martedì, maggio 01, 2012

Franco Rossi: "massimo moratti", e la valigetta piena di soldi per corrompere l'arbitro Bernd Heynemann per Lyon inter 1-3 (andata inter Lyon 1-2) - Poi si disse pure che uso' la stessa valigetta piena di soldi per corrompere l'arbitro Antonio Lopez Nieto per la finale Lazio-inter del 6 maggio 1998 a Parigi. Che li porta a scoprirsi come i Massimi Disonesti del calcio Italiano e non solo. Disonesti Atavici, maestri del: chiagne e fotte!

Franco Rossi Cari nemici e amici, recentemente Moratti ha detto che non sa se Mancini potrà tifare Inter: ne ho sentite tante di frasi volgari, ma questa le supera tutte. Mancini ha vinto sette trofei in una società nella quale, con Moratti presidente, nulla era stato vinto sino al suo arrivo, se non una Coppa Uefa sulla quale pesa il macigno di un arbitraggio (quello di Lione) che definire scandaloso è poco.

 Qualche tempo dopo quella partita circolavano voci inquietanti su una strana valigetta colma e ricolma di soldi, voci che lo stesso Moratti volle controllare. Si era sparsa la voce che l’Uefa avesse aperto un’inchiesta dietro la soffiata di una società italiana e Moratti diede incarico di verificare tale voce.
 
MASSIMO MORATTI?  UN CORRUTTORE CHE ANDAVA IN GIRO PER L'EUROPA CON LA VALIGETTA PIENA DI SOLDI PER CORROMPERE GLI ARBITRI CHE DOVEVANO ARBITRARE L'INTER
All’epoca non imperava in casa Inter il “potere telefonico”emerso in maniera devastante qualche  anno più tardi. Un potere che, casualmente, si è sempre ritorto a favore della società nerazzurra culminato con le ultime intercettazioni a Mancini, intercettazioni usate dall’Inter (in un comunicato stampa delirante) per sputtanare proprio l’allenatore.

Moratti con i suoi allenatori ha avuto sempre rapporti conflittuali.
Dopo una settimana dall’ingaggio di Simoni, voleva rompere il contratto per via di una intervista concessa alla Gazzetta dello Sport nella quale Simoni diceva: “Avrei voluto Boghossian”. Una settimana dopo essersi accordato con Lippi, prima ancora della presentazione ufficiale, incontrai il presidente dell’Inter all’uscita del ristorante Santa Lucia. Mi chiese cosa ne pensavo dell’ingaggio di Lippi e francamente gli risposi così: “Lei dopo l’arbitraggio di Ceccarini disse che la Juve vinceva grazie agli arbitri: allora perchè di quella squadra ha preso proprio l’allenatore che di meriti, sempre secondo le sue parole, ne aveva pochi? La replica di Moratti fu: “Si si, ha ragione , Lippi è un debole…”.

Il capitolo Zaccheroni è stato penoso con Facchetti che lo dichiarò confermatissimo quanto Moratti si era già accordato. E per non sputtanare Facchetti a Zaccheroni venne offerta una liquidazione da primato per dimettersi.

Nel 2002 con Mancini allenatore Moratti si accordò con Capello. Moratti fu costretto, a causa di Calciopoli, a fare marcia indietro e mi raccontò cosa fece per tacitare Capello: “Ho mandato mio figlio in Svizzera e ha messo tutto a posto con grande intelligenza”.

Mancini è rimasto all’Inter vincendo ma sempre inviso a quasi tutta la società. Dopo un derby vinto 4-3 ma che poteva finire in goleada senza l’espulsione di Materazzi se la prese con Mancini dicendo a più persone, me compreso: “Quello là ha sbagliato i cambi anche stasera…”.

Nello scorso settembre Mourinho fu licenziato dal Chelsea e pochi giorni più tardi Moratti andò a Londra per contattarlo e accordarsi. Moratti non sa se Mancini potrà tifare Inter? Nemmeno senza valigette, accordi in Svizzera e intercettazioni? 23.08.2008 00.00
E PALAZZI SE NE STAVA IBERNATO A "TRONKY-RATTI" DI VIA DURINA'
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FRANCO ROSSI - 30.10.2010
Moratti prima di replicare ad Agnelli, restituirà alla Lazio la coppa Uefa del 1998?
Alla volgarità non c'è mai fine.
                             
Agnelli straparla di scudetti da restituire? Moratti per non essere da meno chiede quelli del 1998 edel 2002, 
 senza pudore, senza vergogna. 

Ceccarini, l'arbitro di Juve-Inter e del rigore non concesso a Ronaldo, è stato pro-Moggi? E' stato pro-Juve? Moratti chiede quello scudetto, così come Agnelli il giorno prima aveva chiesto quelli tolti alla Juve dalla giustizia sportiva. Ma per i due tolti alla Juve c'e' stato un processo mentre per quello del 1998 il processo vorrebbe aprirlo Moratti?

E il Lione che dovrebbe dire visto che in Lione-Inter l'arbitro si comportò molto peggio di Ceccarini?

La Lazio, che perse la Coppa Uefa nella finale di Parigi dovrebbe chiedere all'Uefa quella coppa visto che l'Inter in finale c'era arrivata grazie all'arbitraggio di Lione al cui confronto quello di Ceccarini è di stampo angelico?

*Se si parla di corruzione sicuramente era più corrotto, magari con soldi portati in una valigetta Luis Vuitton, l'arbitro di Lione rispetto a Ceccarini.

*E' vero che Calciopoli ha raso al suolo la Juve e l'ha punita come la giustizia sportiva voleva, ma tirare fuori, a dodici anni di distanza gli episodi di Juve-Inter e non quelli di Lione-Inter, e' veramente vergognoso.

Ad agnelli dovrebbero insegnare certe regole (il fantomatico articolo 39 è inapplicabile per gli scudetti tolti alla Juve) e a Moratti non, anzi recitare sempre la parte della verginella.

*A Lione non fu una verginella a consigliare l'arbitro (l'Inter passo' il turno grazie a fuorigioco non visti, a rigori negati e a tutta una serie di errori non in perfetta buonafede.

Moratti fece anche fare delle indagini dopo quella partita per sapere se al Milan sapessero qualcosa su quell'episodio. Era terrorizzato che l'Uefa potesse scoprire l'accaduto.

Ormai tutti possono chiedere scudetti e coppe e le dichiarazioni di Agnelli, a soprattutto quelle di Moratti, mettono il calcio italiano sul piano del dileggio e della disistima a livello mondiale.

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MA NESSUNO VOLLE SAPERE! PERCHÈ CHI TOCCA"MORATTI & TRONCHETTI MUORE"!
I DUE MAFIOSI, IL MINUS HABBENS e LE GUARDIE DEL CORPO.
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MA ECCO LA VERA STORIA DI COME NACQUERO GLI -"INFAMI"- PIANGINA D'ITALIA  
IL LUKY LUCIANO DEL CALCIO ITALIANO PRESIDENTE DI
I DISONESTI DEL: GHIANGE E FOTTE
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Eliminato il Milan dalla Coppa Italia, è il momento di concentrarci sulla sfida di domenica con l'Inter.
Quest'anno, per la prima volta da Farsopoli, si tratta di una partita come le altre, per noi almeno, esattamente com'era prima della Grande Farsa. E' decisamente un sollievo non arrivarci con la sensazione di essere diventati come i Granata quando giocano con noi, come nei primi anni post Farsopoli segnati dal progetto Cobolli-Blanc.

Storicamente, è sempre accaduto il contrario, è bene che i più giovani lo sappiano. Ma da dove nasce la profonda avversione, quando non odio, che i tifosi interisti provano per la Vecchia Signora, tanto da trasformarsi nel tempo in un vero proprio modo di essere?

Gli interisti sono da decenni convinti di essere vittime di soprusi consumati fuori dai campi da gioco e hanno vissuto Farsopoli come una rivincita. Come sappiamo, sopruso è stato semmai proprio Farsopoli, mentre le recriminazioni nerazzurre contro il potere bianconero si possono far risalire ad almeno mezzo secolo fa, come già spiegato dall'ottimo Nicola Negro l'anno scorso su questo sito.
Si tratta di una storia paradigmatica, in cui, come spesso accade, la storia e i fatti negano decisamente ciò che il mito consolatorio (nerazzurro) tramanda. Una storia di cui è particolarmente interessante ripercorrere i dettagli, che stanno nelle cronache dell'epoca e nei documenti ufficiali.

E' la storia di una partita sospesa, di una squadra che voleva giocarla e di un'altra che voleva vincerla senza giocare. Di una partita che venne fatta infine rigiocare, di una squadra che la rigiocò nonostante ormai fosse inutile e di un'altra che preferì un antisportivo sberleffo, schierando dei ragazzini.

Il casus belli è abbastanza conosciuto, riassumiamolo con le parole di Negro: "E‘ il 16 aprile 1961 quando Juventus e Inter si incontrano al Comunale. Lo stadio straripa, è tutto esaurito con 68.000 spettatori sommando i biglietti venduti e la quota abbonati. Ma fuori c‘è ancora ressa, una folla vuole entrare ed assistere a una partita che potrebbe portare la Juventus a +6 dagli avversari e chiudere virtualmente il campionato a poche giornate dalla fine, oppure riaprirlo, con una vittoria degli ospiti, che si porterebbero a -2 dalla Juventus del trio magico Boniperti, Charles e Sivori.

Fatto sta che quattro ingressi cedono e qualche migliaio di tifosi entra nello stadio, sistemandosi ai bordi del campo per assistere all’incontro. La partita inizia regolarmente, si gioca con i tifosi a bordo campo come non di rado accadeva in quegli anni. Dopo mezz’ora però, con il risultato sullo 0-0, l’Inter chiede l’interruzione dell’incontro già sicura di ottenere quella vittoria a tavolino che la commissione giudicante le assegnerà nei giorni successivi."
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LA SOSPENSIONE NEI GIORNALI DELL'EPOCA
In un articolo a pag. 5 de 'La Stampa' del 17 aprile 1961 ("Un esposto presentato dai dirigenti nerazzurri") a firma Bruno Perucca, leggiamo un'interessante cronaca dei concitati momenti della sospensione: "Si apre la sporta dello spogliatoio dell'Inter: ne escono alcuni dirigenti che vengono presi d'assalto.

-"La decisione di non giocare con il pubblico in campo è stata presa su consiglio dei dirigenti presenti alla partita" dice Moratti junior, figlio del presidente.
-"Noi crediamo che non possano esservi dubbi in merito all'assegnazione della partita all'Inter per 2-0" fa eco il dirigente Rapizzi confermando che nel diniego dei nerazzurri alla proposta di scendere in campo con il pubblico sulla pista c'era uno scopo... abbastanza facile da scoprire, una decisione presa anche a patto di passar sopra alle buone regole della sportività.
-Dello stesso parere di Moratti junior e Rapizzi sono gli altri esponenti nerazzurri Gattai e Allodi, nonché l'accompagnatore ufficiale Ceresa che vediamo intento, non appena viene data via libera allo spogliatoio, a compilare l'esposto della società nerazzurra......
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Come abbiam visto durante Farsopoli, un ruolo importante lo giocarono i media principali dell'epoca, e cioè i giornali: "Anche la stampa italiana (specializzata e no) sottolinea le varie tesi. Citiamo a caso fra i titoli letti stamane:
-Corriere Lombardo (in prima pagina, a tre colonne) «Juve-Inter è da rifare? O hanno vinto i nerazzurri?».
-La Notte pubblica sull'intera prima pagina: «Vinta dall'Inter la partita di Torino?».
-Il Corriere d'Informazione (a nove colonne in pagina interna): «La sospensione della partita di Torino ha creato un caso senza precedenti». E più in basso nella stessa pagina riporta: «Gara vinta ai milanesi o ripetizione dell'incontro?».
-La Gazzetta dello Sport scrive, con «strana» sicurezza: « Juve-Inter 0-2» ["Due tesi in contrasto" (attenzione alle conseguenze)" di Giuseppe Barletti, pag. 5, 'La Stampa' del 17-04-1961].

Sembra evidente, da quel che si raccontò ai tempi, la volontà interista di non giocare per portarsi a casa il risultato pieno, con l'appoggio, a tal fine, di alcuni giornali, in particolare di uno che già 50 anni fa le sentenze le anticipava nei titoli.

Sulla Stampa del 17 aprile, Giuseppe Barletti è impietoso, ricordando ai nerazzurri il ben più nobile contegno mantenuto dai cugini rossoneri dieci anni prima, a fronte di un evento simile:
"In ogni caso, comunque, la società neroazzurra perderà ancora un po' di onore (se mai l'inter ne ha avuto!) di fronte agli sportivi degni di tale nome. 

E tra costoro (gente che da anni calca con ogni tempo le scalinate degli stadi calcistici) moltissimi sono coloro che hanno ancora nella mente e negli occhi lo spettacolo di alta dignità dato undici anni fa (il 22 ottobre 1950) da un'altra compagine di Milano, quella rossonera del Milan. 

In quella giornata di ottobre circa 85.000 persone gremivano letteralmente ogni più riposto angolo di quella grossa ed ormai irrazionale costruzione che si chiama Stadio Comunale. Mancavano dieci minuti al confronto, ì bianconeri ed i milanisti sgroppavano già nel campo per riscaldare i muscoli quando la ressa sfondò le protezioni. Duemilacinquecento agenti (circa 500 più di ieri) non riuscirono a contenere la marea che si sistemò nel più tranquillo dei modi tutt'intorno alla pista. L'arbitro Bellé (un « signor » arbitro) si guardò intorno, parlamentò brevemente con la folla ed ottenne che arretrasse ai limiti della pista di tennisolite. Poi si voltò ad attendere le decisioni dei due «capitani». I dirigenti del Milan e quelli della Juventus non ebbero bisogno di troppe parole. Tognon fece una corsetta fin nei pressi di Bellé e gli disse testualmente: avanti.

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IL DISPOSITIVO DELLA COMMISSIONE GIUDICANTE
La sentenza sportiva di primo grado decretò in effetti la vittoria a tavolino all'Inter. Ma fin dall'inizio apparve strana l'attribuzione alla Juve della responsabilità oggettiva del fatto che l'Inter non aveva acconsentito a proseguire a giocare. Ecco come la "Commissione Giudicante" motivò il provvedimento:

"[...]rilevato che la situazione conseguente alle cosiddette pacifiche invasioni di campo — quando l'arbitro, come nel caso in esame, abbia escluso che la sospensione definitiva sia stata determinata da circostanze, che rendessero applicabile la regola 5 lettera C del regolamento di gioco (secondo la quale il direttore di gara ha il potere di interrompere il giuoco quando rilevi infrazioni alle regole o in dipendenza delle condizioni atmosferiche, di intromissione di spettatori o per altra causa) — subordina la possibilità dello svolgimento o della prosecuzione della gara al consenso della squadra ospitata, cioè alle sua accettazione di uno stato di fatto la cui anomalia è solo a questa condizione sanabile; ritenuto che il mancato consenso della squadra del F. C. Internazionale a proseguire la gara rende operante, per effetto della responsabilità oggettiva del F. C. Juventus, la norma di cui all'art. 8 lettera B del regolamento di Giustizia, che prevede la punizione sportiva per la società responsabile di fatti o situazioni che abbiano impedito la regolare effettuazione di una gara; delibera di assegnare gara vinta al F. C. Internazionale con il punteggio: F. C. Juventus 0 - F. C. Internazionale 2» (dall'articolo "Questo il dispositivo della sentenza", di Leo Cattini, pag. 9 de 'La Stampa' del 27-04-1961)

Si trattava di un'interpretazione sbagliata e pericolosa, è ovvio che, se si lasciasse questo tipo di potere alla squadra ospite, chissà quante vittorie esterne a tavolino avverrebbero.

Ecco cosa dice l'articolo 8 comma B citato dal verdetto: «La società ritenuta responsabile di fatti o situazioni che abbiano influito decisamente sul regolare svolgimento di una gara, che ne abbiano impedito la regolare effettuazione, soggiace alla perdita della gara stessa con il punteggio di 0-2 o con il miglior risultato eventualmente conseguito sul campo dalla squadra avversaria»

Come potete vedere il regolamento diceva altro, e cioè che la vittoria a tavolino va alla squadra ospitata quando chi ospita è responsabile dell'impedimento a giocare. In quel caso, si sarebbe potuto giocare, fu l'Inter a chiedere di non proseguire, per valutazioni di parte.
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I COMMENTI DELLA STAMPA ALLA SENTENZA DI PRIMO GRADO
A differenza da quel che il mito interista ha negli anni tramandato, quella vittoria a tavolino suscitò moltissime perplessità. Ad esempio, il mitico ex CT azzurro Vittorio Pozzo, su La Stampa, parlò della sentenza come di "Un duro colpo per lo sport". Ma leggiamo insieme un articolo apparso a pag. 7 de 'La Stampa' del 27-04-1961, dal titolo: "Contro la sportività: così in tutta Italia commentata la sentenza": "I quotidiani politici e sportivi d'Italia hanno vivacemente commentato la decisione della Commissione Giudicante, giungendo quasi tutti a conclusioni che stigmatizzano l'antisportività del verdetto. Ecco un sintetico panorama dei giudizi espressi dalla stampa italiana.
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«La Juventus ha il dovere di ricorrere».
Questo il titolo al commento di Aldo Bardelli. redattore capo del quotidiano sportivo bolognese Stadio. Sulla possibilità o meno che la Juventus presenti ricorso, Bardelli prosegue: «Riteniamo invece che la Juventus abbia non soltanto il diritto, ma anche il dovere di ricorrere. Non dovesse farlo tradirebbe gli entusiasmi dei suoi sostenitori e farebbe indirettamente un cattivo servizio allo sport». Bardelli inoltre ricorda anche che la Juventus mise in vendita un numero regolare di biglietti avendo una lettera ufficiale della Federazione stabilito che lo stadio di Torino avesse un'agibilità di settantacinquemila spettatori (e la Juve tra biglietti e tessere si era impegnata soltanto in 69.000). Il redattore capo di Stadio così conclude: «Il caso, insomma, sarebbe ancora aperto a tutte le soluzioni, ma perché il suo esame non si esaurisca con la prima sentenza, la Juventus dovrà fare ricorso alla Caf. Attendiamo da Umberto Agnelli una saggia decisione».
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Da Roma il Corriere dello Sport scrive: «Nessun regolamento riuscirà a convincerci che è stato reso un buon servizio allo sport. L'Inter ha fatto il suo gioco, d'accordo. Forse la stessa Juventus si sarebbe comportata nella stessa maniera. La Lega non avrebbe potuto agire altrimenti. Gli atti ufficiali non le consentivano altro. Ciò non toglie comunque che il campionato sia stato falsato. In ogni caso infatti il verdetto di Milano sarà una cappa di piombo sui meriti della squadra campione. Anche se dovesse vincere la Juventus, infatti, si potrebbe dire che la convinzione di una ingiustizia subita le ha dato una spinta psicologica di cui non avrebbe dovuto beneficiare. C'è ancora la Caf, comunque. E mai come stavolta ci auguriamo, in nome dello sport, quello con la « S » maiuscola, che possa esserci un cavillo in questo regolamento assurdo che riesca a ordinare la ripetizione della partita».
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Anche i giornali di informazione della Capitale trattano della questione: Il Messaggero afferma: «Il fatto che la sentenza odierna suoni a condanna della Società bianconera non significa tuttavia che la Juventus sia stata ritenuta responsabile per dolo o per colpa dell'invasione pacifica». La sentenza, comunque, per quanto riguarda il giudizio di prima istanza non poteva essere diversa, ma poiché essa non invalida a priori i motivi di discolpa elencati dalla Juventus nell'esposto ufficioso inviato alla Presidenza della Lega, la Società bianconera, se lo riterrà opportuno, potrà ricorrere alla Caf, presentando tutte le prove che le parranno necessarie al fine di ottenere una sentenza di non responsabilità.
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Il giornale fiorentino La Nazione aggiunge alla notizia delle decisioni della Lega, un commento ancora di Aldo Bardelli, intitolato «Sentenza ingiusta» nel quale l'articolista così conclude: «Soltanto la Caf potrebbe considerare illegittima la richiesta di sospensione formulata dall'Inter ed accettata dall'arbitro, e disporre la ripetizione della partita.
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A Napoli il «Roma», organo personale del comandante Lauro dice testualmente: «L'Inter vince la partita a tavolino e, dal punto di vista formale, non c'è nulla da eccepire, ciò nonostante siamo convinti che, in sede di appello, la Juventus avrà molte frecce al suo arco per dimostrare il caso di forza maggiore. Sotto il profilo sportivo, invece, la decisione è ingiusta. L'Inter ha perduto una buona occasione per diventare la squadra più popolare d'Italia, rinunziando al reclamo o chiedendo di ripetere la partita. La Juve (nella quale crediamo ancora per la vittoria finale) trova automaticamente la giusta solidarietà di tutti gli sportivi italiani, i quali non possono nemmeno lontanamente accettare — sia pure sotto il profilo sportivo e sentimentale — una sentenza del genere».
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Anche il «Mattino» ribadisce in parte queste opinioni osservando fra l'altro: «La sentenza non giova all'Inter, anche se le regala due punti; anzi, accresce le antipatie di cui è già notevolmente circondata. Fomenterà ì fischi e le imprecazioni, la trasformerà perfino in bersaglio di accuse che non merita, come quella che le rivolgono per non aver proposto di ripetere la partita», E cosi il «Mattino» conclude: «Anche questo torto ha la sentenza: d'avere ormai imposto al campionato — che sarebbe invece ancora aperto e vibrante — una sola soluzione bene accetta all'opinione pubblica: quella del trionfo juventino».
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Molto significativo anche l'articolo "Motivi per un reclamo bianconero", a pag. 9 de 'La Stampa' del 27.04.1961: (l'indomani della sentenza di primo grado): "La notizia della vittoria a tavolino ottenuta dall'Inter in seguito alla partita interrotta con la Juventus, sebbene prevista in base alle indiscrezioni dei giorni scorsi, ha suscitato decise reazioni nell'ambiente bianconero. I tifosi hanno subito pensato al ricorso alla Caf ed alla possibilità che il tribunale di appello tenga conto delle circostanze eccezionali ed esprima un parere diverso decidendo la ripetizione dell'incontro. In questo gli sportivi juventini non si sentono isolati, perché da tutta Italia sono giunte telefonate o telegrammi di incoraggiamento a respingere l'«ingiusta sentenza», che oltre a tutto è assai impopolare.
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A questo proposito è da segnalare che un giornale milanese del pomeriggio, il «Corriere Lombardo», aveva svolto martedì un'interessante inchiesta in tutta Italia, chiedendo ai giornalisti sportivi ed ai capitani delle squadre di serie A il loro parere sul caso Juventus-Inter. I risultati furono significativi. A Torino tutti si sono pronunciati per la ripetizione dell'incontro, a Milano vi sono stati sei colleghi pure favorevoli alla soluzione più sportiva della vertenza contro 13 «vittoria da assegnare all'Inter». Escludendo comunque per evidenti motivi le due città interessate, come pure i capitani dei clubs bianconero e granata, nerazzurro e milanista, si sono avuti nel resto della penisola 12 voti favorevoli alla ripetizione e 5 alla vittoria a tavolino, tra i giornalisti, e rispettivamente 10 «ripetizioni» e 4 vittoria all'Inter tra i calciatori. Segno evidente che il senso della sportività indicava un orientamento ben preciso".
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Questo si legge nel sopracitato articolo "Due tesi in contrasto (attenzione alle conseguenze)", del 17.04.1961, giorno successivo alla gara: "Contro l'esposto dell'Inter, teso ad ottenere l'applicazione dell'art. 8, la Juventus ribatte decisamente, rigettando ogni accusa, sostenendo l'impossibilità — da parte sua — di opporsi alla penetrazione all'interno dello stadio di elementi estranei «non muniti di biglietto».
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Non avevamo il comando delle forze dell'ordine — dicono i responsabili Juventini — né la facoltà di richiederne l'intervento. Abbiamo venduto i biglietti nel numero stabilito (60.000), abbiamo concesso libero accesso a circa 10.000 persone (abbonati, invitati d'onore, giornalisti) aventi diritto. Siamo così restati perfettamente in regola con le disposizioni sull'agibilità dello Stadio Comunale che è «idoneo» a contenere 70.000 spettatori. Di più, umanamente e nelle condizioni di ieri non era possibile fare. Ci si potrebbe forse anche incolpare se un folle dinamitardo, in lotta con l'ordine costituito, avesse fatto esplodere una bomba sulle gradinate?
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Chi può avere la buona fede di affermare che la gente entrata in pista aveva intenzione di infastidire i nerazzurri? Forse che nella folla non si contavano ieri a migliaia gli appassionati al seguito dell'Inter?». Queste le «basi» della controtesi juventina, condita da una «aggiunta» perspicace seppure azzardata. Poniamo — si dice — che la Lega conceda partita vinta all'Inter. Dalla domenica successiva (dopo l'interruzione internazionale) tutte le squadre in trasferta, previo accordo con una massa più o meno grande di sfegatati «tifosi», potrà garantirsi lo «0 a 2» in campo esterno: basterà che tre o quattro (o dieci, oppure 100) individui penetrino (ed è facile farlo in ogni campo di calcio, qui in Italia) nel recinto di gioco. La squadra ospitata, vista la situazione, infilerà gli spogliatoi e si rifiuterà di proseguire il confronto".
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Sempre a proposito di sportività, vi segnaliamo il curioso comunicato del 29 aprile dell'Inter (riportato a pag. 13 de 'La Stampa' del 30 aprile 1961): "Il C.D. del F.C Internazionale esaminata la situazione giuridico-sportiva determinatasi dopo la decisione del 29 aprile 1961 della Commissione giudicante della Lega Nazionale, si rammarica che il comprensibile disappunto del F.C. Juventus, per quanto per sua oggettiva responsabilità verificatosi, abbia indotto i pur qualificati dirigenti di tale società ad affermazioni gravemente irriguardose nel tentativo di addebitare al F.C. Internazionale assurde responsabilità in merito all'interruzione dell'incontro, avvenuta per constatata impossibilità di prosecuzione, proprio ai sensi di quel regolamento invocato, anche in epoca recente ed analoga situazione dal F.C. Juventus; confida che nell'annunciato ricorso alla commissione d'appello federale, il F. C. Juventus voglia esporre con obiettività gli avvenimenti onde non costringere il F.C. Internazionale (già volutamente assente nel giudizio di primo grado) a un inevitabile intervento chiarificatore. Attende serenamente il nuovo giudizio, astenendosi dall'entrare in una polemica con la quale si vorrebbe distruggere tanti anni di cavalleresca rivalità sportiva".
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piagnoni Dunque, almeno dal 1961 gli interisti iniziarono ad essere i piangina che conosciamo. Nella puntata precedente abbiam visto come Juve-Inter del 16 aprile di quell'anno fosse stata sospesa su richiesta degli ospiti per la presenza di molti spettatori a bordo campo e di come la Commissione Giudicante della Federazione avesse assegnato nei giorni successivi la vittoria a tavolino all'Inter. Abbiamo visto anche come la motivazione contenesse un'errata applicazione del regolamento, e infatti....
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  LA CAF ANNULLA IL TAVOLINO E DECRETA LA RIPETIZIONE:
Nel giugno di quell'anno, proprio prima dell'ultima giornata di campionato, la Commissione d'Appello Federale annullò il verdetto di primo grado. La motivazione, di cui vi riproponiamo i passaggi principali, come li presenta Giorgio Nani, a pag. 13 de 'La Stampa' del 4 giugno 1961 ("La partita Juventus-Inter verrà ripetuta: ai bianconeri una multa di quattro milioni"), è da far risalire proprio a quell'errata applicazione:
"«La Commissione d'appello federale, avendo preso in esame, nelle sedute del 27 maggio ed in quella odierna, il reclamo del F. C. Juventus avverso la delibera della commissione giudicante della Lega nazionale professionisti, che assegnava la gara Juventus-Inter per violazione degli art. 16 R. O. e 8 R. G. all'Internazionale per 2-0, ha deliberato di accogliere parzialmente il reclamo della Juventus, di annullare la delibera della commissione giudicante, e disporre per la ripetizione della gara interrotta il 16 aprile. La commissione ha inflitto inoltre al F.C. Juventus l'ammenda di lire 4 milioni».
Nelle motivazioni della sentenza, la Caf osserva preliminarmente che «il mancato consenso della squadra ospitata alla prosecuzione d'una gara in situazione sia pure anomala non può dare luogo a responsabilità oggettiva per colpa presùnta della società ospitante».

A proposito dell'affollamento eccezionale, «che non potè essere frenato e disciplinato dalle forze di servizio preposte al mantenimento dell'ordine pubblico dalle autorità competenti», la Caf ha stabilito valida, ai fini della decisione sulla contestazione insorta avanti ad organi di giustizia federale per fatti inerenti a manifestazione sportiva, la capienza dello stadio determinata dalla Figc in base al verbale di collaudo del 30 marzo 1950: 75 mila persone. Ritenuta valida tale capienza, « superflua diventa ogni indagine relativa al numero del biglietti venduti, del biglietti omaggio, delle tessere omaggio ecc., essendo pacifico, anche per ammissione dell'Inter, che comunque il numero complessivo non raggiungerebbe la cifra di 75 mila ». La Caf comunque ha osservato che « la vendita dì biglietti in misura superiore a quella determinata dalla commissione di vigilanza della prefettura di Torino (che avrebbe stabilito la capienza dello stadio in 67.300 persone) fu quanto meno inopportuna e contrarla alle norme di comune prudenza». In applicazione però del regolamento organico la responsabilità delle società per il mantenimento dell'ordine pubblico è stabilito «sui campi di gioco», perché l'ordine pubblico fuori dei campi di gioco è sottoposto ai compiti di tutela e di disciplina delle autorità civili.

I giudici di appello hanno inoltre definito non esatto quanto affermato dai rappresentanti dell'Inter in ordine al mancato consenso, che sarebbe stato manifestato dopo la decisione dell'arbitro di sospendere definitivamente la gara. «Risulta invece fin dal primo rapporto arbitrale che, preso atto che il capitano del l'Internazionale non intendeva continuare la gara col pubblica presente ai bordi del campo (dichiarazione fattami, — dice l'arbitro, — alla presenza dei due ' guardialinee), alle ore 17,15 fu deciso di non far proseguire l'incontro. A ciò si aggiunga che l'arbitro, nella sua relazione supplementare, ha confermato che la situazione era tale che egli avrebbe anche potuto dare il segnale di prosecuzione, solo se il capitano dell'Internazionale avesse dato il proprio consenso. E' chiaro quindi — concludono i giudici — che la Juventus non può essere ritenuta responsabile della situazione che impedì la continuazione della gara».

Comunque la sentenza fa risalire «la situazione di fatto venutasi a creare sul campo, quanto meno in parte all'operato della Juventus, che avrebbe dovuto mantenere il servizio di controllo agli ingressi durante tutta la durata della gara, anche se con previsione di scarso risultato». Di conseguenza invece di applicare l'art 8 del regolamento di giustizia federale (come aveva fatto la commissione della Lega), la Caf ha ritenuto di applicare la norma dell'art. 6, comminando alla Juventus la sanzione dell'ammenda «nella misura che si reputa adeguata in lire 4 milioni»".

Queste le parole dell'avvocato Chiusano (riportate sempre nel suddetto articolo), a commento della decisione: "L'interpretazione errata era venuta dalla commissione giudicante (primo grado, ndr), che aveva fatto assurgere a fatto impeditivo non la circostanza dell'invasione pacifica di campo ma in definitiva la mancanza di consenso da parte della squadra ospite a proseguire il giuoco"

Non fa una grinza. Rileggiamo ancora la sentenza di primo grado: "ritenuto che il mancato consenso della squadra del F. C. Internazionale a proseguire la gara rende operante, per effetto della responsabilità oggettiva del F. C. Juventus, la norma di cui all'art. 8 lettera B del regolamento di Giustizia, che prevede la punizione sportiva per la società responsabile di fatti o situazioni che abbiano impedito la regolare effettuazione di una gara, delibera di assegnare gara vinta al F. C. Internazionale con il punteggio: F. C. Juventus 0 - F. C. Internazionale 2".
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IL "CLAMOROSO AL CIBALI" E IL FALSO MITO DELLA SCONFITTA CONDIZIONATA
Come è noto, la decisione della CAF di ripetere la partita risale al giorno prima dell'ultima giornata di campionato (Catania-Inter e Bari-Juventus), e anche questo fatto entrò nella mitologia piangina come un segno del presunto sopruso consumato ai loro danni, condizionandone il morale in vista della partita. Infatti, il Catania batte 2-0 l'Inter, la Juve pareggia col Bari e vince così lo scudetto, indipendentemente da quello che sarà il risultato della ripetizione di Juventus-Inter.

Questo dice allora Guarneri dell'Inter:
"Il verdetto della Caf, che ci faceva scivolare a due punti dalla Juve, lo apprendemmo a Catania - riferisce ancora Guarneri - dove andammo in campo col morale sotto i tacchetti e perdemmo per 2-0. Ci sentivamo presi in giro»" ("Boniperti e quel 9-1 all'Inter: «Fu Sivori a voler infierire»", di Mario Gherarducci, pag. 47 del 'Corriere della Sera' del 25 ottobre 2001).

"Il morale sotto i tacchetti". Benissimo. Ma vogliamo dire pure che in seguito alla partita vinta (ingiustamente) a tavolino il morale dell'Inter fu altissimo?
L'Inter si era presentata infatti a Torino il 16 aprile 1961 con questa serie di risultati consecutivi:
Lecco-Inter 2-1
Inter-Padova 1-2
Milan-Inter 2-1
Sampdoria-Inter 4-2
Inter-Bologna 0-0
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Un magrissimo bottino, insomma (un solo punto in 5 partite). Dopo la vittoria a tavolino invece questi furono i risultati:
Spal-Inter 1-3
Inter-Torino 1-1
Inter-Fiorentina 2-2
Roma-Inter 0-2
Inter-Napoli 3-0

La Juventus, invece, che si presentava alla sfida del 16 aprile dopo 4 vittorie consecutive, perdeva proprio la gara successiva (morale sotto i tacchi?), Sampdoria-Juventus (3-2), per poi riprendersi ed inanellare 3 vittorie ed una sconfitta.

In realtà va detto che nel 1960/1961 la Sampdoria in casa era ancora imbattuta. Così come va detto che il Catania in casa quell'anno perse soltanto contro la Juventus.

Ma su Catania-Inter, come riporta la Gazzetta dello Sport, c'è un precedente che senz'altro ha accresciuto la voglia di rivalsa degli etnei:

«Il Catania, neo promosso in A, è la rivelazione del campionato (1960/1961, ndr). Alla penultima di andata è secondo a due punti dall’Inter, che dovrà affrontare a San Siro. Il Catania ne prende cinque, quattro sono autoreti. Helenio Herrera dichiara a fine partita: "Abbiamo battuto una squadra di postelegrafonici". E il Catania se la lega al dito. Ricorda Memo Prenna, centrocampista e leader della squadra : "Per come avevamo giocato forse aveva pure ragione, quattro autoreti sono un po’ troppe. Ma ci siamo guardati in faccia promettendoci vendetta". Aggiunge Amilcare Ferretti, mediano che giocò poi nella Fiorentina e nel Torino: "Herrera involontariamente ci diede una carica enorme. Dopo il 5-0 di San Siro abbiamo battuto il Milan per 4-3. Raccontano che Herrera abbia detto all’interista Bicicli; ti mando a giocare con i postelegrafonici". E Mario Castellazzi, autore del primo gol: "Eravamo un gruppo unito, Prenna era un vero capitano anche fuori dal campo. Ci invitava a casa sua, eravamo decisi a vendicarci".
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Il Sicario "italo allodi", Braccio Armato dell'Angelo del Male: L'Occhiolino del Corruttore
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FATE I BRAVI
 Giorgio Michelotti, terzino, rivela un particolare: "Qualche giorno prima della partita vennero i dirigenti ad offrirci un premio doppio se avessimo lasciato vincere l’Inter. Ci alzammo tutti in piedi: 'No, ci dispiace. Ce la giochiamo'. E giocammo alla morte". "Quella partita – aggiunge il portiere Gaspari – l’abbiamo preparata noi giocatori. Abbiamo mandato tutti fuori, Di Bella, i dirigenti, ci tenevamo troppo". "E comunque quel Catania poteva vincere con chiunque", ricorda il centravanti argentino Salvador Calvanese, che è ritornato nel 1974 nella sua Buenos Aires e che abbiamo rintracciato in vacanza a Bariloche.
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LA PARTITA
"La palla loro l’hanno vista poco – dice Ferretti – Mi hanno detto che in tribuna c’era anche Suarez che l’Inter aveva acquistato per la stagione successiva. Mi sono divertito tanto, il Cibali era un inferno per gli avversari, quell’anno riuscì a vincere solo la Juve". E il fondo campo catanese non era il massimo. Nelle note di quella partita la Gazzetta scrive: "Terreno con qualche vago presentimento d’erba".

Non può dimenticarla nemmeno Alvaro Biagini, centrocampista: "Mi sono sposato tre giorni dopo. Ricordo un torello fatto da me, Calvanese e Ferretti con Facchetti frastornato tra gli olè del pubblico. Conservo una foto di Gaspari portato in trionfo dai tifosi catanesi".

E Prenna: "I nostri tifosi intonarono un ironico Herrera cha cha cha. E quando Calvanese capitava vicino alla panchina dell’Inter, stoppava la palla col sedere sotto gli occhi del mago". Michelotti: "Facchetti era così confuso da sbagliare spogliatoio a fine partita".

Gaspari dopo la partita andò a salutare i giocatori dell’Inter nel loro albergo. "Avevo giocato a Livorno con Picchi e Balleri. Erano amareggiati. Balleri si era fatto pure espellere. Mi dissero: ci avete rovinato". La Juve, pareggiando in casa col Bari, vinse lo scudetto. A quel punto la ripetizione della partita diventava ininfluente. Il 9 giugno l’Inter mandò in campo per protesta una squadra di ragazzini. Finì 9-1 per la Juventus, con sei gol di Sivori, che però non riuscì a vincere la classifica dei marcatori. Il gol per l’Inter venne segnato dal debuttante Sandro Mazzola. Fu anche l’ultima partita di Boniperti
CHE GOL - Il primo fu di Castellazzi: "Me lo ricordo benissimo, respinta della difesa dell’Inter, stop di petto e tiro a volo all’incrocio, Me ne annullarono un altro, presi una traversa. Poteva finire anche 4-0"».

La Gazzetta dello Sport, come sappiamo, è sempre stata molto imparziale ed equidistante a proposito delle polemiche fra Inter e Juve. Ad esempio, leggendo questo articolo di pochi anni fa, saltano all'occhio due cose:

1) Il seguente passaggio: ("La partita si era giocata in campionato il 16 aprile ma era stata sospesa dall’arbitro Gambarotta perché oltre cinquemila spettatori che non avevano trovato posto sugli spalti si erano piazzati a bordo campo. Decisione della disciplinare: 0-2 per l’Inter. La Juve non ci sta, presenta ricorso (Umberto Agnelli è presidente della Juventus e della Figc)", nel quale si insinuano dubbi sulla genuinità della decisione della CAF, ricordando che Agnelli era presidente della Juve e contemporaneamente della FIGC. Ed il messaggio arriva forte e chiaro, basta leggere il primo commento all'articolo: "Nel 1961 era presidente della Juve e della FIGC Umberto Agnelli... ogni commento è superfluo. Da allora sino al 2006 sappiamo come è andata...."

2) Il particolare rivelato da Giorgio Michelotti, terzino del Catania: "Qualche giorno prima della partita vennero i dirigenti ad offrirci un premio doppio se avessimo lasciato vincere l’Inter. Ci alzammo tutti in piedi: 'No, ci dispiace. Ce la giochiamo'. E giocammo alla morte".
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INTER-JUVE L'ANNO DOPO: STAVOLTA IL DOPING:
Eh, sì, perché in quegli anni le colombelle interiste, vittime dei soprusi del potente Agnelli, non disdegnavano a ricorrere ad altri mezzi diciamo discutibili a livello sportivo.

Guardate un po' cosa successe in occasione di Inter-Juve dell'anno dopo, giocato a S. Siro il
 9-4-1962:
"Il Comitato di presidenza della Lega nazionale ha trasmesso alla Commissione giudicante le risultanze del primi sessantun controlli effettuati complessivamente nei giorni 12 e 25 febbraio in ordine alle disposizioni che vietano l'uso di amine psicotoniche (amfetamine, ndr). Tali risultanze, ricevute dalla commissione medica nominata a suo tempo sono corredate dal relativi certificati del laboratorio analisi mediche dell'ospedale di Santa Maria Novella e dell'Istituto e cllnica tossicologica dell'università di Firenze. I risultati accertati sono stati questi: positività rilevante: Bicicli, Guarnieri e Zaglio (Internazionale); positività media: Capra e Fogli (Bologna) e Sormani (Mantova); positività piccola: Janich (Bologna) e Pini (Mantova)." ('La Stampa', del 9 aprile 1962, pag. 6)
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20.04.1962:
"Il controllo antidoping effettuato il 25 febbraio (quello precedente del 12 febbraio era stato negativo per tutti e trenta i giocatori convocati per sorteggio, tra cui i nerazzurri Bicicli, Bolchi e Picchi) aveva permesso quindi di accertare che per la partita Internazionale-Juventus (2-2) disputata allo stadio di S. Siro i tre giocatori nerazzurri sottoposti a prelievo (Bicicli, Guarneri e Zaglio) avevano fatto ricorso a sostanze contenenti amine psicotoniche, violando cosi la disposizione emanata il 2 febbraio dal consiglio direttivo della lega nazionale, mentre per i tre giocatori juventini prescelti (Bercellino, Nicolè e Sarti) tutte le analisi effettuate diedero esito negativo". ("Domani la sentenza" di Leo Cattini, pag. 9 de 'La Stampa' del 20 aprile 1962)
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Nota: nella gara Inter-Juve i tre dopati furono titolari, e Bicicli fu l'autore del gol del momentaneo vantaggio dell'Inter.

22-4-1962:
"La Commissione giudicante ha emesso oggi sentenza per i primi otto giocatori accusati di «doping». Due giornate di squalifica (di cui 1 già scontata), più 150 mila lire di ammenda ciascuno a Bicicli, Guarneri e Zaglio dell'Internazionale. Una giornata di squalifica (già scontata) a Fini (Mantova). Nessuna punizione, per dubbio sulla responsabilità a Capra, Fogli e Janich (Bologna) e Sormani (Mantova)."[...] Tornando al verdetto emesso questa sera dalla Commissione giudicante (primo in Italia e forse anche nel mondo per l'uso di eccitanti da parte di calciatori) esso rileva tra l'altro che: «L'esistenza di amfetamina nei prelievi dei giocatori Bicicli, Guarneri e Zaglio (Inter) è stata constatata in misura rilevante e con esito conforme in tutti gli esami di laboratorio. La posizione del giocatore Zaglio, il quale avrebbe ingerito farmaci contenenti amine psicotoniche per attenersi alla prescrizione di un medico di sua fiducia, rivolta ad assecondare gli effetti di un particolare regime dietetico, non può determinare attenuazione della sua responsabilità rispetto a quella dei compagni di squadra, posto che lo stesso giocatore, venendo meno all'obbligo di osservare precise disposizioni, si sarebbe altresì sottratto al controllo che la società avrebbe dovuto esercitare attraverso il proprio servizio sanitario» ("Nella prima sentenza per il doping calcio lievi squalifiche a 4 giocatori; assolti gli altri", di Leo Cattini, pag. 4 de 'La Stampa' del 22 aprile 1962).
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E ci aggiungiamo questo, tratto da "Doping e dintorni, Zaglio, Guarneri e Bicicli: il caso doping del 1962". 
E’ Franco Zaglio a raccontarlo, tanti anni dopo.
“Beccarono i tre cremonesi: Guarneri, Bicicli e il sottoscritto. Nell’imminenza della partita che pareggiammo 2-2 contro la Juve (25 febbraio 1962) i nostri dirigenti vennero a sapere che a fine gara ci sarebbe stato il controllo antidoping. Il segretario corse negli spogliatoi e raccomandò di non prendere niente. Un’insinuazione strana: come se noi giocatori prendessimo iniziative personali! Voglio precisare che fino a quando sono rimasto io, cioè fino al 1964, nessuno di noi ha mai preso niente per propria scelta: certe cose, caso mai, ce le mettevano altri nel caffè.“
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Il BOSS & la GANG di delinquenti: moratti-prisco-allodi-ecc. ecc.!
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Non vi ricorda nulla? A me ricorda ad esempio Inter-Juve dell'anno di Farsopoli: proprio nel 2004-05, l'anno del campionato che secondo i giudici sportivi la Juve avrebbe truccato (ma, come abbiam visto dalle motivazioni del processo di Napoli, ciò è falso e i teoremi assunti acriticamente dalla giustizia sportiva erano frutto di indagini indirizzate), dalle intercettazioni sfuggite abbiamo scoperto che per la sfida Inter-Juventus le uniche telefonate "scottanti" avvennero tra l'allora Presidente interista Facchetti e i designatori Bergamo e Mazzei; e inoltre nientemeno che il presidente dalla Figc, Carraro, chiamò Bergamo per dettargli la linea che l'arbitraggio avrebbe dovuto tenere: "nel dubbio, pensare all'Inter..." (22 Marzo 2012)
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IL RIMASUGLIO DEL 5 MAGGIO NERAZZURRO DI VIA D'URINA



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