domenica, ottobre 01, 2006

Lettera alla Redazione di BiancoNeri online

Marcello Dell'Utri, una vita al fianco di Berlusconi - Corriere.it

Cara redazione, tra l'incredibile, sfacciata, indecente e vergognosa arroganza del Milan (che nega spudoratamente le proprie responsabilità, alle quali invece lo inchiodano intercettazioni inequivocabili), e il masochistico silenzio della Juventus, DEVE esistere una via di mezzo. Vedete, un errore storico della Famiglia Agnelli è sempre stato quello di sottovalutare l'importanza dei mass media, e delle loro nefandezze contro la Juventus.

L'Avvocato, nelle sua grandezza, guardava con un certo snobismo alle assai terrene zuffe che si scatenavano in campo calcistico su giornali e televisioni. Ma erano quelli, almeno fino alla fine degli anni '80, anni diversi, epoche differenti da quella attuale. La televisione era di fatto RAI, un solo nemico allora. Non esistevano trasmissioni sportive di emittenti private in grado di manipolare l'opinione pubblica, e la RAI per quanto da sempre faziosamente filo romano-milanese ed antijuventina, in quanto emittente statale non avrebbe dovuto sbracare più di tanto, ma pur sempre un solo nemico.

Ora tutto è cambiato. Il calcio si è intrecciato a innominabili e sordidi interessi finanziari e a spudorate manovre politiche. Il Milan di Berlusconi ne è l'esempio più aberrante. A questo si è sommato il dilagare di testate giornalistiche che si occupano di calcio. E se non se ne occupano direttamente, fanno ugualmente il tifo, perché ormai non vi è gruppo economico, finanziario o industriale che non abbia interessi nello sport del pallone. Da Tanzi a Cecchi Gori, da Cragnotti a Sensi, da Della Valle a De Laurentiis, ormai tutti si sono buttati nell'arena. Molti sono rimasti schiacciati dalla loro stessa follia e mancanza di scrupoli.

Oggi, nel XXI secolo, la situazione è chiara: il mondo dell'informazione pallonara, perfetta emanazione dei poteri forti, è dominato dall'arroganza di due gruppi, peraltro ampiamente coinvolti in scandali e sospetti: Mediaset e Telecom. E gli schieramenti mediatici in campo rispecchiano perfettamente questo quadro malato. Non solo per quel che riguarda i soldatini delle redazioni sportive dei gruppi che fanno capo a Tronchetti e allo spudoratoNANOmalefico di Arcore, ma anche per quel che riguarda il generale clima di sottomissione agli stessi gruppi che si respira, opprimente e soffocante, in quasi tutte le altre redazioni sportive d'Italia, emittenti regionali comprese.

E per carità di patria taciamo su due quotidiani sportivi su tre. Delirante sarebbe negare tutto questo, delirante sarebbe, come qualcuno tenta di fare, ribaltare i termini della questione e spacciare per manipolazione mediatica gli innocui lanci con la fionda juventini contro le autentiche cannonate milanesi. C'è da vergognarsi di fronte a un mondo dell'informazione che finge di non vedere tutto ciò. Di fronte a un mondo dell'informazione che finge di non sapere cosa rifilano ogni giorno agli italiani i quotidiani, sportivi e non, e le trasmissioni televisive, sportive e non, allorquando si occupano delle faccende calcistiche, delle vicende del campo e delle moviole, facendo in questi giorni scempio della democrazia per come si occupano di calciopoli nel modo in cui se ne stanno occupando.

Che Cannavaro sia stato non impeccabile in certe sue dichiarazioni è forse vero. Che per questo sia stato letteralmente fatto a pezzi da quegli stessi mass media che il giorno dopo hanno sottoscritto le aberranti dichiarazioni fatte da Pirlo allo stesso tavolo di Coverciano, è assolutamente indegno di un Paese civile (quale infatti non siamo, per quanto riguarda l'informazione sportiva). Perché - Cristo! - Cannavaro non ha il diritto di difendere le sue ragioni e quelle della Juventus, mentre a Pirlo viene impunemente concesso di negare sfacciatamente l'innegabile coinvolgimento del Milan nello scandalo, invece di tacere?

Ma che dico "concesso", viene addirittura spronato a farlo! Questa è una VERGOGNA! E di fronte a tutto questo, la Proprietà della Juventus assurdamente tace! Come diavolo possono gli Elkann non rendersi conto che elemento fondamentale, in una società dominata dal marketing, è la difesa dell'immagine? Sono contenti, sono soddisfatti i Signori Elkann del fatto che i calunniatori hanno campo assolutamente libero?

Sono felici del fatto che da un anno e mezzo si va calunniando per esempio di TRE giocatori del Bologna diffidati e ammoniti contro la Fiorentina e quindi squalificati su commissione per la partita contro la Juventus, quando basterebbe una persona, UNA, dell'Ufficio Stampa della Juventus che facesse presente che ciò è FALSO?!?! Che non solo i giocatori erano solo due perché Gamberini non era affatto diffidato e infatti giocò regolarmente contro la Juventus (troppa fatica per il giornalista medio andarsi a cercare il tabellino dell'incontro, vero?), ma che le ammonizioni furono sacrosante, e che semmai uno dei due, Nastase, andava ammonito anche prima, come risulta dalla telecronaca in diretta di SKY e l'altro, Petruzzi, si andò a cercare il giallo inveendo furiosamente contro l'arbitro!

E che dire della spudorata fregnaccia su Roma-Juventus vinta dalla Juventus con un rigore inesistente nel secondo tempo dopo che Bergamo aveva detto al quarto uomo di tenere acceso il cellulare nell'intervallo? Peccato che la Juventus vinse 2-1 segnando entrambi i gol nel PRIMO tempo, e che semmai il vero grande errore nel secondo tempo fu l'annullamento per fuorigioco inesistente di un gol regolarissimo della Juventus, segnato da Ibrahimovic!

 Ecco quindi che la teoria complottarda si ribalta e che, se ad essa vogliamo credere e se ordini alla terna furono dati nell'intervallo, evidentemente furono ordini di danneggiare la Juventus! Del resto, quella fu la partita prima della quale, come risulta dalle intercettazioni, nientemeno che il numero uno del calcio italiano, il Presidente della Federcalcio Carraro, ordinò agli arbitri, attraverso il designatore Bergamo, "nel dubbio fischiate CONTRO la Juventus"!

E' normale, signoridella Corte, che il Capo del calcio ordini di fischiare sempre e comunque contro una squadra (la Juventus), la quale è poi casualmente l'avversaria per lo scudetto del Milan dello stesso milanista Carraro e l'avversaria quel giorno della Roma di Capitalia di cui è presidente - ma ve'- ancora lo stesso Carraro? Non che non è normale! Ma è lasciando spazio senza freni e senza opposizione a calunnie del genere che si massacra l'immagine di un club, immagine che come ormai è sfacciatamente chiaro a tutti (meno alla famiglia Elkann, evidentemente) si costruisce ben più (ahimè) su giornali e televisione che nelle riparatorie aule di tribunale quando ti dichiarano innocente malgrado anni e anni di calunnie subite sui mass media.

Insegna niente il caso Agricola, cari signori Elkann? Come potete essere così sprovveduti (o in malafede?!) da non accorgervi che in questo Paese, una volta distrutta dai mass media, l'immagine di un club calcistico o di una persona non può più essere recuperata nemmeno da un sacrosanto verdetto di innocenza emesso da untribunale, ordinario o sportivo che sia? E in mezzo a tutto questo, e cioè al capo opposto dell'altro estremo costituito dallo spudoratoNANOmalefico di Arcore che non conosce vergogna e pretenderebbe addirittura che l'illecito sportivo compiuto dal Milan fosse premiato con due scudetti (!!!), al capo opposto di tutto questo dicevamo, siamo funestati da un Montezemolo che non spende una-sola-parola-una (coscienza sporca?!!) che sia anche solo per ricordare un diritto alla difesa che non si nega nemmeno a Bernardo Provengano (e nemmeno a Previti, e nemmeno a Dell'Utri, e nemmeno a Mangano, e nemmeno a Berlusconi). No, le parole di Montezemolo sono "Si faccia piazza pulita, benedetto sia l'intervento della magistratura".

E' mancato solo "e speriamo che la Juventus venga sbattuta in Serie B", ma forse è stata semplicemente una banale dimenticanza. Del resto, vista la palese insofferenza con la quale Montezemolo ha vissuto gli anni dei successi della Juventus targata Triade, non siamo forse lontani dal vero se ipotizziamo che il caro multipresidente interpreterebbe una retrocessione per illecito più come una sua personalissima vittoria contro Moggi-Giraudo-Bettega che come un dramma sportivo di una squadra della quale chissà poi se gli frega qualcosa. Ma poi in fondo va capito, Montezemolo: la retrocessione in B cancellerebbe il precedente peggior risultato nella storia della Juventus dell'ultimo mezzo secolo...

Ah già, quasi dimenticavo di dirvi che quell'orrendo record lo detiene proprio la Juventus della gestione Montezemolo! E a proposito di Bettega, dell'innocentissimo Bettega che nemmeno centomila intercettazioni sono riuscite a coinvolgere nello scandalo (forse nemmeno Gandhi ne sarebbe uscito così immacolato), è normale che nessuno faccia notare che mentre lui è stato dimesso, l'impresentabile Galliani è tuttora aggrappato con indecente arroganza alla sua poltrona e vomita inqualificabili risposte intrise di malafede a chiunque osi solo ipotizzare quel gesto di minima dignità che qualunque persona appartenente al consorzio umano dovrebbe avere la decenza di fare, ovvero andarsene ORA?!?!

 Roberto   20 luglio 2006 -fonte Bianconerionline
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 MA IL PASSATO NON SI CANCELLA, ANZI, E SIMBOLO DELL'OGGI

Berlusconi cominciò la sua epopea sulle tv private alla fine degli anni '70. Aveva Canale5 (si chiamava Telemilano56) e una serie di altre piccole realtà locali sparse sul territorio. L'obiettivo era quello di organizzare un grande network nazionale (come poi fu), ma ciò andava contro le leggi. Una tv privata non poteva trasmettere a livello nazionale (cosa che invece lui faceva) e, nemmeno, trasmettere eventi sportivi in diretta.

Nel 1980 in Uruguay, per salvare il regime militarista in declino, si inventarono il "Mundialito", una sorta di torneo riservato a squadre nazionali vincitrici del mondiale. Vennero invitate Brasile, Argentina, Italia, Uruguay e Inghilterra (che non partecipò, al suo posto andò l'Olanda), ma l'appeal di un torneo così inutile e faticoso (viaggi transoceanici) era davvero basso.                .                                                          .                                                                                                                                       Tuttavia Licio Gelli, allora residente a Montevideo e amico del generale a capo del governo uruguaiano, si accordò con alcuni esponenti della loggia P2 e con Berlusconi (Berlusconi tessera 1816) per farlo diventare un avvenimento mediatico. Un’oscura società svizzera con sede a Panama vendette i diritti delle trasmissioni delle 7 partite del torneo alla Fininvest berlcusconiana, per 1 miliardo di lire (dell'epoca! Nel '78 una partita dell'Italia ai mondiali costava 20 milioni...) .                                                                                                                                                    Il problema, oltre all'insensato prezzo, fu che non si tenne alcuna asta. La Rai e l'Eurovisione non vennero interpellate e i diritti andarono direttamente a Fininvest. Peccato che Fininvest non poteva trasmettere le partite né in diretta né in tutta Italia. Per farlo avrebbe avuto bisogno di una legge nuova e di appoggiarsi ai satelliti Rai.  .                                                                             .
Fatto sta che i media in mano alla P2 e a Berlusconi cominciarono a scatenare il putiferio: il Giornale (direttore Montanelli, editore Berlusconi), la Gazzetta e il Corriere della sera (controllato dal banchiere piduista Roberto Calvi (tessera 1624) e diretto da Di Bella (tessera 1887), cominciarono un impressionante battage mediatico a favore del fantomatico torneo, verso il qualegli stessi calciatori italiani manifestarono il proprio disinteresse (41 calciatori sottoscrissero anche una pubblica denuncia contro la dittatura uruguaiana).  .                                                                                                          .
Tv Sorrisi e Canzoni tuttavia pubblicò uno speciale di 10 pagine sulla manifestazione (manco fosse un mondiale...) e il Corriere uscì con queste testuali parole: "con una spesa di poco più di due milioni è possibile abbinare gli incontri della Nazionale azzurra alla calda estate sudamericana: nei dintorni di Montevideo le spiagge si estendono a perdita d'occhio". L'articolo prosegue con dettagliate descrizioni delle amenità uruguaiane senza fare il minimo accenno alla presenza della dittatura militarista, non molto incline all'ingresso di turisti e di stranieri nel paese.

La Rai, inizialmente, non concedette il permesso di usare il suo satellite e la Gazzetta se ne uscì con il titolo cubitale "Vietato il Mundialito a Canale 5". Peccato che il Mundialito non interessasse a nessuno e che Berlusconi, per legge, non potesse trasmetterlo. I media comandati da lui comandati acuirono la campagna mediatica, spacciando il torneo come summa dei valori calcistici mondiali (un po' come la Confederations Cup di adesso). Non era possibile che agli italiani si privasse il sacrosanto diritto di vedere un così importante torneo. 

Alla fine si giunse ad un compromesso che violò le leggi: Canale 5 fu autorizzata a trasmettere le partite che non coinvolgevano l'Italia, mentre la Rai trasmise (pagandole) quelle degli azzurri. Cfr. il libro di M.Guarino “Fratello P2 1816. L’epopea piduista di Silvio Berlusconi” Kaos. Questo è il primo esempio di potere mediatico di Berlusconi, delle sue tv appoggiate da giornali e politici compiacenti (non dimentichiamoci il Craxi dell'epoca).

Nel 1981 Berlusconi chiese alla FIGC l’esclusiva delle partite del campionato 1981-82 offrendo 16 miliardi (!!!) più gli incassi pubblicitari. L’anno prima la Rai aveva pagato il tutto 2 miliardi e 200 milioni… Dove arrivassero tutti quei soldi a Berlusconi non si è mai saputo (ci sono atti della GdF che parlano di spaccio di droga e di speculazioni edilizie, collusioni con mafia italiana e colombiana). Non se ne fece niente perché nel maggio del 1981 scoppiò lo scandalo della Loggia P2.

Nel 1986 Berlusconi, dopo che nel 1984 tentò di comprare l’Inter, acquistò il Milan per (relativamente) pochi soldi, mandando in completo fallimento la squadra allora detenuta da Giussy Farina (con Rivera vicepresidente). Farina subisce pressioni di vario tipo (si parlò anche di minacce) per mollare il Milan per 15 miliardi (altre società avevano offerto 25 miliardi, lui ne voleva almeno 30). Le tre tv e i giornali in mano a Berlusconi si mossero per la consueta campagna: era un fatto di cuore, Berlusconi comprava il Milan perché era tifoso (molti affermano che da giovane era interista).    .                                                  .                                                                                                                                             Allo stadio (dentro e fuori) il cavaliere assoldò tifosi con striscioni che inneggiavano a lui stesso presidente (“Silvio, salvaci”, ecc…). Cioè quel genere di cose tipiche di Mediaset, vedi quando, dopo lo scudetto milanista del ’94, Franco Ligas in collegamento da piazza Duomo organizzò il collegamento, istruendo uno per uno i tifosi su cosa dovevano dire: a un tifoso, quasi testualmente: “ecco, mentre io intervisto questo qua tu devi entrare all’improvviso e dire –è tutto bellissimo ma se quel coast to coast del mitico capitano (Baresi) fosse andato a segno, sarebbe entrato nel mito!-“.

Farina viene lentamente emarginato e scappa in Sudafrica. La procura di Milano sta per emettere un ordine di cattura per lui e il tribunale civile delibera l’amministrazione controllata della società (praticamente “fallimento”) ma, poche ore prima, arriva la notizia che la Fininvest ha acquistato il Milan. Berlusconi testualmente dichiara: “Impiegheremo la nostra esperienza con le televisioni commerciali per migliorare e esaltare l’immagine del Milan”.   .                                                                                  .                                                                                                                                              Dieci anni dopo Farina afferma: “Io non vendetti il Milan, Berlusconi me lo tolse. (…) era stato deciso che dovesse finire a Berlusconi (…) Erano tutti d’accordo: Berlusconi, Carraro, Craxi, una manica di socialisti.” “Venne ingigantita una situazione difficile ma non drammatica. Mi sarebbe bastato vendere Hateley alla Juve, per dire, e tutto sarebbe andato a posto. E invece mi cascarono in testa un sacco di grane. Denunce per falso in bilancio, ordini di cattura. E mi sfilarono la società di sotto il naso, senza pagare una lira” (Corriere della Sera, 4 settembre 1995).

Nel 1987 Berlusconi atterra con gli elicotteri. E’ cominciata la grande campagna mediatica: il Milan è grande, è la più grande squadra del mondo. Nelle trasmissioni Fininvest sono questi i concetti espressi. 1988: pure nei giochi a quiz vi sono domande sul Milan supercampione (fino ad allora vincitore solo dello scudetto), nasce il programma Calciomania con il leccapiedi Cesare Cadeo. C’è Milan dappertutto. 1990: il programma “Emilio” vede tra i protagonisti Peo Pericoli, fantomatico tifoso di tutte le squadre (con tanto di sciarpa multistemma) interpretato da Teo Teocoli. Peccato che parli sempre di Milan e si congedi dal pubblico urlando “Vai Massaro!”.    .                                                  .                                                                                                                                                 1992: al programma “L’appello del martedì”, condotto dal comprato Maurizio Mosca nasce una strana classifica, quella senza gli errori arbitrali: il Milan, già primo di suo, diventa primissimo. La Juve, seconda, scende di una quindicina di punti. Al secondo posto magicamente viene sistemato il Foggia, squadra simpatia dell’anno (non a caso con i colori rossoneri). I programmi si riempiono di tifosi milanisti, istruiti ad hoc: Massimo Boldi, Teo Tecoli, Mauro Di Francesco, Diego Abatantuono, Jo Squillo, Umberto Staila, Gerry Scotti.

Nel 1987 il Milan partecipa ad un torneo estivo con Barcellona, Tottenhan e PSV. Ovviamente ecco Canale5 a riprendere l’evento (perché non hanno mai mandato quelli della Juve o dell’Inter?). Berlusconi istruisce i cameraman: “Dovete riprendere delle belle immagini, perché noi siamo il Milan: dovete inquadrare bene e da vicino i nostri giocatori più alti e più belli, come per esempio Maldini e Bonetti… I tipi piccoli come Galderisi, invece, dovete inquadrarli solo da lontano”. Per tutta l’estate si assiste ad un martellamento mediatico sulla campagna abbonamenti. Le altre squadre non possono fare una cosa del genere: se lo facessero dovrebbero pagare miliardi alle tv berlusconiane e, di riflesso, al Milan stesso. .                                                              .                                                                                     .
Nel 1986 Berlusconi compra Donadoni per una cifra astronomica vicina agli 11 miliardi. Il presidente dell’Atalanta aveva già un accordo verbale con Boniperti. Se è facile che un presidente volti le spalle a un altro per soldi, ci si chiede come Donadoni abbia scelto il Milan, all’epoca a digiuno di successi da 7 anni, invece che la Juve neoscudettata, campione del mondo e piena di giocatori del calibro di Platini, Serena, Laudrup, Cabrini, Tacconi, ecc… Facile, i fondi in nero che il cavaliere versa ai giocatori titubanti. Con un paio di miliardi può convincere chiunque, vedi Gullit in mano alla Juve, la quale meditava un parcheggio proprio all’Atalanta. La Gazzetta, a proposito, incensa l’acquisto di Gullit e Van Basten (non ve la riporto qui, è troppo lunga, ma andate a leggerla perché è troppo bella: pag.62-63 del libro “Le corna del diavolo” di Petrini).  .                                                                                                .
1987, alcuni giocatori (tra cui Baresi e Tassotti) si schierano contro il presidente e le sue continue intromissioni. Sulla stampa e in tv è tutto censurato. Montanelli si lamenta di non essere stato autorizzato a pubblicare un articolo al riguardo (sul “Giornale”). E’ l’inizio della rottura tra i due.

1988: il Milan vince lo scudetto dopo che il Napoli, nelle ultime 5 partite, perde 4 volte e pareggia una. Addirittura alla penultima, mentre il Milan pareggia in casa con la Juve, il Napoli (un punto dietro) perde rocambolescamente a Firenze senza schierare, incomprensibilmente, Maradona. Si parla di camorra che ha venduto lo scudetto a Berlusconi. La camorra non avrebbe mai potuto pagare le scommesse di tutti quelli che hanno puntato sul Napoli vincitore.                                                                              

Il pentito di camorra Rosario Viglione dichiara che lo scudetto era “il frutto di un accordo di vertice: il presidente napoletano Ferlaino cedeva lo scudetto a Berlusconi in cambio di alcuni immobili di Milano3” (Repubblica e Stampa del 12 marzo 2004, casualmente nessun giornale o tv in orbita Mediaset ne parla…) I media asserviti al potere insabbiano tutto. Nessuno apre un’inchiesta. Coppa dei Campioni 1989, raggiunta attraverso la nebbia di Belgrado, vinta in finale con l’arrendevolissimo Steaua. Qualcuno avanza dei sospetti, nessuno muove un dito.

1990: scandalo monetina di Alemao. Nessuno si ricorda che la giornata prima il Milan strappa un fortunoso pareggio (0-0) a Bologna con un gol annullato al Bologna dentro di 40 cm. Il Milan va in finale in Coppa Italia, scippando l’Atalanta. Baresi trasforma il rigore contestato dichiarando che non si era accorto di nulla di quanto accaduto prima (rimessa laterale non restituita e sulla conseguente azione concessione di un rigore). Le tv lo lodano per le sue belle parole.

1992, Mani Pulite accerta un fatto sicuro: l’anno precedente la “All Iberian”, cassaforte occulta della Fininvest, versa a Craxi in Svizzera 22 miliardi di lire. Secondo i magistrati, altri fondi neri di Berlusconi, nascosti nei paradisi fiscali esteri, vengono utilizzati per truccare i bilanci del Milan. “Dal 1992 al 1994 il Milan avrebbe fatto il maquillage ai propri conti grazie a contratti fittizi con la “News and Sport Time”, un’altra sigla della galassia Finivest. La stessa che, secondo i magistrati, si occupò di erogare i soldi in nero per gli ingaggi dei giocatori milanisti: in totale fanno 122,5 MILIARDI tra il 1991 e il 1994” (Corriere della Sera, 30 gennaio 2001). Sarà per questo che Berlusconi ora è preoccupato della carica assunta da Borrelli…

1992: cominciano le trasmissioni domenicali sportive. Tutte saranno storicamente condotte da milanisti dichiarati: Bartoletti, Vianello, De Luca, Piccinini (questo comprato). Alla moviola Dotto e Pistocchi (due assolutamente neutrali…). I servizi dai campi vengono affidati a Franco Ligas, Pellegatti, Paola Ferrari, ecc… tutti milanisti. L’opinione pubblica è in mano a Berlusconi. Per la prima volta una tv fa togliere una squalifica a un calciatore (Van Basten). Il potere delle tv riescono a far vincere, sempre a Van Basten, un immeritato pallone d’oro dopo che il calciatore, quell’anno, ha giocato si e no 10 partite.  .                                                                                                                                           .          Baresi piange (lacrime vere) dopo che la Sampdoria ha battuto il Milan 3-2 con un gol in fuorigioco. Siamo alla 6-7 giornata ma per Franz il campionato è compromesso. Alla considerazione di un giornalista presente in studio “Siamo all’inizio, si può sempre rimontare” (il Milan era dietro di un punto o due), Baresi risponde tra le lacrime: “sì, l’anno prossimo…”.  .                                                              .
Lo scandalo Lentini viene clamorosamente insabbiato. Per tutto il girone di ritorno 1991/92 il Torino è praticamente in mano a Berlusconi (che, a questo punto, possiede due squadre, altra pratica illegale). Il pareggio per 2-2 tra le due squadre puzza di marcio lontano un chilometro. Padovan, sul Corriere dello Sport (26 aprile 1992), scrive: “Quella che è stata spacciata per una partita di calcio, era invece un allenamento o una prova generale o un fastidioso inghippo da rimuovere”.
Se ne parla per qualche giorno sui giornali ma poi tutto finisce in fumo.

1993: Sempre più Milan in tv: tutte le sigle dei telegiornali o dei notiziari sportivi sono stracolme di immagini di giocatori rossoneri, sempre esultanti e festanti. L’ultima immagine alla fine della sigla è sempre un milanista che abbraccia un milanista o un rossonero che esulta per un gol.
Quando il Milan vende Gullit alla Sampdoria questi, ritratto nell’ultima inquadratura della sigla di Studio Sport, viene prontamente sostituito da Panucci che festeggia un suo gol all’Aek Atene.

1994: Berlusconi entra in politica. “Scende in campo”, chiama “Forza Italia” il partito e “Azzurri” i parlamentari. Si presenta a tutte le premiazioni del Milan, dichiara che nel mondo siamo famosi per la sua meravigliosa squadra. Oggi, invece, con Borrelli alle indagini dice che non bisogna mischiare calcio e politica. Vianello, accompagnato da Antonella Elia, dichiara apertamente in tv per chi voterà alle prossime elezioni. Lo stesso fanno Smaila, Abatantuono e Massaro. La propaganda avanza.

Scudetto 1998/99: sospetti su Udinese-Milan 1-5. Nessuno indaga. All’inizio di quello stesso anno il Milan cerca, senza averne il diritto, di partecipare alla Coppa Uefa: Berlusconi propone all’Uefa che, alla coppa medesima, possono partecipare, oltre alle qualificate (il Milan nel ’98 fu decimo) anche tutte quelle che, negli ultimi 5 anni hanno vinto una Coppa dei Campioni. Una sorta di Wild Card. Bologna e Sampdoria qualificate di diritto, che stanno trattando con Mediaset i diritti tv, stranamente non commentano. L’unico giornale a commentare la vergogna è L’Espresso (2 luglio 1998). Su Mediaset neanche l’ombra della notizia. Tutto insabbiato.

2004: la moviola di Dotto “crea” il caso Zambrotta. Il giocatore si butta (è vero) e ha l’onestà di ammetterlo. Per Mediaset è un’occasione troppo ghiotta. Dotto inventa la “scala Zambrotta” per decidere quanto un giocatore simula. Ovviamente Zambrotta (giocatore correttissimo) è il livello 10.
Peccato che quando Massaro si buttava in continuazione non si parlava di questo e che quando Inzaghi è passato al Milan si è trasformato da ingrato e simulatore a tenace eroe rossonero.

2005: caso Cannavaro che si fa le flebo. Quale migliore occasione per scatenare l’odio antijuventino. Peccato che il giocatore, all’epoca dei fatti, era nel Parma. Ma che importa?
Gattuso non si sottopone al controllo antidoping del sangue. La notizia appare su qualche giornale. Mediaset minimizza.

2005: Mediaset si prende i diritti tv per il campionato. Non si fa nessuna asta tra Mediaset e Rai. Galliani organizza tutto: bisogna mettere il campionato in mano al Milan. Dall’alto vigila Carraro, con le mani addentro alla banca alla quale la Federcalcio si appoggia. Galliani vende i diritti tv a Mediaset (praticamente a se stesso) .                                                                                                                                            .     Poi scoppia la grana sui diritti alle squadre. La prima è la Juve: indignazione generale per tutti quei soldi ma, quando si accodano anche Milan e Inter (come era prevedibile) tutto si acquieta. Se c’è il Milan, così pulito e limpido, non c’è problema.

Caso Baresi: nel 1987 è tra gli indagati: è il più grande evasore di tasse tra tutti i calciatori italiani (4 miliardi!) ma nessuno ne parla. In Napoli-Milan 1-1 (del 1989, mi pare) mostra il dito medio alla curva napoletana, ma in tv non se ne fa accenno. Solo su qualche giornale non controllato da Berlusconi appaiono le proteste dei calciatori napoletani (Baroni, Rizzardi). In un Piacenza-Milan Baresi fa il gesto dell’ombrello alla curva piacentina. Ovviamente nessuna reazione mediatica, anzi grandi complimenti per il gol segnato. Per creare mostri basta pensare a Montero, Baresi è un santo .                                                                                                                                              Articolo che incensa le gesta del capitano, sulla Gazzetta. Troppo lungo da citare ma non perdetevelo (libro di Petrini, pag.232-233). Si scatena il partito baresiano per il pallone d’oro. Com’è possibile che uno come lui non lo vinca. Per la carità, gran giocatore ma sotto le scarpe come uomo. Nel 1993 riceve, insieme a molti altri calciatori del Milan (Gullit, Papin, Rijkaard, Van Basten, Massaro, Donadoni, Savicevic su tutti) una vagonata di soldi in nero sul proprio conto corrente in qualche paradiso fiscale. Berlusconi riesce a far prescrivere anche questo reato..
Nel marzo 2004 vanno sotto accusa i coniugi Baresi per “reati di riciclaggio e usura”. Baresi in persona viene poi denunciato da un gallerista di Torino per furto di quadri.

Per Mediaset questo è troppo: Baresi, il grande Franz, l’eterno capitano adesso è un disonore, E la GANG di Berlusconi gli trova una via di fuga in Germania da una squadra amica, con dirigenti soggiogati a fare il dirigente, in attesa cha lui insabbi il mal'affare. E tuttavia, il potere nel Depavato Mafioso e tanto che né Gazzetta né Mediaset é nessun Giornale o Tv lo mettono mai in prima pagina per le sue malefatte. Meglio, invece, mettere Vialli, Padovano Bachini ecc...

2003: decreto spalmadebiti inventato da Berlusconi. Il Milan è oppresso dai debiti. Quale migliore soluzione che fregare i soldi che la sua squadra deve allo stato. In questo modo ne potrà risparmiare molti. Sulle reti Mediaset, questa manovra è spacciata come un toccasana per il nostro calcio malato. Anche l’Inter, la Lazio, la Roma, ecc… ne trarranno giovamento. E’ una manovra necessaria.
Peccato che la Juventus sia l’unica società a non usufruirne.

2005: Mediaset studia un bel ripasso mediatico in salsa Milan. Su tutti i tg va in onda un servizio dedicato al compleanno del portiere Dida (roba da matti) e alla festa da lui organizzata a Milano, dove sono presenti molti altri campioni milanisti. Abatantuono è sempre in tv a promuovere il suo nuovo film “Eccezzziunale veramente 2”. Tra tutte le scene del film che Mediaset propone come trailer c’è solo quella dove l’attore passa scherzosamente in rassegna alcuni giocatori del Milan (Dida, Costacurta, Maldini, Ambrosiani). Che bello, il Milan squadra vincente e anche divertente!

Caso intercettazioni: Mediaset non fa cenno di eventuali problemi per il Milan mentre altre tv (Italia7) e giornali (Tuttosport, Repubblica, Corriere) ne parlano diffusamente. Se se ne deve parlare allora nelle trasmissioni tv vengono invitati solo esponenti graditi: avvocati compiacenti, opinionisti di rodata fiducia (Liguori, Abatantuono, Cesari). Sulla Gazzetta giornalmente compaiono interviste di personaggi di dubbio gusto ma storicamente antijuventini: Di Canio, Totti, Corioni, Cufré, Pagliuca, Cucci, Zeman ecc…). Troppo facile fare processi sommari e non sentire mai l’altra campana. 

Il caso Paparesta e le raccomandazioni ottenute attraverso Galliani e Letta non sembra toccare minimamente lo staff Mediaset, mentre Moggi che parla con Bergamo, all’epoca della pubblicazione delle prime intercettazioni, era uno scandalo. Si parla di Collina come cocco di Galliani, il quale gli ha promesso la prossima poltrona da designatore. Collina si sente al telefono con Meani, i due parlano con tono molto confidenziale. Casualmente in quei giorni Collina firma un contratto pubblicitario con la Opel, stesso sponsor del Milan.

 Dalle intercettazioni emerge che, L’UNICA PERSONA AD AVERE CONTATTO DIRETTO CON ARBITRI E ASSISTENTI E’ LEONARDO MEANI. Moggi, da quanto risulta, parla sempre e solo con Pergamo, Pairetto e Mazzini, mentre l’addetto agli arbitri milanista intraprende discorsi frequenti con arbitri (Messina, Collina) e, soprattutto, guardalinee (Pugliesi, Babini) istruendo loro anche su come comportarsi (“quando siamo in area noi non alzare la bandierina”).

 Maggio 2006: Matrix, la trasmissione di Canale5 condotta da Enrico Mentana, propone un servizio riassuntivo di Pistocchi sulle presunte malefatte juventine nel campionato 2004/05. Si parla di ammonizioni scientifiche ma nessuno dice che la Juve solo 16 volte su 34 (meno della metà) ha potuto godere di questo “beneficio”. Non si menziona nemmeno che, mai contro una grande, la Juventus ha usufruito di questo presunto vantaggio. Ma, soprattutto, si fanno vedere le immagini di Obodo e Viali che si lamentano con l’arbitro per le ammonizioni subite (quelle che cita Meani in una telefonata “pum, pum”) e non le azioni di gioco complete dalle quali queste sono scaturite. Tuttavia, il giorno dopo “Italia7gold” propone per intero le immagini e i due cartellini gialli, risultano sacrosanti: Obodo si mette davanti al pallone e non lascia battere una punizione agli avversari (ammonito, come da regolamento), Viali è autore di un’entrata assassina che, tutti gli ospiti presenti in studio, definiscono assolutamente meritevole di cartellino.

 Altri esempi di falsa informazione si riferiscono ad alcune frasi pronunciate da Giraudo e Moggi: “se l’arbitro è sveglio ci dimezza l’Udinese”. Peccato che la frase venga pronunciata alle 16.58, cioè dopo la fine delle partite e peccato che nessuno dei tre diffidati dell’Udinese venga ammonito “scientificamente”. La Gazzetta pubblica una tabella riassuntiva degli ammoniti pro Juve, titolando qualcosa come “ecco la vergogna delle ammonizioni scientifiche”. Da un giornale che si professa imparziale ci si aspetterebbe un minimo in più di obiettività, andando come minimo ad analizzare caso per caso la liceità o l’erroneità di ciascuna ammonizione. Inoltre, per amor di precisione, si sarebbe dovuto fornire ai lettori anche le tabelle relative alle altre squadre di serie A o, perlomeno, alle altre grandi del campionato.

 Maggio 2006: Striscia la Notizia offre un brevissimo servizio dalla Sicilia dove un imprecisato giornalista/conduttore/tifoso mostra le classifiche degli ultimi due campionati (‘05/’06) riviste senza i favori arbitrali. Quest’anno il Milan finirebbe davanti alla Juve di un punto (è dietro di 3), l’anno prima invece avrebbe vinto di 7 punti quando invece era finito dietro proprio di 7… Nessuno si chiede in base a cosa sono state redatte quelle classifiche, non si porta uno straccio di prova, non si cita nessun episodio. Ma tanto basta per fomentare ancora di più l’antijuventinità.

Questi sono solo pochi, sebbene corposi, esempi che trattano del “potere Milan”. Ve ne sarebbero molti altri che mi riprometto di elencare, se gradito, in futuro. Ora, alla luce di queste considerazioni viene da chiedersi chi realmente detenga il “potere”: Moggi che chiama Baldas per il processo (4% di share) o Berlusconi con 3 televisioni e i giornali? Un arbitro a paura di sfavorire la Juve oppure di sfavorire il Milan con tutto il processo mediatico, le condanne su Mediaset, Galliani presidente di Lega e Carraro presidente di Federcalcio? Con tutto questo presunto potere moggiano, Berlusconi e Galliani non sapevano nulla? Perché il Milan, nella sua difesa, si definisce vittima quando invece, in un’intervista del 13 marzo 2006, Galliani annuncia “dividerei volentieri la mia poltrona con Girando. Antonio è un amico e un grande professionista. Sono tra l’altro in ottimi rapporti anche con Moggi e Bottega. Le porte del Milan sarebbero sempre aperte per loro”. Ci sarebbe da meditare, molto da meditare…



 








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