CALCIOPOLI o FARSOPOLI??? ..........
Questa è una ricostruzione della vicenda che, anziché attingere dalla versione propinata in tutte le salse dagli organi di informazione di regime (capitanati dalla Gazzetta dello Sport), prende forma da quello che è il materiale che ha selezionato la nostra redazione.
Un materiale che non necessariamente è cartaceo ma che spesso è frutto di confidenze, sfoghi, rivelazioni riservate di personaggi vicini a dirigenti attuali e del passato; ma anche degli umori della gente, dei tifosi più veri, quelli che hanno pagato con la moneta più pesante, e cioè la loro passione.
Una continua ricerca di indizi, conferme, segnali, che ha caratterizzato a volte anche in maniera ossessionante gli ultimi mesi della vita del nostro staff.
Forse quella che abbiamo ricostruito non sarà la verità perfetta, ma gli si avvicina. E’ certamente più attendibile della menzogna perfetta con la quale hanno esiliato la Juventus in serie B. Abbiamo provato a ricostruire la vicenda perché ci siamo accorti che molti, moltissimi tifosi della Vecchia Signora, che per vari motivi non hanno potuto accedere a tali informazioni, hanno formato la loro opinione solo sulla base di un giornalismo becero ed antijuventino.
PROLOGO – C’era una volta la FIAT….. o meglio c’è la FIAT. Nel senso che attualmente la nostra gloriosa industria automobilistica sta vivendo nuovamente un periodo brillante, frutto di una decisa sterzata in termini di politica commerciale e di management.
Questa rinascita sa quasi di miracolo perché fino a pochi mesi fa la FIAT era una azienda talmente in crisi che si parlava chiaramente nella migliore delle ipotesi di vendita se non addirittura di portare i libri in tribunale.
Le Banche, spinte dal governo Berlusconi, erano state costrette a sostenere ancora una volta i conti del Lingotto con una operazione di finanziamento particolare chiamata prestito convertendo; in pratica, giunto alla scadenza nell’autunno del 2005 , questo prestito avrebbe, di fatto, consegnato la FIAT nelle mani delle banche, estromettendo gli Agnelli, capitanati da John Elkann e riducendoli a soci di minoranza.
Le stesse banche avrebbero poi provveduto a liquidare le attività rivenienti attraverso uno bello spezzatino. Nello spezzatino, si noti bene, era compresa anche la Juventus. Non direttamente, in quanto controllata da IFIL, ma coinvolta comunque, in quanto, successivamente ad una ipotetica uscita di scena degli Agnelli dalla Fiat, sarebbero stati messi a dura prova i delicati equilibri che ancora oggi uniscono i vari rami della discendenza per il controllo dell’Impero Fiat.
In vista di questa possibilità si paventa l’ipotesi che Giraudo, su preciso input di Andrea Agnelli stesse organizzando una cordata per rilevare la JUVENTUS, acquistando le quote di proprietà IFIL con la collaborazione finanziaria di alcuni sponsor industriali e di non precisati finanziatori inglesi. Ovviamente Andrea sarebbe stato il Presidente, Moggi il Direttore Generale.
Allo studio c’era un faraonico piano industriale che probabilmente avrebbe fatto della JUVENTUS la squadra numero uno al mondo per molti anni.
Questo era lo scenario. Ma ecco il colpo di scena. Gli Elkann sempre a quanto riportato dai giornali dell’epoca, riescono a neutralizzare il golpe orchestrato dalle banche attraverso una ardita operazione finanziaria, chiamata Equity swap, che di fatto consentirà loro di mantenere il controllo della FIAT. A questo punto partono i regolamenti di conti tra cui anche quello sulla Juventus.
Ma non doveva finire così. I patti non erano questi. Quando alla fine del 1993 l’Avv. Gianni Agnelli accetto l’aiuto di Mediobanca e di Cuccia per risollevare le sorti della FIAT, piombata in una delle crisi più gravi della sua storia, dovette accettare un compromesso che pochi conoscono. Per far fronte alla pesante situazione finanziaria dell’Azienda fu varato un maxi aumento di capitale e fu imposto l’ingresso nel capitale di nuovi soci “importanti” tra cui Deutsche Bank e Generali.
Ma non solo. Il vero prezzo che l’Avvocato dovette pagare fu la promessa di non lasciare la Presidenza del gruppo al fratello Umberto, e quindi di rimanere in sella insieme a Romiti. Questo passaggio di consegne era già stato stabilito all’interno della famiglia, ma il veto imposto da Cuccia, che non era mai stato in buoni rapporti con Umberto, costrinsero L’Avvocato ed il Dottore a un compromesso che prevedeva per quest’ultimo “solamente” il ponte di comando della IFIL, la società che di fatto è la cassaforte dell’Impero FIAT.
A margine di questo accordo, che segnò una “svolta epocale” nei rapporti tra i due fratelli, l’Avvocato accettò, come parziale risarcimento per Umberto, che quest’ultimo prendesse anche le redini della Juventus, che a quel tempo viveva il crepuscolo della gestione Bonipertiana. Di fatto i due fratelli stabilirono che tutte le decisioni inerenti la gestione del giocattolo di famiglia fossero prese in maniera indipendente dal Dottor Umberto.
Erano altri tempi. I due fratelli avevano una stoffa diversa dagli avventurieri della finanza moderna. Bastava la parola per definire una intesa. E cosi fu. Il primo passo del Dottore, come tutti sappiamo, fu quello di trasformare la squadra che viveva ancora nel romanticismo post-Platiniano, in una Azienda modello, dove ogni cosa fosse pianificata ed organizzata per grandi obiettivi. Arrivano così Giraudo per l’area amministrativa, Moggi per quella sportiva e Bettega alla vicepresidenza. Per 12 anni questa struttura rimane immutata e costituirà probabilmente il team di dirigenti più preparati del calcio moderno.
Nelle migliori famiglie, è risaputo, ci possono essere diversità di vedute e disaccordi. Anche Gianni e Umberto pur rispettandosi come fratellanza impone ogni tanto erano in disaccordo. Gianni era affezionato al business dell’auto. Umberto invece preferiva la diversificazione in altri settori. Morti i due patriarchi le fazioni si sarebbero schierate nel modo seguente: da un lato I fratelli Elkann, Montezemolo e i tutori Gabetti e Grande Stevens; dall’altra gli Umbertiani con a capo Allegra ,vedova di Umberto con il figlio Andrea Agnelli e ovviamente Giraudo che era uno dei manager più vicini ad Umberto.
In questo scenario verrà più volte segnalata dalle nostre fonti l’assoluta antipatia di Montezemolo per Giraudo il quale pur con tutti i suoi difetti caratteriali e il classico musone da piemontese era ed e’ un manager con i fiocchi, uno dei migliori della scuderia Agnelli. Anche Lapo Elkann più volte aveva rivolto giudizi abbastanza pepati sulla Triade, accusandoli di sorridere poco e inaugurando di fatto l’era della “SIMPATIA” che avrà poi in Cobolli Gigli il più accanito sostenitore ed interprete.
LA GENESI DI CALCIOPOLI - Sventato il golpe delle Banche, il piano di Andrea Agnelli e Giraudo va avanti lo stesso. Il titolo JUVENTUS in Borsa comincia a salire senza motivazioni. Qualcuno rastrella le azioni sul mercato. La transazione si dovrebbe, a questo punto, fare lo stesso ma con abiti ovviamente un po’ più ostili. Siamo a inizio 2006, la squadra è in testa al campionato e senza rivali.
Nel corso di un Consiglio di Amministrazione quantomeno anomalo, Moggi e Giraudo vengono confermati ma solo a parole. Giraudo presenta il suo mega piano industriale che prevede ingenti investimenti. Gabetti lo stoppa subito negando che ci saranno grossi investimenti da parte dell’azionista di riferimento. E’ il segnale che qualcosa si è rotto e che il pentolone bolle. Nessuno si immagina però cosa sta per succedere.
I due dirigenti non possono essere allontanati cosi sui due piedi per due motivi. Primo: sarebbe difficile da giustificare alla piazza e ai tifosi. Secondo: i due andrebbero altrove a remare contro e per come sono bravi e furbi sarebbe deleterio. Occorre qualcosa di traumatico in grado di eliminarli definitivamente dalla scena, senza peraltro creare rimpianti nei tifosi.
L’eliminazione dalla scena di Moggi e Giraudo però è da tempo l’obiettivo anche di qualcun altro e non a Torino. A Milano infatti i dirigenti dell’Inter sono da tempo convinti che le loro continue delusioni sportive non siano solo frutto di errori di gestione, ma anche di probabili illeciti dei dirigenti della Juventus.
Ne sono talmente convinti che arrivano addirittura a sbandierare in TV il fatto che stanno preparando un dossier circostanziato sull’argomento. Si scoprirà poi che Moratti, approfittando del rapporto privilegiato con i vertici TELECOM e PIRELLI, da sempre sponsor e munifici azionisti della squadra, ha incaricato alcuni personaggi che frequentano la sottile zona d’ombra tra la TELECOM- PIRELLI e i servizi segreti di effettuare indagini illegali sul mondo del calcio, arrivando persino a fatturare regolarmente le parcelle a queste agenzie investigative.
Ad ogni buon conto che qualcosa a Milano sapessero lo si era capito in realtà già a Marzo del 2006 quando in diretta TV Mancini “rivelo’” a Moggi che presto avrebbe dovuto rispondere a qualcun altro in un Aula di Tribunale. Altri addirittura riferiscono di dichiarazioni simili fatte nello spogliatoio della Pinetina, dove agli stralunati giocatori Mancini e Facchetti dicevano di stare tranquilli perché lo scudetto lo avrebbero vinto loro e che qualcosa stava per accadere.
In questo torbido scenario la procura di Torino aveva archiviato un filone di indagini a carico della Juventus contenente alcune intercettazioni telefoniche che vengono ritenute non significative per la giustizia ordinaria e addirittura scagionanti per quella sportiva.
Qualche nemico però, la Juventus lo aveva anche a Roma, nelle segrete stanze del potere capitolino, lo stesso potere che aveva consentito nel 1999 l’accordo tra le famose sette sorelle (Juventus,Inter,Milan,Roma,Lazio,Parma,Fiorentina) le quali, tutte con ambizioni da scudetto decisero, nel corso di una cena estiva a casa di Carraro, di costituire un cartello e di nominare il famoso doppio designatore arbitrale, nelle persone di Bergamo e Pairetto. L’accordo in questione fu favorito anche dall’approvazione della famosa legge per la contrattazione individuale dei diritti TV, ad opera del governo di centro sinistra, il quale avallò senza battere ciglio un sistema che lo stesso governo di centrosinista, otto anni dopo, sta cercando in tutti i modi di cancellare, riportando nel calcio la contrattazione collettiva. L’equilibrio che scaturì da quegli eventi, favoriti come si è visto da chi in quel momento governava Coni e Federcalcio e dai loro referenti politici e finanziari è stato mantenuto fino al maggio del 2006 quando, come si vede, una triplice convergenza di interessi (più o meno palesi) ha determinato l’uscita di scena da veri capri espiatori di Luciamo Moggi ed Antonio Giraudo, che a quel sistema si erano per così dire adeguati, ma al quale anche le altre sei sorelle costantemente si “abbeveravano”.
Il primo segnale che qualcosa stava alterando gli equilibri del 1999 fu una misteriosa interpellanza parlamentare effettuata dal senatore MALABARBA, membro del Comitato di Controllo Parlamentare sui Servizi Segreti (CO.PA.CO) in data 7 marzo 2006 atto 4-10255 seduta nr. 964 della XV legislatura.
Il senatore in questione, chiede spiegazioni in Parlamento circa l’origine di alcuni bonifici di poche migliaia di lire che vengono rintracciati sui conti di alcuni impiegati della FIGC.
L’indagine della magistratura sul mondo del calcio tuttavia aveva preso il via già da qualche mese e non solo dalla procura di Torino. Indagavano varie procure in tutta Italia. In particolare quella di Napoli imbeccata da Franco Dal Cin, vecchio dirigente dell’Udinese, il quale riferisce ai PM di una “combriccola romana” di cui farebbero parte parecchi arbitri tra cui De Santis.
Vengono disposte centinaia di migliaia di intercettazioni telefoniche a carico di vari personaggi tra cui Moggi e Giraudo. Le intercettazioni come noto vengono eseguite utilizzando strutture e tecnologie della Telecom. A questo punto interviene qualcuno o qualcosa.
L’attività di intercettazione probabilmente non da i frutti sperati; pur tuttavia c’è bisogno di fare un lavoretto per alcuni amici che hanno chiesto di incastrare alcune persone……. Entrano in scena due personaggi particolari, Arcangioli ed Auricchio, due vecchie conoscenze dei servizi segreti, attualmente ufficiali dei carabinieri, addetti alle intercettazioni, e già in passato accusati di aver manipolato alcune telefonate.
I due fanno un piccolo capolavoro. Confezionano due informative per la procura di Napoli dove, insieme alla trascrizione di 40 telefonate (su 100.000 intercettazioni) degli accusati, costruiscono un castello di deduzioni e teoremi che sembrano discorsi da bar sport. Difficile non immaginare nella impaginazione di quelle informative la sapiente mano di qualche giornalista sportivo oppure di qualche dirigente di squadre di calcio.
Alcune dichiarazioni di persone accusate e di altre non coinvolte nel procedimento fanno addirittura pensare che siano state filtrate solo le telefonate “adatte allo scopo da raggiungere”. Altre indiscrezioni parlano mancati incroci tra telefonate fatte e ricevute dalle singole utenze. Insomma qualcosa di anomalo sta accadendo. Parallelamente una manina fa arrivare i testi di queste intercettazioni alla Gazzetta dello Sport.
EPILOGO - Siamo ormai a MAGGIO del 2006. La JUVE vince il suo 29mo scudetto sul campo mentre sui giornali scoppia la bufera. Juve, Milan, Lazio, Fiorentina ed altre squadre minori vengono accusate di aver creato un sistema di condizionamento del sistema arbitrale mentre addirittura alcuni protagonisti tra cui Moggi e Giraudo vengono accusati di “associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva”.
Il prode John Elkann rilascia una dichiarazione che per noi tifosi rimbomba ancora sinistra: “Siamo vicini alla squadra e all’allenatore. Sono state fatte cose riprovevoli. Ripartiremo dai giovani”. Moggi a questo punto si dimette e con lui è costretto a dimettersi anche Giraudo insieme a tutto il CDA. E’ curioso far notare che i giornali che più di tutti si accaniscono contro la JUVENTUS e i suoi dirigenti sono proprio quelli della Scuderia RCS in cui gli Agnelli sono soci e cioè LA STAMPA , LA GAZZETTA DELLO SPORT e IL CORRIERE DELLA SERA.
E’ iniziato il processo mediatico che verrà svolto sui giornali. E’ un processo che partirà non dall’accusa ma dalla sentenza: JUVE COLPEVOLE. In verità leggendo le intercettazioni pubblicate non si evince lo straccio di una prova di eventuali illeciti. Si percepisce piuttosto un mondo sicuramente malato dove ognuno cerca di tirare l’acqua al proprio mulino spesso senza riuscirci e soprattutto una generale atmosfera di goliardie e di millanterie che fanno intravedere l’estrema confidenza che c’era tra settori della Federcalcio, dirigenti di squadre di calcio e alcuni arbitri. Ma nessun illecito.
A questo punto inizia l’estate più incredibile che si potesse immaginare. I tempi purtroppo sono strettissimi. C’è di mezzo il Mondiale. Bisogna fare presto. A capo della FIGC, ovviamente commissariata, viene chiamato un personaggio che pochi conoscono ma che gli addetti ai lavori ricordano come ex-consigliere di Amministrazione dell’Inter, Guido Rossi.
La sua chiamata a Commissario della Federcalcio avviene attraverso un atto che non verrà mai reso pubblico perchè probabilmente le modalità con cui viene eletto non gli consentirebbero alcune delle decisioni da lui prese successivamente, rendendole illegittime, come ad esempio la riduzione dei gradi di giudizio, la sostituzione dei giudici ed altre norme stabilite ad hoc per la farsa che si andava organizzando.
Il personaggio è ingombrante, presuntuoso ed odia quanto basta la Juventus per avallare fin da subito con i fatti le sentenze emesse dai giornali. Innanzitutto si circonda di suoi fedelissimi tra cui Nicoletti, già braccio destro di Moratti alla Saras. Successivamente riduce i gradi di giudizio del processo sportivo da tre a due. Di fatto sostituisce la gran parte del Collegio giudicante mettendo a capo dello stesso un vecchio giudice in pensione di nome Ruperto.
Per accelerare la farsa e renderla “credibile” manda Nicoletti a Napoli dove, facendo illecita pressione sui PM della procura, riesce a farsi consegnare le informative dei Carabinieri sulle intercettazioni, che in questa fase dovrebbero essere invece ancora materiale altamente riservato e che invece sono già, in alcuni stralci, in mano a giornali e mass-media.
Infine “istruisce” i giudici affinché venga fatta giustizia in maniera dura, esemplare e spietata.
“Dimentica” però di sostituire i giudici che pronunceranno le sentenze di secondo grado che come vedremo saranno completamente capovolte, tranne che per la Juventus. Negli stessi giorni, frattanto, Oriali e l’Inter patteggiavano vergognosamente la condanna per la vicenda dei passaporti falsi con il silenzio complice dei mass-media.
La Juventus e la sua proprietà in questa tempesta sembrano immobili. Qualcuno ipotizza che nei primi giorni dello scandalo i vertici juventini fossero stati rassicurati circa la permanenza della squadra in serie A, circostanza che, come si vedrà, sarà completamente disattesa dagli atti compiuti dal Commissario Guido Rossi. Dopo lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione la reggenza viene affidata a Carlo Sant’Albano che è l’A.D. di Ifil. La dirigenza di fatto non esiste più. In questo scenario viene nominato in qualità di legale difensore l’Avv. Cesare Zaccone.
Arrivati a questo punto però, di fatto, la fuga di notizie e l’attacco frontale effettuato dai mass-media hanno reso la situazione irrecuperabile. Tutta l’Italia calcistica, fomentata dal suddetto attacco mediatico, aveva ormai a furor di popolo condannato le persone che ad onor del vero erano ancora solamente indagati, sia per la giustizia sportiva che per quella ordinaria. La Juventus in serie B era dunque il sogno proibito di milioni di tifosi che si materializzava come per incanto. Finalmente anni ed anni di frustrazioni venivano ripagate con una gogna fino a poche settimane prima inimmaginabile.
Fonti attendibili riportano in questa fase di un patto tra Grande Stevens e Guido Rossi, durante il quale quest’ultimo viene rassicurato che la Juventus avrebbe accettato la serie B a condizione che anche le altre imputate avessero avuto la stessa pena.
Questa circostanza è avvalorata dal fatto che alcuni dei campioni erano già stati venduti prima delle sentenze sportive. Comunque sia, Guido Rossi accetta l’accordo oppure finge di accettarlo, non lo sapremo mai. Ma, come vedremo, le cose vanno diversamente da come erano state apparecchiate. Il nuovo CDA viene insediato a fine giugno e sarà capitanato da tale Giovanni Cobolli Gigli, un manager ricordato soprattutto per le sue imprese da liquidatore di altri asset di casa Agnelli. In quei giorni serviva qualcuno che mettesse la faccia come Presidente del periodo più brutto della storia della Juventus. E da informazioni assunte al riguardo pare che nessuno volesse approfittare dell’ingrato compito. Alla fine si tratterà quindi di una soluzione di estremo ripiego.
Nei prossimi anni Cobolli Gigli sarà ricordato soprattutto per le sue memorabili dichiarazioni che inducono l’interlocutore a sospettare che sappia veramente poco di calcio e che sia capitato per caso sulla scena del delitto.
Il processo invece, istruito da Francesco Saverio Borrelli ex magistrato di Mani Pulite, sarà ricordato nei secoli come una Farsa senza uguali, e si svolgerà in pochi giorni calpestando le più elementari regole di garanzia per gli imputati, a cominciare dal diritto alla difesa. Molti magistrati e giudici hanno dichiarato successivamente che si è trattato di un vero e proprio “aborto giuridico”. Il Procuratore Palazzi, imbeccato da Borrelli, chiede pene durissime per tutti, ed in particolare per la Juventus, per la quale si parla di retrocessione in C1.
Zaccone, nel corso del brevissimo e farsesco dibattimento, incalzato da Ruperto, dichiara maldestramente che la pena congrua sarebbe stata la B con penalizzazione, cosa che prontamente viene fatta mettere a verbale. La dichiarazione di Zaccone, che suscita stupore e indignazione nei tifosi è figlia diretta degli accordi Rossi-Grande Stevens ed è pronunciata proprio per cercare di rimanere ancorato al carro delle altre imputate per le quali era stata chiesta la B con penalizzazione.
La molle difesa di Zaccone verrà strumentalizzata dai giornali di regime come una ammissione di colpevolezza; e ci andranno a nozze con titoli a tutta pagina. La sentenza di primo grado è delirante nel suo dispositivo in quanto somma episodi di slealtà (art.1) facendoli diventare illeciti conclamati e reiterati (art.6) e inventando di sana pianta il termine “ illecito strutturale”. Addirittura devastante la pena comminata che consiste in una serie B con trenta punti di penalizzazione, la revoca di due scudetti ed altre sanzioni accessorie. Cobolli Gigli appare indignato. Nell’ombra probabilmente qualcuno invece è soddisfatto della piega degli eventi.
Intanto in Germania la nostra nazionale diventa Campione del Mondo in una finale con la Francia addirittura surreale. In campo ci sono otto giocatori attualmente della Juventus più cinque che vi hanno militato recentemente. In panchina e nello staff tecnico altri quattro juventini di lungo corso tra cui Marcello Lippi. Totale 17 protagonisti che hanno DNA juventino.
La Juventus di Moggi ha la sua apoteosi nella vittoria del Mondiale, quando il suo Direttore è ormai già fuori dal Calcio. Purtroppo la Juventus che Luciano Moggi aveva allestito verrà smembrata dal Liquidatore Cobolli, il quale ha l’incarico di procedere alla riduzione dei costi a prescindere dal campionato in cui si giocherà e questo perché come aveva dichiarato John Elkann si sarebbe puntato sui giovani.
Ecco quindi che ben otto giocatori vengono venduti in un crescendo rossiniano di menzogne e inganni che culminano con la cessione all’Inter di due giocatori come Ibrahimovic e Vieira.
La sentenza di secondo grado, emessa da un tribunale espressione diretta dell’ex presidente Carraro, e quindi organico al vecchio sistema, ribalta la sentenza di primo grado, attenuando notevolmente le pene di Milan, Fiorentina e Lazio, alle quali viene restituita la serie A con penalizzazione. Incredibilmente il Milan ritrova anche la partecipazione alla Champions League. La Juventus invece rimane relegata in serie B con 17 punti di penalizzazione.
Anche in questo caso leggendo il dispositivo della sentenza si apprende stranamente che “è possibile alterare la classifica senza alterare i risultati delle partite”. Cosa e’ successo? Semplicemente è accaduto che la Juventus è stata punita nuovamente dal Tribunale di secondo grado, espressione diretta di Carraro e Berlusconi, proprio per aver fin da subito effettuato la scelta collaborazionista con il nuovo sistema guidato dall’Inter e dalla Roma. Insomma come si suol dire “cornuti e mazziati”. E’ chiaro che ormai l’accordo Grande Stevens – Rossi è definitivamente saltato.
Nel frattempo gli “onesti” di Moratti grazie alla compiacenza del loro ultrà Guido Rossi si vedono assegnare uno scudetto, quello 2005-2006 che non è mai stato oggetto di indagine e che la Juventus ha vinto sul campo con il siderale distacco di 15 punti. Gli Elkann capiscono che sono stati gabbati. In giro l’umore dei tifosi e soprattutto degli azionisti di minoranza che nel frattempo si sono riuniti in diversi Comitati, è assolutamente nero e con insistenza questi ultimi premono sulla proprietà affichè reagisca a questo scempio.
John Elkann, mosso dall’orgoglio, ordina a Cobolli di fare la voce grossa nel corso della Conciliazione che non avrà ovviamente esito positivo. Infine, decide di preparare un ricorso al Tar del Lazio che definire un capolavoro giuridico è riduttivo. Preciso, circostanziato, e soprattutto nelle cifre, spietato. E’ deciso, si andrà al Tar.
Qualcuno a Roma comincia a spaventarsi e a credere che davvero i due fratellini possano andare fino in fondo. Sarebbe una circostanza senza precedenti per il calcio italiano; in caso di accoglimento del ricorso, molto probabile a giudicare dalle dichiarazioni di illustri avvocati amministrativisti, i campionati dovranno essere sospesi e i processi rifatti. Il governo ed il primo ministro in persona si muovono direttamente con Montezemolo e lo pregano di mettere freno alla situazione. Non si vuole il caos, il ritardo dei calendari, il malumore delle piazze coinvolte, la delusione della stragrande maggioranza degli italiani convinti che tutto il male sia la Juventus. Ed il primo ministro ha buon gioco nel convincerlo. Sa che lui non può mettersi contro l’establishment perché lui, e ciò che rappresenta, sono parti importanti dello stesso. Siamo a fine agosto.
A Torino si svolge un vertice tra Montezemolo, J, Elkann e Gabetti. I due anziani convincono il giovane di famiglia a deporre le armi. Questo è quello che dicono: “Sappiamo che siamo stati sottoposti ad un giudizio di piazza senza garanzie, però ormai la gente si è formata un opinione e noi non la possiamo cambiare. Pensa a cosa avrebbe fatto tuo nonno in questo caso, non si sarebbe mai mischiato ai vari Gaucci e Preziosi ma avrebbe bevuto fino in fondo l’amaro calice, in osservanza alla sua storia, alla fedeltà all’ordine costituito, a tutto ciò che la Fiat è stata ed ha rappresentato e vuole ancora rappresentare. Anche da un punto di vista economico, dopo le cessioni, la riduzione del monte ingaggi, la conferma degli sponsor, la rinuncia alla Champions League non c’è grande differenza tra i due scenari. Perciò, per le responsabilità che abbiamo e per le aziende che rappresentiamo dobbiamo ingoiare il boccone e scendere a patti con le autorità sportive”. Il giorno stesso viene istruito di conseguenza il povero Cobolli Gigli.
E’ il 31 agosto del 2006. La Juventus, la sua centenaria storia di successi e la passione dei suoi tifosi vengono calpestati senza pietà, in cambio della riduzione di qualche punto della penalizzazione in serie B, che sarà sancita nel successivo Arbitrato, e probabilmente, di un provvedimento sulla rottamazione auto nella finanziaria 2006.
Gli stessi giocatori e l’allenatore Deschamps rimangono sbigottiti dal comportamento del CDA che in un Consiglio di durata biblica, stabilisce la definitiva rinuncia al TAR. E’ un dato di fatto questo che fa giudicare altamente attendibile la circostanza che i giocatori e il tecnico erano stati rassicurati del fatto che si sarebbero percorse, purtroppo tardivamente, tutte le strade per cercare di riottenere la serie A.
Lo strappo del 31 agosto tra squadra e società è una ferita che ancora oggi nelle dichiarazioni dei giocatori si percepisce quanto sia stata dolorosa, soprattutto per quelli che avevano accettato di rimanere a Torino. A questo punto non si può più tornare indietro. La squadra è costretta a subire la gogna dei campi della serie B. I tifosi invece saranno costretti da Cobolli Gigli a subire le farneticanti dichiarazioni imposte dall’operazione SIMPATIA.
Saranno condannati a subire le ironie di chi fino a pochi mesi fa “quando incontrava i nostri giocatori sul campo se la faceva sotto” come disse Camoranesi in una recente intervista; saranno umiliati dalla lettura quotidiana dei deliranti articoli di giornalisti prezzolati e antijuventini che continuano a seminare veleni senza ricevere mai lo straccio di una querela.
E’ tutto finito? Quanti e quali capitoli potranno essere ancora scritti su questa dolorosa vicenda? La sensazione che si percepisce tra le stesse fonti che ci hanno permesso di elaborare questa ricostruzione è che ancora qualcosa bolle in pentola. Qualcuno, nel frattempo, aspetta sulla sponda del fiume.
Francesco Mario I
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