giovedì, luglio 07, 2011

ORA BASTA! AI TALEBANI MENEGHINI DI VIA BIGLI DICIAMO, BASTA!!!





 Andrea Agnelli: «Rispetto per la Juventus!»

Si parla del futuro, della Juventus che sta nascendo e che da domani muoverà i primi passi a Bardonecchia. Ma si parla anche di passato e presente nel corso dell’evento del lancio delle nuove maglie.

il Presidente Andrea Agnelli parla anche di Calciopoli e dell’esposto della Procura della FIGC sullo Scudetto del 2006.
 
Ecco i passaggi più significativi.

La serenità dei giocatori.
“Sono state giornate abbastanza concitate, prima di entrare nel merito vorrei fare un paio di riflessioni. La prima è la serenità d’animo di Del Piero e Buffon che hanno risposto alle vostre domande sul 2006, su un campionato finito sul campo con 91 punti, con la massima tranquillità. All’epoca molti giocatori dell’Inter dicevano off the record: ‘Questi ci asfaltavano’. Non lo ripeterebbero mai, ma lo dicevano. Ripeto, quella squadra ha fatto 91 punti e i giocatori che hanno vinto sul campo e si sono visti togliere il titolo hanno la massima serenità”.

La svolta nel 2010.
“La seconda riflessione parte dal 28 aprile 2010, quando a margine dell’assemblea azionisti Exor John annunciò un cambiamento societario importante, con un rinnovamento forte a livello dirigenziale che sarebbe avvenuto presto, e il preannuncio dell’esposto per la revoca dello scudetto 2005-2006. Il principio della richiesta era basato sulla parità di trattamento. Vi leggo un passaggio illuminante dell’esposto: «Gli organi federali possono tuttavia non intervenire e non assegnare il titolo se anche le squadre non sanzionate hanno tenuto comportamenti poco limpidi”.

Comportamenti poco limpidi
"L’esposto del 2006 di Guido Rossi, prevedeva, in caso di sanzioni che comportassero modificazioni di classifica, l’assegnazione automatica del titolo alla prima classificata non sanzionata. Ma si leggeva anche che gli organi federali potevano intervenire con un apposito provvedimento di non assegnazione per motivi di ragionevolezza di etica sportiva, per esempio per comportamenti poco limpidi avuti da altre squadre non sanzionate. Comportamenti poco limpidi che sono stati riscontrati anche nelle motivazioni presentate nell’esposto di Palazzi che è stato dibattuto molto in questi giorni.

Parità di trattamento
Il nostro timore è che si decida di non decidere ed è la cosa peggiore in questo momento del calcio italiano. Come Juventus abbiamo chiesto parità di trattamento. E alla luce delle motivazioni di Palazzi qualcosa di poco limpido emerge.

Meritiamo rispetto.
Dopo 15 mesi dall’esposto alla FIGC, io voglio il rispetto dalle istituzioni, verso la Juventus, i dirigenti, i giocatori e i tifosi. Questa è una società che ha fatto la storia del calcio italiano e del calcio italiano nel mondo. Una squadra che ha fornito 27 giocatori su 44 nelle quattro finali dei Mondiali.

Aspettiamo le decisioni
Nel 2006 siamo stati l’unica società ad avere gravi danni economici, riscontrabili in diverse centinaia di milioni di euro. Adesso abbiamo visto che altre società, in particolare l’Inter, hanno avuto comportamenti poco limpidi. Aspettiamo le decisioni e poi vedremo. Abbiamo sempre rispettato la giustizia sportiva, ma abbiamo i mezzi per muoverci anche al di fuori, anche se per ora non vogliamo farlo. Per quanto riguarda la giustizia sportiva, per noi finisce qui se all’Inter viene tolto lo Scudetto. Poi restano in piedi i procedimenti della giustizia ordinaria e vedremo come finiranno questi.

Riassegnazione dei due Scudetti.
Eventualmente potremo valutare un percorso per l’assegnazione dei due scudetti tolti. Ci vogliono però condizioni in cui vengono accertati i comportamenti della nostra società nel periodo preso in esame.

Il futuro sul campo.
Ci stiamo muovendo per fare una grande squadra. Intanto abbiamo preso Pirlo che è uno dei migliori centrocampisti al mondo. Lui è in grado di farci fare un salto di qualità, tecnico e mentale. Cerchiamo top player, non vogliamo partecipare ad aste, ma comprarli a giusto prezzo. Ci saranno altre operazioni, l’anno scorso la migliore è stata fatta a fine agosto. C’è tempo, ci piacciono tanti giocatori, ma le condizioni devono essere le nostre.

Vincere per chiudere il cerchio.
Ci piacerebbe poter tornare a vincere lo Scudetto per chiudere finalmente un cerchio. Sono convinto che il nostro nuovo stadio ci potrà aiutare molto, per poterci dare una marcia in più. - July 6, 2011

Juventus Football Club
 Official Website 
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LA BANDA DEGLI ONESTI
"massimo-CORRUTTORE-moratti - guido-GIUDA-rossi - paolo-CORROTTO-nicoletti"

IL DOSSIER CHE ACCUSA L' "inter" DI ILLECITO SPORTIVO SEGNA LA FINE DI CALCIOPOLI (il Foglio - Redazione) 4 LUGLIO 2011
Abbiamo capito quello che in fondo avevamo già capito: il calcio dell’inizio degli anni Duemila era come la Prima Repubblica. Come nell’era Craxi si viveva in un sistema condiviso: le squadre cercavano di avvantaggiarsi telefonando ad amici e amici di amici nei palazzi del potere pallonaro. Le 70 pagine di dossier del procuratore federale adesso non mettono al muro l’Inter. Cioè sì, parlano dei nerazzurri, certo. Dicono che anche il club di Moratti cercava contatti per avere dei favori. Ma la verità è che fanno cadere definitivamente il castello di accuse con cui è stata costruita l’intera inchiesta Calciopoli: l’idea che ci fosse una Cupola che gestiva tutto, dai cartellini alle designazioni arbitrali, ai rigori, alla classifica. Ecco, il memoriale del pm sportivo Palazzi coinvolge l’Inter che sembrava esclusa dal sistema e quindi vittima. L’intero cardine dell’indagine che ha sconvolto l’estate del 2006 cade sotto i colpi dello stesso pool che portò avanti quell’impianto accusatorio. Ci troviamo adesso a capire meglio che c’era qualcosa che non funzionava, esattamente come nell’era del Pentapartito.

E proprio come allora i moralisti hanno finito per pagare il loro atteggiamento: cinque anni dopo le pagine scritte da Palazzi che riportano le telefonate di Giacinto Facchetti non scandalizzano nessuno, ma svelano che lo scandalo vero è stato nella rapidità con cui la giustizia sportiva ha chiuso quella stagione, facendo un processo sommario, cercando un capro espiatorio facilmente riconoscibile, trasformando i protagonisti in mostri da cannibalizzare e dai quali distaccarsi. Quei mostri erano figli di quel mondo, ma il loro mondo li ha scacciati. La fretta provocata dalla vergogna collettiva ha partorito un obbrobrio giuridico: le immagini di Moggi alla sbarra e degli avvocati della Juventus che invocano la serie B pur di chiudere quella vicenda, ricordano i frame di “Un giorno in Pretura” con Forlani con la bava alla bocca o di Craxi che allarga le braccia sconsolato. L’Italia affamata di giustizialismo si ritrova adesso bastonata: lo scudetto degli onesti (quello del 2006 assegnato a tavolino all’Inter) diventa uno scudetto di cartone più di quanto già sia e a prescindere dal fatto che venga revocato o meno. Come per l’era craxiana il pallone di Calciopoli vivrà una frattura che non si rimarginerà.

La colpa è della cultura da gogna pubblica che ha alimentato sospetto e ha diviso il mondo in buoni e cattivi, dove i buoni fanno le stesse cose dei cattivi ma non si fanno beccare e dove gli uni e gli altri si scambiano i ruoli a seconda del tifo, non della cronaca né tantomeno della storia. Non c’è una verità: c’è una versione per ognuno che diventa verità di parte. Il calcio, come la politica, è questione di cuore, di affetto, di passione. La giustizia ha tolto molto pensando di dare pulizia, ordine e rigore. Chi è stato dalla parte dei giudici ha pensato di essere immune, così come accadde durante Tangentopoli. Poi però è accaduto l’ovvio: la ruota gira e gira anche la palla.
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Prima di aprire l'indagine il Corrotto P. F.ha aspettato la scadenza della Prescrizione! 

1- L’INDAGINE DEL PM SPORTIVO PALAZZI FA CADERE DEFINITIVAMENTE IL CASTELLO DI ACCUSE CON CUI È STATA COSTRUITA L’INTERA INCHIESTA CALCIOPOLI: L’IDEA CHE CI FOSSE LA CUPOLA MOGGI-GIRAUDO CHE GESTIVA TUTTO, DAGLI ARBITRI, AI RIGORI, ALLA CLASSIFICA  

2- L’ITALIA AFFAMATA DI GIUSTIZIALISMO SI RITROVA ADESSO BASTONATA: LO SCUDETTO DEGLI ONESTI (QUELLO DEL 2006 ASSEGNATO A TAVOLINO ALL’INTER DI MORATTI) DIVENTA UNO SCUDETTO DI CARTONE, A PRESCINDERE DAL FATTO CHE VENGA REVOCATO O MENO  

3- COSA SAREBBE SUCCESSO SE NEL 2006 NON FOSSERO STATE NASCOSTE LE INTERCETTAZIONI DELLE TELEFONATE DI"moratti & facchetti"CON ARBITRI & DESIGNATORI? 

4-"IL GIORNALE" ATTACCA AL MURO IL PIÙ POTENTE AVVOCATO AFFARI & FINANZA D’ITALIA: "GUIDO ROSSI, L’INTERISTA MANDATO DA PRODI-MELANDRI-PETRUCCI A DARE LO SCUDETTO ALL’INTER"! (5 LUG 2011 10:07)
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1- IL DOSSIER CHE ACCUSA L\'INTER DI ILLECITO SPORTIVO SEGNA LA FINE DI CALCIOPOLI Da "il Foglio"

Abbiamo capito quello che in fondo avevamo già capito: il calcio dell\'inizio degli anni Duemila era come la Prima Repubblica. Come nell\'era Craxi si viveva in un sistema condiviso: le squadre cercavano di avvantaggiarsi telefonando ad amici e amici di amici nei palazzi del potere pallonaro. Le 70 pagine di dossier del procuratore federale adesso non mettono al muro l\'Inter. Cioè sì, parlano dei nerazzurri, certo. Dicono che anche il club di Moratti cercava contatti per avere dei favori.
Ma la verità è che fanno cadere definitivamente il castello di accuse con cui è stata costruita l\'intera inchiesta Calciopoli: l\'idea che ci fosse una Cupola che gestiva tutto, dai cartellini alle designazioni arbitrali, ai rigori, alla classifica. Ecco, il memoriale del pm sportivo Palazzi coinvolge l\'Inter che sembrava esclusa dal sistema e quindi vittima. L\'intero cardine dell\'indagine che ha sconvolto l\'estate del 2006 cade sotto i colpi dello stesso pool che portò avanti quell\'impianto accusatorio.

Ci troviamo adesso a capire meglio che c\'era qualcosa che non funzionava, esattamente come nell\'era del Pentapartito. E proprio come allora i moralisti hanno finito per pagare il loro atteggiamento: cinque anni dopo le pagine scritte da Palazzi che riportano le telefonate di Giacinto Facchetti non scandalizzano nessuno, ma svelano che lo scandalo vero è stato nella rapidità con cui la giustizia sportiva ha chiuso quella stagione, facendo un processo sommario, cercando un capro espiatorio facilmente riconoscibile, trasformando i protagonisti in mostri da cannibalizzare e dai quali distaccarsi.

Quei mostri erano figli di quel mondo, ma il loro mondo li ha scacciati. La fretta provocata dalla vergogna collettiva ha partorito un obbrobrio giuridico: le immagini di Moggi alla sbarra e degli avvocati della Juventus che invocano la serie B pur di chiudere quella vicenda, ricordano i frame di \"Un giorno in Pretura\" con Forlani con la bava alla bocca o di Craxi che allarga le braccia sconsolato.

L\'Italia affamata di giustizialismo si ritrova adesso bastonata: lo scudetto degli onesti (quello del 2006 assegnato a tavolino all\'Inter) diventa uno scudetto di cartone più di quanto già sia e a prescindere dal fatto che venga revocato o meno. Come per l\'era craxiana il pallone di Calciopoli vivrà una frattura che non si rimarginerà. La colpa è della cultura da gogna pubblica che ha alimentato sospetto e ha diviso il mondo in buoni e cattivi, dove i buoni fanno le stesse cose dei cattivi ma non si fanno beccare e dove gli uni e gli altri si scambiano i ruoli a seconda del tifo, non della cronaca né tantomeno della storia.

Non c\'è una verità: c\'è una versione per ognuno che diventa verità di parte. Il calcio, come la politica, è questione di cuore, di affetto, di passione. La giustizia ha tolto molto pensando di dare pulizia, ordine e rigore. Chi è stato dalla parte dei giudici ha pensato di essere immune, così come accadde durante Tangentopoli. Poi però è accaduto l\'ovvio: la ruota gira e gira anche la palla.

2- L\'OMBRA DEI SOSPETTI SU 5 ANNI DI SUCCESSI - LO SCANDALO SI RIAPRE: COSA SAREBBE SUCCESSO SE NEL 2006 NON FOSSERO STATE «SCARTATE» QUESTE INTERCETTAZIONI?
Franco Ordine per "il Giornale"

E adesso come facciamo? Adesso dovremmo rimettere indietro di cinque anni le lancette del nostro calcio, disinteressarci di quel che di magnifico stava accadendo dalla parti di Duisburg e concentrarci invece sugli scenari inquietanti di calciopoli. Già perché, alla luce dei documenti emersi dal tribunale di Napoli (merito dei soldi spesi da Luciano Moggi per ottenere i faldoni di intercettazioni «scartate» dagli investigatori) e sotto l\'incalzare della relazione di Stefano Palazzi, sta per essere riscritta la storia dello scandalo 2006 da tutti considerato come la madre degli scandali sportivi italiani.

C\'era dunque anche l\'Inter in quel calderone, coinvolta direttamente attraverso il suo presidente dell\'epoca,il caro e indimenticabile Giacinto Facchetti, e il patron Massimo Moratti oggi tornato sulla poltrona più importante. C\'era anche l\'Inter che cantava «vinciamo senza rubare» con un carico di illeciti diverso rispetto a quelli commessi dall\'imputato principale, la Juventus, castigata col massimo della pena ( due scudetti scuciti e la retrocessione per patteggiamento in serie B con aggiunta di penalizzazione), ma c\'era.In compagnia di Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina che vissero una estate terribile, costrette a difendersi, a rischiare l\'osso del collo, prima di ottenere pesanti penalizzazioni senza scendere di categoria.

Il procuratore federale Stefano Palazzi è stato persino brutale nelle sue conclusioni, riservate ai com­ponenti del consiglio federale: l\'Inter violò l\'articolo 6 del codice di giustizia sportiva, cioè illecito classico. Le famose telefonate con Bergamo designatore erano scandite dall\'intento di arrecare vantaggi alla propria società, la convinzione del grande accusatore federale.

Feroce la stoccata relativa alla prescrizione: «Prescrizione a cui si può anche rinunciare», la chiosa velenosa del procuratore, pronto a riconoscere, per onestà intellettuale, che gli stessi reati calcistici attribuiti oggi all\'Inter e a Moratti furono attribuiti ad altri soggetti durante i processi di calciopoli, in particolare a Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina, ma poi vennero derubricati in «violazione dell\'articolo 1», quello sull\'obbligo di lealtà da parte dei tesserati. Riportando indietro le lancette del calcio italiano, cosa sarebbe accaduto se quelle intercettazioni fossero finite nel processo dell\'Olimpico?

Probabilmente l\'Inter non sarebbe stata l\'unica, in compagnia della Roma, tra i grandi club a partecipare al torneo successivo, oltre che con lo scudetto vinto a tavolino sul petto, senza la zavorra della penalizzazione. Non solo. Forse avrebbe dovuto dedicare le sue migliori energie non al mercato, arruolando per esempio Vieira e Ibrahimovic in fuga dalla Juventus finita in B, ma a difendersi nei processi sportivi. Di sicuro tutto il quinquennio successivo a calciopoli avrebbe avuto uno svolgimento diverso, nei risultati e non solo. Avremmo avuto meno veleni e la rivalità Inter­ Juventus sarebbe stata mitigata dal comune destino.

Non si può tornare indietro e allora è il caso di cogliere qualche insegnamento da questa esperienza per scandire le prossime tappe del tormentone evitando altri incidenti di percorso, altri errori fatali, altre ingiustizie. Lo stesso Palazzi, per esempio, ha suggerito per la revoca dello scudetto 2006, la cui titolarità è stata presa a martellate dalla relazione, una terza via. Senza avere cognizione delle recenti intercettazioni, ai tre saggi, incaricati di esprimere un 

Non ebbero il coraggio di mettere per iscritto il loro parere, dal commissario Guido Rossi, quella pratica apparve già come un azzardo.parere: si limitarono a soffiarlo all\'orecchio del professore e del suo aiutante di campo, l\'avvocato Nicoletti. Meglio non assegnarlo confessarono alcuni anni dopo, in clamoroso ritardo sulla tabella di marcia. Figurarsi ora. Ma è opportuno istruire un procedimento in piena regola per consentire all\'Inter stessa di difendersi e di esporre le proprie ragioni, togliendo di fatto al consi­gl­io federale il compito di improvvisare un giudizio.

É lo stesso orientamento espresso dal professor Sandulli domenica sera intervenendo a una trasmissione di Telelombardia .«Sarebbe meglio incaricare di un parere tecnico un altro organismo», il suggerimento. Questo vuol dire che entro il 18 luglio, considerata la data finale di calciopoli, la vicenda non si chiuderà e che andremo incontro ad altri mesi di polemiche e contrapposizioni frontali. Non possiamo rimettere indietro di 5 anni le lancette del calcio italianomaora dateci la parola fine.

3- GUIDO ROSSI, L\'INTERISTA MANDATO DA PRODI A DARE LO SCUDETTO ALL'INTER (Da il Giornale)
C'è un nome che gira e rigira adesso sulla triangolazione Milano-Torino-Roma. È quello di Guido Rossi. Perché il dossier Palazzi che scuote il mondo del pallone e che verosimilmente porterà alla revoca dello scudetto del 2006 all\'Inter ora ruota attorno a lui. Allo scoppio dello scandalo Calciopoli e con i vertici della Figc coinvolti (il presidente Carraro e il vicepresidente Mazzini furono travolti dalle intercettazioni e dall\'inchiesta), questo potente avvocato fu scelto come commis­sario della Federazione.
Era il volto considerato presentabile del calcio italiano stravolto dalla bufera giudiziaria. C\'erano i Mondiali, dissero.C\'era bisogno di qualcuno giudicato credibile: a scegliere Guido Rossi fu il governo Prodi, in particolare dal ministro Giovanna Melandri. Perfetto per loro: uomo di sinistra, da sempre. Ma ovviamente la sinistra chic e ben agganciata. Per tre anni (dal 1989 al 1992) era stato anche deputato di Sinistra Indipendente.


Andrea Agnelli foto gmt
Poi arrivò Tangentopoli e lui, avvocato d\'affari della Milano bene, si schierò apertamente dalla parte del pool. Giustizialista lo è sempre stato. Così come è sempre stato interista.
Eccolo il nodo, che non si scioglie e non si scioglierà. Il buco nero del post Calciopoli è questo dettaglio non trascurabile per nessuno e tantomeno per i tifosi delle squadre punite dalla giustizia sportiva con la retrocessione o la penalizzazione.
Guido Rossi era un signore conosciuto a una nicchia di persone: il mondo della finanza, il mondo degli affari, il mondo di una certa politica, meglio se le­gata a finanza e affari. «Non c\'è vicenda discussa, nell\'olimpo della banca e finanza, in cui manchi da 30 anni il suo zampino. Ne ha viste e fatte più di Bertoldo, ma lui sopravvive alle tempeste, gli altri ci rimettono le penne. È Guido Rossi. Nemico di Enrico Cuccia, ha imparato l\'arte da lui», scrisse una volta Panorama.

Non era un personaggio pubblico,però.Calciopoli e tutto quello che ne è seguito l\'hanno trasformato in questo: un popolare volto da stadio, più odiato che amato,perché nemmeno i tifosi dell\'Inter l\'hanno mai adorato. E questo nonostante sia stato lui in persona a dare al club milanese lo scudetto del 2006. Lo dice la storia, oltre che varie testimonianze: la commissione dei saggi istituita per decidere che cosa fare di quel campionato, aveva espresso l\'intenzione di non assegnare ad alcuno la vittoria.

Guido Rossi si impuntò: spinse perché fosse assegnato all\'Inter, cioè alla prima squadra in classifica non toccata dallo scandalo. Peccato che fosse anche la sua squadra, non solo come tifo: dal 1995 al 1999 l\'avvocato milanese fu membro del consiglio di amministrazione del club nerazzurro. Non proprio un esempio di limpidezza. Lo scudetto fu assegnato e lo chiamarono scudetto degli onesti.
Da allora Guido Rossi è detestato da juventini e milanisti. Odiato anche per essere stato sfacciatamente protagonista nella finale di coppa del Mon­do di Berlino quando scese in campo a ricevere la Coppa, nonostante sapesse di essere una meteora nel mondo del calcio. Il bagno di popolarità, pri­ma di tornare nell\'oblio per tanti e nella notorietà di pochi. A far fare affari, sempre. A essere il centro di molte cose e di molto potere. Possibilmente rosso.

interinter zlatan ibrahimovic lap

4 - VALUTAZIONI E SENTENZE DEL 2006 - LA RELAZIONE DI PALAZZI SULLE INTERCETTAZIONI-CHIAVE (Da la Stampa)

FACCHETTI CON BERGAMO
Giacinto Facchetti all\'epoca è presidente dell\'Inter, Paolo Bergamo è commissario nonché designatore della Can di serie A e B
26 novembre 2004, ore 9,51
I due discutono di chi mettere nella griglia per Inter-Juventus della successiva giornata di campionato. Nella stessa telefonata Facchetti si lamenta di «qualche problemino» con Bertini, ma Bergamo precisa che se fosse designato tale arbitro, ci avrebbe parlato lui («Semmai ci parlo»).

FACCHETTI CON MAZZEI
Gennaro Mazzei era vice commissario della Can 

25 novembre 2004, ore 17,51
Facchetti, sapendo che Mazzei si sta recando a Coverciano, chiede di scegliere («Eh, sceglili bene per domenica sera, eh») bene gli assistenti (evidentemente per la gara che riguarda l\'Inter) e Mazzei risponde che indicherà il numero 1 e il numero 2 e cioè Ivaldi e Pisacreta. Facchetti aggiunge che ci vuole «il numero uno degli arbitri» e che «lì non devono fare sorteggi, lì devono...». Alla domanda di Mazzei «Come si fa?» (ndr: a non fare i sorteggi), Facchetti dice «Ma dai».

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FACCHETTI CON LANESE

Tullio Lanese all\'epoca era presidente Aia 

8 febbraio 2005, ore 12,41
Lanese chiede a Facchetti biglietti per un amico per la partita di sabato 12 gennaio, Inter-Roma. Lanese, poi, dice a Facchetti che per il futuro i designatori saranno condizionati dal loro ok («Perché so che ora questi designatori saranno un po\' condizionati dalla vostra... dal vostro okay, no?»).

LO SCUDETTO NON ASSEGNATO

Palazzi sul materiale che inchiodò la Juve 22 giugno 2006
Gli atti posti in essere sono idonei a minacciare la terzietà degli arbitri e tutti vanno considerati responsabili di questa condotta, descritta come un reato di pericolo

La sentenza della Corte d\'Appello federale 25 luglio 2006

Paolo Bergamo da corriere it
Juve in serie B con 17 punti di penalizzazione. (poi ridotti a 9 dall\'Arbitrato del Coni)

Confermata la revoca e la non assegnazione degli ultimi due titoli (quello del 2006 venne assegnato poi all\'Inter dal commissario straordinario Figc Guido Rossi, dopo la valutazione dei tre saggi)

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-indagine-pm-sportivo-palazzi-fa-cadere-definitivamente-castello-27392.htm



BARBONI BAUSCIA! BASTA! BASTA APPROFITTARE DELLA BONTA' DEI SIGNORI!


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