venerdì, gennaio 05, 2007

TelecomGate....... Tavaroli Comincia a Cantar.....

TAVAROLI SHOW – LA LINEA DIFENSIVA DELL’EX MANAGER È CAMBIATA: FIOCCANO LE AMMISSIONI E I GROSSI NOMI – “IL MIO REFERENTE ERA L’AD BUORA, MA PER LE QUESTIONI DELICATE PARLAVO CON TRONCHETTI” – “LA TELECOM SAPEVA DELLO SPIONAGGIO SUI DIPENDENTI”…

Oriana Liso e Cristina Zagaria per “la Repubblica”
All´indomani del suo arresto l´ex dominus della Security Telecom-Pirelli Giuliano Tavaroli affermava sicuro: «Non riferivo al presidente Tronchetti ma all´ad Carlo Buora e solo su operazioni legali». Era il 22 settembre scorso: il manager iniziava a costruire una tenace difesa non solo del suo lavoro, ma anche di chi fino ad allora aveva servito. Una difesa che però, con il passare dei mesi e degli interrogatori, tra mezze ammissioni e molti "non ricordo", si è trasformata in un disegno, anche se parziale e scolorito, della mappa dei suoi referenti all´interno dell´azienda.

Una versione che finora non ha convinto i magistrati che continuano a tenerlo in carcere, dove potrebbe restare ancora per otto mesi, in base ai termini della custodia cautelare. Nelle due ordinanze dell´inchiesta sul dossieraggio abusivo i gip più volte ribadiscono: «Non è da escludere che almeno in alcune occasioni il gruppo industriale committente (Telecom-Pirelli) non disdegnasse di procurarsi informazioni di affari attraverso canali che la mera lettura dei report avrebbe dovuto fare subito notare come assolutamente insoliti per un soggetto privato». Spesso, ad essere "insolite" erano le stesse richieste.

COSA RIFERIRE, A CHI - Tavaroli è sempre molto cauto quando si tratta di rispondere a domande sui vertici aziendali. Ma spesso non può evitare di fare nomi. L´11 ottobre: «Il mio referente in via diretta era il dottor Buora. Per determinate vicende che interessavano direttamente la presidenza, quali ad esempio la contro indagine sulla Kroll (l´agenzia investigativa americana che avrebbe spiato la famiglia di Afef, ndr) riferivo al dottor Tronchetti».

Passano otto giorni e Tavaroli aggiunge un tassello importante parlando dell´operazione Filtro sugli aspiranti dipendenti di Telecom e Pirelli, schedati - a suo dire - per evitare infiltrazioni di elementi sovversivi. «L´attività illecita nei confronti dei dipendenti era nota agli apparati aziendali, e mi riferisco in particolare all´ufficio del personale. Ribadisco che per quanto riguarda la Telecom fu il dottor Rosati a sollecitare l´attività. Per quanto riguarda Pirelli la decisione di svolgere un monitoraggio venne adottata su richiesta del dottor Bracco».

I CONTI, LE E-MAIL - Un vertice presso la Banca del Gottardo. E una strategia pianificata con Adamo Bove. Nell´interrogatorio del 29 settembre Tavaroli torna sulla delicata vicenda dei conti correnti esteri intestati a Tronchetti Provera e Buora. Sui quali, secondo la versione di Alberto Romagnolo (ex funzionario della Banca del Gottardo), sarebbero state compiute operazioni finanziarie a favore dei due manager e a danno della Pirelli.

Un meccanismo, gestito da Bernard Huppert, capo della tesoreria Pirelli, grazie al quale le plusvalenze venivano dirottate sui conti di Tronchetti e Buora presso l´istituto elvetico e le perdite su quelli del gruppo. La vicenda nasce da una e-mail anonima inviata a Tronchetti, con la quale, alludendo ai conti cifrati, si voleva persuadere i vertici Pirelli a comporre una lite tra Romagnolo e la banca per cui lavorava. «Parlai di tale messaggio anonimo con i responsabili della Banca del Gottardo, Casillo (Sergio, ndr) e altra persona di cui non ricordo il nome; in quel viaggio venni accompagnato da Huppert», dice Tavaroli.

Secondo la sua ricostruzione, in quel vertice estivo a Montecarlo, Casillo attribuì a Romagnolo la e-mail anonima, mentre a settembre l´amministratore delegato e il legale della banca affermarono che «il rapporto della banca di Francia menzionato nella mail (come contenente i riferimenti ai conti di Tronchetti e Buora) non esisteva». Per contrastare l´iniziativa di Romagnolo, Tavaroli incontra Adamo Bove, il manager Tim morto suicida, e mette a punto con lui una strategia da discutere con un uomo di fiducia di Romagnolo. L´incontro con quest´ultimo avviene in un ristorante di Torino e il tutto viene registrato.

fonte internet:http://213.215.144.81/public_html/articolo_index_28706.html

inserisco anche quest'altro articolo per dimostrarvi che dal punto di vista finanziario sono in tanti ad avere l'intenzione di scalzare tronki da "padrone" di telecom....

è chiaro che se il tronki perde questa "carica" la sua personale situazione diventerà ancora più precaria....visto che non potrà farsi scudo dei dipendenti telecom...minacciando licenziamenti se succedesse qualcosa contro di lui....

inoltre considerate che gente come zaleki e bazoli quando si muovono vuol dire che vanno fino in fondo....

HOPA-MITTEL, BAZOLI GUARDA A TELECOM…
Al. G. per “Il Sole 24 Ore” - Se da idea dovesse trasformarsi in progetto, la fusione tra Mittel e Hopa rivitalizzerebbe i due salotti della cosiddetta finanza bresciana. L'attenzione, più che sul business del merchant banking, è ovviamente tutta concentrata sulle partecipazioni. La Mittel presieduta da Giovanni Bazoli porta in dote le quote (sindacate, e quindi ad alto peso specifico, in Rcs Mediagroup e in IntesaSanpaolo). La Hopa, ormai svincolata dal dominio di Emilio Gnutti, è uscita malconcia dalla vicenda AntonVeneta. Ma ha ancora in dote un asset di pregio: il 3,6% di Telecom Italia. Per i soci di Hopa, la fusione con Mittel avrebbe il pregio di consentire l'automatica quotazione della società (con la conseguente liquidabilità dei titoli). Per Mittel, e soprattutto per il suo presidente Giovanni Bazoli, l'integrazione avrebbe il vantaggio di portare in dote il 3,6% di Telecom Italia. Un pacchetto che finora ha avuto poca influenza sulle sorti del gruppo che fa capo a Pirelli. Ma che se finisse in mano a Bazoli, peserebbe certamente di più.
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