lunedì, febbraio 12, 2007

MOGGI VITTIMA SACRIFICALE.....

L'AMARCOD del CALABONE
 GalliaNeide, Minus Habbens maximo, e:  Brunelli

Si chiama Brunelli, Simone Brunelli. 
E’ ufficialmente un portiere dell’Inter, anche se non gioca mai pur essendo stato valutato 3 milioni di euro. Per questo è stato ribattezzato Mister Plusvalenza. Dalla sua denuncia al pm Nocerino di Milano e al capo dell’ufficio Indagini, Francesco Saverio Borrelli, è scaturito uno dei filoni più interessanti dell’inchiesta sui presunti falsi in bilancio che tanto inquieta l’Inter, il Milan ed altri club di A e B. Sette anni nelle giovanili della Cremonese, tre anni al Milan conquistando anche un Viareggio, poi il passaggio all’Inter. «Non c’era solo un contratto, ma ben tre: un rinnovo con il Milan, il passaggio all’Inter e un nuovo contratto con l’Inter. Ma quelle firme non erano mie, anzi erano pure fatte male. Lessi che avrei guadagnato 2.500 euro netti al mese fino al 2008. Valutazione 3 milioni di euro”. Ci sono stati anche il prestito alla Pro Sesto, il prestito alla Vis Pesaro, due infortuni alla spalla, tre interventi chirurgici, il secondo dei quali Brunelli ha pagato di tasca propria. Queste cose il portiere dell’Inter le ha raccontate a Giulio Mola, che l’ha intervistato per il nostro giornale il 20 gennaio scorso. «Dal 2005 son i gli effetti un giocatore nerazzurro. Faccio parte della rosa cui è stato assegnato lo scudetto… Me ne hanno fatte troppe, qui non si parla solo di infortuni. Ci sono delle firme false e nessuno ha voluto darmi spiegazioni e c’è una denuncia contro ignoti per cui si ipotizza il reato di associazione per delinquere. E se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi”. A febbraio ci sarà l’udienza per la rescissione del contratto di Brunelli. “So che il mio valore è zero euro perchè non gioco da oltre due anni…”. In questi giorni Massimo Moratti si strugge per il passaggio di Ronaldo al Milan e comprendiamo la sua amarezza, considerato tutto il bene che ha fatto e che ha voluto al Fenomeno. Ma vorremmo tanto che, con la stessa passione e con la stessa autorevolezza, si preoccupasse di Brunelli. Vorremmo tanto che spiegasse a tutti con parole chiare e precise che cosa sa lui, presidente e proprietario dell’Inter, di questa storia. Che cosa sa dell’incredibile valutazione di tre milioni di euro conferita al portiere che ancora oggi è vincolato alla società nerazzurra. Della diversità interista, dell’estraneità interista a Calciapoli, Moratti ha fatto una bandiera. In attesa che la magistratura ordinaria e sportiva completino il loro lavoro, vorremmo tanto che quella bandiera Moratti continuasse a sventolare. Ce lo dica presidente. E, soprattutto, lo dica a Brunelli.

Questo articolo è stato pubblicato Domenica, 28 Gennaio 2007 alle 22:33 e classificato in, Calcio. 
 L'Amarcord del Calabrone.
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Massi scrive:
28 Gennaio 2007 alle 23:47

  E’ estraneo a tutto, glielo dirà caro direttore.
Come lo dirà la giustizia sportiva. Il calcio (come affare…) ha perso già troppo con calciopoli, non può permettersi di perdere altro. Neanche la Juve, tutto sommato poteva permettersi di perdere, lo dico a chi avrebbe voluto vederla annullata in C2.

    No, direttore, mi perdoni, ma è una battaglia contro i mulini a vento, la lasci a quei poveracci di Tuttosport senza peso nè credito in Italia.

    L’inter deve rimanere pulita, scudettata, deve aprire il ciclo che i suoi tifosi sognano da una vita. Le altre storie, bilanci, plusvalenze e firme false, devono essere lasciate fuori dal calcio.

    Per cui, ce lo stanno dicendo i fatti, pensiamo al futuro e al calcio giocato. Dimentichiamoci moggi, calciopoli, la gea, le procure e facciamo finta di nulla. Abbiamo bisogno di questo giocattolo, è un industria che non deve conoscere crisi. E se affossiamo i moratti che ci mettono i soldi, siamo proprio finiti.

    Non ho capito neanche io se sono ironico, amareggiato, oppure se lo penso sul serio tutto questo. Il calcio, quello giocato fuori dai campi, nelle trasmissioni o nelle procure non mi piace proprio. Mi dà la nausea.

    Piccinini afferma che la TV ha perso molto con la Juve. Parlare di un rigore dubbio dato al Catania è differente ad uno dubbio dato su Del Piero. Quello di Del Piero fa audience e fa discutere per tutta la settimana.
    Era un piacere provocare l’astio sulla Juve e questo, a parte le telefonate ormai troppo famose, è un’altra verità sulla Juve.

    Bene, il calcio più che sentire il moratti che confessa il ricorso ad una maga e a un investigatore privato o sul suo amore per ronaldo, ha bisogno di sentire i giornalisti superare calciopoli e affari collaterali e tornare nel torpore di quei commenti che illudono la gente che questo spettacolo sia sport.

    Solidarietà alla famiglia di un presidente di calcio che ha perso la vita per l’immensa, abominevole stupidità di animali che si definiscono uomini solo perchè hanno gambe che possono usare per pestare un loro simile.

    Uomini… Se hanno la testa per usare un passamontagna, mani per usare armi, piedi per correre e pestare, sono niente, sono feccia, sono come scorie nucleari che l’umanità non sa come far sparire una volta per tutt
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Roma, 11 febbraio 2007: 
«Io vittima sacrificale di un sistema calcio malato. Le intercettazioni erano la norma».

Si è tornati a parlare di calcio malato nella puntata di Buona Domenica andata in onda oggi pomeriggio su Canale 5. Ospite di Paola Perego, «Diciamo che sono lucidamente furioso - ha detto Moggi - mi è tornata la grinta di prima. Tutto quello che è avvenuto mi ha lasciato perplesso, nelle edicole si continuano a vendere le intercettazioni che invece dovrebbero essere coperte da segreto. Le cose alla fine si sanno più dai giornali che dalle persone competenti. Ritengo con il senno di poi che visto che io sono stato per anni ai vertici del calcio italiano, dovevo fare l'agnello sacrificale perchè il calcio si potesse auto-assolvere».

Moggi ha quindi attaccato l'Inter e il suo allenatore, Roberto Mancini: «Quello che io ho affermato un anno fa, è stato avvalorato da quanto è successo successivamente con l'Inter e con Roberto Mancini, che guarda caso sapeva in anticipo cosa sarebbe successo. Quando facevo delle trattative con i giocatori avevo immediatamente l'interessamento di un'altra squadra che rilanciava, e poi alla fine dovevo pagarlo di più, venivo continuamente intercettato. La mia unica colpa è aver difeso la mia squadra. Questa è la mia colpa. Roberto Mancini vorrei ricordarlo aveva il 40% delle quote della società Gea, e questo dovrebbe dire molto». "Il rinvio a giudizio nell'inchiesta Gea? Di solito si è indagati e poi processati, quando la colpa viene confutata si è colpevoli, io invece sono stato subito colpevole. E' uno stato di cose che mi ha lasciato perplesso, le intercettazioni dovrebbero essere coperte dal segreto istruttorio". "E' un momento particolarmente triste. Avrò salito le scale di quegli uffici una o due volte e sono considerato un socio della Gea. Sono curioso di vedere cosa verrà fuori appena ci sarà il dibattito preliminare. Per quanto successo nello scandalo estivo, "mi considero un agnello sacrificale. "La Juve vinceva senza spendere e c'era un certo risentimento. Se andiamo a vedere i Mondiali, a Berlino c'erano dieci persone della Juve tra Italia e Francia e questo dimostra che lavoravo bene. La Juve non aveva bisogno di essere aiutata. Aveva bisogno solo di essere protetta da chi non riusciva a vincere spendendo. un anno mezzo e fa parlavo, in tempi non sospetti, di spionaggio industriale, tesi avvalorata dalle dichiarazioni di Mancini che disse che avrei dovuto rispondere delle mie azioni in altre sedi e ad altre persone. Nei processi sportivi hanno preso le intercettazioni che volevano. quando trattavo un giocatore dopo dieci minuti arrivava un'altra società a controbattere. L'ex dg della Juve ironizza anche sul rapporto che ha ora con i cellulari "quando esce un telefonino nuovo lo compro sempre perché sono un appassionato, le schede straniere che compravo "erano un mezzo di difesa. Ho capito che c'era qualcosa che non funzionava, c'era uno spionaggio industriale. Il calcio doveva autoassolversi, bisognava far passare inosservate alcune cose importanti e hanno buttato nella mischia il sottoscritto". Commentando le frasi pronunciate quando scoppiò lo scandalo ("mi è stata uccisa l'anima"), l'ex dirigente juventino dice che "ero un Moggi diverso da quello di adesso, ero un Moggi che aveva visto un treno che gli era passato sopra. Poi, quando si sono sviluppati i processi sportivi e ho visto che il procuratore federale e Guido Rossi avevano violato le norme delle Federazione e mi sono reso conto che ero una vittima sacrificale, ho cercato di riprendere il mio morale.

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