QN
'Galliani sceglie gli arbitri'
"Pressioni" e "minacce" della dirigenza del Milan per ottenere designazioni favorevoli".
E' quanto si legge nell'ultima informativa consegnata dai carabinieri del reparto operativo di Roma ai magistrati napoletani, e riportata oggi dal Corriere della Sera. Il telefono intercettato è quello del dirigente rossonero Leonardo Meani, "ma - si legge - il presidente Adriano Galliani interviene più volte sulla scelta di 'fischietti' e assistenti". Nell'aprile 2005, riferisce il quotidiano di via Solferino, subito dopo l'incontro Siena- Milan, Meani chiama Collina "lamentandosi per la designazione di De Santis per l'incontro Juventus-Inter e proseguendo gli riferisce quanto raccontatogli da Carlo Ancelotti in merito alle designazioni arbitrali nel periodo in cui allenava i bianconeri ed era alle dipendenze di Luciano Moggi".
Così è annotata la conversazione. "..."Ma tu sai che ieri in macchina, quando mi diceva Carletto che il giovedì, il giovedì quel famoso, l'altra persona famosa gli... gli diceva, domani abbiamo questo arbitro e veniva, e c'era quell'arbitro... e c'era il sorteggio e fa e noi non... io non riusci..., non mi spiegavo, lui il giovedì sapeva già l'arbitro che aveva alla domenica. Tu pensa, questo prima, quando riuscivano a manovrarlo in un certo modo no!".
Sempre Meani proseguendo nella conversazione, aggiunge, per meglio far comprendere al suo interlocutore il potere di Moggi sul sistema calcio, che addirittura lo stesso riesce anche ad influenzare la stesura del calendario "Era tutto, era tutto be..., mi diceva ieri in macchina che addirittura quando gli diceva ti piace... in fase di preparazione del calendario, gli diceva come dici che sia meglio, vogliamo cominciare con queste partite o con quell'altre partite o... con... che squadre vogliano trovare all'inizio"".
L'avvertimento il 19 aprile 2005 Meani telefona ad Adriano Galliani, "il quale ne approfitta per chiedergli se ha parlato con i designatori, ricevendo non solo risposta positiva dal Meani ma anche l'energico richiamo fatto sia a Bergamo che a Mazzei (designatore degli assistenti, ndr), tant'è che per il prossimo incontro con il Chievo è stato designato l'assistente Puglisi".
Galliani sapeva dunque quale fosse la procedura per ottenere designazioni favorevoli. Del resto, quale fosse il tenore delle "pressioni" esercitate dai rossoneri, emerge proprio dalla trascrizione della conversazione tra lo stesso Meani e Mazzei dopo Siena-Milan del 17 aprile 2005 finita 2-1, nel corso della quale il dirigente milanista si lamenta del guardalinee Baglioni che aveva annullato un gol.
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«Quando siamo in area non alzare la bandierina»
Il Milan ha appena perso a Siena (2-1), compromettendo la volata scudetto con la Juventus. Come noto, a Shevchenko viene annullato un gol per fuorigico su segnalazione del guardalinee Baglioni. Le vibranti proteste di Meani al designatore degli assistenti, Mazzei («Galliani è furibondo»), sortiscono effetto. Nella partita successiva, Milan-Chievo, i guardalinee sono Puglisi e Babini. Entrambi graditi. La designazione è tanto sospetta da suscitare le perplessità dello stesso Babini, in una telefonata con Meani.
Babini: «Bisognerebbe rifiutarla quella partita lì...» Meani chiede il motivo di questa reazione.
Babini: «Perché sì! Ma scusami, c’è bisogno di dire perché Leo?...Cioè io ho fatto Atalanta-Chievo l’ultima volta, Puglisi è una vita che non fa il Milan che non glielo danno perché dicono che è un ultras del Milan... tiene lo juventino Baglioni, ti annulla un gol, che ci può anche stare, per carità di Dio! Cioè loro confermano, con questa designazione confermano che è tutta una porcheria!» Meani: «eh, ma mica ti ho chiesto io, eh?»
Babini: «... sì vabbè! Questa è la dimostrazione che non c’entra niente nessuno capito?»
Meani: «... non sei contento di venire a fare il Milan, pirla? Vieni da me a trovarmi?...» Successivamente, secondo la ricostruzione dell’informativa dei carabinieri, Meani chiama Puglisi e quest’ultimo ne approfitta per informarlo che lo ha chiamato Babini, mostrandosi preoccupato della designazione. Meani informa Puglisi di aver suggerito a Babini l’atteggiamento che dovrà assumere.
Meani: «gli’ho detto, se ti mandano lì ti mandano perché sanno che sei abbastanza gradito all’ambiente oltretutto vai con le (inc) di non fare cacate, no? deficiente... no ridendo io gli ho detto tu basta che do.. mercoledì da intelligente come vogliono quelli lì... nel dubbio da una parte vai su e dall’altra vai giù! Eh! Come fanno con gli altri! con gli altri cosa fanno? nel dubbio...se...se la Juventus stanno giù! Se...se è un’altra squadra vanno su».
Lo sfogo
E’ il 19 aprile del 2005, ore 9,52. L’assistente Copelli ha un rapporto molto stretto con Meani. Attaccato da Foschi, ds del Palermo, dopo la partita tra la Sampdoria e i rosanero, si sfoga con il tesserato del Milan. Il quale lo rincuora.
Meani: «...tu stai tranquillo! adesso ci penso io,... io appena passa la partita questa qui con il Chievo mercoledì, io parlo con Galliani, lui lo sa Galliani, gli dico: senta questo qui è un nostro uomo gli dico io, qui quel pirla del Palermo...». Lo stesso giorno Meani chiama Galliani, il quale ne approfitta per chiedergli se ha parlato con i designatori (in vista della partita con il Chievo). Meani lo tranquillizza, riferendo del fermo richiamo rivolto a Bergamo e Mazzei. Quindi avvisa Galliani che lo sta cercando Collina.
Il caso Ibra
La lunga vigilia dello scontro diretto tra Milan e Juve è agitata dalla squalifica di Ibrahimovic (tre turni per effetto della prova televisiva dopo Juve-Inter). Lo svedese a San Siro non ci sarà, la Juve ricorre inutilmente alla Disciplinare e quindi alla Caf. La revisione del provvedimento dipende dall’assistente Griselli, che secondo i bianconeri aveva visto l’azione incriminata. Griselli, al quale le indagini dei carabinieri attribuiscono un connotato di partigianeria juventina, non corregge il referto dell’arbitro De Santis. E’ 28 aprile 2005, ore 19,45. Meani chiama il designatore Bergamo, facendo trasparire il recente contatto tra il designatore e Galliani.
Meani: «Hai capito? E’ incazzato anche lui adesso». Lui, cioè Galliani. «Questo è il momento che non sono accettabili, forse andavano bene qualche anno fa, un po’ di anni fa». Alludendo ai sistemi di Moggi.
Bergamo: «Con me credimi trovano una porta non chiusa, chiusa ma chiusa a chiave, perché io avevo già capito dai giornali che stavano preparando tutta una cosa perché la disciplinare rivedesse il suo giudizio e questo poteva dipendere solo da Griselli»
Meani: «Eh capito? Griselli è di Livorno». Come Bergamo, sul quale il tesserato rossonero sospetta pressioni della Juve.
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Il retroscena / La reazione del Milan alle intercettazioni del Corriere
Quel dossier a Letta, un favore a Paparesta
MILANO - La reazione del Milan alle intercettazioni pubblicate ieri dal Corriere è stata riassunta in un documento in quattro punti, nei quali insiste sulla correttezza dei propri dirigenti. È interessante approfondire l’argomento toccato nel terzo punto: «Il dossier Paparesta è cosa del tutto estranea al ruolo del signor Paparesta quale arbitro, del signor Galliani quale amministratore delegato del Milan e dello stesso Milan». È vero: come lo stesso Paparesta ha spiegato ai carabinieri del maggiore Auricchio il 12 maggio, «riguarda attività connesse al Consorzio Assobiodiesel», l’Associazione Italiana dei Produttori di Biodiesel della quale Paparesta è «revisore contabile. Chiedevo se vi era la possibilità di consegnare documentazione al sottosegretario Letta».
Operazione regolarmente e felicemente portata a termine, come spiegato da Galliani a Meani. In una seconda telefonata, ha spiegato lo stesso Paparesta al maggiore Auricchio, «Meani coglieva l’occasione per dialogare con me sulle attuali problematiche del mondo arbitrale, cercando di carpire alcune mie valutazioni che evitavo di dare». È evidente che fra le qualità di Paparesta non spicca quella di saper mantenere le distanze dalle società. Soffre di forte soggezione nei confronti delle grandi. Primasi fa chiudere nello spogliatoio di Reggio Calabria da Luciano Moggi, omettendo di raccontare l’episodio nel referto; poi chiede un favore extracalcistico ai dirigenti di una squadra che deve arbitrare.
Non il massimo dell’indipendenza, anche perché resta da dimostrare che un arbitro possa avere contatti di lavoro sia pure indiretti con un club. Ma il record del mondo della sudditanza Paparesta l’aveva battuto proprio in Reggina-Juve (6 novembre 2004). Ci vuole una bella fantasia per chiamare Moggi l’8 novembre, chiedendogli sommessamente scusa. Di che cosa? Di essersi fatto chiudere nello spogliatoio o di aver occultato l’episodio? Anche il 12 febbraio 2006, Paparesta ha confermato di non essere uno spirito libero. Figo disse di aver visto Moggi entrare nello spogliatoio di Paparesta prima di Inter-Juve, perché l’ex d.g. bianconero, con Giraudo e Bettega, aveva forzato il blocco delle maschere («non provate a fermarci») ed era passato dove Moratti, Facchetti e gli altri dirigenti mai si erano infilati in tanti anni, in quanto accesso vietato, proprio per evitare contatti fra dirigenti e arbitri.
Paparesta e gli uomini del’Ufficio Indagini avevano omesso l’episodio e Figo era stato multato. Quanto al quarto punto del documento, nel quale il Milan rivendica la propria estraneità ad un «sistema organizzato da terzi», saranno la Procura della Federcalcio ed eventualmente gli organi giudicanti ad esprimersi. Resta da capire se è illecito chiedere arbitri (Juve) ed è lecito chiedere assistenti ad hoc (Milan). Come l’assicuratore vogherese Puglisi.
F. Mo. - 27 maggio 2006
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