lunedì, novembre 06, 2006

A FUTURA MEMORIA - DI UGO TOZZINI

A FUTURA MEMORIA - DI UGO TOZZINI
La medioevale stagione inquisitoria anti bianconera si è conclusa con il pubblico e solenne “auto da fé” (atto di fede o esecuzione rituale della sentenza) celebrato durante l’assemblea generale della Juve, atto di cui è stato cerimoniere il solito Zaccone, come sempre nelle vesti di “avvocato del diavolo”.
Sulla grave ingiustizia sportiva consumata contro la Signora è quindi calato stancamente il sipario del sigillo arbitrale del Coni, frettolosa pietra tombale di un imbroglio giuridico senza precedenti.
“Chi ha detto che la Juventus deve rassegnarsi all’ingiustizia?”, così “La Stampa” titolava una mia lettera che chiosava sul malinteso stile-Juve.
Appunto, chi l’ha detto? Il CdA? La Proprietà? I “Consigliori” del Lingotto? Di sicuro non i Tifosi.
Dopo la ribollente ondata di fango riservataci in graziosa esclusiva quest’estate, arrivati ai tempi supplementari autunnali della nostra partita più lunga e sofferta, noi juventini, retrocessi con la coda in mezzo alle gambe e l’onore gettato nel tritacarne, siamo diventati irresistibilmente simpatici.
Pur di confermarci signori (e minchioni) non ci siamo fatti mancare proprio nulla.
Non il nitrito presidenziale di gran soddisfazione per la manciata di fieno del Coni.
Non l’ipocrita pacca sulle spalle dei gazzettieri nemici per buona condotta.
Neppure l’ennesima pipì controvento e sulle scarpe dell’incontinente avvocato di cui sopra.
Se è stato consentito a quello “strano” patrocinante non bianconero di gettare, pubblicamente e a pagamento, la sua intempestiva palata conclusiva di letame sull’onore della Juve, a maggior ragione mi sarà concesso, cari amici, d’indirizzarvi a futura memoria, e gratis, questa preghiera accorata.
Lasciatemi riassumere ancora una volta le tappe del nostro calvario e tornare a battere sullo stesso punto finché, come dicono i carpentieri, il chiodo non si sarà “fatta la testa”.
A forza d’insistere, se davvero “repetita iuvant”, su quella testa ribattuta spiccherà una non inutile diffida: NON DIMENTICATE.
Difendiamo dall’oblìo le virtù della nostra sempre giovane Vecchia Signora in bianco e nero, suscitatrice di grandi entusiasmi e levatrice, da sempre, d’indimenticabili campioni - anche mondiali - di calcio e di stile.
Abbiamo tutto il diritto di gioire per l’attuale cavalcata vittoriosa in serie B, ma abbiamo anche il dovere di NON DIMENTICARE, a parte il contentino finale del sinedrio romano del Coni, il furibondo accanimento con cui quest’estate l’ingiustizia sportiva, sempre così pachidermica, sonnecchiante, cieca, muta e sorda, s‘è avventata contro la Signora con l’agilità belluina, il ghigno e la bava alla bocca di una iena.
Una dozzina d’intercettazioni scelte su centomila telefonate, tutte rubate, ricettate e illegali, sono bastate per mettere i ceppi a una zebretta “stranamente” indifesa e consenziente e imbastire contro di lei un maxi ricatto, sino a celebrare un rituale punitivo “esemplare” da tribunale speciale.
Quanta fretta dei suoi stessi padroni nell’auto-colpevolizzarla, imbrocchirla (con la svendita di otto campioni!) e offrirla a ciglio asciutto alla libidine delle altrui esecrazioni, scherni, avidità e scippi.
Era come leggere una sceneggiatura già scritta da tempo, un copione scontato che, nonostante culminasse in un finale giallo, per un verso o per l’altro non sembrava sorprendere nessuno, anzi sembrava accontentare tutti, compresa la proprietà. Unici indisponibili alla vergognosa resa senza condizioni quattordici milioni di civilissimi fidanzati traditi.
Alla fine, la nostra sempre giovane Vecchia Signora, dopo l’ultima “conciliante” e, a detta dei suoi padroni calati in branco a Roma, “soddisfacente” sentenza arbitrale, è stata abbandonata come uno straccio sull’Aventino.
Esposta, esangue per la drastica cura dimagrante estiva, lassù sulle Gemònie, le antiche scale che un tempo collegavano il carcere Mamertino col Foro Romano, ov’erano gettati i cadaveri dei giustiziati indegni persino dei legni infami d’una croce.
Ci sarà mai lecito, miei cari amici di fede sportiva, DIMENTICARE un così intollerabile scempio della sua reputazione storica, sigillato da quel farsesco patrocinio del suo diritto alla giustizia?
Non dimentichiamo i giorni della nostra riduzione in stato di schiavitù, esilio e deportazione.
Impegniamoci a trasmettere ai nostri figli, a futura memoria, la verità dei fatti, non la loro opinione mediatica manipolata, addolcita e bugiarda.
Fra “noi” juventini e “loro”, i nostri detrattori, non dimentichiamolo, c’è un abisso.
“Noi”, romantici innamorati di Nostra Signora delle Vittorie, con la stessa schiena diritta con cui ieri impazzivamo per meritatissimi trionfi sul campo oggi soffriamo per immeritate mortificazioni e dileggi orditi a tavolino.
“Loro”, invece, con la stessa schiena ricurva con cui ieri, su perfida commissione, ci spiavano dal buco della serratura, oggi, sempre a comando, si danno ai lavori forzati per seppellire i loro imbarazzanti scheletri domestici e “metterci una pietra sopra”. Spioni, becchini e falsari.
Sarebbe bello leggere all’ingresso del prossimo stadio di proprietà della Juventus una scritta, ove “con sommessa fronte il passegger s’arresti“.
Potrebbe essere l’invito ad AVER FIDUCIA NEL FUTURO, MA SENZA MAI DIMENTICARE IL PASSATO, espresso con il bel canto del poeta Mistral trasfuso nell’inno provenzale:
“Dòu passat la remembranço e la fe dins l’an que ven”.
Rimembranza e fede nell’anno che viene, questi sono i valori ispirati ad un autentico "stile Juventus". Ugo Tozzini

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