DESCHAMPS, SCUSATE IL RITARDO
L'ex centrocampista francese nominato ieri nuovo allenatore della Juventus: «Felice di essere tornato: la squadra dovrà assomigliarmi e dare tutto in campo». Nel nuovo staff il preparatore Pintus. Conferma per il vice Corradini. Rampulla allenerà i portieri e spazio a Ferrara.
Una breve interruzione dopo qualche ora di confronto serrato e blindato. Una pausa veloce per dettare alle agenzie, subito dopo la chiusura della Borsa, uno scarno comunicato. Quello dell’ufficializzazione di Didier Deschamps alla guida tecnica. « La Juventus annuncia di aver siglato un accordo biennale, fino al 30 giugno 2008, con Didier Deschamps, che sarà quindi il nuovo allenatore bianconero » . Stop. E poi di nuovo in riunione, assieme al francese, per stilare un primo programma organizzativo, per definire nei dettagli la politica di mercato e dare finalmente un orientamento alla Juventus che rinasce. Giornata importante e simbolica per il presidente Giovanni Cobolli Gigli, l’amministratore delegato Jean Claude Blanc e il direttore sportivo Alessio Secco. Ci siamo. Dopo la rifondazione dirigenziale, è partita ufficialmente anche la ristrutturazione tecnica. Con la scelta che più di tutte era nell’aria, cioè l’investitura dell’ex mediano di Marcello Lippi, premiato proprio per la conoscenza dell’ambiente, per la statura internazionale, per l’entusiasmo e i valori tecnici e caratteriali. Alla fine il suo identikit è stato quello più vicino al profilo tracciato dal Cda bianconero nel giorno dell’insediamento, quasi un mese prima. Una scelta ponderatissima, fino all’ultimo secondo, a dimostrazione dei dubbi e delle incertezze dovuti anche alla spada di Damocle di una sentenza sportiva che condiziona tutti i pensieri e le idee in bianconero. Ma alla fine, il fatto che la decisione abbia privilegiato lo juventino Deschamps rispetto all’ex milanista Roberto Donadoni, significa che il club ha riposto piena fiducia in questo tecnico giovane, tutto da verificare nel campionato italiano e ancor più, eventualmente, in quello cadetto. Significa che la stima in Deschamps va oltre gli eventi in arrivo. E questo è già un punto di partenza. Il francese-ex campione del mondo che arriva curiosamente all’indomani di Italia-Francia e che trova in società il connazionale Blanc ha dunque firmato un contratto biennale. Il minimo per avere tempo di sistemare le questioni pratiche e poi rimettere in piedi la squadra. Più avanti si vedrà. La Juve adesso vive di solo presente, al massimo può ispirarsi al passato. Il futuro è una questione più difficile da governare. Didier ci prova. Ma intanto le vicende in evoluzione hanno consigliato i dirigenti a posticipare la presentazione del tecnico. Doveva andare in scena oggi, rappresenterà invece il momento clou del primo giorno di ritiro, intorno alle 16 ad Acqui Terme, un appuntamento altrimenti povero di grandi protagonisti mediatici. Dopo l’annuncio, il club ha distillato il primo Deschamps pensiero: « In questo momento provo una grande felicità. Sono molto fiero di tornare qui, a Torino, per allenare una squadra come la Juventus » . Ed ecco che cosa i tifosi devono attendersi dall’ex mediano che già quando giocava si sentiva allenatore in campo: « Sono legato alla storia della Juventus come giocatore e i tifosi mi ricordano per come ero in campo; magari concedevo poco allo spettacolo, ma davo sempre il massimo, fino alla fine. La squadra dovrà avere questa stessa mentalità: crederci sempre, sino in fondo. E per riuscirci avremo bisogno del supporto di tutti » . Più carattere che bel gioco, per ora, perché c’è bisogno di grande concretezza. Con Didì, che è rientrato a Montecarlo per preparare la valigia, ci sarà il preparatore atletico Antonio Pintus: un ritorno, ma anche uno specialista già con Deschamps al Monaco. La continuità ( tecnica) con il passato recente sarà rappresentata da Giancarlo Corradini, vice di Didì dopo esserlo stato di Capello. E poi è previsto un nuovo ruolo, da preparatore dei portieri, per Michelangelo Rampulla che nel frattempo ha tenuto i contatti con i tifosi. Infine è prevista una maggiore visibilità, non solo legata al settore giovanile, per Ciro Ferrara, già definito da Cobolli Gigli « grande comunicatore » e quindi una risorsa da utilizzare per un’immagine da ricostruire. Primo mattone già piazzato. L’ESSENZIALE della vita. « Semplicità, lavoro, rettitudine » . Didier Deschamps è così, uno che segue la sua filosofia terrena che è poi la forza supplementare, la marcia in più di chi si sente attaccato alle proprie radici. Didì il basco dei Pirenei. Prima basco, poi francese. La famiglia gli ha lasciato in eredità le basi per diventare quello che è, appunto uno semplice, gran lavoratore, dai sani principi. Lo dimostra da subito, sul campo di Bayonne dove il piccoletto si distingue per precocità e determinazione. Un guerriero in miniatura, soprattutto con la palla ovale però. Sì, rugbista come da tradizione di casa Deschamps, con papà Pierre già terza linea del Biarritz Olympique. Ma il primo regalo degno di ricordo è un... trattore. Contadino dello sport, il ragazzo, all’aria aperta, amante della caccia come il genitore che manca la sua nascita proprio perché impegnato in una battuta. Poi, Didì diventa un eroe della famiglia: a 14 anni sceglie il calcio definitivamente, a Nantes cresce in ogni senso e comincia la scalata al mondo che conta. Marsiglia, Juventus, le Coppe da collezionare in serie, il Mondiale e l’Europeo con i galletti. Trionfi ovunque, anche in Inghilterra. E poi la carriera da allenatore, perché sul rettangolo verde già comandava, non fine di piede ma con un cuore grande così, leader con ruolo da gregario. Il Monaco, con lui sulla panchina, arriva alla finalissima di Champions, battuto da José lo spocchioso Mourinho, allora al Porto. L’illusione Juve bussa alla porta - due anni fa -, quando invece tocca a Fabio Capello prendere il testimone da Marcello Lippi. E siccome la storia è ciclica, ecco il cerchio che si chiude. « Rispetto a quando ero giovane - annota il trentasettenne sono cambiati solo i capelli » . Il resto è come prima: ruspante, orgoglioso, fiero e con un angelo che da lassù lo segue con amorevole attenzione. E’ il fratello grande Philippe, compagno di mille partite, che se n’è andato, morto in un incidente aereo tra Bruxelles e Bordeaux. Mancavano tre giorni al Natale e da allora - Didì è appena maggiorenne - il simbolo di festa dibenta in realtà la vittoria della tristezza, sino alla nascita di Dylan ( il 14 maggio 1996, in zona Champions), l’erede che riporta allegria, anche se la ferita resta aperta nell’anima. Ieri, oggi, domani. Una vita da battaglia e le soddisfazioni professionali non mancano; il carisma c’è, le qualità anche. Suole dividere la carriera in tranche, monsieur Deschamps il metodico. ( da Tuttosport)
Didì.......BIEN VENU CHEZ NOUS ....(F M I )
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