domenica, ottobre 01, 2006

BANDITI A MILANO - di - ANTONIO SALVATORE LA ROSA

A MILANO LA MAFIA ESISTE
LE COSCHE MAFIOSE 
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Antonio La Rosa - 16.07.2006
 BANDITI A MILANO
Voglio fare una premessa: oggi ho ricevuto ben 183 email, che mi impongono una rispopsta un pò a tutti: l’unico modo di farlo è dare una risposta a tutti sul sito, cercando di rispondere in gran parte ai quesiti più importanti postimi. E proprio perchè è una risposta molto lunga, la divido in due parti, la prima pubblicata oggi, la seconda domani. Abbiamo sbagliato tutti e abbiamo sbagliato tutto, ammettiamolo. Abbiamo sbagliato tutti perchè forse in cuor nostro speravamo di avere a che fare con persone perbene, ossia uno stimato ex presidente della Consob ex ex senatore della Repubblica, un emerito presidente della Corte Costituzionale, un magistrato inquirente passato alla Storia per l’intransigenza ed il rigore mostrato all’epoca di tangentopoli.

Ad onor del vero io mi iscrivo al partito di quelli che non credevano ad un esito diverso da questo, e l’ho detto più volte, i migliori sicari esecutori dei delitti perfetti sono sempre gli insospettabili, e la triade Rossi - Borrelli - Ruperto ha tutti i requisiti per apparire insospettabile quando esegue una sentenza di condanna a morte del calcio. Perchè di questo si tratta, ne riparleremo fra qualche anno, la sentenza di venerdì sera toglie definitivamente ogni credibilità, basta solo leggerla con attenzione: "già solo dall’analisi di taluni fatti incontrovertibili emerge a chiare lettere ciò che era nella opinione di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio, e cioè il condizionamento del settore arbitrale da parte della dirigenza della Juventus", questo è uno dei passi deliranti della sentenza. Insomma siccome tutti dicevano che la Juve condizionava gli arbitri, questosolo fatto diventa verità ed elemento di prova!

Ce ne sono altri passi deliranti che sputtanano totalmente un ex presidentedi Corte Costituzionale, ossia uno che per anni e anni è stato abituato a verificare la legittimità costituzionale delle norme di legge, ossia il rispetto dei principi generali sanciti dalla Costituzione della Repubblica.,Leggete ancora: "è concettualmente ammissibile l’assicurazione di un vantaggio in classifica che prescinda dall’alterazione dello svolgimento o del risultato di una singola gara. Infatti, se di certo, la posizione in classifica di ciascuna squadra è la risultante aritmetica della somma deipunti conseguiti sul campo, è anche vero che la classifica nel suo complesso può essere influenzata da condizionamenti, che, a prescindere dal risultato delle singole gare, tuttavia finiscono per determinare il prevalere di una squadra rispetto alle altre.

La Procura federale ipotizza che i dirigenti della Juventus e le altre persone indicate nel capo di incolpazione abbiano posto in essere condotte dirette a procurare a tale squadra un vantaggio in classifica ed abbiano poi ottenuto il risultato sperato, con riferimento al campionato 2004/2005, per effetto del "condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparzialità ed indipendenza tipici della funzione arbitrale" Tradotto: la Juventus poteva ben vincere sul campo e meritatamente, ma dietro queste vittorie c’era un sostanziale condizionamento della classe arbitrale da parte dei bianconeri. e dunque questo condizionamento di fatto alterava i risultati. Ne dovrebbe conseguire che tutti gli arbitri indagati dovevano essere squalificati.
***** ED INVECE NO! ******
Bertini, assolto; Rodomonti, assolto; Rocchi, assolto; Tagliavento, assolto; Messina, assolto; Paparesta, mesi tre di squalifica per omessa denuncia dei fatti di Reggio Calabria, nulla sul dossier per il quale si era interessato l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, su raccomandazione di Galliani. Condannato invece De Santis, arbitro che ci aveva fatto conquistare solo 7 punti su 15 disponibili, oltre ad averci fatto perdere la Supercoppa Italiana. E Dondarini, però per altre gare, dove non era coinvolta la Juventus. Vi rendete conto? Insomma chi erano gli arbitri che aiutavano la Juve? Kollina notoriamente era un arbitro ostile ai bianconeri, Rosetti non può arbitrarla perchè torinese, Racalbuto mai chiamato in causa, Trefoloni idem, Farina idem come sopra (e ricordo che con quest’arbitro avevamo una striscia negativa ancor peggiore di quella di Kollina): vuoi vedere che da quattro - cinque anni ci arbitra sempre De Santis, travestito da qualche altro?

Come vedete, siamo di fronte ad una sentenza che sembra scritta da Fedro, il famoso autore della favola "Il lupo e l’agnello", occorreva giustificare una condanna, non importa se la giustificazione sia logica e fondata. Qualche amico ha paragonato questo processo con il famigerato processo di Verona del 1944, processo che aveva già la sentenza di condanna a morte scritta verso Ciano e gli altri protagonisti del 25 luglio. L’esempio è calzante, perchè anche stavolta la sentenza era già scritta prima dell’apertura del processo, ma prendo l’esempio come un auspicio ed un augurio, nel senso che quanto prima questi signori abbiano il loro Piazzale Loreto.

Come dicevo, quindi questo epilogo era ampiamente prevedibile: per questo abbiamo sbagliato tutti. Ha sbagliato per prima la proprietà, gli Elkann, Montezemolo e c. Forse credevano che una semplice operazione di pulizia interna, e di eliminazione della Triade fosse utile a dare una immagine nuova della società e quindi evitare ogni pesante sanzione. Forse credevano che la sobrietà ed il silenzio sarebbero stati graditi a chi doveva decidere, illudendosi, e solo così si spiega la reazione colorita di Cobolli Gigli e al cianuro di Blanc, reazioni un pò tardive ad onor del vero. Non avevano capito che il vero obiettivo dei mandanti (di cui parlerò oltre), non era un calcio pulito e liberato da condizionamenti veri o presunti, ma un calcio senza Juventus, un calcio dove i soliti perdenti di sempre e i soliti mancati vincenti nonostante dispiego di risorse e di media amici, potranno finalmente fare il bello e il cattivo tempo.

Pensate un pò: alla Juventus hanno applicato ben quattro sanzioni, quando, se i fatti fossero stati veri, la pena logica sarebbe stata questa: revoca scudetto 2004 - 2005 ed esclusione dalla serie A 2006 - 2007, con assegnazione al campionato immediatamente inferiore, ossia la serie B. Invece hanno voluto infierire, togliendo anche lo scudetto 2005 - 2006 e applicando una penalizzazione di ben 30 punti, come dire mettere fuori causa i bianconeri per almeno tre anni. Il tutto mentre il Milan viene penalizzato di 44 punti, utili stranamente a rimanere tra le squadre che potranno addirittura partecipare alla coppa UEFA, ed una penalizzazione di 15 punti, che se ci fate caso è uguale al distacco tra rossoneri ed Inter di quest’anno. Come dire, il Milan potrà lottare e vincere il prossimo scudetto, ecco la punizione per i rossoneri. Già, ma loro hanno schierato tutte le truppe d’assalto mediatiche, da due mesi ci bombardano per far dire una falsità evidente, ossia che le colpe del Milan fossero minime, anzi nulla, che Meani era un monello isolato e non protetto dalla società, che la condotta rossonera era una "legittima difesa", cadendosi in questo nel ridicolo, dato che è sconcertante parlarsi di legittima difesa per la società dell’allora presidente del Consiglio, del presidente di Lega, ove era cresciuto il presidente FIGC, e che è emanazione del gruppo mediatico più importante d’Italia.

La proprietà e la dirigenza bianconera cosa ha schierato a difesa del nome della società? Certi interventi di dubbio gusto di Tardelli? Certe interviste ambigue di Grande Stevens? E così mi ricollego anche all’altro grande errore, ossia l’atteggiamento della stampa torinese, colpevole di non avere ben compreso che c’è anche un occulto obiettivo di ridimensionamento di una città che, tra olimpiadi e squadre di calcio vincenti e protagoniste, rischiava di fare troppa ombra ad altre città meno sulla cresta dell’onda, nonostante la propaganda mediatica (mi riferisco a Milano e Roma). Tuttosport ha avuto una linea diciamo più difensiva delle ragioni bianconere, ma mai arrivata ai livelli uguali e contrari ai veleni che provenivano da Milano, dove la Gazzetta del Milan ha letteralmente bombardato a tappeto, a difesa dei rossoneri e in accusa alla Juventus, non a caso è uno dei pochissimi, assieme al romanista Luna Riccardo (ognuno ha le compagnie che si merita), ad avere parlato di "Moggiopoli": quindi una difesa direi blanda, quella di Tuttosport, non sufficiente a contrapporsi all’enorme volume di fuoco proveniente da altre parti.

Peggio ancora La Stampa, esageratamente vincolata a criteri anglosassoni di informazione, laddove il criterio tipico dell’informazione nazionale è quello "partenopeo", ossia tirare acqua al proprio mulino e "scurdammoce ’o passato" (naturalmente quello nostro, quello altrui invece da ricordare sempre e faziosamente). Insomma equidistanza che alla lunga è stata più ignavia che obiettività di informazione, ed in questo non posso non sottolineare in negativo gli articoli di oggi in prima pagina a firma Giampiero Boniperti e Roberto Beccantini. Credo che ormai mi conosciate bene, io sono fortissimamente bonipertiano, l’ho scritto talmente tante volte che non penso sia il caso di ribadirlo; ma il fatto di essere stati maltrattati per anni dalla Triade, non può autorizzare il più grande juventino di sempre a scrivere certe cose, perchè alla fine ha scritto contro la Juventus, non contro Moggi e Giraudo.

Perchè appunto la vera punizione l’ha subita la Juventus, ed in questo mi richiamo all’editoriale di Beccantini, che francamente mi ha ferito non meno della sentenza di ieri. Di fatto il grande giornalista (lo è davvero, non a caso è uno dei due che vota per il pallone d’oro), ha plaudito alla sentenza, pur rilevando l’incongruenza della sostanziale assoluzione del Milan e della disparità di trattamento: "il prezzo della pulizia è, da ieri sera, davanti al popolo, ed è un prezzo che, come era nelle intercettazioni, paga soprattutto la Juventus ...

Di Guido Rossi non ho capito la frenesia operativa ecomunicativa dell’ultima fase, ma il calcio era arrivato a un punto di non ritorno. Serviva il bisturi. L’ha usato. Per fortuna, è stato scongiurato il papocchio dell’amnistia ... Comincia un’altra Juve. E, lo spero di cuore, un altro calcio" (così testualmente, Beccantini).

Ma veramente Beccantini crede che da oggi ci sarà un altro calcio? Ci sarà sicuramente un calcio senza Juventus protagonista, come voleva la "cupola dei perdenti cronici", ma dove sta scritto che sarà un calcio migliore? Davvero Beccantini crede che un ex dirigente dell’Inter, dagli atteggiamenti analoghi ad un dittatorello sudamericano degli anni passati, possa guidare questo mondo, dando spazio ad un ex dirigente della A.S. Roma, Agnolin, circondandosi di persone tutte cresciute nell’alveo milanista (Albertini, Donadoni, Tassotti, Sacchi), che poi è quello del finale campionato 1987 - 88, della finale sospetta di Barcellona, della figuraccia di Marsiglia, degli acquisti in nero etc.?

Davvero Beccantini pensa che sarà più pulito il calcio senza Moggi e Giraudo ma con Kollina, Moratti, Oriali, Sensi, Zamparini, Cellino, Preziosi, Dal Cin, Spinelli, Corioni, la sfilza di procuratori che hanno manovrato in questi anni giocatori e giocatori, in modo anche peggiore della tanto vituperata GEA?

Davvero Beccantini crede che non avremo più lobbies televisive condizionanti, quotidiani che imporranno i risultati sul campo, come la Gazzetta di Milan-Inter, dopo avere imposto i processi di piazza e le sentenze in anticipo, o gruppi bancari padroni di squadre e dunque potentemente interferenti sui risultati nei rettangoli di gioco? Se ci crede davvero, debbo desumerne che per lui l’unico marcio del calcio si trovava a Torino, zona Corso Galileo Ferraris, e il resto era tutto un bel paese delle meraviglie.

Caro Beccantini, quello che esce sconfitto da questa sentenza è proprio "l’altro calcio": quello di John Elkann e Jean Claude Blanc, di Marco Tardelli, di Didier Deschamps, ossia quello di chi voleva dare un segnale forte ed immediato al mondo del calcio, ossia che cambiare si può, ma intanto cominciando da sè stessi, mentre invece gli altri si sono arroccati, tutti, ripeto TUTTI, nel loro fortino di sempre.

Peccato davvero, il principale quotidiano torinese poteva fare molto, non dico a difesa della Juventus, ma a difesa della verità e della pulizia seria nel calcio. Invece con la sua silenziosa connivenza ha di fatto legittimato le accuse, e non a caso uno dei tormentoni di oggi è che "se anche il giornale di proprietà Agnelli non difende la Juve, vuol dire che l’accusa era vera". Insomma lo stesso concetto scritto nella sentenza di Ruperto, ossia che la pulizia fatta nella società bianconera è prova di ammissione dei fatti d’accusa. Anche la difesa processuale della società ha sbagliato. Non nei modi, ma nel non aver compreso che non agiva in una aula giudiziaria seria, davanti ad un tribunale serio e con giudici davvero imparziali. Io so bene che spesso la strategia difensiva deve avere anche un obiettivo minimale rispetto all’accusa, nel senso che se non si può ottenere il massimo (diciamo l’assoluzione piena), si cerca almeno di salvare il salvabile, e dunque di ottenere una pena quanto più mite possibile: tante volte mi è stato fatto comprendere che una certa condotta ammissiva dei fatti o rispettosa dei giudici in quanto istituzione, per non dirsi collaborativa, poteva essere efficace ai fini di una maggiore indulgenza nella pena, e spesso, nei casi disperati, si fa anche confessare il confessabile agli imputati, per avere almeno una pena più lieve o quanto meno eccessiva possibile.

Ma questo nelle aule giudiziarie serie, non certo davanti ai fantocci messi lì solo per eseguire una sentenza già scritta, nella quale si sono sommate la voglia di rivincita di un gruppo economico che è stato vicino ai vincitori delle elezioni politiche oltre che legato all’Inter, la voglia di vendetta dei soliti gruppi finanziari ed editoriali romani, e il bisogno di non avere una opposizione dura da parte di gruppi politici che di fatto sono stati agevolati dall’avere il Milan come veicolo elettorale. Perchè di questo si tratta. La dico in modo ancora più brutale: Prodi e compagni, per tutelarsi gli elettori milan-inter-romanisti di centro sinistra, oltre che certi grandi sponsor elettorali, e per non avere troppi casini dall’opposizione berlusconiana, di fatto si sono venduti il calcio a costoro e si sono venduti i loro elettori juventini, è questa l’amara constatazione.

Fateci caso: Melandra che straparla da un mese, sostenendo che ci si difende nei processi e non dai processi, ignorando che da tempo ci sono le gogne di piazza e che i processi seri non sono mai sorti; il commissario Rossi, in missione per conto di Dio e dell’uomo filogovernativo ulivista Petrucci, dapprima con atto arbitrario abolisce un grado di giudizio (in prima istanza c’è la Commissione Disciplinare, che stavolta non è stata coinvolta), poi minaccia le società indagate, invitandole a non rompere troppo le scatole chiedendo di difendersi (testualmente, "quindici minuti bastano a difendersi" così disse il nostro dittatore da repubblica delle banane), infine lancia il segnale di via libera alla esecuzione sommaria, con la sua audizione alla Commissione Cultura della Camera, seguito il giorno dopo da Prodi che invita a punizioni severe; tutto il centro sinistra si schiera a sostegno di questa linea forcaiola, eccettuato Mastella, che da buon volpone di scuola democristiana, capisce che si sta esagerando, e dunque prima parla di amnistia, e poi (notizia di ieri), afferma che la sentenza è assurda, che si è infierito troppo contro la Juventus, che Berlusconi ha giocato di brutto a fare la vittima e così ha intimorito i giudici.

Quindi, in un contesto del genere, dove tutto era prestabilito a priori, avere l’avvocato Zaccone fatto correttamente il difensore, di fatto ha spianato la strada a chi voleva solo estrapolare una parte della sua difesa per utilizzarla contro il suo assistito, e dunque è stato un altro errore tattico. Questo era un processo nel quale bisognava attaccare immediatamente la legittimazione del Collegio, bisognava immediatamente ricusare un presidente che si permetteva di prendere in giro i difensori mentre parlavano, che di fatto aveva già detto che qualunque cosa avesse detto la difesa, loro sapevano già cosa fare. Se necessario bisognava platealmente abbandonare il processo convocando conferenze stampa per spiegare le ragioni delle illegittimità compiute da questo Collegio. Ed infatti l’unica società che si è mossa in questo senso, dicendo ovunque di essere vittima di un complotto, alla fine è uscita sostanzialmente assolta.

Infine abbiamo sbagliato anche noi tifosi. Abbiamo intanto sbagliato a non capire che occorreva e occorre, nel calcio moderno, essere "lobby", essere soggetto numericamente forte e condizionante in vari campi, compreso quello politico. Qualcuno mi ha rimproverato il mio costante richiamo alla politica in questa vicenda, ma faccio ciò perchè la politica è ormai entrata a gamba tesa nel calcio. Questo è stato fin dall’inizio un processo politico, piaccia o no. E lo è stato perchè chi lo ha gestito e organizzato sapeva bene che la tifoseria bianconera non è soggetto politicamente condizionante, a differenza di altre tifoserie. Fateci caso: chi ha vinto veramente questo processo è la lobby petrolifera, Sensi e l’Italpetroli, Moratti e la Saras: entrambe si sono viste eliminate l’odiata Juve, la Roma ha preso il posto della Fiorentina, e rimane unica squadra in A della Capitale, l’Inter si vede in parte ridimensionata la concorrenza del Milan (oltre non poteva andare, dato che i rossoneri sono fin troppo potenti e protetti).

Fate caso anche ad un altro aspetto: la tifoseria romanista è minoritaria ma compatta ed elettoralmente determinante, come ha ben compreso il finto juventino Veltroni, sindaco che ha avuto anche modo di far visita in ospedale a Totti; quella interista viene vista come contraltare alla berlusconiana tifoseria milanista, e dunque da "curare" con attenzione; quella milanista però è ben coperta da media e forze politiche nate appunto dalla passione calcistica, per cui occorre tenersela buona. E quella Juventina? Si ritrova come espressioni importanti uno come Fassino che si defila, o uno come Di Pietro che si lamenta della scarsa durezza della sentenza; il tutto mentre quella romanista ha un agitatore importante in Maurizio Costanzo (quello che minaccia cortei di protesta in caso di assoluzione della Juventus, prima ancora che un processo sia celebrato, dimenticandosi i suoi trascorsi piduistici), quella interista una stampa abitualmente fin troppo buona verso una dirigenza che ha sempre fatto figuracce di proprio e non certo per colpe altrui (e sarebbe questo un aspetto da meglio approfondire, ossia come mai i giornalisti siano sempre buoni con Moratti), quella milanista di fatto controlla l’informazione a 360 gradi. Figuriamoci, anche la tifoseria viola riesce ad essere condizionante, al punto che il sindaco diessino di Firenze, Dominici, entra in polemica con la collega diessina romanista, ossia la Melandra, pur di difendere la squadra della sua città e dunque del suo bacino elettorale.

Credo quindi sia arrivato il momento di ricordarci tutti che oltre ad essere tifosi juventini, siamo pure elettori, ed in quanto elettori, ricordarci in quelle circostanze come siamo stati trattati da tifosi juventini, e soprattutto ricordarlo a certi tromboni che poi ci vengono a chiedere i voti. Mi rendo conto, è concettualmente sbagliato, è forse qualunquistico il mio ragionamento: ma altrove è così, e grazie a questo neoqualunquismo calcistico del ventunesimo secolo si sono create anche certe fortune politiche di certi personaggi che oggi fanno a gara a mostrarsi intransigenti e contrari a clemenze, quando ieri chiedevano clemenza e buonsenso per salvare chi falsificava passaporti, o regalava beni costosi agli arbitri, o vinceva scudetti per ragioni di ordine pubblico, o veniva salvata da reati di falso, per ragioni di ordine pubblico.

Prendiamone atto una volta per tutte, e probabilmente si comincerà a pensare diversamente quando c’è la Juventus di mezzo. Ma abbiamo sbagliato pure nelle scelte delle iniziative di lotta. Eravamo forse convinti che una civile ed imponente manifestazione sotto il sole cocente potesse servire a far capire quanto calore c’è attorno alla Juventus, che questa squadra è un patrimonio del calcio italiano, non certo un cancro da estirpare, che il meglio del calcio nella storia anche recente è a strisce bianconeri, come ha dimostrato anche la finale ai mondiali. Ci eravamo illusi, e dovevamo capirlo quando i media hanno minimizzato le presenze, riducendole prima a 12.000, poi a 20.000, infine a circa 40.000, quando chi era presenta sa bene che il numero dei presenti era almeno doppio al massimo indicato dai giornali.

Purtroppo contro l’illegalità e l’arroganza di regime non si può lottare solo con armi legali, ma occorre fare qualcosa di più, cercando di non cadere nell’illegalità: e questo qualcosa di più si chiama DISOBBEDIENZA CIVILE. E’ inutile parlarci solo fra di noi, è inutile promuovere boicottaggi che conosciamo solo fra di noi, è inutile lanciare operazioni tipo disdette dei contratti con la Tv satellitare, o non comprare quotidiani ostili, se queste cose rimangono all’interno della tifoseria. La Gazzetta di Milan-Inter perderà lettori e acquirenti, ma essendo abituata a manipolare l’informazione, non parlerà di calo di vendite; lo stesso farà Sky Italia, Mediaset premium, Carta+ La7 e così via, se noi non ci guadagniamo sul campo gli spazi di informazione su base nazionale.

Purtroppo ormai la televisione crea la verità ufficiale, è drammatico dirlo ma è così; i quotidiani creano l’opinione pubblica, è l’applicazione del teorema goebbelsiano, una menzogna ripetuta sistematicamente ed ossessivamente diventa una verità assoluta per le masse. Quindi se vogliamo far conoscere le nostre verità, abbiamo bisogno di chi le propagandi nelle forme opportune. Cosa intendo dire? Un esempio per tutti: se sabato primo luglio scorso, anzichè finire la manifestazione davanti alla sede della Juve, l’avessimo spostata davanti alla sede RAI di Torino, cercando di ottenere in tutti i modi che una delegazione di tifosi potesse avere spazio e visibilità immediata in una trasmissione diciamo "riparatrice" dopo settimane di linciaggi, probabilmente avremmo avuto una maggiore risonanza; se non ci avessero voluto dare lo spazio televisivo, rimanere in presidio fino a quando quello spazio di libertà l’avessimo ottenuto.

Si poteva anche individuare un altro ambito di protesta, che so, il palazzo comunale, e pretendere che il Sindaco Chiamparino facesse come adesso sta facendo Dominici a Firenze; si poteva protestare davanti alle sedi locali di giornali ed emittenti televisive ostili alla Juventus; si possono organizzare "girotondi" a Roma davanti alla sede della Federcalcio, si possono organizzare scioperi della fame, insomma d’ora in avanti se qualcosa bisogna fare, dovrà essere di questo genere, ossia iniziative eclatanti e che ci diano non solo visibilità, ma soprattutto spazi informativi. Guardate quanto ha pesato per il Milan avere i media al proprio servizio, da due mesi non fanno altro che ripetere ossessivamente certi concetti, la gente è quasi convinta di quei concetti, dimenticando che proprio il Milan in questi cinque anni trascorsi aveva tutto il potere possibile in tutte le sedi, da quella governativa, a quella calcistica. Ed in questo modo sono riusciti a far credere che un ex capostazione fosse più potente e pericoloso del signor Berlusconi Silvio, capo di Forza Italia (partito politico del 24% di italiani), padrone di Fininvest - Mediaset, padrone della Mondadori, padrone del Milan, padrone del presidente di Lega Galliani, e indirettamente padrone della RAI per tramite dei suoi uomini di fiducia.

Quindi non pensiamo più a cortei o a iniziative che rimangano nel chiuso delle nostre stanze: se vogliamo far sentire la nostra voce, in un mondo di sordi o di persone con le orecchie tappate, dovremo gridare ancor più forte. non abbiamo altra scelta. E, perchè no, cominciare a lanciare una campagna per far si che prima o poi scoppi "Giornalistopoli" o "Gazzettopoli", in onore al fogliaccio rosa che è stato il braccio armato della "cupola dei perdenti cronici", per fare in modo che una volta per tutte si scopra come certi giornalisti siano a libro paga di Moratti o di Sensi, o di Berlusconi anche se non facenti parte del suo gruppo editoriale; che si scopra come mai certe figlie diventino facilmente giornaliste ed entrino dalla porta principale in certe emittenti televisive.
  Sul punto sentite cosa ha dichiarato il Grande Enzo Biagi
 Enzo Biagi, una autentica istituzione del giornalismo italiano, quello vero, non quello dei caporali di giornata che girano in tante redazioni: intervistato da un giornalista de "Il Tirreno", ha dichiarato che si tratta di "una sentenza pazzesca, e non perchè il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perchè costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perchè tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l’ex Re d’Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?" 

Questo è il giornalismo serio, e questo spiega perchè l’hanno messo alla porta alla RAI nell’epoca berlusconiana: Biagi è davvero scomodo, a differenza dei vari Travaglio e Beha, ominicchi per non dire ruffiani, per usare il noto concetto del libro di Sciascia "Il giorno della civetta".

 Un’ultima cosa, e chiudo questa lunga disamina. La nostra voce intanto debbono sentirla e in modo forte e chiaro i nostri dirigenti e i nostri calciatori.

CHE A NESSUNO DI LORO VENGA IN MENTE DI POTER ANDARE VIA DALLA JUVENTUS DIMENTICANDOSI DI COSA LA JUVENTUS HA DATO A LORO, E SOPRATTUTTO CHE A NESSUNO DI LORO VENGA IN MENTE DI ANDARE ALL’INTER, AL MILAN O ALLA ROMA.

Noi tifosi siamo sempre stati vicini ai nostri campioni, li abbiamo acclamati e difesi sempre e ovunque, ricordiamoglielo.E ricordiamolo soprattutto ai dirigenti: il ritrovarci nel caso peggiore in B e penalizzati non autorizza fughe e svendite, specie se i giocatori sono sotto contratto per altri anni.Anche a costo di lasciarli fermi per uno o due anni, la dirigenza li deve tenere, nessuno deve scappare dalla Juventus. E su questo dovremo essere nel caso pronti anche a contestare la dirigenza, se dovesse adottare un piano di smantellamento e ridimensionamento.
Antonio Salvatore la Rosa


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