a quelli di minori dimensioni ma ugualmente preziosi (Smeralda holding, Shardana e Land Holding operano tutte, come agili srl, nel dorato panorama immobiliare sardo, quartier generale ad Arzachena: la prima, per comprare alcuni alberghi tra Cala di Volpe e porto Cervo un tempo dell’Aga Khan, ha ottenuto un fido per 290 milioni di euro, guarda caso, da Capitalia…), fino al settore tessile con epicentro al Sud a bordo della Tessilcarraro Salerno, per continuare in gloria con l’Alta velocità (è presente nel consorzio Cavet attivo in Emilia ed in quello impegnato lungo la tratta Torino-Milano).
A proposito di Piemonte, e per tornare allo sport, ecco l’onnipresente Carraro tra i primattori nel “Comitato per l’organizzazione dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006”, ai nastri di partenza.
Ma la chicca - che ci riporta di nuovo agli stadi - si chiama MCC. Ovvero il Mediocredito Centrale, quello che aprì i suoi rubinetti - appunto per 33 milioni di euro - a favore del Napoli targato Corbelli.
Un bel minestrone. Da qui risulta chiaro, quindi, come Romafides abbia molto potere gestionale nel Napoli Soccer di Aurelio De Laurentiis. Ma va sempre ricordato come Romafides sia una costola di Mediocredito, quindi di Carraro, ma soprattutto di Geronzi.
Ma per rinsaldare ancora di più questi rapporti tra questi colossi c’è da dire anche che, il colosso bancario guidato da Geronzi ha passato il 20 per cento delle azioni Mediocredito al gruppo Fininvest (è dire Milan), e il gruppo Pirelli (è dire Inter), più un centinaio di milioni di euro prestati alle squadre, Roma, Milan e Inter.
Il Bilancio sfondato dell'Inter
Perché una competizione possa considerarsi regolare è necessario che tutti partecipino “senza trucco e senza inganno”, come ha detto lo scorso anno Tronchetti (nostro articolo).
Uno dei requisiti necessari per considerare un campionato regolare
sarebbe vedere allineate tutte le concorrenti ai nastri di partenza.
Così non è stato. Infatti, ci sono squadre a cui è stato permesso di
avvantaggiarsi di metri preziosi prima dello sparo dello starter. Dopo
le squadre che beneficiano di pagamenti dilazionati in oltre 20 anni
(inauditi per qualsiasi altra società italiana), dopo gli “aiutoni”
della legge spalmadebiti bocciata dalla UE, ci sono
ancora squadre con i conti “truccati” e che, se fossero state chiamate a
pareggiare i loro conti, avrebbero dovuto vendere qualche loro campione
e non farne raccolta come si fa con le figurine. Chiediamo al Ministro
Melandri, ad Abete, Palazzi, Sandulli (quello della famosa “classifica
che si altera senza alterare le partite”), media e gazzettine varie:
1. cosa altera il campionato se non le partite alterate?
2.
non sono forse alterate TUTTE le partite di una squadra se questa
allestisce una “rosa vincente” grazie all’alterazione dei bilanci?
Sentiamo già nelle orecchie le risposte di qualche “tifoso da bar o da gazzette”: “Ma il nostro Presidente ha i soldi!”.
Bene, perché non li tira fuori tutti, senza ricorrere da anni a
giochetti di prestigio e lifting di bilancio, come asserisce il pm
Nocerino? Ma iniziamo ad esaminare la situazione dell’Inter. Per farlo,
senza poter essere tacciati di faziosità, ci limiteremo a riportare
quanto pubblicato da giornali qualificati.
Fonte: “Il Sole 24ore” cartaceo del 04 novembre 2006:
“Il
club controllato con l’86,56% da Massimo Moratti presenterà dopodomani
all’assemblea degli azionisti un bilancio con un risultato di gestione
ancora in forte passivo. Tuttavia la perdita netta nell’ultima stagione
sportiva, conclusa il 30 giugno 2006, è ampiamente ridotta rispetto agli
esercizi precedenti: il passivo ufficiale è di poco superiore a 10
milioni di euro, secondo quanto riferito al Sole 24 Ore da fonti
confidenziali.
Nell’esercizio precedente, al 30 giugno 2005, l’Fc Internazionale aveva dichiarato una perdita netta di 118,7 milioni, la più alta nella storia del club, su un valore della produzione (il giro d’affari) di 181,2 milioni. E anche il bilancio al 30 giugno 2004 si era chiuso molto male: 97,9 milioni di perdita netta.
La riduzione del passivo non è la dimostrazione di un improvviso rigore nella gestione del patron Moratti. E’ soprattutto la conseguenza di un’operazione di cosmesi contabile realizzata il 29 dicembre 2005: lo scorporo del marchio e la vendita alla Inter Brand srl. Secondo una perizia del professor Giovanni Ossola, il marchio nerazzurro vale 158 milioni di euro. Questo è stato il prezzo della compravendita. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che l’Inter Brand è totalmente controllata dall’Fc Internazionale. Il presidente è Angelomario Moratti, figlio di Massimo, nato nel 1973.
Nell’operazione, certificata dal notaio Lodovico Barassi, è emersa una plusvalenza di 158 milioni. Una plusvalenza solo di carta ma sufficiente nella forma a tappare i buchi di bilancio, almeno secondo il cda guidato da Ernesto Paolillo, da pochi mesi amministratore delegato dell’Inter. In particolare, con la plusvalenza “creata” dal marchio è stata coperta larga parte degli oneri residui per la svalutazione dei calciatori fatta attraverso la legge salvacalcio nel 2003, per un totale di 319 milioni.
Alla chiusura del bilancio al 30 giugno 2005, l’Inter doveva ancora assorbire 223,6 milioni di euro di svalutazioni e deve farlo entro il bilancio al 30 giugno 2007. Il cda ha deciso di addebitare metà dell’importo, quasi 112 milioni, nel bilancio al 30 giugno 2006, coprendo tutta la perdita grazie alla plusvalenza da 158 milioni ottenuta con la “vendita” del marchio. Restano quasi 112 milioni di oneri da coprire nel bilancio della stagione in corso.
Nell’operazione marchio l’Inter ha seguito
l’esempio del Milan, che il 30 settembre 2005 ha fatto emergere una
plusvalenza di 181,3 milioni con una cessione a se stesso. Ora ci stanno
provando Lazio e Roma, altre squadre l’hanno già fatto […] Quest’estate
la Covisoc aveva tentato di applicare criteri rigorosi, rifiutando
l’iscrizione al campionato di Milan e Inter se non avevano ottenuto una
ricapitalizzazione di almeno 100 milioni ciascuno. Ma poi il rigore è
svanito. Non è chiaro se per intervento della Figc (il commissario era
Guido Rossi) o per quale altra ragione. E Moratti ha potuto iscriversi
al campionato versando appena quattro milioni di ricapitalizzazione.”
A questo articolo risponde la FIGC con una nota:
”La
FIGC, con riferimento alla notizia apparsa su "Il Sole 24 ORE" di
sabato 04/11/2006, che riferisce di un presunto cambio di impostazione
da parte della COVISOC nell’applicazione dei criteri di ammissione al
Campionato di Calcio 2005/2006, ipotizzando addirittura l’intervento
dell’allora Commissario Straordinario prof. Guido Rossi, comunica quanto
segue:
1) Sotto il profilo procedurale, la COVISOC ha sempre operato
con la massima autonomia, avendo quale unica e generale indicazione da
parte dei vertici federali l’invito a seguire la rigorosa applicazione
delle norme interne federali;
2) Nel merito, la COVISOC,
contrariamente all’errata informazione contenuta nell’articolo, non ha
considerato - nella verifica dei criteri di ammissione delle società che
hanno proceduto allo scorporo del marchio ed al fine di riscontrare la
congruità del parametro patrimoniale - il ricavo straordinario connesso
alla plusvalenza originata dalle suddette operazioni. Si precisa,
infine, che il criterio seguito dalla FIGC attraverso il suo organo di
controllo COVISOC è stato più rigoroso e restrittivo di quanto previsto
dalla normativa civilistica e fiscale in vigore.”
Fonte: “Il Sole 24 Ore” del 10/01/2007:
“Con
un passivo di 181,5 milioni di euro nell’ultima stagione, l’Fc
Internazionale stabilisce il primato delle perdite tra le società di
calcio italiane. Il risultato emerge dal bilancio consolidato al 30
giugno 2006, predisposto per la prima volta dalla squadra presieduta da
Massimo Moratti, ma non divulgato.
Finora era noto il bilancio civilistico dell’Inter, approvato dai soci il 6 novembre. Questo documento dichiara una perdita netta di 31,14 milioni, un deficit contenuto rispetto alle consuetudini del club nerazzurro, reduce da una perdita di 118,7 milioni nel 2004/2005. Il precedente record negativo era del Parma Ac di Calisto Tanzi nel 2002/2003, finito in amministrazione straordinaria con 167,3 milioni di passivo.
Con l’analisi dei conti dell’Inter si apre un’inchiesta del «Sole 24 Ore» sui bilanci delle società di calcio. Conti sempre traballanti, nonostante siano partoriti nuovi artifici contabili. Dopo la legge salvacalcio, varata nel 2003 e bocciata dall’Ue, le squadre più "intraprendenti" hanno escogitato la rivalutazione e cessione del marchio. Ma si tratta di operazioni in famiglia: la cessione a se stessi.
Questo ha consentito di mettere una toppa (di carta) ai buchi della gestione nei bilanci civilistici, nei quali formalmente sono ammesse plusvalenze anche se realizzate in famiglia e quindi, in realtà, fasulle.
Anche la Covisoc, la commissione della Figc che vigila sui conti delle squadre, dopo aver tentato l’affondo del rigore l’estate scorsa è stata tollerante sui conti taroccati.
L’Inter ha dichiarato una plusvalenza di 158 milioni a fine 2005 "vendendo" il marchio alla controllata Inter Brand Srl. Nel bilancio civilistico questo guadagno è stato utilizzato per ridurre le perdite. I revisori della Kpmg però hanno storto il naso, con richiami o eccezioni su questa e altre voci del bilancio di Moratti. Tra l’altro — rileva Kpmg — su questa plusvalenza non è stata accantonata l’Irap, che sarebbe di 6,7 milioni e aumenterebbe la perdita finale. Nell’ultimo bilancio l’Inter ha stanziato 111,8 milioni di ammortamenti per assorbire il 35% della svalutazione calciatori fatta con la legge salvacalcio ( per 319,4 milioni totali). Dovrà assorbire i residui 111,8 milioni con il bilancio corrente, al 30 giugno 2007.
Il 9 giugno 2006 l’Inter ha ottenuto da Banca Antonveneta un finanziamento di 120 milioni, dando in pegno il marchio. L’Inter si è impegnata a rispettare parametri economici e finanziari, Moratti si è impegnato «a supportare economicamente e finanziariamente in caso di necessità la società e su tale presupposto è stato redatto il bilancio consolidato», si legge nel documento. Nel consolidato, che dà una rappresentazione dei conti più realistica, è stata eliminata la plusvalenza di 158 milioni perché infragruppo ed è stato stornato l’ammortamento di 7,9 milioni sui marchi. Questo ha fatto emergere la perdita di 181,5 milioni, anziché di 31 milioni come nel civilistico.
Il costo del personale è di 141,95 milioni, su un valore della produzione di 210,45 milioni, escluse le plusvalenze da calciomercato, pari a 7,5 milioni. Altro indice di fragilità è il patrimonio netto consolidato: a fine giugno era negativo per 122,8 milioni, contro debiti verso banche per 209 milioni (e 35 milioni di liquidità).
Moratti ha appena varato un rafforzamento patrimoniale e
un riassetto, attraverso la fusione tra Fc Inter e Inter Capital Srl, la
nuova società azionista di controllo del club, costituita il 4 luglio
2006 e posseduta da Internazionale Holding. Con la fusione, approvata
ieri dai soci, il club riceverà liquidità per 70milioni, assicurata da
un aumento di capitale di Inter Capital per metà già versato da Moratti,
il quale aumenta dall’89 al 92% la sua quota nella squadra di calcio.”
Fonte: “Corriere della Sera” del 17/01/2007:
MILANO — Divisi nella fortuna calcistica (uno arranca a metà
classifica, l’altro inanella record in testa) ma uniti nella
disavventura giudiziaria: non soltanto il vicepresidente del Milan,
Adriano Galliani, ma anche il presidente dell’Inter, Massimo Moratti,
sono indagati dalla Procura di Milano per l’ipotesi di falso nei bilanci
delle loro squadre, negli anni in cui nel mondo del calcio era diffusa
pratica contabile ripianare i debiti e abbellire i conti attraverso
scambi di giocatori a prezzi «gonfiati». Plusvalenze fittizie per
coprire «buchi» veri.
Con un neo in più, però, per i nerazzurri di Moratti (firmatario del bilancio 2003), dell’attuale vicepresidente e amministratore delegato 1999-2003, Rinaldo Ghelfi, e dell’ex amministratore delegato Mauro Gambaro: e cioè il fatto che, secondo i calcoli della GdF e della Procura, senza il «doping amministrativo» dei bilanci nerazzurri, l’Inter non sarebbe riuscita a rientrare nei parametri previsti e perciò non avrebbe potuto iscriversi al campionato di calcio della stagione 2004-05, conclusa al terzo posto.
………. Ma intanto anche le due società, intese come persone giuridiche, sono indagate dal pm Carlo Nocerino in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi da propri dirigenti nell’interesse aziendale: una prospettiva foriera di maxisanzioni pecuniarie nel caso di modelli organizzativi carenti o assenti, e comunque forse più insidiosa (perché quasi senza prescrizione) persino del versante personale penale, dove invece l’ipotesi contestata a Moratti e Galliani è assai probabile si infranga nei brevi termini di prescrizione contemplati dalle norme sul falso in bilancio.
Lo sviluppo milanese, che giunge dopo una richiesta di
proroga delle indagini, è uno dei tanti filoni originati in tutta Italia
dall’inchiesta-madre della Procura di Roma (nutritasi anche della
denuncia pubblica dell’ex presidente del Bologna, Gazzoni Frascara) sul
fenomeno delle operazioni «incrociate» per fare il maquillage ai bilanci
delle squadre, tramite l’inserimento in contabilità delle plusvalenze
apparentemente generate dalla cessione di giocatori ipervalutati: scambi
di «campioni di carta», in teoria contesi a suon di milioni dai
maggiori club di serie A e B, ma nella realtà spesso poi mandati a
giocare nelle serie minori, quasi sempre come «prestito gratuito» a
dispetto delle loro teoriche valutazioni da novelli Maradona. Del resto,
il meccanismo conveniva a tutti: mentre le plusvalenze (cioè la
differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto) erano
iscritte per intero nel conto economico, producendo così un beneficio
immediato per il bilancio in chiusura, il costo dei calciatori comprati
era ammortato in più esercizi secondo la durata del contratto.”
Fonte “Quotidiano.net” del 17/01/2007:
“Una
nuova bufera giudiziaria rischia di travolgere nelle prossime settimane
Milan e Inter: anche la procura milanese è giunta alle conclusioni
delle indagini sulle contabilità truccate dei club calcistici.
In particolar modo, nel mirino del p.m. Carlo Nocerino sono finite le famigerate plusvalenze. Da circa due anni, analizzando con attenzione alcune mosse di mercato, anche il magistrato milanese ha scoperto trucchetti finanziari al limite dei regolamenti. Il materiale raccolto ricostruisce dunque affari onerosissimi siglati attraverso la compravendita di giocatori spesso sconosciuti per ripianare i bilanci e il livello di indebitamento dei club nei confronti del fisco.
Cifre da brividi alla fine del2005, stando a quanto emerge dalle procure di Milano e Roma: 160 milioni di euro per quel che riguarda il Milan, 117 per l’Inter, 220 per la Roma, solo per citare i casi più eclatanti. Il passaggio contemporaneo di Simone Brunelli, Matteo Deinite, Matteo Giordano e Ronny Toma in maglia interista generò una plusvalenza fittizia totale di 11,961 milioni di euro.
In cambio arrivarono a
prezzi a dir poco esorbitanti (13,95 milioni) i ragazzi Salvatore
Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi. Ma per il
Milan certe operazioni erano (e forse sono) quasi un’abitudine: basti
ricordare cosa è successo con il Parma. Marco Donadel, Davide Favar e
Mirco Stefani, scambiati con Luca Ferretti, Roberto Massaro e Filippo
Porcari hanno garantito 7,892 milioni di plusvalenza.”
Fonte “Calciomercato.it” del 17/01/2007: “Allarme in casa Inter. Lo lancia il senatore di Forza Italia, Maria Burani Procaccino secondo la quale la società neroazzurra rischierebbe la B per l’accusa si falso in bilancio: "Se
si proverà che l’Inter ha falsificato i bilanci, non si potrà che
spedirla in serie B. Non si potranno usare due pesi e due misure, atteso
che se fossero provate le accuse circostanziate dalla Procura della
Repubblica la stessa Inter non si sarebbe potuta iscrivere al campionato
di calcio di serie A del 2004-2005. Adesso - conclude Burani Procaccini
- ci aspettiamo inflessibilità totale".
Cominciamo a trarre alcune conclusioni.
Secondo l’ipotesi della procura milanese, l’Inter non avrebbe potuto iscriversi al campionato della stagione 2004-05.
Possiamo
tranquillamente affermare che lo scandalo scoppiato nel maggio 2006,
denominato “Calciopoli” e che ha visto i media “concentrarsi solo” su
Luciano Moggi, Antonio Giraudo e la Juventus per alcune presunte partite
truccate (illecito mai provato dalle sentenze sportive), ha “distolto
l’attenzione” da fatti gravi come i bilanci truccati. Il “governo del
calcio” ha trascurato questi problemi su cui la magistratura ordinaria
ha effettuato un’ampia e complessa indagine. Le vendite dei marchi a
società interamente controllate, le plusvalenze incrociate fittizie,
sono doping amministrativo e avranno un’incidenza molto negativa sui
bilanci delle società. Purtroppo dal 1999 la Covisoc è stata esautorata
di tutti i suoi poteri di controllo, non potendo svolgere esami
approfonditi sui bilanci: il suo compito è stato limitato alla verifica
dell’equilibrio finanziario per l’iscrizione ai campionati senza poter
entrare nelle valutazioni di merito dei documenti contabili. Nel
frattempo la Juventus è stata condannata da una sentenza che enunciava
una classifica alterata senza alterare nessuna partita, le sono stati
sottratti gli scudetti ottenuti sul campo nelle stagioni 2004-05,
2005-06 e, paradossale davvero, uno di questi due scudetti è stato
assegnato all’Inter, che per la Procura di Milano non avrebbe posseduto i
requisiti per l’iscrizione al campionato.
Tornando all’analisi prettamente finanziaria continuiamo con il parere di Marco Liguori che, per “Quotidiano.net”,
ha svolto un’approfondita e dettagliata indagine sui conti delle
società di calcio. Leggiamo la sua analisi sui conti dell’Inter:
Inter, un 2006 da profondo rosso
Milano,
29 gennaio 2007 - L’Inter ha concluso l’ultima stagione con un profondo
rosso di gruppo pari a 181,4 milioni di euro. Per la prima volta, la
società nerazzurra ha stilato il bilancio consolidato al 30 giugno 2006,
comprendente oltre ai conti della capogruppo Fc Internazionale spa,
anche quelli delle controllate al 100% Inter Futura e Inter Brand.
Come si legge nel documento disponibile in Camera di commercio, ciò è una "fotografia" finalizzata "a fornire un’adeguata informativa sull’andamento economico e patrimoniale del gruppo". Nel consolidamento sono state eliminate tutte le transazioni con le controllate, come la cessione dei marchi dall’Inter a Inter Brand, che ha fruttato alla prima una plusvalenza di 158 milioni, ed è stato stornato il loro ammortamento (7,9 milioni).
Con queste operazioni, il risultato finale della capogruppo in passivo di "soli" 31,1 milioni rispetto ai 118,7 del 2004/05. Il consolidato presenta una serie di dati molto pesanti: il patrimonio netto era negativo per 122,8 milioni (contro +27,4 milioni di Inter spa), l’indebitamento bancario era di oltre 209 milioni (89,1 milioni in Inter spa). La maggior parte dell’indebitamento complessivo del gruppo è riposta in Inter spa, schiacciata dal peso di 424,4 milioni, in aumento del +54,1% rispetto ai 275,3 milioni del 2004/05.
Preoccupante lo squilibrio debiti-crediti pari a oltre 434 milioni , contro la disponibilità liquida di soli 35 milioni. L’indebitamento bancario di Inter spa è diminuito del 34,15% a causa della cessione dei marchi alla Inter Brand, avvenuta il 29 dicembre 2005 "per un corrispettivo di 158 milioni". Contestualmente "è stata redatta la relativa scrittura di licenza d’uso dei marchi del valore complessivo di 160 milioni" di durata decennale.
Ma ci sono due problemi gravi. "La vendita dei marchi dall’Inter alla controllata Inter Brand – spiega l’avvocato Domenico Latino, specializzato in diritto civile e sportivo – configura l’ipotesi del contratto con se stesso: quindi per la legge è nulla, anche se irrilevante essendo maturata all’interno del gruppo". In pratica, è come se il marchio fosse passato dalla tasca destra alla sinistra.
"Inoltre, l’Inter al termine del contratto di licenza d’uso – prosegue Latino – perderà il marchio. La società avrà tre alternative per evitarlo: può incorporare l’Inter Brand, rinnovare l’accordo o riacquistare il marchio". Secondo il documento contabile, l’operazione "ha consentito di ottenere da un primario istituto di credito un finanziamento a medio-lungo termine per 120 milioni".
L’Inter rivela in seguito la banca, specificando che a garanzia del prestito è stato acceso il "pegno, a favore di Banca Antonveneta sul 100% delle quote sociali di Inter Brand". C’è però da evidenziare che l’azionista di riferimento e presidente della società nerazzurra, Massimo Moratti, è anche consigliere esecutivo di Interbanca, banca d’affari di AbnAmro Antonveneta. Al riguardo potrebbe esserci un conflitto d’interesse per Moratti, che riveste il contemporaneo ruolo di banchiere e cliente.
La società di revisione Kpmg ha rilevato che "sull’Irap accantonata non è stata compresa l’imposta relativa alla plusvalenza di 158 milioni". L’Inter, avvalendosi di un parere della Lega Calcio, ha ritenuto di non dover anche assoggettare all’Irap i 7,5 milioni di plusvalenze da cessione calciatori, nonostante una risoluzione contraria dell’Agenzia delle Entrate del 2001. I debiti tributari, ammontati a 19,7 milioni, sono aumentati del 13,3%. Le plusvalenze sono state inserite nei ricavi, mentre nei costi sono state incluse le minusvalenze (848 mila euro), contravvenendo in via di principio al Codice Civile. I giocatori sono un bene: la loro vendita rientra nei proventi straordinari e non ordinari. Infine, l’Inter ha accantonato 111,8 milioni per l’ammortamento per svalutazione calciatori fatta con il "salvacalcio" al 30 giugno 2003: dovrà pagare l’ultima rata per lo stesso importo il 30 giugno prossimo.
Stando al verbale di assemblea che ha approvato il bilancio al 30 giugno scorso, l’Inter è controllata da un patto di sindacato. In lui il socio di maggioranza al 95% è Internazionale Holding (che ha rilevato di recente il pacchetto da Inter Capital, che è stata fusa per incorporazione in Inter spa) controllata da Massimo Moratti: l’altro socio è la panamense Minmet Financing Company della famiglia Giulini. In Internazionale Holding è presente un mistero nerazzurro, riguardante la società lussemburghese Hellas Sport International che ne possiede l’1,74%: il suo rappresentante legale è Jean Hoffmann.
Secondo il Journal Officiel del Granducato l’azionista di maggioranza della Hellas Sport è la Ihf-International holding & financial company con sede a Tortola, nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche. Chi ci sia dietro quest’ultima società non è possibile saperlo, protetto dietro il muro di gomma della località caraibica.
L’operazione di cessione dei marchi nerazzurri ha anche un altro risvolto. Nel paragrafo "rapporti con parti correlate" si legge che "la società ha iscritto nei costi per servizi un importo pari a 200mila euro relativo ad una consulenza fornita da un componente del consiglio di amministrazione di Inter Brand".
L’Inter non specifica su quale oggetto è fornita la consulenza e il nominativo del membro del cda della sua controllata. Misure della Camera di commercio alla mano, nel consiglio di Inter Brand siedono il presidente Angelomario Moratti, figlio di Massimo e vicepresidente dell’Inter, Accursio Scorza, consigliere della società milanese, e Jantra Giulini, membro della omonima famiglia presente nel patto di sindacato: uno di questi tre è il beneficiario della consistente cifra di 200mila euro.
L’importo è pari al 6,70% della voce "consulenze esterne", pari a complessivi 2,98 milioni. Tra i costi della produzione dell’Inter spa, si segnala un incremento del 20% delle spese per servizi (da 39,2 a 47 milioni). In esse, si segnala il boom di quelle amministrative, passate da 9,1 a 12 milioni. Nonostante i due esercizi in rosso in cui è stato in carica, risultano in rialzo anche i compensi per l’ex amministratore delegato e direttore generale Mauro Gambaro da 450mila a 650mila euro.
In lieve calo (-1,84%) risulta il costo complessivo del personale, passato dai 144,35 milioni del 2004/05 ai 141,69 dell’ultimo esercizio. Le spese per tesserati sono calate dai 135,59 a 131,59 milioni, mentre quelle per gli altri dipendenti sono in aumento da 8,96 milioni a 10,10 milioni. Scomponendo i compensi ai tesserati si nota un robusto aumento per gli allenatori (da 6,11 a 10,42 milioni, mentre per i giocatori è in calo (da 118,45 a 105,85). Questi ultimi si sono ripagati con i premi rendimento (da 9,11 a 14,01 milioni). Uno dei punti di forza della società nerazzurra, i "risconti passivi" (anticipo di ricavi futuri) è risultato in calo da 103,17 milioni a 44,46 milioni per il "decremento delle anticipazioni ricevute da società di factoring a fronte di contratti relativi a diritti televisivi".
L’Inter vi ha sopperito in parte con l’aumento del 15%
dei ricavi del conto economico, grazie soprattutto alla crescita della
voce "sponsorizzazione proventi vari e altri ricavi" (da 140,26 a 174,98
milioni). In quest’ultima sono presenti per la prima volta i "diritti
di prelazione e prima negoziazione" per 21 milioni stipulati con Rti per
la stagione televisiva 2009-2010. Essi consentono alla società del
gruppo Mediaset di sedersi per prima al tavolo delle trattative, per un
tempo congruo, per stipulare il nuovo contratto della trasmissione
criptata sul digitale terrestre. Per lo stesso motivo Mediaset aveva
versato 20 milioni alla Juventus nel giugno 2004.
In relazione ai fatti esposti, in data 24 settembre 2007, “il
pm di Milano Carlo Nocerino ha chiesto il rinvio a giudizio per il
vicepresidente nerazzurro Rinaldo Ghelfi, l'ex amministratore delegato
dell'Inter Mauro Gambaro e il vicepresidente del Milan Adriano Galliani,
indagati nell'ambito dell'inchiesta sull'ipotesi di falso nei bilanci
delle due squadre di calcio. Per il presidente dell'Inter Massimo
Moratti, invece, il pm ha chiesto l'archiviazione, secondo quanto
riferito da fonti giudiziarie e legali.” (Fonte: Reuters)
http://www.ju29ro.com/altri-scandali/126-il-bilancio-sfondato-dellinter
Nessun commento:
Posta un commento