Giraudo: "Violati diritti fondamentali"
Ecco le dichiarazioni del dottor Antonio Giraudo rilasciate nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina allo stadio Delle Alpi:
L'amministratore delegato della Juve rompe il silenzio sulle intercettazioni:
"Chiedetevi per quale motivo i testi sono stati dati ai giornali e non prima a noi o ai nostri legali"
“La Juventus risponde oggi a quanto appreso esclusivamente dalla stampa nei giorni scorsi perché solo oggi abbiamo ricevuto parte degli atti. È incredibile che eventuali violazioni dei diritti fondamentali dei soggetti siano, nel nostro Paese, così di scarso interesse, al punto che nessuno se ne occupa. Aspetto di cui, invece, ci occuperemo noi con esposti indirizzati alle competenti Autorità”.
“L’indagine della Procura di Torino si è conclusa nell‘estate scorsa dopo mesi di verifiche documentali e di intercettazioni telefoniche, oltre che interrogatori, disposte nei confronti di alcuni dirigenti della Società e di altre persone. Ieri abbiamo fatto richiesta di tutta la documentazione e questo è il decreto di archiviazione dell’indagine. È datato 29 settembre”.
“Visto che le parole più ricorrenti sulle pagine della stampa, ieri e oggi, sono state “etica” e “morale”, mi chiedo quanto un simile comportamento possa essere giudicato corretto: abbiamo letto sui giornali accuse, illazioni infamanti, commenti e giudizi in merito ad una indagine di cui non eravamo neppure mai stati informati. È corretto questo? È etico? È opportuno o inopportuno?
“Esistono due aspetti: uno giudiziario ed uno sportivo. Per quel che riguarda il primo, un magistrato rigoroso e severo quale è il Procuratore Capo di Torino Marcello Maddalena ha formulato richiesta di archiviazione nelle cui motivazioni si legge: “in conclusione, quindi, dalla oggettiva analisi della documentazione, non solo non si trae conferma alla iniziale ipotesi investigativa, ma al contrario si traggono elementi probatori di segno opposto, indicativi della assenza di irregolarità e di forme più o meno mascherate di designazioni arbitrali pilotate da parte del Pairetto”. Nel decreto di archiviazione, inoltre, afferma che sarebbe inutile proseguire l’indagine perché sarebbe “indubbiamente destinata a durare per anni e a riempire in eterno le pagine dei giornali e le trasmissioni televisive, ma per il cui avvio, lo si ripete, non è rimasto, allo stato (dopo tutti gli accertamenti che sono stati effettuati), neppure uno straccio di “notizia” che lo consenta”.
“Questa è la verità che emerge dagli atti della Procura. Credo che per ogni cittadino sia fondamentale anzitutto l’essere rispettati. Il rispetto non ci è stato riconosciuto nei sette lunghi anni del processo di primo grado, durante il quale abbiamo sopportato negli stadi di tutto il mondo le accuse più infamanti, e neppure oggi in presenza di un procedimento già chiuso e archiviato da mesi, che riconosce la nostra completa trasparenza”.
“Per quel che riguarda il secondo aspetto, quello della giustizia sportiva, aspettiamo che questa faccia il suo corso, siamo fiduciosi e sappiamo che la risposta arriverà in tempi rapidi. Le frasi che vengono riportate da colloqui e telefonate di Luciano Moggi, direttore generale della Juventus, forniscono un quadro distorto e parziale della realtà, andando a costruire un castello di accuse finalizzato esclusivamente a screditare e ledere nome, storia, trofei e immagine della Juventus. Questa dirigenza, di cui Moggi è uno dei pilastri fondamentali, ha vinto molto, ha suscitato grandi invidie e dimostrato che è possibile coniugare l’efficienza economica alla competitività sportiva.
Fornire ai lettori un quadro distorto e parziale di quanto emerge dagli atti raccolti dalla Procura costituisce l’ennesimo tentativo di screditare una classe arbitrale che non merita questo trattamento e di inquinare il legittimo orgoglio della società Juventus per le vittorie conquistate dalla propria squadra sul campo. Estrapolare pezzi di conversazione e indicarli come emblema di un’intera gestione significa mettere in atto un’operazione intellettualmente disonesta alla quale ci ribelliamo”. (5 maggi 2006)
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