Ammetto la mia ignoranza: non avevo la minima idea di chi fosse il signor Stefano Olivari fino a dieci minuti fa. Ho letto articoli di Indro Montanelli ed Enzo Biagi, ma mai m’erano capitati sotto gli occhi i capolavori di questo campione del giornalismo, al quale, a titolo di mera informazione, andrebbe ricordato ciò che proprio Biagi disse a proposito di farsopoli: «Una sentenza pazzesca perché costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perché punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna».
Ma forse anche Biagi era uno di quelli che, come sottolinea il principe della carta stampata Olivari, non potevano o non volevano attaccare Moggi, perché gli dovevano «assunzioni, carriere e altre cose (anche solo un miserabile biglietto omaggio o una maglia autografata)» . Già me l’immagino, Enzo Biagi che telefonava a Moggi, implorandolo perché lo raccomandasse a Biscardi per un posticino a commentare il moviolone.
Ad ogni modo, dimentichiamo per un attimo il mediocre Biagi e concentriamoci sul fuoriclasse Olivari, che parte immediatamente da un punto fermo: Moggi era colpevole. Ma oltre a Moggi, andavano puniti tutti quelli che avevano in un modo o nell’altro ceduto al “moggismo” e alla «furbizia, dell'uno che cerca di fregare il prossimo perché non ha convenienza (ecco la vera differenza con le NFL e NBA spesso stracitate) nel NON fregarlo». E allora cosa dire di Gianni e Umberto Agnelli, che «hanno ingaggiato Moggi, ben conoscendo le sue modalità operative al Torino e al Napoli»? In galera! (Ma qualcuno spieghi a Olivari che purtroppo gli Agnelli sono morti da un pezzo e che, con loro in vita, tutta questa oscenità a cui abbiamo assistito dal 2006 in poi non ce la saremmo neppure sognata nei peggiori incubi) E Moratti? Colpevole pure lui, «che già quando era consapevole di come funzionasse il sistema che lo derubava tentò più volte di metterlo (Moggi, ndr) sotto contratto andandoci anche vicino in almeno due occasioni».
Insomma, tutti colpevoli! Ma di cosa? Fondamentalmente, di non essere (o almeno tentare di non essere, senza riuscirci, come nel caso del patron interista) tonti. Perché evidentemente, stando all’idea di Olivari, nella NFL e nella NBA è prassi comune impedire ad un dirigente di comprare giocatori forti a prezzi convenienti e magari scambiare mediocri calciatori con campioni che di lì a poco avrebbero vinto Mondiale e Pallone d’Oro (ogni riferimento a fatti realmente accaduti NON è casuale…). Ma del resto non sorprende che ai mediocri l’altrui bravura possa sembrare una colpa.
E allora invitiamo il povero Olivari a farsi un giro nei «siti spazzatura» e a leggere anche le parole del netturbino Enzo Biagi, da cui magari qualcosa potrà imparare pure un mostro di bravura come lui. Perché le voci fuori dal coro, come quella del mai abbastanza rimpianto Biagi, ormai si trovano solo in quei siti che lui tanto disprezza. A proposito, personalmente non ho mai ricevuto una maglia autografata e allo stadio sono entrato sempre pagando. Ma forse perché non sono un giornalista.
E mentre scrivo, ho sulle spalle i redattori del sito che, a naso turato, gridano...il RATTO olivari per discarica vomero....
Nessuno è sfortunato come l'agnello: o è cornuto, o è castrato o è scannato.
Inviato da R.C.- Mister X
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