004-2005 e 2005-2006. In particolare, secondo i calcoli di Nocerino il bilancio dell’Inter "avrebbe comportato la esposizione di un maggior patrimonio netto pari a 32.459.713,44 euro". Sotto tiro alcune operazioni di mercato importanti, come quella della compravendita incrociata degli ex laziali Corradi e Crespo che secondo il magistrato avrebbero fruttato "diritti ipervalutati per 6.699.941,80 euro". Non solo: l’Inter poi avrebbe svalutato eccessivamente il valore di alcuni giocatori come Morfeo, Semioli e lo stesso Crespo. Al Milan, invece, Nocerino contesta irregolarità nei bilanci chiusi nel 2003 e nel 2004. In altre parole la società rossonera avrebbe completamente contraffatto il valore di almeno 18 giocatori (alcuni sconosciuti tipo Varaldi o Livi, altri più noti come Donadel o Sammarco) e presentato "ai fini delle verifiche all’ammissione dei campionati 2004-2005 e 2005-2006 materiali non rispondenti al vero e l’alterazione della situazione finanziaria della società".
2 - Qual è la linea difensiva di Inter e Milan?
Gli avvocati delle due società hanno tempo fino al 10 luglio per presentare delle controdeduzioni. I massimi dirigenti dei club, inoltre, potrebbero poi chiedere di essere ascoltati per spiegare al magistrato alcuni passaggi. In ogni caso sia Moratti, sia Galliani hanno ostentato ottimismo. Perché? Il reato di falso in bilancio attraverso le plusvalenze è tutto da dimostrare (e la prova è a carico degli inquirenti) nonostante le argomentazioni del pm. Non solo, altre società sono andate a processo per lo stesso motivo, e dove non è intervenuta la prescrizione ha pensato la magistratura a scagionare i club. A Lecce e a Palermo le vicende penali sono evaporate. Nella sentenza del gup Andrea Lisi di Lecce (febbraio 2006) c’è scritto che "il fatto non sussiste".
Gli avvocati delle due società hanno tempo fino al 10 luglio per presentare delle controdeduzioni. I massimi dirigenti dei club, inoltre, potrebbero poi chiedere di essere ascoltati per spiegare al magistrato alcuni passaggi. In ogni caso sia Moratti, sia Galliani hanno ostentato ottimismo. Perché? Il reato di falso in bilancio attraverso le plusvalenze è tutto da dimostrare (e la prova è a carico degli inquirenti) nonostante le argomentazioni del pm. Non solo, altre società sono andate a processo per lo stesso motivo, e dove non è intervenuta la prescrizione ha pensato la magistratura a scagionare i club. A Lecce e a Palermo le vicende penali sono evaporate. Nella sentenza del gup Andrea Lisi di Lecce (febbraio 2006) c’è scritto che "il fatto non sussiste".
3 - Come e quando è partita l’inchiesta sulle plusvalenze nelle società di calcio?
Tutto è iniziato da una maxi denuncia effettuata nel 2004 dall’allora presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara. Il patron degli emiliani sosteneva che nel calcio il doping più diffuso era quello amministrativo. L’anno successivo il Bologna, retrocesso in B dopo aver perso lo spareggio contro il Parma, aveva chiesto alla Figc d’essere ripescato al posto dei club con i conti alterati. Ma dalla Covisoc (l’ente sportivo di vigilanza sui bilanci) arrivò una risposta diversa. Gazzoni Frascara allora decise di abbandonare il calcio, ma intanto la sua denuncia alla giustizia ordinaria aveva fatto scattare le indagini. Per competenza territoriale le inchieste sono state divise: a Milano è rimasto il troncone che riguarda l’Inter e il Milan.
Tutto è iniziato da una maxi denuncia effettuata nel 2004 dall’allora presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara. Il patron degli emiliani sosteneva che nel calcio il doping più diffuso era quello amministrativo. L’anno successivo il Bologna, retrocesso in B dopo aver perso lo spareggio contro il Parma, aveva chiesto alla Figc d’essere ripescato al posto dei club con i conti alterati. Ma dalla Covisoc (l’ente sportivo di vigilanza sui bilanci) arrivò una risposta diversa. Gazzoni Frascara allora decise di abbandonare il calcio, ma intanto la sua denuncia alla giustizia ordinaria aveva fatto scattare le indagini. Per competenza territoriale le inchieste sono state divise: a Milano è rimasto il troncone che riguarda l’Inter e il Milan.
4 - Quali sono i successivi passi dell’inchiesta penale?
Il pm Nocerino, una volta valutate le controdeduzioni presentate dalle difese, tirerà le somme dell’inchiesta. In teoria potrebbe anche archiviare il tutto non ravvisando ipotesi di reato, ma dalle carte già depositate, e servite per informare della conclusione della fase istruttoria l’Inter e il Milan, è facile immaginare che il magistrato formulerà la richiesta di rinvio a giudizio (probabilmente per falso in bilancio) nei confronti del presidente dell’Inter Massimo Moratti, del vicepresidente Rinaldo Ghelfi e di Mauro Gambaro (ex manager nerazzurro). Per il Milan ci sarà un’analoga richiesta per Adriano Galliani. A quel punto spetterà al gup (giudice dell’udienza preliminare) decidere se accogliere il rinvio a giudizio e mandare tutti a processo oppure archiviare il caso.
Il pm Nocerino, una volta valutate le controdeduzioni presentate dalle difese, tirerà le somme dell’inchiesta. In teoria potrebbe anche archiviare il tutto non ravvisando ipotesi di reato, ma dalle carte già depositate, e servite per informare della conclusione della fase istruttoria l’Inter e il Milan, è facile immaginare che il magistrato formulerà la richiesta di rinvio a giudizio (probabilmente per falso in bilancio) nei confronti del presidente dell’Inter Massimo Moratti, del vicepresidente Rinaldo Ghelfi e di Mauro Gambaro (ex manager nerazzurro). Per il Milan ci sarà un’analoga richiesta per Adriano Galliani. A quel punto spetterà al gup (giudice dell’udienza preliminare) decidere se accogliere il rinvio a giudizio e mandare tutti a processo oppure archiviare il caso.
5 - Quali potrebbero essere le conseguenze sportive per Inter e Milan? Insomma, che cosa rischiano?
La giustizia sportiva per procedere dovrà chiedere gli atti alla magistratura ordinaria. Il procuratore federale, però, aspetterà quantomeno un rinvio a giudizio da parte del gup prima di aprire il fascicolo. Diamo per scontato, comunque, che anche la giustizia sportiva procederà contro Inter e Milan: le violazioni presunte si configurerebbero come illeciti amministrativi. Da regolamento l’alterazione dei bilanci, anche parziale, e dei documenti richiesti dalla Covisoc per l’iscrizione ai campionati rientra nell’articolo 7 (violazioni in materia gestionale ed economica) a cui è legato l’articolo 13 che definisce le sanzioni per le società ritenute colpevoli: si va dalla penalizzazione di uno o più punti in classifica alla retrocessione all’ultimo posto. Non solo, previsti anche l’esclusione dal campionato di competenza e la non assegnazione o revoca del titolo di Campione d’Italia. Questo sulla carta. In realtà ci sono già stati dei processi sportivi legati a degli illeciti amministrativi che fanno giurisprudenza. Il caso più recente riguarda il Genoa e il suo presidente Enrico Preziosi: la procura federale aveva richiesto una penalizzazione di 3 punti per la società da scontare nel campionato in corso (il Genoa sarebbe stato costretto a fare i playoff) per una serie di atti amministrativi ritenuti non conformi (nel calderone c’era persino il fallimento del Como). La Disciplinare, però, ha deciso soltanto di multare la società e squalificare Preziosi. Insomma, sarà difficile che la giustizia sportiva usi metri di giudizio diversi da questo. Francesco Ceniti
La giustizia sportiva per procedere dovrà chiedere gli atti alla magistratura ordinaria. Il procuratore federale, però, aspetterà quantomeno un rinvio a giudizio da parte del gup prima di aprire il fascicolo. Diamo per scontato, comunque, che anche la giustizia sportiva procederà contro Inter e Milan: le violazioni presunte si configurerebbero come illeciti amministrativi. Da regolamento l’alterazione dei bilanci, anche parziale, e dei documenti richiesti dalla Covisoc per l’iscrizione ai campionati rientra nell’articolo 7 (violazioni in materia gestionale ed economica) a cui è legato l’articolo 13 che definisce le sanzioni per le società ritenute colpevoli: si va dalla penalizzazione di uno o più punti in classifica alla retrocessione all’ultimo posto. Non solo, previsti anche l’esclusione dal campionato di competenza e la non assegnazione o revoca del titolo di Campione d’Italia. Questo sulla carta. In realtà ci sono già stati dei processi sportivi legati a degli illeciti amministrativi che fanno giurisprudenza. Il caso più recente riguarda il Genoa e il suo presidente Enrico Preziosi: la procura federale aveva richiesto una penalizzazione di 3 punti per la società da scontare nel campionato in corso (il Genoa sarebbe stato costretto a fare i playoff) per una serie di atti amministrativi ritenuti non conformi (nel calderone c’era persino il fallimento del Como). La Disciplinare, però, ha deciso soltanto di multare la società e squalificare Preziosi. Insomma, sarà difficile che la giustizia sportiva usi metri di giudizio diversi da questo. Francesco Ceniti
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Il procuratore federale, però, aspetterà quantomeno un rinvio a giudizio da parte del gup prima di aprire il fascicolo.
Ma non ci fu nessun vero Rinvio a Giudizio, perche' dall'alto arrivo' l'ordine di chiudere l'inchiesta, e la Procura ha fatto la messinscena del rinvio a giudizio dell'AD del Milan Adriano Galliani e dei: vicepresidente e amministratore delegato Mauro Gambaro, Per quanto riguarda il Corruttore-massimo, il Minus Habbens "massimi moratti", la sua posizione è stata stralciata per prescrizione per il primo capo, e' per il secondo, presidente era "giacinto facchetti" , la Procura a chiesto l'archiviazione.
2 stronzi che galleggiano in un...
L’EDITORIALE GIANCARLO PADOVAN: E MORATTI SCIVOLA ANCHE SU CARL LEWIS
TI HANNO ALLISCIATO IL PELO!
TEL'HANNO FATTA PAGARE! CREDEVI DI ESSERE AL CORSERA DOVE PER ANNI HAI POTUTO SPALARE FANGO SULLA JUVENTUS IMPUNEMENTE
ECCO LA GANG DELLA DISCARICA (discarica, il tribunale!) DI NAPOLI CHE HA NASCOSTO LE interCETTAZIONI DI "INTER-MILAN-ROMA" E' POI HA FATTO SPARIRE IL VIDEO DEL SORTEGGIO!
Dossier Geronzi capo del calcio
Dossier Geronzi capo del calcio
1° puntata
Quote:
Allora cominciamo con la domanda più banale di tutte.
Cos'è la Gea e come nasce?
E' una società che cura la procura e gli interessi di addetti ai lavori del mondo del calcio. In particolare allenatori e calciatori. Nasce nell'ottobre 2001 grazie all'opera congiunta di due uomini forti Capitalia e cioè il patron Geronzi e Franco Carraro (presidente di Medio Credito Centrale che è la merchant bank di Capitalia).
Di chi è la Gea?
Scorrendone la composizione, rilevabile dai documenti depositati presso la Camera di Commercio, salta evidente all'occhio il socio occulto che poi tanto occulto non è e cioè la Banca di Roma (alias Capitalia). Gli azionisti della Gea sono tre: le due società Football Management e General Athletic, ciascuna al 45%, e Riccardo Calleri al 10%. A sua volta, la Football Management è controllata al 60% da Alessandro Moggi. Della General Athletic, Andrea Cragnotti, Francesca Tanzi e Chiara Geronzi detengono ciascuno il 20%.
Il restante 40% è in mano a Romafides, una fiduciaria della Banca di Roma e dunque di Capitalia che si configura, di fatto, come socio di maggioranza.
Fonte: Il Manifesto
Dunque la Gea viene fondata da patron Geronzi che, ben prima dell'arrivo di Moggi jr, la affida alla figlia. Fra padre e figlia detengono più del 50% e intanto c'è anche Carraro.
Potentissimi, no?
Infatti come vedremo nella prossima puntata, Moggi deve spesso "chiedere il permesso" a Geronzi anche solo per andare al bagno.. ma come??
Non era di Moggi la Gea??
Non era Moggi l'uomo più potente dell'universo??
E invece, nella prossima puntata, riporterò tutte le intercettazioni in cui Moggi parla di Geronzi e di Capitalia come del suo padrone.
E Geronzi è quello che ha salvato Roma, Lazio e Parma dalla C tramite l'acquisizione di grosse quote delle suddette società e tramite l'aiuto del suo sodale Carraro che, in quanto presidente della Figc, ha "casualmente" retrocesso in C Fiorentina e Napoli, ma non le 3 squadre di Geronzi che erano messe forse ancora peggio sul piano finanziario...
2° puntata
Ma se Moggi (e la Juve) erano i soli, unici ed onnipotenti padroni/taroccatori del calcio, com'è che Moggi fa da galoppino ai due uomini emersi nella prima puntata (Carraro e Geronzi) che sono vicinissimi a Lazio e Roma e non certo alla Juve..
Quote:
Così il colloquio viene ricostruito nel brogliaccio: « Zavaglia gli comunica che Luciano Moggi è andato da Cesare Geronzi per valutare la possibilità di far entrare il figlio Alessandro nella Roma come direttore generale ma, a suo dire, sia Chiara che il padre Cesare vedono questa operazione non particolarmente utile (evidentemente perché susciterebbe tutta una serie di polemiche da parte dell'ambiente gialorosso tradizionalmente ostile da anni all'organizzazione moggiana) ».
I due ne parlano nuovamente 21 dicembre e Zavaglia « gli riferisce che Chiara Geronzi ha parlato con la "figlia" (riferendosi a Rosella Sensi) e costei gli ha detto che l'operazione sarebbe anche possibile però è opportuno aspettare un po' prima di far entrare Alessandro Moggi nei quadri dirigenziali di detta società (evidentemente riferito all'ostacolo Baldini da rimuovere) ».
Fonte: Corriere della Sera
Dunque Moggi vorrebbe mettere il figlio dentro la Roma. Ovviamente chiede ai veri padroni della Roma e del calcio italiano cioè i Geronzi che però gli negano tale permesso.
Infatti, credo che risulti a tutti, alla fine Alessandro Moggi NON E' ENTRATO nella società AS Roma.
Ma come? Moggi non era Dio?
Com'è che chiede permessi??
Com'è che gli vengono negati?
E com'è che la potente Juve non riesce a mettere le mani sulla santa Roma? Forse perchè, essendo diventata dei Geronzi ora la Roma è molto molto forte.. e nel sistema, grazie a Geronzi, ci può sguazzare...
Quote:
[...]Molto intenso invece il rapporto con la Roma di Franco Sensi. Capitalia, per evitare la rivolta della Curva Sud e per tutelare anche i suoi affari, converte i debiti e acquista il 49% dell’Italpetroli che controlla Roma 2000 che a sua volta detiene il 61% del club giallorosso e di fatto ne assume il controllo.
Fonte: La Stampa
Quote:
Il 14 aprile 2005 Franco Baldini viene interrogato dai carabinieri. E afferma: «Quando le situazioni economiche ormai evidentemente pressanti che riguardavano in primis la società Italpetroli e conseguentemente l'A.S. Roma, è stato sottoscritto dalla famiglia Sensi un accordo per la ristrutturazione dei debiti pregressi con Capitalia e la diretta assunzione in Italpetroli come direttore generale di Bassi indicato espressamente dallo stesso istituto di credito."
Fonte: Corriere della Sera
3° puntata
Dicevamo che Moggi era semmai il galoppino di Capitalia e non il burattinaio. I primi due episodi fatti di prove, non di chiacchiere antigobbe, lo dimostrano.. non basta? Ok, allora proseguiamo..
Ci sono diverse (e ben note) intercettazioni in cui Carraro, parlando con Mazzini, infama Moggi.
Ci sono altre dichiarazioni in cui Moggi infama Carraro.
Allora perchè Moggi si sbatte per farlo rieleggere?? Che è scemo oltre che mafioso??
Quote:
Proprio in quel periodo Moggi si occupa dell'elezione dei vertici federali. «Di interesse investigativo — si legge nell'informativa — sono anche i contatti con Geronzi nell'ambito delle attività di gestione del potere federale e quindi in relazione alla riconferma di Carraro alla presidenza della Figc."
Fonte: Corriere della Sera
Se però si considera per un attimo (dico per un attimo) Geronzi come il vero padrone del calcio allora ha senso.. e infatti Moggi non controlla Carraro, o almeno non ci riesce e infatti guardate a chi chiede aiuto..
Quote:
Moggi: « Stamattina m'ha chiamato Geronzi... allora senza sape' niente... senza sape' niente ho detto a Geronzi: Cesare, tu che puoi, mettigli il pepe in culo a Carraro perché mi sembra rincoglionito! ».
Fonte: La Stampa
Ma come?? Ci deve pensare Geronzi?? Ma non era Moggi il dio del pallone italico??
simili episodi, come vedete, cominciano a diventare numerosi (vedi 2° puntata)..
Infine risulta che Moggi abbia fatto il peggio del peggio pur di "togliere" Taddei all'Inter e darlo alla Roma.. ma come? Non alla Juve?? Scusate ma per chi lavorava Moggi?? Ah.. ma la Roma, Baldini dixit, è ormai in mano a Capitalia di Geronzi e dunque il giocatore "casualmente" finisce lì..
Chiaro allora che Moggi era costretto (come ha detto ai magistrati) davvero a rispondere a certi "poteri forti" pur di non far chiudere baracca alla Juve, no?
4° puntata
Ma vediamo cosa ne pensano altre persone, ben più addentro alle cose e ben più addette ai lavori di me, ok?
Quote:
"Tutti quanti oggi sparano su Moggi, ma lui è sì una delle componenti importanti, ma non è quella che ha determinato il calcio degli ultimi dieci anni". Commenta così il presidente del Livorno Aldo Spinelli le vicende delle presunte partite aggiustate in cui sarebbero coinvolte diverse squadre di serie A tra cui la Juventus. "E' un sistema che si è andato creando con l'andare degli anni e che risale io credo a dieci anni fa, quando in Lega Calcio è arrivato un certo potere, legato a interessi di gente molto potente, tranquillamente coperti da una grande società che tutti pensavano facesse il bene della Juventus" ha aggiunto il presidente del Livorno. "Ora da questo calcio bisogna uscire una volta per tutte, ma puliti, perché non deve pagare solo il Genoa. La pulizia deve partire soprattutto da Roma che in questi anni non era controllata da nessuno".
Fonte: repubblica.it
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L'ex presidente del Napoli Franco Corbelli, storico amico di Corioni, ha dichiarato alla stampa:
"Non capisco questa indignazione a comando e a senso unico che esce solo adesso. C'è stato un campionato falso nel 2000-2001, quello dei giocatori schierati con tutti i passaporti falsi, un campionato che andava annullato e che invece tutti quanti hanno accettato supinamente come campionato regolare. Chissà perchè quell'anno non si indignò nessuno."
Fonte: ansa.it
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CALCIO, INCHIESTE; GAUCCI: PRONTO A DIRE TUTTO
"Intendo confermare quanto anticipato, in maniera molto sintetica, circa la mia ferma volontà di fare luce sugli incresciosi avvenimenti nei quali, mio malgrado, mi sono trovato coinvolto". Inizia così una lettera inviata da Luciano Gaucci da Santo Domingo, dove si trova attualmente, ai giudici che stanno indagando sul crac del Perugia e sugli scandali del calcio. "Per amore di verità e giustizia - scrive l'ex patron di Perugia, Catania e Viterbese - il mio difensore avvocato Pompa fornirà alla magistratura inquirente delle procure di Perugia e Roma tutti gli elementi utili a provare le condotte inammissibili, delle quali sono stato vittima, ad opera del Dott. Cesare Geronzi, quale presidente 'deus ex machina' di ogni vicenda legata alla gestione economica-finanziaria del calcio, nonchè della Gea, da lui etero-diretta tramite la figlia Chiara, dei suoi soci dalle nobili ascendenze, del sig. Luciano Moggi e di altri professionisti e Pubblici Ufficiali compiacenti ed ossequiosi dello strapotere Geronzi". Secondo Gaucci, "indagare su ciò che è avvenuto vuol dire anche e soprattutto indagare sulle ragioni che hanno indotto e compiere determinati atti, ed allora si comprenderà l'odiosa criminalizzazione da me subita". L'ex presidente chiude precisando di aver "riferito la rete tessuta ai miei danni, quindi sono in grado di dare conto in modo concreto di ogni singolo episodio da me citato a discolpa, contro i suddetti personaggi".
Fonte: repubblica.it
Quote:
"E' inutile vedere il capro espiatorio nel solo Moggi quando tutti sappiamo che c'è una banca che possiede 4 squadre e che controlla la Gea"
E allora Floris (il conduttore) gli fa: "intende Capitalia?"
E Casini. "Suvvia siamo a Roma non mia faccia fare nomi... secondo lei? E dai.. a buon intenditor poche parole.."
Pierferdinando Casini in diretta a Ballarò del 23/05/2006
Quote:
"Io sono stato tra i primi ad affrontarli, quando la Gea penso' bene di ingaggiare Alessandro Nesta. L'accordo fu raggiunto grazie all'intervento del presidente Capitalia Geronzi, dell'allora dirigente della Lazio Giuseppe De Mita, della figlia di Geronzi e di altri personaggi." Proprio in relazione al banchiere capitolino, Canovi affonda, sostenendo che piu'' della Gea, puo' Geronzi: "Credo che le connessioni e i rapporti tra i massimi dirigenti federali, parlo di Carraro, e i poteri economici e le grandi banche erano molto piu' forte di quelli della Gea o di un Moggi. Capitalia e' direttamente o indirettamente legata a grandissime societa' italiane che avevano nei suoi confronti grandi debiti, mi riferisco a Parma, Roma e Lazio. Gli Arbitri? Ci sono societa' piu' coinvolte e societa'' che non lo sono affatto o che lo sono molto meno. Di certo i rapporti tra i club e classe arbitrale erano gestiti dai due designatori, che erano molto vicini ad alcune societa' in particolare, a partire dalla Juventus, ma non solo".
Dario Canovi, ex procuratore di Nesta in un'intervista a La7
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Ma se qualcuno pensa di aver aperto gli occhi, siamo pronti a replicare che si sta ancora sonnecchiando, poiché il ruolo dei Moggi & C. rimane sì quello di responsabili, ma complici gregari, bravi manager, strapagati e senza scrupoli, pronti ad assolvere e coltivare gli interessi dei veri padroni del pallone. Tutti parlano della Gea, ma nessuno dichiara esplicitamente che le quote di maggioranza della stessa sono da ricondurre, attraverso la partecipazione di Chiara Geronzi e di Romafides, una fiduciaria del gruppo bancario Capitalia, al banchiere romano Cesare Geronzi. Tutti parlano di Carraro, ma nessuno dice che la responsabile marketing della Federcalcio è Benedetta Geronzi, altra figlia del banchiere di Marino e che lo stesso Carraro è anche presidente di Mediocredito Centrale, la banca d’affari del gruppo Capitalia. Tutti parlano di conflitti di interesse e di pressioni sugli andamenti delle partite e sui miliardari e vorticosi giri di affari del calciomercato ma nessuno dice che molte delle principali società di calcio sono state e sono tuttora indebitate nei confronti di Capitalia. Tutti fanno nomi in maniera confusa, ma nessuno dice che i proprietari di Inter e Milan (Moratti e Fininvest) siedono nel patto di sindacato della banca romana. Tutti blaterano a vanvera, atteggiandosi a moralizzatori dell’ultimo minuto, dai politici agli scribacchini benpensanti, ma nessuno era presente ad alzare la mano quando, già da qualche anno, andavamo pubblicamente a denunciare, con nomi e cognomi, quanto ora sta emergendo.
Fonte: AGE - Agenzia Giornalistica Europa
La Roma raccoglie le firma per mandarci in B.. ah Luuuunaaaaaaaa!!
Se scoperchiano il pentolone (e se ce l'hanno fatta usando semplicemente il web..) la Juve quasi quasi esce come la più pulita di tutte anche perchè Capitalia (i soliti noti) ha nel suo patto di sindacato anche Tronchetti e Silvio Berlusconi e il cerchio si chiude!!!
Mancini non c'entra con la fiduciaria che era azionista della società dei procuratori sotto inchiesta per Calciopoli. Alessandro Moggi, Chiara Geronzi, Franco Zavaglia, Francesca Tanzi, Giuseppe De Mita, Riccardo Calleri: così è nata ed è finita la più potente agenzia che monopolizzava il calciomercato"Mancini, che aveva il 40% della Gea, sapeva del caso Telecom".
Queste "parole e musica" eseguite da Luciano Moggi domenica 11 febbraio nella trasmissione televisiva "Buona Domenica" hanno riaperto uno dei principali filoni di Calciopoli, quello della Gea World, la società di procuratori sportivi (posta in liquidazione dal 1° agosto 2006) fondata nel 2000 e detenuta da un pugno di "figli di papà".
Le indagini dei Pm romani, Maria Cristina Palaia e Luca Palamara, si sono concluse alla fine della scorsa settimana con la richiesta di rinvio a giudizio per l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza con minaccia e violenza privata per sette indagati.
Essi sono: Luciano Moggi (ex consigliere di amministrazione e direttore generale della Juventus), suo figlio Alessandro (ex presidente della Gea; i due insieme nella foto), Franco Zavaglia (ex amministratore delegato della Gea), Davide Lippi (figlio dell’ex ct della nazionale Marcello e procuratore della Gea), Riccardo Calleri (socio Gea), Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo (ex collaboratori di Luciano Moggi).
Invece, l’ex presidente del Perugia, Luciano Gaucci, è indagato solo per illecita concorrenza. I due Pm hanno chiesto l’archiviazione per Giuseppe De Mita (ex socio e direttore generale della società di procuratori) e di Chiara Geronzi (ex presidente e socio della Gea), in un primo tempo coinvolti per lo stesso reato associativo.
Quest’ultima, durante un interrogatorio reso in veste di indagata alcuni mesi fa davanti ai magistrati inquirenti aveva dato la sua spiegazione per difendersi dalle ipotesi accusatorie. “Soci fondatori siamo stati io, Francesca Tanzi, Andrea Cragnotti e Giuseppe De Mita.
Le quote societarie erano queste: il 20% lo detenevo io, il 20% la Tanzi, il 20% Cragnotti e poi c’era un 40% in mano alla società Romafides, fiduciaria composta da Giuseppe De Mita e Roberto Mancini”.
Una versione in parte contraddittoria con quella fornita da “big Luciano” in tv: quanti erano i soci mascherati dietro il 40% detenuto da Romafides? Uno solo o molteplici?
A questo proposito, bisogna svolgere alcuni chiarimenti sull’affare Gea. L’azionariato riferito dalla Geronzi ai magistrati è quello della General Athletic, una controllante della Gea World. I soci di quest’ultima erano fino al 29 aprile 2003: 45% Football Management (60% Alessandro Moggi, 40% Zavaglia), 45% General Athletic e 10% Riccardo Calleri.
Un particolare mistero era presente nell’azionariato della General Athletic fino all’autunno di poco più di tre anni fa. Secondo l’elenco soci storico depositato in Camera di Commercio, l’azionariato era proprio quello descritto dalla Geronzi, con la presenza dell’azionista di maggioranza Romafides.
Quest’ultima è una fiduciaria posseduta al 100% da Capitalia, il potente gruppo bancario di cui è presidente il padre di Chiara, Cesare Geronzi. Il suo compito, come quello di qualsiasi altra fiduciaria, è quello di tenere celato a terzi il reale (oppure i reali) possessori della quota allora detenuta nella General Athletic.
Chi poteva essere il personaggio (o i personaggi), il cui nome doveva restare un inconfessabile segreto? Una spiegazione a questo enigma avevano cercato di fornirla due senatori della Lega Nord, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Tirelli, in un’interpellanza presentata il 13 novembre 2002 all’allora ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Giuliano Urbani e a quello dell’Economia, Giulio Tremonti.
In essa, i due esponenti del Carroccio avevano chiesto se i due componenti del governo Berlusconi non ritenessero “che una società come la Gea World abbia, volendo, la possibilità di interferire sulle partite del calcio professionistico”.
Ma, soprattutto, si avanzava il dubbio che nella Gea World avesse «probabilmente avuto quale fondatore anche il figlio del presidente della Federcalcio»: ossia Luigi, rampollo dell’allora presidente della Figc, Franco Carraro. Questo sarebbe stato, stando alle ipotesi di Stiffoni e Tirelli, lo scomodo segreto celato da Romafides.
L’interpellanza suscitò forti malumori nella maggioranza di centrodestra e nel governo: non ebbe l’effetto sperato di sapere chi ci fosse dietro la fiduciaria. Con tutta probabilità, sull’onda di questo “fastidioso” chiacchiericcio, il 29 aprile 2003 Romafides tolse il disturbo dall’azionariato della General Athletic: uscirono di scena anche Andrea Cragnotti e Francesca Tanzi.
Al posto dei fuoriusciti entrarono, ciascuno con una quota del 26%, Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco “notabile” della Margherita, e Oreste Luciani, uomo di fiducia della famiglia Tanzi. Prima azionista diventò Chiara Geronzi con il 46%, mentre Riccardo Calleri ne possedeva il 2%.
Da notare che, De Mita era stato nominato direttore generale della Lazio il 1° settembre del 2003, trovandosi in un chiaro conflitto d’interessi.
Conoscere chi c’era dietro a Romafides non è il semplice soddisfacimento di una curiosità morbosa. Ciò scioglierebbe un pesante dubbio, rimasto finora tale…
Conoscere chi c’era dietro a Romafides non è il semplice soddisfacimento di una curiosità morbosa. Ciò scioglierebbe un pesante dubbio, rimasto finora tale: se fosse confermata la presenza del figlio dell’ex numero uno della Figc, starebbe a significare che il calciomercato, e di conseguenza, il mondo del pallone nostrano è stato dominato e monopolizzato tra il 2000 e il 2006 da un’accolita di figli illustri, o meglio ancora, dai loro padri potenti.
«C’erano quantomeno delle strane connessioni tra sistema bancario, industria del latte, esposizione per i diritti televisivi del calcio e un giro vorticoso di calciatori gestiti sempre dagli stessi nomi». Questa interpretazione del sistema-Gea fu data lo scorso maggio (quando scoppiò lo scandalo di calciopoli) dall’onorevole Bruno Tabacci, in cui si era imbattuto nel 2004, ai tempi dell’indagine parlamentare conoscitiva su Cirio e Parmalat. L’esponente dell’Udc sottolineò anche che durante l’indagine parlamentare fu «molto incuriosito dalle modalità di compravendita di Crespo e Nesta».
Dunque, suonerebbe strano il coinvolgimento di Roberto Mancini, che secondo Luciano Moggi e Chiara Geronzi, sarebbe dietro lo scudo della fiduciaria. C’è anche un altro particolare che fa riflettere sulla posizione dell’attuale allenatore dell’Inter. Secondo l’informativa dei Carabinieri che accompagna il testo delle intercettazioni, pubblicata sul “Libro nero del calcio” del settimanale L’Espresso, Mancini è indicato come un assistito Gea: sembrerebbe singolare che contemporaneamente fosse stato anche azionista occulto della società.
Anche la presenza di De Mita dietro Romafides avrebbe poca importanza: non avrebbe avuto alcun senso per il figlio di Ciriaco nascondersi prima e palesarsi dopo nell’azionariato della General Athletic. Per dissipare questo enigma potrebbe essere opportuno ai fini delle indagini l’acquisizione della copia della documentazione relativa alla controllante della Gea presso Romafides.
In questo modo, si potrebbe davvero stabilire se la «Gea non era altro che il braccio operativo del sistema Moggi», come ha affermato l’ex patron del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, che sta attendendo la conclusione delle indagini dei due sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci, per costituirsi parte civile.
LA JUVENTUS E MOGGI
Riguardo alla Gea World, la Juventus ha confessato il rapporto d’affari e il conflitto d’interessi tra Moggi padre e Moggi figlio (nella foto). A pagina 42 del bilancio chiuso al 30 giugno 2006, nel paragrafo dedicato alle operazione con società controllate e altre parti correlate, è stata inserita una nota riguardante la società presieduta da Alessandro Moggi: quest’ultimo ne è tuttora socio al 45% tramite la Football Management.
Dopo la messa in liquidazione volontaria votata dall’assemblea del 18 luglio 2006, c’è stato un passaggio di quote Gea dalla General Athletic a Riccardo Calleri, diventato socio al 22,6%, e a Chiara Geronzi, che ne possiede il 32,4%.
Nel documento della società bianconera si evidenzia che la Gea «è stata parte correlata fino al 16 maggio 2006, data delle dimissioni dell’ex direttore generale Luciano Moggi». Tradotto dal freddo linguaggio di Borsa, l’espressione “parte correlata” significa che la società di procuratori calcistici aveva un rapporto professionale continuativo con la Juve.
La “confessione” dei bianconeri riguarda quindi il rapporto tra Luciano Moggi e l’azienda presieduta da suo figlio Alessandro, terminato, guarda caso, proprio con l’uscita di scena di Moggi senior: entrambi trattavano fra loro la compravendita dei calciatori.
Ciò è anche supportato dal dettaglio dei poteri di papà Luciano, specificati minuziosamente nel bilancio al 30 giugno 2005 della Juve. Oltre ad essere direttore generale, egli era anche consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, così come lo erano l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il vicepresidente Roberto Bettega: tutti e tre partecipavano anche alla stesura del bilancio e hanno partecipato a tutte le riunioni del consiglio d’amministrazione.
Inoltre lo stesso Cda aveva dato a Luciano Moggi, con delibera in data 4 settembre 2001 e confermata il 28 ottobre 2003, «specifici poteri nell’ambito delle competenze sportive».
Alla Gea World sono stati versati 970 mila euro, per il solo esercizio 2005/06, «in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori». Tuttavia la Juventus risulta debitrice verso la Gea per 550mila euro e nei confronti della controllante di quest’ultima, la Football Management, per 110 mila euro. COSA FANNO OGGI CHIARA GERONZI E ALESSANDRO MOGGI
Che cosa fanno oggi Chiara Geronzi e Alessandro Moggi, due dei principali protagonisti della galassia Gea?
La figlia del presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, oltre a essere giornalista al Tg5, ha ricevuto, stando al bilancio finale di liquidazione stilato dal liquidatore Riccardo Calleri (che ha ottenuto come socio l’importo netto di 175mila euro), una cospicua somma di circa 450mila euro dalla liquidazione, deliberata nel febbraio 2005, della General Athletic: la cifra comprende 324mila euro per le 32.400 azioni detenute nella Gea, oltre 79mila euro per contante in cassa ed oltre 46mila per crediti verso l’erario per Iva e Irap.
Stando all’elenco soci depositato in Camera di Commercio, la Geronzi è stata iscritta il 25 novembre 2003 come unico socio dell’Immobiliare Giolitti srl. Ciò coincide con la notizia della vendita del 100% di questa società, avvenuta nel novembre 2003, riportata nel bilancio consolidato del Gruppo Beni Stabili.
Secondo l’ultimo bilancio disponibile al 31 dicembre 2005, l’Immobiliare Giolitti ha un capitale sociale di 98.800 euro e ha chiuso in attivo con poco più di 7.400 euro: l’amministratore unico è Ivan Vecchietti, che ricopre anche l’incarico di sindaco supplente nella General Athletic.
Nel documento contabile spicca un debito bancario per oltre 1,8 milioni, costituito da mutui passivi, a fronte di un valore della produzione di 988mila euro. La srl è proprietaria di uno stabile residenziale sito in Via Tevere 5b a Roma, a pochi passi dalla sede dell’Aia (di proprietà del Fondo di accantonamento delle indennità di fine carriera per i giocatori e gli allenatori di calcio) e da quella della Figc in via Gregorio Allegri.
Stando a quanto dichiarato da Beni Stabili nel bilancio 2003, «Immobiliare Giolitti aveva acquisito, nel corso dell’esercizio, l’immobile di via Tevere da un’altra società del gruppo al prezzo di vendita concordato con l’acquirente della partecipazione».Interpellata da Quotidiano.net, Beni Stabili fa sapere che «il prezzo di vendita dell’immobile è stato di € 5.2 milioni».
Invece, Alessandro Moggi è socio e amministratore unico della Undici srl (ex Alessandro Moggi Consulting), socio al 10% della Licom srl in liquidazione, e socio di maggioranza al 49% della Management & Productions International srl. Visure camerali alla mano, la Undici è stata costituita il 10 ottobre 2005, ha un capitale sociale di 10mila euro: curiosamente ha sede allo stesso indirizzo della Gea, in Vicolo Barberini 35. Suo oggetto sociale principale è «la consulenza, in area commerciale, di marketing management» e «la consulenza organizzativa» in vari settori: ma non in quello calcistico.
Invece, una delle attività della Management & Productions International (con sede a Napoli) è «il mangement di attività di squadre e sportivi professionisti, compresa l’attività di procuratore sportivo». La società è stata «costituita il 3/11/2000» e «iscritta nella sezione ordinaria il 21/2/2006» della Camera di Commercio di Napoli: ne è amministratore unico il socio di minoranza Enrico Mauro. Gli altri due soci sono la moglie di Alessandro Moggi, Fabrizia Lonardi, e Raffaele Barca. Secondo l’ultimo bilancio disponibile al 31 dicembre 2005, la società ha chiuso con un attivo di 63mila euro: possiede debiti pregressi per 463mila euro (in aumento di 129mila rispetto all’esercizio precedente) di cui 22mila circa nei confronti del fisco e oltre 25mila verso Inail e Inps.
1° puntata
Quote:
Allora cominciamo con la domanda più banale di tutte.
Cos'è la Gea e come nasce?
E' una società che cura la procura e gli interessi di addetti ai lavori del mondo del calcio. In particolare allenatori e calciatori. Nasce nell'ottobre 2001 grazie all'opera congiunta di due uomini forti Capitalia e cioè il patron Geronzi e Franco Carraro (presidente di Medio Credito Centrale che è la merchant bank di Capitalia).
Di chi è la Gea?
Scorrendone la composizione, rilevabile dai documenti depositati presso la Camera di Commercio, salta evidente all'occhio il socio occulto che poi tanto occulto non è e cioè la Banca di Roma (alias Capitalia). Gli azionisti della Gea sono tre: le due società Football Management e General Athletic, ciascuna al 45%, e Riccardo Calleri al 10%. A sua volta, la Football Management è controllata al 60% da Alessandro Moggi. Della General Athletic, Andrea Cragnotti, Francesca Tanzi e Chiara Geronzi detengono ciascuno il 20%.
Il restante 40% è in mano a Romafides, una fiduciaria della Banca di Roma e dunque di Capitalia che si configura, di fatto, come socio di maggioranza.
Fonte: Il Manifesto
Dunque la Gea viene fondata da patron Geronzi che, ben prima dell'arrivo di Moggi jr, la affida alla figlia. Fra padre e figlia detengono più del 50% e intanto c'è anche Carraro.
Potentissimi, no?
Infatti come vedremo nella prossima puntata, Moggi deve spesso "chiedere il permesso" a Geronzi anche solo per andare al bagno.. ma come??
Non era di Moggi la Gea??
Non era Moggi l'uomo più potente dell'universo??
E invece, nella prossima puntata, riporterò tutte le intercettazioni in cui Moggi parla di Geronzi e di Capitalia come del suo padrone.
E Geronzi è quello che ha salvato Roma, Lazio e Parma dalla C tramite l'acquisizione di grosse quote delle suddette società e tramite l'aiuto del suo sodale Carraro che, in quanto presidente della Figc, ha "casualmente" retrocesso in C Fiorentina e Napoli, ma non le 3 squadre di Geronzi che erano messe forse ancora peggio sul piano finanziario...
2° puntata
Ma se Moggi (e la Juve) erano i soli, unici ed onnipotenti padroni/taroccatori del calcio, com'è che Moggi fa da galoppino ai due uomini emersi nella prima puntata (Carraro e Geronzi) che sono vicinissimi a Lazio e Roma e non certo alla Juve..
Quote:
Così il colloquio viene ricostruito nel brogliaccio: « Zavaglia gli comunica che Luciano Moggi è andato da Cesare Geronzi per valutare la possibilità di far entrare il figlio Alessandro nella Roma come direttore generale ma, a suo dire, sia Chiara che il padre Cesare vedono questa operazione non particolarmente utile (evidentemente perché susciterebbe tutta una serie di polemiche da parte dell'ambiente gialorosso tradizionalmente ostile da anni all'organizzazione moggiana) ».
I due ne parlano nuovamente 21 dicembre e Zavaglia « gli riferisce che Chiara Geronzi ha parlato con la "figlia" (riferendosi a Rosella Sensi) e costei gli ha detto che l'operazione sarebbe anche possibile però è opportuno aspettare un po' prima di far entrare Alessandro Moggi nei quadri dirigenziali di detta società (evidentemente riferito all'ostacolo Baldini da rimuovere) ».
Fonte: Corriere della Sera
Dunque Moggi vorrebbe mettere il figlio dentro la Roma. Ovviamente chiede ai veri padroni della Roma e del calcio italiano cioè i Geronzi che però gli negano tale permesso.
Infatti, credo che risulti a tutti, alla fine Alessandro Moggi NON E' ENTRATO nella società AS Roma.
Ma come? Moggi non era Dio?
Com'è che chiede permessi??
Com'è che gli vengono negati?
E com'è che la potente Juve non riesce a mettere le mani sulla santa Roma? Forse perchè, essendo diventata dei Geronzi ora la Roma è molto molto forte.. e nel sistema, grazie a Geronzi, ci può sguazzare...
Quote:
[...]Molto intenso invece il rapporto con la Roma di Franco Sensi. Capitalia, per evitare la rivolta della Curva Sud e per tutelare anche i suoi affari, converte i debiti e acquista il 49% dell’Italpetroli che controlla Roma 2000 che a sua volta detiene il 61% del club giallorosso e di fatto ne assume il controllo.
Fonte: La Stampa
Quote:
Il 14 aprile 2005 Franco Baldini viene interrogato dai carabinieri. E afferma: «Quando le situazioni economiche ormai evidentemente pressanti che riguardavano in primis la società Italpetroli e conseguentemente l'A.S. Roma, è stato sottoscritto dalla famiglia Sensi un accordo per la ristrutturazione dei debiti pregressi con Capitalia e la diretta assunzione in Italpetroli come direttore generale di Bassi indicato espressamente dallo stesso istituto di credito."
Fonte: Corriere della Sera
3° puntata
Dicevamo che Moggi era semmai il galoppino di Capitalia e non il burattinaio. I primi due episodi fatti di prove, non di chiacchiere antigobbe, lo dimostrano.. non basta? Ok, allora proseguiamo..
Ci sono diverse (e ben note) intercettazioni in cui Carraro, parlando con Mazzini, infama Moggi.
Ci sono altre dichiarazioni in cui Moggi infama Carraro.
Allora perchè Moggi si sbatte per farlo rieleggere?? Che è scemo oltre che mafioso??
Quote:
Proprio in quel periodo Moggi si occupa dell'elezione dei vertici federali. «Di interesse investigativo — si legge nell'informativa — sono anche i contatti con Geronzi nell'ambito delle attività di gestione del potere federale e quindi in relazione alla riconferma di Carraro alla presidenza della Figc."
Fonte: Corriere della Sera
Se però si considera per un attimo (dico per un attimo) Geronzi come il vero padrone del calcio allora ha senso.. e infatti Moggi non controlla Carraro, o almeno non ci riesce e infatti guardate a chi chiede aiuto..
Quote:
Moggi: « Stamattina m'ha chiamato Geronzi... allora senza sape' niente... senza sape' niente ho detto a Geronzi: Cesare, tu che puoi, mettigli il pepe in culo a Carraro perché mi sembra rincoglionito! ».
Fonte: La Stampa
Ma come?? Ci deve pensare Geronzi?? Ma non era Moggi il dio del pallone italico??
simili episodi, come vedete, cominciano a diventare numerosi (vedi 2° puntata)..
Infine risulta che Moggi abbia fatto il peggio del peggio pur di "togliere" Taddei all'Inter e darlo alla Roma.. ma come? Non alla Juve?? Scusate ma per chi lavorava Moggi?? Ah.. ma la Roma, Baldini dixit, è ormai in mano a Capitalia di Geronzi e dunque il giocatore "casualmente" finisce lì..
Chiaro allora che Moggi era costretto (come ha detto ai magistrati) davvero a rispondere a certi "poteri forti" pur di non far chiudere baracca alla Juve, no?
4° puntata
Ma vediamo cosa ne pensano altre persone, ben più addentro alle cose e ben più addette ai lavori di me, ok?
Quote:
"Tutti quanti oggi sparano su Moggi, ma lui è sì una delle componenti importanti, ma non è quella che ha determinato il calcio degli ultimi dieci anni". Commenta così il presidente del Livorno Aldo Spinelli le vicende delle presunte partite aggiustate in cui sarebbero coinvolte diverse squadre di serie A tra cui la Juventus. "E' un sistema che si è andato creando con l'andare degli anni e che risale io credo a dieci anni fa, quando in Lega Calcio è arrivato un certo potere, legato a interessi di gente molto potente, tranquillamente coperti da una grande società che tutti pensavano facesse il bene della Juventus" ha aggiunto il presidente del Livorno. "Ora da questo calcio bisogna uscire una volta per tutte, ma puliti, perché non deve pagare solo il Genoa. La pulizia deve partire soprattutto da Roma che in questi anni non era controllata da nessuno".
Fonte: repubblica.it
Quote:
L'ex presidente del Napoli Franco Corbelli, storico amico di Corioni, ha dichiarato alla stampa:
"Non capisco questa indignazione a comando e a senso unico che esce solo adesso. C'è stato un campionato falso nel 2000-2001, quello dei giocatori schierati con tutti i passaporti falsi, un campionato che andava annullato e che invece tutti quanti hanno accettato supinamente come campionato regolare. Chissà perchè quell'anno non si indignò nessuno."
Fonte: ansa.it
Quote:
CALCIO, INCHIESTE; GAUCCI: PRONTO A DIRE TUTTO
"Intendo confermare quanto anticipato, in maniera molto sintetica, circa la mia ferma volontà di fare luce sugli incresciosi avvenimenti nei quali, mio malgrado, mi sono trovato coinvolto". Inizia così una lettera inviata da Luciano Gaucci da Santo Domingo, dove si trova attualmente, ai giudici che stanno indagando sul crac del Perugia e sugli scandali del calcio. "Per amore di verità e giustizia - scrive l'ex patron di Perugia, Catania e Viterbese - il mio difensore avvocato Pompa fornirà alla magistratura inquirente delle procure di Perugia e Roma tutti gli elementi utili a provare le condotte inammissibili, delle quali sono stato vittima, ad opera del Dott. Cesare Geronzi, quale presidente 'deus ex machina' di ogni vicenda legata alla gestione economica-finanziaria del calcio, nonchè della Gea, da lui etero-diretta tramite la figlia Chiara, dei suoi soci dalle nobili ascendenze, del sig. Luciano Moggi e di altri professionisti e Pubblici Ufficiali compiacenti ed ossequiosi dello strapotere Geronzi". Secondo Gaucci, "indagare su ciò che è avvenuto vuol dire anche e soprattutto indagare sulle ragioni che hanno indotto e compiere determinati atti, ed allora si comprenderà l'odiosa criminalizzazione da me subita". L'ex presidente chiude precisando di aver "riferito la rete tessuta ai miei danni, quindi sono in grado di dare conto in modo concreto di ogni singolo episodio da me citato a discolpa, contro i suddetti personaggi".
Fonte: repubblica.it
Quote:
"E' inutile vedere il capro espiatorio nel solo Moggi quando tutti sappiamo che c'è una banca che possiede 4 squadre e che controlla la Gea"
E allora Floris (il conduttore) gli fa: "intende Capitalia?"
E Casini. "Suvvia siamo a Roma non mia faccia fare nomi... secondo lei? E dai.. a buon intenditor poche parole.."
Pierferdinando Casini in diretta a Ballarò del 23/05/2006
Quote:
"Io sono stato tra i primi ad affrontarli, quando la Gea penso' bene di ingaggiare Alessandro Nesta. L'accordo fu raggiunto grazie all'intervento del presidente Capitalia Geronzi, dell'allora dirigente della Lazio Giuseppe De Mita, della figlia di Geronzi e di altri personaggi." Proprio in relazione al banchiere capitolino, Canovi affonda, sostenendo che piu'' della Gea, puo' Geronzi: "Credo che le connessioni e i rapporti tra i massimi dirigenti federali, parlo di Carraro, e i poteri economici e le grandi banche erano molto piu' forte di quelli della Gea o di un Moggi. Capitalia e' direttamente o indirettamente legata a grandissime societa' italiane che avevano nei suoi confronti grandi debiti, mi riferisco a Parma, Roma e Lazio. Gli Arbitri? Ci sono societa' piu' coinvolte e societa'' che non lo sono affatto o che lo sono molto meno. Di certo i rapporti tra i club e classe arbitrale erano gestiti dai due designatori, che erano molto vicini ad alcune societa' in particolare, a partire dalla Juventus, ma non solo".
Dario Canovi, ex procuratore di Nesta in un'intervista a La7
Quote:
Ma se qualcuno pensa di aver aperto gli occhi, siamo pronti a replicare che si sta ancora sonnecchiando, poiché il ruolo dei Moggi & C. rimane sì quello di responsabili, ma complici gregari, bravi manager, strapagati e senza scrupoli, pronti ad assolvere e coltivare gli interessi dei veri padroni del pallone. Tutti parlano della Gea, ma nessuno dichiara esplicitamente che le quote di maggioranza della stessa sono da ricondurre, attraverso la partecipazione di Chiara Geronzi e di Romafides, una fiduciaria del gruppo bancario Capitalia, al banchiere romano Cesare Geronzi. Tutti parlano di Carraro, ma nessuno dice che la responsabile marketing della Federcalcio è Benedetta Geronzi, altra figlia del banchiere di Marino e che lo stesso Carraro è anche presidente di Mediocredito Centrale, la banca d’affari del gruppo Capitalia. Tutti parlano di conflitti di interesse e di pressioni sugli andamenti delle partite e sui miliardari e vorticosi giri di affari del calciomercato ma nessuno dice che molte delle principali società di calcio sono state e sono tuttora indebitate nei confronti di Capitalia. Tutti fanno nomi in maniera confusa, ma nessuno dice che i proprietari di Inter e Milan (Moratti e Fininvest) siedono nel patto di sindacato della banca romana. Tutti blaterano a vanvera, atteggiandosi a moralizzatori dell’ultimo minuto, dai politici agli scribacchini benpensanti, ma nessuno era presente ad alzare la mano quando, già da qualche anno, andavamo pubblicamente a denunciare, con nomi e cognomi, quanto ora sta emergendo.
Fonte: AGE - Agenzia Giornalistica Europa
La Roma raccoglie le firma per mandarci in B.. ah Luuuunaaaaaaaa!!
Se scoperchiano il pentolone (e se ce l'hanno fatta usando semplicemente il web..) la Juve quasi quasi esce come la più pulita di tutte anche perchè Capitalia (i soliti noti) ha nel suo patto di sindacato anche Tronchetti e Silvio Berlusconi e il cerchio si chiude!!!
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20 FEBBRAIO 2007 - OLIVIERO BEHA: TUTTI I SEGRETI DELLA GEA.
Queste "parole e musica" eseguite da Luciano Moggi domenica 11 febbraio nella trasmissione televisiva "Buona Domenica" hanno riaperto uno dei principali filoni di Calciopoli, quello della Gea World, la società di procuratori sportivi (posta in liquidazione dal 1° agosto 2006) fondata nel 2000 e detenuta da un pugno di "figli di papà".
Le indagini dei Pm romani, Maria Cristina Palaia e Luca Palamara, si sono concluse alla fine della scorsa settimana con la richiesta di rinvio a giudizio per l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza con minaccia e violenza privata per sette indagati.
Essi sono: Luciano Moggi (ex consigliere di amministrazione e direttore generale della Juventus), suo figlio Alessandro (ex presidente della Gea; i due insieme nella foto), Franco Zavaglia (ex amministratore delegato della Gea), Davide Lippi (figlio dell’ex ct della nazionale Marcello e procuratore della Gea), Riccardo Calleri (socio Gea), Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo (ex collaboratori di Luciano Moggi).
Invece, l’ex presidente del Perugia, Luciano Gaucci, è indagato solo per illecita concorrenza. I due Pm hanno chiesto l’archiviazione per Giuseppe De Mita (ex socio e direttore generale della società di procuratori) e di Chiara Geronzi (ex presidente e socio della Gea), in un primo tempo coinvolti per lo stesso reato associativo.
Quest’ultima, durante un interrogatorio reso in veste di indagata alcuni mesi fa davanti ai magistrati inquirenti aveva dato la sua spiegazione per difendersi dalle ipotesi accusatorie. “Soci fondatori siamo stati io, Francesca Tanzi, Andrea Cragnotti e Giuseppe De Mita.
Le quote societarie erano queste: il 20% lo detenevo io, il 20% la Tanzi, il 20% Cragnotti e poi c’era un 40% in mano alla società Romafides, fiduciaria composta da Giuseppe De Mita e Roberto Mancini”.
Una versione in parte contraddittoria con quella fornita da “big Luciano” in tv: quanti erano i soci mascherati dietro il 40% detenuto da Romafides? Uno solo o molteplici?
A questo proposito, bisogna svolgere alcuni chiarimenti sull’affare Gea. L’azionariato riferito dalla Geronzi ai magistrati è quello della General Athletic, una controllante della Gea World. I soci di quest’ultima erano fino al 29 aprile 2003: 45% Football Management (60% Alessandro Moggi, 40% Zavaglia), 45% General Athletic e 10% Riccardo Calleri.
Un particolare mistero era presente nell’azionariato della General Athletic fino all’autunno di poco più di tre anni fa. Secondo l’elenco soci storico depositato in Camera di Commercio, l’azionariato era proprio quello descritto dalla Geronzi, con la presenza dell’azionista di maggioranza Romafides.
Quest’ultima è una fiduciaria posseduta al 100% da Capitalia, il potente gruppo bancario di cui è presidente il padre di Chiara, Cesare Geronzi. Il suo compito, come quello di qualsiasi altra fiduciaria, è quello di tenere celato a terzi il reale (oppure i reali) possessori della quota allora detenuta nella General Athletic.
Chi poteva essere il personaggio (o i personaggi), il cui nome doveva restare un inconfessabile segreto? Una spiegazione a questo enigma avevano cercato di fornirla due senatori della Lega Nord, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Tirelli, in un’interpellanza presentata il 13 novembre 2002 all’allora ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Giuliano Urbani e a quello dell’Economia, Giulio Tremonti.
In essa, i due esponenti del Carroccio avevano chiesto se i due componenti del governo Berlusconi non ritenessero “che una società come la Gea World abbia, volendo, la possibilità di interferire sulle partite del calcio professionistico”.
Ma, soprattutto, si avanzava il dubbio che nella Gea World avesse «probabilmente avuto quale fondatore anche il figlio del presidente della Federcalcio»: ossia Luigi, rampollo dell’allora presidente della Figc, Franco Carraro. Questo sarebbe stato, stando alle ipotesi di Stiffoni e Tirelli, lo scomodo segreto celato da Romafides.
L’interpellanza suscitò forti malumori nella maggioranza di centrodestra e nel governo: non ebbe l’effetto sperato di sapere chi ci fosse dietro la fiduciaria. Con tutta probabilità, sull’onda di questo “fastidioso” chiacchiericcio, il 29 aprile 2003 Romafides tolse il disturbo dall’azionariato della General Athletic: uscirono di scena anche Andrea Cragnotti e Francesca Tanzi.
Al posto dei fuoriusciti entrarono, ciascuno con una quota del 26%, Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco “notabile” della Margherita, e Oreste Luciani, uomo di fiducia della famiglia Tanzi. Prima azionista diventò Chiara Geronzi con il 46%, mentre Riccardo Calleri ne possedeva il 2%.
Da notare che, De Mita era stato nominato direttore generale della Lazio il 1° settembre del 2003, trovandosi in un chiaro conflitto d’interessi.
Conoscere chi c’era dietro a Romafides non è il semplice soddisfacimento di una curiosità morbosa. Ciò scioglierebbe un pesante dubbio, rimasto finora tale…
Conoscere chi c’era dietro a Romafides non è il semplice soddisfacimento di una curiosità morbosa. Ciò scioglierebbe un pesante dubbio, rimasto finora tale: se fosse confermata la presenza del figlio dell’ex numero uno della Figc, starebbe a significare che il calciomercato, e di conseguenza, il mondo del pallone nostrano è stato dominato e monopolizzato tra il 2000 e il 2006 da un’accolita di figli illustri, o meglio ancora, dai loro padri potenti.
«C’erano quantomeno delle strane connessioni tra sistema bancario, industria del latte, esposizione per i diritti televisivi del calcio e un giro vorticoso di calciatori gestiti sempre dagli stessi nomi». Questa interpretazione del sistema-Gea fu data lo scorso maggio (quando scoppiò lo scandalo di calciopoli) dall’onorevole Bruno Tabacci, in cui si era imbattuto nel 2004, ai tempi dell’indagine parlamentare conoscitiva su Cirio e Parmalat. L’esponente dell’Udc sottolineò anche che durante l’indagine parlamentare fu «molto incuriosito dalle modalità di compravendita di Crespo e Nesta».
Dunque, suonerebbe strano il coinvolgimento di Roberto Mancini, che secondo Luciano Moggi e Chiara Geronzi, sarebbe dietro lo scudo della fiduciaria. C’è anche un altro particolare che fa riflettere sulla posizione dell’attuale allenatore dell’Inter. Secondo l’informativa dei Carabinieri che accompagna il testo delle intercettazioni, pubblicata sul “Libro nero del calcio” del settimanale L’Espresso, Mancini è indicato come un assistito Gea: sembrerebbe singolare che contemporaneamente fosse stato anche azionista occulto della società.
Anche la presenza di De Mita dietro Romafides avrebbe poca importanza: non avrebbe avuto alcun senso per il figlio di Ciriaco nascondersi prima e palesarsi dopo nell’azionariato della General Athletic. Per dissipare questo enigma potrebbe essere opportuno ai fini delle indagini l’acquisizione della copia della documentazione relativa alla controllante della Gea presso Romafides.
In questo modo, si potrebbe davvero stabilire se la «Gea non era altro che il braccio operativo del sistema Moggi», come ha affermato l’ex patron del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, che sta attendendo la conclusione delle indagini dei due sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci, per costituirsi parte civile.
LA JUVENTUS E MOGGI
Riguardo alla Gea World, la Juventus ha confessato il rapporto d’affari e il conflitto d’interessi tra Moggi padre e Moggi figlio (nella foto). A pagina 42 del bilancio chiuso al 30 giugno 2006, nel paragrafo dedicato alle operazione con società controllate e altre parti correlate, è stata inserita una nota riguardante la società presieduta da Alessandro Moggi: quest’ultimo ne è tuttora socio al 45% tramite la Football Management.
Dopo la messa in liquidazione volontaria votata dall’assemblea del 18 luglio 2006, c’è stato un passaggio di quote Gea dalla General Athletic a Riccardo Calleri, diventato socio al 22,6%, e a Chiara Geronzi, che ne possiede il 32,4%.
Nel documento della società bianconera si evidenzia che la Gea «è stata parte correlata fino al 16 maggio 2006, data delle dimissioni dell’ex direttore generale Luciano Moggi». Tradotto dal freddo linguaggio di Borsa, l’espressione “parte correlata” significa che la società di procuratori calcistici aveva un rapporto professionale continuativo con la Juve.
La “confessione” dei bianconeri riguarda quindi il rapporto tra Luciano Moggi e l’azienda presieduta da suo figlio Alessandro, terminato, guarda caso, proprio con l’uscita di scena di Moggi senior: entrambi trattavano fra loro la compravendita dei calciatori.
Ciò è anche supportato dal dettaglio dei poteri di papà Luciano, specificati minuziosamente nel bilancio al 30 giugno 2005 della Juve. Oltre ad essere direttore generale, egli era anche consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, così come lo erano l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il vicepresidente Roberto Bettega: tutti e tre partecipavano anche alla stesura del bilancio e hanno partecipato a tutte le riunioni del consiglio d’amministrazione.
Inoltre lo stesso Cda aveva dato a Luciano Moggi, con delibera in data 4 settembre 2001 e confermata il 28 ottobre 2003, «specifici poteri nell’ambito delle competenze sportive».
Alla Gea World sono stati versati 970 mila euro, per il solo esercizio 2005/06, «in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori». Tuttavia la Juventus risulta debitrice verso la Gea per 550mila euro e nei confronti della controllante di quest’ultima, la Football Management, per 110 mila euro. COSA FANNO OGGI CHIARA GERONZI E ALESSANDRO MOGGI
Che cosa fanno oggi Chiara Geronzi e Alessandro Moggi, due dei principali protagonisti della galassia Gea?
La figlia del presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, oltre a essere giornalista al Tg5, ha ricevuto, stando al bilancio finale di liquidazione stilato dal liquidatore Riccardo Calleri (che ha ottenuto come socio l’importo netto di 175mila euro), una cospicua somma di circa 450mila euro dalla liquidazione, deliberata nel febbraio 2005, della General Athletic: la cifra comprende 324mila euro per le 32.400 azioni detenute nella Gea, oltre 79mila euro per contante in cassa ed oltre 46mila per crediti verso l’erario per Iva e Irap.
Stando all’elenco soci depositato in Camera di Commercio, la Geronzi è stata iscritta il 25 novembre 2003 come unico socio dell’Immobiliare Giolitti srl. Ciò coincide con la notizia della vendita del 100% di questa società, avvenuta nel novembre 2003, riportata nel bilancio consolidato del Gruppo Beni Stabili.
Secondo l’ultimo bilancio disponibile al 31 dicembre 2005, l’Immobiliare Giolitti ha un capitale sociale di 98.800 euro e ha chiuso in attivo con poco più di 7.400 euro: l’amministratore unico è Ivan Vecchietti, che ricopre anche l’incarico di sindaco supplente nella General Athletic.
Nel documento contabile spicca un debito bancario per oltre 1,8 milioni, costituito da mutui passivi, a fronte di un valore della produzione di 988mila euro. La srl è proprietaria di uno stabile residenziale sito in Via Tevere 5b a Roma, a pochi passi dalla sede dell’Aia (di proprietà del Fondo di accantonamento delle indennità di fine carriera per i giocatori e gli allenatori di calcio) e da quella della Figc in via Gregorio Allegri.
Stando a quanto dichiarato da Beni Stabili nel bilancio 2003, «Immobiliare Giolitti aveva acquisito, nel corso dell’esercizio, l’immobile di via Tevere da un’altra società del gruppo al prezzo di vendita concordato con l’acquirente della partecipazione».Interpellata da Quotidiano.net, Beni Stabili fa sapere che «il prezzo di vendita dell’immobile è stato di € 5.2 milioni».
Invece, Alessandro Moggi è socio e amministratore unico della Undici srl (ex Alessandro Moggi Consulting), socio al 10% della Licom srl in liquidazione, e socio di maggioranza al 49% della Management & Productions International srl. Visure camerali alla mano, la Undici è stata costituita il 10 ottobre 2005, ha un capitale sociale di 10mila euro: curiosamente ha sede allo stesso indirizzo della Gea, in Vicolo Barberini 35. Suo oggetto sociale principale è «la consulenza, in area commerciale, di marketing management» e «la consulenza organizzativa» in vari settori: ma non in quello calcistico.
Invece, una delle attività della Management & Productions International (con sede a Napoli) è «il mangement di attività di squadre e sportivi professionisti, compresa l’attività di procuratore sportivo». La società è stata «costituita il 3/11/2000» e «iscritta nella sezione ordinaria il 21/2/2006» della Camera di Commercio di Napoli: ne è amministratore unico il socio di minoranza Enrico Mauro. Gli altri due soci sono la moglie di Alessandro Moggi, Fabrizia Lonardi, e Raffaele Barca. Secondo l’ultimo bilancio disponibile al 31 dicembre 2005, la società ha chiuso con un attivo di 63mila euro: possiede debiti pregressi per 463mila euro (in aumento di 129mila rispetto all’esercizio precedente) di cui 22mila circa nei confronti del fisco e oltre 25mila verso Inail e Inps.
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di Marco Liguori - Quotidiano.net
LA PRATICA «NAPOLI»Verità e menzogne....
furino
LA PRATICA «NAPOLI»
Verità e menzogne sulla chiusura delle indagini della Procura partenopea
Giovedì 12 aprile 2007, dopo quasi tre anni dall’inizio dell’inchiesta, la Procura di Napoli fa sapere di aver concluso l’attività di indagine relativa ai fatti del cosiddetto scandalo di “Calciopoli”.
Analizziamo il documento emesso dai magistrati Narducci e Beatrice alla ricerca delle verità e delle bugie.
NON SI TRATTA DI RINVII A GIUDIZIO
La prima precisazione è doverosa: il documento emanato da Napoli non contiene le richieste di rinvio a giudizio. Si tratta infatti della notifica di chiusura indagini. Un atto dovuto, sia deontologicamente che temporalmente, che ha avuto dai media un inaspettato e immeritato risalto.
L’inchiesta cosiddetta “Offside”, quella che ha generato le abnormi sentenze sportive dell’estate scorsa, è iniziata circa tre anni fa ed è quantomeno logico che, prima o poi, giunga a conclusione.
Alla fine di questa fase, infatti, le 48 persone indagate sono state raggiunte da un avviso di chiusura indagini, il quale rende noto per quali ipotesi di reato i soggetti sono stati messi sotto inchiesta.
Quindi, non si tratta di reati “commessi” né di una pronunciazione di sentenze ma semplicemente di una notifica delle imputazioni alle quali i soggetti sono chiamati a rispondere (e a difendersi). Tali capi di accusa possono essere infatti completamente ribaltati in sede processuale. Basti pensare a quanto accadde all’uscita delle prime intercettazioni: la stampa parlò di 29 partite “truccate”, suscitando un ingiustificato scalpore, dal momento che di tutti quegli incontri nessuno fu utilizzato nei dispositivi di sentenza per punire la Juventus (la quale rispose per il famigerato, e inventato, “illecito strutturato”).
Ci sarebbe piuttosto da stupirsi se la Procura di Napoli non avesse prodotto questo documento chiedendo l’archiviazione, il che avrebbe costituito un’implicita ammissione dell’inconsistenza e dell’insussistenza dei processi sportivi (ma a questo aspetto penseranno i Tar, i Consigli di Stato e, forse, le Corti Europee). Agli eventuali rinvii a giudizio penserà poi il gup (giudice per le udienze preliminari), ma solo dopo che le difese avranno preso visione delle carte e avranno presentato le loro memorie difensive. E questo è un aspetto molto stranamente dimenticato dai mezzi di informazione…
LA FIERA DEL GIÀ VISTO
L’analisi della notifica della chiusura indagini rivela che, a parte due argomenti che tratteremo in seguito, non viene aggiunto nulla di nuovo al quadro accusatorio già noto costruito nei confronti della Juventus e dei suoi dirigenti.
Scendiamo quindi nel dettaglio del documento in questione e sveliamo la prima incongruenza:
Secondo i magistrati, Moggi, Giraudo, Mazzini, Bergamo, Pairetto, Lanese, De Santis, Racalbuto, Cassarà, Bertini, Dattilo, Gabriele, Pieri, Ambrosino, Baglioni, Fazi, Mazzei, Ghirelli, Fabiani e Scardina si sarebbero associati «tra loro e con altre persone in corso di identificazione, avendo già nel passato condizionato l’esito di campionati di calcio di serie A, con particolare riguardo a quello del 1999/2000, che fu sostanzialmente condizionato fino alla penultima giornata […] e non riuscendo nell’intento di garantire alla Juventus la vittoria finale, in quanto gli accordi illeciti già stabiliti vennero compromessi dal clamore suscitato provocato dall’arbitraggio apertamente favorevole alla squadra torinese da parte di De Santis»
Quali sono le altre persone “in corso di identificazione”? Ci sono forse altre persone che hanno contribuito al “disegno criminoso” messo in piedi da Moggi? Se queste persone esistono perché non sono state identificate in ben tre anni di indagini? Primo mistero…
Ma ciò che suscita perplessità è il riferimento al campionato 1999/00: in base a quali presupposti si parla di campionato falsato «fino alla penultima giornata»? C’è per caso stata qualche indagine relativa a quel torneo? Non ci pare di averne mai sentito parlare. Solo questa, quindi, è un’affermazione da querela, che toglie immediatamente attendibilità al lavoro dei due magistrati. La giurisprudenza insegna che se non si possiedono elementi per giudicare, ci si deve limitare al campo delle ipotesi e non debordare in gratuite affermazioni di colpevolezza (un dossier approfondito sul quel campionato, e ci sono molte sorprese in merito…, sarà contenuto nel secondo volume del “Manuale di autodifesa del tifoso juventino”). Insomma, fin dall’inizio pare di avere a che fare con il solito astio antijuventino piuttosto che con la serietà di persone che intendono svolgere bene il proprio lavoro.
Ma su cosa si impernia l’accusa della Procura campana? Sull’associazione a delinquere, termine già noto a chi ha avuto modo di approfondire quanto accaduto in sede di giustizia (?) sportiva la scorsa estate. Ci si chiede perché “associazione a delinquere” e la risposta, forse maliziosa, può essere questa: quel tipo di reato è l’unico che permette l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche in sede processuale. Un atto dovuto (forzato?) perché, senza di esso, non avrebbe avuto luogo alcun procedimento penale. Ma vediamo come viene dedotta l’esistenza di questa “associazione”:
«essersi adoperati al fine di garantire l’elezione di Franco Carraro quale presidente della Figc, al fine di favorire Adriano Galliani nell’elezione alla presidenza della Lega Nazionale Professionisti, raccogliendo informazioni (veri e propri dossier) per screditare Diego Della Valle, che si opponeva all’elezione di Galliani ed ancora, in relazione all’allenatore Zdenek Zeman»
Ed eccoci alla seconda incongruenza: la cupola si sarebbe attivata per favorire Galliani e Carraro nel mantenimento dei rispettivi posti di potere. Benissimo, ma perché allora Galliani non compare nella lista dei 48 indagati? Forse che tutti gli associati lavoravano per lui “gratis” o per simpatia? Sembra una banalità ma è un punto fondamentale: vi sono dozzine di persone che compiono i più turpi atti immaginabili per far eleggere due persone che neppure vengono coinvolte nelle accuse (Carraro in verità sì, ma abbiamo già visto come sia già stato prosciolto dalla giustizia [?] sportiva). O si tratta di una banda di pazzi fuggita da un manicomio oppure c’è qualcosa che non va in questa accusa. Tertium non datur, dicevano i romani…
Si parla anche dei cosiddetti dossier contro Della Valle e Zeman. Anche in questo caso è opportuno un chiarimento: il primo non è un dossier commissionato da Moggi ma un documento che un gruppo di tifosi fiorentini propone di vendere a chi tira le fila in Federcalcio. Dalle intercettazioni non si capisce se tale dossier sia stato poi effettivamente utilizzato o meno. Ciò che emerge, invece, è che Moggi ha detto di portare tali persone al cospetto di Galliani, ovvero del maggior interessato all’ottenimento di quel documento (i Della Valle avversavano la sua elezione in Lega ed è molto nota la rivalità tra il gruppo di imprenditori fiorentini e quello facente capo a Berlusconi).
Il secondo, quello su Zeman, non è un vero e proprio dossier ma un’informazione che l’avvocato Paolo Trofino passa a Moggi: l’allenatore (?) boemo si sarebbe reso protagonista di una truffa (avrebbe, in concerto con un procuratore, venduto un calciatore a 2 miliardi di lire quando invece lo stesso era a parametro zero). Moggi avvisa Giraudo e i due concordano nel fatto che una notizia del genere debba passare subito agli organi di informazione. Non risulta però che questa cosa sia mai accaduta. Inoltre, non si capisce perché ci si debba stupire di due persone che cercano di screditarne un’altra, quando quell’ “altra” ha fatto della calunnia e dell’accusa gratuita (vedi affermazioni sul doping) la sua ragione di vita.
Ma andiamo avanti. Ecco un altro passaggio folle dei magistrati napoletani:
«Perché venissero sempre tutelati gli arbitri che avevano favorito la Juventus o che comunque erano vicini alla società.
Perché attraverso il condizionamento di talune trasmissioni televisive (ad esempio “Il Processo di Biscardi”) o di singoli giornalisti o commentatori del servizio pubblico radiotelevisivo o di altre emittenti private (Ignazio Scardina, Giorgio Tosatti, Ciro Venerato, Franco Melli, Lamberto Sposini, Gianni Di Marzio, Tony Damascelli, Mauro Sandreani, ecc…) venissero favoriti gli interesse del sodalizio»
Siamo di fronte alla replica sbiadita delle già ridicole e fantasiose imputazioni escogitate da Arcangioli e Auricchio. La “cupola” oltre che per far eleggere Carraro e Galliani si adoperava per proteggere «sempre» gli arbitri vicini alla Juventus. Qualcosa suona stonato: tutti concorrono per sostenere le cariche di due milanisti (Carraro fu presidente rossonero dal 1967 al 1971) e poi fanno di tutto per proteggere gli arbitri «vicini» alla Juventus? bah… E come compiono questa impresa?
Condizionando «talune» trasmissioni televisive. Un momento, non «talune» ma una sola, lo scalcagnato processo biscardiano, ovvero il baraccone mediatico che quando va bene raccoglie il 4% di share e che una sentenza di un tribunale (a fronte di un esposto da parte di alcuni arbitri) ha giudicato “inattendibile”. Una cupola invero ingenua: Galliani, che ne è il vertice elettivo, è amministratore delegato di Mediaset, la quale dispone di ben 3 (TRE) emittenti televisive. Perché non rivolgersi direttamente a lui, anziché ridursi a elemosinare consensi in seno ad un emittente che non gode nemmeno di copertura nazionale integrale (e, tra l’altro, di proprietà del “nemico” Tronchetti Provera?). Più che un’ “associazione per delinquere” sembra una corte dei miracoli…
La cupola però non si limita a controllare gli arbitri tramite le televisioni ma, addirittura, provvede a punirli, quando necessario:
«perché invece, venissero arbitrariamente penalizzati gli arbitri che non avevano favorito la Juventus»
Se, di grazia, i signori di Napoli avrano voglia di comunicarci come e quando siano stati penalizzati i fischietti “scomodi”, potremo forse intavolare un discorso serio. Siamo sempre nel campo delle supposizioni. In quali modi la cupola disponeva queste terribili punizioni? Quando, quante, quali e per mezzo di chi sono state somministrate?
Tralasciando due accuse risibili come la faccenda di Boudianski e Zeytulaev (altro nobilissima incombenza della “cupola”) e la mancata comunicazione alla disciplinare dei fatti di Reggio (una scelta di Lanese che non tocca minimamente la Juventus), passiamo ad illustrare tre vere perle contenute nel documento in esame.
PERLA N°1:
«perché venissero favoriti gli interessi (sportivi e quindi economici) di altre società calcistiche alleate al sodalizio (particolarmente Messina, Reggina e Sassari Torres), ed in particolare per garantire la iscrizione al campionato di Serie A 2005/06 del Messina e della Reggina, nonostante l’assenza dei presupposti di carattere finanziario e, comunque, per tutelare gli interessi economici propri della famiglia Franza»
Quindi Moggi e sodali avrebbero massonicamente organizzato la fraudolenta iscrizione al campionato del Messina, il quale era sprovvisto dei requisiti economici per parteciparvi. Non viene spiegato come né vengono indicati quali fossero i parametri non soddisfatti. Certo che fa specie vedere spulciare negli affari della piccola squadra siciliana quando vi sono altre squadre (chi ha detto Roma? Chi ha detto Milan? Inter? Lazio?) che per anni si sono fatti beffa di ogni possibile e immaginabile regola in materia di bilanci e di norme federali.
PERLA N°2:
«perché venissero fornite specifiche indicazioni sulla composizione della formazione della Nazionale Italiana di Calcio, anche in relazione ai contingenti interessi della Juventus»
La “cupola” ha comandato le sorti della Nazionale di calcio e c’è gente che ancora se ne lamenta. Abbiamo vinto un Mondiale con 5 juventini in rosa, un allenatore formato e affermatosi alla Juventus e uno staff tecnico di identica provenienza e si ha ancora il coraggio di recriminare. Allora restituiamo la Coppa… (e dire che questa accusa nasce da una serie di 7-8 telefonate alla vigilia di Italia-Bielorussia, grazie alle quali si apprende che Carraro implora Moggi di occuparsi della selezione azzurra. Moggi è talmente potente che chiede di non far giocare Cannavaro, il quale invece gioca mezz’ora, ed è talmente rispettato che non viene nemmeno fatto entrare negli spogliatoi al termine della gara. Cosa della quale Big Luciano si lamenta con Mazzini…).
PERLA N°3 (E 4…):
«in tal modo predeterminando gli esiti del campionato di calcio di serie A per la stagione 2004/05 (scudetto, piazzamenti per le coppe europee e retrocessioni) e, più in generale, controllando e condizionando l’intero sistema calcio professionistico italiano nell’interesse della Juventus e delle altre società stabilmente o occasionalmente legate all’associazione (Messina, Reggina, Lazio, Fiorentina, Sampdoria, Arezzo, Sassari Torres, ecc…), realizzando in definitiva illeciti ed ingentissimi profitti economici per tutti gli affiliati all’organizzazione ed ai soggetti che comunque ad essa fanno riferimento»
Quindi l’associazione di marrani capeggiata da Moggi predeterminava non solo qualche ammonizione e il moviolone di Biscardi ma, addirittura, era in grado di decidere «scudetto, piazzamenti per le coppe europee e retrocessioni». Questo per il solo vantaggio della Juventus e, occasionalmente, per quello delle società che a turno entravano in simpatia. Del Milan non si parla, eppure tutti si sbattevano per eleggere Carraro e Galliani…
Ma attenzione a questa frase: «Con l’aggravante per Luciano Moggi, Antonio Giraudo, Innocenzo Mazzini, Paolo Bergamo, Pierluigi Pairetto e Massimo De Santis di aver promosso, costituito ed organizzato l’associazione. Associazione costituitasi in epoca e luogo imprecisati». La cupola è talmente potente (e misteriosa) che non se conosce l’origine. Probabilmente Moggi, Bergamo e Pairetto sono entità aliene immortali che governano le sorti del pallone fin dagli scudetti del Genoa (e Carraro e Galliani sono ancora al loro posto…).
Ma, tralasciando queste accuse di minor spessore, su cosa punta principalmente il dito il dispositivo prodotto dai magistrati di Napoli? Sui soliti triti e ritriti argomenti: le ammonizioni mirate, la composizione delle griglie e i sorteggi pilotati. Vediamoli uno per uno.
IL GRANDE RITORNO DELLE AMMONIZIONI MIRATE
Nonostante le illuminate sentenze rupertiane e san dulliane avessero decretato l’inesistenza di questa fantasiosa pratica, non si rinuncia alla calda sicurezza di uno degli all time favourites ritornelli antijuventini. Esaminiano le partite sopra le quali la longa manus moggiana è riuscita a posarsi:
UDINESE-BRESCIA 1-2
«atti fraudolenti consistiti, ad opera del Dattilo, nella dolosa ammonizione dei calciatori Pinzi, Muntari e Di Michele e nella dolosa espulsione del calciatore Jankulovski, tutti in forza alla squadra dell’Udinese – successivo avversario della Juventus […] la gara dell’Udinese risultava condizionata dalle tre ammonizioni e dalla espulsione inflitte dal direttore di gara».
Ci si chiede se chi ha vergato la frase sopra riportata abbia avuto la decenza di vedere la partita in questione o, almeno di informarsi. L’incontro è infatti passato alla storia per un gol (quello decisivo) segnato dal bresciano Mannini con il portiere udinese De Sanctis a terra infortunato. In seguito a questo episodio è scoppiata una maxi-rissa che ha visto coinvolti praticamente tutti i 22 calciatori in campo. Quindi è già andata bene ai friulani (inviperiti per il torto subito) di ritrovarsi con solo 1 giocatore sanzionato, Jankulovski che viene tra l’altro espulso giustamente. Questo il comunicato ufficiale della Lega Calcio in merito alle decisioni della Disciplinare:
SQUALIFICA PER UNA GIORNATA EFFETTIVA DI GARA:
JANKULOVSKI MAREK (Udinese): perché, al 31° del secondo tempo, colpiva a mano
aperta sul volto un avversario senza conseguenze lesive di sorta; infrazione rilevata da un
Assistente
Incredibile, l’infrazione era sfuggita all’arbitro Dattilo ed è stata segnalata (opportunamente) da un guardalinee. Come faceva allora l’arbitro ad espellere volontariamente (e fraudolentemente) il calciatore ceco?
Ma le stranezze non finiscono qui: i tre calciatori friulani ammoniti (Pinzi, Muntari e Di Michele) non figuravano nella lista dei diffidati (infatti scenderanno regolarmente in campo contro la Juventus)… Per quale curiosissimo motivo Moggi ne avrebbe richiesto l’ammonizione? Per sfizio personale?
MESSINA-REGGINA 2-1
«il Moggi in qualità di istigatore, il Racalbuto quale direttore di gara dell’incontro compivano atti fraudolenti consistiti nella dolosa ammonizione del calciatore Mesto della Reggina»
Moggi è astuto, talmente astuto da fare di tutto per ottenere l’ammonizione di Mesto, elemento fondamentale in mancanza del quale la Juve non potrà battere la Reggina. Infatti, la domenica successiva a Reggio, la Juve perde… e con lo scandaloso arbitraggio di Paparesta… Tra l’altro la squadra calabrese rientra nell’esclusiva lista delle “elette” che godono dei favori dell’associazione. Perché mai la si è voluta penalizzare? E, per la cronaca, l’intervento di Mesto, qualificato in televisione come «entrataccia assassina», era da rosso…
FIORENTINA-BOLOGNA 1-0
«dolosa ammonizione dei calciatori Petruzzi, Nastase e Gamberini difensori del Bologna F.C, successivo avversario della Juventus».
Altri due fenomeni vengono “fatti fuori” dai killer infallibili al soldo di Moggi: i temibilissimi Nastase e Petruzzi (le ammonizioni sono state definite “dovute e necessarie dalla sentenza san dulliana). C’è poi da chiedersi cosa c’entri Gamberini, il quale non era nemmeno diffidato. Non è che dietro ogni ammonizione c’è Moggi e non ce l’hanno mai detto?
ROMA-PARMA 5-1
In questo caso i candidati palloni d’oro che la “cupola” fa provvidenzialmente eliminare sono Pisanu e Contini. E questo in vista di Parma-Juventus, partita in cui De Santis (l’arbitro per eccellenza del sodalizio) non concede alla Juventus un rigore per un fallo di mani di un difensore emiliano…
SAMPDORIA-SIENA 1-1
Qua si raggiunge il vertice dell’assurdità. L’impallinato in questione è Simone Inzaghi, centravanti della Sampdoria… che entra in campo a venti minuti dalla fine... Che precisione questa “cupola”! Far ammonire un diffidato che avrebbe anche potuto non scendere in campo e che, in quella stagione, ha fatto indigestione di chewing-gum seduto in panchina… Tutto questo per prepararsi la strada per la successiva Juventus-Sampdoria, che i bianconeri perdono 0-1, ma che Beatrice e Narducci trascrivono come “1-0” in favore della Juve. Avevano smarrito l’almanacco o hanno volutamente alterato quel risultato (sai, se la Juve vince allora vuol dire che la squalifica di Inzaghi è servita…)?
INTER-FIORENTINA 3-2
Moggi è molto preoccupato dei cecchini viola Obodo e Viali e provvede così ad escluderli per la prossima partita che vede la Juventus impegnata con i toscani. Il buon Bertini, esegue, anche se si sta ancora domandando perché mai non avrebbe dovuto far perdere direttamente l’Inter, rivale della Juventus, al posto che sbattersi per “far fuori” due giocatori viola. Beh, ma in vista c’è Fiorentina-Juventus! Che finisce 3-3 con Collina che non vede un gol fantasma di Cannavaro…
Va anche detto che Moggi è uno attento ai bisogni degli amici, infatti provvede a fare un favore al sodale Fabiani (dirigente messinese) provvedendo alla squalifica “preventiva” di Guana e Mannini in Brescia-Bologna (1-1 e arbitrava Paparesta!) per favorire il Messina per la successiva gara contro i lombardi. È un generoso Moggi, almeno questo bisogna riconoscerglielo!
Ma ci sono delle domande che restano aperte: visto che la Juventus comandava 8 arbitri, perché non chiedeva loro direttamente di far vincere le partite alla Juventus anziché produrre sforzi per far ammonire poco temibili avversari?. Ha dato delle schede svizzere (vedere più avanti) d’altra parte! Che spreco di sim! E poi, quel De Santis che birbone! In Fiorentina-Milan (1-2), che anticipa lo scontro diretto a San Siro tra Juve e Milan, non espelle Stam per fallo da ultimo uomo e si dimentica di “impallinare” i tre importantissimi (questa volta sì) diffidati rossoneri: Nesta, Rui Costa e Seedorf!!! Evidentemente aveva il telefonino scarico…
SORTEGGI TAROCCATI
In tema di accuse “classiche” come farsi mancare quella dei sorteggi pilotati? Ecco le partite in cui Moggi, camuffato da giornalista, avrebbe personalmente estratto le biglie dalle urne:
LECCE-JUVENTUS 0-1
Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Lanese, De Santis, Griselli e Ceniccola avrebbero compiuto «atti fraudolenti che, alterando la corretta e genuina procedura di sorteggio del direttore di gara […] della designazione degli assistenti […] del quarto ufficiale di gara e dell’osservatore dell’incontro, predeterminavano il risultato di calcio, risultato perseguito mediante la designazione fraudolenta di una terna arbitrale (De Santis, Griselli e Ceniccola), tutte persone che si adoperavano per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra juventina».
Insomma, questa gara col Lecce “s’aveva da vincere” e tutte queste persone hanno eseguito gli ordini alla perfezione. Peccato però che di quella gara ci si ricordi solo del campo inzuppato e di nessun episodio a favore della Juventus.
ROMA-JUVENTUS 1-2
In questa occasione Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Fabiani (ma che c’entra Fabiani?), Fazi, Racalbuto, Pisacreta, Ivaldi e Gabriele si sarebbero riuniti prima per taroccare il sorteggio (come lo abbiano fatto non è dato sapere) e, in seguito, per far vincere la Juve.
La partita è passata alla storia: c’è un gol in fuorigioco di Cannavaro (in campo nessuno se ne era accorto…) e un rigore fischiato su Zalayeta per un fallo avvenuto sulla linea dell’area di rigore. Due episodi che fanno infuriare la Roma. I giallorossi dimenticano però come avrebbero dovuto giocare in 9 già dal 20’ del primo tempo (che fu un’ignobile caccia all’uomo) per le entrate assassine, da rosso diretto, di Dacourt e Cufré su Zebina e Blasi, beatamente sorvolate dal povero Racalbuto. E che dire poi del cazzotto che Cufré rifila a Del Piero subito dopo la fine del primo tempo? E del gol in fuorigioco di Cassano? E della reta inspiegabilmente annullata a Ibrahimovic? E delle raccomandazioni di Carraro ad arbitrare contro la Juve? Misteri che rimarranno senza risposta.
Stupisce che nel documento di Napoli le gare incriminate per taroccamento di sorteggio siano solo due. Due, guarda caso, è proprio il numero delle operazioni di sorteggio che i Carabinieri, nelle informative, sostengono di aver “controllato”. Ma come? Solo due volte su 38? Se si ha un sospetto non sarebbe più opportuno approfondire le indagini e fare chiarezza sulla faccenda? E quali sarebbero poi le irregolarità? Bisognerebbe spiegare in quali punti e in quali momenti il sorteggio non si è svolto regolarmente. Non sanno forse che esiste un comunicato congiunto Figc-Ussi che certifica le modalità di estrazione (il giornalista estraeva la pallina dell’arbitro solo in seguito a quella contenente il nome della partita)? Non sanno che le sentenze rupersandulliane hanno sancito, una volta per tutte, che questi benedetti sorteggi erano regolari? L’impressione è che Beatucci (fusione di Beatrice e Narducci, per brevità…) abbia preso per buone le panzane dei Carabinieri, risparmiando così molto tempo…
PARTITE CONDIZIONATE
Con la formuletta « al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione, compivano atti fraudolenti finalizzati a predeterminare il risultato dell’incontro, risultato perseguito dal (nome arbitro)» Beatucci ci informa che Moggi (quasi sempre in combutta con il fedelissimo Fabiani) è riuscito ad alterare un certo numero di partite di campionato. Vediamo quali:
JUVENTUS-CHIEVO 3-0: (Pieri) vittoria inequivocabile della Juventus
JUVENTUS-LAZIO 2-1: (Dondarini) nessun episodio saliente
CAGLIARI-JUVENTUS 1-1: (Racalbuto) Emerson segna il gol del vantaggio bianconero il lieve fuorigioco, ma c’è un evidente rigore negato alla Juve per atterramento di Trezeguet. Episodio del quale Moggi si lamenterà a lungo nelle telefonate seguenti questa partita (ma non l’aveva pilotata? Perché lamentarsi di una cosa di cui si ha il controllo?).
JUVENTUS-UDINESE 2-1: (Rodomonti) gol annullato a Fava al 25’ del secondo tempo per un fuorigioco difficile, ma con la Juve già sul 2-0.
LAZIO-JUVENTUS 0-1: (Trefoloni) Siccome Trefoloni non è incluso nell’élite degli omaggiati “svizzeri” (tra l’altro il Milan con Trefoloni ha uno score di vittorie vicino al 100%...) ce la si deve prendere con l’assistente Ambrosino. Peccato che non ci si ricordi di nessun episodio particolare, salvo un fantastico tuffo olmpionico di (uno dei gemelli) Dibiasi Filippini.
SIENA-JUVENTUS 0-3: (Bertini) Tre pappine e a casa…
SIENA-MILAN 2-1: (Collina) dato che l’arbitro è il pelato viareggino (quello degli incontri con Galliani e della promiscuità con Meani) dev’essere stato qualcun altro ad ostacolare la corsa delle “Marie Goretti” rossonere. E chi se non il guardalinee Baglioni, il quale sbandiera un fuorigioco che invalida un gol di Shevchenko. Fuorigioco (comunque "difficile") che nega il gol del possibile 0-1. Il vantaggio rossonero arriva comunque e poi non è colpa di Moggi se i meravigliosi si fanno infilare come tordi due volte in un quarto d’ora (prove generali di Istanbul?)…
Come si può facilmente vedere, queste partite non sembrano costituire particolari casi di gravità. Pare più che altro di trovarsi di fronte a una pretestuosa elencazione che mira a dimostrare l’indimostrabile. Non si capisce perché siano state scelte queste partite, ma il sospetto è sempre quello: ci sono dei contatti tra Bergamo e Moggi (che parlano di tutt’altro) antecedenti a questi match, e allora è ovvio che sono stati condizionati. Prendendo per buono questo ragionamento tutti i Livorno-Inter sarebbero da invalidare dal momento che lo stesso Bergamo ha ammesso che, alla viglia di quelle partite, era solito ospitare in casa sua per la notte il vicepresidente interista Facchetti.
Una stranezza relativa a questa parte del documento è che nella quasi totalità delle partite vengono fatti anche i nomi, in qualità di cospiratori, di Pairetto e Giraudo. Eppure Pairetto non compare quasi mai nelle informative (4-5 telefonate in tutto, nelle quali non si parla mai di partite specifiche) e Giraudo non dice mai una sola parola per richiedere particolari favori. L’amministratore delegato bianconero parla quasi esclusivamente con Moggi per commentare i fatti d’attualità e spesso arrabbiandosi per i molti torti subiti dalla Juventus.
JUVENTUS-MILAN
Questa partita dovrebbe essere compresa nell’elenco precedente ma, vista l’importanza, la trattiamo a parte. L’accusa è la medesima: «Moggi e Fabiani quali istigatori, compivano atti fraudolenti finalizzati a influire sul risultato dell’incontro di calcio, esito perseguito dal Bertini che si adoperava per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra del Moggi».
Fa specie leggere il nome del messinese Fabiani. In quale modo avrebbe potuto aiutare Moggi a corrompere Bertini? Misteri che, si spera, avranno una soluzione.
La cosa incredibile è il trattamento che i media hanno riservato a questa notizia. Tutto quello che è possibile leggere al riguardo è la frase sopra riportata. Com’è possibile allora che un giornalaccio color salmone itterico abbia potuto titolare «Così Moggi e Bertini bloccarono i rossoneri»? Hanno per caso qualche prova che noi, comuni mortali, non abbiamo. Oppure sono in cerca di querele? Ah, no, con la nuova dirigenza vanno sul sicuro… Sotto a quel delinquenziale titolo campeggiava la fotografia del rigore non concesso per fallo di Zebina su Crespo con una didascalia altrettanto farabutta «guardate il rigore non dato a Crespo». Dove sono le prove che quel penalty non è stato assegnato volontariamente da Bertini. Ma, se l’arbitro in questione era nelle mani di Moggi, perché nella stessa partita non ha assegnato un rigore alla Juventus per un fallo di mano di Costacurta su cross di Ibrahimovic? Non era più facile così? E se Bertini era così propenso ad aiutare la Juventus perché 5 giornate prima, in Atalanta-Milan, non ha espulso Nesta per fallo da ultimo uomo su Makinwa? E perché ha concesso 5 ingiustificati minuti di recupero permettendo a Pirlo di segnare il gol della vittoria milanista? Siamo sempre ai misteri…
E poi Bertini è stato anche arbitro del Milan-Juventus 3-1 della stagione successiva. Perché non si è adoperato per far vincere la squadra “del Moggi”?
E poi, se la Juventus era talmente potente, perché fu squalificato Ibrahimovic per tre giornate, impedendogli di prendere parte allo scontro decisivo di San Siro? Lo svedese venne colpito dalla prova televisiva perché l’arbitro De Santis (quello della “cupola”) non vide una “cravatta” all’interista Cordoba. Se De Santis fosse stato realmente pilotato da Moggi bastava che scrivesse sul referto di aver visto l’episodio e la prova televisiva non sarebbe stata applicabile. Invece questo non è accaduto e, nonostante i ricorsi, il potentissimo Moggi non è riuscito a far ridurre la squalifica…
Ma c’è una cosa che fa imbestialire più di tutte le altre: in quelle tre righe si ipotizza (ipotizza!!!) che la partita tra Juventus-Milan non si svolse regolarmente. È tutto lì e non c’è altro, allora com’è possibile passare già alle sentenze?. Perché invece non parliamo della gara di ritorno, ovvero Milan-Juventus 0-1 dell’8 maggio 2005? Non si ricordano forse i giornalisti (?) di quel fogliaccio che esiste un’intercettazione in cui l’ineffabile Meani si vanta con il dirigente milanista Roccato «di aver selezionato e deciso lui stesso la terna arbitrale per la decisiva partita». Non solo i guardalinee ma persino l’arbitro (ma non c’è il sorteggio?) che, guarda caso, è Collina, l’amico intimo del ristoratore di Lodi nonché il fischietto destinatario delle attenzioni di Galliani, che lo vuole come nuovo designatore. E come dimenticare le altre parole di Meani il quale, al telefono con il guardalinee Farneti «riferisce che sono stati preparati gli orologi per tutta la squadra arbitrale»? Forse queste trascrizioni non sono giunte nella sede del quinterno rosaceo o forse, “candidamente” sono state dimenticate… così come sono stati dimenticati gli innumerevoli contatti dell’onnipresente e privilegiato co.co.co lodigiano con praticamente tutto il parco arbitrale iscritto all’Aia. Infine, per dimostrare la frode sportiva è necessario che vi siano in gioco dei benefici (economici o di altro genere) tra corruttore e corrotto. Ad esempio come lo scambio di benefici tra Paparesta e Galliani: io ti aiuto con il tuo dossier, tu in cosa mi aiuti?
LE UTENZE SVIZZERE
«attraverso uno stabile vincolo associativo realizzato e costantemente alimentato da molteplici contatti telefonici rilevati su numerose e riservatissime utenze (in particolare su utenze mobili di gestori svizzeri) fornite dallo stesso Moggi (che acquistava abitualmente schede rigorosamente anonime) ai designatori arbitrali Bergamo e Pairetto, al direttore sportivo del Messina, Mariano Fabiani, agli arbitri Paparesta, Racalbuto, Cassarà, Dattilo, Bertini, Gabriele, De Santis, Pieri ed all’assistente di gara Ambrosino…»
Ecco la frase che ha suscitato le maggiori preoccupazioni in seno alla tifoseria bianconera. Moggi avrebbe fornito ai designatori e agli arbitri delle schede straniere. Innanzitutto stupisce il nome di Pairetto: Moggi ha sempre ammesso di aver regalato a Bergamo una di queste tessere, ma nessuno ha mai fatto il nome del designatore torinese. Con quale criterio è stato inserito in questa lista?
Successivamente, non meno scalpore desta la presenza di Paparesta, l’arbitro protagonista dei fattacci di Reggio Calabria, l’arbitro che telefona al dg bianconero (ma non poteva farlo con la scheda svizzera?) per scusarsi (telefonata che Moggi rifiuta sdegnato…).
Al di là di queste considerazioni non si capisce l’utilità di queste utenze riservate: da quanto emerge dal documento redatto da Beatucci pare che l’attività elettiva della “cupola” fosse la collezione di ammonizioni preventive di scarponi di dubbio livello. Perché mettere in piedi questo sistema per ottenere un così ridicolo vantaggio (poi ancora tutto da dimostrare)? È una domanda che necessiterebbe di una risposta. Ma vediamo cosa c’è di dubbio in questa faccenda delle schede svizzere.
La Stampa e Il Giornale del 15 aprile pubblicano uno specchietto riassuntivo dei possessori di queste ambitissime sim-card e fornisce un elenco delle chiamate e dei chiamanti: Moggi, simulando accento elvetico, avrebbe telefonato 4 volte a Pieri (il quale avrebbe ricambiato 8 volte), 3 volte Racalbuto (idem al contrario), 2 volte Paparesta (3 le chiamate del fischietto barese a Moggi) e una volta sola il dirigente del Messina, Fabiani (che ritorna il favore in 4 occasioni)
Tre cose strane:
1-Moggi e Fabiani si sentono solo 5 volte. Com’è possibile che il messinese sia implicato in tutti i presunti taroccamenti di partita? E come è possibile includerlo se non si conosce il contenuto delle conversazioni (ci sarebbero solo i tabulati)?
2-Manca il nome di De Santis. L’arbitro romano è stato indicato come il prediletto di Moggi, perché allora non ha avuto il privilegio di una scheda omaggio? Forse perché Moggi e Giraudo, nelle intercettazioni contenute nelle informative, parlano male in continuazione di lui (torti subiti in Parma-Juve e Palermo-Juve)?
3-Paparesta: com’è possibile che l’eroe dell’asso-biodiesel da vittima diventi ora carnefice? Cosa aveva di così importante da dirsi con Moggi? Perché se era tanto vicino a Big Luciano ha combinato i disastri di Reggio Calabria?
Ma ci sono altri punti ancora più controversi:
A quanto pare il CNAG (Centro Nazionale Autorità Giudiziaria, che si occupa dell’effettiva esecuzione delle intercettazioni) non poteva, fino allo scorso anno, disporre di tabulati relativi alle utenze mobili (figurarsi di quelle straniere). Com’è possibile che la Procura di Napoli ne sia in possesso (sempre che questa cosa sia vera)? Forse perché a capo del CNAG c’era Tavaroli?
E come fa la Procura di Napoli ad essere in possesso di tabulati della telefonia svizzera? Li ha realmente in mano o sono solo supposizioni dei magistrati?
Se questi tabulati esistono davvero, come si è potuto risalire con certezza assoluta ai proprietari delle schede? Se non si conosce il contenuto delle conversazioni, è impossibile sapere quale tessera appartiene a quale nome. Ci deve essere almeno una conversazione in cui si fa esplicito riferimento non solo all’esistenza di queste utenze svizzere ma anche ai numeri telefonici precisi. All’acquisto in Svizzera non erano richiesti documenti personali, quindi in mancanza di prove chiare e inequivocabili è praticamente impossibile risalire ai possessori di quelle schede. Il sospetto è che la Procura si sia basata solo su criteri quantitativi: prima di una certa partita c’è una certa concentrazione di telefonate e allora si presume arbitrariamente che le utenze siano in possesso a Moggi e agli arbitri e che ne facciano uso per tramare complotti ai danni del campionato. Va precisato poi quale sia il ruolo di Fabiani: si parla di 42 contatti telefonici appena prima di Juventus-Milan. Cosa c’entra il dirigente messine in questo scambio di telefonate? È necessario chiamarsi così tante volte per mettersi “d’accordo”? Un arbitro “affiliato” alla “cupola che ha bisogno di 42 telefonate??? È forse duro d’orecchio? Non è che forse parlavano di tutt’altro? Se non si conosce il contenuto di quelle telefonate perché sono necessariamente servite a truccare una partita? Su quali basi si fonda questa supposizione? Perché Moggi avrebbe dovuto servirsi di un intermediario quando è, secondo la rancorosa italietta, la causa di tutti i mali? E poi manca sempre la prova che la tale scheda appartiene a la tal persona.
Di questi tempi si è spesso parlato (e in alcune occasioni è stato dimostrato) di manipolazione delle intercettazioni: alcune conversazioni sono state fraudolentemente ritoccate e di questo ne sono convinti Luciano Moggi (che citerà Telecom dinanzi al Consiglio di Stato) e Gennaro Mazzei che nella trasmissione Lunedì di rigore del 6 dicembre 2006 ha dichiarato che alcune sue telefonate con Bergamo sono state tagliate in certi precisi punti (mancherebbero dei “non”, eliminati ad arte). Una dichiarazione che non ha scatenato i pruriti della giustizia sportiva ma che si spera attivi i sensori della silenziosa Procura di Milano.
Visti i sospetti sulla modifica delle intercettazioni è lecito pensare a pratiche simili anche in relazione ai tabulati, un’eventualità ancora più probabile vista la facilità di sostituire solo alcuni numeri in luogo della modifica o del taglio di parole in una conversazione.
Alcuni giornali parlano di 50 sim-card svizzere e di circa 800 conversazioni compromettenti. Da quali fonti hanno appreso questi numeri, dal momento che nel documento proveniente da Napoli non si legge nulla al riguardo?
Il sospetto è che molto di questa storia nasca dalle dichiarazioni “spontanee” di Nucini il quale raccontò a Facchetti dell’esistenza di schede svizzere. Cosa che però Nucini non confermò davanti al pm Boccassini. Inoltre, un ulteriore collegamento a Nucini e, conseguentemente, all’Inter viene fornito dall’ingresso in scena di Fabiani. Il dirigente messinese è stato infatti oggetto dei misteriosi dossier illegali commisionati da via Durini, dei quali ha recentemente parlato Cipriani.
Ammettiamo che Moggi abbia effettivamente consegnato agli arbitri (ben 8!) le schede straniere.
Moggi prima di una partita chiama l’arbitro e gli dice di ammonire questo e quest’altro. Se Big Luciano avesse realmente avuto la possibilità di comunicare in maniera segreta con gli arbitri e quindi di poter imporre loro i suoi voleri, sarebbe più ovvio che chiedesse cose ben più importanti che le ammonizioni di Pisanu, Contini e Nastase…
Il fatto di possedere schede svizzere non costituisce di per sé reato. Le usò anche lo stesso Tronchetti Provera nella sua scalata a Telecom, eppure nessuno ha mai storto il naso. Anche qualora fosse dimostrato che Moggi e qualche arbitro ne possedevano ciò non costituirebbe prova di alcunché se non si palesa chiaramente il collegamento diretto tra queste schede (Moggi può averne prese per gestire gli affari suoi, un arbitro potrebbe averne prese per gestire i propri. Anche perché la gente fa altro nella vita, oltre che parlare di calcio…).
Anche qualora fosse inequivocabilmente dimostrata l’esistenza di contatti tra Moggi e alcuni arbitri, questo non potrebbe costituire in alcun modo prova di illecito. E questo perché mancano i contenuti delle telefonate stesse. La mancanza di intercettazioni non può essere prova di qualcosa.
Inoltre, non è detto che arbitri e Moggi debbano per forza parlare di partite o stipulare accordi fraudolenti. Paparesta, ad esempio, parlava con i milanisti di dossier da consegnare a Letta, Collina e Galliani si accordavano per un incontro… In ogni caso, se i contenuti di queste misteriose telefonate “svizzere” fossero identici a quelli delle telefonate di Meani con i suoi amici arbitri non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi: la Juve se la caverebbe con 8 punti di penalizzazione e avrebbe la Champions garantita!
IL MESSINA
La novità emersa da questa documentazione è la presenza del già citato dirigente messinese Fabiani. Le seguenti gare sarebbero state alterate al fine di favorire i giallorossi peloritani: Messina-Fiorentina 1-1, Messina-Parma 1-0, Siena-Messina 2-2 (ma il Siena non era nelle grazie di Moggi?),
Reggina-Messina 0-2 e Palermo-Lecce 3-2 (che Beatucci trascrive 3-3, aveva perso un’altra volta l’almanacco?) per le ammonizioni “preventive” di Pinardi e Rullo. Vedremo se queste si dimostreranno accuse fondate, intanto basta pensare che quell’anno la Juventus fu fermata sullo 0-0 a Messina. E meno male che erano amici e che Moggi si ingegnava per aiutare i siciliani a iscriversi al campionato… E meno male che la stagione successiva (2005/06) il Messina è impietosamente retrocesso (poi ripescato dopo le sentenze estive). Ma non poteva Moggi fare qualcosa al riguardo?
LA REGGINA
Moggi è amico di Foti e quindi vai col tango: Reggina-Brescia 1-3 (gli amaranto perdono e infatti Beatucci dice che c’è stato solo un «tentato illecito»…), Reggina-Cagliari 3-2, Reggina-Palermo 1-0, Udinese-Reggina 0-2, Palermo-Reggina 1-1, Sampdoria-Reggina 3-2 (un’altra sconfitta…). Foti è un mattacchione e Paparesta non è da meno: la Juve perde a Reggio 2-1. Che brutto dispetto al capo della cupola! E quel Paparesta, che aveva pure le schede svizzere, che bel modo di ricambiare!
IL MILAN
I meravigliosi vengono coinvolti per le gare con il Chievo e il Brescia per lo zelo di Meani che ha provveduto a scegliersi (e a istruire) i guardalinee. E nonostante questo Galliani reclama già lo scudetto…
ALTRE SQUADRE
La Fiorentina viene incriminata per la gara contro il Chievo (vinta per 2-1 in trasferta) e per la famosa “proposta da bandito” di Della Valle nei confronti di Lotito. Questa sarebbe un’accusa gravissima, ma evidentemente spalare fango sulla Juve è attività che dà più soddisfazione ai solerti della carta stampata e del tubo catodico.
La Lazio è coinvolta per le partite con Chievo, Parma e Bologna (tutte vinte) e, in particolare, per le richieste indebite di Carraro (lui l’hanno già assolto…) e Lotito.
La Sampdoria invece viene tirata in ballo per il match vinto 3-0 contro la Fiorentina (ma i Viola non erano protetti da Moggi? Per approfondire i presunti legami tra il dg bianconero e i Della Valle consultare il “Manuale di autodifesa del tifoso juventino” da pag.96 a 101)
DE SANTIS
Sull’arbitro romano la fantasia di Beatucci si manifesta al suo grado massimo. Leggiamo e lasciamo senza commento questo memorabile passaggio:
«compiva atti fraudolenti consistiti – tra l’altro – nella ingiustificata espulsione del calciatore Galante Fabio, atti finalizzati ad alterare il risultato del predetto incontro terminato con la vittoria del Siena, dovendo peraltro il Livorno giocare per oltre settanta minuti in inferiorità numerica, ed avendo commesso il fatto per il motivo abietto di vendicarsi del presidente del Livorno, Aldo Spinelli, che aveva rilasciato dichiarazioni sulla cd “combriccola romana”, di cui De Santis fa (“fa”, non “farebbe”…) parte».
De Santis è incriminato anche per l’ormai leggendaria Lecce-Parma 3-3 che sarebbe servita a salvare la Fiorentina dal baratro della B. Per questa partita si sarebbero mobilitati, oltre all’arbiro, anche i due Della Valle, Mencucci, Bergamo, Mazzini, Moggi e l’assistente Griselli. Eppure, a parte qualche ammonizione a dei giocatori emiliani (e un espulsione giusta a Morfeo, al 90’…) non succede niente (ma non faceva prima a far vincere direttamente il Lecce?). Ma c’è una cosa che non torna: tutti si preoccupano di Lecce-Parma ma nessuno si premura di Bologna-Sampdoria, dove sarebbe bastata una vittoria dei felsinei per mandare all’aria tutti i piani di salvataggio della Fiorentina… Che “cupola” distratta! E dire che teneva in pugno “l’intero sistema calcio professionistico”…
CONCLUSIONI
Una conclusione ironica, ma alquanto veritiera la prendiamo direttamente dal forum, dove un utente saggiamente fa notare che:
«La cupola è formata da Juventus e Messina ed era finalizzata per squalificare giocatori come Mesto, Obodo, Inzaghi S., Viali, Guana....ma c'è da ridere o c'è da piangere?
Associazione a delinquere finalizzata alla squalifica di Mesto, Obodo e Viali composta da Moggi, Fabiani (il primo che passava per la strada...) e TUTTI gli arbitri.
Reggina-Juve 2-1 arbitrata da Papresta che un giorno favorisce il Messina (appartenente al nuovo concetto di cupola) e il giorno dopo arbitra a senso unico contro la Juventus e poi chiama Moggi per scusarsi...Anthony Perkins in Psycho aveva un comportamento da lucido mentale al top in confronto.... va a finire che giochiamo in B perchè Moggi si aoperava per far vincere il messina (che inspiegabilmente gioca in serie A) e per qualche ammonizione "mirata" ai danni di Mesto Inzaghi e non ricordo quale altro brocco...
Moggi ma che ciufolo... almeno ti fossi adoperato per far squalificare, che sò, un Shevchenko o un Adriano. Mo’ su Simone Inzaghi e Guana ti vai a fissare»
Un’ovvietà, insomma: com’è possibile che si metta in piedi una ramificata organizzazione che, secondo le parole dei magistrati, mira a governare «l’intero sistema calcio», per ottenere alla fine solo la squalifica di 5-6 carneadi?
Due considerazioni ancora:
Cosa rischia la Juve? Niente al 99,99%. Il principio del ne bis in idem garantisce l’impossibilità di non essere giudicati due volte per lo stesso reato e, secondo le sentenze rupersandulliane, grazie all’illecito strutturato la Juve ha già condizionato l’intero campionato 2004/05. Quindi, partita più, partita meno, che differenza fa?
Un’altra constatazione riguarda, ancora una volta, gli organi di informazione: giornali e tv hanno ficcato subito il grugno sul piatto ricco dello scandalo, non soffermandosi nemmeno un attimo a pensare se le cose che vanno dicendo abbiano un fondamento logico. C’è da chiedersi come mai certi personaggi (Cucci, F.Rossi, Caressa, Ordine, ecc…) prendano degli avvisi di chiusura (e non sentenze defintive) di una Procura come oro colato quando si tratta della Juventus, e invece si indignino quando altre Procure accusano, per esempio, Berlusconi. Perché se c’è di mezzo la Juve i magistrati hanno ragione e se c’è di mezzo Sua Emittenza invece hanno torto? Malafede? Sembra proprio di sì… D’altra parte i suddetti giornali si sono impegnati ad infangare unicamente la Juve, dimenticandosi che nella lista dei 48 indagati figurano anche i nomi di Carraro, dei Della Valle, di Meani, di Mazzini, ecc…
Inoltre è curioso come si riesca a dare tanto credito ad una Procura che l’estate scorsa consegnò le carte a Borrelli prima ancora della sua nomina a capo ufficio indagini (violando giusto qualche legge…). La stessa Procura che misteriosamente ha dato le intercettazioni in pasto alla stampa (violando certe altre leggi…). L’Italia è il paese delle banane? Sembra di sì…
Infine c’è da chiedersi come mai queste rivelazioni vengano fuori pochi giorni prima dell’assegnazione per i campionati europei per i quali l’Italia è in corsa, e c’è da chiedersi come mai se ne parli ora quando una Procura (quella di Milano) sta svolgendo indagini ben più importanti su una certa squadra di calcio (quella dei tavaroli-tavolini…) nel cui quadro dirigenziale militano personaggi coinvolti in scandali, quelli sì “veri”, di ben più ampia portata. Che tempismo!
L’Italia è il paese degli spioni? Sembra proprio di sì…
All'inizio del documento di chiusura indagini si legge che il Procedimento Penale in questione (27685/06/R) è uno stralcio di un altro Procedimento... del 2002 (43915/02/R)... Come mai si indagava già nel 2002? Le informative della cosiddetta indagine "Off-Side" si riferiscono ad un protocollo (554/39) del 2004. Chi ci spiega questa differenza temporale di due anni.
L'Italia è il paese dei misteri? Sembra proprio di sì...il paese dei misteri? Sembra proprio di sì...
Domenica 15 Aprile 2007, 13:30 <> di Emilio Cambiaghi http://www.juvenews.net/r.php?id=2523
LA PRATICA «NAPOLI»
Verità e menzogne sulla chiusura delle indagini della Procura partenopea
Giovedì 12 aprile 2007, dopo quasi tre anni dall’inizio dell’inchiesta, la Procura di Napoli fa sapere di aver concluso l’attività di indagine relativa ai fatti del cosiddetto scandalo di “Calciopoli”.
Analizziamo il documento emesso dai magistrati Narducci e Beatrice alla ricerca delle verità e delle bugie.
NON SI TRATTA DI RINVII A GIUDIZIO
La prima precisazione è doverosa: il documento emanato da Napoli non contiene le richieste di rinvio a giudizio. Si tratta infatti della notifica di chiusura indagini. Un atto dovuto, sia deontologicamente che temporalmente, che ha avuto dai media un inaspettato e immeritato risalto.
L’inchiesta cosiddetta “Offside”, quella che ha generato le abnormi sentenze sportive dell’estate scorsa, è iniziata circa tre anni fa ed è quantomeno logico che, prima o poi, giunga a conclusione.
Alla fine di questa fase, infatti, le 48 persone indagate sono state raggiunte da un avviso di chiusura indagini, il quale rende noto per quali ipotesi di reato i soggetti sono stati messi sotto inchiesta.
Quindi, non si tratta di reati “commessi” né di una pronunciazione di sentenze ma semplicemente di una notifica delle imputazioni alle quali i soggetti sono chiamati a rispondere (e a difendersi). Tali capi di accusa possono essere infatti completamente ribaltati in sede processuale. Basti pensare a quanto accadde all’uscita delle prime intercettazioni: la stampa parlò di 29 partite “truccate”, suscitando un ingiustificato scalpore, dal momento che di tutti quegli incontri nessuno fu utilizzato nei dispositivi di sentenza per punire la Juventus (la quale rispose per il famigerato, e inventato, “illecito strutturato”).
Ci sarebbe piuttosto da stupirsi se la Procura di Napoli non avesse prodotto questo documento chiedendo l’archiviazione, il che avrebbe costituito un’implicita ammissione dell’inconsistenza e dell’insussistenza dei processi sportivi (ma a questo aspetto penseranno i Tar, i Consigli di Stato e, forse, le Corti Europee). Agli eventuali rinvii a giudizio penserà poi il gup (giudice per le udienze preliminari), ma solo dopo che le difese avranno preso visione delle carte e avranno presentato le loro memorie difensive. E questo è un aspetto molto stranamente dimenticato dai mezzi di informazione…
LA FIERA DEL GIÀ VISTO
L’analisi della notifica della chiusura indagini rivela che, a parte due argomenti che tratteremo in seguito, non viene aggiunto nulla di nuovo al quadro accusatorio già noto costruito nei confronti della Juventus e dei suoi dirigenti.
Scendiamo quindi nel dettaglio del documento in questione e sveliamo la prima incongruenza:
Secondo i magistrati, Moggi, Giraudo, Mazzini, Bergamo, Pairetto, Lanese, De Santis, Racalbuto, Cassarà, Bertini, Dattilo, Gabriele, Pieri, Ambrosino, Baglioni, Fazi, Mazzei, Ghirelli, Fabiani e Scardina si sarebbero associati «tra loro e con altre persone in corso di identificazione, avendo già nel passato condizionato l’esito di campionati di calcio di serie A, con particolare riguardo a quello del 1999/2000, che fu sostanzialmente condizionato fino alla penultima giornata […] e non riuscendo nell’intento di garantire alla Juventus la vittoria finale, in quanto gli accordi illeciti già stabiliti vennero compromessi dal clamore suscitato provocato dall’arbitraggio apertamente favorevole alla squadra torinese da parte di De Santis»
Quali sono le altre persone “in corso di identificazione”? Ci sono forse altre persone che hanno contribuito al “disegno criminoso” messo in piedi da Moggi? Se queste persone esistono perché non sono state identificate in ben tre anni di indagini? Primo mistero…
Ma ciò che suscita perplessità è il riferimento al campionato 1999/00: in base a quali presupposti si parla di campionato falsato «fino alla penultima giornata»? C’è per caso stata qualche indagine relativa a quel torneo? Non ci pare di averne mai sentito parlare. Solo questa, quindi, è un’affermazione da querela, che toglie immediatamente attendibilità al lavoro dei due magistrati. La giurisprudenza insegna che se non si possiedono elementi per giudicare, ci si deve limitare al campo delle ipotesi e non debordare in gratuite affermazioni di colpevolezza (un dossier approfondito sul quel campionato, e ci sono molte sorprese in merito…, sarà contenuto nel secondo volume del “Manuale di autodifesa del tifoso juventino”). Insomma, fin dall’inizio pare di avere a che fare con il solito astio antijuventino piuttosto che con la serietà di persone che intendono svolgere bene il proprio lavoro.
Ma su cosa si impernia l’accusa della Procura campana? Sull’associazione a delinquere, termine già noto a chi ha avuto modo di approfondire quanto accaduto in sede di giustizia (?) sportiva la scorsa estate. Ci si chiede perché “associazione a delinquere” e la risposta, forse maliziosa, può essere questa: quel tipo di reato è l’unico che permette l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche in sede processuale. Un atto dovuto (forzato?) perché, senza di esso, non avrebbe avuto luogo alcun procedimento penale. Ma vediamo come viene dedotta l’esistenza di questa “associazione”:
«essersi adoperati al fine di garantire l’elezione di Franco Carraro quale presidente della Figc, al fine di favorire Adriano Galliani nell’elezione alla presidenza della Lega Nazionale Professionisti, raccogliendo informazioni (veri e propri dossier) per screditare Diego Della Valle, che si opponeva all’elezione di Galliani ed ancora, in relazione all’allenatore Zdenek Zeman»
Ed eccoci alla seconda incongruenza: la cupola si sarebbe attivata per favorire Galliani e Carraro nel mantenimento dei rispettivi posti di potere. Benissimo, ma perché allora Galliani non compare nella lista dei 48 indagati? Forse che tutti gli associati lavoravano per lui “gratis” o per simpatia? Sembra una banalità ma è un punto fondamentale: vi sono dozzine di persone che compiono i più turpi atti immaginabili per far eleggere due persone che neppure vengono coinvolte nelle accuse (Carraro in verità sì, ma abbiamo già visto come sia già stato prosciolto dalla giustizia [?] sportiva). O si tratta di una banda di pazzi fuggita da un manicomio oppure c’è qualcosa che non va in questa accusa. Tertium non datur, dicevano i romani…
Si parla anche dei cosiddetti dossier contro Della Valle e Zeman. Anche in questo caso è opportuno un chiarimento: il primo non è un dossier commissionato da Moggi ma un documento che un gruppo di tifosi fiorentini propone di vendere a chi tira le fila in Federcalcio. Dalle intercettazioni non si capisce se tale dossier sia stato poi effettivamente utilizzato o meno. Ciò che emerge, invece, è che Moggi ha detto di portare tali persone al cospetto di Galliani, ovvero del maggior interessato all’ottenimento di quel documento (i Della Valle avversavano la sua elezione in Lega ed è molto nota la rivalità tra il gruppo di imprenditori fiorentini e quello facente capo a Berlusconi).
Il secondo, quello su Zeman, non è un vero e proprio dossier ma un’informazione che l’avvocato Paolo Trofino passa a Moggi: l’allenatore (?) boemo si sarebbe reso protagonista di una truffa (avrebbe, in concerto con un procuratore, venduto un calciatore a 2 miliardi di lire quando invece lo stesso era a parametro zero). Moggi avvisa Giraudo e i due concordano nel fatto che una notizia del genere debba passare subito agli organi di informazione. Non risulta però che questa cosa sia mai accaduta. Inoltre, non si capisce perché ci si debba stupire di due persone che cercano di screditarne un’altra, quando quell’ “altra” ha fatto della calunnia e dell’accusa gratuita (vedi affermazioni sul doping) la sua ragione di vita.
Ma andiamo avanti. Ecco un altro passaggio folle dei magistrati napoletani:
«Perché venissero sempre tutelati gli arbitri che avevano favorito la Juventus o che comunque erano vicini alla società.
Perché attraverso il condizionamento di talune trasmissioni televisive (ad esempio “Il Processo di Biscardi”) o di singoli giornalisti o commentatori del servizio pubblico radiotelevisivo o di altre emittenti private (Ignazio Scardina, Giorgio Tosatti, Ciro Venerato, Franco Melli, Lamberto Sposini, Gianni Di Marzio, Tony Damascelli, Mauro Sandreani, ecc…) venissero favoriti gli interesse del sodalizio»
Siamo di fronte alla replica sbiadita delle già ridicole e fantasiose imputazioni escogitate da Arcangioli e Auricchio. La “cupola” oltre che per far eleggere Carraro e Galliani si adoperava per proteggere «sempre» gli arbitri vicini alla Juventus. Qualcosa suona stonato: tutti concorrono per sostenere le cariche di due milanisti (Carraro fu presidente rossonero dal 1967 al 1971) e poi fanno di tutto per proteggere gli arbitri «vicini» alla Juventus? bah… E come compiono questa impresa?
Condizionando «talune» trasmissioni televisive. Un momento, non «talune» ma una sola, lo scalcagnato processo biscardiano, ovvero il baraccone mediatico che quando va bene raccoglie il 4% di share e che una sentenza di un tribunale (a fronte di un esposto da parte di alcuni arbitri) ha giudicato “inattendibile”. Una cupola invero ingenua: Galliani, che ne è il vertice elettivo, è amministratore delegato di Mediaset, la quale dispone di ben 3 (TRE) emittenti televisive. Perché non rivolgersi direttamente a lui, anziché ridursi a elemosinare consensi in seno ad un emittente che non gode nemmeno di copertura nazionale integrale (e, tra l’altro, di proprietà del “nemico” Tronchetti Provera?). Più che un’ “associazione per delinquere” sembra una corte dei miracoli…
La cupola però non si limita a controllare gli arbitri tramite le televisioni ma, addirittura, provvede a punirli, quando necessario:
«perché invece, venissero arbitrariamente penalizzati gli arbitri che non avevano favorito la Juventus»
Se, di grazia, i signori di Napoli avrano voglia di comunicarci come e quando siano stati penalizzati i fischietti “scomodi”, potremo forse intavolare un discorso serio. Siamo sempre nel campo delle supposizioni. In quali modi la cupola disponeva queste terribili punizioni? Quando, quante, quali e per mezzo di chi sono state somministrate?
Tralasciando due accuse risibili come la faccenda di Boudianski e Zeytulaev (altro nobilissima incombenza della “cupola”) e la mancata comunicazione alla disciplinare dei fatti di Reggio (una scelta di Lanese che non tocca minimamente la Juventus), passiamo ad illustrare tre vere perle contenute nel documento in esame.
PERLA N°1:
«perché venissero favoriti gli interessi (sportivi e quindi economici) di altre società calcistiche alleate al sodalizio (particolarmente Messina, Reggina e Sassari Torres), ed in particolare per garantire la iscrizione al campionato di Serie A 2005/06 del Messina e della Reggina, nonostante l’assenza dei presupposti di carattere finanziario e, comunque, per tutelare gli interessi economici propri della famiglia Franza»
Quindi Moggi e sodali avrebbero massonicamente organizzato la fraudolenta iscrizione al campionato del Messina, il quale era sprovvisto dei requisiti economici per parteciparvi. Non viene spiegato come né vengono indicati quali fossero i parametri non soddisfatti. Certo che fa specie vedere spulciare negli affari della piccola squadra siciliana quando vi sono altre squadre (chi ha detto Roma? Chi ha detto Milan? Inter? Lazio?) che per anni si sono fatti beffa di ogni possibile e immaginabile regola in materia di bilanci e di norme federali.
PERLA N°2:
«perché venissero fornite specifiche indicazioni sulla composizione della formazione della Nazionale Italiana di Calcio, anche in relazione ai contingenti interessi della Juventus»
La “cupola” ha comandato le sorti della Nazionale di calcio e c’è gente che ancora se ne lamenta. Abbiamo vinto un Mondiale con 5 juventini in rosa, un allenatore formato e affermatosi alla Juventus e uno staff tecnico di identica provenienza e si ha ancora il coraggio di recriminare. Allora restituiamo la Coppa… (e dire che questa accusa nasce da una serie di 7-8 telefonate alla vigilia di Italia-Bielorussia, grazie alle quali si apprende che Carraro implora Moggi di occuparsi della selezione azzurra. Moggi è talmente potente che chiede di non far giocare Cannavaro, il quale invece gioca mezz’ora, ed è talmente rispettato che non viene nemmeno fatto entrare negli spogliatoi al termine della gara. Cosa della quale Big Luciano si lamenta con Mazzini…).
PERLA N°3 (E 4…):
«in tal modo predeterminando gli esiti del campionato di calcio di serie A per la stagione 2004/05 (scudetto, piazzamenti per le coppe europee e retrocessioni) e, più in generale, controllando e condizionando l’intero sistema calcio professionistico italiano nell’interesse della Juventus e delle altre società stabilmente o occasionalmente legate all’associazione (Messina, Reggina, Lazio, Fiorentina, Sampdoria, Arezzo, Sassari Torres, ecc…), realizzando in definitiva illeciti ed ingentissimi profitti economici per tutti gli affiliati all’organizzazione ed ai soggetti che comunque ad essa fanno riferimento»
Quindi l’associazione di marrani capeggiata da Moggi predeterminava non solo qualche ammonizione e il moviolone di Biscardi ma, addirittura, era in grado di decidere «scudetto, piazzamenti per le coppe europee e retrocessioni». Questo per il solo vantaggio della Juventus e, occasionalmente, per quello delle società che a turno entravano in simpatia. Del Milan non si parla, eppure tutti si sbattevano per eleggere Carraro e Galliani…
Ma attenzione a questa frase: «Con l’aggravante per Luciano Moggi, Antonio Giraudo, Innocenzo Mazzini, Paolo Bergamo, Pierluigi Pairetto e Massimo De Santis di aver promosso, costituito ed organizzato l’associazione. Associazione costituitasi in epoca e luogo imprecisati». La cupola è talmente potente (e misteriosa) che non se conosce l’origine. Probabilmente Moggi, Bergamo e Pairetto sono entità aliene immortali che governano le sorti del pallone fin dagli scudetti del Genoa (e Carraro e Galliani sono ancora al loro posto…).
Ma, tralasciando queste accuse di minor spessore, su cosa punta principalmente il dito il dispositivo prodotto dai magistrati di Napoli? Sui soliti triti e ritriti argomenti: le ammonizioni mirate, la composizione delle griglie e i sorteggi pilotati. Vediamoli uno per uno.
IL GRANDE RITORNO DELLE AMMONIZIONI MIRATE
Nonostante le illuminate sentenze rupertiane e san dulliane avessero decretato l’inesistenza di questa fantasiosa pratica, non si rinuncia alla calda sicurezza di uno degli all time favourites ritornelli antijuventini. Esaminiano le partite sopra le quali la longa manus moggiana è riuscita a posarsi:
UDINESE-BRESCIA 1-2
«atti fraudolenti consistiti, ad opera del Dattilo, nella dolosa ammonizione dei calciatori Pinzi, Muntari e Di Michele e nella dolosa espulsione del calciatore Jankulovski, tutti in forza alla squadra dell’Udinese – successivo avversario della Juventus […] la gara dell’Udinese risultava condizionata dalle tre ammonizioni e dalla espulsione inflitte dal direttore di gara».
Ci si chiede se chi ha vergato la frase sopra riportata abbia avuto la decenza di vedere la partita in questione o, almeno di informarsi. L’incontro è infatti passato alla storia per un gol (quello decisivo) segnato dal bresciano Mannini con il portiere udinese De Sanctis a terra infortunato. In seguito a questo episodio è scoppiata una maxi-rissa che ha visto coinvolti praticamente tutti i 22 calciatori in campo. Quindi è già andata bene ai friulani (inviperiti per il torto subito) di ritrovarsi con solo 1 giocatore sanzionato, Jankulovski che viene tra l’altro espulso giustamente. Questo il comunicato ufficiale della Lega Calcio in merito alle decisioni della Disciplinare:
SQUALIFICA PER UNA GIORNATA EFFETTIVA DI GARA:
JANKULOVSKI MAREK (Udinese): perché, al 31° del secondo tempo, colpiva a mano
aperta sul volto un avversario senza conseguenze lesive di sorta; infrazione rilevata da un
Assistente
Incredibile, l’infrazione era sfuggita all’arbitro Dattilo ed è stata segnalata (opportunamente) da un guardalinee. Come faceva allora l’arbitro ad espellere volontariamente (e fraudolentemente) il calciatore ceco?
Ma le stranezze non finiscono qui: i tre calciatori friulani ammoniti (Pinzi, Muntari e Di Michele) non figuravano nella lista dei diffidati (infatti scenderanno regolarmente in campo contro la Juventus)… Per quale curiosissimo motivo Moggi ne avrebbe richiesto l’ammonizione? Per sfizio personale?
MESSINA-REGGINA 2-1
«il Moggi in qualità di istigatore, il Racalbuto quale direttore di gara dell’incontro compivano atti fraudolenti consistiti nella dolosa ammonizione del calciatore Mesto della Reggina»
Moggi è astuto, talmente astuto da fare di tutto per ottenere l’ammonizione di Mesto, elemento fondamentale in mancanza del quale la Juve non potrà battere la Reggina. Infatti, la domenica successiva a Reggio, la Juve perde… e con lo scandaloso arbitraggio di Paparesta… Tra l’altro la squadra calabrese rientra nell’esclusiva lista delle “elette” che godono dei favori dell’associazione. Perché mai la si è voluta penalizzare? E, per la cronaca, l’intervento di Mesto, qualificato in televisione come «entrataccia assassina», era da rosso…
FIORENTINA-BOLOGNA 1-0
«dolosa ammonizione dei calciatori Petruzzi, Nastase e Gamberini difensori del Bologna F.C, successivo avversario della Juventus».
Altri due fenomeni vengono “fatti fuori” dai killer infallibili al soldo di Moggi: i temibilissimi Nastase e Petruzzi (le ammonizioni sono state definite “dovute e necessarie dalla sentenza san dulliana). C’è poi da chiedersi cosa c’entri Gamberini, il quale non era nemmeno diffidato. Non è che dietro ogni ammonizione c’è Moggi e non ce l’hanno mai detto?
ROMA-PARMA 5-1
In questo caso i candidati palloni d’oro che la “cupola” fa provvidenzialmente eliminare sono Pisanu e Contini. E questo in vista di Parma-Juventus, partita in cui De Santis (l’arbitro per eccellenza del sodalizio) non concede alla Juventus un rigore per un fallo di mani di un difensore emiliano…
SAMPDORIA-SIENA 1-1
Qua si raggiunge il vertice dell’assurdità. L’impallinato in questione è Simone Inzaghi, centravanti della Sampdoria… che entra in campo a venti minuti dalla fine... Che precisione questa “cupola”! Far ammonire un diffidato che avrebbe anche potuto non scendere in campo e che, in quella stagione, ha fatto indigestione di chewing-gum seduto in panchina… Tutto questo per prepararsi la strada per la successiva Juventus-Sampdoria, che i bianconeri perdono 0-1, ma che Beatrice e Narducci trascrivono come “1-0” in favore della Juve. Avevano smarrito l’almanacco o hanno volutamente alterato quel risultato (sai, se la Juve vince allora vuol dire che la squalifica di Inzaghi è servita…)?
INTER-FIORENTINA 3-2
Moggi è molto preoccupato dei cecchini viola Obodo e Viali e provvede così ad escluderli per la prossima partita che vede la Juventus impegnata con i toscani. Il buon Bertini, esegue, anche se si sta ancora domandando perché mai non avrebbe dovuto far perdere direttamente l’Inter, rivale della Juventus, al posto che sbattersi per “far fuori” due giocatori viola. Beh, ma in vista c’è Fiorentina-Juventus! Che finisce 3-3 con Collina che non vede un gol fantasma di Cannavaro…
Va anche detto che Moggi è uno attento ai bisogni degli amici, infatti provvede a fare un favore al sodale Fabiani (dirigente messinese) provvedendo alla squalifica “preventiva” di Guana e Mannini in Brescia-Bologna (1-1 e arbitrava Paparesta!) per favorire il Messina per la successiva gara contro i lombardi. È un generoso Moggi, almeno questo bisogna riconoscerglielo!
Ma ci sono delle domande che restano aperte: visto che la Juventus comandava 8 arbitri, perché non chiedeva loro direttamente di far vincere le partite alla Juventus anziché produrre sforzi per far ammonire poco temibili avversari?. Ha dato delle schede svizzere (vedere più avanti) d’altra parte! Che spreco di sim! E poi, quel De Santis che birbone! In Fiorentina-Milan (1-2), che anticipa lo scontro diretto a San Siro tra Juve e Milan, non espelle Stam per fallo da ultimo uomo e si dimentica di “impallinare” i tre importantissimi (questa volta sì) diffidati rossoneri: Nesta, Rui Costa e Seedorf!!! Evidentemente aveva il telefonino scarico…
SORTEGGI TAROCCATI
In tema di accuse “classiche” come farsi mancare quella dei sorteggi pilotati? Ecco le partite in cui Moggi, camuffato da giornalista, avrebbe personalmente estratto le biglie dalle urne:
LECCE-JUVENTUS 0-1
Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Lanese, De Santis, Griselli e Ceniccola avrebbero compiuto «atti fraudolenti che, alterando la corretta e genuina procedura di sorteggio del direttore di gara […] della designazione degli assistenti […] del quarto ufficiale di gara e dell’osservatore dell’incontro, predeterminavano il risultato di calcio, risultato perseguito mediante la designazione fraudolenta di una terna arbitrale (De Santis, Griselli e Ceniccola), tutte persone che si adoperavano per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra juventina».
Insomma, questa gara col Lecce “s’aveva da vincere” e tutte queste persone hanno eseguito gli ordini alla perfezione. Peccato però che di quella gara ci si ricordi solo del campo inzuppato e di nessun episodio a favore della Juventus.
ROMA-JUVENTUS 1-2
In questa occasione Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Fabiani (ma che c’entra Fabiani?), Fazi, Racalbuto, Pisacreta, Ivaldi e Gabriele si sarebbero riuniti prima per taroccare il sorteggio (come lo abbiano fatto non è dato sapere) e, in seguito, per far vincere la Juve.
La partita è passata alla storia: c’è un gol in fuorigioco di Cannavaro (in campo nessuno se ne era accorto…) e un rigore fischiato su Zalayeta per un fallo avvenuto sulla linea dell’area di rigore. Due episodi che fanno infuriare la Roma. I giallorossi dimenticano però come avrebbero dovuto giocare in 9 già dal 20’ del primo tempo (che fu un’ignobile caccia all’uomo) per le entrate assassine, da rosso diretto, di Dacourt e Cufré su Zebina e Blasi, beatamente sorvolate dal povero Racalbuto. E che dire poi del cazzotto che Cufré rifila a Del Piero subito dopo la fine del primo tempo? E del gol in fuorigioco di Cassano? E della reta inspiegabilmente annullata a Ibrahimovic? E delle raccomandazioni di Carraro ad arbitrare contro la Juve? Misteri che rimarranno senza risposta.
Stupisce che nel documento di Napoli le gare incriminate per taroccamento di sorteggio siano solo due. Due, guarda caso, è proprio il numero delle operazioni di sorteggio che i Carabinieri, nelle informative, sostengono di aver “controllato”. Ma come? Solo due volte su 38? Se si ha un sospetto non sarebbe più opportuno approfondire le indagini e fare chiarezza sulla faccenda? E quali sarebbero poi le irregolarità? Bisognerebbe spiegare in quali punti e in quali momenti il sorteggio non si è svolto regolarmente. Non sanno forse che esiste un comunicato congiunto Figc-Ussi che certifica le modalità di estrazione (il giornalista estraeva la pallina dell’arbitro solo in seguito a quella contenente il nome della partita)? Non sanno che le sentenze rupersandulliane hanno sancito, una volta per tutte, che questi benedetti sorteggi erano regolari? L’impressione è che Beatucci (fusione di Beatrice e Narducci, per brevità…) abbia preso per buone le panzane dei Carabinieri, risparmiando così molto tempo…
PARTITE CONDIZIONATE
Con la formuletta « al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione, compivano atti fraudolenti finalizzati a predeterminare il risultato dell’incontro, risultato perseguito dal (nome arbitro)» Beatucci ci informa che Moggi (quasi sempre in combutta con il fedelissimo Fabiani) è riuscito ad alterare un certo numero di partite di campionato. Vediamo quali:
JUVENTUS-CHIEVO 3-0: (Pieri) vittoria inequivocabile della Juventus
JUVENTUS-LAZIO 2-1: (Dondarini) nessun episodio saliente
CAGLIARI-JUVENTUS 1-1: (Racalbuto) Emerson segna il gol del vantaggio bianconero il lieve fuorigioco, ma c’è un evidente rigore negato alla Juve per atterramento di Trezeguet. Episodio del quale Moggi si lamenterà a lungo nelle telefonate seguenti questa partita (ma non l’aveva pilotata? Perché lamentarsi di una cosa di cui si ha il controllo?).
JUVENTUS-UDINESE 2-1: (Rodomonti) gol annullato a Fava al 25’ del secondo tempo per un fuorigioco difficile, ma con la Juve già sul 2-0.
LAZIO-JUVENTUS 0-1: (Trefoloni) Siccome Trefoloni non è incluso nell’élite degli omaggiati “svizzeri” (tra l’altro il Milan con Trefoloni ha uno score di vittorie vicino al 100%...) ce la si deve prendere con l’assistente Ambrosino. Peccato che non ci si ricordi di nessun episodio particolare, salvo un fantastico tuffo olmpionico di (uno dei gemelli) Dibiasi Filippini.
SIENA-JUVENTUS 0-3: (Bertini) Tre pappine e a casa…
SIENA-MILAN 2-1: (Collina) dato che l’arbitro è il pelato viareggino (quello degli incontri con Galliani e della promiscuità con Meani) dev’essere stato qualcun altro ad ostacolare la corsa delle “Marie Goretti” rossonere. E chi se non il guardalinee Baglioni, il quale sbandiera un fuorigioco che invalida un gol di Shevchenko. Fuorigioco (comunque "difficile") che nega il gol del possibile 0-1. Il vantaggio rossonero arriva comunque e poi non è colpa di Moggi se i meravigliosi si fanno infilare come tordi due volte in un quarto d’ora (prove generali di Istanbul?)…
Come si può facilmente vedere, queste partite non sembrano costituire particolari casi di gravità. Pare più che altro di trovarsi di fronte a una pretestuosa elencazione che mira a dimostrare l’indimostrabile. Non si capisce perché siano state scelte queste partite, ma il sospetto è sempre quello: ci sono dei contatti tra Bergamo e Moggi (che parlano di tutt’altro) antecedenti a questi match, e allora è ovvio che sono stati condizionati. Prendendo per buono questo ragionamento tutti i Livorno-Inter sarebbero da invalidare dal momento che lo stesso Bergamo ha ammesso che, alla viglia di quelle partite, era solito ospitare in casa sua per la notte il vicepresidente interista Facchetti.
Una stranezza relativa a questa parte del documento è che nella quasi totalità delle partite vengono fatti anche i nomi, in qualità di cospiratori, di Pairetto e Giraudo. Eppure Pairetto non compare quasi mai nelle informative (4-5 telefonate in tutto, nelle quali non si parla mai di partite specifiche) e Giraudo non dice mai una sola parola per richiedere particolari favori. L’amministratore delegato bianconero parla quasi esclusivamente con Moggi per commentare i fatti d’attualità e spesso arrabbiandosi per i molti torti subiti dalla Juventus.
JUVENTUS-MILAN
Questa partita dovrebbe essere compresa nell’elenco precedente ma, vista l’importanza, la trattiamo a parte. L’accusa è la medesima: «Moggi e Fabiani quali istigatori, compivano atti fraudolenti finalizzati a influire sul risultato dell’incontro di calcio, esito perseguito dal Bertini che si adoperava per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra del Moggi».
Fa specie leggere il nome del messinese Fabiani. In quale modo avrebbe potuto aiutare Moggi a corrompere Bertini? Misteri che, si spera, avranno una soluzione.
La cosa incredibile è il trattamento che i media hanno riservato a questa notizia. Tutto quello che è possibile leggere al riguardo è la frase sopra riportata. Com’è possibile allora che un giornalaccio color salmone itterico abbia potuto titolare «Così Moggi e Bertini bloccarono i rossoneri»? Hanno per caso qualche prova che noi, comuni mortali, non abbiamo. Oppure sono in cerca di querele? Ah, no, con la nuova dirigenza vanno sul sicuro… Sotto a quel delinquenziale titolo campeggiava la fotografia del rigore non concesso per fallo di Zebina su Crespo con una didascalia altrettanto farabutta «guardate il rigore non dato a Crespo». Dove sono le prove che quel penalty non è stato assegnato volontariamente da Bertini. Ma, se l’arbitro in questione era nelle mani di Moggi, perché nella stessa partita non ha assegnato un rigore alla Juventus per un fallo di mano di Costacurta su cross di Ibrahimovic? Non era più facile così? E se Bertini era così propenso ad aiutare la Juventus perché 5 giornate prima, in Atalanta-Milan, non ha espulso Nesta per fallo da ultimo uomo su Makinwa? E perché ha concesso 5 ingiustificati minuti di recupero permettendo a Pirlo di segnare il gol della vittoria milanista? Siamo sempre ai misteri…
E poi Bertini è stato anche arbitro del Milan-Juventus 3-1 della stagione successiva. Perché non si è adoperato per far vincere la squadra “del Moggi”?
E poi, se la Juventus era talmente potente, perché fu squalificato Ibrahimovic per tre giornate, impedendogli di prendere parte allo scontro decisivo di San Siro? Lo svedese venne colpito dalla prova televisiva perché l’arbitro De Santis (quello della “cupola”) non vide una “cravatta” all’interista Cordoba. Se De Santis fosse stato realmente pilotato da Moggi bastava che scrivesse sul referto di aver visto l’episodio e la prova televisiva non sarebbe stata applicabile. Invece questo non è accaduto e, nonostante i ricorsi, il potentissimo Moggi non è riuscito a far ridurre la squalifica…
Ma c’è una cosa che fa imbestialire più di tutte le altre: in quelle tre righe si ipotizza (ipotizza!!!) che la partita tra Juventus-Milan non si svolse regolarmente. È tutto lì e non c’è altro, allora com’è possibile passare già alle sentenze?. Perché invece non parliamo della gara di ritorno, ovvero Milan-Juventus 0-1 dell’8 maggio 2005? Non si ricordano forse i giornalisti (?) di quel fogliaccio che esiste un’intercettazione in cui l’ineffabile Meani si vanta con il dirigente milanista Roccato «di aver selezionato e deciso lui stesso la terna arbitrale per la decisiva partita». Non solo i guardalinee ma persino l’arbitro (ma non c’è il sorteggio?) che, guarda caso, è Collina, l’amico intimo del ristoratore di Lodi nonché il fischietto destinatario delle attenzioni di Galliani, che lo vuole come nuovo designatore. E come dimenticare le altre parole di Meani il quale, al telefono con il guardalinee Farneti «riferisce che sono stati preparati gli orologi per tutta la squadra arbitrale»? Forse queste trascrizioni non sono giunte nella sede del quinterno rosaceo o forse, “candidamente” sono state dimenticate… così come sono stati dimenticati gli innumerevoli contatti dell’onnipresente e privilegiato co.co.co lodigiano con praticamente tutto il parco arbitrale iscritto all’Aia. Infine, per dimostrare la frode sportiva è necessario che vi siano in gioco dei benefici (economici o di altro genere) tra corruttore e corrotto. Ad esempio come lo scambio di benefici tra Paparesta e Galliani: io ti aiuto con il tuo dossier, tu in cosa mi aiuti?
LE UTENZE SVIZZERE
«attraverso uno stabile vincolo associativo realizzato e costantemente alimentato da molteplici contatti telefonici rilevati su numerose e riservatissime utenze (in particolare su utenze mobili di gestori svizzeri) fornite dallo stesso Moggi (che acquistava abitualmente schede rigorosamente anonime) ai designatori arbitrali Bergamo e Pairetto, al direttore sportivo del Messina, Mariano Fabiani, agli arbitri Paparesta, Racalbuto, Cassarà, Dattilo, Bertini, Gabriele, De Santis, Pieri ed all’assistente di gara Ambrosino…»
Ecco la frase che ha suscitato le maggiori preoccupazioni in seno alla tifoseria bianconera. Moggi avrebbe fornito ai designatori e agli arbitri delle schede straniere. Innanzitutto stupisce il nome di Pairetto: Moggi ha sempre ammesso di aver regalato a Bergamo una di queste tessere, ma nessuno ha mai fatto il nome del designatore torinese. Con quale criterio è stato inserito in questa lista?
Successivamente, non meno scalpore desta la presenza di Paparesta, l’arbitro protagonista dei fattacci di Reggio Calabria, l’arbitro che telefona al dg bianconero (ma non poteva farlo con la scheda svizzera?) per scusarsi (telefonata che Moggi rifiuta sdegnato…).
Al di là di queste considerazioni non si capisce l’utilità di queste utenze riservate: da quanto emerge dal documento redatto da Beatucci pare che l’attività elettiva della “cupola” fosse la collezione di ammonizioni preventive di scarponi di dubbio livello. Perché mettere in piedi questo sistema per ottenere un così ridicolo vantaggio (poi ancora tutto da dimostrare)? È una domanda che necessiterebbe di una risposta. Ma vediamo cosa c’è di dubbio in questa faccenda delle schede svizzere.
La Stampa e Il Giornale del 15 aprile pubblicano uno specchietto riassuntivo dei possessori di queste ambitissime sim-card e fornisce un elenco delle chiamate e dei chiamanti: Moggi, simulando accento elvetico, avrebbe telefonato 4 volte a Pieri (il quale avrebbe ricambiato 8 volte), 3 volte Racalbuto (idem al contrario), 2 volte Paparesta (3 le chiamate del fischietto barese a Moggi) e una volta sola il dirigente del Messina, Fabiani (che ritorna il favore in 4 occasioni)
Tre cose strane:
1-Moggi e Fabiani si sentono solo 5 volte. Com’è possibile che il messinese sia implicato in tutti i presunti taroccamenti di partita? E come è possibile includerlo se non si conosce il contenuto delle conversazioni (ci sarebbero solo i tabulati)?
2-Manca il nome di De Santis. L’arbitro romano è stato indicato come il prediletto di Moggi, perché allora non ha avuto il privilegio di una scheda omaggio? Forse perché Moggi e Giraudo, nelle intercettazioni contenute nelle informative, parlano male in continuazione di lui (torti subiti in Parma-Juve e Palermo-Juve)?
3-Paparesta: com’è possibile che l’eroe dell’asso-biodiesel da vittima diventi ora carnefice? Cosa aveva di così importante da dirsi con Moggi? Perché se era tanto vicino a Big Luciano ha combinato i disastri di Reggio Calabria?
Ma ci sono altri punti ancora più controversi:
A quanto pare il CNAG (Centro Nazionale Autorità Giudiziaria, che si occupa dell’effettiva esecuzione delle intercettazioni) non poteva, fino allo scorso anno, disporre di tabulati relativi alle utenze mobili (figurarsi di quelle straniere). Com’è possibile che la Procura di Napoli ne sia in possesso (sempre che questa cosa sia vera)? Forse perché a capo del CNAG c’era Tavaroli?
E come fa la Procura di Napoli ad essere in possesso di tabulati della telefonia svizzera? Li ha realmente in mano o sono solo supposizioni dei magistrati?
Se questi tabulati esistono davvero, come si è potuto risalire con certezza assoluta ai proprietari delle schede? Se non si conosce il contenuto delle conversazioni, è impossibile sapere quale tessera appartiene a quale nome. Ci deve essere almeno una conversazione in cui si fa esplicito riferimento non solo all’esistenza di queste utenze svizzere ma anche ai numeri telefonici precisi. All’acquisto in Svizzera non erano richiesti documenti personali, quindi in mancanza di prove chiare e inequivocabili è praticamente impossibile risalire ai possessori di quelle schede. Il sospetto è che la Procura si sia basata solo su criteri quantitativi: prima di una certa partita c’è una certa concentrazione di telefonate e allora si presume arbitrariamente che le utenze siano in possesso a Moggi e agli arbitri e che ne facciano uso per tramare complotti ai danni del campionato. Va precisato poi quale sia il ruolo di Fabiani: si parla di 42 contatti telefonici appena prima di Juventus-Milan. Cosa c’entra il dirigente messine in questo scambio di telefonate? È necessario chiamarsi così tante volte per mettersi “d’accordo”? Un arbitro “affiliato” alla “cupola che ha bisogno di 42 telefonate??? È forse duro d’orecchio? Non è che forse parlavano di tutt’altro? Se non si conosce il contenuto di quelle telefonate perché sono necessariamente servite a truccare una partita? Su quali basi si fonda questa supposizione? Perché Moggi avrebbe dovuto servirsi di un intermediario quando è, secondo la rancorosa italietta, la causa di tutti i mali? E poi manca sempre la prova che la tale scheda appartiene a la tal persona.
Di questi tempi si è spesso parlato (e in alcune occasioni è stato dimostrato) di manipolazione delle intercettazioni: alcune conversazioni sono state fraudolentemente ritoccate e di questo ne sono convinti Luciano Moggi (che citerà Telecom dinanzi al Consiglio di Stato) e Gennaro Mazzei che nella trasmissione Lunedì di rigore del 6 dicembre 2006 ha dichiarato che alcune sue telefonate con Bergamo sono state tagliate in certi precisi punti (mancherebbero dei “non”, eliminati ad arte). Una dichiarazione che non ha scatenato i pruriti della giustizia sportiva ma che si spera attivi i sensori della silenziosa Procura di Milano.
Visti i sospetti sulla modifica delle intercettazioni è lecito pensare a pratiche simili anche in relazione ai tabulati, un’eventualità ancora più probabile vista la facilità di sostituire solo alcuni numeri in luogo della modifica o del taglio di parole in una conversazione.
Alcuni giornali parlano di 50 sim-card svizzere e di circa 800 conversazioni compromettenti. Da quali fonti hanno appreso questi numeri, dal momento che nel documento proveniente da Napoli non si legge nulla al riguardo?
Il sospetto è che molto di questa storia nasca dalle dichiarazioni “spontanee” di Nucini il quale raccontò a Facchetti dell’esistenza di schede svizzere. Cosa che però Nucini non confermò davanti al pm Boccassini. Inoltre, un ulteriore collegamento a Nucini e, conseguentemente, all’Inter viene fornito dall’ingresso in scena di Fabiani. Il dirigente messinese è stato infatti oggetto dei misteriosi dossier illegali commisionati da via Durini, dei quali ha recentemente parlato Cipriani.
Ammettiamo che Moggi abbia effettivamente consegnato agli arbitri (ben 8!) le schede straniere.
Moggi prima di una partita chiama l’arbitro e gli dice di ammonire questo e quest’altro. Se Big Luciano avesse realmente avuto la possibilità di comunicare in maniera segreta con gli arbitri e quindi di poter imporre loro i suoi voleri, sarebbe più ovvio che chiedesse cose ben più importanti che le ammonizioni di Pisanu, Contini e Nastase…
Il fatto di possedere schede svizzere non costituisce di per sé reato. Le usò anche lo stesso Tronchetti Provera nella sua scalata a Telecom, eppure nessuno ha mai storto il naso. Anche qualora fosse dimostrato che Moggi e qualche arbitro ne possedevano ciò non costituirebbe prova di alcunché se non si palesa chiaramente il collegamento diretto tra queste schede (Moggi può averne prese per gestire gli affari suoi, un arbitro potrebbe averne prese per gestire i propri. Anche perché la gente fa altro nella vita, oltre che parlare di calcio…).
Anche qualora fosse inequivocabilmente dimostrata l’esistenza di contatti tra Moggi e alcuni arbitri, questo non potrebbe costituire in alcun modo prova di illecito. E questo perché mancano i contenuti delle telefonate stesse. La mancanza di intercettazioni non può essere prova di qualcosa.
Inoltre, non è detto che arbitri e Moggi debbano per forza parlare di partite o stipulare accordi fraudolenti. Paparesta, ad esempio, parlava con i milanisti di dossier da consegnare a Letta, Collina e Galliani si accordavano per un incontro… In ogni caso, se i contenuti di queste misteriose telefonate “svizzere” fossero identici a quelli delle telefonate di Meani con i suoi amici arbitri non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi: la Juve se la caverebbe con 8 punti di penalizzazione e avrebbe la Champions garantita!
IL MESSINA
La novità emersa da questa documentazione è la presenza del già citato dirigente messinese Fabiani. Le seguenti gare sarebbero state alterate al fine di favorire i giallorossi peloritani: Messina-Fiorentina 1-1, Messina-Parma 1-0, Siena-Messina 2-2 (ma il Siena non era nelle grazie di Moggi?),
Reggina-Messina 0-2 e Palermo-Lecce 3-2 (che Beatucci trascrive 3-3, aveva perso un’altra volta l’almanacco?) per le ammonizioni “preventive” di Pinardi e Rullo. Vedremo se queste si dimostreranno accuse fondate, intanto basta pensare che quell’anno la Juventus fu fermata sullo 0-0 a Messina. E meno male che erano amici e che Moggi si ingegnava per aiutare i siciliani a iscriversi al campionato… E meno male che la stagione successiva (2005/06) il Messina è impietosamente retrocesso (poi ripescato dopo le sentenze estive). Ma non poteva Moggi fare qualcosa al riguardo?
LA REGGINA
Moggi è amico di Foti e quindi vai col tango: Reggina-Brescia 1-3 (gli amaranto perdono e infatti Beatucci dice che c’è stato solo un «tentato illecito»…), Reggina-Cagliari 3-2, Reggina-Palermo 1-0, Udinese-Reggina 0-2, Palermo-Reggina 1-1, Sampdoria-Reggina 3-2 (un’altra sconfitta…). Foti è un mattacchione e Paparesta non è da meno: la Juve perde a Reggio 2-1. Che brutto dispetto al capo della cupola! E quel Paparesta, che aveva pure le schede svizzere, che bel modo di ricambiare!
IL MILAN
I meravigliosi vengono coinvolti per le gare con il Chievo e il Brescia per lo zelo di Meani che ha provveduto a scegliersi (e a istruire) i guardalinee. E nonostante questo Galliani reclama già lo scudetto…
ALTRE SQUADRE
La Fiorentina viene incriminata per la gara contro il Chievo (vinta per 2-1 in trasferta) e per la famosa “proposta da bandito” di Della Valle nei confronti di Lotito. Questa sarebbe un’accusa gravissima, ma evidentemente spalare fango sulla Juve è attività che dà più soddisfazione ai solerti della carta stampata e del tubo catodico.
La Lazio è coinvolta per le partite con Chievo, Parma e Bologna (tutte vinte) e, in particolare, per le richieste indebite di Carraro (lui l’hanno già assolto…) e Lotito.
La Sampdoria invece viene tirata in ballo per il match vinto 3-0 contro la Fiorentina (ma i Viola non erano protetti da Moggi? Per approfondire i presunti legami tra il dg bianconero e i Della Valle consultare il “Manuale di autodifesa del tifoso juventino” da pag.96 a 101)
DE SANTIS
Sull’arbitro romano la fantasia di Beatucci si manifesta al suo grado massimo. Leggiamo e lasciamo senza commento questo memorabile passaggio:
«compiva atti fraudolenti consistiti – tra l’altro – nella ingiustificata espulsione del calciatore Galante Fabio, atti finalizzati ad alterare il risultato del predetto incontro terminato con la vittoria del Siena, dovendo peraltro il Livorno giocare per oltre settanta minuti in inferiorità numerica, ed avendo commesso il fatto per il motivo abietto di vendicarsi del presidente del Livorno, Aldo Spinelli, che aveva rilasciato dichiarazioni sulla cd “combriccola romana”, di cui De Santis fa (“fa”, non “farebbe”…) parte».
De Santis è incriminato anche per l’ormai leggendaria Lecce-Parma 3-3 che sarebbe servita a salvare la Fiorentina dal baratro della B. Per questa partita si sarebbero mobilitati, oltre all’arbiro, anche i due Della Valle, Mencucci, Bergamo, Mazzini, Moggi e l’assistente Griselli. Eppure, a parte qualche ammonizione a dei giocatori emiliani (e un espulsione giusta a Morfeo, al 90’…) non succede niente (ma non faceva prima a far vincere direttamente il Lecce?). Ma c’è una cosa che non torna: tutti si preoccupano di Lecce-Parma ma nessuno si premura di Bologna-Sampdoria, dove sarebbe bastata una vittoria dei felsinei per mandare all’aria tutti i piani di salvataggio della Fiorentina… Che “cupola” distratta! E dire che teneva in pugno “l’intero sistema calcio professionistico”…
CONCLUSIONI
Una conclusione ironica, ma alquanto veritiera la prendiamo direttamente dal forum, dove un utente saggiamente fa notare che:
«La cupola è formata da Juventus e Messina ed era finalizzata per squalificare giocatori come Mesto, Obodo, Inzaghi S., Viali, Guana....ma c'è da ridere o c'è da piangere?
Associazione a delinquere finalizzata alla squalifica di Mesto, Obodo e Viali composta da Moggi, Fabiani (il primo che passava per la strada...) e TUTTI gli arbitri.
Reggina-Juve 2-1 arbitrata da Papresta che un giorno favorisce il Messina (appartenente al nuovo concetto di cupola) e il giorno dopo arbitra a senso unico contro la Juventus e poi chiama Moggi per scusarsi...Anthony Perkins in Psycho aveva un comportamento da lucido mentale al top in confronto.... va a finire che giochiamo in B perchè Moggi si aoperava per far vincere il messina (che inspiegabilmente gioca in serie A) e per qualche ammonizione "mirata" ai danni di Mesto Inzaghi e non ricordo quale altro brocco...
Moggi ma che ciufolo... almeno ti fossi adoperato per far squalificare, che sò, un Shevchenko o un Adriano. Mo’ su Simone Inzaghi e Guana ti vai a fissare»
Un’ovvietà, insomma: com’è possibile che si metta in piedi una ramificata organizzazione che, secondo le parole dei magistrati, mira a governare «l’intero sistema calcio», per ottenere alla fine solo la squalifica di 5-6 carneadi?
Due considerazioni ancora:
Cosa rischia la Juve? Niente al 99,99%. Il principio del ne bis in idem garantisce l’impossibilità di non essere giudicati due volte per lo stesso reato e, secondo le sentenze rupersandulliane, grazie all’illecito strutturato la Juve ha già condizionato l’intero campionato 2004/05. Quindi, partita più, partita meno, che differenza fa?
Un’altra constatazione riguarda, ancora una volta, gli organi di informazione: giornali e tv hanno ficcato subito il grugno sul piatto ricco dello scandalo, non soffermandosi nemmeno un attimo a pensare se le cose che vanno dicendo abbiano un fondamento logico. C’è da chiedersi come mai certi personaggi (Cucci, F.Rossi, Caressa, Ordine, ecc…) prendano degli avvisi di chiusura (e non sentenze defintive) di una Procura come oro colato quando si tratta della Juventus, e invece si indignino quando altre Procure accusano, per esempio, Berlusconi. Perché se c’è di mezzo la Juve i magistrati hanno ragione e se c’è di mezzo Sua Emittenza invece hanno torto? Malafede? Sembra proprio di sì… D’altra parte i suddetti giornali si sono impegnati ad infangare unicamente la Juve, dimenticandosi che nella lista dei 48 indagati figurano anche i nomi di Carraro, dei Della Valle, di Meani, di Mazzini, ecc…
Inoltre è curioso come si riesca a dare tanto credito ad una Procura che l’estate scorsa consegnò le carte a Borrelli prima ancora della sua nomina a capo ufficio indagini (violando giusto qualche legge…). La stessa Procura che misteriosamente ha dato le intercettazioni in pasto alla stampa (violando certe altre leggi…). L’Italia è il paese delle banane? Sembra di sì…
Infine c’è da chiedersi come mai queste rivelazioni vengano fuori pochi giorni prima dell’assegnazione per i campionati europei per i quali l’Italia è in corsa, e c’è da chiedersi come mai se ne parli ora quando una Procura (quella di Milano) sta svolgendo indagini ben più importanti su una certa squadra di calcio (quella dei tavaroli-tavolini…) nel cui quadro dirigenziale militano personaggi coinvolti in scandali, quelli sì “veri”, di ben più ampia portata. Che tempismo!
L’Italia è il paese degli spioni? Sembra proprio di sì…
All'inizio del documento di chiusura indagini si legge che il Procedimento Penale in questione (27685/06/R) è uno stralcio di un altro Procedimento... del 2002 (43915/02/R)... Come mai si indagava già nel 2002? Le informative della cosiddetta indagine "Off-Side" si riferiscono ad un protocollo (554/39) del 2004. Chi ci spiega questa differenza temporale di due anni.
L'Italia è il paese dei misteri? Sembra proprio di sì...il paese dei misteri? Sembra proprio di sì...
Domenica 15 Aprile 2007, 13:30 <> di Emilio Cambiaghi http://www.juvenews.net/r.php?id=2523