martedì, gennaio 29, 2013

DALLA TANA DI SCIACALLI (la "redazioneGdS") ESCONO GLI ULULATI di MAFIA & NDRANGHETA

28-01-2013 - Corriere della Sera. Paolo Casarini sul fallo di mano di Granquist,e il rigore negato dall'arbitro napoletano Marco Guida alla Juventus

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Il caso del tocco di mano di Granqvist, alla fine di Juventus-Genoa, non è solo un episodio che, oggi, si presta a opinioni opposte, è un fatto di gioco che domani meriterebbe un'informazione unica e condivisa da parte dei responsabili arbitrali. Non si può archiviare questo «caso» nella nebbiosa area della discrezionalità, soprattutto oggi che a vigilare sulle aree di rigore sono schierati, in serie A, due arbitri del massimo livello. 

Sono giunto alla convinzione di giudicare punibile il fallo di Grangvist per una serie di considerazioni oggettive relative all'azione. Il cross basso che il difensore genoano si appresta a controllare proviene dal bordo campo, da oltre 25 metri, e gli permette perciò un totale dominio del corpo; l'avversario è alle spalle e non entra in contatto. Il controllo con il piede è maldestro e produce un innalzamento del pallone che tocca le braccia di Grangvist, impropriamente alte. Tiro da lontano e controllo sbagliato del pallone: rigore. 

Questa formula non è una novità: esiste fin dal 1990 e si proponeva di qualificare la involontarietà. Nei 2008 il designatore Collina introdusse il concetto della carambola: «Ci eravamo accordati con tutti gli arbitri di giudicare involontario il contatto immediatamente successivo tra la testa e il braccio se il gesto prevalente è quello di colpire la palla con la testa». Restava inteso che il tiro doveva provenire da vicino, qualche metro, altrimenti si ricadeva nel controllo sbagliato e nella punizione. 

Con il tempo questo contributo di Collina ha avuto applicazioni non sempre in linea con lo spirito originale. Negli ultimi anni, con Braschi-Nicchi, agli arbitri venne chiesto di punire i contatti del pallone con le braccia lontane dal corpo: in sostanza l'area della involontarietà si sta ulteriormente riducendo per trasformarsi in impatto inevitabile e casuale. Il pallone che vuole velocemente andare verso la tua mano malgrado la tua manifesta volontà di schivarlo.

Ritornando alla gara sarebbe importante conoscere il grado effettivo di collaborazione offerto da Romeo, a 5 metri da Grangvist, con Guida a circa 20 metri. Anche questa soluzione dei 5 arbitri merita molto lavoro
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Nicchi, nel corso della premiazione AIC a Milano, ha detto che hanno chiesto un parere all'UEFA in merito alla corretta interpretazione dell'episodio di Juventus-Genoa, in base a quanto scritto da Casarin, questo approfondimento non è affatto necessario e tutto dovrebbe essere già chiaro.  
Forse Nicchi "non se la sente" di dare ragione a Casarin.
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Per volere del suo mentore l'infame felsineo 
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Ju29ro.com 29 gennaio 2013 - L'AIA su Guida deve chiarire
Il vicedirettore per eccellenza della gazzetta: Farabutto-palombo scrive:
Non interessa qui stabilire se il mani di Granqvist allo scadere fosse meritevole o meno del calcio di rigore, né stabilire se prima di quell’episodio la Juve avesse altro di cui dolersi, certo dopo un rigore, quello solare, negato al Genoa per il gomito volontariamente proteso di Vucinic. Qui si discute di comportamenti, di capacità di mantenere il controllo dei nervi.

Questo è solo l'ultimo esempio di dove sia andata a parare l'opinione pallonara prevalente: sulla reazione della Juventus. Il tutto ruota sulla reazione bianconera, perché il fatto se fosse o meno rigore è secondario. E sa, caro Palombo, anche noi pensiamo che la questione se fosse o meno rigore è secondaria. Ma non crediamo che la questione principale sia la reazione della Juventus, pensiamo invece che il fatto più rilevante sia la reazione di Guida!

Perché ad oggi nessuno ha smentito ufficialmente quanto riferito da Conte nel post-partita, ovvero che Guida avrebbe (dovremmo dire "ha" vista la non smentita) detto "non me la sono sentita di fischiare il rigore". Questo è l'elemento centrale che occorre urgentemente spiegare. L'AIA ci deve dire qual è il peso di queste parole e ce lo deve dire anche il neoeletto Abete da cui dipende l'AIA. Che peso bisogna dare alle parole dette da un arbitro di A che dice che non se la sente di fischiare un rigore?

Che arbitro è questo e che associazione è l'AIA che ha al suo interno un arbitro "che non se la sente di fischiare un rigore"? Ci sono altri arbitri che magari "non se la sentono"? Perché se queste dichiarazioni (non ancora smentite) passano in cavalleria, allora tutti gli altri arbitri sono legittimati a "non sentirsela" di fischiare un rigore pro o contro, e non solo se in campo c'è la Juventus.

"Non me la sento di fischiare" è la negazione stessa dell'essenza dell'arbitro. Un arbitro deve sempre decidere, e sia chiaro che nessuno pretende che non sbagli mai. Far passare questa dichiarazione in silenzio equivale a bissare la dichiarazione di incompetenza della FIGC quando venne chiamata a giudicare "altri fatti" e si dichiarò incompetente "non sentendosela" di giudicare. Allora cambiamole anche il nome, da FIGC a F.I.N.M.L.S. (Federazione Italiana Non Me La Sento).
fARABUTTO-Palombo, Questo è il punto che va chiarito, tutto il resto sono "chiacchiere e diversivi"                 
                                                
IL BURATTINO EBETE con BURATTINAI di MAFIA & NDRANGHETA

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