venerdì, luglio 27, 2007

Per non dimenticare..... il caso PaPaReSta

Per non dimenticare.... il caso Paparesta
(Articolo del 4 May 2007)

Il 6 novembre 2004, la Juventus perde a Reggio Calabria (2-1) una partita segnata dagli errori dell’arbitro Paparesta e dei suoi assistenti: due reti annullate (una giustamente) e un rigore gigantesco non concesso. Negli spogliatoi si registrano le vibranti reazioni dell’entourage bianconero, in particolare di Luciano Moggi che apostrofa pesantemente la terna arbitrale. Alcune testimonianze portano addirittura i Carabinieri a sospettare il reato di sequestro di persona: Moggi avrebbe chiuso a chiave Paparesta nello spogliatoio. Un’accusa semplicemente ridicola che, come spesso accade, è smentita dalle intercettazioni stesse.
In una telefonata un ancora furente Moggi chiama tale Garufi Silvana per parlare della partita appena conclusa (prog.137 del 6 novembre 2004):
Moggi: no, no, guarda… una… una cosa… due gol annullati… un rigore… scandaloso!
Garufi: sì, sì, l’ho visto, l’ho visto… è uno scandalo comunque
Moggi: Ho chiuso l’arbitro nello spogliatoio e mi so portato via le… le chiavi in aeroporto
Garufi: vabbè, figurati!
Moggi: no, no, vero… è vero
Garufi: …ahm… embè…
Moggi: L’ho chiuso a chiave ed ho portato via le chiavi. Ora l’apriranno. Butteranno giù la porta
Moggi dice quindi di essersi portato via le chiavi ma, un quarto d’ora dopo, in una telefonata con il giornalista Tony Damascelli (prog.140) fornisce una versione diversa dell’accaduto:
Moggi: so entrato… so entrato nello spogliatoio, li ho fatti neri tutti quanti! Poi li ho chiusi a chiave e volevo portà via le chiavi… me le hanno levate! Sennò le portavo via.
Differente anche il racconto che l’osservatore degli arbitri Pietro Ingargiola fa a Tullio Lanese, quasi in contemporanea alle telefonate appena esaminate (prog.948):
Lanese: ma che ha fatto (Moggi)?
Ingargiola: è venuto nello spogliatoio, con il dito puntato a gridare, lui e Giraudo, e a dirgli al guardalinee (Copelli, nda): tu sei scandaloso come è scandaloso il rigore che non hai dato. A Paparesta gli ha detto: con te non abbiamo fortuna, almeno tu sei quello di sempre
Ingargiola non fa nessun riferimento alle chiavi o alla porta dello spogliatoio, le quali non vengono menzionate nemmeno nel referto arbitrale di Paparesta. Tuttavia, per corroborare la loro teoria i Carabinieri riportano anche le telefonate del giorno seguente la partita. In una di queste Moggi racconta a Giraudo che Paparesta gli ha telefonata per spiegare le ragioni degli errori commessi (prog.157 del 7 novembre 2004): «ha avuto anche il coraggio di chiamarmi il soggetto! Gli ho riattaccato il telefono! […] Gli ho detto al telefono: con te non ci voglio parlare! […] Noo, ci vuole pure una dose di sfacciataggine». Giraudo è arrabbiato ma ammette la possibilità che l’arbitro non abbia visto il rigore, poi replica: «ma lo sai che c’ha una faccia da culo! T’ha telefonato? È pazzesco». Moggi aggiunge: «noi non gli abbiamo mai chiesto nulla di particolare, ma lui non ci ha dato neppure il nostro!! Ci ha fatto perde la Coppa Italia…», trovando d’accordo l’interlocutore: «ci ha fatto perdere la Coppa Italia; col Palermo ha dato una punizione che non c’era, l’ha fatta ribattere due volte. Bisognerebbe metterle queste cose qui: Paparesta contro la Juve!». È evidente il disappunto dei due dirigenti che si scandalizzano per l’ardire dell’arbitro. La telefonata contiene persino la conferma della buona fede dei dirigenti juventini (“noi non gli abbiamo mai chiesto nulla di particolare, ma lui non ci ha dato neppure il nostro”) nonché un ulteriore lamento su altri torti perpetrati dal fischietto pugliese. La buona fede di Moggi è confermata anche in una successiva telefonata in cui Tony Damascelli lo invita a farsi sentire maggiormente la propria voce in televisione e sui giornali, visto il già scarso potere mediatico della Juventus (prog.140):
Damascelli: io fossi in te direi: avete visto che la Juventus non ha in mano né gli arbitri né i guardalinee!!
Moggi: no, no, ne è la dimostrazione!
Damascelli: È questo che devi dì…
Moggi: Ma non c’è bisogno di dirlo, tanto le persone di buon senso…
Damascelli: Vabbuò
Moggi: ma il bello è che ci chiamano ladri a noi
Alla constatazione di Damascelli che l’arbitro nel secondo tempo poteva almeno compensare l’errore, Moggi replica: “È diverso, non compensava proprio niente, ci dava il nostro! […] Deve dare quello che deve dare”
I carabinieri infine citano anche alcune telefonate in cui Moggi avrebbe comunicato ad alcuni giornalisti la sua intenzione di far sospendere i direttori di gara di Reggio («li faccio squalificare per sei mesi! Li massacro»). La realtà dei fatti dimostra però che le sue intenzioni bellicose non hanno trovato alcun riscontro: Paparesta viene mandato ad arbitrare in serie B per una giornata mentre i due assistenti, Copelli e Di Mauro, vengono sospesi per un turno. Una prassi normale dopo dei gravi errori.
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La Stampa
SCANDALO CALCIO
LE INTERCETTAZIONI
«Quando siamo in area non alzare la bandierina»

Il Milan ha appena perso a Siena (2-1), compromettendo la volata scudetto con la Juventus. Come noto, a Shevchenko viene annullato un gol per fuorigico su segnalazione del guardalinee Baglioni. Le vibranti proteste di Meani al designatore degli assistenti, Mazzei («Galliani è furibondo»), sortiscono effetto. Nella partita successiva, Milan-Chievo, i guardalinee sono Puglisi e Babini. Entrambi graditi. La designazione è tanto sospetta da suscitare le perplessità dello stesso Babini, in una telefonata con Meani.

Babini: «Bisognerebbe rifiutarla quella partita lì...» Meani chiede il motivo di questa reazione.
Babini: «Perché sì! Ma scusami, c’è bisogno di dire perché Leo?...Cioè io ho fatto Atalanta-Chievo l’ultima volta, Puglisi è una vita che non fa il Milan che non glielo danno perché dicono che è un ultras del Milan... tiene lo juventino Baglioni, ti annulla un gol, che ci può anche stare, per carità di Dio! Cioè loro confermano, con questa designazione confermano che è tutta una porcheria!» Meani: «eh, ma mica ti ho chiesto io, eh?»
Babini: «... sì vabbè! Questa è la dimostrazione che non c’entra niente nessuno capito?»
Meani: «... non sei contento di venire a fare il Milan, pirla? Vieni da me a trovarmi?...» Successivamente, secondo la ricostruzione dell’informativa dei carabinieri, Meani chiama Puglisi e quest’ultimo ne approfitta per informarlo che lo ha chiamato Babini, mostrandosi preoccupato della designazione. Meani informa Puglisi di aver suggerito a Babini l’atteggiamento che dovrà assumere.
Meani: «gli’ho detto, se ti mandano lì ti mandano perché sanno che sei abbastanza gradito all’ambiente oltretutto vai con le (inc) di non fare cacate, no? deficiente... no ridendo io gli ho detto tu basta che do.. mercoledì da intelligente come vogliono quelli lì... nel dubbio da una parte vai su e dall’altra vai giù! Eh! Come fanno con gli altri! con gli altri cosa fanno? nel dubbio...se...se la Juventus stanno giù! Se...se è un’altra squadra vanno su».

Lo sfogo
E’ il 19 aprile del 2005, ore 9,52. L’assistente Copelli ha un rapporto molto stretto con Meani. Attaccato da Foschi, ds del Palermo, dopo la partita tra la Sampdoria e i rosanero, si sfoga con il tesserato del Milan. Il quale lo rincuora.
Meani: «...tu stai tranquillo! adesso ci penso io,... io appena passa la partita questa qui con il Chievo mercoledì, io parlo con Galliani, lui lo sa Galliani, gli dico: senta questo qui è un nostro uomo gli dico io, qui quel pirla del Palermo...». Lo stesso giorno Meani chiama Galliani, il quale ne approfitta per chiedergli se ha parlato con i designatori (in vista della partita con il Chievo). Meani lo tranquillizza, riferendo del fermo richiamo rivolto a Bergamo e Mazzei. Quindi avvisa Galliani che lo sta cercando Collina.

Il caso Ibra
La lunga vigilia dello scontro diretto tra Milan e Juve è agitata dalla squalifica di Ibrahimovic (tre turni per effetto della prova televisiva dopo Juve-Inter). Lo svedese a San Siro non ci sarà, la Juve ricorre inutilmente alla Disciplinare e quindi alla Caf. La revisione del provvedimento dipende dall’assistente Griselli, che secondo i bianconeri aveva visto l’azione incriminata. Griselli, al quale le indagini dei carabinieri attribuiscono un connotato di partigianeria juventina, non corregge il referto dell’arbitro De Santis. E’ 28 aprile 2005, ore 19,45. Meani chiama il designatore Bergamo, facendo trasparire il recente contatto tra il designatore e Galliani.

Meani: «Hai capito? E’ incazzato anche lui adesso». Lui, cioè Galliani. «Questo è il momento che non sono accettabili, forse andavano bene qualche anno fa, un po’ di anni fa». Alludendo ai sistemi di Moggi.
Bergamo: «Con me credimi trovano una porta non chiusa, chiusa ma chiusa a chiave, perché io avevo già capito dai giornali che stavano preparando tutta una cosa perché la disciplinare rivedesse il suo giudizio e questo poteva dipendere solo da Griselli»
Meani: «Eh capito? Griselli è di Livorno». Come Bergamo, sul quale il tesserato rossonero sospetta pressioni della Juve.

27/7/2007

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