domenica, gennaio 20, 2013

                         
14 MAGGIO 2006:MUGHINI A SANGUE CALDOMEZZA ITALIA E' BIANCONERA,L"ATRA C'HA IL COLERA
LA JUE, MOGGI e... ANTI'JUVENTINI AFFANCULO! C'HAVETE INZOZZATO I COGLIONI!!!

«Il tifo di Togliatti, i gol di Zidane. Ecco il mito»
Mughini: la Juve è come un' amante, a volte ci sono pagine dolorose

ROMA - Gozzano la chiamava Madama Juve. Arpino, la fidanzata d' Italia. Brera, la Vecchia Signora. Giampiero Mughini, lei che questa donna ora malfamata la ama da una vita...
«Ci mancherebbe che con un' amante non ci siano pagine dolorose. Questa canea di sconfitti da tre decenni, queste mezze tacche con gli occhi fuori che starebbero bene in un quadro di Bruegel, questi Gaucci che sono scappati dall' Italia e ora ci danno la morale, no, non mi faranno mai pentire di aver amato Vialli, Zidane, Del Piero, Capello e perfino Moggi, l' allucinante e inimmaginabile quadretto del boss con i suoi due camerieri alle designazioni che stanno lì in ginocchio, la lingua fuori».

Ha mai tradito la Juve?
«Confesso: una volta sola. Quattro-cinque anni. Nel momento più furibondo, fra gli anni ' 60 e ' 70. C' era la politica. Il Vietnam, Cuba, la Cina. La Juve era sempre stata la cosa più importante della mia vita, ma avevo altre urgenze. Smisi di guardare i gol, di leggere le pagine sportive».

E l' amore come tornò?
«Con l' Inter».

Mughini interista?!?
«Mai. Però avevo fatto un esame di russo. Mi avevano dato un giusto 29. Ero offeso nero. Per farmi distrarre, degli amici che avevano una libreria mi dissero: c' è Inter-Liverpool, vieni da noi. Jair, Mazzola, Suarez, che avevano già vinto 3-1 in Inghilterra. Non vedevo una partita da anni. Ricominciai. Oggi, mi interessa di più un' intervista a Capello che a Giovanardi».

Ci fu un cretinismo politico che snobbava il calcio?
«Quello di sinistra, non cessa dal 1921. Attivo e vitale. Montanelli mi diceva: guarda che ce n' è uno anche di destra. Sicuro. Io però mi sono specializzato in quell' altro. Lo sport trasversale: nella città in cui vivevo, Catania, andava forte il rugby e dominava una squadra legata alla destra. Ma quando nasce Repubblica, Scalfari annuncia: non ci occuperemo di sport. Da gran direttore qual era, capì presto di aver detto una sciocchezza. Infatti ingaggiò Brera».

Anche i leader politici, se erano juventini si vergognavano un po' ...
«Ma no, quelli seri ne erano orgogliosi. Una volta, Almirante incontrò Berlinguer allo stadio. "Almeno c' è qualcosa che ci accomuna", gli disse. E Berlinguer, subito: "Veramente io tifo Cagliari". Un giorno ci andai, nell' ufficio di Almirante: teneva da una parte il busto di Mussolini e dall' altra lo stendardo della Juve. E Togliatti? Un' estate, un amico lo incontrò e lo vide nerissimo: oddio, una crisi internazionale? Macché: la Juve aveva perso un' amichevole».

Nel suo libro «Un sogno chiamato Juventus», racconta che impazziva per Ermes Muccinelli. Chi era?
«Avevo 6 anni. Era un' Italia povera, non avevamo Internet o tv: nel mio reparto onirico, c' erano solo le figurine. Boniperti. E Muccinelli, ala destra 1949-50. Uno piccolo e nervoso che mi somigliava. Quando è morto, scrissi un pezzo per il Corriere dello Sport. Non uscì. All' idiota che non lo pubblicò, non lo perdonai mai. Nella mia vita da tifoso, mi sono imbattuto spesso in idioti».

Le intercettazioni telefoniche, in effetti... Ma perché difende Moggi?
«Non mi pento. Questa triade ci ha fatto vincere tutto, non c' è nulla di male in Luciano che sbraita: mi scandalizzano le istituzioni che si inginocchiano. Non è stata elegante la famiglia Agnelli, che diceva "non abbiamo i soldi della Parmalat" e dal ' 94 ha lasciato la società senza soldi. Allo stile Juve non credeva più nessuno: non è che nelle faccende calcistiche Boniperti entrasse a gamba meno tesa. I clan Moggi ci sono anche nella politica, nei salotti, nella cultura, nella tv».

Una piccola storia d' Italia, in questo scandalo.
«È la copia anastatica di Tangentopoli. Craxi e gli altri, Moggi e gli altri. I mafiosi che accusano Andreotti di essere il capo della mafia. Quelli che portavano le mignotte agli arbitri. I moralisti: io li ho visti gli studi tv, quando entrava Moggi!...».

Rimpianti bianconeri?
«Riva e Paolo Maldini. Ho ammirato tantissime volte il Milan. Il Chievo povero povero. Ero sbalordito dalla Roma di Capello e dal Cagliari di Scopigno. Uno che non ho mai rimpianto è stato Beckham. Moggi diceva: piace alle donne, ma non a me. Aveva ragione».

La cosa più divertente detta da un non juventino?
«Prisco: se mi stringe la mano un milanista, me la lavo; se me la stringe uno juventino, controllo che ci siano ancora le dita».

Come si sopravvive all' eterna accusa di essere ladri?
«Con elegante superiorità. Non esiste altro mito da esportazione, a parte la Ferrari. Non esiste altra fonte di interesse: le partite della Juve attirano 20 milioni d' ascolto, l' elezione del meraviglioso presidente Napolitano 40 volte di meno. È una straordinaria commedia umana. Io me la vivo con onanismo juventino: non vado allo stadio, detesto chiacchierare al bar, e guardo bene dal parlarne con le donne, considero la moviola il più grande crimine contro l' umanità dopo il nazismo».

La partita della vita?
«Un 3-2 al Milan, dopo che eravamo sotto due gol. Tardelli e Furino mi dissero: non abbiamo pensato un solo minuto di perdere. E ora mi rompono i coglioni con le partite rubate...». 
Battistini Francesco - 14 maggio 2006
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LA GANG CRIMININALE DELLA DISCARICA (Discarica il Tribunale!) DI NAPOLI


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